A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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SACRO CUORE DI GESU' (Preghiere, Meditazioni, Riflessioni)

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2014 11:14
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                                                                     Cuore di Gesù



TUTTO SULLA DEVOZIONE AL SACRO CUORE DI GESU'[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740734]  


MESE SACRO CUORE con Santa Margherita Maria Alacoque  scarica  

Novena al Sacro Cuore del 1900   scarica (illustrata) 

Litanie del Sacro Cuore di Gesu  scarica  

NOVENA SACRO CUORE con Sant'Antonio Maria de Liguori  scarica  

Coroncina del Sacro Cuore di Gesu  scarica  

Consacrazione personale al Sacro Cuore di Gesu  scarica  

LITANIE AL SACRO CUORE DI GESU' IN LATINO


Kyrie, elèisonKyrie elèison
Christe, elèisonChriste elèison
Kyrie, elèisonKyrie elèison
Christe, àudi nosChriste, àudi nos
Christe, exàudi nosChriste, exàudi nos
  
Pàter de caelis, Deusmiserère nobis
Fìli Redèmptor mundi, Deus"
Spìritus Sàncte, Deus"
Sancta Trìnitas, ùnus Deus"
  
Cor Iesu, Fili Patris aetèrnimiserère nobis
Cor Iesu, in sìnu Vìrginis Màtris a Spìritu Sancto formàtum"
Cor Iesu, Verbo Dei substantiàliter unìtum"
Cor Iesu, maiestàtis infinìtae"
Cor Iesu, tèmplum Dei sanctum"
Cor Iesu, tabernàculum Altìssimi"
Cor Iesu, domus Dei et pòrta caeli"
Cor Iesu, fòrnax àrdens charitàtis"
Cor Iesu, iustìtiae et amòris receptàculum"
Cor Iesu, bonitàte et amore plenum"
Cor Iesu, virtùtum òmnium abìssus"
Cor Iesu, òmni làude dignìssimus"
Cor Iesu, rex et centrum òmnium còrdium"
Cor Iesu, in quo sunt òmnes thesàuri sapiéntiae et sciéntiae"
Cor Iesu, in quo hàbitat òmnis plenitùdo divinitàtis"
Cor Iesu, in quo Pater sibi bene complàcuit"
Cor Iesu, de cùius plenitùdine òmnes nos accepìmus"
Cor Iesu, desidèrium còllium aeternòrum"
Cor Iesu, pàtiens et mùltae misericòrdiae"
Cor Iesu, dìves in òmnes qui invòcant te"
Cor Iesu, fons vitae et sanctitàtis"
Cor Iesu, propitiàtio pro peccatis nostris"
Cor Iesu, saturàtum oppròbriis"
Cor Iesu, attrìtum pròpter scèlera nostra"
Cor Iesu, ùsque ad mortem oboediens factum"
Cor Iesu, lancea perforàtum"
Cor Iesu, fons totìus consolatiònis"
Cor Iesu, vita et resurrèctio nostra"
Cor Iesu, pax et reconciliàtio nostra"
Cor Iesu, vìctima peccatòrum"
Cor Iesu, sàlus in te speràntium"
Cor Iesu, spes in te morièntium"
Cor Iesu, delìciae sanctòrum òmnium"
  
Àgnus Dei, qui tòllis peccàta mùndi
pàrce nobis, Dòmine
 
Àgnus Dei, qui tòllis peccàta mùndi
exàudi nos, Dòmine
 
Àgnus Dei, qui tòllis peccàta mùndi
miserère nobis.
 
Dignare me laudare te, Virgo Sacràta.
Da mihi virtùtem contra hòstes tuos.
Vèni, sàncte Spìritus, vèni per Marìam.



[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740738]

Sacro Cuore di Gesù, confido in Te!;
Dolce Cuore del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più!;
O Gesù di amore acceso, non Ti avessi mai offeso!.

Queste sono alcune delle tante amorose e devote giaculatorie, che nei secoli sono state e sono pronunciate dai cattolici in onore del Sacro Cuore di Gesù, che nella loro semplice poesia, esprimono la riconoscenza per l’amore infinito di Gesù dato all’umanità e nello stesso tempo la volontà di ricambiare, delle tante anime infiammate e innamorate di Cristo.

Al Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa Cattolica, rende un culto di “latria” (adorazione solo a Dio, Gesù Cristo, l’Eucaristia), intendendo così onorare: I – il Cuore di Gesù Cristo, uno degli organi simboleggianti la sua umanità, che per l’intima unione con la Divinità, ha diritto all’adorazione; II – l’amore del Salvatore per gli uomini, di cui è simbolo il Suo Cuore.

Questa devozione già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo, si diffuse nel secolo XVII ad opera di S. Giovanni Eudes (1601-1680) e soprattutto di S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690). La festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia, probabilmente nel 1685.
Santa Margherita Maria Alacoque, suora francese, entrò il 20 giugno 1671 nel convento delle Visitandine di Paray-le-Monial (Saone-et-Loire), visse con grande semplicità e misticismo la sua esperienza di religiosa e morì il 17 ottobre 1690 ad appena 43 anni.

Sotto questa apparente uniformità, si nascondeva però una di quelle grandi vite del secolo XVII, infatti nel semplice ambiente del chiostro della Visitazione, si svolsero le principali tappe dell’ascesa spirituale di Margherita, diventata la messaggera del Cuore di Gesù nell’epoca moderna.
Ella già prima di entrare nel convento, era dotata di doni mistici che si accentuarono con la sua nuova condizione di religiosa; ebbe numerose manifestazioni mistiche, ma nel 1673 cominciarono le grandi visioni che resero famoso il suo nome; esse furono quattro rivelazioni principali, oltre numerose altre di minore importanza.

La prima visione avvenne il 27 dicembre 1673, festa di s. Giovanni Evangelista, Gesù le apparve e Margherita si sentì “tutta investita della divina presenza”; la invitò a prendere il posto che s. Giovanni aveva occupato durante l’Ultima Cena e le disse: “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me”.
Una seconda visione le apparve agli inizi del 1674, forse un venerdì; il divin Cuore si manifestò su un trono di fiamme, più raggiante del sole e trasparente come cristallo, circondato da una corona di spine simboleggianti le ferite inferte dai nostri peccati e sormontato da una croce, perché dal primo istante che era stato formato, era già pieno d’ogni amarezza.

Sempre nel 1674 le apparve la terza visione, anche questa volta un venerdì dopo la festa del Corpus Domini; Gesù si presentò alla santa tutto sfolgorante di gloria, con le sue cinque piaghe, brillanti come soli e da quella sacra umanità uscivano fiamme da ogni parte, ma soprattutto dal suo mirabile petto che rassomigliava ad una fornace e essendosi aperto, ella scoprì l’amabile e amante Cuore, la vera sorgente di quelle fiamme.

