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Simbolo di Fede Atanasiano (in difesa della Santissima Trinità)

Ultimo Aggiornamento: 18/01/2018 14:38
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Il Simbolo Atanasiano (Quicumque vult) è un simbolo della fede che prende questo nome perché attribuito dalla tradizione cristiana a Sant'Atanasio (295-373), arcivescovo di Alessandria d'Egitto. È significativo soprattutto per la dottrina trinitaria, che esso esprime in maniera forte per combattere l'arianesimo.
(Breviarium Romanum: ad Primam, in Festo Sanctíssimae Trinitátis)  
(Breviario Romano: Ufficio di Prima nella Festa della SS. Trinità)

Nella liturgia della Chiesa occidentale era recitato nell'ufficio domenicale di prima, soppressa con la Riforma Liturgica dopo il Concilio.
La Chiesa orientale invece non l'ha mai usato.

È stato tramandato in greco e in latino. La maggioranza dei critici ritiene che sia stato scritto originariamente in latino e non in greco; e non nel IV secolo, ma almeno un secolo più tardi. La teologia che ne traspare è molto vicina a quella di sant'Ambrogio da Milano.

I critici attuali che non si accordano sull'attribuzione sono:

Karl Künstle lo attribuisce a un vescovo spagnolo antipriscillanista;
L. G. Morin lo ritiene opera del secolo VI, probabilmente di San Martino di Braga;
H. Brewer lo attribuisce a sant'Ambrogio;
J. Stiglmayr lo ritiene di San Fulgenzio di Ruspe.

Noi ve lo proponiamo trascritto da un Breviario del 1898 che si diceva per la Solennità della Santissima Trinità, e dunque anche con la Preghiera finale.



                                

SIMBOLO ATANASIANO, in latino e italiano

 
Ant. Glória tibi, Trinitas* aequális, una Déitas, et ante ómnia saecula, et nunc, et in perpétuum (T.P.: Alleluia).
- Ant. Gloria a te, Trinità uguale, unico Dio, prima di tutti i se­coli, ora e sempre    
(Tempo pa­squale: Alleluia)


                      [SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]

1. Quicúmque vult salvus esse, * ante ómnia opus est, ut téneat cathólicam fidem.
- Chiunque voglia salvarsi* deve anzitutto possedere la fede cattolica.

2. Quam nisi quisque íntegram inviolatámque se1váverit, * absque dúbio in Ïtérnum peribit.
- Colui che non la conserva integra ed inviolata* perirà senza dubbio in eterno.

3. Fides autem cathólica hÏc est: * ut unum Deum in Trinitáte, et Trinitátem in unitáte venerémur.
- La fede cattolica è que­sta:* che veneriamo un unico Dio nella Trinità e la Trinità    nell'unità.

4. Neque confundéntes persónas, * neque substántiam separántes.

- Senza confondere le per­sone* e senza separare la so­stanza.

5. Alia est enim persóna Patris, ália Fílii, * ália Spiritus Sancti.
- Una è infatti la persona del Padre, altra quella del Figlio* ed altra quella dello Spirito Santo.

6. Sed Patris, et Fílii, et Spiritus Sancti una est divínitas, * æquális glória, coatérna maiéstas.
- Ma Padre, Figlio e Spirito Santo hanno una sola divini­tà,*  uguale gloria, coeterna maestà.

7. Qualis Pater, talis Filius,* talis Spiritus Sanctus.
- Quale è il Padre, tale è il Figlio,* tale lo Spirito Santo.

8. Increátus Pater, increátus Fílius,* increátus Spíritus Sanctus.
- Increato il Padre, increato il Figlio,*  increato lo Spirito Santo.

9. Imménsus Pater, imménsus Filius, * imménsus Spíritus Sanctus.
- Immenso il Padre, immen­so il Figlio,* immenso lo Spi­rito Santo.

10. Aetérnus Pater, atérnus Fílius, * ætérnus Spíritus Sanctus.
- Eterno il Padre, eterno il Figlio,* eterno lo Spirito San­to.

