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Card. Bertone spiega l'importanza dell'Uomo nella Dottrina Sociale della Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2010 18:35
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06/02/2009 15:05
 
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Il cardinale Tarcisio Bertone in Spagna parla dei diritti umani nel magistero di Benedetto XVI

Alle radici della coscienza morale dell'umanità


La Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo rappresenta "l'espressione scritta delle basi su cui si fondano il diritto delle nazioni, le leggi dell'umanità e i dettami della coscienza pubblica adattati allo spirito del Terzo millennio". Ma ancora oggi "cento milioni di uomini vedono minacciati i loro diritti alla vita, alla libertà, alla sicurezza; non sempre si rispetta l'uguaglianza fra tutti e neppure la dignità di ognuno, mentre si erigono nuove barriere per motivi legati alla razza, alla religione, alle opinioni pubbliche o ad altre convinzioni". È quanto ha ribadito il cardinale Tarcisio Bertone giovedì mattina, 5 febbraio, a Madrid nella sede della Conferenza episcopale spagnola.

Invitato a parlare dei diritti umani nel magistero di Benedetto XVI, in occasione del sessantesimo anniversario del documento firmato dalla stragrande maggioranza dei 58 Paesi che allora formavano le Nazioni Unite, il segretario di Stato ha riproposto e approfondito le sollecitazioni emerse lo scorso 10 dicembre, in occasione dell'atto commemorativo organizzato in Vaticano dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. In quella circostanza il Pontefice e lo stesso Bertone avevano sottolineato come la Dichiarazione avesse rappresentato un "gesto fondamentale nella maturazione della coscienza morale dell'umanità, in consonanza con la dignità della persona". Soprattutto, alla luce dell'importanza "che la Santa Sede attribuisce al riconoscimento e alla tutela dei diritti inalienabili della persona umana" e dell'impegno dei cattolici nella difesa e nella promozione di tali diritti.

A Madrid il porporato ha esordito illustrando i contributi del cristianesimo e della dottrina sociale della Chiesa in materia di diritti umani. Essi - ha spiegato - "nascono dalla cultura europea occidentale, di indubbia matrice cristiana. Il cristianesimo ereditò dall'ebraismo la convinzione, plasmata nella prima pagina della Bibbia, che l'essere umano è immagine di Dio.

Per questo, la Chiesa ha dato il suo contributo, sia con la riflessione sui diritti umani alla luce della Parola di Dio e della ragione umana, sia con il suo impegno di annuncio e di denuncia, che ne ha fatto un difensore instancabile dell'uomo, anche in questi sessant'anni che ci separano dalla Dichiarazione". A loro volta i Pontefici hanno espresso in numerose occasioni la stima della Chiesa per il grande valore del documento:  Paolo vi, nella sua visita alle Nazioni Unite, il 4 ottobre 1965; Giovanni Paolo ii, che si è rivolto in due occasioni all'Assemblea Generale dell'Onu, il 2 ottobre 1979 e il 5 ottobre 1995; e lo stesso Benedetto XVI il 18 aprile scorso.

Attualizzando il discorso Bertone ha evidenziato come tutti oggi aspirino alla pace e alla giustizia:  "Quando difendono un diritto - ha spiegato - gli individui non mendicano un favore, ma reclamano ciò che è dovuto loro per il solo fatto di essere uomini". Per questo significato profondo e per il loro radicamento nell'essere umano, tali diritti sono anteriori e superiori a tutti i diritti positivi. La conseguenza è che il potere pubblico, a sua volta, è sottoposto all'ordine morale, nel quale si inseriscono i diritti dell'uomo. Ciò vale ancor di più nel contesto odierno globalizzato, in cui i problemi hanno smesso di essere nazionali e le soluzioni giuste si dovrebbero anche internazionalizzare. Tutto ciò presuppone un progresso dell'umanità e, in tal senso, la Dichiarazione è diventata un punto di riferimento universale di giustizia a livello planetario. "Per questo il sessantesimo anniversario della Dichiarazione - ha aggiunto Bertone - deve costituire un'occasione per verificare in che misura gli ideali accettati dalla maggior parte della comunità delle Nazioni del 1948 vengono rispettati oggi nelle diverse legislazioni nazionali e, ancor di più, nella coscienza degli individui e delle collettività".