Poi Gesù lamentando l’ingratitudine degli uomini e la noncuranza rispetto ai suoi sforzi per far loro del bene, le chiese di supplire a questo. Gesù la sollecitò a fare la Comunione al primo venerdì di ogni mese e di prosternarsi con la faccia a terra dalle undici a mezzanotte, nella notte tra il giovedì e il venerdì.
Vennero così indicate le due principali devozioni, la Comunione al primo venerdì di ogni mese e l’ora santa di adorazione.

La quarta rivelazione più meravigliosa e decisiva, ebbe luogo il 16 giugno 1675 durante l’ottava del Corpus Domini. Nostro Signore le disse che si sentiva ferito dalle irriverenze dei fedeli e dai sacrilegi degli empi, aggiungendo: “Ciò che mi è ancor più sensibile è che sono i cuori a me consacrati che fanno questo”.
Gesù chiese ancora che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, fosse dedicato a una festa particolare per onorare il suo Cuore e con Comunioni per riparare alle offese da lui ricevute. Inoltre indicò come esecutore della diffusione di questa devozione, il padre spirituale di Margherita, il gesuita san Claude de la Colombiere (1641-1682), superiore della vicina Casa dei Gesuiti di Paray-le-Monial.

Margherita Maria Alacoque proclamata santa il 13 maggio 1920 da papa Benedetto XV, ubbidì all’appello divino fatto attraverso le visioni e divenne l’apostola di una devozione che doveva trasportare all’adorazione dei fedeli al Cuore divino, fonte e focolaio di tutti i sentimenti che Dio ci ha testimoniati e di tutti i favori che ci ha concessi.

Le prime due cerimonie in onore del Sacro Cuore, presente la santa mistica, si ebbero nell’ambito del Noviziato di Paray il 20 luglio 1685 e poi il 21 giugno 1686, a cui partecipò tutta la Comunità delle Visitandine.

A partire da quella data, il movimento non si sarebbe più fermato, nonostante tutte le avversità che si presentarono specie nel XVIII secolo circa l’oggetto di questo culto.
Nel 1765 la Sacra Congregazione dei Riti affermò essere il cuore di carne simbolo dell’amore; allora i giansenisti intesero ciò come un atto di idolatria, ritenendo essere possibile un culto solo al cuore non reale ma metaforico.

Papa Pio VI (1775-1799) nella bolla “Auctorem fidei”, confermava l’espressione della Congregazione notando che si adora il cuore “inseparabilmente unito con la Persona del Verbo”.
Il 6 febbraio 1765 papa Clemente XIII (1758-1769) accordò alla Polonia e all’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore la festa del Sacro Cuore di Gesù; nel pensiero del papa questa nuova festa doveva diffondere nella Chiesa, i passi principali del messaggio di s. Margherita, la quale era stata lo strumento privilegiato della diffusione di un culto, che era sempre esistito nella Chiesa sotto diverse forme, ma dandogli tuttavia un nuovo orientamento.

Con lei non sarebbe più stata soltanto una amorosa contemplazione e un’adorazione di quel “Cuore che ha tanto amato”, ma anche una riparazione per le offese e ingratitudini ricevute, tramite il perfezionamento delle nostre esistenze.

Diceva la santa che “l’amore rende le anime conformi”, cioè il Signore vuole ispirare nelle anime un amore generoso che, rispondendo al suo, li assimili interiormente al divino modello.
Le visioni e i messaggi ricevuti da s. Margherita Maria Alacoque furono e resteranno per sempre un picco spirituale, dove venne ricordato al mondo, l’amore appassionato di Gesù per gli uomini e dove fu chiesta a loro una risposta d’amore, di fronte al “Cuore che si è consumato per essi”.
La devozione al Sacro Cuore trionfò nel XIX secolo e il convento di Paray-le-Monial divenne meta di continui pellegrinaggi; nel 1856 con papa Pio IX la festa del Sacro Cuore divenne universale per tutta la Chiesa Cattolica.

Sull’onda della devozione che ormai coinvolgeva tutto il mondo cattolico, sorsero dappertutto cappelle, oratori, chiese, basiliche e santuari dedicati al Sacro Cuore di Gesù; ricordiamo uno fra tutti il Santuario “Sacro Cuore” a Montmartre a Parigi, iniziato nel 1876 e terminato di costruire dopo 40 anni; tutte le categorie sociali e militari della Francia, contribuirono all’imponente spesa.

Proliferarono quadri e stampe raffiguranti il Sacro Cuore fiammeggiante, quasi sempre posto sul petto di Gesù che lo indica agli uomini; si organizzò la pia pratica del 1° venerdì del mese, i cui aderenti portano uno scapolare con la raffigurazione del Cuore; si composero le meravigliose “Litanie del Sacro Cuore”; si dedicò il mese di giugno al suo culto.

Affinché il culto del Cuore di Gesù, iniziato nella vita mistica delle anime, esca e penetri nella vita sociale dei popoli, iniziò, su esortazione di papa Pio IX del 1876, tutto un movimento di “Atti di consacrazione al Cuore di Gesù”, a partire dalla famiglia a quella di intere Nazioni ad opera di Conferenze Episcopali, ma anche di illuminati e devoti governanti; cito per tutti il presidente dell’Ecuador, Gabriel Garcia Moreno (1821-1875).

Fu tanto il fervore, che per tutto l’Ottocento e primi decenni del Novecento, fu dedicato al culto del Sacro Cuore, che di riflesso sorsero numerose congregazioni religiose, sia maschili che femminili, tra le principali vi sono: “Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore” fondata nel 1874 dal beato Leone Dehon (Dehoniani); “Figli del Sacro Cuore di Gesù” o Missioni africane di Verona, congregazione fondata nel 1867 da san Daniele Comboni (Comboniani); “Dame del Sacro Cuore” fondate nel 1800 da santa Maddalena Sofia Barat; “Ancelle del Sacro Cuore di Gesù” fondate nel 1865 dalla beata Caterina Volpicelli, diversi Istituti femminili portano la stessa denominazione.

Attualmente la festa del Sacro Cuore di Gesù viene celebrata il venerdì dopo la solennità del Corpus Domini, visto che detta ricorrenza è stata spostata alla domenica; il sabato che segue è dedicato al Cuore Immacolato di Maria, quale segno di comune devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, inscindibili per il grande amore donato all’umanità.

In un papiro egiziano di circa 4000 anni fa, troviamo l’espressione della comune nostalgia d’amore: “Cerco un cuore su cui appoggiare la mia testa e non lo trovo, non ci sono più amici!”.
Lo sconosciuto poeta egiziano era dolente per ciò, ma noi siamo più fortunati, perché l’abbiamo questo cuore e questo amico, al pari di s. Giovanni Evangelista che poggiò fisicamente il suo capo sul petto e cuore di Gesù
.[SM=g1740717] [SM=g1740720]

Possiamo avere piena fiducia in un simile amico, Egli vivendo in perfetta intimità col Padre, sa e può rivelarci tutto ciò che serve per il nostro bene.