11. Et tamen non tres atérni, * sed unus ætérnus.
- E tuttavia non vi sono tre eterni, * ma un solo eterno.

12. Sicut non tres increáti, nec tres imménsi, * sed unus increátus, et unus immensus.
- Come pure non vi sono tre increati né tre immensi,* ma un solo increato e un solo immenso.

13. Simíliter omnipotens Pater, omnípotens Fílius,* omnipotens Spíritus Sanctus.
- Similmente è onnipoten­te il Padre, onnipotente il Fi­glio,* onnipotente lo Spirito Santo.

14. Et tamen non tres omnipoténtes, * sed unus omnípotens.
- Tuttavia non vi sono tre onnipotenti,* ma un solo on­nipotente.

15. Ita Deus Pater, Deus Fílius, * Deus Spíritus Sanctus.
- Il Padre è Dio, il Figlio è Dio,* lo Spirito Santo è Dio.


16. Et tamen non tres Dii, * sed unus est Deus.
- E tuttavia non vi sono tre Dei,* ma un solo Dio.

17. Ita Dóminus Pater, Dóminus Filius, * Dóminus Spiritus Sanctus.
- Signore è il Padre, Signo­re è il Figlio,* Signore è lo Spirito Santo.

18. Et tamen non tres Dómini,* sed unus est Dóminus.
- E tuttavia non vi sono tre Signori,* ma un solo Signore.

19. Quia, sicut singillátim unamquamque persónam Deum ac Dóminum confitéri christiána veritáte compéllimur:* itatres Deos aut Dóminos dícere cathólica religióne prohibemur.
- Poiché come la verità cri­stiana ci obbliga a confessare che ciascuna persona è singo­larmente Dio e Signore,* così pure la religione cattolica ci proibisce di parlare di tre Dei o Signori.

20. Pater a nullo est factus:* nec creátus, nec génitus.
- Il Padre non è stato fatto da alcuno:* né creato, né ge­nerato

21. Fílius a Patre solo est:* non factus, nec creátus, sed génitus.
- Il Figlio è dal solo Pa­dre:* non fatto, né creato, ma generato

22. Spiritus Sanctus a Patre et Fílio:* non factus, nec creátus, nec génitus, sed procédens.
- Lo Spirito Santo è dal Pa­dre e dal Figlio:* non fatto, né creato, né generato, ma da es­si procedente.

23. Unus ergo Pater, non tres Patres: unus Fílius, non tres Filii:* unus Spíritus Sanctus, non tres Spiritus Sancti.
- Vi è dunque un solo Pa­dre, non tre Padri; un solo Fi­glio, non tre Figli, * un solo Spirito Santo, non tre Spiriti Santi.

24. Et in hac Trinitáte nihil prius aut postérius, nihil maius aut minus:* sed totÏ tres persónÏ coÏtérnÏ sibi sunt et coæquáles.
- E in questa Trinità non v'è nulla che sia prima o poi, nulla di maggiore o di mino­re:* ma tutte e tre le persone sono l'una all'altra coeterne e coeguali.

25. Ita ut per ómnia, sicut iam supra dictum est,* et únitas in Trinitáte, et Trinitas in unitáte veneránda sit.
- Cosicché in tutto, come già è stato detto,* va venerata l'unità nella Trinità e la    Trini­tà nell'unità.

26. Qui vult ergo salvus esse, * ita de Trinitáte séntiat.
- Chi dunque vuole salvar­si, * pensi in tal modo della Trinità.

27. Sed necessárium est ad ætérnam salútem,* ut Incarnatiónem quoque Dómini nostri Iésu Christi fidéliter credat.
- Ma per l'eterna salvezza* è necessario credere fedel­mente anche all'Incarnazio­ne del Signore nostro Gesù Cristo.

28. Est ergo fides recta ut credámus et confiteámur,* quia Dóminus noster Iésus Christus, Dei Filius, Deus et homo est.
- La retta fede vuole, infat­ti, che crediamo e confessia­mo* che il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, è Dio e uomo.

