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La Biblioteca Vaticana (Archivio del Vaticano) è consultabile in rete

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2014 17:54
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08/11/2010 18:24
 
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Tesori di un mistero tutto da sfogliare


di Cesare Pasini

Sono rimasto "estraneo" alla Biblioteca Apostolica Vaticana sino al 1976, quando la necessità di consultare due manoscritti per la tesi di licenza in Scienze Ecclesiastiche Orientali presso il Pontificio Istituto Orientale mi aprì la possibilità di accedervi con una tessera abilitata a un numero ridotto di ingressi:  l'invito allo studio di un testo agiografico conservato in quei manoscritti veniva dalla professoressa Enrica Follieri, mentre la lettera di presentazione - non so se si chiamasse già di malleveria - fu stesa da padre Tomás Spidlík, il futuro cardinale, allora professore al Pontificio Istituto Orientale.

Posso datare a quegli anni gli inizi della mia conoscenza della Vaticana:  una conoscenza limitata all'ufficio ammissione studiosi, alle sale di consultazione, ai contatti con gli addetti nelle sale, all'acquisto di qualche volume in economato; e anche la percezione di un clima di serietà, di ordine, di grande competenza, di nobile raccoglimento. Penso sia la conoscenza che abitualmente possono concedersi gli studiosi ammessi in Biblioteca Apostolica.

Ovviamente, se si procede negli anni la frequentazione, i contatti con le persone - il personale interno o i colleghi di studio - si fanno più vivi, come si fa più ampia la conoscenza dei materiali di studio a propria disposizione, dei servizi offerti in Biblioteca; forse si prende anche un poco più di confidenza con l'ambiente, tuttavia senza mai perdere il "rispetto" per un contesto così alto e degno.

Si notano anche i cambiamenti o le innovazioni, ma ci si accorge che sono ben ponderati entro la scia di una "tradizione", che impronta tutta l'Istituzione e che non sembra possibile avventatamente alterare o abbandonare.

Penso che una simile frequentazione, e la conseguente conoscenza, sia invidiata da chi non può entrare in Biblioteca, non avendo motivo di accedervi per ricerche di studio. Purtroppo una biblioteca così specializzata come la Vaticana non può essere aperta a tutti, pena l'impossibilità di renderla disponibile a quanti da tutto il mondo vengono a consultarla per le ricerche specifiche sui materiali in essa custoditi. E del resto proprio questi materiali per la loro delicatezza e peculiarità esigono un'appropriata preparazione da parte di chi li riceve in consultazione e non possono essere concessi indifferentemente a qualsiasi "utente":  mancherebbe persino la capacità di saperli opportunamente utilizzare e, per altro verso, rischierebbero di essere usati in modo inadeguato e quindi di non essere debitamente protetti e conservati per il bene dell'umanità di oggi e di domani.
Il non accesso, si sa, può far nascere curiosità e sospetti:  si crea un alone di mistero.

A dire il vero, è bello che vi sia del "mistero" là dove stanno i tesori dell'umanità, le testimonianze di una storia e di una cultura che attraversano i secoli e i continenti:  in questo senso "mistero" significa qualcosa di più grande e profondo, che i non addetti ai lavori un po' sognano e un po' temono (e che nessuno può comunque accostare con superficialità!). È il mistero delle cose da scoprire, delle molte realtà che non si conoscono ancora (e forse non si conosceranno mai), il fascino dell'attività di quanti si dedicano alla ricerca e talvolta giungono a scoprire un testo, una notizia, una bella immagine, un disegno o una fotografia, una riflessione, un dato sfuggito ai precedenti ricercatori che - magari - sono transitati tante altre volte su quelle pagine di manoscritti o di stampati, su quelle stampe e disegni, su quelle monete e medaglie, non cogliendo il punto nuovo e importante.

Certo, se nasce il sospetto di chissà quali segreti tenuti volutamente nascosti, allora tutto si complica e si rovina:  non si è più affascinati dal grande mistero (che, per dirla tutta, si appaga solo quando dalle varie sfaccettature di interessanti verità parziali si arrivi alla infinita Verità che tutto sostiene), ma si è vittime di paura e di sfiducia, di diffidenze e di pregiudizi. Da simili situazioni o stati d'animo o puntigli - dai quali possono nascere pagine e filmati che affollano la rete web, con le allusioni o i sospetti più strani - è difficile essere liberati senza la collaborazione degli stessi interessati. Si potrebbe dire loro:  "Venite e vedete", se almeno ne volessero trarre vantaggio!
 
Tre anni fa mi è capitato di sentirmi dire, più o meno, con riferimento alla Biblioteca Apostolica Vaticana:  "Vieni e vedi" - a dir il vero, mi pare che nei fatti mi sia stato detto:  "Vieni e lavora", ma lasciamo correre. Vivere al di dentro di una istituzione, da prefetto o con qualsiasi altro incarico, è un passo in avanti grandissimo per poterla conoscere:  non solo per poterne perlustrare tutti gli angoli, quelli abitualmente accessibili o quelli più remoti, ma per respirare dal di dentro l'aria, percepirne direttamente il clima, coglierne la missione proprio mentre la si sta vivendo. Si arriva cioè a conoscere una casa non come ospiti o visitatori ma come membri della famiglia (fra parentesi:  una bella famiglia, quella della Biblioteca Apostolica, ricca di persone motivate, preparate, dedite e convinte della loro missione, e unite in una collaborazione impegnativa e feconda!).

