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Festa Liturgica dell'Ascensione di Gesù al Cielo

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2013 21:16
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21/05/2009 13:46
 
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"Aeterne Rex Altissimi": gli inni per l'Ascensione


Ecco di seguito la traduzione e l'analisi, arricchita da dotte note, dell'amico sacerdote don Alfredo Morselli, che ci propone e suggerisce circa i due Inni prescritti per la Solennità dell'Assunzione di N. S. G. C.

Gli inni del Breviarium Romanum propri dell’Ascensione sono due: Aeterne Rex altissime, a Mattutino, e Salutis humanæ Sator, alle Lodi e ai Vespri.

Aeterne Rex altissime di incerta attribuzione secondo alcuni, Ambrosiano del V secolo secondo altri (Britt, The Hymns of the Breviary and Missal). L’autore, celebrando la gloriosa Ascensione del Figlio di Dio, quale ritorno nella Sua eterna sede, ha prefigurato anche l’ascensione dell’umanità supplice alla gloria celeste, quando Egli di nuovo verrà assiso sul trono quale Giudice per giudicare i vivi e i morti.


Aeterne Rex altissime,
Redemptor et fidelium,
Cui mors perempta detulit
Summæ triumphum gloriæ.

Ascendis orbes siderum,
Quo te vocabat cœlitus
Collata, non humantius,
Rerum potestas omnium.

Ut trina rerum machina,
Cœlestium, terrestrium,
Et inferorum condita,
Flectat genu iam subdita.

Tremunt videntes Angeli
Versam vicem mortalium:
Peccat caro, mundat caro,
Regnat Deus Dei caro.

Sis ipse nostrum gaudium,
Manens olympo præmium,
Mundi regis qui fabricam,
Mundana vincens gaudia.

Hinc te precantes quæsumus,
Ignosce culpis omnibus[1],
Et corda sursum subleva
Ad te superna gratia.

Ut cum repente cœperis
Clarere nube judicis,
Pœnas repellas debitas,
Reddas coronas perditas.

Iesu, tibi sit gloria,
Qui victor in cœlum redis,
Cum Patre, et almo Spiritu,
In sempiterna sæcula. Amen.

[SM=g1740720]


***


Eterno Re Altissimo
e Redentore dei fedeli,
a cui la morte annientataconferì
un trionfo di somma gloria

Ascendi tra le orbite delle stelle,
dove Ti chiamava, dal cielo
conferita – non dagli uomini -,
la potestà su tutte le cose[2].

In modo che il triplice marchingegno delle cose,[3]
[quelle] del cielo, della terra
e degli inferi, [da Te] creato,
si inginocchi ormai sottomesso[4].

Gli Angeli tremano, mentre vedono
la rovesciata sorte dei mortali:
pecca la carne[5], la Carne[6] apporta la purificazione,
l’Uomo-Dio[7] regna come Dio.

Sii Tu stesso il nostro gaudio,
senza cessar d’essere[8] premio [anche] per il Cielo,
Tu che governi la costruzione del mondo
E sconfiggi [la vanità de]i gaudi mondani.

Da quaggiù. supplicandoti preghiamo,
perdona le colpe tutte,
e i cuori in alto solleva
verso di Te, per massima grazia.

In modo che, quando, all’improvviso[9], darai inizio
alla manifestazione della tua gloria, assiso come
giudice sulla nube[10], Tu possa allontanare le pene
dovute[11] [e] ridonare le corone perdute.

Gesù, a Te sia gloria, che,
vincitore, torni in Cielo,
con il Padre e il Santo Spirito, per i secoli.
Amen.





NOTE

[1] Ignosco: “non voler conoscere > passar sopra > perdonare: qui costruito con il dativo.
[2] “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28, 18).
[3] Cioè la tripartizione del mondo: celeste, terrestre, infernale.
[4] “... nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 2, 10).
[5] Qui si intende la carne di Adamo.
[6]
Qui si intende la Carne di Cristo - cioè la sua completa natura umana, sacramento di salvezza.
[7] Lett: “la Carne di Dio”. Eccezionale climax, dal peccato alla divinizzazione: quella carne che pecca, Gesù la assume, la rende strumento per purificare il genere umano e la associa al suo trionfo. Gesù ha reso la carne umana sua propria, e quindi questa è la Carne di Dio
[8] Lett.: rimanendo, perdurando.
[9] “... arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa” (Mt 24, 50).
[10] Lett.: su nube di giudice; “Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande” (Lc 21, 27); “"Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo"” (At 1, 11).
[11] Per i peccati.


[SM=g1740720]
________________________


Salutis humanæ Sator, di attribuzione incerta, forse Ambrosiano del VII-VIII secolo (Britt); Nell’inno, più clemente e delicato, si sente veramente l’abbandono fiducioso di un’anima al proprio amorevole Salvatore che, riconoscnte per il Suo estremo Sacrificio Salvifico, ne loda il trionfo sulla Morte e sul Peccato, per ascendere al Cielo, meta e premio di tutti i beati.




Salutis humanæ Sator,
Jesu, voluptas cordium,
Orbis redempti Conditor,
Et casta lux amantium:

Qua victus es clementia,
Ut nostra ferres crimina?
Mortem subires innocens
A morte nos ut tolleres?

Perrumpis infernum chaos;
Vinctis catenas detrahis;
Victor triumpho nobili
Ad dexteram Patris sedes.

Te cogat indulgentia,
Ut damna nostra sarcias
Tuique vultus compotes
ites beato lumine.

Tu dux ad astra, et semita,
Sis meta nostris cordibus,
Sis lacrymarum gaudium,
Sis dulce vitæ præmium.



***



Della salvezza umana Autore[1],
Gesù delizia dei cuori,
del ricomprato mondo Restauratore,
e casta lucedi coloro che ti amano.

Da quale clemenza sei stato indotto
a portare i nostri delitti?[2]
A subire, innocente la morte,
per liberarci dellamorte?

Irrompi nel caosinfernale[3],
togli le catene a chi neera legato,
vittorioso di nobile trionfo,
siedi alla destra del Padre.

La indulgenza tua ti forzi
a risarcire i nostri danni,
e, possessoridel[la visione] del tuo volto,
ad arricchirci del tuo lume beato[4].

Tu guida al Cielo e via[5],
sii meta ai nostri cuori,
sii godimento dopo le lacrime
sii dolce premiodi vita. Amen.




....


[1] Lett.: “seminatore”.
[2] “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità” (Is 53, 5)
[3] Il Limbo dei Padri.
[4] Il lumen gloriae, cioè quella luce che permette all’intelletto creato la visione di Dio
[5] “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6).



[SM=g1740734] [SM=g1740733] [SM=g1740734]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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