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Mediator Dei, l'Enciclica sulla Liturgia di Pio XII

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2011 10:16
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La Mediator Dei va letta alla luce del Motu Proprio di Benedetto XVI "Summorum Pontificum" (che troverete nella sezione dedicata alla Liturgia antica della Chiesa, Tutto sulla Messa san Pio V forma Straordinaria )e, viceversa, questo MP va letto alla luce di questa Enciclica...

Chiunque strumentalizza un testo Pontificio del passato per opporlo all'oggi, o viceversa, interpreta i testi dei Pontefici dal Concilio in poi senza tener conto della Tradizione, non rende un buon servizio alla Chiesa....[SM=g1740730]



Cliccare qui: Mediator Dei - Pio XII
per il testo integrale


 

LETTERA ENCICLICA
AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI
PRIMATI ARCIVESCOVI VESCOVI
E AGLI ALTRI ORDINARI
AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE
PACE E COMUNIONE

«SULLA SACRA LITURGIA»

PIO PP. XII
SERVO DEI SERVI DI DIO

VENERABILI FRATELLI
SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE


 

Introduzione


«Il Mediatore tra Dio e gli uomini»
(1 Tim. 2, 5), il grande Pontefice che penetrò i cieli, Gesù Figlio di Dio (Heb. 4, 14), assumendosi l'opera di misericordia con la quale arricchì il genere umano di benefici soprannaturali, mirò senza dubbio a ristabilire tra gli uomini e il loro Creatore quell'ordine che il peccato aveva turbato ed a ricondurre al Padre Celeste, primo principio ed ultimo fine, la misera stirpe di Adamo infetta dal peccato d'origine. E perciò, durante la sua dimora terrena, non solo annunziò l'inizio della redenzione e dichiarò inaugurato il Regno di Dio, ma attese a procurare la salute delle anime con il continuo esercizio della preghiera e del sacrificio, finché, sulla Croce, si offrì vittima immacolata a Dio per mondare la nostra coscienza dalle opere morte onde servire al Dio vivo (Heb. 9, 14).

Così tutti gli uomini, felicemente richiamati dalla via che li trascinava alla rovina e alla perdizione, furono ordinati di nuovo a Dio, affinché, con la personale collaborazione al conseguimento della propria santificazione, frutto del sangue immacolato dell'Agnello, dessero a Dio la gloria che Gli è dovuta.

Il Divino Redentore volle, poi, che la vita sacerdotale da Lui iniziata nel suo corpo mortale con le sue preghiere ed il suo sacrificio, non cessasse nel corso dei secoli nel suo Corpo Mistico che è la Chiesa; e perciò istituì un sacerdozio visibile per offrire dovunque la oblazione monda (Matth, 1, 11), affinché tutti gli uomini, dall'Oriente all'Occidente, liberati dal peccato, per dovere di coscienza servissero spontaneamente e volentieri a Dio.


La Chiesa dunque, fedele al mandato ricevuto dal Suo Fondatore, continua l'ufficio sacerdotale di Gesù Cristo soprattutto con la Sacra Liturgia. Ciò fa in primo luogo all'altare, dove il sacrificio della Croce è perpetuamente rappresentato (Conc. Trid., Sess. 22, c. 1) e, con la sola differenza del modo di offrire, rinnovato (Conc. Trid., Sess. 22, c. 2); poi con i Sacramenti, che sono particolari strumenti per mezzo dei quali gli uomini partecipano alla vita soprannaturale; in fine col quotidiano tributo di lodi offerto a Dio Ottimo Massimo. [SM=g1740720]

«Quale giocondo spettacolo - così il Nostro Predecessore di felice memoria Pio XI - offre al Cielo e alla terra la Chiesa che prega, quando, continuamente, durante tutti i giorni e tutte le notti, vengono in terra cantati i Salmi scritti per divina ispirazione: nessuna ora del giorno è priva della consacrazione di una propria liturgia; ogni età della vita ha il suo posto nel rendimento di grazie, nelle lodi, nelle preci, nelle aspirazioni di questa comune preghiera del mistico Corpo di Cristo, che è la Chiesa» (Enc. Caritate Christi, 3.V.1932).[SM=g1740734]



Leggiamo la prima parte della: SUMMORUM PONTIFICUM Motu Proprio sulla Messa Antica di Benedetto XVI

I Sommi Pontefici fino ai nostri giorni ebbero costantemente cura che la Chiesa di Cristo offrisse alla Divina Maestà un culto degno, "a lode e gloria del Suo nome" ed "ad utilità di tutta la sua Santa Chiesa".


Da tempo immemorabile, come anche per l'avvenire, è necessario mantenere il principio
secondo il quale "ogni Chiesa particolare deve concordare con la Chiesa universale, non solo quanto alla dottrina della fede e ai segni sacramentali, ma anche quanto agli usi universalmente accettati dalla ininterrotta tradizione apostolica, che devono essere osservati non solo per evitare errori, ma anche per trasmettere l'integrità della fede, perché la legge della preghiera della Chiesa corrisponde alla sua legge di fede"


(...)

