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La Chiesa Cattolica NON fu MAI antisemita!

Ultimo Aggiornamento: 03/11/2016 00:20
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08/01/2009 18:46
 
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L'eredità di Abramo - dono di Natale

 Card. Joseph Ratzinger





Per Natale ci scambiamo dei doni, per dare gioia gli uni agli altri e partecipare così alla gioia che il coro degli angeli annunziò ai pastori, richiamando alla memoria il regalo per eccellenza che Dio fece all'umanità donandoci suo Figlio Gesù Cristo. 

Ma questo è stato preparato da Dio in una lunga storia, nella quale — come dice sant'Ireneo — Dio si abitua a stare con l'uomo e l'uomo si abitua alla comunione con Dio. Questa storia comincia con la fede di Abramo, Padre dei credenti, Padre anche della fede dei cristiani e per la fede nostro Padre. Questa storia continua nelle benedizioni per i patriarchi, nella rivelazione a Mosè e nell'esodo di Israele verso la terra promessa. 


Una nuova tappa si apre con la promessa a Davide ed alla sua stirpe di un regno senza fine. I profeti a loro volta interpretano la storia, chiamano a penitenza e conversione e preparano così il cuore degli uomini a ricevere il dono supremo. Abramo, Padre del popolo di Israele, Padre della fede, è così la radice della benedizione, in lui "si diranno benedette tutte le famiglie della terra" (Gen 12, 3). 

Compito del popolo eletto è quindi donare il loro Dio, il Dio unico e vero, a tutti gli altri popoli, e in realtà noi cristiani siamo eredi della loro fede nell'unico Dio. La nostra riconoscenza va dunque ai nostri fratelli ebrei che, nonostante le difficoltà della loro storia, hanno conservato, fino ad oggi, la fede in questo Dio e lo testimoniano davanti agli altri popoli che, privi della conoscenza dell'unico Dio, "stavano nelle tenebre e nell'ombra della morte" (Lc 1, 79).


Il Dio della Bibbia degli ebrei, che è Bibbia — insieme al Nuovo Testamento — anche dei cristiani, a volte di una tenerezza infinita, a volte di una severità che incute timore, è anche il Dio di Gesù Cristo e degli apostoli. 

La Chiesa del secondo secolo dovette resistere al rifiuto di questo Dio da parte degli gnostici e soprattutto di Marcione, che opponevano il Dio del Nuovo Testamento al Dio demiurgo creatore, da cui proveniva l'Antico Testamento, mentre la Chiesa ha sempre mantenuto la fede in un Dio solo, creatore del mondo e autore di ambedue i testamenti. 


La coscienza neotestamentaria di Dio che culmina nella definizione giovannea "Dio è amore" (1 Giov 4, 16) non contraddice il passato, ma compendia piuttosto l'intera storia della salvezza, che aveva come protagonista iniziale Israele. Perciò nella liturgia della Chiesa dagli inizi e fino ad oggi risuonano le voci di Mosè e dei profeti; il salterio di Israele è anche il grande libro di preghiera della Chiesa. Di conseguenza la Chiesa primitiva non si è contrapposta a Israele, ma credeva con tutta semplicità di esserne la continuazione legittima. 


La splendida immagine di Apocalisse 12, una donna vestita di sole coronata di dodici stelle, incinta e sofferente per i dolori del parto, è Israele che dà la nascita a colui "che doveva governare tutte le nazioni con scettro di ferro" (Sal 2, 9); e tuttavia questa donna si trasforma nel nuovo Israele, madre di nuovi popoli, ed è personificata in Maria, la Madre di Gesù. Questa unificazione di tre significati — Israele, Maria, Chiesa — mostra come, per la fede dei cristiani, erano e sono inscindibili Israele e la Chiesa.


Si sa che ogni parto è difficile. Certamente fin dall'inizio la relazione fra la Chiesa nascente ed Israele fu spesso di carattere conflittuale. La Chiesa fu considerata da sua madre figlia degenere, mentre i cristiani considerarono la madre cieca ed ostinata. Nella storia della cristianità le relazioni già difficili degenerarono ulteriormente, dando origine in molti casi addirittura ad atteggiamenti di antigiudaismo, che ha prodotto nella storia deplorevoli atti di violenza.
 

