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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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SCOSSE DI TERREMOTO ... quando la terra trema e non v'è scampo...

Ultimo Aggiornamento: 22/08/2017 14:46
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18/05/2009 18:46
 
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LA NOTIZIA E' SERIA E DIREI GRAVE....ATTENTI AI SEGNI DEI TEMPI....senza catastrofismi, ma anche senza far finta di nulla...[SM=g1740733]


Scossa di terremoto a Roma,
sopralluogo a Castel Sant'Angelo
Il movimento tellurico registrato alle 14.44 del 12 maggio
il Sovrintendente Giro ispeziona l'area

    

Una scossa di terremoto di magnitudo 2.1 è stata registrata dagli strumenti dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia alle 14.44 in provincia di Roma del 12 maggio. Oggi sopralluogo a Castel Sant'Angelo del Sottosegretario per i Beni Culturali Francesco Giro con la soprintendente per i Beni Architettonici di Roma Federica Galloni e a Claudio Strinati Soprintendente speciale del Polo Museale Romano per constatare da vicino se il sisma di ieri abbia prodotto qualche danno al monumento.

COMUNI INTERESSATI - I comuni più vicini all'epicentro sono stati Roma, Ciampino, Tor Lupara e Frascati. Tuttavia, riportando i dati dell'Istituto nazionale di vulcanologia sulle mappe satellitari, l'epicentro del sisma risulta nel pieno cuore di Roma, più precisamente nei giardini di Castel Sant'Angelo. Dalle prime verifiche effettuate dalla sala situazione Italia del Dipartimento non risultano danni a persone o cose.

PICCOLE FAGLIE IN CITTA' - «Sono stupita della localizzazione - dice Patrizia Tosi, sismologa dell'Ingv, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - che io sappia lì sotto non ci sono teoricamente faglie in quell'area. Tuttavia è evidente che se l'epicentro è lì, alla profondità di 10 chilometri, qualcosa ci dev'essere. Certo che, in una città come Roma, anche se ci fossero faglie in centro sarebbe difficile trovarle perchè i segni in superficie sono confusi e coperti da stratificazioni edilizie». La sismicità diffusa, «con questi piccoli terremoti c'è sempre - spiegano all'Ingv -, ma andranno verificati i dati perché da un po' di giorni molte persone telefonano segnalando di avvertire tremori a Roma: probabilmente delle piccole scosse ci sono state». Nella mappa dei risentimenti già pubblicata su internet la scossa delle 14.44 è stata avvertita dalla popolazione come 3-4 grado.

SCOSSA A PISA - Nella serata del 12 maggio, poi, un'altra scossa di terremoto di magnitudo 2.6 si è verificata in provincia di Pisa. Lo rende noto il Dipartimento della Protezione civile, precisando che non risultano danni a persone o cose. Le località prossime all'epicentro sono state Santa Luce, Orciano Pisano e Lorenzana.


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Ora riflettiamo....


Il sogno di san Giovanni Bosco:

E dite, o Roma, che sarà? Roma ingrata, Roma effeminata, Roma superba! Tu sei giunta a tale che non cerchi altro, né altro ammiri nel tuo Sovrano, se non il lusso, dimenticando che la tua e sua gloria sta nel Golgota. Ora egli è vecchio, cadente, inerme, spogliato; tuttavia con la schiava parola fa tremare tutto il mondo.
Roma!... Io verrò quattro volte a te!
— Nella prima percuoterò le tue terre e gli abitanti di esse.
— Nella seconda porterò la strage e lo sterminio fino alle tue mura. Non apri ancora l’occhio?
— Verrò la terza, abbatterà le difese e i difensori e al comando del Padre sottentrerà il regno del terrore, dello spavento e della desolazione.
— Ma i miei savi fuggono, la mia legge è tuttora calpestata, perciò farò la quarta visita.

Guai a te se la mia legge sarà ancora un nome vano per te! Succederanno prevaricazioni nei dotti e negli ignoranti. Il tuo sangue e il sangue dei figli tuoi laveranno le macchie che tu fai alla legge del tuo Dio.
La guerra, la peste, la fame sono i flagelli con cui sarà percossa la superbia e la malizia degli uomini. Dove sono, o ricchi, le vostre magnificienze, le vostre ville, i vostri palagi?
Sono divenuti la spazzatura delle piazze e delle strade!
Ma voi, o sacerdoti, perché non correte a piangere tra il vestibolo e l’altare, invocando la sospensione dei flagelli?
Perché non prendete lo scudo della fede e non andate sopra i tetti, nelle case, nelle vie, nelle piazze, in ogni luogo anche inaccessibile, a portare il seme della mia parola? Ignorate che questa è la terribile spada a due tagli che abbatte i miei nemici e che rompe l’ira di Dio e degli uomini? Queste cose dovranno inesorabilmente venire l’una dopo l’altra.

Le cose si succedono troppo lentamente.
Ma l’Augusta Regina del cielo è presente.


La potenza del Signore è nelle sue mani; disperde come nebbia i suoi nemici. Riveste il Venerando Vecchio di tutti i suoi antichi abiti. Succederà ancora un violento uragano.
L’iniquità è consumata, il peccato avrà fine, e, prima che trascorrano due pleniluni del mese dei fiori, l’iride di pace comparirà sulla terra.
Il gran Ministro vedrà la Sposa del suo Re vestita a festa.
In tutto il mondo apparirà un sole così luminoso quale non fu mai dalle fiamme del Cenacolo fino ad oggi, né più si vedrà fino all’ultimo dei giorni».

Il Bollettino Salesiano del 1963, in tre puntate sui numeri di ottobre, novembre, dicembre, faceva un interessante commento di questa visione. Noi qui ci limitiamo a citare l’autorevole giudizio della Civiltà Cattolica del 1872, anno 23°, vol. VI, serie 80, pp 299 e 303. Riferisce letteralmente alcuni periodi, preceduti da questa testimonianza:
« Ci piace ricordare un recentissimo vaticinio non mai stampato e ignoto al pubblico, che da una città dall’alta Italia fu comunicato a un personaggio in Roma il 12 febbraio del 1870.
Noi ignoriamo da chi provenga. Ma possiamo certificare che lo abbiamo avuto nelle mani, prima che Parigi fosse bombardata dagli Alemanni e incendiata dai comunisti. E diremo che ci diè meraviglia il vedervi prenunziata la caduta pure di Roma, allorché davvero non si giudicava prossima né probabile».’


*********************************

Della notizia della scossa a Roma non mi preoccupa...da aprile le scosse sono continuate anche li nella Città Eterna (nel 2008 a Roma ci furono 26 scosse di magnitudo 2) quello che mi preoccupa è davvero L'APERTURA DELLE FAGLIE... Scioccato
e trovo preoccupante questa informazione:
molte persone telefonano segnalando di avvertire tremori a Roma

e l'altro che registro come un SEGNO è questo:
l'epicentro del sisma risulta nel pieno cuore di Roma, più precisamente nei giardini di Castel Sant'Angelo.

Santità...RILEGGIAMO DON BOSCO, LA SUPPLICHIAMO! RILEGGIAMO I SANTI....
ritorniamo all'Ortodossia della Fede![SM=g1740720]
guardiamo ai SEGNI e ai segnali.... Occhiolino


Santo Padre...pure i sismologi dicono:
Non ci sono stati danni a Castel Sant'Angelo, ma la scossa di ieri con epicentro proprio nei giardini del monumento «va considerata un campanello d'allarme».

un campanello d'allarme per loro....e per noi? [SM=g1740739]

Il 17 aprile 2009 il dott. Fabrizio Marra, geologo, ricercatore dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia , disse in una intervista a Romasette:

Roma non è a rischio sismico perché non ci sono faglie attive di dimensioni tali da causare un terremoto di magnitudo significativa: per intenderci non superiore a 4.0.

Ora una faglia c'è si è scoperta:
Sono stupita della localizzazione - dice Patrizia Tosi, sismologa dell'Ingv, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - che io sappia lì sotto non ci sono teoricamente faglie in quell'area. Tuttavia è evidente che se l'epicentro è lì, alla profondità di 10 chilometri, qualcosa ci dev'essere.....

"Vidi la Chiesa di San Pietro: era stata distrutta ad eccezione del Santuario e dell’Altare principale. San Michele venne giù nella chiesa, vestito della sua armatura, e fece una pausa, minacciando con la spada un certo numero di indegni pastori che volevano entrare. Quella parte della Chiesa che era stata distrutta venne prontamente recintata... così che l’ufficio divino potesse essere celebrato come si deve. Allora, da ogni parte del mondo vennero sacerdoti e laici che ricostruirono i muri di pietra, poiché i distruttori non erano stati capaci di spostare le pesanti pietre di fondazione."

10 settembre 1820, visione della Beata Anna Caterina Emmerich

"La Chiesa è completamente isolata ed è come se fosse completamente deserta. Sembra che tutti stiano scappando. Dappertutto vedo grande miseria, odio, tradimento, rancore, confusione e una totale cecità. O città! O città! Cosa ti minaccia? La tempesta sta arrivando; sii vigile!" (7 ottobre 1820)



Nota: la visione di Suor Emmerich della chiesa di San Pietro in rovina è da intendersi certamente in senso figurato, l’immagine della distruzione delle mura di San Pietro rappresenta gli attacchi alla Fede e la decadenza della Chiesa che avranno luogo prima del suo più grande trionfo durante l’Era di Pace. Tuttavia, basandoci sulle numerose profezie che parlano di una futura distruzione di Roma, non si può escludere che anche il Vaticano in quest’occasione subirà pesanti danni materiali e devastazioni, forse anche per un forte terremoto come segnalato in altre profezie.



per ultimo e non meno importante 13 maggio prima apparizione a Fatima di Maria Santissima...altra coincidenza?[SM=g1740733]

Gesù non ci avverte circa il giorno e l'ora, ma ci rammenta: GUARDATE I SEGNI....guardate i segni dei tempi! lo stiamo facendo?

