A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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La Bibbia per ogni occasione: le Parabole di Gesù per le Catechesi

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2012 22:15
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"Signore, da chi andremo?
Tu solo hai parole di vita eterna"
(At.9,31-42; Sal.115; Gv.6,60-69)


 
"Ti da testimonianza, o Dio, la schiera dei tuoi martiri"
(Sap.3,1-9; Sal.125; Mt.10,28-33)
"Resta con noi, Signore, nell'ora  della prova"
(Dt.26,4-10; Sal.90; Rm.10, 8-13; Lc.4,1-13)



" Cercate il bene e non il male: allora vivrete e il Signore sarà con voi...."
(Dt.30,15-20; Sal.1; Lc.9,22-25)
"Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo, dice il Signore"
(At.1,1-11; Sal.46; Eb.9,24-28; 10,19-23; Lc.24,46-53)



"Della Grazia del Signore è piena tutta la terra..."
(Ef.3,14-21; Sal.32; Lc.12,49-53)
"Chi non vuol lavorare, neppure mangi...."
(Sal.97; 2Tess.3,7-12; Lc.21,5-19)


 
"Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo;
a Dio che è, che era e che viene..."
(Prov.8,22-31; Sal.8; Rm.5,1-5; Gv.16,12-15)

 

 la vigna del Signore è immensa....

[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]

[SM=g1740733]




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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2Corinzi 11,16

Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco.

O Dio, mandaci dei matti!!!

O Dio, mandaci dei matti,
di quelli che siano capaci di esporsi,
di quelli che siano capaci
di scordarsi di loro stessi,
di quelli che sappiano amare 
con opere  e non con parole,
di quelli che siano totalmente a disposizione del prossimo.
Di quelli capaci di morire a se stessi.
A noi mancano matti, o Signore,
mancano temerari, appassionati,
persone capaci di saltare nel vuoto insicuro
del domani illuminato da Te;
mancano di quelli che sono capaci di guidare la gente
senza il desiderio di utilizzarla come sgabello per salire loro;
di quelli che non utilizzano il prossimo per i loro fini,
per le loro ideologie e culture della morte.
Ci mancano questi matti, o mio Dio !

Matti nel presente,
innamorati di una vita semplice,
liberatori del povero,
amanti della Tua pace,
liberi da compromessi,
decisi a non tradire mai,
disprezzando le proprie comodità
o la propria vita,
totalmente decisi per l'abnegazione,
capaci di accettare tutti i tipi di incarichi,
di andare in qualsiasi luogo per ubbidienza,
e nel medesimo tempo liberi, obbedienti,
spontanei e tenaci, allegri, dolci e forti.

Un tempo mandasti alla Tua Chiesa i Crociati, Signore,
oggi mandaci coloro che per seguire Te
sono giudicati dal mondo dei Matti!
DACCI  QUESTO  TIPO  DI  MATTI,
O MIO SIGNORE. !!!

 
1Corinzi 2,14  "L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia  per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito."

 

1Corinzi 1,18.21  "La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione."


Luca 10,2-4
  "Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada."


Atti 2,13-15
  "Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di mosto». Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: «Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole: Questi uomini non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino."


Santa Teresina:
"Accetto il martirio per amor tuo, Signore, e più non temo il fuoco e la morte; sospira te, Gesù, la mia anima, non ho che un desiderio, e sei tu, mio Dio! Voglio prender la croce, dolce Salvatore, e seguirti, e morir per tuo amore; nulla voglio di più. Voglio morire per cominciare a vivere, desidero morire per unirmi a Gesù."



