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Identità del Sacerdote (Meditazioni)

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2010 13:27
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12/07/2010 08:56
 
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OMELIA SUI VANGELI,  I, XVII  (S. Gregorio Magno)


 10. Siano di esempio agli altri nella compunzione.

Predichiamo agli altri verità inoppugnabili se alle parole segue la testimonianza dei fatti, se noi stessi abbiamo per amore di Dio sentimenti di  compunzione e purifichiamo nel pianto le colpe quotidiane dell’esistenza, che non può trascorrere senza, in qualche modo, contaminarsi. Arriviamo alla vera compunzione riflettendo con impegno sulle imprese dei padri, così da renderci conto di come appare misera, ai nostri occhi, la vita che abbiamo trascorso, se confrontata con la gloria da  essi conseguita.

Allo spirito di compunzione arriviamo anche scrutando  con impegno i precetti del Signore e tentando di progredire per loro  mezzo, come sappiamo che già fecero coloro che veneriamo. Per  questo sta scritto infatti di Mosè: Collocò anche una vasca di bronzo in  cui si purificassero Aronne e i suoi figli entrando nel Santo dei Santi, e  la costruì con gli specchi delle donne che vegliavano alla porta del Tabernacolo. Mosè dunque colloca una vasca di bronzo nella quale i sacerdoti devono purificarsi ed entrare nel Santo dei Santi: la legge  divina ci impone di purificarci nella compunzione, perché le nostre colpe non ci rendano indegni di penetrare gli incontaminati segreti  di Dio.
 
Ha anche un significato il fatto che quella vasca, come è  detto, sia costruita con gli specchi delle donne, che vegliavano senza sosta alla porta dei Tabernacolo, perché questi specchi indicano i divini precetti nei quali le anime sante sempre si guardano, e qualora sussistano in esse delle macchie di peccato, le cancellano. Correggono i pensieri difettosi e, tenendo conto dell’immagine, ricompongono i volti per quel che in essi suona come contrasto: così, riflettendo con impegno ai divini precetti, si rendono facilmente conto di ciò che, di loro, piace o dispiace allo Sposo celeste. Esse, finché si trovano in questa vita, non possono entrare nel tabernacolo eterno.

Tuttavia le donne vegliano alla porta del Tabernacolo, come le anime sante che, anche oppresse dall’infermità della carne, tengono con incessante amore fisso lo sguardo al passaggio nella dimora eterna. Mosè dunque preparò ai sacerdoti la vasca servendosi degli specchi delle donne, e questo significa che la legge di Dio offre il lavacro della  compunzione alle macchie dei nostri peccati, presentando alla nostra
contemplazione i soprannaturali precetti mediante i quali le anime sante piacquero allo Sposo celeste. Se li osserviamo con cura, ci rendiamo conto delle macchie che si trovano nell’intimo della nostra immagine  e siamo spinti alla compunzione, nel dolore della penitenza, così da poterci purificare come nella vasca costruita con gli specchi
delle donne.

18. Dio non abbandona il proprio gregge, nonostante i Pastori negligenti
 
Forse Dio onnipotente abbandona il proprio gregge per la nostra negligenza? No certamente: Egli infatti lo pasce direttamente, come promesso attraverso il profeta, e istruisce i predestinati alla vita con il pungolo dei flagelli e con lo spirito di compunzione. Per il nostro ministero in verità, i fedeli ricevono il santo battesimo, sono benedetti dalle preghiere che noi pronunciamo, e ricevono da Dio lo Spirito santo per l’imposizione delle nostre mani; essi giungono al regno dei cieli, e noi ne siamo deviati a motivo della nostra negligenza. Gli eletti sono ammessi alla patria celeste, purificati dal ministero dei sacerdoti, mentre questi precipitano verso i supplizi dell’inferno a motivo della loro vita riprovevole.

A che cosa dunque paragonerò sacerdoti indegni se non all’acqua del battesimo che, cancella i peccati dei battezzati, li introduce al regno dei cieli, ma poi deve essere posta tra i rifiuti? Temiamo, fratelli, che il nostro ministero incorra in una vicenda simile. Facciamo di tutto ogni giorno per essere purificati dalle nostre colpe, perché non ne resti incatenata la vita, mediante la quale Dio onnipotente purifica ogni giorno gli altri dal male. Riflettiamo senza tregua a ciò che siamo, meditiamo sul nostro ministero e rendiamoci conto delle responsabilità assunte. Rivolgiamo ogni giorno a noi stessi gli interrogativi ai quali dovremo rispondere di fronte al Giudice. Dobbiamo anche aver cura di noi, così da non trascurare il prossimo, in modo che chiunque ci accosti venga condito dal sale della nostra parola.

Quando vediamo qualcuno libero e dissoluto, esortiamolo a riscattare nella condizione coniugale la sua condotta scorretta, per poter sconfiggere con ciò che è lecito i comportamenti difformi dall’onestà. Quando incontriamo una persona  sposata esortiamola ad impegnarsi negli affari del secolo in modo da non staccarsi dall’amore di Dio, e aderire alla volontà del coniuge senza contrastare il Creatore.

Se accostiamo un chierico, sia da  noi ammonito in modo da offrire ai laici un esempio di vita, perché non  si riscontri in lui qualcosa di riprovevole da cui verrebbero motivi di disistima per la nostra religione. Incontrando un monaco, esortiamolo a portare rispetto al proprio abito nel comportamento ,nella parola e nei pensieri, così da staccarsi totalmente da ciò che appartiene al mondo e da offrire al cospetto di Dio, con il comportamento i valori che indica agli uomini col proprio abito.

Se uno ha già raggiunto la santità, sia incitato perché cresca in essa; chi è ancora nel peccato sia esortato a correggersi, in modo che chi accosta in sacerdote possa partire da lui come condito con il sale della sua parola. Riflettete con sollecitudine a tutto questo nel vostro intimo, e attuatelo al cospetto del vostro prossimo, rendendovi, così pronti a presentare a Dio onnipotente i frutti del ministero che vi è stato affidato. A queste mete, di cui si è detto, si arriverà più con la preghiera che con la parola.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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