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La Chiesa Ortodossa crea un Consiglio ecclesiale supremo

Ultimo Aggiornamento: 28/03/2011 19:05
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Messaggio del concilio locale

Partecipazione e unità
La Chiesa ortodossa russa ai suoi fedeli


Mosca, 9. Il buon esito della missione della Chiesa si vede "soprattutto nello stato spirituale degli uomini, nella loro partecipazione ai sacramenti e alla liturgia, nella loro purezza morale":  non dimentica uno dei punti dolenti - ovvero l'esiguo numero di praticanti effettivi (dal 5 al 10 per cento) in un Paese sì a stragrande maggioranza ortodossa ma dove il relativismo e l'ateismo hanno ancora il loro peso - il messaggio inviato dal concilio locale ai religiosi e ai fedeli della Chiesa ortodossa russa. Riunitosi il 27 e 28 gennaio scorsi, il concilio, oltre a eleggere Cirillo nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, ha elencato le sfide che attendono la Chiesa e ha esortato i fedeli a "testimoniare" con essa la verità del Vangelo di Cristo, "perché è in Cristo che noi abbiamo la vita, la vita in abbondanza" (Giovanni, 10, 10).

L'impegno pastorale e l'esempio di vita cristiano - si legge nel messaggio - "devono poter toccare il cuore degli uomini che si dicono ortodossi ma che non condividono la vita della Chiesa. Infatti anch'essi sono membri della nostra Chiesa, chiamati alla salvezza dal Signore". I membri del concilio locale si rallegrano del gran numero di chiese e di preti ma non dimenticano che "il criterio di riuscita della missione della Chiesa" è soprattutto la partecipazione dei fedeli ai sacramenti. "Noi dobbiamo annunciare - sottolineano - che il solo modo per superare la crisi interiore della personalità, le tensioni familiari e le divergenze in seno alla società è rispettare i valori etici eterni e immutabili contenuti nella Rivelazione divina". La Chiesa porta questa testimonianza al mondo intero, a tutti gli uomini, "in particolare ai bambini e ai giovani". È per questo che "dobbiamo avere oggi la possibilità di rivolgerci senza ostacoli alle nuove generazioni, con la predicazione, nelle scuole come attraverso i mezzi di comunicazione".

Il ministero ecclesiale comporta "la cura delle persone che hanno bisogno di assistenza e di aiuto", deve "saziare colui che ha fame, ospitare chi non ha un tetto, difendere chi è trattato con ingiustizia, aiutare le persone anziane, stare vicino a chi è solo, alleviare le sofferenze dei malati e consolare i disperati".


I padri sinodali ricordano che nel secolo scorso la Chiesa ortodossa russa ha attraversato "prove terribili" per difendere la propria fede e la propria fedeltà a Cristo. Ma ora si aprono davanti a essa "nuove prospettive missionarie" e "conviene approfittarne pienamente" poiché la missione cristiana "è un comandamento del Salvatore". Il Cristo resuscitato chiama infatti i suoi discepoli a "seguirlo nell'annuncio della Verità divina". Il Signore - è scritto nel documento - è venuto per salvare gli uomini. Così, come domanda l'apostolo Paolo, "come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?" (Lettera ai Romani, 10, 14). L'invito dei padri sinodali è a essere tutti ministri ed evangelisti del Cristo Salvatore poiché "per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato" (Lettera ai Romani, 1, 5).

Il 27 e 28 gennaio sono stati fra l'altro approvati gli atti dei concili episcopali dal 1990 al 2009, così come le iniziative ecclesiali nei differenti campi intraprese sotto la guida di Alessio ii, sottolineando i frutti maturati nel corso di questi diciotto anni. Il defunto Patriarca di Mosca e di tutte le Russie - si afferma - "aveva la continua preoccupazione dell'unità della Chiesa e cercava di preservarla da scismi e divisioni, di modo che essa continuasse a riunire gli uomini di nazionalità, generazioni e origini sociali assai differenti". L'opera più importante di Alessio ii - ricordano i rappresentanti della Chiesa ortodossa russa - compiuta assieme al defunto metropolita Lauro, "fu il ristabilimento dell'unità fra la Chiesa in Russia e la Chiesa russa all'estero". Ancora oggi, "ricordando i precetti del defunto primate, noi dobbiamo preservare e rinforzare l'unità della Chiesa e prevenire anche le pur minime ombre di divisione fra noi".

