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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Le Confessioni di sant'Agostino

Ultimo Aggiornamento: 10/01/2021 16:29
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10/01/2021 16:27
 
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Libro tredicesimo

SIGNIFICATO SPIRITUALE DELLA CREAZIONE

Introduzione
Invocazione a Dio buono
1. 1. T'invoco, Dio mio, misericordia mia 1, che mi hai creato e non hai dimenticato chi ti ha dimenticato. T'invoco nella mia anima, che prepari a riceverti col desiderio che le ispiri. Non trascurare ora la mia invocazione. Tu mi hai prevenuto 2 prima che t'invocassi, insistendo con appelli crescenti e multiformi affinché ti ascoltassi da lontano e mi volgessi indietro chiamando te che mi richiamavi. Tu, Signore, cancellasti tutte le mie azioni cattive e colpevoli per non dover punire le mie mani 3, con cui ti ho fuggito; prevenisti invece tutte le mie azioni buone e meritevoli, per poter premiare le tue mani, con cui mi hai foggiato 4. Tu esistevi prima che io esistessi, mentre io non esistevo così che potessi offrirmi il dono dell'esistenza. Eccomi invece esistere grazie alla tua bontà, che prevenne tutto ciò che mi hai dato di essere e da cui hai tratto il mio essere. Tu non avevi bisogno di me, né io sono un bene che ti possa giovare, Signore mio e Dio mio 5. Il mio servizio non ti risparmia fatiche nell'azione, la privazione del mio ossequio non menoma la tua potenza, il mio culto per te non equivale alla coltura per la terra, così che saresti incolto senza il mio culto. Io ti devo servizio e culto per avere da te la felicità, poiché da te dipende la mia felicità.


Generosità di Dio creatore
2. 2. La tua creatura ebbe l'esistenza dalla pienezza della tua bontà, affinché un bene del tutto inutile per te e, sebbene uscito da te, non uguale a te 6, poiché da te poteva però esser creato, non mancasse di esistere. Quali meriti avevano nei tuoi confronti il cielo e la terra, da te creati in principio 7? E dicano le nature spirituali e corporee, da te create nella tua Sapienza 8, quali meriti avevano nei tuoi confronti, perché ne dipendessero anche tutti gli esseri imperfetti e informi. Nel loro elemento, spirituale o corporale, essi tendono ad allontanarsi da te verso il disordine e la degenerazione, l'essere spirituale informe essendo superiore ad uno corporeo formato, il corporeo informe superiore a sua volta al nulla assoluto. Così rimarrebbero sospesi nella tua parola, informi, se questa stessa parola non li avesse richiamati alla tua unità, dotati di forma e resi tutti quanti buoni assai 9 grazie a te, Uno e Bene sommo. Ma quali meriti precedenti avevano nei tuoi confronti, per esistere anche informi, se nemmeno così sarebbero esistiti senza di te?

2. 3. Quali meriti aveva nei tuoi confronti la materia corporea per esistere, sia pure invisibile e confusa 10? Non sarebbe esistita nemmeno così senza la tua creazione, né poteva prima meritare da te l'esistenza, poiché inesistente. Quali meriti aveva nei tuoi confronti l'embrione della creatura spirituale per fluttuare, sia pure, tenebrosa e simile all'abisso 11, dissimile da te, finché ad opera della parola medesima non fosse rivolta verso il medesimo suo creatore, e ad opera della sua illuminazione non fosse fatta luce 12, conforme, se non uguale, a una forma uguale a te 13? Per un corpo l'esistenza non implica la bellezza, altrimenti non esisterebbero corpi deformi; così anche per uno spirito creato la vita non implica la vita sapiente, altrimenti tutti gli spiriti sarebbero immutabilmente sapienti. È però un bene per lo spirito essere unito sempre a te 14, al fine di non perdere, distogliendosi da te, il lume che ottenne volgendosi a te, e così ricadere in una vita simile ad abisso di tenebre. Noi pure, creature spirituali quanto all'anima, distolti da te, nostro lume, in quella vita fummo un tempo tenebre 15; e per quanto ci resta della nostra oscurità soffriamo, fino al giorno in cui saremo tua giustizia nel tuo unigenito come monti di Dio. Infatti fummo tua condanna come abisso profondo 16.

Le allegorie spirituali
La creazione della luce simbolo dell'illuminazione dei puri spiriti (Gn 1. 3)
3. 4. A proposito delle parole da te pronunciate all'inizio della creazione: " Sia fatta la luce", e la luce fu fatta 17, io vedo qui, senza incongruenze, la creatura spirituale, perché era già in qualche modo una vita che tu potessi illuminare. Ma come non aveva meriti nei tuoi confronti per essere una vita tale che si potesse illuminare, così neppure dopo che lo fu ebbe meriti per essere illuminata. Il suo stato d'informità non ti sarebbe piaciuto, se non fosse divenuta luce, non già mediante l'esistenza, ma la visione della luce illuminante e l'unione intima con essa. Perciò deve soltanto alla tua grazia la vita e la felicità della vita, da quando fu rivolta, con mutamento in meglio, verso ciò che non può mutarsi né in meglio né in peggio; ossia verso di te, e non altri, perché tu, e non altri, sei l'Essere semplice, per il quale la vita è felicità, essendo tu stesso la tua felicità.


