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L'India, S. Tommaso Didimo e il Cristo (cultura religiosa-ecumenica)

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2009 11:55
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26/03/2009 11:55
 
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.... vi posto l'articolo uscito oggi sull'O.R. molto interessante....[SM=g1740722] 
 

Il primo incontro del cristianesimo con l'India
Nadattigam Buddha alias Tommaso detto Didimo


    Pubblichiamo stralci del testo di uno degli interventi tenuti al convegno "Ad ulteriores gentes. The Christians in the East (ist-7th.c.)" tenutosi a Roma nei giorni 13 e 14 marzo presso l'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente.

    di George Nedungatt

   
Un'iscrizione in sanscrito nel portico di un tempio a Udayapur, nell'India centrale, secondo una traduzione e un'interpretazione, si riferisce a Gesù Cristo come al divino Oriente increato disceso sulla terra e al suo santo apostolo come Nadattigam Buddha inviato in India. Si tratta di un'iscrizione murale molto estesa, come gli editti di Asoka del terzo secolo avanti Cristo incisi nella roccia.

L'iscrizione contiene la seguente affermazione:
 
    La gloria e la misericordia dell'Increato, il Divino Oriente, l'uomo Dio, Cristo, è disceso sulla terra e, dopo avere deposto il peso della sua mortalità, è entrato in possesso della sua gloria; e più tardi il suo santo apostolo (Tommaso = Nadattigam Buddha) è venuto tra noi. Datandolo secondo la nuova era, l'era dell'imperatore Vikrama, sono trascorsi 1116 anni.




    L'era Vikrama, che prende il nome da re Vikramaditya, inizia nel mese di marzo del 56 prima dell'era cristiana, pertanto, l'iscrizione si autodata 1060. Certamente è una testimonianza molto tarda dell'arrivo del cristianesimo in India nel primo secolo.

Tuttavia, ha un grande valore come documento storico indiano pre-portoghese. Sono numerosi gli autori cristiani che esaminano il cristianesimo in India prendendo come punto di partenza l'arrivo dei portoghesi, non trovando documenti storici anteriori in India. Naturalmente non conoscono questa iscrizione nella pietra del xi secolo a Udayapur. Leslie Brown, per esempio, nel suo libro The Indian Christians of St Thomas scrive quanto segue:  "Le tradizioni locali, così come sono ora, sono tutte post-portoghesi e, in ultima analisi, risalgono agli Atti o ai testi da essi derivati, le opere latine chiamate la Passione di san Tommaso e Sui miracoli. Il fatto che tutte le tradizioni rimandino alla Chiesa di Edessa ci impedisce di considerare tali fattori una prova conclusiva che questo primo evangelista fosse san Tommaso".

    Brown, tra i pochi autori occidentali che hanno soggiornato a lungo in India e hanno svolto uno studio critico sulla tradizione di san Tommaso, non menziona l'iscrizione di Udayapur. Né trova alcuna tradizione locale che sia indipendente dagli Atti di Tommaso apocrifi o dalla Chiesa di Edessa. Pertanto, per mantenersi su un terreno teologicamente saldo, egli fa iniziare la storia dei cristiani di san Tommaso in India con l'arrivo dei portoghesi.

Comunque l'iscrizione di Udayapur è stata presentata al xii Congresso Internazionale degli Orientalisti che si è tenuto presso l'Accademia dei Lincei a Roma nel 1899. Non sembra tuttavia essere stata ulteriormente approfondita. Certamente era stata interpretata in modo diverso, in una prospettiva indù, da uno studioso indù.

Quella presentata a Roma era una interpretazione cristiana di Benoit Burthey (1818-1895), missionario gesuita francese e orientalista. Secondo Burthey l'iscrizione parla di Gesù Cristo come del Divino Oriente, che è disceso (avatâra) sulla terra come mortale, ha portato la croce sulle spalle, ha deposto il peso della sua mortalità ed è asceso nella gloria. Il suo messaggero, descritto come uomo "illuminato" (Nadattigam Buddha) secondo la terminologia buddista, per primo ha portato il cristianesimo in India.

Nella tradizione indiana questo messaggero viene identificato con l'apostolo Tommaso. Oggi, otto Chiese cristiane nel sud dell'India fanno risalire a lui le loro origini.

Questi cristiani vengono chiamati cristiani di san Tommaso. La maggior parte degli studiosi occidentali dubita o nega che il cristianesimo sia stato portato in India dall'apostolo Tommaso. Alcuni ammettono che è possibile, ma ritengono che non è dimostrato; altri ancora lo considerano probabile. Solo in pochissimi lo considerano dimostrato e certo, diversamente dalla maggior parte degli autori Indiani, per i quali è una certezza cha fa parte del tessuto della loro vita.