L'unità dello spirito nella concordia della pace è, per i padri sinodali, "il segno della presenza di Cristo stesso nella comunità dei suoi discepoli". Presupposta l'uniformità alla fede ortodossa, "possiamo avere delle divergenze in questioni secondarie legate alla vita della Chiesa e della società" ma "queste divergenze non devono dar luogo a ostilità, a divisioni e ad accuse ingiuste". In questo senso il concilio locale ha approvato la risoluzione del concilio episcopale del 2008 sull'unità della Chiesa e invitato tutto il clero a seguirla.

Nel messaggio si ricorda naturalmente l'elezione del metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Cirillo, a Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, chiedendo ai fedeli "di pregare ardentemente affinché il Capo dei pastori, nostro Signore Gesù Cristo, accordi la sua abbondante grazia al ministero" della nuova guida ortodossa, assistendola in tutte le sue opere e fortificando il suo spirito e il suo corpo al servizio della Chiesa. Ma l'appello ai fedeli è soprattutto a "rinforzare la loro unità in nome di Cristo":  è "insieme, attraverso sforzi comuni, che dobbiamo "compiere la nostra salvezza" (Lettera ai Filippesi, 2, 12) e contribuire all'illuminazione spirituale delle persone che ci sono vicine e di quelle lontane da noi". L'invito è a pregare "perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata" (Seconda Lettera ai Tessalonicesi, 3, 1) e, vieppiù, a dimorare nell'amore di Cristo "che oltrepassa le frontiere degli Stati, le distinzioni nazionali e tutte le altre diversificazioni, per compiere la volontà del Salvatore che così pregava il suo Padre celeste per i suoi discepoli:  "Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Giovanni, 17, 21)".

Nei giorni successivi all'elezione, Cirillo, oltre alle delegazioni inviate dalle varie Chiese per la cerimonia di intronizzazione, ha incontrato il sindaco di Mosca, Jurij Luzkov, sottolineando gli ottimi rapporti di collaborazione (il sindaco ha fra l'altro promesso la costruzione di chiese nei nuovi quartieri della capitale), e il presidente della Bulgaria, Georgi Parvanov, al quale ha detto che "i legami fraterni della stessa fede ortodossa uniscono i nostri due Paesi". Cirillo, sabato scorso, si è poi recato a Smolensk, nella diocesi guidata per più di venticinque anni. È stata la prima visita fuori da Mosca del nuovo Patriarca. "Gli anni passati qui - ha dichiarato - hanno per me una grande importanza. È a Smolensk che ho scoperto la vita della Russia".



(©L'Osservatore Romano - 9-10 febbraio 2009)
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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02/04/2009 22:09
 
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RUSSIA

La rivoluzione di Mosca: Kirill e la Curia


Tra i principali cambiamenti lo smembramento del Dipartimento per le relazioni esterne che perde molti poteri. Istituiti nuovi dicasteri affidati a uomini di fiducia del nuovo Patriarca. Il metropolita Kliment, già Cancelliere e principale concorrente di Kirill nella successione ad Alessio II, finisce al Consiglio per l’editoria. Tra le nuove nomine anche un laico, a capo del neonato Dipartimento per l’informazione.

Mosca (AsiaNews/Agenzie)

Il primo Santo Sinodo sotto la direzione del nuovo Patriarca Kirill si chiude con una rivoluzione nella Curia della Chiesa russa ortodossa. In pratica viene smontato il potente Dipartimento per le relazioni esterne (Decr), guidato dallo stesso Kirill fino alla sua elezione a successore di Alessio II.
Alla guida del Decr arriva Ilarion Alfeev, sino ad oggi vescovo di Vienna e sostenitore dell’elezione di Kirill. Ma il dipartimento viene smembrato e depotenziato e la cura dei rapporti con diocesi, filiali, monasteri e parrocchie che passa sotto la diretta dipendenza del Patriarca.