29. Deus est ex substántia Patris ante sæcula génitus:* et homo est ex substántia matris in sæculo natus.
- È Dio, perché generato dalla sostanza del Padre fin dall'eternità;* è uomo, per­ché nato nel tempo dalla so­stanza della madre.

30. Perféctus Deus, perféctus homo:* ex ánima rationáli et humána carne subsístens.
- Perfetto Dio, perfetto uo­mo:* sussistente dall'anima razionale e dalla carne uma­na.

31. Aequális Patri secúndum divinitátem;* minor Patre secúndum humanitátem.
- Uguale al Padre nella di­vinità,* inferiore al Padre nel­l'umanità.

32. Qui, licet Deus sit et homo, * non duo tamen, sed unus est Christus.
- E tuttavia, benché sia Dio e uomo,* non è duplice ma è un solo Cristo.

33. Unus autem non conversióne divinitátis in carnem, * sed assumptióne humanitátis in Deum.
- Uno solo, non per con­versione della divinità in car­ne,* ma per assunzione del­l’umanità in Dio.

34. Unus omníno, non confusióne substántiÏ, * sed unitáte persónæ.
- Totalmente uno, non per confusione di sostanze,* ma per l'unità della persona.

35. Nam sicut ánima rationális et caro unus est homo:* ita Deus et homo unus est Christus.
- Come infatti anima ra­zionale e carne sono un solo uomo,* così Dio e uomo sono un solo Cristo

36. Qui passus est pro salúte nostra: descéndit ad ínferos:* tértia die resurréxit a mórtuis.
- Che patì per la nostra sal­vezza, discese agli inferi,* il terzo giorno è risuscitato dai morti.

37. Ascéndit ad cælos, sedet ad déxteram Dei Patris omnipoténtis:* inde ventúrus est iudicáre vivos et mórtuos.
- È salito al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipo­tente, * e di nuovo verrà a giu­dicare i vivi e i morti.

38. Ad cuius advéntum omnes homines resurgere habent cum corpóribus suis:* et redditúri sunt de factis própriis ratiónem.
- Alla sua venuta tutti gli uomini dovranno risorgere nei loro corpi* e dovranno rendere conto delle proprie azioni.

39. Et qui bona egérunt, ibunt in vitam ætérnam:* qui vero mala, ingnem ætérnum.
- Coloro che avranno fatto il bene andranno alla vita eterna:* coloro, invece, che avranno fatto il male, nel fuo­co eterno.

40. Hæc est fides cathólica,* quam nisi quisque fidéliter firmitérque credíderit, salvus esse non póterit.
- Questa è la fede cattoli­ca,* e non potrà essere salvo se non colui che l'abbraccerà fedelmente e fermamente.

41. Glória Patri, et Fílio, * et Spiritui Sancto.
- Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

42. Sicut erat in principio, et nunc, et semper,* et in sæcula sæculórum. Amen.
- Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei se­coli. Amen.



Ant. Glória tibi, Trinitas aequális, una Déitas, et ante ómnia saecula, et nunc, et in perpétuum (T.P.: Alleluia)
- Ant. Gloria a te, Trinità uguale, unico Dio, prima di tutti i se­coli, ora e sempre 
 (Tempo pa­squale: Alleluia).


V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
V. Signore, ascolta la mia preghiera.

R. Et clamor meus ad te véniat.
R. E il mio grido giunga a te.

Sacerdotes addunt:
(il sacerdote aggiunge)


V. Dóminus vobíscum.
V. Il Signore sia con voi.

R. Et cum spiritu tuo.
R. E con il tuo spirito.


Oremus.

Omnipotens sempitérne Deus, qui dedisti fámulis tuis, in confessióne veræ fidei, ætérnæ Trinitátis glóriam agnóscere, et in
poténtia maiestátis adoráre unitátem: quæsumus; ut, eiúsdem fidei firmitáte, ab ómnibus semper muniámur advérsis.
Per Dóminum nostrum IesumChristum Fìlium tuuum: qui tecum vivit et regnat in unitàte Spìritus Sancti Deus, per òmia sæcula
seculorum.