[SM=g1740717] [SM=g1740720]


A mezzanotte fra il 13 e il 14 maggio ebbi l'intuizione a scrivere in questo Thread:
Perchè si crede alle profezie Maya (e altre) e non a quelle del Cristo?

[SM=g1740680]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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12/05/2011 13:01
 
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Maria protettrice
apri pdf Il  non-terremoto di Roma  e il Manto di Maria
 
Il non-terremoto di Roma e il Manto di Maria

11-05-2011


Mentre scrivo, il paventato terremoto a Roma non si è ancora verificato (ma ci sono altre dieci ore di attesa…). In verità, più che una profezia di un defunto era una previsione basata su un certo allineamento dei pianeti. Astrologia, dunque? No, astronomia, sebbene il resto degli astronomi non confermi.

Al grido di "non ci credo ma non si sa mai", pare che una non disprezzabile fetta di negozianti romani abbia tenuto abbassate le saracinesche. C’è da capirli: l’azienda è azienda. A ben rifletterci, l’eventuale terremoto l’azienda la distruggerebbe, quindi è la vita che viene messa in cautela. Ma perché i negozianti sì e i cardinali no? Boh. Nemmeno i finti centurioni del Colosseo si sono messi al sicuro.

Fosse per me, salirei su uno di quei bus colorati che fanno il giro turistico dell’Urbe. Ma non uno qualsiasi. Uno di quelli che effettuano il tour patriottico con su scritto «Roma italiana». Scelglierei uno di questi, non uno di quelli con sopra scritto «Roma cristiana». Eh, sono stato di recente a Roma e ho visto che i secondi sono affollatissimi, mentre i primi hanno al massimo un passeggero. Sai com’è, in caso di fuga precipitosa, non vorrei finire schiacciato nella ressa del fuggi-fuggi. Perciò, poiché della Roma Risorgimentale non frega nulla a nessuno, saremmo solo io e l’autista, io che sto al sole del secondo piano e lui che sta al volante.

Mi chiedo, poiché il previsto terremoto è stato descritto come rovinoso (non so dirvi il grado, perché tra Mercalli e Richter mi confondo sempre, anche se preferisco Mercalli per affinità ideologiche: era un prete), non sarà che il Padreterno voglia commemorare il centocinquantenario dell’Unità d’Italia a modo suo? Ma no, sarebbe l’unico a cui importi qualcosa di Roma Italiana. E poi non vorrei fare la fine del buon Roberto De Mattei, richiesto di licenziamento a furor di popolo per aver detto che Dio talvolta permette le catastrofi naturali per punirci. A ben rifletterci, comunque, il licenziamento non lo temo, non essendo io funzionario di alcunché. E poi, Dio, quando decide di punire, di solito ricorre al diluvio. Niente, staremo a vedere.

A Roma ci sono le chiese più sacre della cristianità, c’è il Papa e il Vaticano, c’è la Madonna Salus Populi Romani che scongiurò persino i bombardamenti alleati. A Lei e alla sua intercessione è sufficiente un solo santuario. Come quello indiano di Vailankanny, che lo tsunami schivò di misura andando ad allagare tutto il territorio per mezzo chilometro oltre: chi stava in chiesa si salvò, icona vivente (è il caso di dirlo) della Protezione di Maria. Chi sta sotto il di Lei Manto non ha nulla da temere. Perciò i negozianti romani hanno ancora diverse ore di tempo per procurarsi un’immagine della Vergine, di quelle in cui ripara con il suo mantello la gente, appenderla nel negozio e riaprire bottega. Quanto agli altri, salgano su un bus Roma Cristiana e ripetano tre volte l’antica invocazione «A flagello terraemotus libera nos, Domine», dopodiché si godano il panorama.

Quanto a noi, aspetteremo fiduciosi l’anno venturo, quando scadrà la profezia maya. In fondo, a noi credenti la fine del mondo fa un piacere. Questa, per noi, è Valle di Lacrime, dove si lavora tutto l’anno e si riposa meno di un mese, per metà anno si sgobba per lo Stato e per mantenere Fiorello, Belèn e Santoro, la pensione la si restituisce tutta la servizio sanitario e i figli sono come l’uovo di pasqua: non sai mai cosa ne esce. Signore del cosmo e dei pianeti allineati, venga il tuo Regno. Una buona volta.

 

http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-il-non-terremoto-di-romae-il-manto-di-maria-1842.htm

 

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Facciamo notare che lo stesso giorno, comunque sia, una scossa di terremoto ha colpito il sud della Spagna, causando qualche morto e migliaia di sfollati....

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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20/05/2012 14:58
 
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[SM=g1740733] da: Storia dei Papi Roma 1962 Vol. 15
Pagg. 375-379

(...) Perché anche disastri naturali della peggiore specie diffusero tra la popolazione angoscia e spavento. (...) I disastri dovevano essere per la città eterna solo il preludio di altri guai. La sera del 14 gennaio 1703 Roma venne scossa da un terremoto accompagnato da torrenti d'acque e da bufere. La scossa fu breve, ma molto violenta e le campane delle chiese suonarono da se.

Suonò anche Il campanello del tavolo del Papa che da quel momento sentiva Il rapporto del segretario dei memoriali. Clemente corse nella sua cappella dove si trovavano molti dei suoi familiari per confessarsi. Anche nelle altre chiese della città si radunarono a pregare molti cittadini di ogni classe. Il giorno seguente Il Papa scese due ore prima della levata del sole in San Pietro ove disse Messa in presenza di una grande folla. Poi convocò i cardinali in un concistoro e li esortò a placare l'ira di Dio con esercizi di penitenza.

In Roma dove persino edifici assai solidi mostravano delle crepe, lo spavento fu così grande che molti, nonostante le piogge, passavano le notti in capanne nella campagna o nelle carrozze. Giunse presto notizia dei gravi danni causati dal terremoto in molte località dello Stato Pontificio e specialmente in Norcia, Spoleto, Rieti ed Urbino.
Il Papa mandò colà copiosi aiuti. Nuove e minori scosse di terremoto seguirono quando il Papa il 16 gennaio si recò in Laterano, promulgò un'indulgenza e ordinò processioni rogatorie.

Oggi, scrive il conte Lamberg nel suo Diario, tutti sono confessati, hanno fatto digiuno e sono andati in San Pietro, una tale ressa non si è vista mai, nemmeno nell'Anno Santo. Le commedie e le mascherate del carnevale vennero proibite ed invece di questi blockertimenti Il Papa ordinò missioni popolari che furono assai frequentate.

Il terremoto, dice un contemporaneo, fu un grande predicatore. Il 26 di gennaio Clemente XI visitò le 4 chiese principali ed in San Pietro ascoltò egli stesso le confessioni.

Le processioni rogatorie che nei giorni seguenti attraversarono la città, furono ripetute anche dopo il 29, poiché vi potessero partecipare tutti. Per rimediare più completamente ai danni materiali il Papa istituì una congregazione speciale. Nel giorno della Purificazione di Maria Santissima ebbe luogo anche nella Sistina la solita benedizione dei ceri. Nel bel mezzo della cerimonia alle 9 del mattino si fece sentire il terremoto così violento che tutti i presenti scapparono.
Solo il Papa mantenne la sua calma e si prostrò ai piedi dell'altare. Di poi si recò a pregare nella Chiesa di San Pietro, benché si annunciasse che anche là avevano vacillato le colonne del tabernacolo berniniano ed erano caduti calcinacci dalla Cupola.

Nel pomeriggio egli visitò la Scala Santa presso il Vaticano. I danni cagionati dalla scossa di terremoto del 2 febbraio furono notevoli in tutta la città. Particolarmente dovette soffrire la chiesa di San Lorenzo. Del Colosseo crollarono tre archi del secondo anello e le pietre vennero usufruite per costruire il porto di Ripetta. Anche nella Basilica di San Pietro, nel Vaticano e nel Quirinale si rivelarono dei crepacci. Fontava calcolava le spese per le riparazioni necessarie in 700 mila scudi. Nella notte dal 2 al 3 febbraio i romani, già agitatissimi, furono presi di nuovo dalla grande paura.

FU fatta circolare dai ladri la voce in tutta la città che in due ore Roma perirebbe, ciò evidentemente alla scopo di far bottino durante il panico. Tutti fuggirono nei giardini e nelle pubbliche piazze. Indescrivibili scene si svolsero ovunque. Gli abitanti seminudi gridavano misericordia, si gettavano in ginocchio e attendevano pieni di costernazione l'ora della loro fine. Madri baciavano ancora una volta i loro bambini e coniugi ed amici si abbracciavano. Molti confessavano pubblicamente le loro colpe ed altri si confessavano sulle pubbliche vie. L'aria risuonava del grido: Santo Iddio abbi misericordia di noi.
Il Papa prese subito misure per tranquillizzare la popolazione e garantire la proprietà. Nello stesso tempo ordinò un inchiesta per stabilire gli autori della falsa diceria, ma non se ne seppe nulla. La popolazione si tranquillizzò soltanto lentamente. Molti per lungo tempo ancora dormivano all'aperto e nei giardini come fece il Cardinale Ottoboni ed altri nobili. Clemente XI non si limitò ad ordinare frequenti processioni rogatorie. Siccome egli vedeva nel terremoto un castigo per i peccati, prese una serie di provvedimenti onde elevare lo stato morale della sua capitale.

Tra l'altro ordinò l'osservanza del riposo domenicale e dei digiuni.
In un concistoro del 19 febbraio annunciò per il 22 una funzione di ringraziamento per la salvezza della città, stabili che d'ora innanzi nella festa della Purificazione venisse cantato annualmente nella Cappella papale il Te Deum ed anche il giorno prima venisse considerato di stretto digiuno. Quest'uso è mantenuto dai Romani ancora oggi.
Anche nel breviario venne inserita una preghiera contro i terremoti e più tardi, una consimile venne introdotta anche nella Messa.