Anche se l'ultima esecrabile esperienza della shoah fu perpetrata in nome di un'ideologia anticristiana, che voleva colpire la fede cristiana nella sua radice abramitica, nel popolo di Israele, non si può negare che una certa insufficiente resistenza da parte di cristiani a queste atrocità si spiega con l'eredità antigiudaica presente nell'anima di non pochi cristiani. 


Forse proprio a causa della drammaticità di quest'ultima tragedia, è nata una nuova visione della relazione fra Chiesa ed Israele, una sincera volontà di superare ogni tipo di antigiudaismo e di iniziare un dialogo costruttivo di conoscenza reciproca e di riconciliazione. Un tale dialogo, per essere fruttuoso, deve cominciare con una preghiera al nostro Dio perché doni prima di tutto a noi cristiani una maggiore stima ed amore verso questo popolo, gli israeliti, che "possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen." (Rom 9, 4-5), e ciò non solo nel passato, ma anche presentemente "perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili" (Rom 11, 29).

Pregheremo egualmente perché doni anche ai figli d'Israele una maggiore conoscenza di Gesù di Nazareth, loro figlio e dono che essi hanno fatto a noi. Poiché siamo ambedue in attesa della redenzione finale, preghiamo che il nostro cammino avvenga su linee convergenti.


È evidente che il dialogo di noi cristiani con gli ebrei si colloca su un piano diverso rispetto a quello con le altre religioni. La fede testimoniata nella Bibbia degli ebrei, l'Antico Testamento dei cristiani, per noi non è un'altra religione, ma il fondamento della nostra fede. Perciò i cristiani — ed oggi sempre più in collaborazione con i loro fratelli ebrei — leggono e studiano con tanta attenzione, come parte del loro stesso patrimonio, questi libri della Sacra Scrittura


È vero che anche l'Islam si considera figlio di Abramo e ha ereditato da Israele e dai Cristiani il medesimo Dio, ma esso percorre una strada diversa, che ha bisogno di altri parametri di dialogo.


Per ritornare allo scambio di doni natalizi con cui ho cominciato questa meditazione dobbiamo prima di tutto riconoscere che tutto ciò che noi abbiamo e facciamo è un dono di Dio, che si ottiene per mezzo della preghiera umile e sincera, un dono che deve essere condiviso tra etnie diverse, tra religioni in ricerca di una maggiore conoscenza del mistero divino, tra nazioni che cercano la pace e popoli che vogliono stabilire una società in cui regni la giustizia e l'amore.

Questo è il programma tracciato dal Concilio Vaticano II per la Chiesa del futuro e noi cattolici chiediamo al Signore di aiutarci a perseverare su questa via.

29 Dicembre 2000


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Elezione e gelosia [SM=g7831]


 Fu l'Assemblea Jamnia che, nell'anno 90, allontanò dalla Sinagoga gli Ebrei che erano diventati discepoli di Cristo.

Molto tempo prima, nel 50 o 60 A.D., Paolo di Tarso cercò di suscitare "gelosia" nei suoi fratelli Farisei contro i pagani che invece erano seguaci del Messia. Come egli scrisse ai Romani (11,14) "egli sperava di eccitare quelli della sua razza alla gelosia"


Con i suoi scritti egli ci suggerisce di emulare gli ebrei nella fedeltà alla elezione operata dal Dio vivente. La "gelosia" che Paolo esige non è l'invidia arrogante ed omicida, non si tratta dell'invidia assassina che si impadronì dei figli di Giacobbe nei confronti del loro fratello Giuseppe (Genesi 37), ma la divina gelosia che costituisce l'aspetto ardente della predilezione d'amore.

Per l'apostolo Paolo, essa costituisce addirittura la chiave di lettura per la storia, per l'elezione, per il Patto, per la salvezza: "riserbare l'eletto" come "resto" per la "riconciliazione del mondo". In questo "resto" e nel "mettere da parte" le Scritture, specialmente i Profeti Isaia (11,1; 60,21) e Daniele (11,7) ci rivelano l'azione di Dio del tagliare e prendere un germoglio proveniente dalla santa radice, per riconciliare il mondo e guidarlo dalla morte alla vita (cf. Romani 11,15)

Il duplice significato del termine gelosia nella Bibbia dove si descrive e l'umana presunzione e la premura divina nei confronti dell'uomo, ci induce ad una doppia lettura della Scrittura e ad un doppio comportamento nei confronti della Storia.

Tra gli uomini la gelosia è la parodia dell'amore, che ha lo scopo di legare e, alla fine, allontana.