Lo spirito portato sulle acque simbolo della generosità del creatore (Gn 1. 2)
4. 5. Cosa mancherebbe dunque al tuo benessere, che tu sei per te stesso, quand'anche tutte le creature non esistessero affatto o rimanessero informi? Tu non le hai create per bisogno, ma per pienezza di bontà, e per questa le hai costrette e piegate a una forma, non per completarne la tua gioia. Alla tua perfezione spiace certamente la loro imperfezione, per cui si perfezionano di te affinché ti piacciano, e non già perché tu sia imperfetto, quasi bisognoso tu pure della loro perfezione per la tua perfezione. Il tuo spirito era portato sopra le acque 18, non dalle acque, quasi riposando in esse: quando si dice che il tuo spirito riposa in qualcuno 19, questi in sé fa riposare. Era la tua volontà incorruttibile, immutabile e sufficiente a se stessa, che si portava sulla vita creata da te, vita ove il vivere non equivale a vivere felici, poiché vive anche fluttuando nella sua oscurità; che ha bisogno di volgersi al suo creatore, di vivere sempre più vicino alla fonte della vita e di vedere nella sua luce la luce 20, per essere perfetta, illuminata e felice.


La Trinità nella creazione (Gn 1. 1 s.)
5. 6. Ed ecco apparirmi in un enigma 21 la Trinità, ossia tu, Dio mio. Tu, il Padre, creasti il cielo e la terra nel principio 22 della nostra sapienza, che è la tua Sapienza, nata da te, uguale e coeterna con te; cioè nel tuo Figlio. Ho parlato lungamente del cielo del cielo, della terra invisibile e confusa, dell'abisso tenebroso, vagabondaggio delirante per l'informe creatura spirituale, quando non si fosse rivolta all'Autore di ogni forma di vita, che con la sua illuminazione la rendesse vita splendida e cielo di quel cielo 23, che venne creato più tardi fra acqua e acqua 24. Ormai coglievo nel nome di Dio il Padre che creò, nel nome di principio il Figlio in cui creò; e credendo, come credevo, nella trinità del mio Dio, la cercavo nelle sue sante parole. Ed ecco, il tuo spirito era portato sopra le acque 25. Ecco la Trinità Dio mio, Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutto il creato.


La ritardata menzione dello Spirito Santo
6. 7. Ma perché, o lume di verità, cui avvicino il mio cuore nel timore che i suoi insegnamenti siano fallaci; dissipane le tenebre e dimmi, ti supplico per la madre carità, ti supplico, dimmi: perché soltanto dopo la menzione del cielo e della terra invisibile e confusa, e delle tenebre sovrastanti l'abisso, soltanto allora la tua Scrittura ha menzionato il tuo spirito? Forse perché conveniva introdurlo così, dicendolo portato sulle acque? Non si poteva dirne questo senza menzionare prima la cosa su cui si potesse immaginare trasportato il tuo spirito, che non era portato sopra il Padre né sopra il Figlio, né l'espressione sarebbe corretta, se fosse portato sopra nulla. Quindi bisognava prima citare la cosa su cui era portato, poi lui, che non conveniva menzionare senza dire che era portato su qualcosa. Ma perché non conveniva introdurlo senza dire che era portato su qualcosa?


Il conforto dello Spirito
7. 8. D'ora innanzi chi può segua con intelletto il tuo Apostolo. Egli dice che il tuo amore è stato diffuso nei nostri cuori ad opera dello Spirito Santo che ci fu dato 26, che c'insegna le cose spirituali 27, ci mostra 28 la via sovrana 29 dell'amore e piega per noi il ginocchio innanzi a te 30, affinché conosciamo la scienza sovrana dell'amore di Cristo 31. Ecco dunque perché lo Spirito, sovrano fin dall'inizio, era portato sulle acque 32. A chi parlare, come parlare del peso della passione, che ci trascina nell'abisso scosceso, e dell'elevazione della carità, che opera il tuo spirito, il quale era portato sopra le acque? A chi parlarne? come parlarne? Non si tratta di luoghi, dove siamo immersi ed emergiamo; nessuna espressione sarebbe più propria e impropria. Si tratta invece dei sentimenti, si tratta degli affetti, dell'impurità del nostro spirito, che sprofonda con l'amore degli affanni; e della santità del tuo spirito, che ci solleva con l'amore della sicurezza per farci tenere in alto 33 il cuore verso di te, ove il tuo spirito è portato sopra le acque. E giungeremo al riposo sovrano, quando la nostra anima avrà varcato le acque, che non hanno sostanza 34.


Caduta ed elevazione degli spiriti
8. 9. Sprofondò l'angelo, sprofondò l'anima dell'uomo. Così rivelarono le profonde tenebre dell'abisso, ove giacerebbe tutta la creazione spirituale, se non avessi detto fin dall'inizio: "Sia fatta la luce", e la luce non fosse stata fatta 35: se ogni spirito intelligente della tua città celeste non si fosse unito a te con l'ubbidienza e non avesse posato nel tuo spirito, che è portato immutabilmente sopra tutto ciò che è mutabile. Diversamente, lo stesso cielo del cielo 36 sarebbe un abisso tenebroso in se stesso, mentre ora è luce nel Signore 37. Anche nella miserabile inquietudine degli spiriti che sprofondano e, denudati della veste della tua luce, mostrano le proprie tenebre, tu indichi abbastanza chiaramente la grandezza cui hai chiamato la creatura razionale; poiché nulla meno di te stesso, e quindi neppure se stessa le basta per la sua felicità e il suo riposo. Tu infatti, Dio nostro, illuminerai le nostre tenebre 38. Da te proviene la nostra veste, e le nostre tenebre saranno quale il mezzodì 39. Dammi te stesso, Dio mio, restituiscimi te stesso. Io ti amo. Se così è poco, fammi amare più forte. Non posso misurare, per sapere quanto manca al mio amore perché basti a spingere la mia vita fra le tue braccia e di là non toglierla finché ripari al riparo del tuo volto 40. So questo soltanto: che tranne te, per me tutto è male, non solo fuori di me, ma anche in me stesso; e che ogni mia ricchezza, se non è il mio Dio, è povertà.


