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8-15 maggio 2009 Benedetto XVI Pellegrino in Terra Santa

Ultimo Aggiornamento: 08/08/2011 22:50
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08/05/2009 18:59
 
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 discorso del Papa durante la cerimonia di benvenuto
La libertà religiosa
diritto umano fondamentale

    La cerimonia di benvenuto in Giordania si è svolta, poco dopo le 14.30 locali (le 13.30 a Roma) di venerdì 8 maggio, all'aeroporto Queen Alia di Amman dove Benedetto XVI è stato accolto dal re Abdullah ii bin Hussein che gli ha rivolto l'indirizzo di saluto. Il Papa ha quindi pronunciato il discorso che pubblichiamo di seguito.



    Pubblichiamo di seguito una nostra traduzione italiana del discorso di Benedetto XVI.

    Maestà,
    Eccellenze,
    Cari Fratelli Vescovi,
    Cari Amici,
    è con gioia che saluto tutti voi qui presenti, mentre inizio la mia prima visita in Medio Oriente dalla mia elezione alla Sede Apostolica, e sono lieto di posare i piedi sul suolo del Regno Ascemita di Giordania, una terra tanto ricca di storia, patria di così numerose antiche civiltà, e profondamente intrisa di significato religioso per Ebrei, Cristiani e Musulmani.

 Ringrazio Sua Maestà il re Abdullah ii per le sue cortesi parole di benvenuto e Gli porgo le mie particolari congratulazioni in questo anno che segna il decimo anniversario della sua ascesa al trono. Nel salutare Sua Maestà, estendo di cuore i migliori auguri a tutti i membri della Famiglia Reale e del Governo, e a tutto il popolo del Regno. Saluto i Vescovi qui presenti, specialmente quelli con responsabilità pastorali in Giordania.

Mi dispongo con gioia a celebrare la liturgia nella Cattedrale di San Giorgio domani sera e nello Stadio Internazionale domenica insieme con Voi, cari Vescovi, e con così numerosi fedeli affidati alla vostra cura pastorale.

    Sono venuto in Giordania come pellegrino, per venerare i luoghi santi che hanno giocato una così importante parte in alcuni degli eventi chiave della storia Biblica. Sul Monte Nebo, Mosè condusse la sua gente per gettare lo sguardo entro la terra che sarebbe diventata la loro casa, e qui morì e fu sepolto. A Betania al di là del Giordano, Giovanni Battista predicò e rese testimonianza a Gesù, che egli stesso battezzò nelle acque del fiume che dà a questa terra il nome. Nei prossimi giorni visiterò entrambi questi luoghi santi e avrò la gioia di benedire le prime pietre delle chiese che saranno costruite sul luogo tradizionale del Battesimo del Signore.

La possibilità che la comunità cattolica di Giordania possa edificare pubblici luoghi di culto è un segno del rispetto di questo Paese per la religione e a nome dei Cattolici desidero esprimere quanto sia apprezzata questa apertura.
La libertà religiosa è certamente un diritto umano fondamentale ed è mia fervida speranza e preghiera che il rispetto per i diritti inalienabili e la dignità di ogni uomo e di ogni donna giunga ad essere sempre più affermato e difeso, non solo nel Medio Oriente, ma in ogni parte del mondo.

    La mia visita in Giordania mi offre la gradita opportunità di esprimere il mio profondo rispetto per la comunità Musulmana e di rendere omaggio al ruolo di guida svolto da Sua Maestà il Re nel promuovere una migliore comprensione delle virtù proclamate dall'Islam. Ora che sono passati alcuni anni dalla pubblicazione del Messaggio di Amman e del Messaggio Interreligioso di Amman, possiamo dire che queste nobili iniziative hanno ottenuto buoni risultati nel favorire un'alleanza di civiltà tra il mondo Occidentale e quello Musulmano, smentendo le predizioni di coloro che considerano inevitabili la violenza e il conflitto.

