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22 Febbraio: LA CATTEDRA DI PIETRO

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2014 23:18
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05/02/2009 14:14
 
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Riflessione di don Paolo Curtaz:

In tutta la Chiesa cattolica, oggi, siamo chiamati a fissare lo sguardo su Pietro e il suo ministero; è un forte richiamo alla sua figura e al suo ruolo all'interno della comunità cristiana.

Pietro e la sua cattedra, cioè il suo insegnamento, la sua funzione, il suo ministero. Il vangelo, letto qualche giorno fa', ci introduce a questa delicata e ricca questione: cosa rappresenta Pietro all'interno della comunità cristiana? Il suo compito è chiaro, nel progetto del Maestro: diventare tutore, garante, essere punto di riferimento per i fratelli.

Chi vi garantisce, amici, che il mio modo di leggervi la Parola sia autentico? Chi vi garantisce che il mio modo di interpretarla sia secondo ciò che gli apostoli hanno vissuto? Chi vi dice che io non sia l'ennesimo guru mediatico che abilmente vi infatua propinandovi un Dio fatto a mia immagine e somiglianza?

Sempre, nella storia, sono apparsi uomini di Dio che hanno accusato la Chiesa di interpretare arbitrariamente la parola del Signore e che si sono inventati un modo diverso di essere fedeli a Dio. Ebbene il compito di Pietro è stato proprio quello di conservare la fede, di custodirla, di preservarla da interpretazioni soggettive. Io ho la certezza che ciò che vi dico a proposito di Gesù, che ciò in cui credo, è esattamente ciò che da duemila anni la Chiesa sperimenta e annuncia nella fatica del suo limite.

Pietro diventa allora scoglio a cui aggrapparsi in questo tempo di immense incertezze, riferimento umile e saldo del Vangelo vissuto e custodito in questa lunga storia di gioie e di persecuzioni. Questo oggi celebriamo: l'unità della fede custodita creativamente da Pietro, per lui oggi preghiamo e lui affidiamo al suo e nostro Maestro, che lo assista nel difficile compito di tenere sempre orientata la barca della fede verso la luce.

Pietro diventa segno visibile di unità per i tuoi discepoli, Signore. Sostieni lui e noi nella splendida avventura della fede.

                   


CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO
(Bianco)

I Lettura 1 Pt 5,1-4
Pietro, testimone delle sofferenze di Cristo
Salmo (Sal 22)
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Vangelo Mt 16,13-19
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli


Pechino (Agenzia Fides) - Oggi, durante la Messa mattutina, diversi sacerdoti cinesi hanno ricordato ai fedeli che si celebrava la festa della Cattedra di San Pietro Apostolo ed hanno invitato a pregare per il Successore di Pietro e per la Chiesa universale. Secondo quanto alcuni cattolici cinesi hanno riferito a Fides, i fedeli sono stati esortati a conservare la fedeltà al Successore di Pietro ed a mantenere la comunione con la Chiesa Universale. Come ha detto un cattolico cinese, “questa esortazione può sembrare quasi ovvia per i cattolici delle altre Chiese sorelle, ma per noi assume un significativo importante. Oltre alla riconferma della fedeltà e della comunione con il Papa e con la Chiesa universale, abbiamo anche visto con grande soddisfazione la maturità ed il coraggio delle nuova generazioni di sacerdoti, religiosi e religiose. Penso che sia per noi un motivo di fiducia”
(Agenzia Fides 22/2/2005 )

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AD PETRI CATHEDRAM
La Cattedra di Pietro


Conoscenza della verità, restaurazione dell’unità e della pace nella carità

29 giugno 1959 (1)

Del Beato Pontefice Giovanni XXIII


Giovanni XXIII il giorno dell'incoronazione


Sin da quando siamo stati elevati non per Nostro merito alla cattedra di san Pietro, sempre Ci torna di ammaestramento e di conforto il ricordo del cordoglio generale che si è manifestato nel mondo, in occasione della scomparsa del Nostro immediato predecessore. Altrettanto Ci accade, se ripensiamo allo spettacolo che Ci si è offerto dopo la Nostra ascesa al supremo pontificato, quando, con l’animo pieno di fiduciosa attesa, le moltitudini si sono rivolte verso la Nostra persona, non distolte da altri avvenimenti, né dalle loro gravi difficoltà e angustie. La chiesa cattolica non muore: è il vessillo innalzato sulle nazioni (cf. Is 11,12). Essa è sorgente di viva luce e di soave amore per tutti i popoli.