La spinta dell'amore
9. 10. Ma il Padre o il Figlio non erano portati sulle acque? Se si pensa a un corpo nello spazio, neppure lo Spirito Santo lo era; se invece alla sovranità immutabile della divinità su ogni cosa mutabile, sia il Padre, sia il Figlio, sia lo Spirito Santo era portato sopra le acque 41. Perché dunque fu detto soltanto del tuo spirito? Perché fu detto soltanto di lui, come di un luogo ov'era, mentre non è un luogo? Di lui solo fu detto che è dono tuo 42, il dono ove riposiamo, ove ti godiamo. Il nostro riposo è il nostro luogo. Là ci solleva l'amore, e il tuo spirito buono 43 eleva la nostra bassezza, strappandola alle porte della morte 44. Nella buona volontà è la nostra pace 45. Ogni corpo a motivo del suo peso tende al luogo che gli è proprio. Un peso non trascina soltanto al basso, ma al luogo che gli è proprio. Il fuoco tende verso l'alto, la pietra verso il basso, spinti entrambi dal loro peso a cercare il loro luogo. L'olio versato dentro l'acqua s'innalza sopra l'acqua, l'acqua versata sopra l'olio s'immerge sotto l'olio, spinti entrambi dal loro peso a cercare il loro luogo. Fuori dell'ordine regna l'inquietudine, nell'ordine la quiete. Il mio peso è il mio amore; esso mi porta dovunque mi porto. Il tuo Dono ci accende e ci porta verso l'alto. Noi ardiamo e ci muoviamo. Saliamo la salita del cuore 46 cantando il cantico dei gradini 47. Del tuo fuoco, del tuo buon fuoco ardiamo e ci muoviamo, salendo verso la pace di Gerusalemme. Quale gioia per me udire queste parole: "Andremo alla casa del Signore" 48! Là collocati dalla buona volontà, nulla desidereremo, se non di rimanervi in eterno 49.


Beatitudine degli angeli
10. 11. Beata la creatura che non conobbe stato diverso. Ma pure il suo stato sarebbe diverso, se, appena creata, il tuo Dono, che è portato sopra tutto ciò che è mutevole, non l'avesse immediatamente elevata con quel tuo appello: "Sia fatta la luce", e non fosse stata fatta la luce 50. Per noi il tempo in cui fummo tenebre è distinto da quello in cui diveniamo luce 51; per essa invece fu detto soltanto quale sarebbe stata, se non fosse stata illuminata. La presentazione che ne fa la Scrittura, come dapprima ondeggiante e tenebrosa 52, dà risalto alla causa che ne produsse il mutamento, per il quale, rivolta al lume inestinguibile 53, fu luce. Chi lo può, capisca, a te chieda. Perché molesta me 54, quasi io illumini qualche uomo che viene in questo mondo 55?


Immagine umana della Trinità
11. 12. Ma la Trinità onnipotente, chi la comprenderà? Eppure chi non parla di lei, se almeno parla di lei? Raramente l'anima che parla di lei sa di cosa parla. Si discute, ci si batte, ma nessuno, se non ha pace, vede questa visione. Vorrei invitare gli uomini a riflettere su tre cose presenti in se stessi, ben diverse dalla Trinità, ma che indico loro come esercizio, come prova e constatazione che possono fare, di quanto ne siano lontani. Alludo all'esistenza, alla conoscenza e alla volontà umana. Io esisto, so e voglio; esisto sapendo e volendo, so di esistere e volere, voglio esistere e sapere. Come sia inscindibile la vita in queste tre facoltà e siano un'unica vita, un'unica intelligenza e un'unica essenza, come infine non si possa stabilire questa distinzione, che pure esiste, lo veda chi può. Ciascuno è davanti a se stesso; guardi in se stesso, veda 56 e mi risponda. Ma quand'anche avrà scoperto su ciò qualcosa e saprà esprimerlo, non s'illuda di aver scoperto finalmente l'Essere che sovrasta immutabile il mondo, immutabilmente esiste, immutabilmente sa e immutabilmente vuole. L'esistenza anche in Dio di queste tre facoltà costituisce la sua trinità, o questa triplice facoltà si trova in ognuna delle tre persone, così da essere tre in ognuna? o entrambi i casi si verificano in modi mirabili entro una semplicità molteplice, essendo la Trinità in sé per sé fine infinito, così da essere una cosa sola, e come tale conoscersi e bastarsi immutabilmente nella grande abbondanza della sua unità? Chi potrebbe avere facilmente questo concetto? chi esprimerlo in qualche modo? e pronunciarsi, in qualsiasi modo temerariamente?