Del resto il Papa fece fare anche delle osservazioni scientifiche per scoprire se fosse possibile prevedere i terremoti.
Mentre continuavano ancora le preghiere e le opere di penitenza, apparve che la terra non si era del tutto acquietata ed alla fine del marzo ed ai primi di aprile, avvennero di nuovo delle piccole scosse ed il 15 aprile si levò un grande ciclone ed il 24 maggio seguì una nuova scossa, la quale, benché fosse leggera, fece che molti fuggissero nella campagna.

La cronaca di Roma annuncia poi per il 10 ottobre uragani ed altre scosse di terremoto. Maggiori che nell'eterna città furono i danni apportati dal terremoto in altre parti dello Stato Pontificio, specialmente in Norcia, Foligno, Spoleto e L'Aquila. Il Papa mandò colà copiosi sussidi. L'apposita congregazione che egli aveva istituito fece mettere a disposizione della popolazione accampata all'aperto le tende delle guarnigioni di Castel Sant'Angelo e Civitavecchia.
Oltre al denaro vennero distribuiti anche dei viveri.
Spoleto che era stata particolarmente danneggiata fu anche oggetto di particolari provvedimenti ed il Governatore della città a ricordo della particolare generosità del Papa fece erigere una lapide. Anche a Norcia, Terni e Narni vennero inviate nello stesso anno notevoli somme di denaro in aiuto alla popolazione.

Nel novembre del 1705 e nell'aprile del 1706 si sentirono ancora a Roma delle scosse di terremoto. (...) Dopo che nel principio del 1711 si ebbero ancora alcune scosse di terremoto, Roma ne fu risparmiata. (...) Riflessi della guerra e dei disastri naturali si rispecchiano a loro volta nelle condizioni della popolazione dello Stato Pontificio.
All'avvento di Clemente, l'eterna città contava 149.477 abitanti, tenendo però conto che allora veniva celebrato l'Anno Santo, per cui come numero normale è meglio considerare quello dell'anno 1701 che ne portò 141.798. Fino al 1707 questo numero discese a 132.728 anche se crebbe poi lentamente per scendere poi ancora una volta. (...)




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[SM=g1740733] da una Omelia di san Gregorio Magno Papa

5. - Ecco, fratelli miei, che già vediamo avverato quello che abbiamo udito! Il mondo è oppresso quotidianamente da nuovi mali che aumentano di giorno in giorno. Eravate numerosi; osservate ora quanto  pochi siete sopravvissuti! E, come se ciò non bastasse, nuovi flagelli ci affliggono, repentini infortuni ci piombano addosso,  nuove ed improvvise calamità ci colpiscono.
Nella giovinezza il corpo è vigoroso, il petto si mantiene forte e sano, eretto il busto, ed ampio il torace; nella vecchiaia  invece la statura si curva, il collo inaridito si ripiega, il petto diventa ansimante, la forza vien meno e l'affanno tronca le  parole di chi parla, e se anche non si è propriamente malati, da vecchi la salute stessa è spesso già una malattia. Similmente il  mondo nei primi suoi tempi ebbe un vigore come di giovinezza; fu robusto accogliendo il genere umano, verdeggiò di salute  corporale e fu opulento per l'abbondanza d'ogni cosa; ora invece  comincia a dare segnali di depressione, è segnato dalle  molestie che crescono. Non vogliate dunque, o fratelli, amare questo mondo che non è eterno. Richiamate alla mente il  
precetto apostolico con cui veniamo ammoniti: "Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del  Padre non è in lui;" (1Gv.2,15 Nolite diligere mundum neque ea, quae in mundo sunt. Si quis diligit mundum, non est caritas  Patris in eo;).
Solo l'altro giorno, o fratelli, avete appreso che, per un improvviso turbine, alberi secolari sono stati sradicati, case  distrutte, e chiese schiantate dalle fondamenta! Quanti erano che alla sera, sani ed incolumi, pensavano a quello che  avrebbero fatto il giorno seguente, ed invece in quella stessa notte sono deceduti improvvisamente, travolti nel vortice della  rovina?

6. - Dobbiamo pure considerare, o dilettissimi che, per compiere queste cose, il Giudice invisibile agitò il soffio di un vento  leggerissimo, eccitò la tempesta di una sola nuvola, e tuttavia ciò bastò a sconvolgere la terra ed a scuotere dalle fondamenta tanti edifici. Che cosa sarà dunque, quando questo Giudice verrà personalmente e la Sua ira divamperà per giudicare i  peccatori recidivi, se non possiamo già più sostenere ora che ci castiga per mezzo di una tenuissima nube? Quale mortale  potrà resistere, alla presenza dell'ira di Colui che, col solo agitare il vento, ha sconvolto la terra, ha turbato l'atmosfera e  divelti tanti edifici?
Paolo, considerando il rigore del Giudice venturo, ha scritto: "È terribile cadere nelle mani del Dio vivente!" (Ebrei 10,31  Horrendum est incidere in manus Dei viventis.).
La stessa cosa esprime il Salmista dicendo: " Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;davanti a lui un fuoco divorante, intorno  a lui si scatena la tempesta. Convoca il cielo dall'alto e la terra al giudizio del suo popolo " (Salmo 50, 3-4 3 Deus noster  veniet et non silebit: ignis consumens est in conspectu eius, et in circuitu eius tempestas valida. Advocabit caelum desursumet terram discernere populum suum:), il fuoco e la tempesta accompagnano il rigore di sì grande Giustizia, perchè la tempesta  colpisce ciò che il fuoco brucia.

Tenete presente, dunque, o fratelli carissimi, quel giorno, e troverete leggero, al suo confronto, tutto quello che ora vi  sembra grave.




****************Foto 1

Scossa di grado 6,0 intorno alle 4 con epicentro nel Modenese avvertita anche a Bologna, Milano e in Veneto. In precedenza un'altra scossa di magnitudo 4.1 era stata registrata poco dopo l'una sempre tra Veneto, Emilia e Lombardia. Crolli in alcune fabbriche di Bondeno, in provincia di Ferrara, sono stati segnalati ai Vigili del fuoco.  Sei morti e un centinaio di persone ferite, al momento non ci sono feriti gravi.
L'ondata tellurica, seppur sembra aver risparmiato le case, ha coinvolto pesantemente il patrimonio artistico e culturale di tutta l'area interessata dalle scosse.
Le Chiese antiche hanno pagato un caro prezzo, così come molti edifici storici, torri campanarie e torri con orologi, molte quelle dichiarate pericolanti.

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A distanza di una settimana, si è verificata un'altra forte scossa di magnitudo 5.8 sempre nella stessa zona, aumentando il numero dei morti che in questa scossa sono stati 17 e che affidiamo alla Misericordia Divina....

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[SM=g1740733]  abbiamo postato una pagina storica prima di dare la grave notizia, per invitare tutti ALLA PREGHIERA!!!
Non si prega più! questo non significa che se si prega non avvengono i terremoti, ma noi crediamo e sappiamo che il nostro Dio comanda gli eventi naturali, li può fermare, li può mitigare, può limitare i danni, del resto sarebbe impossibile per noi evitare i danni causati dalla natura dal momento che ci coabitiamo... ma possiamo chiedere a Dio il Suo patrocinio....
Prendiamo la corona del Rosario, siamo ancora a Maggio, mese dedicato alla Vergine Santa!!
Pertanto, niente catastrofismi, la catastrofe del resto resta per coloro che in queste tragedie perdono un proprio familiare o amico... ma nessuno, nemmeno un terremoto possono scalfire la speranza che nutriamo di essere ascoltati.... ma se non preghiamo più, che cosa pretendiamo?

Preghiera e conversione sono la più efficace prevenzione contro ogni disastro...

dal Vangelo di Marco cap.4 
35 In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all'altra riva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. 37 Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. 38 Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». 39 Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40 Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». 41 E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».

[SM=g1740738] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

Sacerdótes Dómini incénsum et panes ófferunt Deo: et ídeo sancti erunt Deo suo, et non pólluent nomen eius

( su Il Messaggero del 29 maggio 2012 ) MODENA - Don Ivan Martini è morto nel crollo della chiesa della Stazione di Novi, a Rovereto, nel Modenese, perché tentava di mettere in salvo una piccola statua della Madonna durante il sisma che ha distrutto la sua chiesa.
Un prete di campagna ha solo la sua chiesa.

Poco importa se non fa parte della storia dell'architettura, se non ospita grandi capolavori. Ogni statua, ogni arredo, è come se fosse un pezzo del paese.
Don Ivan Martini, 65 anni, da nove parroco di Rovereto, uno dei paesi della Bassa modenese maggiormente colpita dal sisma, è morto in mattinata nella sua chiesa crollata.
Proprio come i due frati di Assisi (padre Angelo Api e il seminarista polacco Borowec Zdzislaw), morti il 26 settembre 1997 insieme a due funzionari della soprintendenza delle belle arti (Claudio Bugiantella e Bruno Brunacci) sepolti dagli affreschi di una delle chiese più belle del mondo, crollati durante un sopralluogo all'altare maggiore.

La chiesa. Don Ivan voleva bene alla sua chiesa e a ciò che c'era dentro.
La parrocchia di Santa Caterina era stata danneggiata e resa inagibile dal precedente sisma, ma si doveva fare un sopralluogo per salvare un pò di arredi che c'erano dentro.
Così stamattina, accompagnato da due vigili del fuoco, è entrato nella chiesa per cercare di salvare alcune statue fra cui, in particolare, una statua della Madonna alla quale molti dei suoi parrocchiani erano particolarmente devoti.
 La scossa.
È lì che il forte terremoto lo ha sorpreso.
 Don Ivan è stato colpito dal crollo, di una pietra o di una trave, che non gli ha lasciato scampo.
Illesi, invece, i due vigili del fuoco che erano con lui e che sono riusciti a mettersi in salvo.
Rovereto così, in mezzo a tanti danni riportati dalle strutture, piange la sua unica vittima, il suo parroco, al quale il paese voleva bene.
Non è per niente facile fare il prete fra comunisti e immigrati che chiamano Dio con un altro nome. «Don Ivan era uno veramente in gamba», racconta un suo parrocchiano, accompagnando l'elogio ad un gesto esplicito, ma non certo irrispettoso, che descrive il coraggio col quale esercitava la sua missione.
 È rimasto ferito, invece, un altro parroco che è stato coinvolto da un crollo nel duomo di Carpi.
In un primo momento si era temuto per la sua vita, si era addirittura diffusa la notizia della sua morte.
In realtà ha riportato solamente qualche lieve danno fisico e una grandissima paura, come il resto dei suoi parrocchiani. 
 
