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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Omelie di Fr.Giampaolo, Parroco della Brunella a Varese (da non perdere)

Ultimo Aggiornamento: 06/07/2010 20:54
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17/05/2009 17:38
 
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02/05/2009

III domenica di Pasqua - ambrosiano


pietro e paolo in carcere.jpg(...) Partiamo con un esempio: hai un serio incidente e sei gravemente ferito. Un conto è che il medico ti dica che non  tornerai mai sano; ben diversa invece è la situazione se il medico ti assicura che, sia pure attraverso tanta fatica e anni di riabilitazione, alla fine tornerai come nuovo. In questa seconda circostanza, anche se quello che stai vivendo è totalmente negativo, anche se dovrai attraversare dolori di ogni genere e fatiche di ogni tipo, mantieni la speranza.

Perché di fronte a te sta la promessa che ti ha fatto qualcuno, secondo te affidabile, che ti dice che alla fine troverai qualcosa che darà senso a tutto quello che stai attraversando e permetterà a tutte le tue fatiche e sofferenze di essere incanalate verso un obiettivo. Noi oggi abbiamo ascoltato un Vangelo, che entra in questo nostro mondo fatto di incertezze ormai croniche, e dice una Parola che è infinitamente più potente di quella che ci può essere rivolta dal medico nell’esempio citato.

Il Signore Gesù dice: “Fidatevi di me. Io vado a prepararvi un posto, perché voglio che siate con me dove sono io”. Ora, una promessa di questo genere - detta da uno che davvero è affidabile; è per eccellenza Colui di cui ci si può fidare -, se non la lasciamo scivolare, ma la ascoltiamo sinceramente e con il cuore e in verità, ci rendiamo conto che cambia totalmente la prospettiva di tutto ciò che noi viviamo. E questo rimane vero qualunque sia la situazione che ci circonda:  nell’incertezza ci dà speranza e, quando c’è la certezza, ci permette di non legarci a ciò che sembra darci sicurezza e mantenere fisso lo sguardo sulla realtà eterna.

Leggi tutto: III_di_Pasqua.doc

Immagine: Pietro e Paolo in carcere, Chiesa di santa Maria del Carmelo in Traspontina




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08/05/2009

Omelia IV domenica di Pasqua, rito ambrosiano, anno B

pastor1.gifQuando nella Scrittura si usa una similitudine, questa va considerata solo riguardo a quei determinati aspetti che intende rendere evidenti. E’ necessario tener presente questa considerazione, nel rileggere il brano del Vangelo che caratterizza questa domenica: perché purtroppo, nella nostra cultura, l’idea della “pecora” non è del tutto positiva. Di solito, infatti, ricorriamo all’immagine della “pecora” per identificare persone caratterizzate da una forma di grettezza, che si fanno manovrare e portare in una certa direzione, d’orizzonte limitato, incapaci di decisione autonoma. In genere, quando usiamo quest’espressione fuori dell’ambito liturgico, non risplende di luce propria.

E’ un termine in realtà molto a rischio, tanto che è usato spesso in senso dispregiativo da chi non condivide il percorso dei credenti. Da tali detrattori, i credenti vengono definiti “pecore” per dire che sono persone incapaci di decisione autonoma, intruppate.  Quelli che sono a capo della Chiesa, si fanno chiamare “pastori”, dimostrando sete di potere, di dominio;   perché il pastore è quello che notoriamente munge, tosa e, quando ha fame, uccide le pecore per mangiarle: questa è l’idea di fondo che attraversa moltissime persone, quando si parla di pecore e di pastori.


Gesù parla in un contesto culturale profondamente differente e sa che le persone che ha di fronte sono ben in grado di capirlo. Il nostro problema è molto semplice: noi abbiamo una mentalità da consumatori e, quando pensiamo alle pecore, le vediamo già fatte a pezzi sul banco del macellaio. Chi di noi ha provato ad allevare, nutrire e curare delle pecore? Gesù, invece, si sta rivolgendo ad un popolo di pastori

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Leggi Tutto: IV domenica di pasqua.doc

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Immagine: Il "BUON PASTORE", Ravenna, IV secolo


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12/05/2009

Omelia V domenica di Pasqua, rito ambrosiano, anno B

pietro%20e%20andrea.jpgNon basta sapere delle informazioni su Dio per conoscere Dio. Quanta gente le sa. Più o meno sono andati tutti a catechismo. Qualcosa si ricordano e pensano di conoscere e quindi di credere. Ma il credere è davvero questo? La conoscenza della fede è davvero una conoscenza di questo tipo? O c’è qualcosa di più? Noi, fortunatamente, abbiamo molti diversi modi di conoscenza, che applichiamo nelle varie situazioni.