La gelosia di Dio è testimonianza dell'assolutezza nell'amore, di preferenza nella scelta, di intransigenza nella fedeltà, persino qualora si fosse abbandonati. L'umana gelosia vuole distruggere l'oggetto dell'amore; la gelosia di Dio supera la punizione e alla fine ristabilisce la vita eterna.


Quello che accadde tra Ebrei e Cristiani durante i passati 20 secoli è tragedia di umana gelosia che assunse l'aspetto di divina gelosia. Questo fervore geloso, che era troppo umano, assunse diversi aspetti a seconda che le parti in causa fossero Ebrei o Cristiani. [SM=g7831]

  1. La gelosia Cristiana nei confronti di Israele prese molto rapidamente la forma di una rivendicazione di una eredità: liberandosi semplicemente dell'altro che è così vicino eppure così diverso. La sostituzione di Giacobbe con Esaù - il figlio più giovane con il più vecchio - fu usata come giustificazione. Ma allora cosa dire di Giuseppe, che i suoi fratelli pretendono di assassinare? Essi volevano far sparire il più giovane così da trattenere per sé il privilegio dell'amore del proprio padre. E così chi si identifica in queste figure bibliche?

    Parecchie parabole di Gesù trattano dell'eredità e della sua appropriazione. Una di queste storie è particolarmente sinistra. È il caso dell'assassinio del diletto Figlio, il più grande ed unico, giacché il primogenito è per definizione l'unico. Questa parabola (Marco 12, 1-12) si riferisce all'omicidio di questo Figlio ad opera di coloro ai quali era stato chiesto soltanto di prendersi cura della vigna. Il punto è che loro vogliono impadronirsene. A chiunque ascolti questa storia oggi, il suo significato appare sorprendentemente ambivalente, in quanto può essere interpretato come premonitore dell'assassinio di Gesù o di Israele, l'unico Figlio.

    I pagani diventati Cristiani ebbero accesso alle Sacre Scritture ed alle celebrazioni ebraiche. Ma l'invidia, atteggiamento troppo umano, li indusse ad escludere ed estromettere gli Ebrei. Nei loro primi tentativi di evangelizzazione, gli apostoli Pietro e Paolo intesero dividere con i pagani la grazia ricevuta dalla gente ebraica. Con la celebrazione dell'adempimento delle promesse del Messia, i primi apostoli generosamente avevano concesso ai pagani di mantenere una diversa condizione (Atti 15, 5-35) insieme con gli Ebrei. Ma il numero e la potenza dei pagani ammessi alla Chiesa del Messia sconvolse l'ordine rovesciato di distribuzione della salvezza. Questo movimento mirava a privare l'esistenza giudaica dei suoi concreti, carnali e storici contenuti, arrivando a considerare la vita della Chiesa fino alla storia più recente, come il compimento ultimo della speranza e della vita ebrea. Così fu sviluppata la teoria della sostituzione.

    Quando si parla di Ebrei e non-Ebrei, Paolo ha affermato: "Non esistono Ebrei e Greci, schiavi e liberi, maschi e femmine" (Lettera ai Galati 3,28 - Cf. anche 1Corinzi 12,13). Egli non ignorava l'oneroso tempo storico e l'attesa. Ma in questa abbagliante prospettiva egli annunciava il compimento del disegno di Dio e l'assunzione di tutti alla gloria della benedizione. "Gli Ebrei" e "le Nazioni" sono categorie bibliche. E allora dove sono i Cristiani? L'antica eloquenza distingueva tra Cristiani Ebrei e Cristiani Gentili. Possiamo reperire tracce di ciò nel vecchio mosaico romano di S. Sabina (422-430 A.D.).

    Roma - S. Sabina 
    particolare mosaico V Sec.

    Si possono vedere due figure su entrambi i lati della consacrazione: sono anziane donne velate con in mano un libro e sotto, rispettivamente, questa didascalia: "Ecclesia ex circumcisione - la Chiesa della circoncisione" e "Ecclesia ex gentibus - la Chiesa dei gentili".

