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Requiem æternam per i Prelati della Santa Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2014 19:10
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06/11/2009 09:58
 
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Ricordando che siamo nel Mese dedicato ai Defunti:

Novembre: Festa liturgica di Tutti i Santi e dei Nostri cari Defunti



Il Papa celebra in suffragio dei cardinali e dei vescovi morti durante l'anno

Hanno servito il Vangelo
nella varietà dei doni e dei compiti


I sette cardinali e i cento arcivescovi e vescovi morti durante quest'anno "hanno servito la Chiesa" testimoniando il Vangelo "nella varietà dei doni e dei compiti". Lo ha ricordato il Papa durante la messa di suffragio celebrata nella mattina di giovedì 5 novembre, nella basilica Vaticana.

Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!
"Quale gioia, quando mi dissero:  Andremo alla casa del Signore!". Le parole del Salmo 122, che abbiamo cantato poco fa, ci invitano ad elevare lo sguardo del cuore verso la "casa del Signore", verso il Cielo dove è misteriosamente raccolta, nella visione beatifica di Dio, la schiera di tutti i Santi che la liturgia ci ha fatto contemplare qualche giorno fa. Alla solennità dei Santi è seguita la commemorazione di tutti i Fedeli defunti. Queste due celebrazioni, vissute in un profondo clima di fede e di preghiera, ci aiutano a meglio percepire il mistero della Chiesa nella sua totalità e a comprendere sempre più che la vita deve essere una continua vigile attesa, un pellegrinaggio verso la vita eterna, compimento ultimo che dà senso e pienezza al nostro cammino terreno. Alle porte della Gerusalemme celeste "già sono fermi i nostri piedi" (v. 2).

A questa meta definitiva sono ormai giunti i compianti Cardinali:  Avery Dulles, Pio Laghi, Stéphanos ii Ghattas, Stephen Kim Sou-Hwan, Paul Joseph Pham Ðình Tung, Umberto Betti, Jean Margéot, e i numerosi Arcivescovi e Vescovi che ci hanno lasciato durante quest'ultimo anno. Li ricordiamo con affetto e rendiamo grazie a Dio per il bene che hanno compiuto. In loro suffragio offriamo il Sacrificio eucaristico, raccolti, come ogni anno, in questa Basilica Vaticana. Pensiamo a loro nella comunione, reale e misteriosa, che unisce noi pellegrini sulla terra a quanti ci hanno preceduti nell'aldilà, certi che la morte non spezza i vincoli di fraternità spirituale sigillati dai Sacramenti del Battesimo e dell'Ordine.

In questi venerati nostri Fratelli amiamo riconoscere i servi di cui parla la parabola evangelica poc'anzi proclamata:  servi fedeli, che il padrone, di ritorno dalle nozze, ha trovato svegli e pronti (cfr. Lc 12, 36-38); pastori che hanno servito la Chiesa assicurando al gregge di Cristo la necessaria cura; testimoni del Vangelo che, nella varietà dei doni e dei compiti, hanno dato prova di operosa vigilanza, di generosa dedizione alla causa del Regno di Dio. Ogni celebrazione eucaristica, alla quale tante volte essi pure hanno partecipato dapprima come fedeli e poi come sacerdoti, anticipa nel modo più eloquente quanto il Signore ha promesso:  Egli stesso, sommo ed eterno Sacerdote, farà mettere i suoi servi a tavola e passerà a servirli (cfr. Lc 12, 37). Sulla Mensa eucaristica, convito nuziale della Nuova Alleanza, Cristo, Agnello pasquale si fa nostro cibo, distrugge la morte e ci dona la sua vita, la vita senza fine. Fratelli e sorelle, anche noi restiamo desti e vigilanti:  ci trovi così "il padrone quando torna dalle nozze, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba" (cfr. Lc 12, 38). Anche noi, allora, come i servi del Vangelo, saremo Beati!