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"Preghiera".....[SM=g1740734] ...siamo molto abituati a questo termine, quasi da dimenticare la dimensione della realtà che investe, il ruolo che ha, e a quali vette ci eleva l'anima......Gesù, sappiamo dai Vangeli, per 40 giorni prima della Pasqua, che è la sua Passione e morte, PREGA, contempla, medita.....e prima di essere arrestato il suo ultimo dialogo è un TESTAMENTO DELLA PREGHIERA, è il Getsemani, chiamata in Matteo 26,36-44 "passione interiore"......
Dice ai Discepoli: "Non siete stati in grado di vegliare nemmeno un ora sola con me? Vegliate e pregate per non cadere in tentazione".
Gesù dice il termine PREGARE per ben 5 volte, e dice VEGLIARE 3 volte....è l'ultimo insegnamento....poi ci affiderà la Madre, poi dirà "Tutto è compiuto"...."Dopo" inizia la nostra avventura sulla scia del Maestro.....


[SM=g1740733]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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PARABOLA DEI TALENTI
Dal Vangelo secondo Matteo 25, 14-30


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Parola del Signore.

[SM=g1740733] Una divisione del testo per aiutarne la lettura:

Matteo 25,14-15: Il padrone distribuisce i suoi beni tra i suoi impiegati
Matteo 25,16-18: Il modo di agire di ogni impiegato
Matteo 25,19-23: Rendiconto del primo e del secondo impiegato
Matteo 25,24-25: Rendiconto del terzo impiegato
Matteo 25,26-27: Risposta del padrone al terzo impiegato
Matteo 25,28-30: La parola finale del padrone che chiarisce la parabola

Per coloro che desiderano approfondire il tema

a) Contesto in cui appare il nostro testo nel Vangelo di Matteo:


La "Parabola dei Talenti" (Mt 25,14-30) fa parte del 5º Sermone della Nuova Legge (Mt 24,1 a 25,46) e si colloca tra la parabola delle Dieci vergini (Mt 25,1-13) e la parabola del Giudizio finale (Mt 25,31-46). Queste tre parabole chiariscono il concetto relativo al tempo dell'avvento del Regno. La parabola delle Dieci vergini insiste sulla vigilanza: il Regno di Dio può giungere da un momento all'altro. La parabola dei talenti orienta sulla crescita del Regno: il Regno cresce quando usiamo i doni ricevuti per servire. La parabola del Giudizio finale insegna come prendere possesso del Regno: il Regno è accolto, quando accogliamo i piccoli.

Una delle cose che più influiscono nella nostra vita è l'idea che ci facciamo di Dio. Tra i giudei della linea dei farisei, alcuni immaginavano Dio come un Giudice severo che trattava le persone secondo il merito conquistato seguendo le osservanze. Ciò causava paura ed impediva alle persone di crescere. Impediva che aprissero uno spazio dentro di loro per accogliere la nuova esperienza di Dio che Gesù comunicava. Per aiutare queste persone, Matteo racconta la parabola dei talenti.

b) Commento del testo:

Matteo 25,14-15: Una porta per entrare nella storia della parabola

La parabola racconta la storia di un uomo che, prima di mettersi in viaggio, distribuisce i suoi beni agli impiegati, dando cinque, due ed un talento, secondo la capacità di ognuno di loro. Un talento corrisponde a 34 chili d'oro, il ché non è poco! In definitiva tutti ricevono la stessa cosa, perché ognuno di loro riceve "secondo la sua capacità".
Chi ha la tazza grande la riempie, chi ha la tazza piccola, la riempie anche lui. Ecco che il padrone va all'estero e vi rimane molto tempo. Il racconto ci lascia un po' sospesi. Non sappiamo perché il padrone distribuisce il suo denaro agli impiegati, non sappiamo quale sarà la fine del racconto. Forse lo scopo è che tutti coloro che ascoltano la parabola devono cominciare a confrontare la loro vita con la storia descritta nella parabola.

Matteo 25,16-18: Il modo di agire di ciascun impiegato

I due primi impiegati lavorano e raddoppiano i talenti. Ma colui che ha ricevuto un talento lo seppellisce, per conservarlo bene e non perderlo. Si tratta di beni del Regno che sono dati alle persone ed alle comunità secondo le loro capacità. Tutti e tutte ricevono qualche bene del Regno, ma non tutti rispondono allo stesso modo!