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(1): IOANNES PP. XXIII, Litt. enc. Ad Petri cathedram de veritate, unitate et pace caritatis afflatu provehendis, [Ad venerabiles fratres Patriarchas, Primates, Archiepiscopos, Episcopos aliosque locorum Ordinarios, pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes, itemque ad universum Clerum et christifideles catholici orbis], 29 iunii 1959: AAS 51(1959), pp. 497-531. - Versione italiana: L’Osservatore Romano, 3 luglio 1959; La Civiltà cattolica, 110(1959), III, pp. 113-139.
Prologo: Perenne giovinezza della chiesa e motivi di consolazione e di speranza. -
I. La verità, con particolare riferimento a quella rivelata;
1 doveri della stampa (e della radio, del cinema, della televisione) in ordine alla verità; L’indifferentismo religioso. –
II. Vantaggi recati dalla verità alla causa della pace; La concordia fra le classi sociali; Riflessioni circa importanti problemi nel campo del lavoro; La concordia e l’unione in seno alle famiglie. –
III. L’unità della chiesa, nell’unità della fede, di regime, di culto; Invito all’unione rivolto ai fratelli separati; Esortazione alla preghiera in unione di spirito. –
IV. Paterne esortazioni ai vescovi, al clero, ai fedeli, ai sofferenti, ai poveri, agli emigrati e alla chiesa perseguitata.

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Di tutti i mali che, per così dire, avvelenano gli individui, i popoli, le nazioni, e così spesso turbano l’animo di molti, causa e radice è l’ignoranza della verità. E non l’ignoranza soltanto, ma talvolta anche il disprezzo e uno sconsiderato disconoscimento del vero.
 

Di qui errori d’ogni genere, che penetrano negli animi e si infiltrano nelle strutture sociali, tutto sconvolgendo con grave rovina dei singoli e dell’umana convivenza. Eppure Dio ci ha dato una ragione capace di conoscere le verità naturali. Seguendo la ragione seguiamo Dio stesso, che ne è l’autore e insieme legislatore e guida della nostra vita; se invece o per insipienza o per infingardaggine o, peggio, per cattivo animo, deviamo dal retto uso della ragione, con ciò stesso ci allontaniamo dal sommo bene e dalla legge morale.

Possiamo, certamente, attingere con la ragione le verità naturali, come si è detto; questa conoscenza però - soprattutto per quanto concerne la religione e la morale - non tutti possono facilmente conseguirla, e se la conseguono, ciò spesso avviene non senza mescolanza di errori. Le verità poi che trascendono la capacità naturale della ragione non possiamo in alcun modo raggiungerle senza l’aiuto di una luce soprannaturale. Per questo il Verbo di Dio, che «abita una luce inaccessibile» (1Tm 6,16), per amore e compassione del genere umano, «si è fatto carne e abitò fra noi» (Gv 1,14), per illuminare «ogni uomo che viene al mondo» (Gv 1,9) e condurre tutti non solo alla pienezza della verità, ma ancora alla virtù e all’eterna beatitudine. Tutti perciò sono tenuti ad abbracciare la dottrina dell’evangelo. Se la si rigetta, vengono messi in pericolo i fondamenti stessi della verità, dell’onestà e della civiltà.


(Beato Giovanni XXIII)



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Pietro annunziatore di Cristo.

2. Di conseguenza, solo affidandogli le sue pecore, il Signore gli preannunciò la passione che oggi celebriamo. Disse: Quando eri più giovane, ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio 9.

Così avvenne, Pietro negò, Pietro pianse, Pietro lavò nelle lacrime la sua negazione. Cristo risuscitò, Pietro fu esaminato sull'amore: ricevette le pecore affidategli, non sue, ma di Cristo.
 
Non gli disse infatti: Pasci le tue pecore, ma: pasci le mie pecore: pasci quelle che ho acquistato, perché ho riscattato anche te. Quindi, Cristo Signore si trattenne quaranta giorni con i suoi discepoli; una nube lo sollevò sotto i loro occhi ed egli ascese al cielo. Lo accompagnarono con i loro sguardi mentre ascendeva: si fermarono poi in città, al compiersi di cinquanta giorni ricevettero lo Spirito Santo, ne furono ripieni.

In quell'istante appresero le lingue di tutti i popoli, cominciarono ad esprimersi in esse tra lo stupore e l'ammirazione di coloro che avevano ucciso Cristo. Il negatore di un tempo, l'amante qual è ora, solo fra tutti, perché il primo di tutti, si precipitò dai Giudei e intraprese ad annunziare Cristo agli uccisori di Cristo. Sparse in mezzo a loro il seme della fede di Cristo, e dispose a morire per Cristo molti di quelli dai quali aveva temuto di essere ucciso per lui.


Sant'Agostino: DISCORSO 299/B


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Benedetto XVI ha affermato che “il papa non deve proclamare la proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all'obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte a ogni opportunismo”.

Questo dunque è il programma enunciato fin dall’inizio da papa Benedetto: restituire alla verità – che in definitiva è Cristo – il suo primato e il suo splendore.
(San Giovanni in Laterano, la cattedrale del vescovo di Roma, sabato 7 maggio 2005 )

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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