L'umanità morta e risorta, nei primi tre versetti della Genesi
12. 13. Procedi nella tua confessione, o mia fede. Di' al Signore Dio tuo: "Santo, santo, santo Signore Dio mio" 57. Nel tuo nome siamo stati battezzati 58, Padre e Figlio e Spirito Santo; nel tuo nome battezziamo, Padre e Figlio e Spirito Santo 59. Anche presso di noi nel suo Cristo Dio creò il cielo e la terra 60, ossia i membri spirituali e carnali della sua Chiesa ; anche la nostra terra prima di ricevere la forma della dottrina era invisibile e confusa 61, e noi eravamo immersi nelle tenebre dell'ignoranza, perché hai ammaestrato l'uomo per la sua cattiveria 62 e i tuoi giudizi sono un abisso profondo 63. Ma poiché il tuo spirito era portato sopra l'acqua 64, la tua misericordia non abbandonò la nostra miseria. Dicesti: "Sia fatta la luce 65: fate penitenza, poiché il regno dei cieli è vicino. Fate penitenza 66: sia fatta la luce". Nell'intimo turbamento della nostra anima ci siamo ricordati di te, Signore, dalle rive del Giordano e dal monte uguale a te, però rimpicciolito per noi 67. Provammo disgusto delle nostre tenebre e ci volgemmo verso di te 68: e fu fatta la luce 69. Ed eccoci un tempo tenebre, ora invece luce nel Signore 70.


L'attesa della Chiesa militante
13. 14. Tuttavia finora siamo luce per la fede, non ancora per la visione 71. Nella speranza fummo salvati, e una speranza che si vede, non è speranza 72. L'abisso chiama ancora l'abisso, ma ormai con la voce delle tue cateratte 73. Chi dice ancora: "Non potei parlarvi come a esseri spirituali, ma carnali" 74, pensa di non aver ancora capito nemmeno lui. Dimentico delle cose che stanno dietro le spalle, si protende verso quelle che stanno innanzi 75 e geme sotto il peso del suo fardello 76. La sua anima ha sete del Dio vivo come i cervi delle fonti d'acqua. Perciò dice: "Quando giungerò?" 77. Desideroso di essere rivestito della sua abitazione celeste 78, così apostrofa l'abisso inferiore: "Non uniformatevi a questo secolo, riformatevi invece, rinnovando il vostro cuore" 79; e così: "Non dovete divenire fanciulli di mente, ma siate piccoli nella malizia per essere perfetti di mente" 80; e così: "O galati insensati, chi vi ha incantato?" 81. Ma non è più la sua voce; è la tua, sei tu, che hai mandato il tuo spirito dal cielo 82 per mezzo di Colui, che ascendendo in alto 83 aprì le cateratte dei suoi doni 84, affinché la piena del fiume rallegrasse la tua città 85. Per lei sospira l'amico dello sposo 86, avendo già con sé le primizie dello spirito, ma ancora gemebondo fra sé nell'attesa dell'adozione, la redenzione del suo corpo 87. Per lei sospira, poiché è membro della sposa; per lei si affanna 88, poiché è amico dello sposo; per lei si affanna, non per sé, poiché con la voce delle tue cateratte, non con la voce sua, invoca l'altro abisso, oggetto del suo affanno e del suo timore. Teme che come il serpente ingannò Eva con la sua astuzia, così anche i loro pensieri non si corrompano allontanandosi dalla castità, che è nel nostro Sposo 89, il tuo unigenito. Ma quale non sarà lo splendore della sua luce, allorché lo vedremo com'è 90, e saranno passate le lacrime, che sono divenute il pane dei miei giorni e delle mie notti, mentre mi si chiede quotidianamente: "Ov'è il tuo Dio?" 91.


Fede e speranza
14. 15. Anch'io dico: "Dio mio, dove sei?". Ecco dove sei! Respiro in te un poco 92, quando effondo su me la mia anima in un grido di esultanza e di lode, concento di una celebrazione festosa 93. Eppure l'anima è ancora triste, poiché ricade e torna abisso, o piuttosto sente di essere ancora abisso. La mia fede, da te accesa nella notte innanzi ai miei passi, le dice: "Perché sei triste, o anima, e perché mi turbi? Spera nel Signore 94. La sua Parola è lucerna che rischiara i tuoi passi 95. Spera e persevera finché sia passata la notte, madre degli empi; finché sia passata la collera del Signore, collera di cui fummo figli anche noi 96, un tempo tenebre 97. I residui di quelle tenebre ci trasciniamo dietro nel nostro corpo morto per colpa del peccato 98, finché aliti il giorno e siano dissipate le ombre 99. Spera nel Signore". Fin dal mattino sarò in piedi a contemplare 100, sempre lo confesserò 101. Fin dal mattino sarò in piedi a vedere 102 la salvezza del mio volto, il mio Dio 103, che vivificherà anche i nostri corpi mortali grazie allo spirito che abita in noi 104, misericordiosamente portato sopra il fiotto tenebroso della nostra intimità. Da lui abbiamo ricevuto in questo pellegrinaggio il pegno 105 di essere presto luce 106. Ormai siamo salvati nella speranza 107 e figli della luce e figli di Dio, non figli della notte e delle tenebre 108 come un tempo 109. Fra questi e noi tu solo, nella perdurante incertezza della scienza umana, operi la separazione 110: poiché vagli i nostri cuori 111 e chiami la luce giorno e le tenebre notte 112. Chi ci discerne, se non tu? 113. Ma cosa abbiamo, che non abbiamo ricevuto da te? Vasi d'onore, fummo tratti dalla medesima massa, da cui furono tratti anche altri, vasi di spregio 114.


