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LA CHIESA NON PUO' DARE LA COMUNIONE AI DIVORZIATI RISPOSATI PERCHE' LI AMA

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2014 13:43
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26/06/2012 17:27
 
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  LA CHIESA NON CHIEDE: “SEI INNAMORATO?”

 

MA: “VUOI” SPOSARTI?

 

 

 

Ecco perché nel matrimonio non conta solo il sentimento contingente dei coniugi ed ecco perche il Santo Padre così si è espresso: “Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: Sei innamorato?, ma Vuoi?, Sei deciso? Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: Sì, questa è la mia vita

 

 

 

di  Riccardo Rodelli da papalepapale.com

 

 

Benedetto XVI, in occasione del viaggio a Milano, ha aperto o ha “solo” riaffermato quella che è sempre stata la posizione ufficiale della Chiesa nei confronti dei separati o divorziati? In realtà la Chiesa, quale corpo mistico di Cristo, non ha mai chiuso la porta a nessun tipo di dramma umano, compresi la separazione e il divorzio. Una piaga sociale, quest’ultimo, che viene pian piano riconosciuta anche da quel mondo che lo aveva considerato un diritto irrinunciabile. Il matrimonio è un istituto di impegno sociale, anche se per taluni il vincolo, religioso o meno che sia, rappresenta un rapporto esclusivamente personalistico, cioè che riguarda solo i coniugi.

LO “VUOI”? SEI PROPRIO “SICURO”?

Ecco perché nel matrimonio non conta solo il sentimento contingente dei coniugi ed ecco perche il Santo Padre così si è espresso: “Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: Sei innamorato?, ma Vuoi, Sei deciso. Cioè: l’innamoramento deve divenire vero amore coinvolgendo la volontà e la ragione in un cammino, che è quello del fidanzamento, di purificazione, di più grande profondità, così che realmente tutto l’uomo, con tutte le sue capacità, con il discernimento della ragione, la forza di volontà, dice: Sì, questa è la mia vita“. Oltre ad un vincolo che lega gli sposi, il matrimonio lega le due carni direttamente con Dio. Il vincolo è pluri personale, lega l’umano e il divino. Allora a quale apertura il Santo Padre faceva riferimento? Quella a cui la Chiesa è chiamata, cioè essere il canale di collegamento tra la decaduta natura umana e l’incorrotta natura divina di Cristo. Questo “aiuto” avviene in differenti modi e risponde alle varie opere di Carità cui la Chiesa, comunità di anime, è vocata.

LA CHIESA “APRE” CON MISERICORDIA: QUELLA CATTOLICA, PERÒ, NON QUELLA SECONDO IL MONDO

Le opere di misericordia sono quelle opere che servono per ottenere misericordia, cioè pace, cioè perdono dei peccati; queste sono di due tipi: opere di misericordia spirituale e corporale. Spirituale e corporale perché l’uomo è il luogo in cui le due diverse nature trovano unione. E’ su quelle di tipo spirituale che ci soffermeremo e cioè: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori,consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste,pregare Dio per i vivi e per i morti. Dio è amore dice Sant’Agostino. Gesù Cristo dice di sé: Io sono la Via la Verità e la Vita. Amore è Verità quindi. La Verità di Cristo che porta all’Amore di Dio.

La Chiesa, quindi, solcando i passi dei secoli non può che ripercorrere questo stesso percorso e lo fa amministrando i sacramenti e compiendo anche quelle opere di misericordia cui prima si è fatto riferimento. Questo è l’Amore della Chiesa, questa è l’apertura della Chiesa, è la madre che si piega e raccoglie il figlio sofferente, non cambiando regole e smentendo se stessa, ma insegnando, consigliando, ammonendo, consolando, sopportando e pregando. Tutto il resto è una immonda distorsione della realtà, è un demoniaco tentativo di piegare, inquinare, falsificare il Vero. Questo non è altro che l’attacco che il Romano Pontefice sofferente ma gioioso, stanco ma battagliero sta conducendo diretto al cuore del problema umano: il relativismo. Dallo scisma d’Oriente, passando per la riforma protestante, tutta la cristianità ha dovuto combattere contro questo dramma, generato dal peccato d’orgoglio.

SI RESTA UNITI A CRISTO ANCHE SENZA SACRAMENTI…

L’apertura del Papa ai divorziati e ai separati, per non diventare solo un’arma contro il Magistero della Chiesa e alla sua immutabilità, deve essere spiegata, ricordando che nulla è cambiato rispetto ad una settimana fa. Fondamentale resta sempre il punto fermo di non contrarre altro legame sentimentale: il matrimonio celebrato in chiesa rimane l’unico patto d’amore valido perché benedetto da Dio, anche quando due coniugi hanno deciso di separare le loro strade. Tuttavia, il Santo Padre ha detto che coloro che si trovano in una situazione che contraddice l’indissolubilità del matrimonio perché hanno contratto un altro legame: “anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’eucaristia, vivono pienamente nella Chiesa”. Benedetto XVI ha chiarito: “il contatto con un sacerdote per loro può essere ugualmente importante, poi seguano la liturgia eucaristica vera e partecipata: se entrano in comunione possono essere spiritualmente uniti a Cristo”.L’amore per i sofferenti quindi non si realizza con lo sdoganamento dei dogmi o delle regole, al pari delle battaglie per la liberalizzazione delle droghe leggere, ma attraverso l’insegnamento e l’avvicinamento a Cristo.