    La Chiesa della circoncisione sopravvisse come poté. Ma allorché Costantino garantì ai Cristiani una tolleranza che equivaleva ad un riconoscimento della cristianità nella vita dello stato ed il cristianesimo divenne la religione dell'Impero, gli Ebrei furono brutalmente respinti. Questa era una maniera semplicistica e brutale per negare alla redenzione il tempo e il travaglio del parto che essa richiede, tenendo conto del tempo necessario al suo completamento "un'ora o un giorno nessuno lo sa" (Matteo 24,36). La mitologia della sostituzione del popolo Cristiano al posto del popolo Ebreo favorì una segreta, inestinguibile invidia legittimando la captazione dell'eredità d'Israele, di cui possono essere offerti innumerevoli esempi
    [4]

    Questa rivalità tra fratelli costituì una particolare svolta nei rapporti tra Ebrei e Cristiani durante il Medioevo e persino in tempi moderni [5]. I dotti sapevano che le Sacre Scritture furono ricevute dagli ebrei, ed anche la Rivelazione e, persino in maniera più essenziale, la fonte di salvezza. Nell'antichità parecchi teologi cristiani appresero la lingua ebraica in modo da leggere la Bibbia nella sua lingua originale e raccogliere dai rabbini l'insegnamento delle tradizioni più antiche.

    Ma contemporaneamente, l'invidia aggiunse agli scontri con gli Ebrei, che non accettavano Gesù come Messia, ulteriori pregiudizi. Questa invidia indusse molti cristiani a partecipare a polemiche appassionate, che alla fine alimentarono l'anti-semitismo, preparando le sue sanguinarie, tragiche manifestazioni con le infami calunnie di assassini rituali come con parecchie altre orribili menzogne che hanno contraddistinto il nostro secolo, come "il protocollo dei savi di Sion" e la letteratura antisemita

  2. Si può dire che molti Ebrei ricambiarono e risposero con uguale ostilità. [6] Quei Cristiani erano solo gentili! Le loro rivendicazioni senza fondamento! Tutto quello che li riguardava e li sfiorava rientrava nella categoria dell'impurità. Comportamento sensato, a quel tempo e nella situazione di esilio in cui si trovavano, sarebbe stato di ignorarli e di rigettarli nello stesso vuoto spirituale degli altri pagani: perché, pensavano gli Ebrei, la cristianità più di ogni altra religione non-ebrea avrebbe diritto a qualche speciale considerazione?

    Tutto ciò che peculiarmente rappresentava la fede cristiana poteva solo essere compreso come foriero di violenza e morte, le cui vittime erano gli Ebrei. I relativi simboli non avrebbero potuto più significare in alcun modo misericordia, perdono o amore. Essi erano soltanto orribili disegni che era meglio non guardare, nemmeno degni di essere pensati o menzionati, in quanto presentimenti di morte e di suprema empietà!

    Tuttavia questo parallelismo circa gli atteggiamenti spirituali cristiani ed ebrei non potrebbe essere sviluppato oltre, poiché l'equilibrio politico era vistosamente impari. La reciprocità per ciò che attiene la mancanza di comprensione e disprezzo è eloquente. Ciò che è significativo sono le affinità e le contraddizioni che possono essere scorte nel rapporto sia degli Ebrei che dei Cristiani con la storia universale.



  3. del Cardinale Jean Marie Lustiger, Arcivescovo di Parigi

     

    Roma - S. Sabina -  Mosaico V Sec.
    Ecclesia ex circumcisione - Ecclesia ex gentibus

    Ebrei e Cristiani ieri - il Mosaico del V Secolo
    S. Sabina sull'Aventino - Roma

    Sopra l'ingresso della Basilica, nella navata centrale, si può ammirare il mosaico di dedica della Basilica, collocato in quel sito secondo l'uso antico. Esso costituisce un importante documento storico. Una larga fascia racchiude i sette versi dell'iscrizione a lettere d'oro su fondo azzurro; il testo dice:

    QUANDO CELESTINO AVEVA IL SOMMO GRADO DELLA DIGNITÀ APOSTOLICA E RIFULGEVA NEL MONDO INTERO COME IL PRIMO DEI VESCOVI QUESTA MERAVIGLIA È STATA CREATA DA UN PRETE DI ROMA ORIUNDO DI ILLIRIA PIETRO UOMO BEN DEGNO DI PORTARE TALE NOME PERCHÉ DALLA NASCITA NUTRITO NELL'AULA DI CRISTO RICCO PER I POVERI POVERO PER SE STESSO IL QUALE FUGGENDO I BENI DELLA VITA PRESENTE HA BEN MERITATO SPERARE DI RICEVERE LA VITA FUTURA

    Ai lati del mosaico, due figure femminili sono rappresentate quasi di fronte con movimento convergente verso il centro; sotto i loro piedi si legge a destra:"ECCLESIA EX GENTIBUS", a sinistra: "ECCLESIA EX CIRCUMCISIONE".