Matteo 25,19-23: Rendiconto del primo e del secondo impiegato

Dopo molto tempo, il proprietario ritorna per fare i conti con gli impiegati. I due primi dicono la stessa cosa: "Padrone mi hai dato cinque/due talenti. Ecco altri cinque/due che ho guadagnato!" Ed il padrone risponde allo stesso modo a tutti e due: "Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone."

Matteo 25,24-25: Rendiconto del terzo impiegato

Il terzo impiegato arriva e dice: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo!" In questa frase appare un'idea sbagliata di Dio che è criticata da Gesù. L'impiegato vede in Dio un padrone severo. Davanti a un Dio così, l'essere umano ha paura e si nasconde dietro l'osservanza esatta e meschina della legge.
Pensa che agendo in questo modo eviterà il giudizio e che la severità del legislatore non lo castigherà. Così pensavano alcuni farisei. In realtà, una persona così non ha fiducia in Dio, bensì ha fiducia in se stessa e nella sua osservanza della legge. E' una persona rinchiusa in se stessa, lontana da Dio e non riesce a preoccuparsi degli altri. Diventa incapace di crescere come una persona libera. Questa immagine falsa di Dio isola l'essere umano, uccide la comunità, non fa vivere la gioia ed impoverisce la vita.

Matteo 25,26-27: Risposta del padrone al terzo impiegato

La risposta del padrone è ironica. Lui dice: "Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse!" Il terzo impiegato non è stato coerente con l'immagine severa che aveva di Dio. Se avesse immaginato Dio così severo, avrebbe dovuto per lo meno depositare il denaro in banca. Per questo è stato condannato non da Dio, ma dall'idea sbagliata che aveva di Dio, e nella quale persisteva senza volerla cambiare.

Matteo 25,28-30: La parola finale del padrone che chiarisce la parabola

Il padrone chiede di togliergli il talento e darlo a chi già ne ha: "Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha."
Ecco la chiave che chiarisce tutto.
In realtà i talenti, "il denaro del padrone", i beni del Regno, sono l'amore, il servizio, la condivisione, il dono gratuito, i suoi comandamenti.
Talento è tutto ciò che fa crescere la comunità e che rivela la presenza di Dio. Quando ci si chiude in se stessi per paura di perdere il poco che si ha si perde perfino quel poco che si ha, perché l'amore muore, la giustizia si indebolisce, la condivisione sparisce, i comandamenti vengono disattesi.
Invece la persona che non pensa a sé e si dona agli altri, cresce e riceve sorprendentemente tutto ciò che ha dato e molto di più. "Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà" (Mt 10,39).

c) Approfondimento:

La moneta diversa del Regno:


Non c'è differenza tra coloro che ricevono di più e coloro che ricevono di meno. Tutti ricevono secondo la loro capacità. Ciò che importa è che il dono sia posto al servizio del Regno e che faccia crescere i beni del Regno che sono l'amore, la fraternità, la condivisione. la sua legge divina.
La chiave principale della parabola non consiste nel produrre talenti, ma indica il modo in cui bisogna vivere la nostra relazione con Dio.
I primi due impiegati non chiedono nulla, non cercano il proprio benessere, non guardano i talenti per sé, non calcolano, non misurano. Con la più grande naturalità, quasi senza rendersene conto e senza cercare merito per loro, cominciano a lavorare, affinché il dono ricevuto frutti per Dio e per il Regno.
Il terzo impiegato attribuisce a Dio le sue paure e, per questo, non fa nulla.
Paradossalmente però, secondo le norme dell'antica legge, lui agisce in modo corretto. Si mantiene nelle esigenze stabilite. Non perde nulla, ma il punto dolente è che nemmeno guadagna nulla. Per questo perde perfino ciò che aveva.
Il Regno è rischio.
Chi non vuole correre rischi, perde il Regno! Perde tutto!
E Gesù ci ha dato l'esempio per primo, finendo sulla Croce per conquistare a noi tutto il Regno e farci eredi.
I talenti ci sono dati a cominciare dal Battesimo e pian piano, seguendo tutti gli altri Sacramenti.
Se non faremmo fruttare le grazie ricevute dai Sacramenti, ci sentiremmo rispondere da Dio come ha detto al terzo servo.
Siamo stati avvisati, non diamo poi la "colpa" a Dio!