Autore:
Antonio Borrelli



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[Modificato da Caterina63 07/06/2009 23:30]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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La GUARDIA d'ONORE
al SACRO CUORE di GESU’
[SM=g1740717]

Guardia d'onore sacro cuore di Gesù



ORIGINE — Fu ispirata da Gesù alla Serva di Dio Sr. Maria Bernaud del S. Cuore e cominciò ad esser praticata nel Monastero della Visitazione in Bourg (Francia) il 13 marzo 1863, terzo venerdì di Quaresima.
Leone Xlll la dichiarò Arciconfraternita per la Francia e per il Belgio il 26 Novembre 1878.
Nell’anno 1871 il camilliano P. Giovanni Baccichetti la trapiantò in Italia e pose la Sede nella Parrocchia dei SS. Vincenzo ed Anastasio a Fontana di Trevi, all’epoca affidata ai Camilliani. Il 18 Luglio 1879 da Leone XIII venne elevata ad Arciconfraternita per l'Italia e le Nazioni prive di una propria Direzione generale.
Nel maggio del 1910, creata per volere di Papa Pio X la nuova Parrocchia dedicata a S. Camillo agli Orti Sallustiani, i Camilliani si trasferirono qui stabilendo definitivamente in essa la Direzione Centrale.
 

FINE — Consolare il S. Cuore di Gesù trafitto un dì sulla Croce, oggi dalla dimenticanza e dall'ingratitudine degli uomini, rendendogli un culto di Gloria, di Amore e di Riparazione perpetuo di ora in ora dalle Guardie d'Onore di tutto il mondo.


RADICI
— “Dal Costato di Cristo, trafitto dalla lancia, Giovanni ha visto uscire l’acqua e il sangue, duplice testimonianza dell’Amore di Dio, che corrobora la testimonianza dello Spirito. Ora quest’acqua e questo sangue continuano ad esercitare nella Chiesa il loro potere di vivificazione” (Xavier Leon-Dufour) .
“Il Cuore di Gesù in cui si scorgeva la piaga... era circondato da una corona di spine e sovrastava ad esso una croce, che vi pareva infissa. Mi spiegò il Signore che quegli strumenti della sua Passione significavano che il suo amore infinito per gli uomini era stato sorgente di tutte le sue pene...” (S. Margherita M. Alacoque) .


 MEZZI


I. Iscrizione nel registro dell'Arciconfraternita o di un altro Centro da essa dipendente.


II. Ora di guardia — Chi si iscrive alla G. d'O. sceglie a piacere una volta per sempre un'ora della giornata da consacrare a Gesù, durante la quale, senza nulla togliere alle sue ordinarie occupazioni, con devote giaculatorie, offre le sue fatiche, le sue pene, il suo cuore a Gesù tenendosi in ispirito stretto a Lui che geme nel S. Tabernacolo, riparandone l'amore oltraggiato e dimenticato dai peccatori che l'offendono in tutto il mondo. Nulla obbliga sotto pena di peccato, e chi dimenticasse di fare l'ora di guardia può supplire in altra ora di sua scelta. Non occorre recitare in essa diverse preghiere, né portarsi in Chiesa, ma ciascuno si può regolare secondo le occupazioni e il proprio fervore.

III. La preziosissima offerta — Le Guardie d'onore hanno una missione di riparazione e di propiziazione; rendono perciò un culto speciale al Divin Cuore di Gesù trafitto dalla lancia e ad imitazione delle prime eroiche Guardie d'Onore ai piedi della Croce: Maria SS.ma, S. Giovanni Ev., S. Maria Maddalena e le altre Pie Donne, ne consolano le pene, ed offrono all'Eterno Padre il preziosissimo Sangue e l’Acqua che ne sgorgarono, per i bisogni della S. Chiesa e la salvezza dei peccatori. Tale offerta si può fare nell'ora di guardia e durante la giornata con apposita formula indulgenziata.


PRATICHE della G. d'O. al Sacro CuoreCor Jesus


Non sono obbligatorie, ma si possono fare secondo la propria devozione:


1. Il I° VENERDI’ del MESE — È il giorno proprio delle G. d'O. dedicato all'amore e alla riparazione. In esso si usa rinnovare 1'atto emesso il giorno dell'iscrizione, si fa la Comunione e l'adorazione riparatrice.


2. Il QUADRANTE della MlSERICORDIA — Mezzo per ottenere la conversione dei peccatori anche più ostinati. Consiste nel fare un'ora speciale di Guardia - ora della misericordia - per l'anima di cui si desidera il ravvedimento. La persona che si offre a fare tale ora, fa iscrivere sul Quadrante le iniziali del peccatore determinando l'ora speciale di guardia scelta per lui.
Il Quadrante della Misericordia per 1'Italia è eretto nella Parrocchia S. Camillo in Roma, sede della Direzione generale della Guardia d'Onore. A questa rivolgersi per le iscrizioni dei peccatori e per le relazioni di conversioni ottenute.

3. La SUPPLICAZIONE PERPETUA —Tutti gli iscritti di ogni parte del mondo, nell'ora di guardia pregano il S. Cuore di Gesù per la S. Chiesa, la Società ed i Confratelli vívi e defunti, alternandosi così con l'aiuto di preghiere scambievoli che li conforta in ogni ora del giorno in vita e dopo morte.
 
4. L'ADORAZIONE EUCARISTICA — Specialmente nel primo Venerdì d'ogni mese, nelle Quarantore, nelle feste del SS.mo Sacramento e del S. Cuore.

5. La COMUNIONE RIPARATRICE propria per il primo Venerdi del mese da Gesù stesso domandata a S. Margherita Alacoque.

6. L'ORA SANTA — Consiste nel passare un'ora in preghiera - in Chiesa o in casa - dalle 23 alle 24 dal Giovedì al Venerdì in memoria dell'ora d'agonia sofferta da Gesù nell'orto. Si prega per la remissione delle colpe proprie, dei peccatori e per gli agonizzanti. Fu comandata da Gesù a S. Margherita Alacoque.

7. Le ANIME VITTIME del S. CUORE — Lo scopo di queste anime generose è di offrire al Divin Cuore tutte se stesse, ed anche la vita accettando con rassegnazione qualsiasi croce per la gloria di Dio, il bene della S. Chiesa e la conversione dei peccatori. Per far parte di questa schiera occorre esserci veramente chiamati e l'approvazione del proprio confessore.



Cuore GesùL’XI.a promessa di Gesù a S. Margherita M. Alacoque:
“Le persone che zelano questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà mai cancellato” .
Hanno aderito alla Guardia d’Onore al S. Cuore i Pontefici San Pio X e il Beato Pio IX.L’Associazione è oggi diffusa in Italia in molte Parrocchie ed Ospedali, e trova l’adesione di tante anime generose che offrono le proprie sofferenze - del corpo e dell’anima - per impetrare la Misericordia Divina sulla Comunità degli Uomini, ogni giorno sempre più dimentichi di essere figli di un solo Padre e tutti fratelli in Cristo Gesù il Redentore.

