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Card. Bertone spiega l'importanza dell'Uomo nella Dottrina Sociale della Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2010 18:35
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06/02/2009 15:05
 
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Il cardinale Tarcisio Bertone in Spagna parla dei diritti umani nel magistero di Benedetto XVI

Alle radici della coscienza morale dell'umanità


La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo rappresenta "l'espressione scritta delle basi su cui si fondano il diritto delle nazioni, le leggi dell'umanità e i dettami della coscienza pubblica adattati allo spirito del Terzo millennio". Ma ancora oggi "cento milioni di uomini vedono minacciati i loro diritti alla vita, alla libertà, alla sicurezza; non sempre si rispetta l'uguaglianza fra tutti e neppure la dignità di ognuno, mentre si erigono nuove barriere per motivi legati alla razza, alla religione, alle opinioni pubbliche o ad altre convinzioni". È quanto ha ribadito il cardinale Tarcisio Bertone giovedì mattina, 5 febbraio, a Madrid nella sede della Conferenza episcopale spagnola.

Invitato a parlare dei diritti umani nel magistero di Benedetto XVI, in occasione del sessantesimo anniversario del documento firmato dalla stragrande maggioranza dei 58 Paesi che allora formavano le Nazioni Unite, il segretario di Stato ha riproposto e approfondito le sollecitazioni emerse lo scorso 10 dicembre, in occasione dell'atto commemorativo organizzato in Vaticano dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. In quella circostanza il Pontefice e lo stesso Bertone avevano sottolineato come la Dichiarazione avesse rappresentato un "gesto fondamentale nella maturazione della coscienza morale dell'umanità, in consonanza con la dignità della persona". Soprattutto, alla luce dell'importanza "che la Santa Sede attribuisce al riconoscimento e alla tutela dei diritti inalienabili della persona umana" e dell'impegno dei cattolici nella difesa e nella promozione di tali diritti.

A Madrid il porporato ha esordito illustrando i contributi del cristianesimo e della dottrina sociale della Chiesa in materia di diritti umani. Essi - ha spiegato - "nascono dalla cultura europea occidentale, di indubbia matrice cristiana. Il cristianesimo ereditò dall'ebraismo la convinzione, plasmata nella prima pagina della Bibbia, che l'essere umano è immagine di Dio.

Per questo, la Chiesa ha dato il suo contributo, sia con la riflessione sui diritti umani alla luce della Parola di Dio e della ragione umana, sia con il suo impegno di annuncio e di denuncia, che ne ha fatto un difensore instancabile dell'uomo, anche in questi sessant'anni che ci separano dalla Dichiarazione". A loro volta i Pontefici hanno espresso in numerose occasioni la stima della Chiesa per il grande valore del documento:  Paolo vi, nella sua visita alle Nazioni Unite, il 4 ottobre 1965; Giovanni Paolo ii, che si è rivolto in due occasioni all'Assemblea Generale dell'Onu, il 2 ottobre 1979 e il 5 ottobre 1995; e lo stesso Benedetto XVI il 18 aprile scorso.

Attualizzando il discorso Bertone ha evidenziato come tutti oggi aspirino alla pace e alla giustizia:  "Quando difendono un diritto - ha spiegato - gli individui non mendicano un favore, ma reclamano ciò che è dovuto loro per il solo fatto di essere uomini". Per questo significato profondo e per il loro radicamento nell'essere umano, tali diritti sono anteriori e superiori a tutti i diritti positivi. La conseguenza è che il potere pubblico, a sua volta, è sottoposto all'ordine morale, nel quale si inseriscono i diritti dell'uomo. Ciò vale ancor di più nel contesto odierno globalizzato, in cui i problemi hanno smesso di essere nazionali e le soluzioni giuste si dovrebbero anche internazionalizzare. Tutto ciò presuppone un progresso dell'umanità e, in tal senso, la Dichiarazione è diventata un punto di riferimento universale di giustizia a livello planetario. "Per questo il sessantesimo anniversario della Dichiarazione - ha aggiunto Bertone - deve costituire un'occasione per verificare in che misura gli ideali accettati dalla maggior parte della comunità delle Nazioni del 1948 vengono rispettati oggi nelle diverse legislazioni nazionali e, ancor di più, nella coscienza degli individui e delle collettività".