In effetti, il Regno di Giordania è da tempo in prima linea nelle iniziative volte a promuovere la pace nel Medio Oriente e nel mondo, incoraggiando il dialogo inter-religioso, sostenendo gli sforzi per trovare una giusta soluzione al conflitto Israeliano-Palestinese, accogliendo i rifugiati dal vicino Iraq, e cercando di tenere a freno l'estremismo. Non posso lasciare passare questa opportunità senza richiamare alla mente gli sforzi d'avanguardia a favore della pace nella regione fatti dal precedente re Hussein. Come appare opportuno che il mio incontro di domani con i leader religiosi musulmani, il corpo diplomatico e i rettori dell'Università abbia luogo nella moschea che porta il suo nome. Possa il suo impegno per la soluzione dei conflitti della regione continuare a portar frutto nello sforzo di promuovere una pace durevole e una vera giustizia per tutti coloro che vivono nel Medio Oriente.

    Cari Amici, nel Seminario tenutosi a Roma lo scorso autunno presso il Foro Cattolico-Musulmano, i partecipanti hanno esaminato il ruolo centrale svolto, nelle nostre rispettive tradizioni religiose, dal comandamento dell'amore. Spero vivamente che questa visita e in realtà tutte le iniziative programmate per promuovere buone relazioni tra Cristiani e Musulmani, possano aiutarci a crescere nell'amore verso Dio Onnipotente e Misericordioso, come anche nel fraterno amore vicendevole. Grazie per la vostra accoglienza, Grazie per la vostra cortesia. Che Dio conceda alle loro Maestà felicità e lunga vita! Che Egli benedica la Giordania con la prosperità e la pace!


Il saluto del re di Giordania

    "La sua visita è l'inizio di un viaggio attraverso la storia e i luoghi in cui è nata la fede, per i cristiani e per i musulmani. Oggi l'accogliamo nella nostra casa". Lo ha detto il re di Giordania, Abdullah ii bin Hussein, rivolgendosi a Benedetto XVI, al suo arrivo, venerdì pomeriggio 8 maggio, all'aeroporto Queen Alia di Amman.

    "Qui in Giordania - ha proseguito il re - dove la fede in Dio, l'unico Dio, affonda le sue antiche radici, qui in mezzo al popolo giordano, per il quale la fede in Dio rimane il fulcro della vita stessa, apriamo le porte per accoglierla. Santità, nove anni fa nell'Anno santo del giubileo della pace, proprio in questo luogo, incontravo il suo predecessore, Giovanni Paolo II. Insieme abbiamo affermato con forza l'importanza della coesistenza pacifica tra musulmani e cristiani".

    "Da quel giorno - ha aggiunto - gli eventi hanno avvalorato l'urgente necessità del nostro appello. Provocazioni, ideologie ambiziose che puntano a dividere, rappresentano la minaccia di sofferenze indicibili. Dobbiamo opporci a questa corrente per il futuro del mondo. Oggi, insieme, è necessario rinnovare il nostro impegno al rispetto reciproco. È da qui ed è ora che deve partire un nuovo dialogo che abbracci tutto il mondo, un dialogo di comprensione e buona volontà. Noi abbiamo posto solide basi per una futura armonia". Dopo aver ricordato l'interdipendenza tra popoli e religioni diverse, il sovrano ha sottolineato come "le radici della comprensione per noi credenti nell'unico Dio sono ancora più profonde. Risiedono nel comandamento espresso nelle sacre scritture di musulmani cristiani ed ebrei:  ama Dio e il prossimo tuo. Sono principi fondamentali e inscindibili. Il profeta Maometto, che sia benedetto e beato, disse:  "Nessuno di voi potrà dire di avere fede, finché non desidera per il proprio fratello ciò che desidera per se stesso".

Cari amici, la Giordania è orgogliosa di ospitare il Messaggio di Amman, che esprime davanti all'umanità intera l'appello dell'Islam alla compassione, alla misericordia e alla tolleranza. Afferma il ruolo importante e positivo della fede più che mai vivo ed essenziale alla dignità e al progresso umano in questa nostra epoca moderna".

    Il re ha poi evidenziato come i giordani credono che la fede vada di pari passo con la responsabilità:  "Vivere in pace, dare conforto ai poveri e ai disperati, rendere giustizia, dare speranza ai giovani. È questo l'impegno del nostro Paese ed è questa l'anima della nostra comunità. In Giordania musulmani e cristiani sono cittadini uguali di fronte alla legge, tutti contribuiscono al futuro del Paese. La fede è al centro della nostra quotidianità, e la nostra eredità religiosa ha per noi un valore sacro".