A questo scopo il Sinodo ha istituito un Segretariato per le istituzioni con l’estero che risponderà a Kirill, mentre al Decr - si legge nei verbali del Sinodo - rimarrà solo “la direzione dell’attività di diplomazia ecclesiastica degli istituti che la svolgono”.

Sull’onda dello smembramento del Decr la riunione dello scorso 31 marzo ha istituito altri nuovi dicasteri e uffici. Su tutti il Dipartimento sinodale per la cooperazione tra Chiesa e società a cui viene affidato il «rapporto con gli organismi del potere legislativo, con i partiti politici, i sindacati e le organizzazioni culturali e altre istituzioni della società civile nel territorio canonico del Patriarcato di Mosca». Il nuovo Dicastero sarà guidato da padre Vsevolod Chaplin, uomo di fiducia del Patriarca, e avrà anche la possibilità di istituire contatti con il potere esecutivo nei paesi della CSI e i Baltici.
Il radicale ridimensionamento del Decr è interpretato da molti come un taglio netto con il passato più recente della Chiesa moscovita - il dipartimento era stato creato in epoca sovietica - e, insieme alle riforme strutturali introdotte dal Santo Sinodo, appare come una manovra per accentrare i poteri di governo nelle mani del nuovo Patriarca.

Tra le altre novità, l’istituzione del Dipartimento sinodale per l’informazione che viene affidato ad un laico: Vladimir Legojda, direttore del mensile Foma, il principale periodico ortodosso, con una tiratura di circa 40mila copie diffuse nelle chiese e nelle edicole di tutta la Federazione.

Va infine segnalata la creazione di una Filiale di dottorato dell’Accademia Teologica di Mosca presso il Decr “al fine di migliorare - si legge nei verbali - il livello di formazione e preparazione specifica di personale atto a un lavoro direzionale e diplomatico all’interno della Chiesa”.

Il Santo Sinodo ha accettato pure le dimissioni del Metropolita Kliment, principale concorrente di Kirill alle elezioni per il soglio patriarcale. L’ex Cancelliere del Patriarcato di Mosca, una delle cariche più importanti nella gerarchia della Chiesa ortodossa russa, è stato nominato Presidente del Consiglio per l’editoria, mentre al suo posto è stato nominato l’arcivescovo di Saransk e della Mordovia Varsonofij.

Cambi anche ai vertici del Dipartimento sinodale per l’istruzione religiosa e la catechesi: al posto di Ioann Ekonomcev, rettore dell’Istituto ortodosso San Giovanni, è stato nominato presidente il vescovo Merkurij di Zarajsk, che era invece Cancelliere delle parrocchie patriarcali negli Stati Uniti.

 AsiaNews





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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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17/04/2009 19:24
 
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Il metropolita Jonas sulla questione del primato sulle comunità della diaspora

La Chiesa ortodossa in America
e l'unità nella diversità


Dallas, 17. Come già il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca, Hilarion, anche il metropolita Jonas, primate della Chiesa ortodossa in America, si è espresso contro l'eventuale sottomissione al patriarcato di Costantinopoli delle comunità della diaspora, ovvero le parrocchie e i monasteri ortodossi che si trovano al di fuori delle frontiere delle Chiese ortodosse locali.


Nell'omelia pronunciata giorni fa nella cattedrale ortodossa di Saint Seraphim a Dallas, in Texas, e dedicata alla questione dell'unità e del futuro dell'ortodossia nella diaspora, Jonas ha sottolineato che la diversità dell'ortodossia "che noi accogliamo non è una diversità di modi di vita, ma una diversità che riflette il carattere plurale della nostra comunità, un popolo di razze differenti, di colori differenti e di origini etniche differenti".
 
La Chiesa ortodossa in America ha ricevuto lo stato di autocefalia (indipendenza canonica) da parte del patriarcato di Mosca nel 1970, ma questa autocefalia non è riconosciuta dal patriarcato di Costantinopoli che mantiene in America il suo proprio arcivescovado greco.