POGGIO RENATICO (Ferrara) –
 Vive per strada, dorme dal macellaio del paese e di tanto in tanto entra in chiesa, la sua chiesa, quella di San Michele Arcangelo, patrono di Poggio Renatico.
Don Simone Zanardi è il parroco sfollato di questo terremoto dell’Emilia.
Quella notte ha perso in un colpo solo la casa e la chiesa ma lui non vuole saperne di abbandonarla e allora rimane lì, seduto sulle panchine di questa grande piazza dell’abbazia dove la gente si ritrova ancora nonostante le macerie.
«Non so dove altro andare, francamente, e comunque mi fa piacere stare con loro».
Non ha nemmeno quarant’anni ma è già un abate-parroco perché quella di San Michele Arcangelo è anche un’abbazia.
Domenica mattina, dopo che la chiesa era stata bloccata e nessuno poteva più entrare, lui se n’è infischiato e saltellando fra le rovine è arrivato al Tabernacolo per prendere il Santissimo: «Ho voluto salvarlo.
L’ho portato a San Pietro in Casale dove la struttura è solida».
Tutti lo salutano, tutti gli sorridono. «Forza don Simone». «Grande don».
Ancora un’oretta di piazza e poi a letto. Lo aspetta il macellaio. A.P


Anch'io vorrei morire in Chiesa... magari mentre sto prendendo la Comunione, o magari mentre sto dicendo un Rosario....  
E' vero, si perde un'amico quando muore qualcuno che magari conosciamo pure, ma pensiamo poco al modo in cui si muore e credo che per un sacerdote questa sia una delle dipartite più belle.... come richiamato da una Voce interiore Don Ivan non se la sentiva di lasciare lì quella Santa Statua della Vergine che tante volte aveva tenuto compagnia a lui e ai fedeli..  
Non so perchè ma mi è venuta in mente la storia di san Giacinto, domenicano, seppur ha un finale diverso:  
quando si trattò di lasciare disperatamente Kijev, assalita dai Tartari, egli prese la pisside con le Ostie consacrate dal Tabernacolo della chiesa ormai destinata alla devastazione e si avviò verso l’uscita. Ma una voce soave lo fermò: «Giacinto, figlio mio, mi abbandoni nelle mani dei Tartari?».  
Subito fra Giacinto tornò indietro a prendere la statua della Vergine che, divenuta leggera, poté essere facilmente trasportata. Con quei due tesori tra le braccia, si immerse nelle acque del fiume Diepr, sulle cui rive erano accampati i nemici assedianti, e condusse tutto il gruppo dei suoi seguaci in salvo....  
Credo che questa volta la Vergine Santa abbia voluto mettere in salvo Don Ivan, per la beatitudine eterna....  
Noi cattolici la pensiamo così....  
Embarassed


[SM=g1740738]


[Modificato da Caterina63 31/05/2012 18:20]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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Appello del Cardinale Caffarra per la costruzione di chiese provvisorie nelle zone terremotate
10 novembre 2012


Mi sia consentito di esprimere una mia grave preoccupazione, e fare udire come un vero grido di dolore.

Come sapete, il recente sisma ha colpito numerose chiese: alcune sono veri capolavori; altre, umili chiese ma amate e curate. Abbiamo pertanto numerose comunità che non possono usare i loro edifici di culto, vuoi perché distrutti vuoi perché non sicuri.

I luoghi allestiti sotto l’urgenza, a causa dell’approssimarsi dell’inclemenza della stagione, a breve non saranno più o saranno difficilmente agibili. Risultato: comunità private dei loro luoghi sacri o a rischio di esserlo a breve termine. La prossimità delle feste natalizie rende ancora più dolorosa la situazione.

Che cosa sta accadendo? Non ci vengono concessi i nulla-osta per la preparazione di dignitosi pre-fabbricati, ovviamente a nostre spese. Di conseguenza non siamo nel rischio che numerose comunità di fedeli a breve termine si potrebbero trovare senza i luoghi di culto, ma nella certezza del verificarsi di una tale ingiusta situazione. Privati dell’esercizio di un diritto fondamentale: poter disporre di propri edifici di culto.

Aspettare che siano agibili le chiese distrutte o lesionate, significa aspettare mesi o perfino anni: ed intanto? Dove celebrare funerali eventuali, matrimoni, battesimi; e soprattutto l’Eucaristia festiva?

Ho ancora troppa stima delle nostre autorità competenti per pensare che non si rendano conto della gravità, dell’urgenza e della responsabilità che si assumono anche davanti a Colui che, giudice di tutti, vede che i suoi fedeli non possono celebrarLo in luoghi dignitosi.

Non ho alcun potere, se non quello di farmi voce dolente di tante comunità che potrebbero sentire aggiungersi amarezza ad amarezza.





La crepa nel campanile

 
 
 
 
 
 
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E’ di pochi giorni fa l’appello-denuncia del cardinale Caffarra sulle chiese distrutte dal sisma.
Secondo quanto si legge, le autorità starebbero negando l’autorizzazione ad erigere delle strutture temporanee che servano per ospitare i fedeli mentre le chiese vengono ricostruite. Molti paesi non hanno un posto dignitoso dove potere ospitare le cerimonie religiose.
Ora, si fa una certa fatica a non pensare male. In una certa mentalità la Chiesa deve solo ospitare ma mai essere ospitata. Anzi, se possibile cacciata lontano, e un terremoto può essere una scusa come un’altra.
Viene in mente una certa parabola in cui l’avere accolto o no chi ne aveva bisogno è una discriminante per entrare nel regno dei Cieli. Direi che con buona probabilità qui c’è gente che non crede al Regno dei cieli ma ad un potere molto più prosaico e terreno, che tuttavia si fa fatica a chiamare democrazia.
Tornano alla mente anche certi racconti di sessant’anni fa, ambientati negli stessi paesi, che sembra passato un secolo: Don Camillo
 
«come tutte le mattine andò a misurare la famosa crepa della  torre e cinque minuti prima che cominciasse la messa si sentì sul sagrato risuonare il passo cadenzato di una formazione in marcia. Inquadrati perfettamente tutti i “rossi” non solo del paese ma delle frazioni vicine, tutti, persino Bilò il calzolaio che aveva una gamba di legno e Roldo dei Prati che aveva un febbre da cavallo, marciavano fieramente verso la chiesa con Peppone in testa che dava l’«un-due».
Compostamente presero posto in chiesa, tutti in blocco granitico e tutti con una faccia feroce da «corazzata Potëmkin». Don Camillo, arrivato al discorsetto, illustrò con bel garbo la parabola del buon samaritano e terminò rivolgendo un breve fervorino ai fedeli: «Come sanno tutti, meno coloro che dovrebbero saperlo, un’incrinatura pericolosa sta minando la saldezza della torre. Mi rivolgo quindi a voi, miei cari fedeli, perché veniate in aiuto alla Casa di Dio. Dicendo “fedeli” io intendo rivolgermi agli onesti i quali vengono qui per appressarsi a Dio, non certo ai faziosi che vengono qui per far sfoggio della loro preparazione militare. A costoro ben poco può importare se la torre crolla».
Finita la messa, don Camillo si insediò a un tavolino presso la porta della canonica e la gente sfilò davanti a lui, ma nessuno andò via e tutti, fatta l’offerta, ristettero sulla piazzetta per vedere come andava a finire. E andò a finire che arrivò Peppone seguito dal battaglione perfettamente inquadrato che fece un formidabile alt davanti al tavolino. Peppone si avanzò fiero. «Da questa torre, queste campane hanno salutato ieri l’alba della Liberazione e da questa torre queste stesse campane dovranno salutare domani l’alba radiosa della rivoluzione proletaria!» disse Peppone a don Camillo. E gli mise davanti tre grandi fazzoletti rossi pieni di soldi. Poi se ne andò a testa alta seguito dalla banda. E Roldo dei Prati crepava per la febbre e faceva fatica a rimanere in piedi ma anche lui aveva la testa alta e Bilò lo zoppo quando passo davanti al tavolino di don Camillo marciò fiero il passo con la zampa di legno.
Quando don Camillo portò a far vedere al Cristo la cesta piena di soldi e disse che ce n’era d’avanzo per accomodare la torre, il Cristo sorrise sbalordito. «Avevi ragione tu, don Camillo».
«Si capisce» rispose don Camillo. «Perché voi conoscete l’umanità, ma io conosco gli italiani». 

 
Chissà se Don Camillo riconoscerebbe ancora certi italiani d’oggi. Anche quelli che lui racconta si opponevano, ma almeno avevano le palle.









Fraternamente CaterinaLD

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Violentissimo terremoto in tempi geologici recenti in Slovenia, uno dei più forti nella storia del Vecchio Continente, ecco un’analisi grazie al resoconto INGV

Il grande terremoto del 26 marzo 1511 raggiunse magnitudo 6.9 della scala Richter e fu uno dei disastri più gravi della storia. Colpì la Slovenia ma fu l’Italia nord-orientale ad essere pesantemente colpita dagli effetti delterremoto, con abitazioni e interi comuni medievali rasi al suolo. Geologicamente questa è una zona di contatto tra faglie con movimento di tipo inverso, come quelle delle Alpi Giulie, Alpi Carniche e Prealpi Venete. Qui ci sono statiterremoti intensi anche in tempi passati, ricordiamo quello del 1976 e anche quello del 1998. Potrete vedere in una delle carte allegate da INGV quali e quanto forti sono stati i terremoti qui prima e dopo il 1900.

