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22 Febbraio: LA CATTEDRA DI PIETRO

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2014 23:18
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23/02/2009 17:46
 
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CHI ASCOLTA NELLE PARROCCHIE GLI ANGELUS DEL PONTEFICE?
  Occhi al cielo
Chi si premunisce di trasmettere nelle Parrocchie queste Lectio del Papa?

Leggiamo questa ricostruzione una delle poche, pochissime, forse l'unica, che ho magistralmente apprezzato.... Occhiolino

BENEDETTO XVI - Il passaggio necessario

Per entrare nella comunità cristiana


Fabio Zavattaro

L’episodio del paralitico perdonato e guarito, che Benedetto XVI commenta nelle parole che precedono l’Angelus di questa settima domenica del tempo ordinario, ci offre una lettura particolare dell’evento che il Papa stesso evidenzia e che si lega con il pensiero che occupa la seconda parte del discorso domenicale: il tema del primato di Pietro.

Cosa ci dice allora questo brano che ha al centro Gesù, la sua missione? Che c’è un luogo in cui Gesù è presente, probabilmente la casa di Pietro a Cafarnao; c’è una moltitudine di persone che si raduna davanti la porta; e c’è la Parola, Gesù che predica. Una comunità, dunque, nella quale ci si ritrova per ascoltare, per pregare e tante sono le persone che desiderano varcare quella soglia. Entrare per incontrare Gesù, per accogliere i suoi insegnamenti, la parola potente, autorevole, capace di cambiare l’uomo, di risanarlo non solo nel corpo malato ma anche nello spirito, rimettendogli i peccati. Dice il Papa: “La guarigione fisica è segno del risanamento spirituale che produce il suo perdono”.

Ricordate? Domenica 15 febbraio, aveva parlato della lebbra considerata non solo malattia ma anche la forma più grave di impurità, e l’aveva paragonata al peccato.

In questa domenica sottolinea che “il peccato è una sorta di paralisi dello spirito da cui soltanto la potenza dell’amore misericordioso di Dio può liberarci, permettendoci di rialzarci e di riprendere il cammino sulla via del bene”.

Quella porta è il passaggio necessario per entrare nella comunità e ascoltare la parola. Si è chiamati – la fede è incontro con Cristo – come Gesù chiama il paralitico; ma questi, non potendo passare dalla porta è fatto calare dal tetto della casa, e, dunque, si è chiamati ma c’è anche una comunità che è solidale e sostiene, aiuta l’uomo immobilizzato, incapace di muoversi e di reagire, di tornare alla vita. È la fede della comunità che si fa carico delle sofferenze dell’altro e lo accompagna verso la Parola che salva. Solo l’amore di Dio libera. Ed è bella l’immagine legata alle parole rivolte al paralitico: “Ti sono perdonati i peccati” e “alzati, prendi la barella e va’ a casa tua. E il paralitico se ne andò guarito”.

Quel perdono dei peccati è talmente radicale che l’uomo può prendere la sua barella e compiere il viaggio verso casa con le proprie gambe. Parole che anticipano di qualche giorno l’inizio della Quaresima, il tempo liturgico che precede la Pasqua, tempo di perdono e di penitenza, di riscoperta della propria realtà di peccatori.

Papa Benedetto, come dicevamo, aggiunge un altro tema alla riflessione, e cioè la ricorrenza liturgica della Cattedra di Pietro, il mistero del successore del principe degli apostoli. Proprio la Cattedra “simboleggia l’autorità del vescovo di Roma, chiamato a svolgere un peculiare servizio nei confronti dell’intero popolo di Dio”.

Singolare e specifico ministero, quello del vescovo di Roma, ribadito anche dal Concilio nella Costituzione dogmatica Lumen gentium: “Nella comunione ecclesiastica vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che godono di proprie tradizioni, rimanendo integro il Primato della cattedra di Pietro, la quale presiede alla comunione universale della carità, tutela le varietà legittime, e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non solo non nuoccia all’unità, ma piuttosto la serva”.

Nelle parole di Benedetto XVI c’è forse un implicito riferimento alle voci dissonanti che in questi ultimi tempi si sono levate all’interno di una parte della Chiesa.

Forse c’è anche chi, come ricordava venerdì 20 febbraio ai seminaristi romani “invece di inserirsi nella comunione con Cristo, nel Corpo di Cristo che è la Chiesa”, vuole essere “superiore all’altro e con arroganza intellettuale vuol far credere che lui sarebbe migliore. E così nascono le polemiche che sono distruttive, nasce una caricatura della Chiesa, che dovrebbe essere un’anima sola e un cuore solo”.

Turbamenti e tempeste non devono scuotere la Chiesa, afferma ancora il Papa parlando in lingua tedesca.

Il Papa chiede che turbamenti e tempeste non facciano venir meno la saldezza nella fede genuina, la fedeltà all’unità. “Nella discontinuità degli eventi esteriori, c’è una grande continuità dell’unità della Chiesa in tutti i tempi” aveva detto sempre ai seminaristi romani. Ed è proprio l’unità della Chiesa il punto sul quale il Papa insiste, ed è per questo che, sempre all’Angelus, chiede ai fedeli di accompagnarlo con la preghiera “perché possa adempiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina mi ha affidato quale successore dell’apostolo Pietro”.

Da cardinale Joseph Ratzinger scriveva che “il potere conferito da Cristo a Pietro e poi ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire... Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge.
Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte a ogni opportunismo”.

Agenzia Sir
Pubblicato dal Blog Raffaella
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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