"Noi siamo tutti americani - ha detto nell'omelia il metropolita Jonas - siamo una sola comunità di cristiani ortodossi e, per questo, una Chiesa locale. Poco importa che dipendiamo da giurisdizioni amministrative differenti, perché noi siamo un solo corpo, preghiamo con un solo cuore e un solo spirito, celebriamo la stessa eucarestia e facciamo la comunione allo stesso calice. Poco importa - ha proseguito - che noi siamo di rito orientale o di rito occidentale, poco importa la lingua nella quale celebriamo, perché noi siamo una sola Chiesa, una Chiesa locale e, oserei dire, una Chiesa indigena".

Parlando della molteplicità delle giurisdizioni ortodosse, il primate in America ha affermato che "certi ci propongono una soluzione, ovvero di sottometterci tutti a Costantinopoli, di sottometterci a un patriarcato straniero che, solo, prenderà ogni decisione, senza che noi possiamo dire nulla su tali decisioni". Così - ha spiegato Jonas - "non saremo più padroni del nostro destino, rinunceremo alla libertà che abbiamo ricevuto come cristiani ortodossi americani. Penso che esista una soluzione migliore di questa".

Nel sermone pronunciato a Dallas, il metropolita non ha nascosto la sua inquietudine riguardo la riunione della commissione interortodossa preconciliare che si svolgerà a giugno al Fanar di Istanbul, sede del patriarcato ecumenico:  "Costantinopoli - ha spiegato - cercherà di sottomettere la diaspora al suo unico controllo e in tal modo andare verso l'unità".



(©L'Osservatore Romano - 18 aprile 2009)

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L'arcivescovo Hilarion sulla IV Consultazione preconciliare in corso in Svizzera

L'unità panortodossa
e le Chiese della diaspora


 Chambésy, 8. L'unità ortodossa passa attraverso decisioni comuni sul dialogo con i cattolici e i protestanti e attraverso l'applicazione di canoni sacri al mondo moderno, la regolamentazione della vita ecclesiale nella diaspora ortodossa e la comprensione delle istituzioni ecclesiastiche dell'autocefalia e dell'autonomia.

OrtodossiHilarion Alfeyev, arcivescovo di Volokolamsk e presidente del dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ribadisce che "il compito più importante del dialogo panortodosso" resta "la promozione dell'unità della Chiesa preservando la sua santa tradizione". In un'intervista all'agenzia Interfax, Hilarion parla degli argomenti in agenda alla IV Consultazione preconciliare panortodossa in corso di svolgimento, dal 6 al 13 giugno, al Centro ortodosso del Patriarcato ecumenico di Chambésy, in Svizzera. L'incontro, dedicato al tema della diaspora, segue quelli del 1976, del 1982 e del 1986, svoltisi anch'essi a Chambésy.

Per promuovere l'unità della Chiesa ortodossa - spiega l'arcivescovo - "è necessario consolidare l'autoconsapevolezza teologica, scambiare esperienze nell'ambito catechistico ed educativo, formare l'assistenza pastorale e assicurare la partecipazione ecclesiale nell'ambito del lavoro sociale". L'unità dell'ortodossia è fondamentale per "elaborare una risposta comune alle sfide che il mondo in rapido cambiamento ci propone". Tra le forme che esprimono una vera cooperazione panortodossa, Hilarion pone i preparativi per il Grande concilio della Chiesa ortodossa orientale, il quale "deve tener conto di alcune pressanti questioni che richiedono una decisione panortodossa".

Per sanare le divisioni - sottolinea il dirigente della Chiesa ortodossa russa - le scelte sono obbligate e passano attraverso il dialogo, la discussione congiunta sui problemi emergenti, la comunione liturgica e la collaborazione in altre attività ecclesiali, la conoscenza delle usanze di ogni tradizione nazionale, il libero scambio di opinioni e le decisioni prese insieme "nello spirito di Cristo, del Vangelo e della tradizione della Chiesa".

Parlando del tema della IV Consultazione preconciliare panortodossa, Alfeyev dice che "non si può affermare che ogni problema particolare rappresenti una seria minaccia per l'unità dell'ortodossia". La vita e l'ordine di una comunità ortodossa che esiste al di fuori della propria Chiesa ortodossa locale - spiega Hilarion - "sono spesso un riflesso diretto dell'immagine della vita ecclesiale così come si è sviluppata storicamente in seno a tale Chiesa particolare.

