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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Omelie di Fr.Giampaolo, Parroco della Brunella a Varese (da non perdere)

Ultimo Aggiornamento: 06/07/2010 20:54
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06/07/2010 20:54
 
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V Domenica dopo Pentecoste  - Rito Ambrosiano – Anno C

  

Lettura del libro della Genesi

(Gn 18, 1-2a. 16-33)

In quei giorni. Il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui.

Quegli uomini andarono a contemplare Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: “Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso”. Disse allora il Signore: “Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!”.

Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?”. Rispose il Signore: “Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo”. Abramo riprese e disse: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?”. Rispose: “Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque”. Abramo riprese ancora a parlargli e disse: “Forse là se ne troveranno quaranta”. Rispose: “Non lo farò, per riguardo a quei quaranta”. Riprese: “Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta”. Rispose: “Non lo farò, se ve ne troverò trenta”. Riprese: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti”. Rispose: “Non la distruggerò per riguardo a quei venti”. Riprese: “Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci”. Rispose: “Non la distruggerò per riguardo a quei dieci”.

Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.

 

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

(Rm 4,16-25)

Fratelli, eredi si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: “Ti ho costituito padre di molti popoli” – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono. Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne “padre di molti popoli”, come gli era stato detto: “Così sarà la tua discendenza”. Egli non vacillò nella fede, per vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

 

Lettura del Vangelo secondo Luca

(Lc 13,23-29)

In quel tempo. Un tale chiese al Signore Gesù: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Disse loro: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete  a bussare alla porta, dicendo: ‘Signore, aprici!’. Ma egli vi risponderà: ‘Non so di dove siete’. Allora comincerete a dire: ‘Abbiamo mangiato e bevuto alla tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze’. Ma egli vi dichiarerà: ‘Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!’. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio”.

 

Omelia Santa Messa (trascrizione da registrazione)

 

“Vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio”______________________

Nelle domeniche che seguono la Pentecoste il rito ambrosiano fa ripercorrere ai credenti l’intera storia della salvezza - dalla creazione al peccato, all’alleanza con Abramo e via di seguito, come vedremo nelle prossime domeniche. Il tema principale di ciascuna domenica sarebbe propriamente la figura che, di volta in volta, viene proposta come punto focale di tutta la Liturgia della Parola: oggi si tratta di Abramo che ritroviamo come riferimento nella prima lettura, nella seconda e nel Vangelo. Ho scelto però di lasciare Abramo alla vostra meditazione personale.

Preferisco concentrare l’attenzione sul primo versetto del brano del Vangelo che ci viene proposto, che, in fondo, ci rimanda alla fede di Abramo e al suo modo di fidarsi di Dio. Evidentemente è solo un piccolo particolare rispetto alle bellissime pagine che abbiamo ascoltato, che ci raccontano della potenza della preghiera, della fiducia che puoi riporre in Dio – non solo per te,  ma anche per gli altri –, del credere oltre ogni speranza. I temi che ci sono stati offerti sono molti e credo che nel corso della settimana avrete modo di tornare su queste realtà.

Io mi accontento di fermarmi su questa frase: “‘Signore, sono pochi quelli che si salvano?’. Disse loro: ‘Sforzatevi di entrare per la porta stretta’”.

 

“Un tale chiese al Signore Gesù: ‘Signore, sono pochi quelli che si salvano?’”_______________

La domanda iniziale è: “Sono pochi quelli che si salvano?”. Si tratta di un quesito intrigante. La salvezza funziona secondo un criterio di “numero chiuso”, come certe università molto selettive? O  invece prevale la logica del “dentro tutti”: alla fine basta esistere e si viene coinvolti in qualche modo? Su questa questione moltissimi uomini e donne hanno costruito la loro vita di fede. Pensate ai testimoni di Geova: la domanda “Quanti sono quelli che si salvano?” per loro è quasi ossessiva; si tratterebbe infatti di un numero limitato e predefinito – centoquarantaquattromila –; tutti gli altri non si sa bene che fine fanno, dunque bisogna fare di tutto per entrarvi.