Il firmamento simbolo della Scrittura (Gn 1. 7)
15. 16. Chi, se non tu, Dio nostro, creò per noi un firmamento di autorità sopra di noi 115, nella tua Scrittura divina? Il cielo sarà ripiegato come un libro 116, e ora si stende su noi come pelle di tenda 117: l'autorità della tua divina Scrittura è più sublime da che i mortali per cui ce l'hai comunicata incontrarono la morte della carne. Tu sai, Signore, tu sai 118 come rivestisti di pelli gli uomini, allorché per colpa del peccato divennero mortali 119. Perciò hai disteso come una pelle il firmamento del tuo libro, le tue parole sempre coerenti, che hai posto sopra di noi con l'ausilio d'uomini mortali. Anche grazie alla loro morte il bastione d'autorità delle tue parole per loro mezzo annunciate si stende eccelso sopra ogni cosa, che sta più in basso di loro, mentre non si stendeva così eccelso durante la loro vita quaggiù. Non avevi ancora disteso il cielo come una pelle 120: non avevi ancora diffuso in ogni luogo la risonanza della loro morte.

15. 17. Fa' che vediamo, Signore, i cieli, opera delle tue dita 121. Schiudi ai nostri occhi il sereno oltre la foschia in cui li avvolgesti. Là si trova la tua testimonianza, che comunica la sapienza ai piccoli 122. Completa, Dio mio, la tua gloria con la bocca degli infanti che ancora succhiano il latte 123. Davvero non conosciamo altri libri, che stronchino tanto bene la superbia 124, tanto bene stronchino il nemico, il difensore 125 restio a riconciliarsi con te mentre difende i propri peccati. Non conosco, Signore, non conosco altre espressioni così pure 126 e capaci d'indurmi alla confessione, di ammansire la mia cervice al tuo giogo 127, di sollecitare a prestarti un culto disinteressato. Fa' che le capisca 128, Padre buono; concedimi questa grazia, perché mi sono sottomesso a te e tu hai stabilito saldamente quelle parole per le anime sottomesse.


Le acque sopra il firmamento simbolo degli angeli (Gn 1. 7)
15. 18. Esistono, io credo, altre acque sopra questo firmamento 129, acque immortali e separate dalla corruzione della terra. Lodino il tuo nome: ti lodino le schiere sopracelesti dei tuoi angeli 130, che non hanno bisogno di alzare lo sguardo a questo nostro firmamento, e di leggerla, per conoscere la tua parola. Essi vedono in continuazione il tuo volto 131 e vi leggono senza sillabe distribuite nel tempo il volere della tua eterna volontà. Leggono, eleggono e prediligono; leggono perennemente, e ciò che leggono non passa mai, perché leggono, eleggendo e prediligendo, l'immutabilità stessa del tuo volere, codice che mai si chiude, libro che mai si ripiega 132; tu stesso infatti sei il loro libro, e lo sei in eterno 133; tu li hai stabiliti sopra questo firmamento stabilito sopra l'instabilità delle genti instabili della terra, affinché queste alzando lo sguardo conoscano la tua misericordia, che ti annuncia nel tempo, creatore del tempo. Nel cielo, Signore, è la tua misericordia, e la tua verità fino alle nubi 134. Passano le nubi 135, il cielo invece rimane: passano i predicatori della tua parola da questa vita all'altra vita, la tua Scrittura invece è stesa sopra le genti fino alla fine dei secoli. Anzi, il cielo e la terra passeranno, ma le tue parole non passeranno 136. Questa pelle sarà ripiegata, l'erba su cui si stenderà passerà col suo splendore; la tua parola invece permane eternamente 137. Essa ora non ci appare, nell'enigma delle nubi e attraverso lo specchio 138 del cielo, qual è; noi stessi, benché diletti del tuo Figlio, non appare ancora cosa saremo 139; egli ci guardò attraverso la rete 140 della carne, c'infiammò d'amore con le sue carezze, e noi corriamo dietro il suo profumo 141. Ma quando apparirà, saremo simili a lui, perché lo vedremo com'è 142. Vederlo qual è, Signore, è il nostro retaggio, che non è ancora in nostro possesso.


Anelito alla conoscenza di Dio
16. 19. Come tu solo pienamente sei, così tu solo conosci, tu, che sei immutabilmente e conosci immutabilmente e vuoi immutabilmente. Il tuo essere conosce e vuole immutabilmente, la tua conoscenza è e vuole immutabilmente, la tua volontà è e conosce immutabilmente. Ora ai tuoi occhi non sembra giusto che come il lume immutabile si conosce, così sia conosciuto dalla creatura illuminata, mutabile. Perciò la mia anima è quale terra senz'acqua davanti a te 143, perché, come non può illuminarsi da sé sola, così non può saziarsi da sé sola. Presso di te la fonte della vita, come alla tua luce vedremo la luce 144.


La riunione delle acque simbolo del mondo pagano (Gn 1. 9)
17. 20. Chi riunì le acque amare in una massa sola ? Tutte infatti hanno il medesimo fine: una felicità temporale, terrena, per cui fanno ogni cosa, pur fluttuando nell'infinita varietà delle loro cure. Chi le riunì, se non tu, Signore, che dicesti all'acqua di riunirsi in una sola unione, e alla terra asciutta, assetata di te, d'apparire 145? Tuo è anche il mare e tu l'hai creato; la terra asciutta le tue mani l'hanno formata 146. Non è l'amarezza delle volontà umane, ma l'unione delle acque, che ha nome mare. Tu reprimi anche i desideri malvagi delle anime, stabilisci i limiti cui è permesso di giungere, in modo che i loro flutti s'infrangano sopra se stessi 147. Così crei il mare, secondo l'ordinamento del tuo dominio su tutto.