Questa esperienza, per necessità di cose, è ancora più esclusiva della precedente, che riguardava i molti studiosi che frequentano la Biblioteca:  un nutrito drappello di circa centocinquanta persone al giorno, salvo i periodi di maggiore afflusso quando si superano le duecento unità, con una somma globale di più di ventimila presenze all'anno.

E tuttavia proprio la percezione gradita di una più ampia e profonda conoscenza della Biblioteca Apostolica Vaticana offerta a noi che vi operiamo - novanta persone in tutto più un ulteriore gruppo di collaboratori a diverso titolo - ci ha spinto a trovare uno strumento di comunicazione che offrisse il massimo di conoscenza anche a quanti non avranno mai la possibilità di frequentarla:  è nata così l'idea di una mostra e di questo catalogo che la illustra. Appunto:  "Conoscere la Biblioteca Vaticana". I vari contributi e le numerose schede del catalogo sono altresì frutto del lavoro del personale della Biblioteca, che con generosa disponibilità  e  con convinta adesione ha collaborato alla comune impresa.


L'indice del volume, come la sequenza delle sale espositive, chiarisce che la conoscenza che si vuol offrire è scandita dai vari ambiti in cui si articola la Biblioteca:  come a far entrare nelle sale, negli uffici, nei laboratori, e conoscere i protagonisti e il lavoro che vi si svolge. I numerosi materiali esposti, in originale o in facsimile o in riproduzione - manoscritti e carte di archivio, volumi a stampa antichi o più recenti, stampe e disegni, monete e medaglie - permettono un primo "assaggio" all'interno dell'immenso "scrigno" che è la Biblioteca Vaticana. Un "assaggio" non casuale, ma scelto con l'accuratezza di chi vuol far accostare i visitatori e i lettori agli esempi più significativi, più belli, più preziosi o più singolari e, per quanto possibile, a tutte le tipologie di materiali presenti.

Un aiuto a entrare nel "mistero" dei grandi beni dell'umanità conservati nella Biblioteca Apostolica senza smarrirsi o impaurirsi, anzi condotti per mano per meglio capire e valutare e valorizzare.
 
Il titolo della mostra segnala anche che si tratta di "una storia aperta al futuro". Ovviamente non si vuol solo affermare che, dopo tre anni di lavori straordinari, finalmente si può guardare di nuovo in avanti e riprendere il normale funzionamento della Biblioteca. Si vuole piuttosto far percepire lo spirito che anima l'Istituzione e che la sospinge in avanti:  non si tratta solo di conoscere persone e cose, ma di entrare in profondo nella comprensione della Biblioteca Apostolica così da coglierne la missione che, oggi come ieri - o forse ancor più di ieri? - la apre al futuro.
 
Del resto, quando - più sopra - discorrevamo di conoscenza, segnalavo come un passaggio ben più profondo di conoscenza quello che mi aveva permesso di percepire dal di dentro l'identità e la missione della Biblioteca.


È possibile comunicare in una mostra e in un catalogo anche questa specifica conoscenza, che è l'anima del futuro che ci attende? È certo più difficile. Di fatto dobbiamo rivolgerci alla sua storia, come ci aiuta a fare il vice prefetto, Ambrogio Piazzoni, nel primo contributo del catalogo. Dalla storia, infatti, emergono alcuni tratti perenni della Vaticana o, se si vuole, di ogni biblioteca che intenda rispettare la propria missione:  li potremmo identificare nello spirito di servizio, nello spirito umanistico e nello spirito di universalità.

Lo spirito di servizio dice che la biblioteca è disponibile e aperta, con i suoi libri e con tutto il servizio richiesto, a chiunque desideri approfondire, studiare e ricercare. Lo spirito umanistico - che nel termine stesso si riallaccia all'epoca in cui ebbe origine la Vaticana - esprime il convinto sostegno alla ricerca compiuta in modo serio e documentato, con pazienza, con pacatezza, con capacità di confronto e con umiltà nell'esprimere le proprie conquiste, proprio come l'umanesimo ha insegnato; e insieme rammenta il punto di riferimento imprescindibile di ogni ricerca, che è l'uomo, la sua razionalità, la sua realtà spirituale, la sua dignità. Lo spirito di universalità, infine, tipico di ogni autentico sapere, è quello che fa della Biblioteca Vaticana - come si espresse Papa Benedetto XVI nella visita del 25 giugno 2007 - "un'accogliente casa di scienza, di cultura e di umanità, che apre le porte a studiosi provenienti da ogni parte del mondo, senza distinzione di provenienza, religione e cultura" e insieme un luogo di collaborazioni e di intese culturali con persone e istituzioni di ogni angolo del mondo.

Se la Biblioteca Apostolica Vaticana è "storia aperta al futuro" lo deve ovviamente alle persone che vi operano e che ogni giorno affrontano il "futuro che viene"; lo deve ai beni che essa conserva, tesori culturali dell'umanità e per l'umanità, che non conoscono invecchiamento o tramonto; lo deve anche alle innovazioni che la scienza, informatica e non, permette continuamente di utilizzare per il buon funzionamento di molti apparati e servizi. Ma ciò che apre al futuro è certamente la presenza continua e sempre creativa dello spirito di servizio, umanistico e di universalità che ho cercato di descrivere e che costituisce la sua stessa missione.


(©L'Osservatore Romano - 8-9 novembre 2010)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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