Indubbiamente è un interrogativo rilevante, anche perché, a seconda della risposta, viene prospettata una diversa immagine di Dio. Dietro infatti si nasconde la vera domanda: “Ma Dio com’è? E’ uno che prende dentro tutti o è uno che sceglie solo il meglio e lascia gli altri? Cerca tutti o solo qualcuno?”. Tutte domande interessanti, su cui si potrebbe chiacchierare a lungo.

 

Sta di fatto che Gesù non vuole rispondere a questa domanda. E’ come se fosse posta nel modo sbagliato. E’ come se, così formulata, non arrivasse al cuore della questione, ma addirittura distraesse dal punto essenziale.

Sono pochi o tanti quelli che si salvano? Gesù non risponde. O meglio, alla fine del brano evangelico, offre un’apertura sulla questione, nel dire: “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e siederanno alla mensa nel regno di Dio”. Afferma che arriveranno da tutte le parti della terra, ma non risponde mai alla domanda precisa, che era: “Quanti?”.

  

Perché non risponde? Perché alcune domande ci portano fuori strada. Quando si cerca la verità, metà del lavoro è trovare la domanda giusta; perché altrimenti non trovi la risposta giusta. E trovare la domanda giusta a volte è un lavoro, bisogna proprio impegnarsi a cercare a fondo. Pensate a quante volte noi passiamo larghe fasi della nostra esistenza facendoci domande a cui sappiamo già che non ci sarà risposta e che comunque qualunque risposta non arriverà davvero a risolvere il nostro problema.

 “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”_____________________________________________

“Quanti si salvano” non è l’essenziale che ci serve sapere. La risposta che Gesù dà sottende un’altra domanda, che sarebbe quella giusta: “Signore, che cosa devo fare io per accogliere la salvezza?”. A questa Gesù risponde. Altrimenti resti nell’astratto. Fai una domanda bella, importante, che ti fa riflettere tanto, ma non ti cambia. Gesù vuole insegnarci a chiederci: “Io cosa devo fare? Qual è la mia strada per arrivare alla salvezza?”. Il problema è che generalmente non lo facciamo: pensate a quante volte avete formulato davvero questo interrogativo nella vostra preghiera. Probabilmente poche!  E più si scende con l’età delle persone, meno questa domanda è presente, perché non ci si pone nemmeno l’idea della salvezza.

 

Oggi non si chiede la salvezza, si chiede la salute al Padre Eterno. Anche se hanno la stessa radice etimologica, sono parole che oggi esprimono concetti ben differenti: si cerca la tranquillità, non lo sforzo per ottenere un risultato.

La risposta di Gesù, invece,  inizia con “sforzatevi”. Già parte male, rispetto alla mentalità odierna:  noi cerchiamo risposte tranquille, che ci facciano sentire bene, stare in pace. Il nostro ideale di vita cristiana è una “crociera tutto compreso” dove non c’è niente da pensare: sali sul taxi, ti portano, ti fanno fare tutto loro e basta. Ovviamente, la “porta stretta” non si inquadra  in questa logica:  cerchi la comodità e trovi “porte strette”, dove devi abbassarti, fare fatica. Se siete stati ad Assisi pensate all’Eremo delle Carceri: per passare da quelle porte bisogna sicuramente chinarsi. Disgraziatamente, farlo davvero non rientra nella logica nemmeno dei credenti, che, nella maggior parte dei casi, chiedono vite tranquille al Signore, non “porte strette” da cercare e da attraversare. Si desidera un Dio “pacioccone”, con le mani bucate – come quei genitori che devono dimostrarti che ti vogliono bene dando soldi di continuo –, e  ci si  trova di fronte  un Dio crocifisso, con le mani bucate sì, ma dai chiodi: è una realtà ben diversa!