La terra arida e i suoi frutti simbolo dei fedeli e delle loro opere (Gn 1. 9-12)
17. 21. Invece le anime assetate di te 148, che appaiono alla tua vista, le distingui con un fine diverso dalla massa del mare, le irrori con riposta e dolce fontana, affinché pure la terra dia il suo frutto: dà il suo frutto la nostra anima e germina per tuo ordine, Signore Dio suo, secondo la sua specie 149, le opere di misericordia, amando il prossimo 150 e soccorrendolo nei bisogni materiali. Ha in sé il seme per la somiglianza 151: la nostra debolezza ci muove a compassione e soccorso dei bisognosi, e li aiutiamo come vorremmo essere aiutati se ci trovassimo in uguale bisogno. I suoi non sono soltanto benefìci esili, com'è l'erba di seme, ma si estendono alla protezione, all'aiuto vigoroso e solido, com'è l'albero da frutto; ossia sottrae chi è angariato alle mani del prepotente, fornendogli un'ombra protettiva col valido sostegno di un giusto giudizio.


Il sole, la luna e le stelle simboli delle attività spirituali (Gn 1. 14-18)
18. 22. Così, Signore, così, ti prego, nasca come fai nascere, come dài la gioia e la forza, nasca dalla terra la verità, e la giustizia guardi dal cielo 152, e siano fatti nel firmamento i lumi 153: spezziamo all'affamato il nostro pane, introduciamo nella nostra casa il povero senza tetto, vestiamo il nudo e non disdegniamo chi ci è parente, della nostra schiatta. Alla nascita di questi frutti sulla terra, vedi che è bene, e sfolgori mattiniera la nostra luce 154, e da questa bassa messe dell'azione raggiungendo nelle delizie della contemplazione l'alto Verbo della vita, potessimo apparire come lumi nel mondo 155, fissi al firmamento della tua Scrittura! Lì tu ci insegni a distinguere le cose intelligibili dalle sensibili, come il giorno dalla notte, o le anime dedite alle cose intelligibili da quelle dedite alle sensibili. Dunque non sei più solo, come prima della creazione del firmamento, a distinguere nel segreto del tuo discernimento la luce dalle tenebre 156. Anche le tue creature spirituali, poste con diversi gradi proprio in quel firmamento, dopo l'apparizione della tua grazia nell'universo brillino sulla terra e distinguano il giorno dalla notte e segnino il tempo 157. Infatti i vecchi tempi sono passati, ecco se ne sono costituiti di nuovi 158; la nostra salvezza è più vicina di quando cominciammo a credere, la notte è andata oltre, il giorno invece si è avvicinato 159: coroni l'anno con la tua benedizione 160, mandando operai alla tua messe 161 che altri faticarono 162 a seminare, e ancora ad altre seminagioni, la cui messe si avrà alla fine. Così esaudisci i voti del bramoso e benedici le annate del giusto. Tu invece sei sempre il medesimo e nei tuoi anni, che non finiscono 163, allestisci il granaio per gli anni che passano. Secondo un disegno eterno certamente tu dispensi alla terra i beni del cielo a tempo debito.

18. 23. Ad alcuni è data per mezzo dello Spirito la parola della sapienza: lume maggiore, destinato a coloro che godono della luce di una verità sfolgorante come a guida del giorno; ad altri la parola della scienza ad opera dello stesso Spirito: lume minore; ad altri la fede, ad altri il potere di guarire, ad altri l'esecuzione di miracoli, ad altri la profezia, ad altri il discernimento degli spiriti, ad altri la varietà delle lingue: e tutti questi ultimi sono come le stelle. Infatti sono tutte operazioni di un unico e medesimo Spirito, il quale le assegna ad ognuno in modo appropriato, secondo il suo volere e facendo apparire questi astri a manifesto vantaggio di tutti 164. Però la parola della scienza, che comprende tutti i misteri 165 mutevoli nel tempo come la luna, e la conoscenza degli altri doni che ho via via elencato assomigliandoli alle stelle, quanto differiscono dal candido fulgore della sapienza, gaudio del giorno che si annuncia, tanto stanno a guida della nostra notte. Sono infatti necessarie a coloro, cui il tuo prudentissimo servo non poté parlare come a esseri spirituali, ma carnali 166, lui, che predica la sapienza tra i perfetti 167. Quanto all'uomo animale 168, è come un pargolo in Cristo e beve latte 169 finché abbia la forza per ricevere un cibo solido 170, e la pupilla ferma per sostenere la vista del sole. Non si creda quindi in una notte desolata, ma si soddisfi della luce della luna e delle stelle. Questo ci insegni con sapienza grandissima, Dio nostro, nel tuo libro, il tuo firmamento, per farci distinguere ogni cosa in una visione mirabile, sebbene ancora espressa in segni e in tempi e in giorni e in anni 171.


