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Preghiamo per i Sacerdoti VIVI e Defunti, non dimentichiamoli MAI!

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2012 22:49
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29/07/2012 11:18
 
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Dom João Braz de Aviz [© Associated Press/LaPresse]

Dom João Braz de Aviz [© Associated Press/LaPresse]

 

Almeno un primato, a monsignor Braz de Aviz, non glielo toglie nessuno. L’attuale prefetto del dicastero vaticano per i religiosi è l’unico vescovo che vive da quasi trent’anni portandosi dietro 130 pallini di piombo disseminati nel corpo.
João a quel tempo era un giovane prete di 36 anni, e quel giorno stava viaggiando dalla sua parrocchia a quella di un villaggio vicino per aiutare il parroco che celebrava i suoi venticinque anni di sacerdozio. A metà strada, su un ponticello, vede un’auto ferma. Si avvicina per vedere se serve una mano. E si accorge che non si tratta di campesinos rimasti con la macchina in panne. Nel vecchio maggiolino ci sono due ragazzi che gli spianano contro le loro armi pesanti, gli tolgono le chiavi della macchina e lo costringono a seguirli dall’altra parte del torrente, senza dire una parola. Dopo mezz’ora, sbuca dalla curva il furgone blindato della banca. Era venerdì pomeriggio, loro stavano aspettando il furgone con la raccolta degli incassi, e João capisce allora di essersi trovato nel posto sbagliato all’ora sbagliata.
Poi la situazione precipita. I rapinatori sparano subito alle gomme del blindato. Ma anche quelli del carro della banca sono armati, e rispondono al fuoco. Ricorda oggi monsignor Braz de Aviz: «A un certo punto, visto che la situazione era bloccata, i due ragazzi mi hanno puntato di nuovo le armi in faccia: vai tu a parlare con i poliziotti, o ti ammazziamo. Che potevo fare? Ho mosso solo qualche passo e subito dal blindato i poliziotti mi hanno sparato addosso». João sente bruciare per tutto il corpo i pallini partiti dal fucile a canne mozze. Ha pure un occhio perforato, sente il sangue che gli cola a fiotti sul viso. Sta disteso a terra. Non riesce ad alzarsi. Un’immobilità impotente che gli salverà la vita: «Dopo mi hanno confermato che se mi fossi mosso mi avrebbero finito». Intanto i due banditi sono scappati. João sente il respiro farsi affannoso, sente il sangue che gli sale dai polmoni nella bocca. «Dicevo dentro me stesso: Gesù, ma perché devo morire a trentasei anni, avevo tanto da fare. La risposta mi è sgorgata dentro così: “Io sono morto a 33 anni. Tu hai avuto già tre anni più di me…”». João intuisce allora che anche la sua generosità, il suo slancio a fare cose buone può cadere nel vuoto, se non è un abbandonarsi nelle braccia di Gesù. «Allora mi sono sentito in pace. Ho detto le mie ultime preghiere, ho fatto le mie offerte, ho chiesto perdono, ma poi ho anche aggiunto: Signore, dammi dieci anni in più. Non so perché ho chiesto proprio dieci anni».
In effetti, dom João quella volta l’ha scampata. I piombini sono rimasti anche nei polmoni e nell’intestino, senza provocare infezioni. Perfino l’occhio si è salvato e i medici si chiedono come sia stato possibile.
Dopo quell’esperienza, oggi monsignor Braz de Aviz ricorda di essere anche entrato in un periodo di depressione. «Non riuscivo più nemmeno a uscire di casa. Ne sono uscito solo dopo un anno, piano piano, cominciando col fare piccole cose, ad esempio piccole passeggiate, fin dove mi era possibile. Anche questa specie di paralisi della volontà è stata per me un’esperienza importante, per abbracciare il mio limite e la mia fragilità». Quando stavano scadendo i dieci anni di “proroga” richiesti, è arrivata la nomina a vescovo. «È come se il Signore mi avesse voluto dire: fin qui tu mi hai chiesto la vita, d’ora in poi quello che viene io ti chiedo di donarlo a me…». Dom João lo dice ridendo. Ma intanto, il soprassalto dei ricordi gli inumidisce gli occhi.

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" Cronaca-vera" in una provincia qualsiasi dell'Italia post-cristiana : 9-9-2012 il diario di un giovane Sacerdote.

 

 

Con il permesso dell'autore, giovane prete, pubblichiamo questo toccante racconto di ieri 9 settembre 2012.