    La prima è vestita di sottoveste bianca, tunica purpurea ed ha il capo coperto di cuffia e velo purpureo attorcigliato intorno alle spalle e alle vita e tiene in mano un codice aperto nel gesto di chi parla. È il codice del Nuovo Testamento.

    La seconda è vestita di sottoveste bianca, di tunica purpurea, ma, a differenza della precedente, invece della cuffia, ha il capo coperto da un sottovelo bianco e da un velo purpureo. Anch'essa regge in mano un codice: è l'Antico Testamento.

    Nuovo e Antico Testamento non si oppongono, ma sono fonti dalle quali attinge l'unica Chiesa Cristiana di cui è pastore il Pontefice romano, come dimostrano e la posizione delle figure relativamente al testo e la preposizione grammaticale "EX".

    L'alta spiritualità del mosaico dedicatorio ne completa l'eccezionale valore storico.




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    PARIGI, venerdì, 12 settembre 2008 (ZENIT.org).- Essere antisemita equivale ad essere anticristiano. E' quanto ha detto Benedetto XVI in un discorso pronunciato  venerdì sera, presso la nunziatura apostolica di Parigi, di fronte ai rappresentanti della comunità ebraica.

    Il Papa ha scelto il giorno del suo arrivo in Francia per questo incontro di carattere privato per rispettare lo shabbat, la festa del riposo che viene osservata ogni settimana dagli ebrei.

    Nel suo discorso il Pontefice ha ripetuto “con forza” quanto già affermato da Papa Pio XI nel 1938: “Spiritualmente, noi siamo semiti”.


    *************************

    Questa visita del Papa e le sue parole hanno suscitato, a mio parere, reazioni fondamentaliste perchè ancora una volta si strumentalizzano certi interventi del Pontefice ognuno per tirare l'acqua al proprio mulino, ma nessuno che spiega MAI cosa significa per noi cattolici essere semiti....e la differenza che c'è fra l'antisemitesmo e l'antigiudaismo.....  Occhi al cielo

    Non confondiamo il nostro essere semiti PER LA FEDE COMUNE DI ABRAMO con l'ANTIGIUDAISMO scaturito dalle predicazioni degli Aposotli e dai Padri della Chiesa successivamente NON per perseguitare l'Ebreo, MA PROPRIO PER EVANGELIZZARE CHE IL MESSIA E' VENUTO.... Occhiolino

    Nel primo aspetto si è sviluppato l'ANTISEMISETISMO, ossia coloro che odiano proprio la fede di Abramo IN QUESTO DIO UNICO CHE SI E' RIVELATO e di conseguenza arrivano ad odiare TUTTI I FIGLI DI ABRAMO, SIA CARNALI(=EBREI) SIA SPIRITUALI(=NOI, I CRISTIANI-CATTOLICIun esempio per tutti è Voltaire che odiava sia i cristiani quanto gli Ebrei a causa della nostra fede in Dio, è stato un profondo ANTISEMITA,  ma pochi studiosi lo dicono.... Occhiolino

    altra cosa è il giudaismo e l'antigiudaismo, in questo caso Paolo perseguitava i cristiani...e perseguitava i giudei che si convertivano a Cristo....dopo la sua conversione è diventato ANTIGIUDAICO ossia SI E' CONVERTITO......ABBANDONANDO IL GIUDAISMO...essere antigiudaici, per i Padri della Chiesa significava proprio quell'abbandonare l'incredulità verso l'Incarnazione proprio perchè provenienti entrambi da quella fede comune nel Dio di Abramo che aveva annunciato l'arrivo di Cristo......

    La differenza è enorme, e quando si tratta di commentare certi interventi dei Pontefici si evita accuratamente di fare questa distinzione per molti insignificante, per noi invece, fondamentale e chiarificatrice....[SM=g7574]



     

    Qual'è il rapporto di ieri ma anche di oggi fra la Chiesa e l'Ebraismo?
    Possiamo due risposte....la prima la prendiamo da san Paolo dalla Lettera ai Romani:

     
    16 Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?
    17 La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo.