Ecco allora una lunga serie di riferimenti al magistero di Papa Ratzinger sulla materia. "Quando la Chiesa parla dei diritti umani - ha detto - non si dimentica di fondarli su Dio, fonte e garanzia di tutti i diritti, e non si dimentica neppure di radicarli nella legge naturale. La sorgente dei diritti non è mai un consenso umano, per quanto importante esso sia. La legge naturale interpella la nostra ragione e la nostra libertà, poiché essa stessa è frutto di verità e di libertà:  la verità e la libertà di Dio".

Per il segretario di Stato vaticano, sulla scia di Benedetto XVI, "non basta un'interpretazione positivistica che riduca la giustizia alla legalità e intenda così i diritti umani quale risultato esclusivo di misure legislative". Per questo analizzando alcuni dei principali diritti contenuti nella dichiarazione, il cardinale Bertone si è soffermato anzitutto sulla dignità dell'uomo, che il Concilio Vaticano ii ha posto come canale necessario per la promozione nella società e per l'instaurazione della giustizia e della pace a tutti i livelli. "La dignità umana - ha affermato - è la pietra d'angolo dell'intero edificio della Dichiarazione universale".

Successivamente il relatore ha approfondito i principi di "universalità, indivisibilità e protezione" contenuti nella Dichiarazione, che pur non essendo obbligatoria, dimostrò subito la sua forza morale, divenendo l'ispirazione principale del movimento a favore dei diritti umani in tutti i Paesi. "Il riconoscimento dell'universalità - ha commentato il cardinale Bertone - appartiene al nucleo stesso della dottrina sui diritti umani". Secondo il porporato "ai nostri giorni, vi è un processo continuo e radicale di ridefinizione dei diritti umani individuali in temi molto toccanti e fondamentali, come la famiglia, i diritti del bambino e della donna, eccetera". Per questo bisogna "insistere sul fatto che i diritti umani sono "al di sopra" della politica e anche al di sopra dello "Stato-nazione". Nessuna minoranza o maggioranza politica può cambiare i diritti di quanti sono più vulnerabili nella nostra società, o i diritti umani inerenti a ogni persona umana. La tutela giuridica dei diritti dell'uomo deve essere quindi una priorità per ogni Stato".

Quanto alla dignità dell'essere umano, tema chiave di tutta la dottrina sociale della Chiesa, essa implica il rispetto della vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale. In proposito Bertone ha rimarcato che il cristiano deve amare e desiderare la vita, come cammino verso Dio. Mentre parlando di famiglia ed educazione ha asserito che la famiglia è un'istituzione che lo Stato deve tutelare, visto che nella maggior parte dei patti e delle convenzioni internazionali si riconosce il diritto della famiglia a essere protetta dalla società e dallo Stato. "Non si potrà mai dimenticare - ha ammonito - che la famiglia è la fonte feconda della vita, il presupposto primordiale e insostituibile della felicità individuale dei coniugi, della formazione dei figli e del benessere sociale, come pure della stessa prosperità materiale della nazione. La Chiesa proclama che la vita familiare è fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, uniti da un vincolo indissolubile, liberamente contratto, aperto alla vita in tutte le sue fasi, luogo di incontro fra generazioni e di crescita in saggezza umana".

La famiglia è anche scuola di umanità e di valori perenni, ambito principale nell'educazione della persona. In tal senso, per il segretario di Stato bisogna rivendicare che è alla famiglia, e più concretamente ai genitori, che corrisponde per diritto naturale il primo compito educativo; il loro diritto a scegliere l'educazione per i figli conformemente alle loro idee e, in particolare, secondo le loro convinzioni religiose, deve essere rispettato.