VIOLENTO TERREMOTO IN SLOVENIA: CLICCA QUI PER GUARDARE LE IMMAGINI 

Sisma storico tra Italia e Slovenia

Sisma storico tra Italia e Slovenia

Questa zona rappresenta l’area di scontro tra Placca Adriatica e Placca Europea. La prima spinge da sud contro la Placca Europea, generandoterremoti continui e talvolta anche forti o violenti, e ogni anno tali movimenti vengono quantificati in circa 2 mm.  La deformazione prodotta da questo spostamento si trasmette a tutte le linee di faglia del Friuli e della Slovenia, con successivo spostamento di uno dei due blocchi che sale sopra l’altro. Si è formata così la catena delle Dinaridi esterne, il processo è iniziato circa 80 milioni di anni fa, mentre leAlpi Meridionali a Sud della Val Pusteria si sono formate in tempi geologici più recenti. Lo studio del terremoto del 1511 è assai complesso perché a quell’epoca non esistevano strumentazioni valide e le conoscenze dei terremoti e della stratigrafia era praticamente nulla, infine il sisma ha colpito una zona montana, allora fortemente frammentata da innumerevoli comuni e stati in perenne conflitto tra loro, quindi è assai difficile ricostruire gli effetti macrosismici.

Sappiamo per certo che dopo la prima scossa si verificò un nuovo terremoto due giorni dopo, con il colpo di grazia agli edifici rimasti in piedi dopo il primo terremoto. Non conosciamo la magnitudo del secondo evento e possiamo farci un’idea approssimativa solo della prima scossa. Le testimonianze sono poche e frammentarie, e non esistono cataloghi che possono far ricondurre il tutto al fenomeno della fagliazione superficiale, ossia quei fenomeni (come ci spiega INGV) che si hanno quando una faglia “taglia” la superficie terrestre dopo un terremoto, o si prolunga la linea di faglia. Possiamo però individuare un’area approssimativa in cui potrebbe essersi verificato ilterremoto, con buona possibilità che questo sia avvenuto in territorio sloveno. Due faglie molto evidenti in Slovenia sono la faglia di Idrija e la faglia di Ravne, quest’ultima responsabile dei terremoti del 12 aprile 1998 e del 12 luglio 2004, mentre la prima è ritenuta responsabile appunto del terremoto del 26 marzo 1511.

Quel giorno si verificò anche uno tsunami in Friuli, ma si ritiene che tale tsunami sia stato provocato in modo indiretto dal terremoto, magari da una frana sottomarina. Qui vicino si trovano miniere molto importati e il mercurio è considerata una risorsa utilissima, dato che a sud della città di Idrija si trova la seconda miniera di mercurio più grande del mondo.

Un importante giacimento ricco di mercurio, scoperto nel 1490, si trova immediatamente a sud della città di Idrija. La miniera di mercurio, la seconda più grande la mondo, è stata in funzione per ben 500 anni, sino alla fine del secolo scorso. Ebbene questo ricco giacimento è localizzato proprio in corrispondenza della faglia di Idrija e l’attività della faglia trascorrente lo ha dislocato orizzontalmente per circa 2,5 km, come hanno dimostrato i rilevamenti di Mlakar (1969). Gli studi geologici successivi di Placer (1982) hanno confermato l’ipotesi della natura trascorrente destra della faglia di Idrija. In definitiva si pensa ora che la faglia di Idrija possa essere la principale artefice di questo violento terremoto.






Fraternamente CaterinaLD

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27/08/2016 17:29
 
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LA TRAGEDIA DI AMATRICE
 

Con il sisma di Amatrice riparte il balletto sulle responsabilità. Si poteva prevedere? Su questa domanda un monaco scienziato ha speso la vita, raccogliendo la tradizione dei benedettini che inventarono il sismografo. «Il tutto sta nell'analisi degli indicatori affinché arrivino a darci informazioni precise sul quando e sul dove». Utopia? «Nel '97 convinsi il prefetto a sloggiare i residenti da Colfiorito. Non morì nessuno». I sismologi? «Sottovalutano molti aspetti. Eppure l'indagine del Creato ci è suggerita dallo stesso Gesù...».

-IL VESCOVO TERREMOTATO: CONSISTENZA ALLA VITA di L. Bertocchi

-TERRA DI SANTI, DOVE VIVE QUALCOSA DI TUTTI NOI 

-IL CRONISTA IMPACCIATO di Marco Berchi

di Andrea Zambrano
Padre Martino Siciliani

Prevedere scientificamente un terremoto e mettere in salvo centinaia di persone per evitare tragedie come quella di Amatrice? E’ ancora un’utopia, ma la scienza sismica, dopo un notevole ritardo, sta procedendo nella strada giusta tanto che oggi la sfida è quella di affinare sempre di più la sinergia tra i tanti indicatori pre sisma che conosciamo. Parola di monaco benedettino. Il tragico sisma di mercoledì notte ha riportato all’attenzione mediatica l’annoso tema della previsione di un sisma accanto alla sacrosanta messa in sicurezza degli edifici. Ma il problema fondamentale è che ad oggi una previsione certa, come può essere per un temporale, non si può fare. Così questo argomento si lascia spesso perdere perché impraticabile e ci si concentra di più sull’aspetto della tenuta degli edifici che avvita l’Italia nel baratro della ricostruzione, vero banco di prova di amministrazioni e della politica. Ma prevedere un terremoto in linea teorica è possibile e la notizia, a sorpresa, arriva da un convento.

A Perugia esiste l’Osservatorio sismico dedicato a Padre Bina, il monaco benedettino inventore del sismografo. L’osservatorio è all’interno del convento di San Pietro ed è diretto dal 1971 da Padre Martino Siciliani. Un monaco scienziato, come ce ne sono stati tanti nella storia della Chiesa a dimostrazione che fede e ragione devono stare insieme per la miglior comprensione del Creato. In queste ore padre Martino è subissato di telefonate: “No, signora. Stia tranquilla, a Foligno c’è stata una scossa di 4.8, ma non si preoccupi: è lo stesso sciame sismico di Amatrice che sta facendo il suo corso. Non c’è motivo di preoccuparsi ed è altamente improbabile che sia più intenso”. Di chiamate di questo tipo padre Martino ne riceve parecchie nel corso della giornata. Gli strumenti a disposizione dell’osservatorio sono all’avanguardia e coprono il raggio di indagine dell’Umbria. Ma quando al religioso si prospetta la domanda delle domande, la certezza dello scienziato si fa strada tra la prudenza dell’uomo di fede.

Padre Martino, perché un monaco dovrebbe studiare la terra?

Sono mille anni che i Benedettini studiano i fenomeni del Creato. I monaci negli anni si sono dedicati allo studio e alla ricerca oltre che all’insegnamento. Niente di più normale che ancor oggi leggiamo e interpretiamo la natura. E’ stato un nostro monaco a inventare il pluviometro. Questo rapporto con la creazione è sempre stato del tutto normale tanto che sempre un monaco, padre Andrea Bina, si è inventato il sismografo.

Il sismografo l’hanno inventato i benedettini?

Certo. Quando vado in Cina a tenere dei convegni di sismologia i cinesi fanno i furbetti dicendo che lo hanno inventato loro.

Chi ha ragione?

Noi! Loro hanno inventato il sismocopio, che osserva il movimento dei terremoti attraverso una specie di catino, mentre il sismografo è uno strumento più evoluto: lascia una traccia dalla quale si possono conoscere la direzione dell’evento, il grado, la tipologia, ondulatorio o sussultorio.

Veniamo alla domanda clou: i terremoti si prevedono?

Sì e no. Andiamo per ordine. I terremoti non si prevedono, se ne osserva l’evoluzione. Ma lo studio di padre Bina sulla cagione dei terremoti ci insegna che la natura va sempre scandagliata. Una volta si dava la colpa al diavolo. Bina era un insegnante di fisica e la creazione di quello strumento ha di fatto dato avvio allo scienza della sismologia, che prima non esisteva. Siamo nel ‘700. Che cosa le fa venire in mente?

I lumi?

Ma no! Che la sismologia è una scienza giovane. Molto più giovane della meteorologia che si studia da migliaia di anni.

Ma perché avete iniziato voi Benedettini?

Non è forse Gesù che ha detto: “Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?”.

Si riferiva al tempo di grazia e all’avvento del Regno di Dio.

Appunto. Per questo anche padre Bina studiava la terra per dare anche una spiegazione di carattere teoretico perché immergersi nel Creato per capire come è fatto risponde allo stesso bisogno di affrontare il Mistero.

Qua siamo di fronte al mistero della natura…

…che è teologico e razionale al tempo stesso. Ricorda? “Nati non foste a viver come bruti”. La ricerca delle leggi del Creato sono proiezione della ricerca delle leggi della vita umana. Sono categorie speculative inscindibili.

Veniamo alla domanda clou.

Nella sismologia funziona come nella meteorologia.

Cioè?

Ci sono tanti segni premonitori.

Ad esempio?

Nel 1997 avevo visto un movimento sismico molto accentuato a Colfiorito. Telefonai al prefetto e gli consigliai di inviare le tende dell’esercito.

Addirittura?

Certo, in quella zona avevo individuato una possibilità che si verificasse un grosso evento.

Così? D'emblée?

No. Per sei mesi avevo studiato molti indicatori. Il più evidente era la microsismicità in zona che emigrava da una zona all’altra. Tecnicamente si chiama emigrazione dell’ipocentro: vidi che si attivava una faglia anti-appenninica, ortogonale all’Appennino e si portava verso le faglie principali. Quando compresi che l’attività diventava molto intensa ho chiesto ai miei operatori di portare una stazione lì.

E che cosa accadde?

Osservammo un accumulo di energia consistente come frequenza e questo è un segno premonitore, ma attenzione: da solo non basta, potrebbe essere un falso allarme o dare origine ad un sisma poco intenso.

Premonizione non è un termine scientifico.

Infatti i terremoti non si prevedono, ma si osservano. Il nocciolo è osservarli dalla loro origine.

Ha parlato di indicatori.