 

Per informazioni e iscrizioni:


P. Luigi Secchi, m.i.

Parroco della Basilica S. Camillo
e Direttore Generale della “Guardia d’Onore al S. Cuore”
Via Sallustiana 24 — 00187 ROMA
Tel: 06.4885 693 — Tel-Fax: 06-4818 188
E-Mail:info@parrocchiasancamillo.it


Cuore di Gesù

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IL SACRO CUORE DI GESU'

(cliccare sulle voci sottostanti)




PROMEMORIA DA STAMPARE E PORTARE SEMPRE CON Sè....0

(un grazie al sito cartantica.it)







La devozione al Cuore di Gesù, vaccino per orgoglio e superbia
Jun 24, 2006

La devozione al Cuore di Gesù è una lezione di umiltà, rinuncia completa alla violenza e amore generoso che parla agli uomini di oggi e li aiuta a vincere chiusure e superficialità, spiega il Cardinal Albert Vanhoye.



ROMA, venerdì, 23 giugno 2006 (ZENIT.org).- Così ha affermato il neo porporato di 82 anni, gesuita, esegeta, Docente e Rettore emerito del Pontificio Istituto Biblico, alla vigilia del IV Congresso Nazionale dell’Apostolato della Preghiera, “Attingerete acqua con gioia alle sorgenti del Salvatore”, che si svolgerà a Roma dal 26 al 28 giugno prossimi, in occasione del 50° anniversario della Enciclica Haurietis aquas.

Nell’intervista, concessa all'Apostolato della Preghiera (http://www.adp.it/ ), il Cardinale spiega l’attualità di una devozione a torto ritenuta superata.

Eminenza, lei ha messo nel suo stemma cardinalizio il motto Cordi tuo unitus: c’è un motivo particolare?

Cardinal VanhoyeAlbert Cardinal Vanhoye: Ci sono due motivi: uno personale e uno apostolico. Quello personale risale alla mia fanciullezza. Sono stato educato in un istituto del Sacro Cuore dai 4 agli 11 anni e poi nel seminario minore della diocesi di Lille, nel nord della Francia, dove facevamo l’offerta quotidiana dell’Apostolato della Preghiera. Proprio in questo periodo è iniziata la mia devozione al Cuore di Gesù che si è poi rafforzata con la vocazione a diventare un gesuita. Quando studiavo filosofia facevo parte di un gruppetto che ne approfondiva i diversi aspetti e al termine della formazione questo orientamento si è ulteriormente consolidato. C’è poi un motivo apostolico nella scelta del motto, quello di suggerire a tutti coloro che lo leggeranno lo stesso atteggiamento spirituale. “Unito al tuo Cuore” esprime, infatti, nel contempo un proposito e una preghiera. Il proposito di vivere unito al Cuore di Gesù in pensieri, azioni, affetti e parole e al tempo stesso una invocazione umile e fiduciosa perché questa unione non ce la possiamo dare da soli, ma è grazia quanto mai desiderabile.

La devozione al S. Cuore, dopo una grande diffusione tra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900, è stata considerata da molti sorpassata. Questa obiezione ha un fondamento biblico?

Cardinal Vanhoye: Le obiezioni prendono di mira soprattutto un certo devozionismo sentimentale, ma non credo che siano fondate, soprattutto se si parla del vero culto che è stimolo alla vita spirituale e apostolica. Tuttavia per certi versi non è sbagliato dire che questa devozione non ha un sufficiente fondamento biblico, anche se è falso in sostanza. È esatto, cioè, affermare che il nuovo testamento non parla molto del Cuore di Gesù. Infatti viene menzionato una volta sola, nel passo di Matteo al capitolo 11 nel quale Gesù dice “imparate da me che sono mite e umile di cuore”. La frase è però molto importante perché è l'unico momento in cui Gesù definisce le proprie qualità che riscontreremo in numerosi episodi della sua vita e perché è in rapporto con un verbo dei vangeli, usato solo per Gesù o da Gesù, derivato dalla parola greca che significa “viscere” e che possiamo tradurre con “il mio cuore si commuove”. È un rimando importante alla compassione umana e alla grande sensibilità di Gesù. L’evangelista Giovanni, poi, non parla di cuore trafitto ma di costato trafitto, anche se è abbastanza evidente che attraverso il costato si raggiunge il cuore. D’altra parte, se prendiamo in considerazione tutta la Sacra Scrittura, il fondamento della devozione al Sacro Cuore è amplissimo. L’antico testamento mette in grande rilievo l’importanza del cuore per la relazione con Dio, cioè dell'interiorità della persona umana: memoria, intelletto, affettività e volontà.

In cosa consiste l’attualità di questa devozione?

Cardinal Vanhoye: Proprio nell’unione al Cuore di Gesù. Non si tratta affatto di una devozione superata, anzi è attuale e addirittura essenziale se capita bene. Senza questa unione non possiamo vivere pienamente l’amore che viene da Dio né diventare umili. Anzi corriamo il rischio di nutrire solo orgoglio e superbia. D'altronde è lo stesso Vangelo a presentarci una religione del cuore, lontana dall'esteriorità. Occorre anche dire che la devozione al Cuore di Gesù ha una forma popolare che non sempre corrisponde a questo orientamento, ma penso che si possa fare molto perché diventi ancor più significativa.

Il messaggio di Benedetto XVI a P. Kolvenbach, generale della Compagnia di Gesù, per i 50 anni dell'Enciclica Haurietis aquas di Pio XII sul Sacro Cuore ha rilanciato questi temi…

Cardinal Vanhoye: Il Papa ha voluto sottolineare con forza l'anniversario con un messaggio proprio perché la Compagnia di Gesù si è mostrata sempre attiva nella promozione di questa fondamentale devozione, soprattutto grazie all'Apostolato della Preghiera e alla sua proposta di spiritualità nient’affatto sentimentale, ma che coinvolge l’intera esistenza umana. Già nell’enciclica Deus caritas est Benedetto XVI aveva parlato più volte del costato trafitto e del Cuore di Gesù, vera sorgente dell’amore. È chiaro, anche dalle parole del Papa, che la devozione al Sacro Cuore non può fermarsi alla sola umanità di Gesù, proprio perché questa è espressione dell'amore di Dio per il mondo che può essere sperimentato e quindi testimoniato solo guardando a quel costato trafitto. A questo proposito, in Francia P. Glotin S.I. ha ultimato uno studio profondo e ampio sulla devozione al Cuore di Gesù che uscirà all’inizio del prossimo anno. A conferma di quanto sia importante richiamare l'attenzione della gente su questa spiritualità. Non si può fare a meno di una relazione con il Cuore di Gesù.

Qual è il messaggio che vuole inviare al IV Congresso Nazionale dell’AdP che si svolgerà a Roma alla fine di giugno proprio su questi temi?

