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Requiem æternam per i Prelati della Santa Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2014 19:10
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28/07/2011 18:21
 
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Cordoglio nella Chiesa per la morte di mons. Pietro Sambi (Radio Vaticana)

Cordoglio nella Chiesa per la morte di mons. Pietro Sambi

Si è spento ieri sera a Baltimora, negli Stati Uniti, l’arcivescovo Pietro Sambi, nunzio apostolico a Washington. Le sue condizioni di salute si erano aggravate negli ultimi giorni dopo un intervento chirurgico al polmone. I funerali si terranno nella Basilica dell'Immacolata Concezione a Washington, il prossimo 6 agosto, Festa della Trasfigurazione. Il servizio di Sergio Centofanti.

Mons. Sambi era nato 73 anni fa a Sogliano al Rubicone, diocesi di Rimini. Ordinato sacerdote nel 1964, entra nel servizio diplomatico della Santa Sede, prestando servizio in Camerun, Gerusalemme, Cuba, Algeria, Nicaragua, Belgio e India. Il 10 ottobre 1985 viene nominato arcivescovo titolare di Belcastro e pro-nunzio apostolico in Burundi; il cardinale Jozef Tomko lo consacra vescovo il 9 novembre dello stesso anno. Nel 1991 viene nominato nunzio in Indonesia e successivamente, nel 1998, assume l'incarico di rappresentante pontificio a Cipro e in Israele, nonché quello di delegato apostolico per Gerusalemme e la Palestina. Dal 17 dicembre 2005 è stato nunzio apostolico per gli Stati Uniti d'America e osservatore permanente presso l'Organizzazione degli Stati Americani. Come nunzio in Israele e delegato apostolico per la Palestina ha svolto un’intensa opera a sostegno dei cristiani di Terra Santa. Tra l’altro ha contribuito a risolvere l'assedio alla Basilica della Natività. Chiedeva la solidarietà di tutta la Chiesa invitando i pellegrini a recarsi nei luoghi di Gesù senza farsi scoraggiare dalla paura. Ai nostri microfoni, più volte era intervenuto per rassicurare sulla sicurezza dei pellegrinaggi:

“Credo che quelli che devono rassicurare sono soprattutto i pellegrini che fanno il pellegrinaggio senza problemi particolari. Sono loro che, al ritorno, devono testimoniare che si può fare il pellegrinaggio in tutta serenità, perché i problemi qui ci sono, ma non sono sul cammino dei pellegrini. E i pellegrini devono anche dare testimonianza di questa esperienza unica che hanno fatto, camminando sui passi di Gesù”. (Radio Vaticana, 25 marzo 2005)

Mons. Sambi ha seguito da vicino il difficile processo di pace in Terra Santa. “E’ una situazione dominata dalla paura, da entrambe le parti – sottolineava – ciascuna parte si attribuisce tutti i diritti e attribuisce tutti i torti all’altra parte”. Non parlava di ottimismo, ma di speranza cristiana, una speranza basata sulla fede e anche sul sentire della gente comune:

“Quello che mi pare evidente è che i due popoli, israeliano e palestinese, siano estremamente stanchi di questa situazione di conflitto, di questo vivere quotidiano nella paura, dell’incertezza del futuro e della miseria, che sta bussando a tutte le porte, sia in Israele che in Palestina. E’ mia impressione, dai contatti numerosissimi che ho avuto, sia con il popolo palestinese che con il popolo israeliano, che la volontà popolare sia che finalmente il passo sia celere e si arrivi alla pace”. (Radio Vaticana, 24 gennaio 2006)

Giunto negli Stati Uniti, in una intervista alla Radio Vaticana gli fu chiesto quale fosse il suo ricordo di Gerusalemme. Questa la risposta di mons. Sambi:

“Ma vede, Gerusalemme è una città, per quanto lei possa fare per Gerusalemme, che le darà sempre molto di più di quanto lei potrà dare. Il ricordo è stato quello di essere vissuto anche con i problemi di ogni giorno, alla sorgente della nostra identità cristiana, alla fonte della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità. Non sono ricordi quelli che porto, sono modi di vivere la propria fede, la propria speranza e la propria carità, che nella preghiera quasi quotidiana al Santo Sepolcro, al Calvario, al Getsemani, all’Ascensione, diventano parte integrante del proprio modo di essere, di pensare, di pregare e di parlare”. (Radio Vaticana, 24 gennaio 2006)

Grande il cordoglio in Terra Santa per la sua scomparsa. Il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, intervistato dall’agenzia Sir, ha detto: “Ha molto amato la Terra Santa e la Terra Santa ha molto amato lui”.

 Radio Vaticana

Scomparsa del card Noè





E’ morto domenica scorsa a 89 anni il card. Virgilio Noè (Zelata di Bereguardo, 30 marzo 1922Roma, 24 luglio 2011).


A molti nostri lettori è tristemente noto come grande nemico della Messa Tridentina.


Fu parroco a Pavia e fondò un'associazione per i giovani, basata soprattutto sulla cosidetta partecipazione attiva alla liturgia.
Tornato a Pavia dopo gli studi alla Gregoriana, fu docente nei seminari di Pavia e Tortona. Dal 1964 al 1969 fu presidente del Centro di Azione Liturgica e fu docente del Pontificio Istituto Liturgico Sant'Anselmo, direttore della rivista "Liturgia" e membro del comitato per la revisione delle cerimonie liturgiche pontificie. Nel 1969 fu nominato sottosegretario della Congregazione per il Culto Divino, incarico che mantenne fino al 21 ottobre 1977, quando divenne segretario aggiunto.

Collaborò lungamente con mons. Bugnini per la stesura dei testi della riforma liturgica postconciliare del Novus Ordo Missae, distinguendosi per la sua avversione verso il rito tradizionale e per i tentativi – parzialmente riusciti – di “sromanizzare”…..il rito romano.

Fu “tristemente” il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie – succedendo ad Annibale Bugnini - , prevalentemente durante il pontificato di papa Paolo VI (ma anche con Giovanni Paolo II), dal 1970 1982.

Fu Presidente della Fabbrica di S. Pietro e poi arciprete della Basilica Vaticana dal 1991 al 2002: durante questo incarico fu famigerato protagonista della negazione della celebrazione della S. Messa Gregoriana – a dei sacerdoti della Fraternità S. Pietro –, malgrado il regolare celebret da loro esibito. Essi dovettero ricorrere direttamente a Giovanni Paolo II per avere giustizia. Durante la sua gestione della basilica, inizio l’eliminazione delle tiare pontificie nei nuovi stemmi papali.

Chi scrive lo ricorda celebrante alla parrocchia di S. Anna della Città del Vaticano un 31 dicembre di parecchi anni fa: una sciatta Messa in un’orrida casula con il Te Deum in italiano, “ovviamente” tagliato delle ultime strofe. Uno spettacolo desolante.

Preghiamo per lui e per la sua anima e speriamo che la futura generazione di liturgisti sia migliore.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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