Ecco allora una lunga serie di riferimenti al magistero di Papa Ratzinger sulla materia. "Quando la Chiesa parla dei diritti umani - ha detto - non si dimentica di fondarli su Dio, fonte e garanzia di tutti i diritti, e non si dimentica neppure di radicarli nella legge naturale. La sorgente dei diritti non è mai un consenso umano, per quanto importante esso sia. La legge naturale interpella la nostra ragione e la nostra libertà, poiché essa stessa è frutto di verità e di libertà:  la verità e la libertà di Dio".

Per il segretario di Stato vaticano, sulla scia di Benedetto XVI, "non basta un'interpretazione positivistica che riduca la giustizia alla legalità e intenda così i diritti umani quale risultato esclusivo di misure legislative". Per questo analizzando alcuni dei principali diritti contenuti nella dichiarazione, il cardinale Bertone si è soffermato anzitutto sulla dignità dell'uomo, che il Concilio Vaticano ii ha posto come canale necessario per la promozione nella società e per l'instaurazione della giustizia e della pace a tutti i livelli. "La dignità umana - ha affermato - è la pietra d'angolo dell'intero edificio della Dichiarazione universale".

Successivamente il relatore ha approfondito i principi di "universalità, indivisibilità e protezione" contenuti nella Dichiarazione, che pur non essendo obbligatoria, dimostrò subito la sua forza morale, divenendo l'ispirazione principale del movimento a favore dei diritti umani in tutti i Paesi. "Il riconoscimento dell'universalità - ha commentato il cardinale Bertone - appartiene al nucleo stesso della dottrina sui diritti umani". Secondo il porporato "ai nostri giorni, vi è un processo continuo e radicale di ridefinizione dei diritti umani individuali in temi molto toccanti e fondamentali, come la famiglia, i diritti del bambino e della donna, eccetera". Per questo bisogna "insistere sul fatto che i diritti umani sono "al di sopra" della politica e anche al di sopra dello "Stato-nazione". Nessuna minoranza o maggioranza politica può cambiare i diritti di quanti sono più vulnerabili nella nostra società, o i diritti umani inerenti a ogni persona umana. La tutela giuridica dei diritti dell'uomo deve essere quindi una priorità per ogni Stato".

Quanto alla dignità dell'essere umano, tema chiave di tutta la dottrina sociale della Chiesa, essa implica il rispetto della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale. In proposito Bertone ha rimarcato che il cristiano deve amare e desiderare la vita, come cammino verso Dio. Mentre parlando di famiglia ed educazione ha asserito che la famiglia è un'istituzione che lo Stato deve tutelare, visto che nella maggior parte dei patti e delle convenzioni internazionali si riconosce il diritto della famiglia a essere protetta dalla società e dallo Stato. "Non si potrà mai dimenticare - ha ammonito - che la famiglia è la fonte feconda della vita, il presupposto primordiale e insostituibile della felicità individuale dei coniugi, della formazione dei figli e del benessere sociale, come pure della stessa prosperità materiale della nazione. La Chiesa proclama che la vita familiare è fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, uniti da un vincolo indissolubile, liberamente contratto, aperto alla vita in tutte le sue fasi, luogo di incontro fra generazioni e di crescita in saggezza umana".

La famiglia è anche scuola di umanità e di valori perenni, ambito principale nell'educazione della persona. In tal senso, per il segretario di Stato bisogna rivendicare che è alla famiglia, e più concretamente ai genitori, che corrisponde per diritto naturale il primo compito educativo; il loro diritto a scegliere l'educazione per i figli conformemente alle loro idee e, in particolare, secondo le loro convinzioni religiose, deve essere rispettato.

Infine Bertone ha rivolto l'attenzione agli aspetti della libertà religiosa e dei rapporti tra Chiesa e comunità politica. Il rispetto della dignità umana implica, infatti, la difesa e la promozione dei diritti dell'uomo ed esige il riconoscimento della sua dimensione religiosa. "La libertà religiosa - ha avvertito - è il fondamento delle altre libertà, la loro ragion d'essere.

La libertà religiosa va oltre l'orizzonte che cerca di limitarla a uno spazio intimo, a una mera libertà di culto o a un'educazione ispirata ai valori cristiani, per esigere libertà dall'ambito civile e sociale", in modo che le confessioni religiose possano svolgere la loro missione. Allo stesso modo, è fondamentale considerare la libertà religiosa condizione principale e indispensabile per la pace. "Sono pietre d'angolo - ha detto - dell'edificio dei diritti umani, elementi fondamentali del bene comune e della solidarietà. La pace affonda le proprie radici nella libertà e nell'apertura alla verità. Lo Stato democratico non è neutrale rispetto alla libertà religiosa, ma, come per le altre libertà pubbliche, deve riconoscerla e creare le condizioni per il suo effettivo e pieno esercizio da parte di tutti i cittadini".

