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La Trasfigurazione Marco 9,2-10

Ultimo Aggiornamento: 20/03/2011 19:48
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domenica 8 marzo 2009
seconda di Quaresima


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un saluto a tutte le mie donne… (parenti, amiche e lettrici)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
(dal Vangelo di Marco 9,2-10)

E’ davvero strano il legame tra quello che i discepoli dicono e la descrizione che l’evangelista fa dei loro sentimenti. Pietro, anche a nome degli altri, dice “è bello per noi stare qui” quando vede Gesù in questa luce nuova che lo trasfigura. Marco scrive che Pietro e gli altri dicono così perché “erano spaventati” e non sanno quindi cosa dire.
L’emozione interiore è così forte che è difficile da descrivere, e fa paura tanto è intensa e profonda.

Credo che per tutti ci siano momenti nella vita nei quali proviamo emozioni così profonde che arrivano a spaventarci, perché ci destabilizzano e mettono in discussione gli equilibri raggiunti e le abitudini acquisite.
Quando ci si innamora veramente, il sentimento e l’attrazione verso l’altra persona sono così forti e sconvolgenti che si fanno e si dicono cose che mai prima si sarebbero fatte e dette, e agli occhi degli altri, che non conoscono il sentimento, sembrano pazzie. E capita anche a noi di spaventarci un po’ nel vederci trasformati così tanto dall’amore che proviamo.

L’evangelista tenta di descriverci la scena della trasfigurazione (difficile però da immaginare realmente), ma cerca soprattutto di raccontarci l’emozione profonda dei tre amici di Gesù.

Per qualche attimo (o minuto oppure ora… non lo sappiamo), Pietro Giacomo e Giovanni vedono chi è veramente Gesù, e comprendono che il loro maestro è davvero l’inviato di Dio. Riescono persino a udire la voce di Colui che ha mandato Gesù, Dio Padre in persona.

Immagino che il sentimento profondo dei tre è stato di totale adesione e pace. Hanno capito che quello che stanno vivendo è capace di dare senso a tutta la loro vita. Tutti i sacrifici, rinunce e problemi nel seguire Gesù hanno un senso e non saranno inutili. Per questo vorrebbero congelare quel momento e far si che duri in eterno. Sono anche spaventati, ma di uno spavento che è come quello che proviamo davanti a un panorama mozzafiato su un alta montagna (ne ricordo molti nelle camminate fatte ad alta quota): vediamo la grandezza e bellezza della natura e nello stesso tempo ci sentiamo piccoli e sopraffatti.

Ricordo alcune esperienze molto forti che hanno segnato profondamente la mia vita e l’hanno orientata e realizzata. Mi viene in mente quando feci un viaggio ad Assisi con un gruppo di giovani nel lontano 1985. Ricordo ancora quando ci proposero di metterci in silenzio a pregare davanti al famoso crocifisso che parlò a San Francesco, e che ora è conservato nella Chiesa di Santa Chiara. Ricordo che, pur essendo giovane (avevo poco più di 18 anni) e non avendo grande dimestichezza con la preghiera, provai sentimenti profondissimi di pace e di vera luce interiore. Non so come e perché, ma sentivo il desiderio di “congelare” quel momento, e tutto quello che avevo vissuto prima mi sembrava orientato a quel momento, e avvertivo, anche se in modo molto confuso, che il mio domani aveva un futuro preciso…


Non so quanto durò la preghiera in quella cappella della Basilica di Santa Chiara, ma conservo un ricordo molto bello e spiritualmente forte. Posso davvero affermare che quella fu per me un esperienza simile a quella di Pietro Giacomo e Giovanni sul monte della trasfigurazione. E, ringraziando Dio, non è stata l’unica, perché il Signore ogni tanto mi concede qualche momento di luce e di vera ricarica. Sta a me non sprecare le occasioni e fidarmi.
    Agganciandomi a queste riflessioni, ho provato a lanciare su Facebook, attraverso un messaggio dal mio profilo, questa domanda: “quale è stata la vostra esperienza di fede più bella?”.
    Mi sono arrivate alcune risposte… eccole
    Luca risponde alla mia domanda ricordando la sua esperienza ai campi S.a.f. (i campi estivi per adolescenti organizzati dalla diocesi)
    Lorenzo ha trovato nell’esperienza presso il Sermig di Torino la sua esperienza di fede più bella.
    Nicola così risponde alla mia domanda: “Pellegrinaggio a Santiago de Compostela a piedi gli ultimi 118 km da Sarria!!!!”
    Per Silvia invece è stata la Giornata Mondiale della Gioventù di Roma, nel 2000, e per Simone un corso vocazione ad Assisi.
    Flavio mi dice che sono le mie vignette… (beh, forse un po’ esagerato… ma chissà, anche sul monte della Trasfigurazione probabilmente hanno riso un po’…eheh)
    Roberta infine scrive che l’esperienza più bella nella fede è stata “quando ho deciso di sacrificare e dare il niente che avevo e si è trasformato in “tutto”.

Giovanni don [SM=g1740722]

C’è ancora spazio se qualcuno vuole, approfitti di questa pagina per pensare e meditare sulla personale esperienza di “monte della Trasfigurazione”…[SM=g1740734]



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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20/03/2011 19:48
 
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Il Papa: La Trasfigurazione non è un cambiamento di Gesù, ma è la rivelazione della sua divinità, "l’intima compenetrazione del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù stesso è Luce da Luce"


LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS , 20.03.2011

Di ritorno dalla visita pastorale di questa mattina alla Parrocchia romana di San Corbiniano all’Infernetto, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana in questa II Domenica di Quaresima:


PRIMA DELL’ANGELUS

Cari fratelli e sorelle!