Fra i libri liturgici del Rito romano risalta il Messale Romano, che si sviluppò nella città di Roma, e col passare dei secoli a poco a poco prese forme che hanno grande somiglianza con quella vigente nei tempi più recenti.

"Fu questo il medesimo obbiettivo che seguirono i Romani Pontefici nel corso dei secoli seguenti assicurando l'aggiornamento o definendo i riti e i libri liturgici, e poi, all'inizio di questo secolo, intraprendendo una riforma generale" [2]. Così agirono i nostri Predecessori Clemente VIII, Urbano VIII, San Pio X [3], Benedetto XV, Pio XII e il Beato Giovanni XXIII.



Riprendiamo un altro passo dalla Mediator Dei di Pio XII[SM=g1740733] :


Ora, se da una parte constatiamo con dolore che in alcune regioni il senso, la conoscenza, e lo studio della Liturgia sono talvolta scarsi o quasi nulli, dall'alto notiamo con molta apprensione che alcuni sono troppo avidi di novità e si allontanano dalla via della sana dottrina e della prudenza. Giacché all'intenzione e al desiderio di un rinnovamento liturgico, essi frappongono spesso principi che, o in teoria o in pratica, compromettono questa santissima causa, e spesso anche la contaminano di errori che toccano la fede cattolica e la dottrina ascetica. La purezza della fede e della morale deve essere la norma caratteristica di questa sacra disciplina, che deve assolutamente conformarsi al sapientissimo insegnamento della Chiesa e dunque Nostro dovere lodare e approvare tutto ciò che è ben fatto, contenere o riprovare tutto ciò che devia dal vero e giusto cammino.


Non credano, però, gl'inerti e i tiepidi di avere il Nostro consenso perché riprendiamo gli erranti e poniamo freno agli audaci; né gli imprudenti si ritengano lodati quando correggiamo i negligenti ed i pigri. Quantunque in questa Nostra Lettera Enciclica trattiamo soprattutto della Liturgia latina, ciò non è dovuto a minore stima delle venerande Liturgie della Chiesa Orientale, i cui riti, trasmessi da nobili e antichi documenti, Ci sono egualmente carissimi; ma dipende piuttosto dalle condizioni particolari della Chiesa Occidentale, che sono tali da richiedere l'intervento della Nostra autorità. Ascoltino, perciò, tutti i cristiani, con docilità, la voce del Padre comune, il quale desidera ardentemente che tutti a Lui intimamente uniti, si accostino all'altare di Dio, professando la stessa fede, obbedendo alla stessa legge, partecipando allo stesso sacrificio con un solo intendimento e una sola volontà. Lo richiede l'onore a Dio dovuto; lo esigono i bisogni dei tempi presenti. Infatti, dopo che una lunga e crudele guerra ha diviso i popoli con le rivalità e le stragi, gli uomini di buona volontà si sforzano nel miglior modo possibile di ricondurre tutti alla concordia. Crediamo tuttavia che nessun disegno e nessuna iniziativa sia, in questo caso, più efficace di un fervido spirito e zelo religioso, da cui è necessario siano animati e guidati i cristiani, in modo che, accettando con animo schietto le stesse verità e obbedendo docilmente ai legittimi Pastori, nell'esercizio del culto a Dio dovuto, costituiscano una fraterna comunità: «benché molti, siamo un sol corpo, partecipando tutti di quell'unico pane» (1 Cor. 10, 17).



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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«Notiamo con molta apprensione che alcuni sono troppo avidi di novità e si allontanano dalla via della sana dottrina e della prudenza» (PIo XII)

Pio XII e la liturgia: la Mediator Dei
di Michele Terlizzi

Lettera enciclica del 1947, la Mediator Dei da un lato ripropone in termini semplici e chiari la dottrina cattolica sul Santo Sacrificio della Messa e, più in generale, sulla liturgia, dall’altro condanna le novità che in alcuni ambienti cattolici già andavano facendosi strada («Notiamo con molta apprensione che alcuni sono troppo avidi di novità e si allontanano dalla via della sana dottrina e della prudenza»).

Dopo aver ricordato che «la purezza della fede e della morale deve essere la norma caratteristica di questa sacra disciplina, e che la sacra Liturgia è pertanto il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre, come Capo della Chiesa, ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all’Eterno Padre», passa a condannare l’assurda tesi (oggi largamente sostenuta) di una sorta di sacerdozio universale di tutti i fedeli: «Ai soli Apostoli ed a coloro che, dopo di essi, hanno ricevuto dai loro successori l’imposizione delle mani, è conferita la potestà sacerdotale […]. Perciò il sacerdozio esterno e visibile di Gesù Cristo si trasmette nella Chiesa non in modo universale, generico e indeterminato, ma è conferito ad individui eletti, con la generazione spirituale dell’Ordine, uno dei sette Sacramenti […].