     

    11,1 Io domando dunque: Dio avrebbe forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino.
    2 Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio. O non sapete forse ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele?
    3
    Signore, hanno ucciso i tuoi profeti,
    hanno rovesciato i tuoi altari
    e io sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita
    .
    4 Cosa gli risponde però la voce divina?
    Mi sono riservato settemila uomini, quelli che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal.
    5 Così anche al presente c'è un resto, conforme a un'elezione per grazia.
    6 E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia.


    7 Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti; gli altri sono stati induriti,
    8 come sta scritto:
    Dio ha dato loro uno spirito di torpore,
    occhi per non vedere e orecchi per non sentire,
    fino al giorno d'oggi
    .


     
    28 Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, 29 perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! 30 Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, 31 così anch'essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch'essi ottengano misericordia. 32 Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!
    14 Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. 15 Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. 16 Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.

     
    **********************

     
    Le parole di san Paolo sono chiarissime.....necessitano di meditazione più che di spiegazioni.....[SM=g7574]
    e c'è anche un altra risposta......ossia il rapporto..... I RAPPORTI UMANI FRA NOI(=LA CHIESA) E IL POPOLO EBRAICO...... seguendo proprio le parole di san Paolo esso non può che essere fatte che di CARITA', BENEVOLENZA, PIETA' CRISTIANA (NON PIETISMO) ED EVANGELIZZAZIONE........
    Ma che cos’è l’ebraismo?
    ce lo facciamo dire dalle parole del Rabbino di Roma Toaff
    :
    «Il culto del sangue e del suolo», ossia un popolo che ha una comunanza etnica (l’elemento necessario ed essenziale), dalla quale deriva un modo di pensare e di vivere, ossia una filosofia che può essere religiosa o meno (l’elemento secondario e accidentale).
    Quest’opinione, che potrebbe sembrare un po’ razzista, è espressa invece dall’autorevole insegnamento di Elio Toaff rabbino capo (quando scriveva) di Roma: «Gli ebrei - domanda Alain Elkann - sono un popolo o una religione? Sono un popolo - risponde Toaff - che ha una religione» (26).
    Gli ebrei sono uniti non tanto dalla lingua e neppure dalla religione poiché «non tutti gli ebrei sono religiosi…, ma il legame esiste in quanto appartenenti al popolo ebraico» (27).

    Per quanto riguarda Cristo e il cristianesimo Toaff continua: «L’epoca messianica è proprio il contrario di quello che vuole il cristianesimo: noi vogliamo riportare Dio in terra, e non l’uomo in cielo. Noi non diamo il regno dei cieli agli uomini, ma vogliamo che Dio torni a regnare in terra (…) La speranza dell’ebraismo è di arrivare a questa grande religione universale, [tuttavia] la religione ebraica è per il popolo ebraico e ‘basta’» (28).

    La legge ebraica, secondo Toaff, «non parla mai dell’aldilà. (…) gli atti, le opere hanno maggior valore della fede (…) se non c’è la fede e l’individuo si comporta bene si salva ugualmente» (29).

    Note:
    26) A. Elkann-E. Toaff, «Essere ebreo», Milano, Bompiani, 1994, pagina 13.
    27) Ivi, pagina 14.
    28) Ivi, pagine 40 e 59.
    29) Ivi, pagine 86-88.

             
    Da queste parole appare chiaro che esistono DUE ASPETTI DIVERSI in questo rapporto fra i cristiani e gli ebrei..... uno l'ha descritto san Paolo e il Rabbino Toaff indirettamente lo conferma: essi non riconoscono proprio questo Messia.... e la stessa filosofia di vita (spirituale) che viviamo è decisamente diversa.... tuttavia, e questo è il secondo aspetto, è lo stesso san Paolo che ci dice quale tipo di rapporto avere gli uni con gli altri....
    Oggi vi è un pò di confusione..... e lo diceva lo stesso Ratzinger nell'omelia del 2000 sopra riportata:
    << Forse proprio a causa della drammaticità di quest'ultima tragedia (l'Olocausto), è nata una nuova visione della relazione fra Chiesa ed Israele, una sincera volontà di superare ogni tipo di antigiudaismo e di iniziare un dialogo costruttivo di conoscenza reciproca e di riconciliazione. Un tale dialogo, per essere fruttuoso, deve cominciare con una preghiera al nostro Dio perché doni prima di tutto a noi cristiani una maggiore stima ed amore verso questo popolo, gli israeliti, che "possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen." (Rom 9, 4-5), e ciò non solo nel passato, ma anche presentemente "perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili" (Rom 11, 29).

    continua........
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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