Ringrazio il Signore che mi ha donato di vivere nei giorni scorsi gli Esercizi Spirituali, e sono grato anche a quanti mi sono stati vicini con la preghiera.

L’odierna domenica, la seconda di Quaresima, è detta della Trasfigurazione, perché il Vangelo narra questo mistero della vita di Cristo. Egli, dopo aver preannunciato ai discepoli la sua passione, "prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.

E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce" (Mt 17,1-2). Secondo i sensi, la luce del sole è la più intensa che si conosca in natura, ma, secondo lo spirito, i discepoli videro, per un breve tempo, uno splendore ancora più intenso, quello della gloria divina di Gesù, che illumina tutta la storia della salvezza. San Massimo il Confessore afferma che "le vesti divenute bianche portavano il simbolo delle parole della Sacra Scrittura, che diventavano chiare e trasparenti e luminose" (Ambiguum 10: PG 91, 1128 B).

Dice il Vangelo che, accanto a Gesù trasfigurato, "apparvero Mosè ed Elia che conversavano con lui" (Mt 17,3); Mosè ed Elia, figura della Legge e dei Profeti. Fu allora che Pietro, estasiato, esclamò: "Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia" (Mt 17,4).

Ma sant’Agostino commenta dicendo che noi abbiamo una sola dimora: Cristo; Egli "è la Parola di Dio, Parola di Dio nella Legge, Parola di Dio nei Profeti" (Sermo De Verbis Ev. 78,3: PL 38, 491). Infatti, il Padre stesso proclama: "Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo" (Mt 17,5).

La Trasfigurazione non è un cambiamento di Gesù, ma è la rivelazione della sua divinità, "l’intima compenetrazione del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù stesso è Luce da Luce" (Gesù di Nazaret, Milano 2007, 357).

Pietro, Giacomo e Giovanni, contemplando la divinità del Signore, vengono preparati ad affrontare lo scandalo della croce, come viene cantato in un antico inno: "Sul monte ti sei trasfigurato e i tuoi discepoli, per quanto ne erano capaci, hanno contemplato la tua gloria, affinché, vedendoti crocifisso, comprendessero che la tua passione era volontaria e annunciassero al mondo che tu sei veramente lo splendore del Padre".

Cari amici, partecipiamo anche noi di questa visione e di questo dono soprannaturale, dando spazio alla preghiera e all’ascolto della Parola di Dio. Inoltre, specie in questo tempo di Quaresima, esorto, come scrive il Servo di Dio Paolo VI, "a rispondere al precetto divino della penitenza con qualche atto volontario, al di fuori delle rinunce imposte dal peso della vita quotidiana" (Cost. ap. Pænitemini, 17 febbraio 1966, III, c: AAS 58 [1966], 182). Invochiamo la Vergine Maria, affinché ci aiuti ad ascoltare e seguire sempre il Signore Gesù, fino alla passione e alla croce, per partecipare anche alla sua gloria.

DOPO L'ANGELUS

Nei giorni scorsi le preoccupanti notizie che giungevano dalla Libia hanno suscitato anche in me viva trepidazione e timori. Ne avevo fatto particolare preghiera al Signore durante la settimana degli Esercizi Spirituali.
Seguo ora gli ultimi eventi con grande apprensione, prego per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari. Alla popolazione desidero assicurare la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana.


Pozdrawiam serdecznie Polaków. Wczoraj obchodziliśmy uroczystość świętego Józefa, Głowy Świętej Rodziny, Opiekuna Kościoła, a także mojego Patrona. Wszystkim, którzy w dniach rekolekcji watykańskich i we wspomnianą uroczystość zanosili do Boga modlitwy w mojej intencji, serdecznie dziękuję. Niech święty Józef oręduje w niebie za nami wszystkimi. Niech wspiera wasze rodziny w zmaganiach z trudami życia. Na nowy tydzień Wielkiego Postu z serca wam błogosławię.

[Saluto cordialmente tutti i Polacchi. Ieri abbiamo festeggiato la Solennità di San Giuseppe, Capo della Santa Famiglia, Custode della Chiesa e anche mio Patrono. Ringrazio di cuore tutti coloro che nei giorni degli Esercizi spirituali in Vaticano e nella solennità di ieri hanno rivolto preghiere per me. San Giuseppe interceda dal cielo per tutti noi e aiuti le vostre famiglie nell’impegno contro le avversità della vita. Vi benedico di cuore all’inizio di questa nuova settimana di Quaresima.]

Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli venuti da Venezia, i promotori della campagna "Adotta un papà nel sud del mondo", rilanciata in occasione della festa di san Giuseppe, i membri del Movimento di Vita Cristiana provenienti da Salerno, l’Istituto di Istruzione Superiore di Palagonia e gli altri gruppi di studenti. A tutti auguro una buona domenica e una buona settimana, Grazie a tutti voi. Buona domenica!


                        Pope Benedict XVI talks to pilgrims at the end of his pastoral visit to St. Corbiniano Parish in Rome on March 20, 2011. The Pope made an urgent an appeal to millitary and political leaders to consider the safety of Libyan civillians and ensure they have access to emergency aid in his first comments on the Libyan conflict.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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