    Il dibattito sulle origini apostoliche del cristianesimo in India va avanti da oltre tra secoli ed è diventato talmente complesso e intricato da non poter essere affrontato brevemente.

Ho trattato questo argomento in un libro pubblicato di recente in India.(Quest for the Historical Thomas Apostle of India:  A Re-Reading of the Evidence, Bangalore, Theological Publications in India, 2008. pagine 428+ xxxiv).

In esso, prima espongo e affronto in maniera critica nove teorie e tesi contrarie alla missione in India dell'apostolo Tommaso - videtur quod non, per usare l'appendice dialettica di san Tommaso d'Aquino - poi esamino esegeticamente tutti i testi patristici noti - sed contra est - che nell'insieme confermano la sua missione in India.

Infine espongo in modo critico la tradizione indiana, distinguendo ciò che è storicamente affidabile da ciò che non lo è - dicendum quod. Non è possibile né necessario presentare qui tutta la documentazione e le argomentazioni. Prima di tutto illustrerò brevemente le nove obiezioni o teorie e poi indicherò le testimonianze patristiche senza soffermarmi troppo su di esse, fatta eccezione per Origene. Similmente, della tradizione indiana, incentrata su quattro punti focali, sceglierò un solo argomento da esaminare in maniera critica.

    I testi antichi sulla missione dell'apostolo Tommaso non sono solo greci, latini e siriaci, ma anche indiani. È auspicabile che, insieme all'iscrizione di Udayapur prima o poi venga debitamente rivista, pubblicata e studiata anche la variyôla di Palayur. Vi è inoltre un'iscrizione del xi secolo in Vattezhuth - paleografia in malayalam - su una lapide in granito ai piedi della croce davanti alla chiesa a Telekkad nei pressi di Cochin. Tutto ciò sta attendendo di essere opportunamente studiato. L'India non è priva di fonti storiche, pur essendo scarse quelle pre-portoghesi.

    Prima di concludere è bene osservare che oltre ai testi vi è anche il linguaggio del culto di cui tener conto nell'agiologia. Un confronto potrebbe rivelarsi utile.

Nel xix secolo si è dibattuto sulla storicità di san Giorgio megalomartire, rivestito di leggende. All'inizio del xx secolo è stata studiata la tradizione di questo culto, incentrata sulla sua tomba a Lydda in Palestina e poi rapidamente diffuso ovunque. L'agiologia ha così ottenuto la certezza della storicità di san Giorgio sulla base del suo culto.

Similmente, san Tommaso viene celebrato nella liturgia di tutte le Chiese cristiane come apostolo dell'India. Questa unanimità della lex orandi delle famiglie liturgiche può essere spiegata solo con il fatto storico noto che egli ha evangelizzato l'India. Sant'Efrem ha cantato le reliquie dell'apostolo Tommaso portate dall'India ad Edessa. E parte di queste reliquie sant'Ambrogio le ha ottenute da Edessa per Milano e san Gaudenzio per Brescia. La ben nota enfasi posta da Ambrogio sull'autenticità documentata delle reliquie da lui ottenute o ricevute rappresenta un'ulteriore garanzia che le reliquie di Edessa provengono dall'India, e quindi dall'apostolato in India di san Tommaso.

    Obbedendo al mandato di Gesù di proclamare la Buona Novella "dappertutto" (Marco 16, 15, 20) o a "tutte le nazioni" (Matteo 28, 19), gli apostoli sono andati "fino ai confini del mondo" (Lettera ai Romani 10, 18). Così come l'importanza sociale e politica di Roma in Occidente ha rappresentato il contesto della missione degli apostoli Pietro e Paolo, la posizione prominente dell'India antica in Oriente non può non aver attratto un altro apostolo importante e audace.

 La domanda da porre, quindi, è:  se non è andato l'apostolo Tommaso a predicare il Vangelo in India, allora chi è andato? E se non c'è andato nessun apostolo, allora perché? Un accenno a questo equilibrio tra est e ovest può essere individuato nelle seguenti parole di san Giovanni Crisostomo, citate dal Concilio Vaticano II:  "chi sta in Roma sa che gli Indi sono sue membra" (Lumen gentium, n. 13). Esistono ampie testimonianze patristiche su san Tommaso come apostolo dell'India che confermano la tradizione indiana.



(©L'Osservatore Romano - 26 marzo 2009)

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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