Cardinal Vanhoye: Mi rallegro che l’Apostolato della Preghiera italiano abbia preparato un Congresso Nazionale. Mi auguro che contribuisca a rafforzare la convinzione che l’unione al Cuore di Gesù è fondamentale per la vita spirituale personale e per la vita apostolica.





la Festa del Sacro Cuore di Gesù e di Maria ci aiuta a riflettere ancora una volta all'importanza che diamo alla Preghiera, alla vita spirituale.....l'importanza che diamo alla nostra salvezza, all'amare il Prossimo perchè possa condividere con noi questa gioia dell'Incontro con Gesù.....

Os 11,1.3-4.8-9
Il mio cuore si commuove dentro di me.

Dal libro del profeta Osea


Quando Israele era giovinetto,
io l’ho amato
e dall’Egitto ho chiamato mio figlio.
Ad Efraim io insegnavo a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro.
Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d’amore;
ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia;
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare.
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all’ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Efraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira.

Parola di Dio


 
Offerta della giornata al Sacro Cuore di Gesù

 

Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, a gloria del Divin Padre.
 
Amen


Atto di Consacrazione al Sacro Cuore


I
l tuo Cuore, o Gesù, è asilo di pace, il soave rifugio nelle prove della vita, il pegno sicuro della mia salvezza. A Te mi consacro interamente, senza riserve, per sempre. Prendi possesso, o Gesù, del mio cuore, della mia mente, del mio corpo, dell'anima mia, di tutto me stesso. I miei sensi, le mie facoltà, i miei pensieri ed affetti sono tuoi. Tutto ti dono e ti offro; tutto appartiene a te. Signore, voglio amarti sempre più, voglio vivere e morire di amore. Fa o Gesù, che ogni mia azione, ogni mia parola, ogni palpito del mio cuore siano una protesta di amore; che l'ultimo respiro sia un atto di ardentissimo e purissimo amore per te.

 

Le promesse di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque per i devoti del suo Sacro Cuore

  1.  Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato
  2. Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise.
  3. Li consolerò nelle loro afflizioni.
  4. Sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte.
  5. Spargerò abbondanti benedizioni sopra tutte le loro opere.
  6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano della Misericordia.
  7. Le anime tiepide si infervoreranno.
  8. Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione.
  9. Benedirò i luoghi dove l'immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta ed onorata.
  10. A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò loro il dono di commuovere i cuori più induriti.
  11. Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà mai cancellato.
  12. Io ti prometto, nell'eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti coloro che si comunicheranno al Primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarà il loro asilo sicuro in quell'ora estrema.



Atto di consacrazione delle famiglie al Cuore di Gesù


Cuore Divino di Gesù, a te noi consacriamo la nostra famiglia.
Fa' che essa, nata da un sacramento da te istituito, sia immagine viva della tua unione con la Chiesa, fa' che sia cenacolo di carità e di preghiera, dove il mutuo amore si esprima nel saperci aiutare l'un l'altro, sacrificarci l'un per l'altro con la stessa dedizione e lo stesso amore con il quale tu ti sei sacrificato per la Chiesa e per le anime nostre.
Tu proteggila nei pericoli ed aiutala nelle avversità, confortala nelle tribolazioni, concedile quanto ha bisogno nelle sue necessità spirituali e materiali e la tua Benedizione e il tuo Amore siano sempre su di lei, finchè riunita con te in Cielo, lodi in eterno l'infinita bontà del tuo Amatissimo Cuore.
Amen

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Ringraziando Gino per questo video....Buona Festa del Sacro Cuore a TUTTI.... [SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]






[SM=g1740738]




Dalla Liturgia delle Ore di oggi, Festa del Sacro Cuore di Gesù, vi propongo dall'Ufficio delle Letture :


Seconda Lettura
Dalle «Opere» di san Bonaventura, vescovo
(Opusc. 3, Il legno della vita, 29-30. 47; Opera omnia 8, 79)

Presso di te é la sorgente della vita
Considera anche tu, o uomo redento, chi, quanto grande e di qual natura sia colui che pende per te dalla croce. La sua morte dà la vita ai morti, al suo trapasso piangono cielo e terra, le dure pietre si spaccano.
Inoltre, perché dal fianco di Cristo morto in croce fosse formata la Chiesa e si adempisse la Scrittura che dice: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19, 37), per divina disposizione é stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza. Lo sgorgare da una simile sorgente, cioè dal segreto del cuore, dà ai sacramenti della Chiesa la capacità di conferire la vita eterna ed é, per coloro che già vivono in Cristo, bevanda di fonte viva «che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14).
Sorgi, dunque, o anima amica di Cristo. Sii come colomba «che pone il suo nido nelle pareti di una gola profonda» (Ger 48, 28). Come «il passero che ha trovato la sua dimora» (Sal 83, 4), non cessare di vegliare in questo santuario. Ivi, come tortora, nascondi i tuoi piccoli, nati da un casto amore. Ivi accosta la bocca per attingere le acque dalle sorgenti del Salvatore (cfr. Is 12, 3). Da qui infatti scaturisce la sorgente che scende dal centro del paradiso, la quale, divisa in quattro fiumi (cfr. Gn 2, 10) e, infine, diffusa nei cuori che ardono di amore, feconda ed irriga tutta la terra.
Corri a questa fonte di vita e di luce con vivo desiderio, chiunque tu sia, o anima consacrata a Dio, e con l'intima forza del cuore grida a lui: «O ineffabile bellezza del Dio eccelso, o splendore purissimo di luce eterna! Tu sei vita che vivifica ogni vita, luce che illumina ogni luce e che conserva nell'eterno splendore i multiformi luminari che brillano davanti al trono della tua divinità fin dalla prima aurora.
O eterno e inaccessibile, splendido e dolce fluire di fonte nascosta agli occhi di tutti i mortali! La tua profondità é senza fine, la tua altezza senza termine, la tua ampiezza è infinita, la tua purezza imperturbabile!
Da te scaturisce il fiume «che rallegra la città di Dio» (Sal 45, 5), perché «in mezzo ai canti di una moltitudine in festa» (Sal 41, 5) possiamo cantare cantici di lode, dimostrando con la testimonianza dell'esperienza, che «in te é la sorgente della vita e alla tua luce vediamo la luce» (Sal 35, 10).

Responsorio Sal 102, 2. 4; 33, 9
R. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. * Gustate e vedete quant'è buono il Signore.
V. Egli salva dalla tomba la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia:
R. Gustate e vedete quant'è buono il Signore.

Inno TE DEUM
Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.

  • Salva il tuo popolo, Signore, *
    guida e proteggi i tuoi figli.
    Ogni giorno ti benediciamo, *
    lodiamo il tuo nome per sempre.

    Degnati oggi, Signore, *
    di custodirci senza peccato.
    Sia sempre con noi la tua misericordia: *
    in te abbiamo sperato.