    "La mia speranza - ha sottolineato il sovrano - è che assieme possiamo diffondere il dialogo che abbiamo avviato, un dialogo che accetta le nostre singole identità religiose, un dialogo che non teme la luce della verità, un dialogo che, giustamente, celebra i nostri valori, i nostri legami comuni e profondi. Cari amici, condividere i valori può apportare un contributo importante in Terra Santa, dove, insieme, dobbiamo offrire il nostro aiuto per allontare le ombre del conflitto, attraverso presidi negoziati, che soddisfino il diritto dei palestinesi alla libertà e a una nazione, e il diritto degli israeliani alla sicurezza. Gerusalemme desta in noi particolare preoccupazione".

    Concludendo, il re ha affermato che "la Giordania e la Chiesa cattolica comprendono l'onore e la responsabilità di servire come guardiani e custodi di luoghi sacri e religiosi nella città di Gerusalemme. Questi luoghi vanno protetti, l'identità di Gerusalemme va preservata. È necessario salvaguardare la città santa come luogo di culto per tutti. Ci aiuti a stabilire una convivenza pacifica qui e altrove, dove ogni famiglia possa ricevere la benedizione della sicurezza, dove nessun bambino sia abbandonato alla violenza e alla distruzione, dove tutte le comunità conoscano il potere della riconciliazione e dove il popolo palestinese possa trovare una fine all'occupazione e alla sofferenza e condividere finalmente il diritto e la dignità della libertà".


Una ragione per tre popoli



La chiave per comprendere il viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa è racchiusa in una parola:  pellegrinaggio. Il Papa lo ha detto e ripetuto in questi ultimi giorni, insistendo più volte sull'unica intenzione politica di questo suo importante itinerario, che è quella di contribuire alla pace. E sorvolando la Grecia, nell'incontro con i giornalisti, ha precisato con molta chiarezza che desidera contribuire alla pace non come individuo ma in nome della Chiesa cattolica. La quale non è un potere politico, bensì una forza spirituale.

Ma in che modo una forza spirituale può essere in grado di influire su una situazione di persistenti tensioni e conflitti che da oltre sessant'anni grava, intricata e drammatica, su una terra che è santa per i tre grandi monoteismi? Perché questa forza spirituale è una realtà. Così come la preghiera, la formazione delle coscienze e l'appello alla ragione - i tre aspetti di questa forza spiegati dal vescovo di Roma ai giornalisti - sono strumenti efficaci per cambiare lo stato delle cose. Confidando nella ragione, comune a ogni uomo, e che dunque è la base per il confronto e l'incontro con tutti, come da anni Benedetto XVI va ripetendo con chiarezza e pazienza.

E che non si tratti di teorie astratte è emerso con evidenza dal discorso rivolto dal Papa all'aeroporto di Amman, davanti a un sovrano e in un Paese che con i fatti stanno dimostrando come può procedere il cammino comune tra musulmani e cristiani, che in Giordania sono una piccola minoranza (come del resto in quasi tutto il Vicino e Medio Oriente). Pellegrino nei luoghi sacri alla memoria di Mosè e di Giovanni Battista, Benedetto XVI si è rallegrato che vi sia rispettata la libertà religiosa. Essa costituisce infatti un diritto irrinunciabile di ogni uomo e di ogni donna che deve essere rispettato ovunque nel mondo.

Di fronte ad Abdullah ii il Papa ha indicato la via maestra per promuovere i diritti umani:  una "alleanza di civiltà" tra mondo occidentale e mondo islamico che possa superare le nefaste dinamiche delle contrapposizioni e dello scontro. In un dialogo che non deve limitarsi a questi due interlocutori, ma estendersi all'ebraismo in un vero e proprio "dialogo trilaterale", come ha auspicato Benedetto XVI di fronte a giornalisti di tutto il mondo. Lo impone la storia comune alle tre religioni monoteiste, lo chiede la ragione. Che è data da Dio a ogni donna e a ogni uomo, senza distinzioni.

g. m. v.



(©L'Osservatore Romano - 9 maggio 2009)





King Abdullah of Jordan and Pope Benedict XVI




[Modificato da Caterina63 08/05/2009 19:02]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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