Assieme alle parrocchie delle varie tradizioni etniche, greca, russa, romena, serba, nella diaspora vi sono parrocchie multinazionali che cercano di andare incontro ai bisogni dei loro fedeli". La diaspora ortodossa - conclude - "ha molti volti, così come è vario lo stesso mondo ortodosso", e "il graduale consolidamento delle diaspore potrà portare in futuro all'emersione di nuove Chiese ortodosse locali".



(©L'Osservatore Romano - 8-9 giugno 2009)
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Il Patriarca di Mosca in visita alla diocesi ortodossa di Archangelsk

Collaborazione e rispetto
Cirillo sul confronto tra le fedi


Archangelsk, 27. "Siamo profondamente convinti che gli uomini di religioni differenti devono rispettarsi e lavorare insieme in modo che nessun conflitto interetnico o interreligioso possa scuotere la vita di un Paese multinazionale come il nostro". È uno dei passaggi più significativi del discorso pronunciato nei giorni scorsi dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Cirillo, in visita alla diocesi ortodossa di Archangelsk, dove ha tenuto una conferenza, della quale il sito internet della Chiesa ortodossa russa in Francia riporta una sintesi.

<kirillRispondendo alle domande dei fedeli sulla missione della Chiesa e sul suo ruolo nella società, in particolare sulla questione della costruzione in Russia di un sempre più grande numero di luoghi di culto non ortodossi (soprattutto sinagoghe e moschee), Cirillo ha affermato che "noi viviamo in un Paese libero e ogni uomo ha il diritto di professare la propria fede". Tuttavia, "occorre che questa manifestazione non generi alcuna animosità interconfessionale o interreligiosa".

Per il Patriarca di Mosca, l'obiettivo della religione è "riunire gli uomini, anche quelli che appartengono a religioni diverse. Abbiamo i mezzi per arrivare a questo".

Poi il Primate della Chiesa ortodossa russa torna su uno degli argomenti da lui più trattati negli ultimi mesi, ovvero la civiltà contemporanea "senza Dio", che "ha occultato la nozione di peccato e la distinzione fra il bene e il male". Invece le comunità religiose "badano alla nozione di peccato perché una gran parte di esse segue i dieci comandamenti di Mosè".

La fedeltà a questi comandamenti è, per Cirillo, "una virtù tanto per un cristiano quanto per un musulmano o un ebreo", così come la loro trasgressione è "un peccato agli occhi del cristiano, del musulmano e dell'ebreo". Se "noi condividiamo la stessa visione della virtù e del peccato - sottolinea il Patriarca - abbiamo dunque un fondamento per cooperare. È su questa base che si costruisce in Russia la collaborazione interreligiosa".

Durante il viaggio nella diocesi di Archangelsk, Cirillo ha fatto tappa al monastero della Trasfigurazione a Solovki, fondato nel XVI secolo, tristemente noto per essere stato chiuso e trasformato in un gulag dalle autorità bolsceviche durante gli anni Venti del secolo scorso. Il Patriarca, accompagnato da alcuni vescovi ortodossi, ha visitato il museo dedicato alle vittime del campo per detenuti politici. Migliaia i cristiani - vescovi, preti, laici - che trovarono la morte a Solovki. Accanto al campo dove erano imprigionati gli ortodossi, c'era quello per i cattolici, i protestanti e i credenti di altre religioni.

Cirillo è stato anche alla collina di Sékirnaïa, luogo di torture e di esecuzioni. "È qui, sulla collina di Sékirnaïa - ha dichiarato - che fu commesso certamente uno dei più grandi crimini che abbiano mai macchiato la storia del nostro Paese. È qui che tante persone furono sottoposte a torture atroci, è qui che si sente un'atmosfera particolare, da una parte per le gesta dei martiri, dall'altra per l'abisso delle sofferenze umane". 

Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie ha commemorato anche suo nonno, Vassili Gundiaev, che fu imprigionato a Solovki per aver fondato una scuola ortodossa della domenica e poi torturato sulla collina di Sékirnaïa per aver partecipato a una celebrazione liturgica nel campo di prigionia. Cirillo ha infine presieduto la divina liturgia per la festa dei santi Zosima e Sabbatius, fondatori del monastero.
Nell'ottobre 2008, il monastero della Trasfigurazione è stato visitato da una delegazione della Chiesa cattolica di Francia guidata dal cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, che ha reso omaggio alle vittime cattoliche del campo di detenzione.