Ecco il punto: un sisma è preceduto da numerosi indicatori, ma questi ad oggi non sono sufficienti per dirci l’esito. Però sappiamo che sono inerenti a un evento in atto.

Quali altri indicatori conosce la scienza sismica?

La deformazione crostale, la tempesta magnetica, l’emanazione di gas, l’accumulo di energia termica sono i più conosciuti a noi, ma anche pozzi che straripano o si seccano. Sono elementi sufficienti per mettersi in allarme dal punto di vista scientifico per avere un’idea più chiara di quello che sta accadendo in una zona.

Perché non possono diventare criteri scientifici?

Perché funziona come in Medicina. Ha presente i marker tumorali o di altre patologie?

Sì.

Ecco, non è che la presenza di uno o più indicatori sia di per sé una diagnosi. Molti indicatori non sono sufficienti. Ma aspetti…

Cosa?

Ho dimenticato un indicatore importante: la storia. In quella zona padre Bina aveva documentato un evento sismico di particolari caratteristiche.

Ma la storia…

…Alt, guardi che la struttura sismo-tettonica rimane la stessa per molti anni e dato che due secoli prima si era comportata in un certo tipo di modo, questo mi spinse a chiamare il prefetto.

Immagino come fosse allegro…

Infatti era terrorizzato. Mi disse: “Ma padre, se poi il terremoto non arriva, che fo?”. “Eccellenza, si ringrazia Iddio!”.

Come finì?

Mandò l’esercito, la gente uscì di casa frastornata e mi telefonava: “don Martino, ma devo dormire in macchina”. “Certo”. A Colfiorito non è morto nessuno.

Ma a Nocera Umbra sì.

Ecco perché le sto dicendo che l’osservazione degli indicatori non è sufficiente…sennò lo sa quante denunce per procurato allarme…?

Come se ne esce?

La sfida per la comunità scientifica è questa: mettere tutti questi indicatori a sistema, in una rete che possa farci arrivare a dei corollari scientifici e individuare quattro macro coordinate che sono i criteri di prevedibilità che oggi ci mancano: dove avverrà, con che grado, quando e per quanto tempo.

Mica facile…

Ricordi che quando si è scoperto il Dna non si sapeva nulla, poi la ricerca si è affinata. Non abbiate paura.

Il rischio di passare per Cassandra c’è…

Ma io in 50 anni di carriera ho chiamato il Prefetto una sola volta. Lei non immagina neanche quanti siano gli eventi sismici nel corso di un anno.

E’ per questo che è assurdo addossare le colpe alla Commissione Grandi Rischi?

A suo tempo difesi in tribunale quei birbanti di Boschi e del Sottosegretario Barberi. Perché ancora non possiamo dire con certezza come finirà un evento. Però mostrai degli schemi matematici interessanti.

Perché birbanti?

Perché dissero che l’Osservatorio di Perugia non vale un fico secco. Allora io lo chiusi per protesta scrivendo che restava chiuso per l’incoscienza di Barberi e me andai in vacanza. Secondo me su L’Aquila hanno sottovalutato alcuni aspetti, le scosse andavano avanti da giorni, ma dare la colpa…suvvia…siamo seri. Però regalai loro una copia rilegata del trattato di Padre Bina che gli sarebbe stato utile. Non l’avranno neanche letto…stì birbanti. 





Gli abitanti di Norcia nella piazza davanti alla Basilica dove hanno pregato di notte con i monaci

Nel convento dei benedettini di Norcia, casa natale del patrono d'Europa, la basilica è gravemente danneggiata e i monaci sono sfollati. "Ringraziamo Dio per averci risparmiato, ma piangiamo per le tante morti", spiega alla Nuova BQ padre Cassian. Che promette. "I monaci fanno un voto di stabilità, che chiamano “amore del luogo”. Noi amiamo questo luogo. E lo ricostruiremo". Poi invita a riflettere: "La chiesa e l'altare sono danneggiati, come la cultura cattolica occidentale che sta crollando. Ma i tanti sfollati che hanno pregato con noi mercoledì notte al freddo ci danno speranza. Uniti nella preghiera: questo è l'unico modo di ricostruire". 

-KARMA ALL'AMATRICIANA: STUPIDARIO DEL TERREMOTO di Andrea Zambrano

di Cassian Folsom, O.S.B.*

Subito dopo la tragedia del terremoto in Centro Italia la Nuova BQ ha contattato Padre Cassian Folsom e Padre Benedetto Nivakoff, priore e vicepriore del monastero benedettino di Norcia, per avere loro notizie e, se possibile, un pensiero per aiutarci a comprendere il tragico evento che li vedeva improvvisamente coinvolti. I padri stanno bene, ma come tanti a Norcia che hanno visto lesionate le loro abiazioni, sono ora costretti a fare i conti con il monastero e la chiesa di San Benedetto danneggiati. Ieri pomeriggio abbiamo ricevuto la risposta di padre Cassian. La offriamo ai nostri lettori per comprendere che oltre ai disagi, oltre ai drammi e alle tragedie c'è una speranza che non muore e che porta al Mistero della salvezza. (per chi volesse aiutare i monaci può farlo QUI)

"Mercoledì 24 agosto era la festa di San Bartolomeo, giorno in cui il Mattutino doveva iniziare alle 3.45. Intorno alle 3.30, quando eravamo già tutti in piedi, ringraziamo Dio, la terra ha iniziato a tremare. Abbiamo altre esperienze di terremoti nei sedici anni passati qua a Norcia, ma mai niente di simile. Fa una gran paura sentire la terra ruggire e vedere l’edificio dondolare di qua e di là quasi fosse ubriaco. Istintivamente siamo tutti usciti e ci siamo assembrati fuori, nella piazza davanti al monastero. Ci siamo stretti l’uno all’altro per via del freddo, mentre nuove scosse facevano scricchiolare la terra sotto i nostri piedi. I monaci e i cittadini si sono tutti ritrovati spontaneamente sotto la statua di San Benedetto che si trova al centro della piazza. I monaci hanno iniziato a pregare il Rosario e molti cittadini si sono uniti a loro. Quindi abbiamo ringraziato Dio con tutto il cuore per averci risparmiato la vita.

Dall’altro lato della montagna, ad Amatrice e ad Accumoli, il terremoto ha livellato le città, lasciandosi appresso morte e distruzione. Ci sentiamo in lutto per la tragica morte di queste persone e siamo addolorati per i parenti e gli amici. Infatti, come dicono le Scritture: “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi" (Sap 1,13). La morte improvvisa è particolarmente dolorosa, perché non ti dà il tempo di prepararti. Ecco perché San Benedetto prescrive ai suoi monaci di “prospettarsi sempre la possibilità della morte”, in modo che siano sempre pronti, anche di fronte ad una morte violenta e improvvisa che arriva inaspettata nel mezzo della notte.

L’entità dei danni a Norcia è grave. Non si tratta di un solo terremoto, ma di molti terremoti, con scosse continue, perfino ora che scrivo (48 ore dopo). Nel monastero abbiamo avuto molti danni superficiali, abbastanza facili da riparare, ma sono presenti anche danni strutturali molto più gravi. L’ufficiale della Protezione Civile venuto a fare un’ispezione nel pomeriggio del primo giorno, ci ha esortati a lasciare l’edificio, in quanto alcune parti di esso non erano sicure. Le scosse successive hanno aggiunto danni ai danni. La basilica di San Benedetto è stata gravemente colpita. Il muro dietro l’altare di San Benedetto si è crepato e gli stucchi sono crollati. Se un monaco si fosse trovato a celebrare la messa davanti a quell’altare (come spesso capita la mattina presto) sarebbe morto. La facciata si è separata dal corpo della chiesa. Non sappiamo ancora in che condizione siano i nostri lavori di restauro, sui quali abbiamo investito tanto lavoro e tante risorse! La chiesa è chiusa e ci vorranno mesi, forse un anno, per ripararla.

Naturalmente la realtà dei fatti è che viviamo in una zona sismica. Alcune persone subiscono uragani, altre cicloni o tifoni; noi abbiamo terremoti. Ci sono due tipi di comportamenti rispetto a fatti di questo tipo. Uno, è una specie di rassegnazione. L’altro, è affidare tutto alla provvidenza divina. I monaci fanno un voto di stabilità. Uno dei frutti di questo voto è quello che chiamiamo “amore del luogo”. Noi amiamo questo luogo. E lo ricostruiremo.

C’è un’interpretazione spirituale che possiamo dare al terremoto di San Bartolomeo del 2016. Mi viene in mente un’antifona pasquale: “Ecce terraemotus factus est magnus...”(Ed ecco avvenne un grande terremoto…). L’antifona fa riferimento alla reazione della creazione di fronte alla resurrezione di Cristo. Anche noi risorgeremo di nuovo alla fine dei giorni, quando il Signore verrà a giudicare i vivi e i morti. Un tempo era normale meditare sui Novissimi (morte, giudizio, paradiso, inferno). Sarebbe bello riprendere questa consuetudine.

Ci sono due simboli che possiamo trarre da questa storia e che ci invitano a fare riflessioni importanti. Innanzitutto, la Basilica di San Benedetto e l’altare del santo sono gravemente danneggiati. La cultura cattolica della civiltà occidentale sta crollando. Ce l’abbiamo davanti agli occhi. Il secondo simbolo è l’assembramento di persone attorno alla statua di San Benedetto in piazza, unite nella preghiera. Questo è l’unico modo di ricostruire.

*Priore del Monastero di Norcia

 









Fraternamente CaterinaLD

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Quella sinistra rabbia che si sente ad Amatrice

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“No, non è il momento di parlare  loro di Dio…”  così più  o meno  (cito a memoria)  ho sentito per radio preti, frati e  un vescovo   che “davano conforto” a terremotati, a  quelli che ad Amatrice  hanno perso i familiari, o anche solo la casa, la roba e l’auto.  Il tono, fra timoroso e depresso, faceva capire perché:  i sopravvissuti gli si erano rivoltati contro.  I bravi religiosi avevano steso una mano e  quelli glie l’avevano morsicata,  rabbiosi; pieni di rabbia contro Dio, ovvio.

