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L'Inferno, Purgatorio e Paradiso esistono: non ci scherzare troppo! I NOVISSIMI

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2016 21:16
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04/12/2013 22:29
 
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  Benedetto XVI ha così ribadito che l’inferno come possibilità di andarci non può essere una realtà cancellabile dalla prospettiva di fede cristiana. Una possibilità che, posta davanti a noi, non è uno spauracchio ma ci deve orientare, semmai, a non “percorrerla”. E’ quella prospettiva che non dimentica la dimensione “pedagogica” dell’inferno, insegnata da Gesù stesso.

Così disse Benedetto XVI per gli auguri natalizi alla Curia del 2011: «Una preghiera attribuita a san Francesco Saverio dice: Faccio il bene non perché in cambio entrerò in cielo e neppure perché altrimenti mi potresti mandare all’inferno. Lo faccio, perché Tu sei Tu, il mio Re e mio Signore».

Così come fu chiaro nell’omelia alla parrocchia romana nel 2007: «Per questo è venuto sulla terra, per questo morirà in croce ed il Padre lo risusciterà il terzo giorno. E’ venuto Gesù per dirci che ci vuole tutti in Paradiso e che l’inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore».

Senza dimenticare come anche lo stesso Successore, Papa Francesco, ritorna spesso sulla presenza e sull’opera devastatrice del demonio.

L’offerta di Papalepapale

Lucifer__by_DualityendsQuesta è la pedagogia di Dio. E questo è lo spirito attraverso il quale vogliamo offrirvi una “mappa”, come la chiama il Mastino, attraverso la quale i santi ci aiutano in questo cammino per evitare l’inferno: non solo per paura (il santo timore non guasta), ma soprattutto perché vogliamo amare davvero Dio sopra ogni cosa, ed una eternità senza di Lui è davvero un inferno, altrettanto eterno, così come eterna è la beatitudine. Sta a noi scegliere da che parte stare.

Il nostro sito vi ha già offerto, in modo dettagliato, la storia di alcuni santi che ci hanno parlato dell’inferno: l’esperienza di Santa Faustina Kowalska, la storia di Annetta con la sua Lettera dall’inferno con tanto di imprimatur, i colloqui di Maria Simma con le anime del Purgatorio, il viaggio mistico della beata Caterina Emmerick, senza dimenticare – perchè no? – anche l’esperienza personale del nostro Mastino nella sua trilogia sulla morte. Insomma, di materiale ce n’è molto…

Anna Caterina Emmerick

Anna Katerina Emmerick: ebbe una visione dell'inferno.

Anna Katerina Emmerick: ebbe una visione dell’inferno.

Della Emmerick è bene riportare la sua esperienza perché contiene anche una profezia da tempo riconosciuta, diremo assunta, dai Papi recenti.

«Vidi [...] il Salvatore avvicinarsi, severo, al centro dell’abisso. L’inferno mi apparve come un immenso antro tenebroso, illuminato appena da una scialba luce quasi metallica. Sulla sua entrata risaltavano enormi porte nere, con serrature e catenacci incandescenti. Urla di orrore si elevavano senza posa da quella voragine paurosa di cui, a un tratto, si sprofondarono le porte. Così potei vedere un orrido mondo di desolazione e di tenebre.

L’inferno è un carcere di eterna ira, dove si dibattono esseri discordi e disperati. Mentre nel cielo si gode la gioia e si adora l’Altissimo dentro giardini ricchi di bellissimi fiori e di frutta squisite che comunicano la vita, all’inferno invece si sprofondano cavernose prigioni, si estendono orrendi deserti e si scorgono smisurati laghi rigurgitanti di mostri paurosi, orribili. Là dentro ferve l’eterna e terribile discordia dei dannati. Nel cielo invece regna l’unione dei Santi eternamente beati. L’inferno, al contrario, rinserra quanto il mondo produce di corruzione e di errore; là imperversa il dolore e si soffrono quindi supplizi in una indefinita varietà di manifestazioni e di pene. Ogni dannato ha sempre presente questo pensiero: che i tormenti, che egli soffre, sono il frutto naturale e giusto dei suoi misfatti.

Quanto si sente e si vede di orribile all’inferno è l’essenza, la forma interiore del peccato scoperto. Di quel serpe velenoso, che divora quanti lo fomentarono in seno durante la prova mortale. Tutto questo si può comprendere quando si vede, ma riesce inesprimibile a parole.

