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Maggio Mese dedicato al Rosario di Maria (Meditazioni)

Ultimo Aggiornamento: 01/06/2010 18:32
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23/05/2009 08:43
 
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Oltre tredicimila partecipanti provenienti da trentadue Nazioni

Il pellegrinaggio militare internazionale a Lourdes



di Vincenzo Pelvi

"Più nazioni, un solo popolo di Dio":  è stato il tema del 51° Pellegrinaggio Militare Internazionale vissuto a Lourdes da oltre 13.000 militari, provenienti da trentadue Nazioni e accompagnati da venti vescovi. Numerosa la presenza italiana, con oltre 4.000 partecipanti, segno della particolare devozione alla Vergine Maria dei militari del nostro Paese. E, così, rappresentanti di diversi popoli, ieri nemici o che ancora oggi hanno difficoltà a capirsi, si sono ritrovati per invocare il grande dono della pace. Già in apertura dell'incontro si è sottolineata l'ispirazione sempre viva e l'importanza della preghiera come fattore di incontro e di unità, perché disuguaglianze e ostilità siano superate davanti a Dio Signore e Padre di tutti, con l'intercessione della Vergine Madre. La pace va costruita in primo luogo nei cuori.

Un'esperienza, quella di Lourdes - quasi una rivisitazione delle Giornate della Gioventù - ricca di svariate divise e colorate bandiere, con tanti giovani pronti a dare ragione della possibile riconciliazione e concordia tra gli uomini, come indicato dal Santo Padre nel Messaggio inviato per la significativa circostanza.

La pace è un ordine che si fonda sulla verità e va attuato secondo giustizia, affermando con forza ciò che è comune, appartenente alla medesima natura delle persone, di ogni popolo e di ogni cultura, e che dev'essere parimenti rispettato. Particolarmente si è richiamata l'urgenza di superare le ingiuste disparità nell'accesso ai beni fondamentali, nella distribuzione dei ruoli, del reddito e della ricchezza.

La pace non è solo il silenzio delle armi; è una pace che favorisce il formarsi di nuovi dinamismi nei rapporti internazionali, radicati e rispondenti alla verità dell'uomo e della sua dignità. Non si può dire pace là dove l'uomo non ha nemmeno l'indispensabile per vivere in dignità. Di qui, l'impegno a combattere la povertà iniqua.

Di fronte alle emergenze umanitarie la coscienza del militare ne è interpellata e incoraggia il comune impegno delle Nazioni nella difesa della dignità dell'uomo chiamato a realizzare nel dono sincero di sé il senso più vero della vita e della libertà della persona. Tutti gli uomini non possono essere asserviti ai propri simili e quasi ridotti al rango di cose.

Le Forze armate delle varie Nazioni - hanno ripetuto nei loro interventi gli Ordinari militari - dovranno riscoprire una specifica vocazione a instaurare tra loro rapporti di solidarietà e di collaborazione, come membri della stessa famiglia umana, che ha un'unica origine e un solo fine ultimo, Dio. Non viviamo gli uni accanto agli altri per caso; stiamo tutti percorrendo uno stesso cammino come uomini:  è il segreto di un pellegrinaggio. Perciò risulta essenziale che ogni miliare si impegni a vivere la propria vita in atteggiamento di responsabilità davanti a Dio, riconoscendo in Lui la sorgente originaria della propria, come dell'altrui, esistenza.

È risalendo a questo supremo principio che può essere percepito il valore incondizionato di ogni essere umano, e possono essere poste le premesse per l'edificazione di un'umanità pacificata. Decidere, quindi, di assumere il coraggio di passare dall'indifferenza all'interessamento per l'altro e dal rifiuto alla sua accoglienza:  gli eserciti degli altri popoli non sono concorrenti da cui difenderci, ma fratelli e sorelle da amare.

Nel mondo militare è diffusa la convinzione che l'uomo sia riconducibile all'universo fisico; mentre sul piano etico e giuridico l'assunto fondamentale è quello della libertà individuale, in rapporto alla quale va evitata ogni discriminazione. Questa libertà viene considerata supremo criterio etico e giuridico. Sono, così, censurati i valori e le norme morali del cristianesimo e gradualmente si indebolisce quella larga coincidenza di contenuti tra etica pubblica civile e morale cristiana.

In questo contesto i militari, che hanno ricevuto il dono della fede, potranno costituire un punto d'incontro tra la vita della Chiesa e la laicità degli Stati, incarnando l'armonia tra virtù umane e cristiane. La professione militare, assunta nella prospettiva cristiana, può presentare uno sguardo di fondo sull'uomo, aperto alla sua verità completa. La stessa regola fondamentale della disciplina militare, trattare sempre l'uomo come un fine, richiama la parola del Vangelo sull'amore fraterno.

Questo ci riporta a una considerazione sorprendente e impegnativa:  prendere qualcuno come fine significa sempre donarsi a lui in forma disinteressata. È bello vedere, così, crescere la testimonianza di uomini e donne con le stellette, che offrono, con la coerenza ai principi evangelici, un apporto prezioso ed insostituibile alla pace sostenendo una democrazia dove possa essere ritrovato il senso dell'uomo e della dignità della persona.

Senza un fondamento trascendente, la società è solo un'aggregazione di vicini, non una comunità di fratelli e sorelle, chiamati a formare una grande famiglia. Ecco perché il mondo militare ha bisogno di Dio e perché senza Dio si rimane privi di speranza.



(©L'Osservatore Romano - 22-23 maggio 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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