Ed è proprio in virtù di questo rispetto, che esso deve essere assolutamente neutrale rispetto alle diverse opzioni particolari che nella sfera religiosa i cittadini fanno nell'uso di questa libertà. Voler imporre, come pretende il laicismo, una fede o una religiosità strettamente privata significa deformare il fatto religioso. Tanto che Bertone non ha esitato a parlare "di un'ingerenza nel diritto delle persone a vivere le proprie convinzioni religiose come desiderano o come queste ultime esigono loro". Da parte sua "la Chiesa si mostra rispettosa di fronte alla giusta autonomia delle realtà temporali, ma chiede lo stesso atteggiamento nei confronti della sua missione nel mondo e delle diverse manifestazioni personali e sociali dei suoi fedeli, artefici in gran misura della solidarietà comunitaria e di un'ordinata convivenza. Lo Stato non può rivendicare competenze sulle convinzioni intime delle persone e neanche imporre o impedire la pratica pubblica delle religione".

Mettendo in relazione l'ordinamento democratico e la libertà religiosa, il segretario di Stato ha chiarito che non si ha un'interpretazione corretta del principio di uguaglianza riferito alle confessioni religiose quando lo si intende come uniformità di trattamento giuridico di queste ultime da parte della legge civile. Esso, di fatto, si mina se si trattano situazioni uguali in modo diverso, ma anche se si trattano situazioni diverse allo stesso modo. Il principio di uguaglianza richiede pertanto che parte dell'ordinamento statale abbia una disciplina giuridica delle confessioni religiose rispettosa delle loro peculiarità, tenendo anche presente il radicamento culturale e storico che ognuna ha nella società.

Nelle conclusioni il cardinale Bertone, facendo ancora riferimento agli interventi di Benedetto XVI, ha esortato la comunità umana ad andare al di là della mera giustizia, manifestando solidarietà ai popoli più poveri e preoccupandosi di offrire una migliore distribuzione della ricchezza, soprattutto in tempi di grave crisi economica. Come intende fare la Chiesa - ha proseguito - che sta compiendo tutti gli sforzi possibili per offrire il proprio contributo al benessere generale, a volte in situazioni difficili. Il suo desiderio più grande, infatti, è di continuare instancabilmente a prestare questo servizio all'uomo, a ogni uomo, senza alcuna discriminazione. Per questo è necessario salvaguardare la dignità della persona umana, promuovere un'ampia visione delle relazioni sociali che includa il dialogo Stato-Chiesa, che rafforzi la collaborazione con le istituzioni civili per lo sviluppo integrale della persona e il diritto alla libertà religiosa, che agevoli il libero esercizio della missione evangelizzatrice della Chiesa e che segnali il dovere della società e dello Stato di garantire spazi dove i credenti possano vivere e celebrare le proprie credenze".

Al termine della conferenza il porporato ha pranzato nella sede della nunziatura apostolica con i vescovi spagnoli, concludendo così la visita di due giorni nella capitale.



(©L'Osservatore Romano - 6 febbraio 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Tra istituzione e persona

Linfa per il matrimonio


Pubblichiamo quasi integralmente l'intervento del cardinale segretario di Stato alla presentazione del libro di monsignor José Serrano Ruiz La centralità della persona nella giurisprudenza coram Serrano (a cura di Francesco Catozzella e Maria Cristina Bresciani, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2009, 3 volumi, pagine 1.282, euro 98).

del card. Tarcisio Bertone
 

L'opera che oggi viene presentata costituisce un rilevante contributo alla comprensione di una prospettiva fondamentale della missione della Chiesa e segnatamente nell'ambito giudiziario:  la centralità della persona umana. Tale prospettiva, così presente nel nostro tempo, non è mai stata assente nella Chiesa, come attestano numerosi e importanti documenti del Magistero. Un interesse che ha avuto puntuali riflessi in un settore così centrale come il matrimonio, che pervade ampi spazi della teologia dogmatica, della teologia morale, della psicologia, della sociologia e della politica.
La riflessione giudiziale, elaborata con cura e profondità dalla Chiesa in secoli di veterum et recentiorum sapientia, ha il merito di cogliere nei fatti concreti tutta quella ricchezza di aspetti trascendenti, che, per il bene della persona e della società, si racchiudono nel matrimonio.