“ Stasera ho preso parte ad una festa di compleanno.All'uscita mi fermo davanti al ristorante per attendere l'ultimo amico da salutare.
E' già l'una. Soltanto una cinquantina di metri mi separano dalla macchina. Li percorro senza timore, andando dritto. Attorno soltanto prostitute. Una città nella città, e nemmeno una luce che provenga dai palazzi. Devo attraversare una piazzetta scarsamente illuminata. A sinistra una prostituta chiacchiera con alcuni uomini. Sento che dice:"ehi, c'è un padre...".
Mi sovviene un episodio di stamattina, che forse avevo già rimosso.Dopo la messa, sulla via principale di … ( importante Città del Sud N d R ), un uomo inveisce verso di me: "Un prete! Dicono che mio figlio sia finocchio. Meglio finocchio che prete...".

Ho pensato a come stiamo diventando sempre più dei bersagli. Mi conforta che bersaglio nel linguaggio del Vangelo si renda con "segno di contraddizione". Mi addolora il sapere che quell'uomo con molta difficoltà avrebbe potuto distinguere un prete per le vie della città. Ha incrociato uno di quelli che porta regolarmente una camicia da prete.Ha potuto riconoscermi ed ha gridato tutta la sua rabbia... Avrebbe potuto aggredirmi, farmi del male, ma non lo ha fatto. D'altronde ho messo nel conto anche questo.
La prostituta lascia il gruppo e grida, anch'essa.Però il suo grido sa di implorazione: "padre, padre...". E' a due passi da me. Si ferma e dice soltanto, a voce bassa: "padre, per favore, prega per me!". E torna indietro. "Lo farò", rispondo.
Un prete passa, all'una di notte. Ed una donna gli chiede di pregare per lei!
Sono stato per alcuni anni in un paese, e alcuni di coloro che stazionavano nella parrocchia come nella loro fortezza, non lesinavano parole sprezzanti e sarcastiche: "ma chi ti credi di essere? Non devi dirci tu cosa dobbiamo fare...".

Gesù ha detto che le prostitute precederanno alcuni nel regno dei cieli.
Penso che sia proprio così.
Ho promesso la mia preghiera a quella donna. Segno di contraddizione, senza neppure esserne minimamente degno.
Uno mi ha disprezzato, un'altra mi ha considerato per quello che sono.
Quant'è saggia la Chiesa, che impone ai suoi ministri di essere riconoscibili.
Quant'è buono il Signore, che sa ricompensare anche con queste carezze le mortificazioni subite per amore suo”.


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[SM=g1740720] La morte di Mons. Angelo Amodeo, Canonico del Duomo di Milano. “Signore manda tanti sacerdoti alla Tua Chiesa come Mons. Amodeo : zelanti e innamorati dei Tuoi Altari e dei Santi Misteri!”






Ci hanno appena informato telefonicamente che poco fa si è addormentato nel Signore, all'età di 80 anni, dopo un periodo di malattia, Mons. Angelo Amodeo, Canonico minore del Capitolo del Duomo di Milano, grande cultore della Tradizione Liturgia Ambrosiana e Romana.
Ordinato nel 1957 dal Cardinal Montini di Milano, è stato sacerdote di grande umiltà e disponibilità. 

Ha sempre voluto generosamente correre in aiuto a tutti quanti avevano bisogno di lui, in diverse parti d'Italia (da Roma a Imperia, da Venezia a Meda ma anche Loreto, Campocavallo ,  Camerino e Civitanova Marche), per celebrare la Santa Messa nell'antico rito della Chiesa o per svolgere il ruolo di prete assistente. 
Ricorderemo sempre con gratitudine immensa Mons. Amodeo che proprio il 14 settembre 2007, giorno in cui entrava in vigore l'atteso Motu Proprio "Summorum Pontificum" del regnante Papa, volle affrontare un lungo viaggio fino a Loreto per svolgere il ruolo di Presbitero assistente al Pontificale celebrato dal Cardinale Dario Castrillon Hoyos nella Basilica (inferiore) della Santa Casa.
Uniamoci tutti nella preghiera di suffragio supplicando il Signore che susciti nuovi operai nella sua messe  per continuare la devota opera intrapresa, con sacrificio e con generosità, da Mons.Amodeo.

Addio Monsignore. Ad Deum.
Riposi in pace.
E grazie. 


In paradisum deducant te angeli; in tuo adventu suscipiant te martyres et perducant te in civitatem sanctam Jerusalem.  
A.C.

Preghiamo perchè il Padre lo accolga nel Suo abbraccio luminoso e conforti i suoi cari e quanti lo hanno amato e apprezzato in questi lunghi mesi di sofferenza.
Ii funerali di Mons.Angelo Amodeo saranno celebrati nel Duomo di Milano lunedì 17 settembre alle ore 8,45.


[SM=g1740717] [SM=g1740720]


[Modificato da Caterina63 15/09/2012 19:46]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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