    Pietà di noi, Signore, *
    pietà di noi.
    Tu sei la nostra speranza, *
    non saremo confusi in eterno.

  • Quest'ultima parte dell'inno si può omettere.

    Orazione
    O Padre, che nel cuore del tuo dilettissimo Figlio ci dai la gioia di celebrare le grandi opere del suo amore per noi, fa' che da questa fonte inesauribile attingiamo l'abbondanza dei tuoi doni. Per il nostro Signore.

    R. Amen.
    Benediciamo il Signore.
    R. Rendiamo grazie a Dio.


    [SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]

    [Modificato da Caterina63 19/06/2009 08:59]
    Fraternamente CaterinaLD

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    S. Messa solenne tridentina in Università Cattolica a Milano


    FESTA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE DI N. S. G. C.
    (doppia I classe)

    ("Il sangue di Cristo è la chiave del Paradiso"
    S. Tommaso d'Aquino)
    .
    .
    mercoledì 1° luglio 2009 ore 18:00
    .
    Cappella Maggiore
    dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
    .Largo P. Agostino Gemelli 1, Milano
    .
    SANTA MESSA SOLENNE
    .
    celebra il Molto Rev. Don John Berg, FSSP
    superiore generale della Fraternità Sacerdotale San Pietro,
    .
    predica il Molto Rev. Don Konrad zu Löwenstein, FSSP, diacono
    .
    molto Rev. Don Cristian Pina, suddiacono
    .
    Canta il Coro Universitario di Comunione e Liberazione - direttore Giovanni Figini
    .
    Brevi cenni.
    La festa del Preziosissimo Sangue di N. S. G. C. fu istituita dal Beato Pio IX e fu elevata al rito attuale da Pio XI, a ricordo dell'anno santo della Redenzione (1933-1934).
    La liturgia della festa e il proprio della S. Messa ripercorre il significato del Sacrificio di Gesù Cristo e del suo effetto salvifico per gli uomini.

    Il Sangue versato da Gesù Cristo fino all'ultima goccia nella sua Passione e Morte sul Calvario (Evangelo) è il prezzo della redenzione dell'umanità (Introitus). Dio ha voluto "essere placato dal Sangue" del suo "Figlio unigenito" (Oratio), e Gesù, amando gli uomini, accettò la volontà del Padre suo, costituendosi "mediatore del nuovo testamento" (Secreta). Col Sacrificio della sua vita Egli purificò l'uomo dal peccato e lo rese di nuovo degno del Paradiso (Oratio, Epistola, Communio).

    L'effusione mistica e incruenta del Sangue versato dal Redentore come Dio e come uomo (Graduale) , come provato dalla testimonianza divina (Alleluia), si rinnova perennemente sugli altari con la celebrazione della Santa Messa che sono strumento di salvezza per molte anime (Offertorium, Secreta).



    Fraternamente CaterinaLD

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    Culto al Cuore di Gesù
    ACTE DE REPARATION AU SACRE-COEUR DE JESUS


    LATINUS


    REPARATIONIS ACTUS SACRO CUORE

    dall'Enciclica Miserentissimus Redemptor
    da farsi nella festa del S. Cuore

    IESU dulcissime, cuius effusa in homines caritas, tanta oblivione, negligentia, contemptione, ingratissime rependitur, en nos, ante altaria tua provoluti, tam nefariam hominum socordiam iniuriasque, quibus undique amantissimum Cor tuum afficitur, peculiari honore resarcire contendimus.

    Attamen, memores tantae nos quoque indignitatis non expertes aliquando fuisse, indeque vehementissimo dolore commoti, tuam in primis misericordiam nobis imploramus, paratis, voluntaria expiatione compensare flagitia non modo quae ipsi patravimus, sed etiam illorum, qui, longe a salutis via aberrantes, vel te pastorem ducemque sectari detrectant, in sua infidelitate obstinati, vel baptismatis promissa conculcantes, suavissimum tuae legis iugum excusserunt.

    Quae deploranda crimina, cum universa expiare contendimus, tum nobis singula resarcienda proponimus: vitae cultusque immodestiam atque turpitudines, tot corruptelae pedicas innocentium animis instructas, dies festos violatos, exsecranda in te tuosque Sanctos iactata maledicta atque in tuum Vicarium ordinemque sacerdotalem convicia irrogata, ipsum denique amoris divini Sacramentum, vel neglectum vel horrendis sacrilegiis profanatum, publica postremo nationum delicta, quae Ecclesiae a te institutae iuribus magisterioque reluctantur.

    Quae utinam crimina sanguine ipsi nostro eluere possemus! Interea ad violatum divinum honorem resarciendum, quam Tu olim Patri in Cruce satisfactionem obtulisti quamque quotidie in altaribus renovare pergis, hanc eandem nos tibi praestamus, cum Virginis Matris, omnium Sanctorum, piorum quoque fidelium expiationibus coniunctam, ex animo spondentes, cum praeterita nostra aliorumque peccata ac tanti amoris incuriam firma fide, candidis vitae moribus, perfecta legis evangelicae, caritatis potissimum, observantia, quantum in nobis erit, gratia tua favente, nos esse compensaturos, tum iniurias tibi inferendas pro viribus prohibituros, et quam plurimos potuerimus ad tui sequelam convocaturos.

    Excipias, quaesumus, benignissime Iesu, beata Virgine Maria Reparatrice intercedente, voluntarium huius expiationis obsequium nosque in officio tuique servito fidissimos ad mortem usque velis, magno illo perseverantiae munere, continere, ut ad illam tandem patriam perveniamus omnes, ubi Tu cum Patre et Spiritu Sancto vivis et regnas in saecula saeculorum.

    Amen.


    ATTO DI RIPARAZIONE AL CUORE SACRATISSIMO Dl GESÙ

    dall'Enciclica Miserentissimus Redemptor
    da farsi nella festa del S. Cuore
    Prostrati dinanzi al tuo altare, noi intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini il tuo amatissimo Cuore.

    Gesù dolcissimo: il tuo amore immenso per gli uomini viene purtroppo, con tanta ingratitudine, ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo.
    Memori però che pure noi altre volte ci macchiammo di tanta ingratitudine, ne sentiamo vivissimo dolore e imploriamo la tua misericordia.
    Desideriamo riparare con volontaria espiazione non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che, errando lontano dalla via della salvezza, ricusano di seguire Te come pastore e guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o, calpestando le promesse del Battesimo, hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.
    E mentre intendiamo espiare il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare:
    l'immodestia e le brutture della vita e dell'abbigliamento;
    le insidie tese alle anime innocenti dalla corruzione dei costumi; la profanazione dei giorni festivi; le ingiurie scagliate contro di Te e i tuoi Santi;
    gli insulti rivolti al tuo Vicario e l'ordine sacerdotale; le negligenze e gli orribili sacrilegi con i quali è profanato lo stesso Sacramento dell'amore divino
    e in fine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da Te fondata.
    Intanto come riparazione dell'onore divino conculcato, Ti presentiamo quella soddisfazione che Tu stesso offristi un giorno sulla croce al Padre e che ogni giorno si rinnova sugli altari: Te l'offriamo accompagnata con le espiazioni della Vergine Madre, di tutti i Santi e delle anime pie.
    Promettiamo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto potremo, con l'aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l'indifferenza verso sì grande amore, con la fermezza della fede, la santità della vita, l'osservanza perfetta della legge evangelica e specialmente della carità.
    Inoltre d'impedire, con tutte le forze, le ingiurie contro di Te e attrarre quanti più potremo, a seguire e imitare Te.
    Accogli, te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per intercessione della B.V. Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci nella fedele obbedienza a Te e nel tuo servizio fino alla morte, col dono della perseveranza, così che possiamo un giorno pervenire a quella patria, dove Tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli.