E’ questo il senso della “porta stretta”. La “porta stretta” da attraversare è Cristo crocifisso. In Lui bisogna credere, per arrivare alla salvezza.

 

Gesù offre una vita terrena salvata __________________________________________________

Ora, quello che Gesù offre è la salvezza. E la salvezza è una vita degna di essere vissuta, non una vita tranquilla. Mi spiace ripeterlo, ma dobbiamo ammettere che, in fondo, una vita tranquilla è spesso la nostra massima ambizione. Al massimo ogni tanto ti viene voglia di novità, ma non di  cercare una vita profondamente diversa. Quello che Gesù offre è una vita degna di essere vissuta. Una vita salvata è una vita dove arrivi in fondo a una giornata, a una settimana, a un mese, all’intera esistenza e dici: “Bella! Faticosa; ho fatto di tutto, però è valsa la pena!”. Raramente noi riusciamo a dirlo. Limitiamoci a pensare ad una settimana: arriviamo in fondo e, ripensandola, possiamo dire che è stata bella. Non accade perché è filato tutto liscio, perché  non ci sono stati intoppi, problemi, casini, malattie – non è questo che mi interessa: sappiamo che non è realistico. E’ andato tutto bene perché io sono riuscito a vivere questa settimana con il cuore aperto, disponibile, capace di affrontare le situazioni e non semplicemente di subirle, con la voglia di aiutare le persone. Perché posso dire  che ho fatto tutto quello che mi era possibile; ho cercato di costruire dove le cose crollavano, di sopportare dove c’era qualcuno che andava sopportato, di perdonare dove qualcuno mi stava offendendo. Insomma, mi sono impegnato per costruire una vita che è serena, ma non secondo i criteri del “non mi succede niente”, che non hanno corrispondenza nella vita reale.  Succede sempre qualcosa che non va, ma io come mi pongo, rispetto a questa vita? Io come la affronto? Io come mi metto in gioco, con il Vangelo che mi accompagna, con Cristo che mi sta di fronte, con Lui che mi ripete: “Attraversa questa vita con passione, non semplicemente subendola”? Il Vangelo entra dentro la nostra storia e non mi promette una esistenza senza intoppi e difficoltà; mi insegna che  ci saranno le croci e mi invita a portarle. Mi dice: “Prendi la tua croce e portala in una direzione diversa, non lasciare che ti schiacci. Non permettere che sia la croce a condurti: scegli di essere tu a prendere quella croce e seguire il Signore, dietro di Lui!”.

 

Gesù dona una vita salvata che si compie nell’eternità__________________________________

La vita salvata non è solo quella terrena, ma anche la vita eterna. Il concetto di salvezza infatti è ampio. Quanto vi ho detto fino adesso riguarda la nostra vita oggi, la vita terrena, che viene salvata secondo questa modalità, con Cristo. Ma la vita salvata è una vita che guarda anche all’eternità. Sotto questo aspetto, il mondo contemporaneo occidentale è totalmente perduto: chi si interessa seriamente della vita eterna? Qualcuno non sa più neanche di che cosa si parla: la maggior parte dei giovani di quindici, vent’anni non ha nessun concetto di vita eterna, è totalmente estranea alla loro mentalità.

 

Invece, la salvezza riguarda la possibilità che la nostra vita si compia. La nostra vita non si compie quasi mai. Pensate se la nostra vita fosse solo questa terrena: quante delle linee che noi iniziamo arrivano a “compiersi”, cioè a concludersi in modo vero e autentico? La nostra vita è fatta di vie interrotte. Delle cose che facciamo, quante ne rimangono? Quante arrivano a compimento perché fioriscono, germogliano? Veramente pochissime e solo in alcuni casi. Nella maggior parte dei casi, la nostra vita non si compie. Inizia. Noi continuiamo ad iniziare un sacco di cose, ma non le finiamo mai. Pensate a quante volte abbiamo intrapreso iniziative buone e sono rimaste ferme; dopo una settimana non sapevamo più neanche che c’erano. Abbiamo cominciato un percorso, un cammino e poi è rimasto sospeso.