C’è un modo di conoscere che comunque riesce ad aprirti  allo stupore
; e questo è già importante. Magari non ha nessuna conseguenza pratica, ma quando ascolti dici: “Ma che bello: ho conosciuto qualcosa che mi ha aperto gli orizzonti; forse non mi serve nella vita quotidiana, ma è importante”. Ad esempio: sono davanti alla televisione e guardo un documentario su un animaletto, che abita in un posto sconosciuto del mondo e che io non avrò mai modo di incontrare.

Alla fine del documentario dico: “Ma guarda che meraviglia! E’ davvero spettacolare!”. Questo è un modo di conoscere aperto allo stupore. E già qui siamo in crisi. Ditemi che di fronte alla Parola del Signore, che ascoltiamo ogni domenica, la reazione minima è almeno quella da documentario!


Se non c’è, di fronte alla Parola, almeno questo stupore, che mi fa dire: “Ma che bello! Ho imparato una cosa che non avrei mai potuto sapere in altro modo, se non attraverso la Scrittura!”, siamo nei guai. Diamo per scontato che noi, che veniamo alla Messa domenicale, viviamo almeno questo livello.


Ma ci sono anche altri modi di conoscere, ancora più profondi. C’è il modo di conoscere dell’amore, che ti pone di fronte a qualcuno e dove spesso l’amore precede la conoscenza vera. Perché è davvero difficile conoscere veramente, in modo tale da poter dire: “Adesso mi fido, mi affido a questa persona”. Persino quando ci si sposa, puoi dire davvero di conoscere la persona che stai sposando? Conosci qualcosa, ma in realtà dopo molto, molto tempo ti renderai conto di aver cominciato a capire qualcosa. L’amore precede la conoscenza.


Ci sembra strano, perché tendiamo a pensare secondo certi proverbi, per cui “l’amore è cieco” e l’amore non ti permette di conoscere. Ovviamente, quest’interpretazione dell’amore, che esclude la conoscenza, dipende da un modo di pensare tutto calibrato sull’esteriorità. Quando usiamo l’espressione “l’amore è cieco”? Quando vediamo un bel ragazzo o una meravigliosa ragazza che sta insieme ad una persona davvero brutta. Allora ci viene da dire: “L’amore è proprio cieco”. 

Perché, in realtà, il nostro criterio di valutazione è l’esterno, non la persona. L’altro in realtà sta costruendo secondo un criterio diverso: guarda e conosce veramente la persona, cosa che noi invece non stiamo facendo. L’amore ti consente di conoscere l’altro per quello che è, non per quello che appare, anche nelle sue caratteristiche non amabili. Infatti tra noi esseri umani, disgraziatamente, quando conosci qualcuno, non trovi tutto meraviglioso.

Succede come quando arrivi alla fine del documentario e pensi che almeno metà era meglio se non ci fosse stato, però hai arricchito la tua conoscenza. L’amore fa conoscere. Ora, nella fede l’amore precede la conoscenza, perché l’annuncio che ti viene fatto non è una cosa da imparare, una cosa da studiare, è una cosa che ti coinvolge in un amore che ti viene dato. L’annuncio è: “Io ti amo”.

L’annuncio è Dio che ti dice: “Io ti amo così profondamente da morire per te”.
E’ una conoscenza? Certo che è una conoscenza, però capite che si pone totalmente su un altro livello. E’ la conoscenza di chi ti dice: “Ti amo”. E’ una cosa che sai, ma non ti puoi limitare a dire: “Ecco, adesso lo so”.


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Leggi tutto: V_Domenica_di_Pasqua.doc

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Immagine: icona siro-palestinese, patriarcato Greco melkita cattolico, Gerusalemme (secolo XX). L’icona esprime la comunione tra Chiesa d’Occidente e Chiesa d’Oriente: San Pietro, primo vescovo di Roma, rappresenta la Chiesa d’Occidente mentre il fratello Andrea, patrono della sede episcopale di Bisanzio (Costantinopoli), rappresenta quella d’Oriente. La caratteristica delle icone siro-palestinesi è quella di riportare l’iscrizione in lingua araba. Dal sito: http://www.ordinepatriarcaledellasantacrocedigerusalemme.it



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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