Un duplice filo conduttore lega i volumi dell'opera di monsignor Serrano:  la fedeltà alla Chiesa, alla sua Tradizione, veicolo di una Rivelazione immutabile; e la fedeltà al tempo, al nostro tempo, così stimolante di nuove idee e così minacciato da gravi rischi.

In tale contesto, non schivo di situazioni problematiche, l'identità del matrimonio richiede di essere difesa ed esaltata come un bene insostituibile per la persona, per la famiglia e per la società, di fronte a tendenze che ne contrastano il valore. Le molteplici sollecitazioni, di carattere socio-culturale, a cui è sottoposto l'istituto matrimoniale, non possono esimerci da una riflessione sugli elementi determinanti e qualificanti dell'unione tra uomo e donna. Nell'opera di monsignor Serrano non mancano testimonianze che, esaltando l'importanza e l'imprescindibilità del matrimonio, stimolano a esporre con chiarezza i principi cattolici in modo che il matrimonio rimanga l'alveo naturale di espressione di un amore, che non può essere svilito e banalizzato nella sua espressione erotica o passeggera (cfr. Gaudium et spes, 49).

Accanto alla difesa dell'irrinunciabile identità del matrimonio è urgente, altresì, accogliere e assumere, in quanto hanno di positivo e di cristianamente accettabile, i recenti contributi della scienza e le autentiche aspirazioni degli uomini (cfr. Gaudium et spes, 40 ss). La filosofia, la psicologia, l'antropologia, la sociologia, ci propongono un'immagine dell'uomo odierno molto fragile e diversa da quella con cui erano abituati a misurarsi i canonisti di un tempo. Il mistero nuziale cristiano postula un'irrinunciabile immutabilità non solo in ordine alla durata, ma anche al contingente dinamismo di ogni epoca. Questa è la grande sfida del matrimonio oggi.

A tale proposito, emerge una questione:  matrimonio-istituzione o matrimonio-personale? L'istruzione Dignitas connubii ha colto il problema ma sembra aver dato una soluzione ancora poco incisiva. Penso, invece, che qui si tratti di superare un falso conflitto. L'istituzione senza il riferimento alla persona risulta un'entità astratta, che attende il soffio vitale che solo può arrivare dalla sua realizzazione concreta. D'altro canto, la persona-coniuge senza l'istituto del matrimonio può essere esposta a crisi di identità, a incertezze e insicurezza.

Pertanto, la grande sfida, cui siamo chiamati, è quella di infondere nuova linfa di personalità, di personeità come suggerisce il neologismo del filosofo spagnolo Xavier Zubiri citato nelle pagine del libro. Attraverso questo impulso di personeità, il matrimonio riacquista le potenzialità che gli sono proprie. Infatti, superato il concetto di contratto, l'accordo nuziale si fa impegno, alleanza, comunione, mentre le proprietà del matrimonio, a volte valutate in modo troppo astratto e teorico, si sostanziano di contenuto valoriale e diventano qualità cristiane, valori di fede e di spiritualità, oltre che qualità naturali.

In questa impostazione, che ricorre abbondantemente nella giurisprudenza di monsignor Serrano, il matrimonio presenta un duplice arricchimento:  la totalità irripetibile del soggetto e la sua comunicabilità. Entrambi questi elementi sono entrati in modo impellente nelle cause di nullità per incapacità, portando alla esplorazione di altri spazi del pianeta umano:  affettività, emotività, empatia, sessualità, maturità, che molto si addicono all'amore e al patto nuziale. La comunicabilità poi, vale a dire la capacità si uscire da sé per darsi all'altro, trova nella analisi psicologica odierna il pieno riconoscimento di quella espressione conciliare (cfr. Gaudium et spes, 48) che la legge vigente raccoglie nel can. 1057:  un uomo e una donna si donano e si accettano reciprocamente per costituire il matrimonio.

Cari amici, l'opera che oggi viene presentata offre una preziosa occasione per riflettere sull'importanza del matrimonio tra uomo e donna. Esso è un bene tale per la società, che non può essere lasciato al prevalente giudizio dell'individuo, ma richiede che la società, nell'interesse comune, lo tuteli in modo da garantirne quella stabilità, richiesta dalla sua stessa natura.


(©L'Osservatore Romano - 14 gennaio 2010)
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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Il cardinale Bertone incontra giornalisti, imprenditori e salesiani cileni alla vigilia della conclusione del suo viaggio

Il primato della persona
nel magistero della Chiesa


Chiarezza. La chiede il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone davanti all'imponente campagna mediatica innescata dai casi degli abusi sessuali, che in alcuni Paesi hanno visto coinvolti dei sacerdoti. Chiarezza la chiede soprattutto a chi "attacca solo la Chiesa", anche a costo "di non occuparsi più di dare informazioni sui problemi del mondo".