Quando gli Angeli, che scortavano Gesù, avevano abbattuto le porte infernali, si era sollevato come un subbisso d’imprecazioni, d’ingiurie, di urla e di lamenti. Alcuni Angeli avevano cacciato altrove sterminate torme di demoni, i quali avevano poi dovuto riconoscere e adorare il Redentore. Questo era stato il loro maggior supplizio. Molti di essi venivano quindi imprigionati dentro una sfera, che risultava di tanti settori concentrici. Al centro dell’inferno si sprofondava un abisso tenebroso, dov’era precipitato Lucifero in catene, il quale stava immerso tra cupi vapori. Tutto ciò era avvenuto secondo determinati arcani divini. Seppi che Lucifero dovrà essere scatenato per qualche tempo: cinquanta o sessant’anni prima dell’anno 2000 di Cristo, se non erro. Alcuni demoni invece devono essere sciolti prima di quell’epoca per castigare e sterminare i mondani. Alcuni di essi furono scatenati ai nostri giorni; altri lo saranno presto. Mentre tratto questo argomento, le scene infernali le vedo così orripilanti dinanzi ai miei occhi, che la loro vista potrebbe perfino farmi morire».

I tre pastorelli di Fatima

I pastorelli di Fatima. Anche loro videro il regno dei demoni e dei dannati.

I pastorelli di Fatima. Anche loro videro il regno dei demoni e dei dannati.

Potrebbe anche essere sufficientela testimonianza dei tre Pastorelli di Fatima. Fu la Madonna stessa a far vedere loro l’inferno affinchè potessero credere davvero che ciò chiedeva loro era di vitale importanza: pregare per la conversione dei peccatori. La Madonna a Fatima disse ai tre Pastorelli che una moltitudine di gente andava all’Inferno e rischiava di andarci non perchè non vi fosse chi li sfamasse, ma perchè non c’era chi pregasse per loro e per la loro conversione, non c’era chi si occupasse delle anime! Senza nulla togliere alla bontà dei gesti che restano sempre auspicabili per noi cristiani, occorre diffidare di tutti quei luoghi, situazioni, etc in cui non ci sono sostanziose conversioni. Perchè laddove spesso s’impinguano i corpi, le anime languono e rischiano di struggersi per l’eternità.

Racconta Lucia che videro «come un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, di forma umana, che ondeggiavano nell’incendio, sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti – simili al cadere delle scintille nei grandi incendi – senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni di bracia». Ai piccoli terrorizzati dalla paura, la Madonna disse: «Avete visto l’inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace». La Madonna disse pure: «Quando recitate il Rosario, dopo ogni mistero dite: “O Gesù mio, perdonate le nostre colpe, liberateci dall’inferno, portate in cielo tutte le anime, soprattutto quelle più bisognose». Da notare che al tempo delle apparizioni della Madonna, Lucia dos Santos aveva dieci anni, Francisco e Jacinta Marto rispettivamente nove e sette anni. In questa visione, ricorderà suor Lucia, la paura fu tanta che se non ci fosse stata la Madonna con loro, sarebbero morti a causa del terrore provato.

Se “vedere” l’inferno, per mezzo di doni speciali, mette così tanta paura persino di “morire”, cosa deve essere viverci eternamente! Forse è per questo che inconsciamente cerchiamo di fuggirlo, ma esorcizzandolo nel modo peggiore, negandolo.

Josefa Menendéz

Josefa Menedez: anche lei ha qualcosa da dirci sull'inferno.

Josefa Menendez: anche lei ha qualcosa da dirci sull’inferno.

Suor Josefa Menendéz, mistica appartenente alla Società del Sacro Cuore – non ancora beatificata ma potrebbe esserlo, morta nel 1923 a 33 anni, ricevette molti messaggi da Gesù. Una particolarità del suo carisma sta nel fatto che Dio le permise l’esperienza dell’inferno per farne una testimone della sua esistenza, specialmente in questo tempo in cui viene fortemente negato. Ecco la sua esperienza: «In un istante mi trovai nell’inferno, ma senza esservi trascinata come le altre volte, e proprio come vi devono cadere i dannati. L’anima vi si precipita da sè stessa, vi si getta come se desiderasse sparire dalla vista di Dio, per poterlo odiare e maledire. L’anima mia si lasciò cadere in un abisso, in cui non si poteva vedere il fondo, perché immenso [...].