SENZA LA VERITÀ LA CARITÀ SCIVOLA NEL SENTIMENTALISMO

Non è cambiato quindi nulla rispetto all’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II del 1981 che nella Familiaris Consortio stabilisce (al paragrafo 84) le regole sulla comunione ai divorziati: “la Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia. C’è inoltre un altro peculiare motivo pastorale: se si ammettessero queste persone all’Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio”. Quello che spetta quindi ai sacerdoti dalle più remote parrocchie di campagna, alle più prospere comunità di metropoli è che l’insegnamento e l’Amore della Chiesa è un Amore ordinato e naturale e come dice Benedetto XVI al punto 3 della Caritas in Veritate : Senza la verità, la carità scivola nel sentimentalismo.. la verità libera la carità dalle strettoie di emotivismo che la priva di contenuti relazionali e sociali, e di un fideismo che la priva di respiro umano e universale.






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[SM=g1740722]

Mi piace associare un passo integrale delle parole del Papa sul tema dei Divorziati e incarnare in noi quelle parole attraverso le quali il Papa, pur ribadendo il “NO” alla Comunione, spinge verso la COMUNIONE SPIRITUALE di cui nessuno parla più e i Sacerdoti non la insegnano purtroppo… e capire anche il perchè il Papa spinge i divorziati rispostati a restare cattolici offrendo la loro sofferta situazione proprio per dare testimonianza al fatto che la Chiesa insegna la verità…
leggiamolo attentamente, specialmente sul finale ;-)

In realtà, questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi. E non abbiamo semplici ricette. La sofferenza è grande e possiamo solo aiutare le parrocchie, i singoli ad aiutare queste persone a sopportare la sofferenza di questo divorzio. Io direi che molto importante sarebbe, naturalmente, la prevenzione, cioè approfondire fin dall’inizio l’innamoramento in una decisione profonda, maturata; inoltre, l’accompagnamento durante il matrimonio, affinché le famiglie non siano mai sole ma siano realmente accompagnate nel loro cammino.
E poi, quanto a queste persone, dobbiamo dire – come lei ha detto – che la Chiesa le ama, ma esse devono vedere e sentire questo amore. Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa. Forse, se non è possibile l’assoluzione nella Confessione, tuttavia un contatto permanente con un sacerdote, con una guida dell’anima, è molto importante perché possano vedere che sono accompagnati, guidati. Poi è anche molto importante che sentano che l’Eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo.
Anche senza la ricezione «corporale» del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo. E far capire questo è importante. [SM=g1740721]

Che realmente trovino la possibilità di vivere una vita di fede, con la Parola di Dio, con la comunione della Chiesa e possano vedere che la loro sofferenza è un dono per la Chiesa, perché servono così a tutti anche per difendere la stabilità dell’amore, del Matrimonio; e che questa sofferenza non è solo un tormento fisico e psichico, ma è anche un soffrire nella comunità della Chiesa per i grandi valori della nostra fede. Penso che la loro sofferenza, se realmente interiormente accettata, sia un dono per la Chiesa. Devono saperlo, che proprio così servono la Chiesa, sono nel cuore della Chiesa. Grazie per il vostro impegno.

[SM=g1740722]

Nel blog qui sopra riportato, una persona ha chiesto ed affermato:

Novissimus chiede:
Quindi una situazione senza uscita, nonostante le formali attenzioni ed i proclami all’inclusività, a cui si riferisce, i divorziati risposati rimarrano sempre nella “tenebra esteriore” del peccato mortale, eternamente separati dal Corpo della Chiesa. Grazie comunque della risposta.

*****

[SM=g1740733]  rispondiamo:
Dipende da come interpreta lei la situazione ;-)
Vede, il Papa, all’incontro delle famiglie a milano, ribadendo il medesimo concetto lo ha fatto però dando una chiave di lettura squisitamente cattolica.
Il Papa nel confermare la posizione della Chiesa ha chiesto ai divorziati di fare ogni sforzo per comprendere che proprio LA LORO SOFFERENZA offerta a Gesù, darà vigore, sostanza e PIù CREDIBILITA’ alla legge di Dio che la Chiesa non può contrattare… nè barattare…
Comprende?
In sostanza il Papa chiede ai divorziati che, risposati ovviamente, non possono più tornare indietro, di comprendere il loro stato e viverlo come un atto di sofferenza in quanto è uno stato imperfetto, ma al tempo stesso di offerta di questa pena, unendosi alle sofferenze di Cristo e della Chiesa che deve proclamare al mondo LA VERITA’ anche quando costa fatica, sofferenza, incomprensioni, maldicenze…. persecuzioni….

La situazione senza via di uscita non l’ha creata la Chiesa che conserva la dottrina di Cristo, ma l’ha creata l’uomo con la sua scelta libera di andare CONTRO la legge di Dio ;-)
ma una via di uscita c’è sempre… PENTIRSI…. e laddove non è possibile riparare il danno fatto (in questo caso con nuovi matrimoni laici è impossibile ritornare indietro) offrirsi a Cristo PER LA CHIESA… offrire la propria situazione e cercare di VIVERE IN CONTINENZA, magari arrivandoci giorno dopo giorno, maturando la verità racchiusa nella legge di Dio e il danno che fa la legge degli uomini!

Non sono le leggi di Dio che la Chiesa predica a farci schiavi, ma le leggi degli uomini quando IMPONGONO stili di vita contrari alla morale di Dio….
questo significa cambiare ottica e leggere i fatti stando dalla parte di Dio…

[SM=g1740738]

[Modificato da Caterina63 22/08/2012 09:24]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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