Amen


PREGHIAMO

   Dio onnipotente ed eterno, che hai concesso ai tuoi servi, nella confessione della vera fede, di conoscere la glo­ria della Trinità eterna, e di adorare l'unità nella potenza della maestà, ti chiediamo, per la fermezza di questa stes­sa fede, di essere sempre pro­tetti da ogni avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio: che vive e regna con te, nell'unità dello Spirito . Santo, per tutti i secoli dei se­coli.

R. Amen.


[SM=g1740733]

[Modificato da Caterina63 18/01/2018 14:38]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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La Santissima Trinità dal Vangelo secondo S. Giovanni


Chi crede solo in Dio, è ebreo
Chi non crede in Gesù Cristo Dio non è Cristiano
Chi non crede nello Spirito Santo Dio, non è Cattolico.
la Santissima Trinità è il vero ed unico Dio.


l'Islam non crede in Gesù Cristo come Dio, quindi Allah non è Dio. 
E quindi  Allah non è il nostro Dio perché non è lo stesso Dio cristiano (Padre di Gesù Cristo) 
Non è vero quindi che il Dio degli ebrei e dei Cristiani è lo stesso dio degli islamici.

 "Chi non vede me, non vede il Padre", disse Gesù.
Gesù è la via per arrivare al Padre: senza Gesù, non si può credere al Padre.

Lo Spirito Santo procede ex Patre Filioque.

Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.


“In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.” (Gv. 1, 1)

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre” (Gv. 1, 14)

"Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv. 10, 30);

“Chi vede me vede il Padre" (Gv. 14, 19);

“Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.” (Gv. 1, 18);

“Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre" (Gv. 6, 46);

“Io so le cose del Padre mio, perchè il Padre che è in me me le ha rivelate" (Gv. 12, 50);

“perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi." (Gv 15,15);

“Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato” (Gv. 5, 23);

“Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno.” (Gv. 6, 40);

"Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio" (Gv. 8, 19);

“come il Padre conosce me e io conosco il Padre” (Gv. 10, 15);

"perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre". (Gv. 10, 38)

"Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?". Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò. Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel
Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui"." (Gv. 14, 5-21)

“Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre". Gli dicono i suoi discepoli: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio". Rispose loro Gesù: "Adesso credete? Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. (Gv. 16, 28-32);

“io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi (Gv. 17, 11);

“Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. (Gv. 17, 21);

“Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.(Gv. 17, 21)

“Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio". (Gv. 1, 32-34)

"Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa." (Gv. 3, 34-35);

"Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà" (Gv. 16, 13-15)

“È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita (Gv. 6, 63);

“Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. (Gv. 15,26-27)

Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato. (Gv. 8, 39)

“Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi (Gv. 14, 15-18);

“Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. (Gv. 14, 25-26);

"Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi"."Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi". (Gv. 20, 22-23)


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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27/05/2013 19:37
 
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[SM=g1740758] Quando l'ecumenismo si avvera. La Trinità e l'«ut unum sint» (Biffi)

 
La Trinità e l'«ut unum sint»

Quando l'ecumenismo si avvera


di mons. Inos Biffi


Abitualmente, quando si parla di ecumenismo, si cita l'espressione del vangelo di Giovanni: «Che siano una cosa sola» -- ut unum sint (17, 21) -- tuttavia quasi sempre trascurandone il contesto e lasciando, così, sfuggire il senso e l'intenzione precisi di questa domanda che Gesù rivolge al Padre.

«Padre santo», egli dice, «io non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Non prego poi solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola, perché tutti siano uno come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano uno come noi siamo uno. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me».

Come si vede, si tratta di un testo dalla trama accuratamente costrutta ed elaborata, dove il tema emergente è quello dell'unità: dell'unità originaria, quella cioè che risulta dall'“inclusione” del Padre nel Figlio e del Figlio nel Padre, e dell'unità dei discepoli nei quali quell'unità divina è destinata a trapassare.

In altre parole, lo stesso unum, in atto dell'intima comunione tra il Padre e Gesù, è chiamato a trasfondersi e a prolungarsi nei discepoli e quindi a diventare visibile nella loro fraternità.