Ahimé, la cosa è  comprensibile. Da cinquant’anni la Chiesa proclama un Dio ottimista  e tutto bontà; un Dio  che non castiga mai, al punto che anche l’inferno è vuoto, e guai se provate a dire che malattie, guerre, sciagure possono essere “punizioni e avvertimenti”; un Dio progressista e benefico;  la Messa non è più “sacrificio della croce”  ma “cena  pasquale”, non  evoca la morte giudiziaria  nel supplizio, ma la resurrezione.  Dal Concilio, la Chiesa ha assicurato   che non è l’uomo nato per servire Dio, ma il contrario:  Dio è al servizio dell’uomo : “La sola creatura che Dio ha amato per sé stessa”, canta la Gaudium et Spes:  “tutti i beni della terra debbono ordinarsi in funzione dell’uomo, centro e vertice di tutti questi”, che “è stato costituito  signore della intera creazione visibile per governarla e usarla glorificando Dio”.

Suort Mariana
Suor Mariana

Poi arriva il terremoto, muoiono trecento familiari ed  amici, bambini e nonnette, e tu scopri, povero frate o prete, che i sopravvissuti non vogliono “le  consolazioni della fede”  (quali poi?), ma una cosa precisa: sapere perché Dio, tutto misericordia e onnipotenza,  non ha salvato gli amici e i parenti, o la Fiat Punto schiacciata dal pietrisco, o le persone morte sotto le solette di cemento armato usate come tetti.   Altrimenti vada al d–, lui e il suo Dio, questa non gliela perdoniamo! Ma quali preghiere!

Spero si siano resi conto, frati e suore e qualche bravo vescovo che hanno avuto la mano addentata da questi (chiamiamoli) fedeli, della triste realtà:  che quello  che provano a predicare dal Concilio in poi, il Dio al servizio dell’uomo “centro cima, creatore e governante della creazione” è un falso Dio. Che può  funzionare più o meno nelle giornate della gioventù,  nei raduni festosi e  le domeniche in piazza san Pietro (più o meno), ma non ha nulla da dire  a chi ha perso  le figlie sotto le macerie; non ha la parola giusta per “spiegare”   quel che è successo  e succede da migliaia di anni all’uomo, il mistero della sofferenza inflitto da quella natura di cui sarebbe “il coronamento” e il signore. Il Signore è un altro, e  si vede qui.

“perché soffrire, se è inutile?”

Terribile  la condizione di una Chiesa ammutolita, morsicata dai ‘fedeli’. Terribile la condizione dei fedeli, degli uomini d’oggi davanti alla tragedia: subire una irrimediabile sofferenza senza motivo, di cui non ci  si sa dar ragione, che si rigetta invece di accettarla, che non porta alcuna espiazione, è già un condizione  molto simile all’inferno; se ci aggiungi le imprecazioni, la rabbia e le bestemmie,  la somiglianza con la dannazione eterna  diventa quasi identità.

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Lo dico dopo aver letto il blog di Costanza Miriano, grande persona credente. Essa aveva lanciato una campagna  di preghiere, fra gli amici credenti, perché raccomandassero al Padre le anime di coloro che, essendo morti nel sonno e senza il tempo di raccomandare le anime a Dio, avevano bisogno di questo aiuto.

Ebbene: il blog è stato investito da migliaia di “bestemmie” e “insulti surreali”; gente che “schiumando di rabbia e vomitando offese”  le lanciava accuse  più che irrazionali, deliranti psichiatriche.  Per lo più sul tono del politicamente corretto: pregare per i morti “violava la privacy” dei  morti medesimi;   offendeva  la loro autonomia  e libertà  (“come ti permetti, se  loro non credevano?”), senza riflettere un attimo che un cadavere non ha più autonomia né libertà  alcuna.  Alcuni hanno minacciato di denunciarla,  supponendo (non del tutto a torto)   che qualche procuratore  avrebbe aperto una pratica su questo  intollerabile sopruso, consistente nel raccomandare a Gesù le anime di estranei, approfittando del fatto che “Non possono rifiutare” né difendersi (da che? Dalla salvezza  eterna…).  La Costanza segnala “tra i più arrabbiati diversi sedicenti cattolici”.  Quelli suppongo che hanno “accolto in pieno la novità del Concilio”; ossia che l’uomo da Dio non deve aspettarsi che la gioia; perché infatti soffrire, se è inutile?

E’ la domanda che risuona nell’inferno.

Ma questa rabbia mi è ben nota: non posso affrontare il tema della religione e della sua necessità, senza suscitare (non nel mio sito, ma in altri che mi riprendono) la stessa canea di rabbiosi  scherni, di derisioni, di odio – tutto in misura eccessiva, palesemente immotivata.

Sono interventi che mi dispiace non aver raccolto, per mostrare la loro demenzialità sbavante; sono esorcismi di povere anime perse, che  con l’insulto e la derisione esorcizzano la paura che le anima: e se fosse vero? Se dovessi cambiar vita? Anime che non vogliono esser salvate, che non vogliono che si preghi per loro – un altro ingrediente dell’inferno.

Il punto è che questo ribollire di rabbia, odio e terrore, questo  pandemonium di cui frati e preti  hanno fatto esperienza andando  tra “la gente comune” colpita da una sciagura, ci metterà poco a coagularsi in azione. Azione collettiva,  di piazza, o legislativa. Tra quei miei lettori sbavanti c’è  chi si è stupito: come mai al mio paese la chiesa è più grande  del municipio (perché c’era da secoli prima…ma lui, ignorante come scarpa scalcagnata, sente questo come un sopruso – un sopruso contro la  laicità secolarizzata, la modernità in cui vive  come un insetto nel formaggio). Un altro, a proposito degli attentati-strage islamici, approfitta per ululare: “Bisogna vietare tutte le religioni!  Sono la causa dell’intolleranza e delle guerre! Milioni di vittime dell’Inquisizione!”.

Prima o poi, più  prima che poi, questo ululare e strillare   diverrà atto legislativo; il parlamento lo approverà;  magari sotto la  pressione ‘popolare’ che avrà cominciato ad ammazzare suore e preti e a distruggere chiese.

Non voglio evocare qui il terzo segreto di Fatima, o le visioni  di Cornacchiola. Mi par d’aver capito che quei preti ad Amatrice e dintorni abbiano sentito un pericolo sconosciuto, estremo.

“Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla, se non ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”. 

M’ero sempre domandato   perché il sale insipido non bastava che fosse gettato via, ma sarebbe stato “calpestato dagli uomini”. Temo di averlo più chiaro.

Direte: che c'entra? Invece c'entra. Se non c'è Dio, perché rendere giustziaia a chi la merita?
Direte: che c’entra? Invece c’entra. Se non c’è Dio, perché rendere giustizia a chi la merita?


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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  8 DICEMBRE 2016

TEMPESTA SISMICA MONDIALE! SCOPERTO ENORME SQUARCIO SULL'ANELLO DEL FUOCO!

 

Continuano ad arrivare notizie di forti scosse di terremoto da tutti gli angoli del pianeta e gli scienziati non fanno altro che osservare
un aumento della instabilità sismica globale. L’intensità media delle scosse si aggira sui 6-7 gradi di magnitudo, e queso non è poco. Cosa sta generando questo continuo movimento tellurico? La causa delle scosse è interno al pianeta (instabilità del nucleo), oppure esterno (influenza gravitazionale di qualche corpo celeste, attività solare, disastri umani)?.
 
 
I geologi non sanno più cosa pensare, non sanno più dare una giustificazione plausibile a questa instabilità sismica che è in forte aumento. Ma la scoperta più inquietante arriva da un team di scienziati della King College di Londra e l’Australian National University, che hanno scoperto il più grande piano di  faglia tettonica del mondo.
 
Le faglie sono fratture nella crosta terrestre che, quando si muovono, possono provocare terremoti di varia intensità. Quella appena osservata si trova sotto il mar di Banda, in Indonesia orientale (a nord dell’Australia), all’interno dell’Anello di Fuoco, ossia quella fascia che fa da perimetro all’Oceano Pacifico, dove si verifica il 90% dei terremoti e si trova la maggior parte dei vulcani attivi.
 
 
Risultati immagini per banda detachment
 
La faglia in questione copre una superficie di circa 60.000 chilometri quadrati ed è profonda 7,2 km,  passa quindi attraverso l’anello di fuoco del Pacifico, che ricordiamo, è composto da 452 dei più grandi vulcani attivi della Terra. 
 
Da quasi un secolo i geologi conoscono quella profonda depressione del Pacifico, nei pressi delle isole Molucche, nota come Weber Deep, per la quale non si è finora trovata una spiegazione. Successive simulazioni con modelli al computer hanno permesso di capire che c’è un’area grande come un decimo dell’Italia che è stata squarciata da una enorme faglia che ha creato quella profonda depressione sul fondo dell’oceano. Il fenomeno ha prodotto la più grande faglia mai rilevata sulla Terra, che i ricercatori hanno chiamato Banda Detachment (vedi lo schema qui sotto).
 
 
placca
 
 
19847568.jpg
 
Adesso un gruppo di geologi della ANU (Australian National University, Canberra) e della Royal Holloway University (Londra) ha analizzato nuove mappe dei fondali di quella regione e ha scoperto che le rocce che li compongono sono letteralmente tagliate da centinaia di fratture parallele. Questa scoperta permetterà agli scienziati di prevedere più accuratamente l’attività della regione più pericolosa del mondo, l’attivazione a catena di queste faglie, può trasformare completamente la nostra terra.
 


[Modificato da Caterina63 19/01/2017 20:53]
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19/01/2017 20:58
 
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Tre forti scosse di terremoto hanno colpito il centro Italia dalle 10:25 di mercoledì 18 gennaio.
Il primo sisma ha avuto magnitudo di 5.1 e profondità nove chilometri. Alle 11:15 è stata registrata una seconda scossa di magnitudo 5.4 e alle 11:26 una terza di magnitudo 5.3. L'epicentro per i tre eventi sismici è stato individuato al confine tra Lazio e Abruzzo.