 

D’altra parte la nostra vita stessa resta sospesa. Come fai a dire: l’ho portata a compimento? Poche persone arrivano a dare l’ultimo respiro dicendo: “Tutto è compiuto”. L’ha detto solo Lui, temo. “Tutto è compiuto” l’ha potuto dire solo il Signore sulla croce, perché ha compiuto l’esistenza, l’ha portata alla più piena espressione e perfezione.

Senza la vita eterna, nessuno di noi porterebbe a compimento la propria vita. E la nostra vita non sarebbe salvata, sarebbe solo un inganno. Invece è salvata perché è portata a compimento.

Questo è il grande dono che Dio fa: prendere la nostra esistenza e portarla alla sua perfezione. Farla germogliare dentro il Suo cuore, dentro la Sua vita nell’eternità. Lui prende la nostra esistenza e fa sì che tutte le cose buone che abbiamo costruito arrivino all’apice, al vertice delle loro possibilità.

Senza la vita eterna, la vita non potrebbe essere compiuta e non potrebbe essere salvata. Al tempo stesso, però,  non puoi considerare solo la perfezione che Dio dona nell’eternità, se, nella perfezione che ci è offerta nella vita terrena attraverso il Vangelo, non ti impegni, non ti sforzi, non cerchi la strada più stretta e la porta più piccola, che è il Signore Gesù.

 

Io come faccio a salvarmi, Signore?__________________________________________________

Vita terrena e vita eterna: questa è la salvezza che ci è regalata. La domanda che oggi ci dobbiamo porre è: “Io sto percorrendo davvero, con passione, questa strada? Io sento il Vangelo come quella realtà che è capace di prendere la mia esistenza e di darle un senso nuovo, di costruirla secondo un criterio diverso? Il Vangelo è questo nella mia esistenza? Io mi sto salvando, per quanto sta in me? Pur sapendo che la salvezza è sempre un regalo,  io come sto collaborando? Come sto dicendo di sì a  quella grazia? Io come faccio a salvarmi, Signore?”. La risposta sarà ancora la stessa: “Entrate per la porta stretta, sforzatevi di entrare per quella porta, non accontentatevi e sappiate guardare oltre l’orizzonte del tempo, là dove tutto verrà compiuto grazie al solo Amore di Dio, ma comunque con la vostra collaborazione”.

 

Vedete che Gesù non risponde alla domanda: “Quanti entrano?”. Ciascuno di noi sa benissimo che un giorno è da una parte, un giorno è dall’altra e il nostro cammino è sempre faticoso, mai lineare. Non riusciamo a capire esattamente se stiamo camminando verso la vita eterna oppure no; a volte siamo nella schizofrenia totale dal punto di vista spirituale: un giorno guardiamo solo al Paradiso e l’altro solo al tozzo di pane. Però ci viene chiesto di interrogarci ogni giorno per dire: “Io che cosa sto cercando davvero di fare per accogliere questo dono, questa salvezza? Io, non qualcun altro, non in astratto, non la comunità cristiana, i preti, i vescovi. Io, adesso, oggi, che cosa sto facendo per realizzare quel dono del Vangelo?”.

 

Questa è la domanda che Gesù ci chiede di porci. Ci ha già dato anche la risposta e ce la offre ancora una volta in questa Eucaristia: ci viene donato Lui nel pane consacrato. E’ la “porta stretta”: accoglienza di un Dio che si dà, inerme; accoglienza di un Dio crocifisso per noi; accoglienza di un Dio che si dona senza riserve per ciascuno di noi oggi.  E oggi noi siamo chiamati a dire: “Io cosa posso fare per accogliere questa salvezza?”.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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