(©L'Osservatore Romano - 28 agosto 2009)
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Dal 22 al 31 maggio il Patriarca ecumenico in visita alla Chiesa ortodossa guidata da Cirillo

Bartolomeo in Russia
per proseguire il dialogo


Mosca, 19. Sabato 22 il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, giungerà a Mosca, su invito del Patriarca Cirillo, per una visita ufficiale alla Chiesa ortodossa russa che si concluderà il 31 maggio.
 
Il programma, oltre agli appuntamenti previsti nella capitale, include celebrazioni e incontri alla Lavra della Santa Trinità e di San Sergio a Sergiyev Posad, al monastero della Trasfigurazione a Valaam e a San Pietroburgo. Nella delegazione del Patriarcato di Costantinopoli figurano, tra gli altri, i metropoliti Michael di Austria, Irinaios di Myriophyton e Peristasis, Emmanuel di Francia, e il segretario generale del sinodo, l'archimandrita Elphidophoros.
 
Bartolomeo ricambia così la visita ufficiale compiuta da Cirillo in Turchia dal 4 al 6 luglio 2009. Una tappa, quella, fondamentale nei rapporti tra le due Chiese, capace - nonostante gli attriti che ancora sussistono - di aprire una nuova pagina delle relazioni, con il passaggio dal momento del confronto a quello della collaborazione. "Certe ombre e piccole nubi - disse il Patriarca ecumenico nell'omelia della divina liturgia celebrata nella chiesa di San Giorgio a Istanbul - possono di tanto in tanto nascondere le relazioni tra le nostre Chiese sorelle, ma quelle ombre, quelle nubi hanno solo un carattere temporaneo.

Tale unità, raggiunta nel calice comune, non ci può essere tolta da nessuno". In effetti, durante quel viaggio, si affrontarono concretamente questioni controverse, come la difficile situazione creatasi in Estonia dopo la formazione, nel 1996, di strutture ecclesiali del Patriarcato di Costantinopoli, parallele a quelle già esistenti della Chiesa russa. Fra i temi oggetto del confronto anche la situazione dell'ortodossia in Ucraina, la cura spirituale dei fedeli della diaspora e le procedure di ottenimento dell'autocefalia da parte delle Chiese autonome.

Il risultato più importante della visita di Cirillo in Turchia fu forse proprio l'intesa sul metodo da utilizzare nei futuri rapporti fra i due patriarcati, basato sulla fiducia reciproca e sulla collaborazione, in particolare riguardo alle controversie. Se in passato delegazioni di Mosca e di Costantinopoli si sono apertamente scontrate, anche in presenza di rappresentanti di Chiese cristiane non ortodosse, "ora vogliamo superare questo modello", disse il metropolita Hilarion, capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, nella conferenza stampa in cui tracciò un bilancio del viaggio. La visita di Bartolomeo in Russia, particolarmente lunga, conferma la volontà di approfondire un dialogo che sembra ripreso in maniera fattiva. "Un buon inizio per il rinnovamento dei rapporti fraterni e per il consolidamento dell'unità comandataci da Dio", come disse Cirillo appena giunto al Phanar.

Domenica i due patriarchi celebreranno insieme la divina liturgia nella cattedrale della Dormizione nella Lavra della Santa Trinità e di San Sergio, a Sergiyev Posad. Lunedì, a Mosca, presiederanno il rito nella cattedrale di Cristo Salvatore, per poi partecipare alla cerimonia inaugurale delle giornate della letteratura e della cultura slave. Successivamente Bartolomeo si recherà prima a Valaam, nel monastero della Trasfigurazione, e poi a San Pietroburgo dove, assieme a Cirillo, guiderà la divina liturgia nella cattedrale di Sant'Isacco.