    Amen.

    [SM=g1740717] [SM=g1740720]


    LA CONSACRAZIONE DELL’UMANITÀ AL SACRO CUORE DI GESÙ 25 MAGGIO 1899, (Formula di consacrazione da recitarsi al Sacratissimo Cuore di Gesù)

    LATINUS

    ACTUS DEDICATIONIS HUMANI GENERIS (LEO XIII, PIUS IX)

    Iesu dulcissime, Redemptor humani generis, respice nos ad altare tuum
    humillime provolutos.
    Tui sumus, tui esse volumus; quo autem tibi coniuncti
    firmius esse possimus, en hodie sacratissimo Cordi tuo se quisque nostrum
    sponte dedicat.
    Te quidem multi novere nunquam; te, spretis mandatis tuis,
    multi repudiarunt. Miserere utrorumque, benignissime Iesu, atque ad sanctum
    Cor tuum rape universos.
    Rex esto, Domine, nec fidelium tantum qui nullo
    tempore discessere a te, sed etiam prodignorum filiorum qui te reliquerunt:
    fac hos, ut domum paternam cito repetant, ne miseria et fame pereant.
    Rex esto eorum, quos aut opinionum error deceptos habet, aut discordia separatos,
    eosque ad portum veritatis atque ad unitatem fidei revoca, ut brevi fiat unum
    ovile et unus pastor.
    Rex esto eorum omnium, qui in tenebris idolatriae aut
    islamismi adhuc versantur, eosque in lumen regnumque tuum vindicare ne
    renuas.
    Respice denique misericordiae oculis illius gentis filios, quae
    tamdiu populus electus fuit:
    et Sanguis, qui olim super eos invocatus est,
    nunc in illos quoque redemptionis vitaeque lavacrum descendat.
    Largire, Domine, Ecclesiae tuae securam cum incolumitate libertatem;
    largire cunctis gentibus tranquillitatem ordinis; perfice, ut ab utroque terrae vertice una
    resonet vox:
    Sit laus divino Cordi, per quod nobis parta salus:
    ipsi gloria et honor in saecula.

    Amen.


    LA CONSACRAZIONE DELL’UMANITÀ AL SACRO CUORE DI GESÙ 25 MAGGIO 1899

    (Formula di consacrazione da recitarsi al Sacratissimo Cuore di Gesù)
    O Gesù dolcissimo, o redentore del genere umano, riguardate a noi umilmente prostesi dinanzi al vostro altare
    Noi siamo vostri, e vostri vogliamo essere; e per poter vivere a voi più strettamente congiunti, ecco che ognuno di noi oggi si consacra al vostro sacratissimo Cuore.Molti purtroppo non vi conobbero mai; molti, disprezzando i vostri comandamenti, vi ripudiarono
    O benignissimo Gesù, abbiate misericordia e degli uni e degli altri; e tutti quanti attirate al vostro Cuore santissimo.
    O Signore, siate il re non solo dei fedeli che non si allontanarono mai da voi, ma anche di quei figli prodighi che vi abbandonarono; fate che questi quanto prima ritornino alla casa paterna, per non morire di miseria e di fame
    Siate il re di coloro che vivono nell’inganno dell’errore o per discordia da voi separati: richiamateli al porto della verità e all’unità della fede, affinchè in breve si faccia un solo ovile sotto un solo pastore
    Siate il re finalmente di tutti quelli che sono avvolti nelle superstizioni del gentilesimo, e non ricusate di trarli dalle tenebre al lume e al regno di Dio
    Largite, o Signore, incolumità e libertà sicura alla vostra chiesa, largite a tutti i popoli la tranquillità dell’ordine: fate che da un capo all’altro della terra risuoni quest’unica voce: sia lode a quel Cuore divino da cui venne la nostra salute; a lui si canti gloria e onore nei secoli

    Così sia.







    [SM=g1740738] [SM=g1740720]
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    [SM=g1740717] Santa Teresa D'Avila (Come pregare - l'orazione mentale)

    L'ORAZIONE TERESIANA: METODO, CAMMINO E CONTENUTI


    «Appena vi comunicate chiudete gli occhi del corpo e aprite quelli dell'anima per fissarli in fondo al vostro cuore, dove il Signore è disceso»

    Ritorno al cuore tramite l'orazione

    «Non spaventatevi, figliole mie, se molte sono le cose a cui bisogna attendere per cominciare questo viaggio divino. E' la strada reale che conduce al cielo, sulla quale si guadagna un'infinità di beni, e non è certo strano che ci debba parere gravosa. Ma verrà giorno che innanzi ad un bene così prezioso ci parrà tutto da nulla quanto si sarà fatto».

    «Volere o non volere figliole, tutte, benché in diversa maniera, camminiamo alla volta di questa fonte. Ma credetemi e non lasciatevi ingannare da nessuno: la strada che vi conduce è una sola, ed è l'orazione » (Cam. 21, i e 6).

    « La porta del castello è l'orazione . Pretendere di entrare in cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscersi e considerare la nostra miseria, per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua misericordia, è una vera follia» (Mans. Il, 11).

    Risoluta determinazione

    «Importando molto conoscere come incominciare, dico che si deve prendere una risoluzione ferma e decisa di non mai fermarsi fino a che non si sia raggiunta quella fonte. Avvenga quel che vuole avvenire, succeda quel che vuole succedere, mormori chi vuol mormorare, si fatichi quanto bisogna faticare: ma a costo di morire a mezza strada, scoraggiati per i molti ostacoli che si presentano, si tenda sempre alla meta, ne vada il mondo intero! » (Cam. 21, 2; cfr. ivi 21,7-8).

    «(L'anima) stia bene in guardia per non lasciarsi vincere dal demonio. Se il maligno la vede fermamente risoluta a perdere la vita, il riposo e tutto ciò che le presenta piuttosto di ritornare alla prima stanza (cioè indietro), lascerà presto di combatterla. Ma occorre che sia di animo virile (...). Si risolva coraggiosamente, immaginandosi di andare a combattere contro tutti i demoni, per vincere i quali non vi sono armi migliori della croce» (Mans. 11, 6).