[SM=g1740717] [SM=g1740720] Salmo 62

Solo in Dio riposa l'anima mia


Solo in Dio riposa l'anima mia;
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
Fino a quando vi scaglierete contro un uomo,
per abbatterlo tutti insieme,
come muro cadente,
come recinto che crolla?
Tramano solo di precipitarlo dall'alto,
si compiacciono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
e maledicono nel loro cuore.

Solo in Dio riposa l'anima mia,
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia rupe e mia salvezza,
mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio saldo rifugio, la mia difesa è in Dio.
Confida sempre in lui, o popolo,
davanti a lui effondi il tuo cuore,
nostro rifugio è Dio.
Sì, sono un soffio i figli di Adamo,
una menzogna tutti gli uomini,
insieme, sulla bilancia, sono meno di un soffio.

Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.
Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
il potere appartiene a Dio,
tua, Signore, è la grazia;
secondo le sue opere
tu ripaghi ogni uomo.

Orazione Finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa' che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa' che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli.
Amen.

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[SM=g1740763]
[Modificato da Caterina63 28/11/2012 21:46]
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La parabola del seminatore.
Tu di quale terreno fai parte?


Premessa.

Questa parabola è stata prima raccontata e poi spiegata da Gesù stesso; tanto è importante questa parabola quanto è semplice da comprendere.
L'Apostolo Paolo nella seconda epistola ai Corinzi (II Corinzi 13,5) fa questa esortazione: “Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; provate voi stessi.“
I credenti sono chiamati continuamente a verificare se sono ancora nella fede e questa parabola è tra i passi che servono a tale scopo, non devono ignorarla, anzi devono meditarla attentamente.

Il Signore, con questa parabola, ha mostrato che ci sono quattro categorie di persone:

- la prima sono gli increduli e tali eravamo tutti noi prima che il Signore ci purificasse con il suo sangue e ci accogliesse come eredi mediante il Battesimo e poi tutti gli altri Sacramenti;
- la seconda sono coloro che credono ma poi si traggono indietro quando la loro fede viene messa alla prova;
- la terza sono coloro che continuano a frequentare la comunità e i fratelli, ma dentro di loro la Parola di Dio è soffocata soprattutto dal proprio "io" e dalle personali opinioni, personali interpretazioni e non ascoltano la Chiesa, il Papa, i Vescovi, i propri Sacerdoti, inseguendo altri maestri, altri pastori;
- la quarta è quella che rappresenta i fedeli perseveranti nella fede secondo la Parola di Dio, innamorati della Chiesa, perseveranti nei Sacramenti e nella carità, con un cuore dato completamente al Signore.

Gettare il seme sull’asfalto della strada, tutti sanno che non serve a niente: non ci sono le condizioni necessarie alla crescita. E, poi, la gente passa, lo calpesta, rovina il seme. Il seme non si getta dovunque.
Ai nostri giorni, si è soliti perfino preparare il terreno con il concime e con altre sostanze. Si fa tutto perché la terra produca il massimo e perché il seme possa sviluppare tutta la forza che nasconde. Un seme buono in una terra cattiva, genera solo fame e miseria. Ma un seme cattivo in una terra buona, dà il medesimo risultato. La benzina super in un motore rovinato, non serve a niente. La farina di prima qualità nelle mani di un fornaio incapace, non produce pane saporito.
Non basta piantare soltanto. Non basta avere buona volontà. Non basta dire:"Signore!Signore!". Bisogna sapere e ponderare dove e come si usa lo sforzo che si fa. Altrimenti, si corre il rischio di perdere tutto. E,d’altra parte, non serve a niente un ottimo motore, se la benzina è una porcheria.
Tutto ciò, la natura ce lo insegna e la vita ce lo conferma. Gesù se ne è accorto e se ne è servito nelle sue parabole per chiarire il nostro impegno con Dio.