Infine Bertone ha rivolto l'attenzione agli aspetti della libertà religiosa e dei rapporti tra Chiesa e comunità politica. Il rispetto della dignità umana implica, infatti, la difesa e la promozione dei diritti dell'uomo ed esige il riconoscimento della sua dimensione religiosa. "La libertà religiosa - ha avvertito - è il fondamento delle altre libertà, la loro ragion d'essere.

La libertà religiosa va oltre l'orizzonte che cerca di limitarla a uno spazio intimo, a una mera libertà di culto o a un'educazione ispirata ai valori cristiani, per esigere libertà dall'ambito civile e sociale", in modo che le confessioni religiose possano svolgere la loro missione. Allo stesso modo, è fondamentale considerare la libertà religiosa condizione principale e indispensabile per la pace. "Sono pietre d'angolo - ha detto - dell'edificio dei diritti umani, elementi fondamentali del bene comune e della solidarietà. La pace affonda le proprie radici nella libertà e nell'apertura alla verità. Lo Stato democratico non è neutrale rispetto alla libertà religiosa, ma, come per le altre libertà pubbliche, deve riconoscerla e creare le condizioni per il suo effettivo e pieno esercizio da parte di tutti i cittadini".

Ed è proprio in virtù di questo rispetto, che esso deve essere assolutamente neutrale rispetto alle diverse opzioni particolari che nella sfera religiosa i cittadini fanno nell'uso di questa libertà. Voler imporre, come pretende il laicismo, una fede o una religiosità strettamente privata significa deformare il fatto religioso. Tanto che Bertone non ha esitato a parlare "di un'ingerenza nel diritto delle persone a vivere le proprie convinzioni religiose come desiderano o come queste ultime esigono loro". Da parte sua "la Chiesa si mostra rispettosa di fronte alla giusta autonomia delle realtà temporali, ma chiede lo stesso atteggiamento nei confronti della sua missione nel mondo e delle diverse manifestazioni personali e sociali dei suoi fedeli, artefici in gran misura della solidarietà comunitaria e di un'ordinata convivenza. Lo Stato non può rivendicare competenze sulle convinzioni intime delle persone e neanche imporre o impedire la pratica pubblica delle religione".

Mettendo in relazione l'ordinamento democratico e la libertà religiosa, il segretario di Stato ha chiarito che non si ha un'interpretazione corretta del principio di uguaglianza riferito alle confessioni religiose quando lo si intende come uniformità di trattamento giuridico di queste ultime da parte della legge civile. Esso, di fatto, si mina se si trattano situazioni uguali in modo diverso, ma anche se si trattano situazioni diverse allo stesso modo. Il principio di uguaglianza richiede pertanto che parte dell'ordinamento statale abbia una disciplina giuridica delle confessioni religiose rispettosa delle loro peculiarità, tenendo anche presente il radicamento culturale e storico che ognuna ha nella società.

Nelle conclusioni il cardinale Bertone, facendo ancora riferimento agli interventi di Benedetto XVI, ha esortato la comunità umana ad andare al di là della mera giustizia, manifestando solidarietà ai popoli più poveri e preoccupandosi di offrire una migliore distribuzione della ricchezza, soprattutto in tempi di grave crisi economica. Come intende fare la Chiesa - ha proseguito - che sta compiendo tutti gli sforzi possibili per offrire il proprio contributo al benessere generale, a volte in situazioni difficili. Il suo desiderio più grande, infatti, è di continuare instancabilmente a prestare questo servizio all'uomo, a ogni uomo, senza alcuna discriminazione. Per questo è necessario salvaguardare la dignità della persona umana, promuovere un'ampia visione delle relazioni sociali che includa il dialogo Stato-Chiesa, che rafforzi la collaborazione con le istituzioni civili per lo sviluppo integrale della persona e il diritto alla libertà religiosa, che agevoli il libero esercizio della missione evangelizzatrice della Chiesa e che segnali il dovere della società e dello Stato di garantire spazi dove i credenti possano vivere e celebrare le proprie credenze".

Al termine della conferenza il porporato ha pranzato nella sede della nunziatura apostolica con i vescovi spagnoli, concludendo così la visita di due giorni nella capitale.



(©L'Osservatore Romano - 6 febbraio 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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