Esortazione agli eletti
19. 24. Ma prima lavatevi, purificatevi, eliminate la malvagità dai vostri animi e dalla vista dei miei occhi, affinché appaia la terra asciutta. Imparate a fare il bene, rendete giustizia all'orfano e soddisfazione alla vedova, affinché la terra germini erba da pascolo e alberi da frutta. Venite, discutiamo, dice il Signore, affinché siano fatti i lumi nel firmamento del cielo e brillino sulla terra 172. Il ricco chiedeva al buon Maestro cosa dovesse fare per ottenere la vita eterna. Gli risponda il buon Maestro, che egli credeva un uomo e nulla più, e invece è buono perché è Dio, gli risponda di osservare, se vuole giungere alla vita, i comandamenti, separare da se stesso le acque amare della malizia e della nequizia, non uccidere, non commettere adulteri, non rubare, non testimoniare il falso, affinché appaia la terra asciutta e germini il rispetto del padre e della madre e l'amore del prossimo. "Ho fatto tutto ciò", risponde l'altro. Qual è dunque l'origine di tante spine, se la terra può dare frutti? Va', estirpa i folti pruneti dell'avarizia, vendi quanto possiedi e provvediti di messi dando ai poveri: possederai un tesoro nei cieli. Segui il Signore, se vuoi essere perfetto; assòciati a coloro, fra cui predica la sapienza chi sa cosa assegnare al giorno e alla notte, per impararlo anche tu, perché anche per te siano fatti i lumi nel firmamento del cielo. Ma ciò non si farà, se non sarà là il tuo cuore; non si farà, se non sarà là il tuo tesoro, come udisti dal buon Maestro. E invece la tristezza si diffuse sulla terra sterile, e le spine soffocarono la parola 173.

19. 25. Però voi, stirpe eletta 174, debolezza del mondo 175, che vi siete spogliati di ogni cosa per seguire il Signore 176, camminate dietro a lui e sgominate la forza 177; camminate dietro a lui con i vostri piedi radiosi 178 e brillate nel firmamento 179, affinché i cieli narrino la sua gloria 180, separando la luce dei perfetti, non ancora simili agli angeli, e le tenebre 181 dei piccoli, non però privi di speranza. Brillate su tutta la terra 182; il giorno, fulgido del sole, diffonda al giorno la parola della sapienza, e la notte, illuminata dalla luna, annunzi alla notte la parola della scienza 183. La luna e le stelle brillano alla notte, ma la notte non le oscura, poiché esse la illuminano nella giusta misura. Ecco: quasi Dio avesse detto: "Siano fatti i lumi nel firmamento del cielo" 184, si produsse improvvisamente un fragore dal cielo, come d'un vento che soffi impetuoso; e apparvero lingue quasi di fuoco, che si divisero e posarono sopra ciascuno di loro 185. Così si accesero lumi nel firmamento del cielo, che possedevano la parola della vita 186. Diffondetevi ovunque, fiamme sante, fiamme belle. Voi siete il lume del mondo e non siete sotto il moggio 187. Colui, a cui vi appiccaste, fu esaltato e vi esaltò. Diffondetevi e manifestatevi a tutte le genti 188.


I rettili simbolo dei sacramenti, i cetacei dei miracoli, i volatili dei messaggeri evangelici (Gn 1. 20 s.)
20. 26. Anche il mare concepisca e partorisca le vostre opere: le acque producano rettili con anime vive 189. Separando ciò che è prezioso da ciò che è vile, diveniste la bocca di Dio 190, per cui dica: "Le acque producano", non l'anima viva, che produrrà la terra 191, ma rettili con anime vive e volatili che volano sopra la terra 192. Come rettili, i tuoi sacramenti, o Dio, ad opera dei tuoi santi attraversano i marosi delle tentazioni mondane per impregnare le genti dell'acqua del tuo battesimo, impartito nel tuo nome 193. Frattanto si produssero meraviglie grandiose 194 simili agli enormi cetacei, le voci dei tuoi messaggeri volarono sopra la terra in accordo col firmamento del tuo libro. Se lo ponevano innanzi per avere autorità, e sotto di esso volavano ovunque andassero. Né esistono favelle o discorsi, ove non echeggino le loro parole, poiché su tutta la terra si sparse la loro voce, le loro parole sino ai confini della terra 195. Tu, Signore, le hai moltiplicate con la tua benedizione 196.


Le acque simbolo delle genti (Gn 1. 21)
20. 27. Io mentisco forse, o confondo confusamente, senza distinguerle, la chiara conoscenza delle cose poste nel firmamento del cielo, e le opere corporee, fluttuanti nel mare e sotto il firmamento del cielo? In verità le nozioni di queste cose sono fisse, determinate, non crescono col succedersi delle generazioni: tali i lumi della sapienza e della scienza; ma le cose per se stesse comportano ricca varietà di operazioni fisiche e si moltiplicano in un continuo crescendo sotto la tua benedizione, o Dio. Tu hai consolato la noia dei sensi umani facendo sì che per i movimenti del corpo una cosa unica si atteggiasse ed esprimesse in molti modi nella conoscenza dello spirito. Le acque produssero queste opere 197, ma nella tua parola: le necessità dei popoli estraniati dall'eternità della tua verità hanno prodotto queste opere, ma nel tuo Vangelo. Le acque espressero dal loro seno queste opere e la loro languida amarezza fu il motivo per cui producessero queste opere nella tua parola.