(pezzo aggiunto a braccio)
Pastori che hanno servito la Chiesa assicurando al gregge di Cristo la necessaria cura; testimoni del Vangelo che, nella varietà dei doni e dei compiti, hanno dato prova di operosa vigilanza, di generosa dedizione alla causa del Regno di Dio. Ogni celebrazione eucaristica, alla quale tante volte essi pure hanno partecipato dapprima come fedeli e poi come sacerdoti, anticipa nel modo più eloquente quanto il Signore ha promesso: Egli stesso, sommo ed eterno Sacerdote, farà mettere i suoi servi a tavola e passerà a servirli (cfr 12,36-38)
 
"Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio" (Sap 3, 1). La prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, parla di giusti perseguitati, messi ingiustamente a morte. Ma se anche la loro morte - sottolinea l'Autore sacro - avviene in circostanze umilianti e dolorose tali da sembrare una sciagura, in verità per chi ha fede non è così:  "essi sono nella pace" e, se pur subirono castighi agli occhi degli uomini, "la loro speranza è piena di immortalità" (vv. 3-4). È doloroso il distacco dai propri cari, è un enigma carico di inquietudine l'evento della morte, ma, per i credenti, comunque esso avvenga, è sempre illuminato dalla "speranza dell'immortalità". La fede ci sostiene in questi momenti umanamente carichi di tristezza e di sconforto:  "Ai tuoi occhi la vita non è tolta ma trasformata - ricorda la liturgia -; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un'abitazione eterna nel Cielo" (Prefazio dei defunti).

Cari fratelli e sorelle, sappiamo bene e lo sperimentiamo nel nostro cammino che non mancano difficoltà e problemi in questa vita, ci sono situazioni di sofferenza e di dolore, momenti difficili da comprendere e accettare. Tutto però acquista valore e significato se viene considerato nella prospettiva dell'eternità. Ogni prova, infatti, accolta con perseverante pazienza ed offerta per il Regno di Dio, torna a nostro vantaggio spirituale già quaggiù e soprattutto nella vita futura, in Cielo. In questo mondo siamo di passaggio, saggiati nel crogiuolo come l'oro, afferma la Sacra Scrittura (cfr. Sap 3, 6). Misteriosamente associati alla passione di Cristo, possiamo fare della nostra esistenza un'offerta gradita al Signore, un volontario sacrificio di amore.

Nel Salmo responsoriale e poi nella seconda lettura, tratta dalla prima Lettera di Pietro, troviamo come un'eco alle parole del libro della Sapienza. Mentre il Salmo 122, riprendendo il canto dei pellegrini che scendono alla Città santa e dopo un lungo cammino giungono pieni di gioia alle sue porte, ci proietta nel clima di festa del Paradiso, san Pietro ci esorta, durante il pellegrinaggio terreno, a tener viva nel cuore la prospettiva della speranza, di una "speranza viva" (1, 3). Di fronte all'inevitabile dissolversi della scena di questo mondo - egli annota - ci è data la promessa di un'"eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce" (v. 4), perché Dio ci ha rigenerati, nella sua grande misericordia, "mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti" (1, 3).

Ecco il motivo per cui dobbiamo essere "ricolmi di gioia", anche se siamo afflitti da varie pene. Se, infatti, perseveriamo nel bene, la nostra fede, purificata da molte prove, risplenderà un giorno in tutto il suo fulgore e tornerà a nostra lode, gloria e onore quando Gesù si manifesterà nella sua gloria. Sta qui la ragione della nostra speranza, che già qui ci fa esultare "di gioia indicibile e gloriosa", mentre siamo in cammino verso la meta della nostra fede:  la salvezza delle anime (cfr. vv. 6-8).

Cari fratelli e sorelle, è con tali sentimenti che vogliamo affidare alla Divina Misericordia questi Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, con i quali abbiamo lavorato insieme nella vigna del Signore. Definitivamente liberati da ciò che resta in loro dell'umana fragilità li accolga il Padre celeste nel suo Regno eterno e conceda loro il premio promesso ai buoni e fedeli servitori del Vangelo. Li accompagni, con la sua materna sollecitudine, la Vergine Santa, e apra loro le porte del Paradiso. Aiuti la Vergine Maria anche noi, ancora viandanti sulla terra, a mantenere fisso lo sguardo verso la patria che ci attende; ci incoraggi a restare pronti "con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese" per accogliere il Signore "quando arriva e bussa" (Lc 12, 35-36). A qualsiasi ora e in qualsiasi momento.
Amen!


(©L'Osservatore Romano - 6 novembre 2009)

Messa di Suffragio per i Defunti Cardinali e Vescovi dell'anno 2009










Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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