Ho visto l’inferno come sempre: antri e fuoco. Benché non si vedono forme corporali, i tormenti straziano i dannati come se i corpi fossero presenti e le anime si riconoscono. Fui spinta in una nicchia di fuoco e schiacciata come tra piastre scottanti e come se dei ferri e delle punte aguzze arroventate s’infiggessero nel mio corpo. Ho sentito come se si volesse, senza riuscirvi, strapparmi la lingua, cosa che mi riduceva agli estremi, con un atroce dolore. Gli occhi mi sembrava che uscissero dall’orbita, credo a causa del fuoco che li bruciava orrendamente. Non si può né muovere un dito per cercare sollievo, né cambiare posizione; il corpo è come compresso. Le orecchie sono stordite dalle grida confuse, che non cessano un solo istante. Un odore nauseabondo e ripugnante asfissia ed invade tutti, come se si bruciasse carne in putrefazione con pece e zolfo. Tutto questo l’ho provato come le altre volte e, sebbene questi tormenti siano terribili, sarebbero un nulla se l’anima non soffrisse. Ma essa soffre in un modo indicibile. Ho visto alcune di queste anime dannate ruggire per l’eterno supplizio che sanno dover sostenere, specialmente alle mani. Penso che abbiano rubato, poiché dicevano: “Dov’è ora quello che hai preso? Maledette mani”! Altre anime accusavano la propria lingua, gli occhi… Ciascuna ciò che è stato causa del suo peccato: “Ben pagate sono adesso le delizie che ti concedevi, o mio corpo! [...]

“E sei tu, o corpo, che l’hai voluto”! [...] Per un istante di piacere un’eternità di dolore! Mi pare che nell’inferno le anime si accusino specialmente di peccati d’impurità. Mentre ero in quell’abisso, ho visto precipitare dei mondani e non si può dire né comprendere le grida che emettevano e i ruggiti spaventosi che mandavano: “Maledizione eterna! Mi sono ingannata! Mi sono perduta! Sono qui per sempre, per sempre e non c’è più rimedio!… Maledizione a me”! Una fanciulla urlava disperatamente, imprecando contro le cattive soddisfazioni concesse al corpo e maledicendo i genitori, che le avevano data troppa libertà a seguire la moda e i divertimenti mondani. Da tre mesi era dannata. Tutto questo che ho scritto – conclude la Menendez – non è che un’ombra in paragone a ciò che si soffre nell’inferno».

Maria Serafina Micheli  (l’incontro con Lutero)

beata Maria Serafina Micheli

beata Maria Serafina Micheli

Lutero affermava che «neanche gli angeli potevano contestare la sua dottrina»: vanità delle vanità, dice la Bibbia, quanta superbia!

Nel 1883 Suor Maria Serafina Micheli (1849-1911), beatificata il 28 maggio 2011, si trovava a passare per Eisleben, nella Sassonia, città natale di Lutero in occasione del centenario della sua nascita. Trovando una Chiesa chiusa, si mise a pregare sugli scalini, ma un angelo la avvisò dicendo che era un tempio luterano protestante e le fece vedere Lutero all’inferno nei suoi patimenti. Così racconta l’episodio: mentre pregava le comparve l’angelo custode, che le disse: «Alzati, perché questo è un tempio protestante».

Poi le soggiunse: «Ma io voglio farti vedere il luogo dove Martin Lutero è condannato e la pena che subisce in castigo del suo orgoglio».

Dopo queste parole vide un’orribile voragine di fuoco, in cui venivano crudelmente tormentate un incalcolabile numero di anime. Nel fondo di questa voragine v’era un uomo, Martin Lutero, che si distingueva dagli altri: era circondato da demoni che lo costringevano a stare in ginocchio e tutti, muniti di martelli, si sforzavano, ma invano, di conficcargli nella testa un grosso chiodo. La suora pensava: se il popolo in festa vedesse questa scena drammatica, certamente non tributerebbe onori, ricordi, commemorazioni e festeggiamenti per un tale personaggio. In seguito, quando le si presentava l’occasione, ricordava alle sue consorelle di vivere nell’umiltà e nel nascondimento. Era convinta che Martin Lutero fosse punito nell’Inferno soprattutto per il primo peccato capitale, la superbia.

Attenzione, con ciò non vogliamo certo ergerci a giudici di Lutero: non sapremo mai se Lutero è davvero all’inferno. La

E Lutero dov'è? Qualcuno l'ha incontrato

E Lutero dov’è? Qualcuno l’ha incontrato

pedagogia di Dio va ben oltre quel senso di curiosità che spesso ci anima, non è questo il messaggio che Dio vuole darci attraverso i suoi santi.

Diciamo spesso col salmista: «Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze» (Sal. 130). Offriamo a Dio il nostro “nulla”: le incapacità, le difficoltà, gli scoraggiamenti, le delusioni, le incomprensioni, le tentazioni, le cadute e le amarezze di ogni giorno. Vogliamo piuttosto riconosciamoci peccatori, bisognosi della sua misericordia. Gesù, proprio perché siamo peccatori, ci chiede solo di aprire il nostro cuore e di lasciarci amare da Lui. E’ questa l’esperienza di San paolo: “La mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza. Mi vanterò, quindi, ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo” (2 Cor. 12,9). Non ostacoliamo l’amore di Dio nei nostri riguardi col peccato o con l’indifferenza. Diamogli sempre più spazio nella nostra vita per vivere in piena comunione con Lui nel tempo e nell’eternità.




   continua.....


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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