20. 28. Tutto è bello, quando è opera tua. Ma tu, ecco, sei indicibilmente più bello, essendo l'autore di ogni opera. Senza la sua caduta, dal seno di Adamo non si sarebbero diffuse le onde salse del mare, ossia il genere umano con la sua curiosità profonda, la sua vanità procellosa, la sua instabilità fluida; non sarebbe stato necessario che i dispensatori della tua parola attuassero materialmente e sensibilmente nella profondità delle acque le tue opere e parole mistiche. Sotto questa luce mi si presentarono ora i rettili e i volatili. Ma gli uomini, pur iniziati e permeati da questi misteri, non progredirebbero, con tutta la loro dedizione, oltre i sacramenti corporali, se l'anima non salisse ancora alla vita spirituale e dopo la parola dell'iniziazione non mirasse alla conoscenza completa 198.


L'anima viva simbolo dell'anima credente (Gn 1. 24)
21. 29. Perciò grazie alla tua parola non già il mare profondo, ma la terra separata dalle acque amare espresse invece di rettili con anime vive, e volatili, l'anima viva 199. Questa non ha più bisogno del battesimo, di cui hanno bisogno i gentili, come ne aveva bisogno essa pure, mentre era coperta dalle acque, perché non esiste altra via per entrare nel regno dei cieli, dal momento che hai fissato questa via per entrarvi 200. Neppure chiede grandiosità 201 di meraviglie per credere: crede anche senza vedere segni e prodigi 202, è terra credente, già separata dalle acque del mare amare d'incredulità; e le lingue sono un segno non per i credenti, ma per gli increduli 203. Né ha bisogno, la terra da te stabilita sopra le acque, della specie dei volatili, che produssero le acque a una tua parola 204. Infondevi la tua parola 205 mediante i tuoi messaggeri. Noi narriamo, sì, le loro opere, ma tu sei che operi in loro 206, ed esse operino l'anima viva 207, prodotto della terra, poiché la terra è il motivo per cui fanno ciò in essa, come il mare fu il motivo per cui fecero i rettili con anime vive e i volatili sotto il firmamento del cielo 208. Di tali esseri la terra non ha più bisogno, sebbene mangi il pesce 209 tratto dal profondo, alla mensa da te preparata davanti agli occhi dei credenti 210; e tratto dal profondo appunto per nutrire la terra arida. Anche gli uccelli sono prole del mare 211, eppure si moltiplicano sulla terra 212: cioè, se l'incredulità degli uomini fu il motivo della prima predicazione evangelica, quest'ultima costituisce di giorno in giorno 213 un incitamento e una benedizione copiosa anche per i credenti; però l'anima viva trae la sua origine dalla terra, poiché solo ai credenti giova la mortificazione dell'amore del secolo 214, che fa vivere la loro anima per te 215, mentre era morta quando viveva nelle delizie 216, delizie, o Signore, mortali. Tu sei infatti la delizia vivificante di un cuore puro 217.

21. 30. Operino dunque ormai i tuoi ministri sulla terra in altro modo che nelle acque dell'incredulità. Allora predicavano e parlavano attraverso miracoli, simboli e frasi misteriose, ove si affissa l'ignoranza, madre della meraviglia, per il timore ispirato dalle espressioni arcane. Per queste vie entrano nella fede i figli di Adamo, dimentichi di te finché si nascondono alla tua vista 218, divenendo abisso. Ma operino ancora come su terra arida, finalmente distinta dai gorghi dell'abisso; siano modello ai credenti 219 con la loro vita pubblica, che stimoli a imitarli. Così i credenti non prestano l'orecchio soltanto per udire, ma anche per agire. Cercate Dio, e la vostra anima vivrà 220, affinché la terra produca l'anima vivente 221. Non uniformatevi a questo secolo 222, astenetevi da esso. L'anima vive evitando le cose che cercando muore. Astenetevi dalla ferocia inumana della superbia, dalla voluttà oziosa della lussuria, dal nome ingannevole della scienza 223, e le fiere diverranno mansuete, le bestie docili, i serpenti innocui 224: sono infatti espressioni allegoriche dei sentimenti dell'anima. Invece il fasto della vanità, i piaceri della sensualità, il veleno della curiosità sono i sentimenti dell'anima morta. L'anima non muore perdendo ogni sentimento; muore allontanandosi dalla fonte della vita 225. Il secolo passando la raccoglie, e si uniforma ad esso.


Le fiere e le bestie simbolo degli affetti buoni dell'anima (Gn 1. 24 s.)
21. 31. Ma il Verbo, Dio 226, è fonte di vita eterna 227 e non scorre 228. Perciò nella tua parola s'intriga quel distacco. "Non uniformatevi a questo secolo", ci si dice, affinché la terra irrorata dalla fonte della vita produca l'anima vivente, un'anima che per la tua parola e il tramite dei tuoi evangelisti si mantiene nell'imitazione degli imitatori del tuo Cristo 229. Questo è il senso dell'espressione secondo la specie 230, poiché l'uomo emula l'amico: "Siate, dice l'Apostolo, come me, poiché anch'io sono come voi" 231. Così le fiere dall'anima viva saranno buone per la mansuetudine della loro condotta secondo la tua raccomandazione: Compi le tue opere con mansuetudine, e sarai amato da tutti 232; e buone le bestie, non appesantite se mangeranno, né affamate se non mangeranno 233; e buoni i serpenti buoni, privi di veleno per nuocere, ma forniti di astuzia per difendersi 234, curiosi della natura temporale solo quanto basta per scorgere l'eternità comprendendola attraverso il creato 235. Questi animali ubbidiscono infatti alla ragione quando, trattenendosi da un'avanzata mortale, vivono e sono buoni.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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