(©L'Osservatore Romano - 20 maggio 2010)
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Decisioni del sinodo della Chiesa ortodossa russa

Il Patriarcato di Mosca
avrà un Consiglio supremo


MOSCA, 28. L'istituzione di un nuovo organismo collegiale al fine di svolgere regolari consultazioni tra i presidenti di tutte le commissioni sinodali: l'ha decisa nei giorni scorsi il sinodo della Chiesa ortodossa russa, riunitosi a Mosca sotto la presidenza del Patriarca Cirillo. L'idea di un Consiglio ecclesiale supremo - questo il nome della nuova struttura - risale al 1917, quando il Consiglio ecclesiale di tutta la Russia stabilì la creazione di un organismo simile, idea poi tramontata a causa della "rivoluzione d'ottobre", a cui seguirono decenni di persecuzioni per la Chiesa ortodossa, da parte del regime sovietico.

A febbraio il Consiglio episcopale, venendo incontro al desiderio del Patriarca Cirillo, ha ripreso in mano il progetto; nella prossima riunione verrà approvata la relativa normativa e si conoscerà la composizione ufficiale del Consiglio ecclesiale supremo. Ne dovrebbero comunque far parte diciotto membri: tra essi, il metropolita di Volokolamsk, Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, l'arciprete Vsevolod Chaplin, responsabile del Dipartimento sinodale per le relazioni tra Chiesa e società, e Vladimir Legoida, capo del Dipartimento per l'informazione, unico laico. I membri verranno nominati da Cirillo, che presiederà anche il nuovo organismo.

Il sinodo ha provveduto inoltre alla nomina dell'igumeno Filarete (Bulekov), fino ad ora rappresentante della Chiesa ortodossa russa al Consiglio d'Europa, a vice-presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne. Al suo posto, a Strasburgo, andrà l'igumeno Filippo (Riabykh), attuale vice-presidente del dicastero.

La riunione ha affrontato diversi temi: dalla vita interna del Patriarcato alle relazioni esterne, dai rapporti tra Chiesa e società all'educazione teologica (al riguardo è stato approvato un piano di sviluppo dell'insegnamento religioso). All'esame del sinodo anche le procedure, più uniformi e trasparenti, relative alla perdita dei titoli e all'interdizione dei chierici. Presi in considerazione inoltre gli emendamenti al testo concernente le lettere di ordinazione, tenendo conto delle decisioni prese a febbraio dal Consiglio episcopale riguardo il clero celibatario.

Il sinodo ha poi deciso la creazione di due nuove diocesi nel Caucaso settentrionale: si tratta della diocesi di Pjatigorsk e ?erkessk, che includerà parrocchie del Territorio di Stavropol' e delle Repubbliche di Cabardino-Balcaria e di Kara?ajevo-?erkessia, e della diocesi di Vladikavkaz e Maha?kala, che comprenderà parrocchie presenti in Ossezia settentrionale-Alania, Dagestan, Inguscezia e Cecenia.

E sempre dei giorni scorsi è l'annuncio che sessanta nuove chiese saranno presto costruite a Mosca su terreni liberi del Comune. A dare la notizia è stato lo stesso sindaco di Mosca, Sergey Sobianin, dopo un incontro con il Patriarca Cirillo. Il primo edificio potrebbe sorgere in prossimità del teatro Dubrovka, dove, nell'ottobre 2002, morirono centotrenta persone tenute in ostaggio da un commando armato ceceno. La chiesa verrà edificata in memoria delle vittime. "Salutiamo questa decisione senza precedenti", ha commentato il portavoce del Patriarcato, padre Vladimir Vigiljanskij, secondo cui, nella capitale russa, c'è una chiesa ortodossa ogni venticinquemila abitanti contro una media di una per diecimila abitanti nel resto del Paese.

Dopo ottant'anni di ateismo sovietico, ha detto ancora il portavoce, "Mosca conta oggi trecentocinquanta chiese ortodosse, ossia un numero cinque volte inferiore rispetto a prima della rivoluzione bolscevica" del 1917. Il Patriarcato si assumerà per intero il costo dei lavori. Le sessanta nuove chiese - parte delle duecento che Cirillo si è impegnato a costruire nella capitale - potranno accogliere, ciascuna, fra i cento e i cinquecento fedeli.



(©L'Osservatore Romano 28-29 marzo 2011)

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