Non usa mezzi termini il segretario di Stato nell'affrontare la questione incontrando i giornalisti al termine della plenaria dell'episcopato cileno, svoltasi lunedì mattina, 12 aprile, a Santiago, uno degli appuntamenti in agenda nella visita ufficiale che sta compiendo in questi giorni al Paese.

Esplicito è stato il riferimento ai continui attacchi portati dal "New York Times". Il cardinale Bertone ha ricordato in proposito le posizioni espresse dal più diffuso quotidiano economico internazionale, il "Wall Street Journal", e, più recentemente dal "The Jerusalem Post" che nella edizione on line di giovedì 8 aprile, aveva ospitato un intervento di Ed Koch - al quale il nostro giornale ha dato rilievo nella edizione di domenica scorsa, 11 aprile - per sostenere la tesi di "manifestazioni di anticattolicesimo" e di una serie di articoli che non hanno più "lo scopo di informare ma solo punitivo".

"Non vogliamo certo mettere il silenziatore su questi casi - ha quindi ripetuto il segretario di Stato durante la conferenza stampa - ma speriamo che questa campagna finisca" e si cominci a considerare che questa orrenda patologia "riguarda anche altre istituzioni. Abbiamo statistiche dell'Onu e dell'Unicef, relative a migliaia di casi riguardanti tutte le categorie e che non parlano solo della Chiesa cattolica perché è una percentuale minima".

Ciononostante, visto che la gravità della tragedia resterebbe tale anche se si trattasse di un solo caso, come è stato più volte ribadito da parte della Chiesa cattolica, "il Papa ha incontrato molte delle vittime - ha ricordato il porporato secondo quanto riferisce l'Ansa - ed è disposto ad incontrarne altre. Sarebbe interessante che capi di Stato e capi di altre religioni incontrassero a loro volta" quanti sono rimasti vittime in altri contesti.

Il cardinale Bertone poi, ricordata la messa in linea, sul sito della Santa Sede, della Guida alla comprensione delle procedure di base della Congregazione per la Dottrina della Fede riguardo alle accuse di abusi sessuali, (avvenuta nella stessa giornata di lunedì 12, e della quale abbiamo dato notizia nella nostra edizione di ieri, ndr), non ha nascosto la possibilità di "altre iniziative" che il Papa prenderà ancora, che "non mancheranno di sorprenderci. Non posso anticipare, ma si sta pensando ad altre cose su questo tema specifico". "Anche altre istituzioni - ha aggiunto - dovrebbero prendere iniziative concrete, di cuore" per difendere la dignità dei bambini e delle mamme. Dal canto suo il Papa "ha chiesto perdono - ha precisato ancora - per i casi di abusi sessuali nei quali sono rimasti coinvolti dei religiosi" e ha citato la lettera ai cattolici irlandesi e i diversi interventi  negli  Stati  Uniti  e  in  Australia.

Durante l'incontro con i giornalisti sono state affrontate anche altre tematiche, alcune riguardanti la visita del cardinale in Cile "un'occasione per il Paese - ha detto per esempio il vescovo Alejandro Goic, presidente della Conferenza episcopale del Cile - per manifestare al Papa una comunione profonda davanti agli ingiusti attacchi di questi giorni".

Martedì mattina, 13 aprile, il cardinale segretario di Stato ha incontrato, in nunziatura, gli imprenditori cileni, per ribadire gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa e soprattutto per rilanciare quelli contenuti nell'enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate. "La Chiesa - ha ripetuto in sostanza il cardinale - senza pretendere di offrire soluzioni tecniche ai problemi economici, ha la missione di illuminare le coscienze degli uomini con l'annuncio del Vangelo, affinché le loro azioni siano in linea con la necessità di rispettare la dignità della persona umana e si eviti ogni forma di degrado considerando la persona come mero strumento di produzione.

Questa è la visione dell'umanesimo cristiano, in virtù della quale la disponibilità verso Dio comporta la disponibilità con i fratelli e una vita intesa come fonte di solidarietà". Ha poi ribadito la fondamentale importanza che qualsiasi attività economica abbia come obiettivo il bene comune e che tale fine sia ottenuto "con mezzi leciti".