Nota: Nel lavoro che si fa per il Regno di Dio, il risultato è spesso nullo o molto scarso; a volte, invece, va oltre ogni aspettativa. C’è chi attribuisce tutto a Dio e chi attribuisce tutto agli uomini. Gesù ci viene in aiuto, per chiarire il problema. Ascoltiamo ciò che egli dice facendoci aiutare da un grande santo e sacerdote, san Josèmaria Escrivà.

[SM=g1740717] [SM=g1740720] Dal Vangelo di Luca 8, 4-5 e 11-12
"Poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, disse con una parabola: Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono […].
Il seme è la parola di Dio.
I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.

«Vi sono uomini che si chiudono alla luce della fede. Gli ideali di pace, di concordia, di fraternità sono accolti e proclamati, ma spesso sono smentiti dai fatti. Taluni, poi, si affannano inutilmente a imprigionare la voce di Dio, impedendone la diffusione con la forza bruta o con un’arma meno rumorosa, ma forse più crudele, perché rende insensibile lo spirito: l’indifferenza».
(San Josemaria Escrivà: È Gesù che passa, 150)

"Un’altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità […].
Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell’ora della tentazione vengono meno" (Lc 8, 6 e 13).

«Tanti si dicono cristiani – perché sono battezzati e ricevono i sacramenti – ma si rivelano sleali, falsi, ipocriti, superbi… E cadono a capofitto. Sembrano stelle che brillano un momento nel cielo, ma precipitano senza rimedio. Se accettiamo la responsabilità di essere suoi figli, vedremo che Dio ci vuole molto umani. La testa deve arrivare al cielo, ma i piedi devono poggiare saldamente per terra. Il prezzo per vivere da cristiani non è la rinuncia ad essere uomini o la rinuncia allo sforzo per acquistare quelle virtù che alcuni posseggono anche senza conoscere Cristo. Il prezzo di ogni cristiano è il Sangue redentore di Gesù nostro Signore che ci vuole – ripeto – molto umani e molto divini, costanti nell’impegno quotidiano di imitare lui, perfectus Deus, perfectus homo». (San J. Escrivà, Amici di Dio, 75)

"Un’altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono […]. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione" (Lc 8, 7 e 14).

«Non ti vergognare di scoprire che nel cuore hai il fomes peccati – l’inclinazione al male, che ti farà compagnia finché vivi, poiché nessuno è libero da questo peso. Non ti vergognare, poiché il Signore, che è onnipotente e misericordioso, ci ha dato tutti i mezzi idonei per superare questa inclinazione: i sacramenti, la vita di pietà, il lavoro santificato. Impiegali con perseveranza, disposto a cominciare e a ricominciare, senza scoraggiarti». ( San J.Escrivà, Forgia, 119)

"Un’altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto […]. Sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza" (Lc 8, 8 e 15).

«Guardando attorno a noi questo mondo che amiamo, perché opera divina, costatiamo che la parabola si fa realtà: la parola di Gesù è feconda e suscita in molte anime desideri di dedizione e di fedeltà. La vita e le opere di coloro che si sono posti al servizio di Dio hanno cambiato il volto della storia, al punto che molti di coloro che non conoscono il Signore sono spinti – forse senza saperlo – da ideali suscitati dal cristianesimo».
(San J.Escrivà, È Gesù che passa, 150)

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