È necessario, Venerabili Fratelli, spiegare chiaramente al vostro gregge come il fatto che i fedeli prendono parte al Sacrificio Eucaristico non significa tuttavia che essi godano di poteri sacerdotali. Vi sono difatti, ai nostri giorni, alcuni che, avvicinandosi ad errori già condannati, insegnano che nel Nuovo Testamento si conosce soltanto un sacerdozio che spetta a tutti i battezzati, e che il precetto dato da Gesù agli Apostoli
nell’Ultima Cena di fare ciò che Egli aveva fatto, si riferisce direttamente a tutta la Chiesa dei cristiani […]. Essi ritengono, in conseguenza, che il Sacrificio Eucaristico è una vera e propria “concelebrazione” e  che è meglio che i sacerdoti “concelebrino” insieme col popolo presente piuttosto che, nell’assenza di esso, offrano privatamente il Sacrificio […]. Il popolo […] non può in nessun modo godere di poteri sacerdotali».

***

Nel capitolo intitolato “Innovazioni temerarie” condanna diverse innovazioni che sono quelle tipiche del messale di Paolo VI: «È severamente da riprovarsi il temerario ardimento di coloro che di proposito introducono nuove consuetudini liturgiche o fanno rivivere riti già caduti in disuso e che non concordano con le leggi e le rubriche vigenti. Così, non senza grande dolore, sappiamo che accade non soltanto in cose di poca, ma anche di gravissima importanza; non manca, difatti, chi usa la lingua volgare nella celebrazione del Sacrificio Eucaristico, chi trasferisce ad altri tempi feste fissate già per ponderate ragioni; chi esclude dai legittimi libri della preghiera pubblica gli scritti del Vecchio Testamento, reputandoli poco adatti ed opportuni per i nostri tempi.

L’uso della lingua latina come vige nella gran parte della Chiesa, è un chiaro e nobile segno di unità e un efficace antidoto ad ogni corruttela della pura dottrina […]. È fuori strada chi vuole restituire all’altare l’antica forma di mensa; chi vuole eliminare dai paramenti liturgici il colore nero; chi vuole escludere dai templi le immagini e le statue sacre; chi vuole cancellare nella raffigurazione del Redentore crocifisso i dolori acerrimi da Lui sofferti; chi ripudia e riprova il canto polifonico anche quando è conforme alle norme emanate dalla Santa Sede».

Segue poi la condanna dell’archeologismo liturgico che invece è adoperato oggi per giustificare alcuni cambiamenti: «La Liturgia dell’epoca antica è senza dubbio degna di venerazione, ma un antico uso non è, a motivo soltanto della sua antichità, il migliore sia in se stesso sia in relazione ai tempi posteriori ed alle nuove condizioni verificatesi […]. Questo modo di pensare e di agire, difatti, fa rivivere l’eccessivo ed insano archeologismo suscitato dall’illegittimo concilio di Pistoia, e si sforza di ripristinare i molteplici errori che furono le premesse di quel conciliabolo e ne seguirono con grande danno delle anime, e che la Chiesa, vigilante custode del “deposito della fede” affidatole dal suo Divino Fondatore, a buon diritto condannò».

Passa poi a ricordare, contro quanti asserivano (e asseriscono) essere la Messa una semplice commemorazione: «L’augusto Sacrificio dell’altare non è, dunque, una pura e semplice commemorazione della passione e morte di Gesù Cristo, ma è un vero e proprio sacrificio, nel quale, immolandosi incruentamente, il Sommo Sacerdote fa ciò che fece una volta sulla Croce offrendo al Padre tutto se stesso, vittima graditissima. Una […] e identica è la vittima; è diverso soltanto il modo di fare l’offerta. Identico, quindi, è il sacerdote, Gesù Cristo, la cui sacra persona è rappresentata dal suo ministro […]. Si allontanano quelli che asseriscono che non si tratta soltanto di un Sacrificio, ma di un Sacrificio e di un convito di fraterna
comunanza, e fanno della santa Comunione compiuta in comune quasi il culmine di tutta la celebrazione».

Si condanna poi, come già fece il Concilio di Trento contro Lutero, l’aberrante  tesi secondo la quale sono da riprovare le messe private, e le nuove tendenze dell’arte sacra: «Non possiamo fare a meno, però, per Nostro dovere di coscienza, di deplorare e riprovare quelle immagini e forme da alcuni recentemente introdotte, che sembrano essere depravazione e deformazione della vera arte, e che talvolta ripugnano apertamente al decoro, alla modestia ed alla pietà cristiana, e offendono miserevolmente il genuino sentimento religioso; esse si devono assolutamente tener lontane e metter fuori dalle nostre chiese come in generale, tutto ciò che non è in armonia con la santità del luogo».

Giunti alla fine, non resta che concludere: Pio XII è stato sì un grande Papa, ma soprattutto l’ultimo Papa di un’era che non è tramontata per sempre, ma tornerà a risorgere quando Dio vorrà. La Santa Vergine a Fatima ha predetto che il suo Cuore Immacolato avrebbe trionfato e quindi, da parte nostra, non possiamo far altro che pregare Maria Santissima, i santi e questo grande Pontefice affinché quel giorno tantoatteso non tardi a venire.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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