Nella notte tra il 18 e il 19 gennaio si è appreso che una valanga, attivata dal terremoto, ha travolto e distrutto un albergo nel pescarese. La macchina dei soccorsi da diverse ore sta cercando di raggiungere la struttura nella quale erano presenti 30 ospiti. Tre le vittime accertate al momento.

Ma cosa è accaduto precisamente? Come mai si sono registrati tre fenomeni così intensi?

Alessandro Amato, sismologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha risposto alle nostre domande.

Qual è la particolarità degli ultimi eventi sismici che hanno colpito il centro Italia?

Questi fenomeni sono avvenuti in modo molto ravvicinato nel tempo e nello spazio con una progressione da nord a sud; non è un fenomeno del tutto nuovo, ma è la prima volta che si verifica sull'Appennino. Ogni sequenza sismica è un po' diversa dalle altre, non c'è una regolarità e questo è particolarmente strano. Non c'è una regolarità poiché la migrazione delle scosse che si è fermata soltanto con l'ultima forte scossa di magnitudo 5 alle 14:33 è stata verso sud, mentre gli aftershock più piccoli che sono seguiti sono stati tutti verso nord, verso il Lazio e Amatrice.

C'è chi sostiene che più scosse sismiche siano state meno dannose per il territorio rispetto a un unico evento sismico più potente. È vero?

In qualche modo è vero perché la faglia si è mossa per alcuni chilometri alla volta, rilasciando energia in modo più frammentato. Però è anche vero che nella faglia ci potrebbe essere ancora un potenziale di energia incamerato che deve essere rilasciato e potrebbe generare terremoti molto più forti in futuro.

Nei limiti di quanto è possibile ipotizzare, cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime ore? Uno sciame sismico “tipico” o altri eventi di uguale potenza o superiore?

Il primo scenario si è già realizzato perché in queste ultime 28 ore ci sono state molte decine di repliche più piccole con un decorso abbastanza regolare. La seconda ipotesi è altrettanto possibile: potrebbe esserci l'attivazione di una seconda faglia. Abbiamo visto che le sorprese non si possono escludere.

Gli eventi sismici ai quali abbiamo assistito possono essere ricondotti alle faglie interessate dai terremoti dell'estate 2016?

Sono diverse faglie collegate tra loro in modo poco chiaro ed essendo situate in profondità non riusciamo ad avere un dettaglio delle informazioni per capire come sono posizionate. La parte interessata dagli ultimi terremoti è quella più meridionale che arriva fino al terremoto del 2009 dell'Aquila. Non conosciamo quanto potenziale sismico debba ancora essere liberato.

Possiamo ricondurre in modo diretto il verificarsi della valanga alla sequenza dei terremoti che si sono registrati?

Non lo possiamo dire ancora esattamente. Non sappiamo se è un effetto diretto delle onde sismiche liberate dal terremoto e giunte in pochi secondi ai cumuli di neve o se può trattarsi di un evento secondario provocato da tutte le onde sismiche di questi giorni che potrebbero aver sollecitato a poco a poco gli accumuli nevosi.


L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha realizzato il video dell’animazione della propagazione sulla superficie terrestre delle onde sismiche generate dal terremoto delle ore 11.14 che ha coinvolto le province di L’Aquila e Rieti.
Le onde di colore blu indicano che il suolo si sta muovendo velocemente verso il basso, quelle di colore rosso indicano che il suolo si sta muovendo verso l’alto. L’intensità del colore è maggiore per spostamenti verticali più veloci.
Ogni secondo dell’animazione rappresenta un secondo in tempo reale. Sono rappresentati i primi 2 minuti a partire dall’origine dell’evento sismico.

In questo caso si osserva, ad esempio, che le onde si sono propagate con maggiore intensità e più a lungo verso le regioni adriatiche, verso il Lazio e la Toscana meridionale.

www.youtube.com/watch?v=8nYkVF3mjfI





[SM=g1740750]

Dice Riccardo Cascioli: "Terremoti, slavine: quando accadono eventi come quelli che ci hanno tenuti con il fiato sospeso in questi giorni, è difficile non pensare alle parole di Gesù. «Non sapete né il giorno né l'ora»: non è una minaccia ma un gesto d'amore, un invito a prendere atto della realtà per essere pronti in ogni istante, perché la morte non ci colga con il cuore lontano da Dio...."

MA I VESCOVI E IL CLERO: DOVE SIETE FINITI?
DOVE STANNO PIU' LE PROCESSIONI E LE ADORAZIONI EUCARISTICHE PER SCONGIURARE E CHIEDERE A DIO LA SUA PROTEZIONE? Le catastrofi sono eventi naturali, ma dove è finita la risposta dell'uomo a Dio? SVEGLIAMOCI PER NON PERIRE....


www.youtube.com/watch?v=HU4VnNe8YVM





[SM=g1740720] [SM=g1740750] [SM=g1740752]

[Modificato da Caterina63 21/01/2017 09:13]
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22/08/2017 14:40
 
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Ischia, il terremoto del 1883 
ed il racconto di Benedetto Croce

Il racconto del filosofo scampato a 17 anni alla catastrofe: «I miei anni più dolorosi»

 
 
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«È successa una Casamicciola», si dice ancora a Napoli per indicare un grosso disastro. Un modo anche scherzoso per parlare di un «guaio capitato» che dopo i fatti della serata di lunedì 21 agosto assume tutt’altra connotazione. Non è la prima volta che la terra trema e scuote fino alle fondamenta il borgo di mare sulla costa settentrionale dell’isola.

Il 28 luglio del 1883 un sisma molto più devastante distrusse quasi completamente quello che all’epoca era un villaggio di pescatori e di villeggianti. In quel caso la magnitudo fu di 5,8 gradi, ci furono ben 2.313 morti, anche nei comuni di Lacco Ameno e Forio. Tra le vittime anche il padre, la madre e la sorella di Benedetto Croce. Il grande filosofo napoletano, allora 17enne, si salvò ma con gravi ferite che segnarono il suo corpo e la sua psiche in modo indelebile. Per tutta la vita, come ricordò la figlia Lidia, rivisse quei momenti: «Aveva appena conseguito la licenza liceale ed era in vacanza presso con la famiglia quando la terra tremò. Mio padre si salvò e fu estratto dalle macerie dopo due notti riportando la frattura di una gamba e di un braccio».

 

Il racconto di Croce

Era stato lo stesso Croce a lasciare un resoconto di quelle drammatiche giornate. Raccontò il momento esatto della scossa. Si trovava nel soggiorno della Villa Verde, dove la famiglia del proprietario terriero Pasquale Croce risiedeva per le vacanze.

Il terremoto fece sprofondare il padre ingoiato dalle macerie, Benedetto Croce vide la sorella sbalzata verso il soffitto, quindi raggiunse la madre che si era rifugiata sul balcone, e da lì entrambi precipitarono: «Rinvenni a notte alta - scrisse poi il filosofo nel Contributo alla critica di me stesso del 1915 - e mi trovai sepolto fino al collo, e sul mio capo scintillavano le stelle, e vedevo intorno il terriccio giallo, e non riuscivo a raccapezzarmi su ciò ch’era accaduto, e mi pareva di sognare. Compresi dopo un poco, e restai calmo, come accade nelle grandi disgrazie.

Chiamai al soccorso per me e per mio padre, di cui ascoltavo la voce poco lontano; malgrado ogni sforzo, non riuscii da me solo a districarmi. Verso la mattina (ma più tardi), fui cavato fuori, se ben ricordo, da due soldati e steso su una barella all’aperto. Lo stordimento della sventura domestica che mi aveva colpito, lo stato morboso del mio organismo che non pativa di alcuna malattia determinata e sembrava patir di tutte, la mancanza di chiarezza su me stesso e sulla via da percorrere, gl’incerti concetti sui fini e sul significato del vivere, e le altre congiunte ansie giovanili, mi toglievano ogni lietezza di speranza e m’inchinavano a considerarmi avvizzito prima di fiorire, vecchio prima che giovane. Quegli anni furono i miei più dolorosi e cupi: i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino, e mi siano sorti persino pensieri di suicidio».



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Terremoto a Ischia, due morti e 39 feriti, 21 agosto 2017. Salvati i fratelli rimasti sepolti

Il sisma di magnitudo 4.0 ha colpito l’isola alle 20:57. La zona in cui si sono registrati più danni è quella di Casamicciola. Qui diverse famiglie sono rimaste sepolte sotto le macerie

 
 
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Un terremoto di magnitudo 4.0 ha colpito ieri sera l’ isola d’Ischia. Sette palazzi sono crollati a Casamicciola travolgendo diverse famiglie. Una donna è morta colpita dai calcinacci di una chiesa e un’altra è stata trovata senza vita sotto la sua abitazione crollata. Salvati invece tutti e tre i fratelli rimasti bloccati sotto le macerie. Pasquale, neonato di sette mesi, è stato estratto dai detriti e sta bene così come il fratello di 7 anni Mattias. Più difficoltoso il salvataggio di Ciro, 11 anni, rimasto sepolto per oltre 14 ore e raggiunto dai vigili del fuoco solo dopo un lungo lavoro di scavo tra le macerie. «I bambini erano vigili e doloranti» aveva fatto sapere la Protezione Civile che si era adoperata nelle ore precedenti per inviare delle sonde per alimentare i ragazzi.

 

La testimonianza

«È stato Ciro a salvare il fratellino Mattias. Dopo la scossa lo ha preso e lo ha spinto con lui sotto al letto, un gesto che sicuramente ha salvato la vita a entrambi. Poi con un manico di scopa ha battuto contro le macerie e si è fatto sentire dai soccorritori». È commosso il comandante della Tenenza di Ischia della Gdf, Andrea Gentile, nel riferire il racconto di uno dei soccorritori dei vigili del fuoco entrato in azione per salvare i bimbi dalle macerie.




[Modificato da Caterina63 22/08/2017 14:46]
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