«L'unità divina -- commenta il biblista Rudolf Schnackenburg -- è calata nei discepoli di Gesù in quanto “Gesù è in loro” e “il Padre in Gesù”. Poiché Gesù è nei discepoli e il Padre è in Gesù, la comunità dei discepoli è ripiena di essenza divina e quindi unita e compatta. Essa diventa una perfetta unità e a un tempo è chiamata a rendere visibile nell'amore fraterno il mistero dell'unità divina. In ciò il mondo può e deve riconoscere che Gesù, che fa della comunità cristiana la manifestazione dell'essenza divina, è l'Inviato di Dio. Una comunità che è unita e trova la forza di amare è in ultima analisi un mysterium dell'amore divino. Attraverso Gesù Dio ha accolto nel suo amore i credenti nel Figlio suo e li ha colmati della forza del suo amore».


I credenti «porteranno [nel mondo] la testimonianza della loro unità e della loro unione con Padre e col Figlio» (Ignace de la Potterie), e così creeranno la condizione perché lo stesso mondo creda in Gesù, riconoscendolo come Colui che è stato mandato dal Padre.
È come dire che la Chiesa, formata dai discepoli, deve apparire come la comunità partecipe dell'unità che annoda il Padre e il Figlio; come il segno visibile o il sacramento di tale unità. La carità reciproca dei credenti deve quindi riflettere e rappresentare quell'“uno”, che costituisce e definisce la relazione tra Gesù e il Padre.

A questo punto ci si può domandare se sia veramente questa visione dell'unità che evochiamo quando citiamo l'ut unum sint o vi ricorriamo nell'ottica dell'ecumenismo.
Questo viene per lo più inteso come la riunione, per così dire paritetica od “orizzontale”, tra i cristiani.
Ma in questo caso non siamo esattamente nella prospettiva della preghiera di Gesù, il quale chiedeva non che dei “fratelli separati”, come li chiamiamo, si riunissero, ma che l'unità “divina” dimorasse in quelli che il Padre gli aveva dato, che non sono affatto visti in uno stato di separazione e che, anzi, neppure sarebbero suoi discepoli, se mancasse la presenza in loro dell'unum del Padre e del Figlio.

La genesi e la forma del loro essere congiunti si innestano sulla vita intima della santissima Trinità.

Non per questo, tuttavia, l'“unità”, che Gesù implora dal Padre per i “suoi”, va considerata estranea all'“ecumenismo” nel quale come discepoli del Signore ci dobbiamo sentire tutti impegnati. Al contrario: è proprio quella preghiera a illustrare sia la gravità della separazione sia il significato e l'intento della ricomposizione.

Anzitutto, la gravità della separazione, che, alla luce della preghiera di Gesù, si configura come un'attenuazione o una perdita della comunione con l'unum del Padre e del Figlio e perciò con l'unica Chiesa, Corpo di Cristo, generata e stabilita da quest'unum, per cui diciamo: «Credo la Chiesa “una”». È poi illustrato il significato e l'intento della ricomposizione, la quale non mira a costituire questa Chiesa “una”, quasi fosse scomparsa, e risultasse come frutto e come sintesi delle varie comunità ecclesiali, che si rimettono insieme. [SM=g1740721]

L'ecumenismo si avvera se si ritorna e ci si reinserisce nell'unico Corpo di Cristo, cioè nella Tradizione dell'“unica” Chiesa, che, pur con i suoi membri peccatori e con una storia non sempre ineccepibile, non ha mai cessato di esserci, «una, santa, cattolica e apostolica», quale opera di Dio, fondata da Cristo, animata dal suo Spirito e da lui istituita sull'insfaldabile roccia che è Pietro.
[SM=g1740722]

Se l'ecumenismo non è concepito e avvertito a questo livello di finalità e di profondità, determinate dall'ut unum sint di Cristo, le iniziative di dialogo e di confronto in sé proficue e persino necessarie finirebbero col confondere e l'esito sarebbe un pacifismo teologico invece che la ripresa di una vera comunione.

(L'Osservatore Romano 26 maggio 2013)





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