Per poter parlare di relazioni autenticamente umane "è necessario - ha aggiunto - che siano fondate su trasparenza, amicizia, solidarietà, reciprocità, responsabilità e fiducia". Un ideale questo che non può mai venir meno, soprattutto in un momento di crisi come quello attuale, nel quale le dinamiche economiche hanno influenzato molto il modo di intendere le iniziative imprenditoriali. In questo senso ha riproposto quanto sostenuto dal Papa a proposito dell'impiego delle risorse economiche che "non deve mai essere motivato da fini speculativi" o cedere al tentativo di "raggiungere unicamente un beneficio immediato".

Il segretario di Stato si è poi soffermato sulle grandi potenzialità offerte dal progresso tecnologico mettendo in guardia dai rischi che si possono correre quando, proprio con le nuove conquiste, si va affermando "una mentalità per la quale tutto è manipolabile, anche la vita umana". Si è riferito in particolare alla fecondazione in vitro, alla ricerca sugli embrioni, alla clonazione, all'aborto e all'eutanasia. Si tratta di "rischi - ha detto - che bisogna affrontare, come insegna il Papa, nella logica del dono e della gratuità" anche nell'ottica dell'economia di mercato. È necessario riaffermare così "il primato della persona sull'utile, quello della relazione personale sul prodotto finale".

Buona parte del pomeriggio il cardinale l'ha trascorsa "in famiglia". Si è intrattenuto infatti con la comunità salesiana nella pontificia università "Silva Henríquez". Dopo aver ripercorso la storia della presenza salesiana in questa terra, il cardinale si è soffermato sull'impegno che attende gli eredi di Don Bosco per il futuro della missione della Chiesa in Cile, così come disegnato nel corso della v Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano e dei Caraibi, riunitasi ad Aparecida, affinché in Cristo tutti abbiano la vita.
 
"La vocazione di tutti i cristiani - ha ricordato - è di essere discepoli che accolgono calorosamente la Parola di Dio e apostoli che la trasmettono gioiosamente. La fedeltà a questa convinzione pone i membri della famiglia salesiana al servizio di questo bel compito evangelizzatore, con il carisma che li caratterizza e l'esempio illuminato di san Giovanni Bosco, che seppe andare incontro ogni giorno ai bisogni e alla povertà dei ragazzi della sua epoca con un cuore di padre, maestro e amico dei giovani". Anche oggi per i salesiani la sfida resta quella di favorire l'incontro di ogni giovane con Gesù Cristo. "Una sfida permanente - ha detto - che si deve affrontare con fedeltà alla parola di Dio, con docilità al magistero della Chiesa e in comunione con i pastori e i piani diocesani di evangelizzazione, cercando  d'identificarsi  pienamente con il messaggio di salvezza che si proclama".

Dopo aver proposto il pensiero di Benedetto XVI sull'educazione, il cardinale Bertone ha ricordato ai suoi confratelli che "di fronte allo sconforto che invade alcuni educatori, genitori e professori, voi siete invitati, attraverso le vostre molteplici opere formative, a offrire una testimonianza di speranza. Guardare a don Bosco e continuare a imparare dal suo "umanesimo pedagogico" vi aiuterà a educare, considerando in primo luogo la dignità della persona, tenendo conto dei bisogni dei giovani, per renderli corresponsabili della loro crescita, e risvegliando e mobilitando tutte le loro potenzialità.
 
Guardare a san Giovanni Bosco vi insegnerà anche ad apprezzare correttamente le realtà temporali, il carattere nobilitante del lavoro quotidiano e la gioia di vivere". "Il Cile - ha concluso - sta attualmente vivendo un momento di dolore e di speranza al quale tutti sono chiamati a partecipare offrendo il meglio di se stessi. A novembre dello scorso anno i vescovi del Cile, in vista del bicentenario, hanno invitato a fare di questa patria "una mensa per tutti". È un invito a lavorare insieme, senza che nessuno resti escluso e al quale tutti possano apportare i propri talenti per superare i grandi problemi esistenti e le disuguaglianze sociali che ancora esistono in questo Paese. Nella costruzione di questa mensa per tutti la Famiglia salesiana può offrire il proprio contributo, ricordando che al progresso materiale deve corrispondere un progresso nella formazione etica dell'uomo".

La giornata si è conclusa con una sosta nella casa di riposo per sacerdoti, intitolata al "santo Curato d'Ars". Nei confronti degli ospiti ha espresso stima per il servizio fedele reso alla Chiesa.


(©L'Osservatore Romano - 14 aprile 2010)
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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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