    Il castello interiore

    «Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo , nel quale vi siano molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo. (...) al centro, in mezzo a tutte, vi è la stanza principale, quella dove si svolgono le cose di grande segretezza tra Dio e l'anima ».

    «Dobbiamo ora vedere il modo di poter entrare. Sembra che dica uno sproposito, perché se il castello è la stessa anima, non si ha certo bisogno di entrare, perché si è già dentro. (...) Però dovete sapere che vi è grande differenza tra un modo di esservi e un altro, perché molte anime stanno soltanto nei dintorni, (...) senza curarsi di andare innanzi, né sapere cosa si racchiuda in quella splendida dimora, né chi l'abiti, né quali appartamenti contenga. Se avete letto in qualche libro di orazione consigliare l'anima ad entrare in se stessa, è proprio quello che intendo io».

    «Per quanto io ne capisca, la porta per entrare in questo castello è l'orazione e la meditazione ».

    «Le anime senza l'orazione sono come un corpo storpiato e paralitico che ha mani e piedi, ma non li può muovere. Ve ne sono di così ammalate e talmente avvezze a vivere fra le cose esteriori, da esser refrattarie a qualsiasi cura, quasi impotenti a rientrare in se stesse. Abituate a un continuo contatto con i rettili e gli animali che stanno intorno al castello, si son fatte quasi come essi e non sanno più vincersi, nonostante la nobiltà della loro natura e la possibilità che hanno di trattare nientemeno che con Dio» (Mans. I, 1,3,5, 6,7).

    L'orazione: incontro di amicizia e mezzo per raggiungerla

    «Dico soltanto quello che so per esperienza: cioè che chi ha cominciato a fare orazione non pensi più di tralasciarla , malgrado i peccati in cui gli avvenga di cadere. Con l'orazione potrà presto rialzarsi, ma senza di essa sarà molto difficile.

    (...)Quanto a coloro che non hanno ancora incominciato, io li scongiuro per amore di Dio a non privarsi di un tanto bene.(...) Anche se non facessero progressi, né si sforzassero di essere così perfetti da meritare i favori e le delizie che Dio riserva agli altri, guadagnerebbero sempre con l'imparare il cammino del cielo; e perseverando essi in questo santo esercizio, ho molta fiducia nella misericordia di quel Dio che nessuno ha mai preso invano per amico; giacché l'orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui dal quale sappiamo di essere amati. Ma voi direte che ancora non lo amate.

    Sì, perché l'amore sia vero e l'amicizia durevole, occorrono parità di condizioni, e invece sappiamo che mentre nostro Signore non può avere alcun difetto, noi siamo viziosi, sensuali ed ingrati, per cui non lo possiamo amare quanto Egli merita. Tuttavia, considerando quanto vi sia vantaggioso averlo per amico e quanto Egli vi ami, sopportate pure la pena di stare a lungo con uno che sentite così diverso da voi» (Vit. 8, 5).

    Non molto pensare, ma molto amare

    «Quelli che sanno discorrere con l'intelletto non devono impiegare in questo tutto il tempo dell'orazione, benché, trattandosi di un lavoro molto meritorio e delizioso, sembri loro di non dover avere alcun (...) istante di riposo. Quando non discorrono credono di perder tempo, mentre io considero questa perdita come un guadagno assai grande».

    «Come ho detto, invece, s'immaginino di essere alla presenza di Gesù Cristo, gli parlino e godano di star con Lui senza affaticare l'intelletto. Non si preoccupino di far ragionamenti, ma gli espongano semplicemente i loro bisogni, umiliandosi nella considerazione di quanto siano indegni di stare alla sua presenza ».

    «Tornando alla meditazione su nostro Signore alla colonna (...) è bene fermarsi alquanto a lavorare d'intelletto, pensando chi è che soffre, come soffre, perché soffre e l'amore con cui soffre».

    «Tuttavia non bisogna affaticarci troppo. Essendo così vicini al Signore, occorre che l'intelletto sappia anche tacere , immaginandoci, per quanto ci sarà possibile, che il Signore ci stia guardando. Allora facciamogli compagnia, parliamo con Lui, supplichiamolo, umiliamo ci, deliziamoci della sua presenza, ricordandoci sempre che siamo indegni di stargli innanzi. Quando un'anima può fare questi atti, ne avrà vantaggio anche se è al principio dell'orazione perché, come almeno io ho costatato, questo modo di pregare è assai utile» (Vit. 13,11.22; cfr. Vit. 15, 7).

    «Vorrei far comprendere che l'anima non è il pensiero e che la volontà non è governata dall'immaginazione. Sarebbe una grave sventura se lo fosse. Ne viene, quindi, che il profitto dell'anima non consiste nel molto pensare, ma nel molto amare » (Fond. 5, 2).

    «Desidero avvertirvi che per inoltrarsi in questo cammino e salire alle mansioni a cui tendiamo, l'essenziale non è già nel molto pensare, ma nel molto amare, per cui le vostre preferenze devono essere soltanto in quelle cose che più eccitano all'amore» (Mans. IY 1,7).

    Gesù: maestro, compagno, amico

    «Anzitutto si fa il segno della croce, poi l'esame di coscienza, indi si recita il Confiteor. Poi, siccome siete sole, dovete cercarvi una compagnia. E ve n'è forse una migliore di quella del Maestro che vi ha insegnato la preghiera che state per recitare? Immaginate, quindi, che vi stia vicino, e considerate l'amore e l'umiltà con cui vi istruisce».

    «Ascoltatemi, figliole; fate sempre il possibile per stargli sempre dappresso. Se vi abituerete a tenervelo vicino, ed Egli vedrà che lo fate con amore e che cercate ogni mezzo per contentarlo, non solo non vi mancherà mai, ma, come suol dirsi, non potrete più togliervelo d'attorno. L'avrete con voi dappertutto, e vi aiuterà in ogni vostro travaglio. Credete sempre che sia poca cosa aver sempre vicino un così buon amico?».

    «Sorelle mie, voi che non potete discorrer molto con l'intelletto, né arrestare il pensiero sopra un punto determinato senza cadere nelle distrazioni, abituatevi, vi prego, abituatevi alla pratica che vi suggerisco! So che lo potete».

    «Non chiedo già di concentrarvi tutte su di Lui, formare alti e magnifici concetti ed applicare la mente a profonde e sublimi considerazioni. Vi chiedo solo che lo guardiate. E chi vi può impedire di volgere su di Lui gli occhi della vostra anima, sia pure per un istante se non potete di più?».

    «Non è forse così che deve fare una buona sposa con il suo sposo: mostrarsi triste se egli è triste, allegra se egli è allegro, anche se non ha voglia? (...) Così fa il Signore con voi, senz'alcun'ombra di finzione. Si fa vostro servo, vuole che voi siate le padrone e si accomoda in tutto alla vostra volontà. Se siete nella gioia potete contemplarlo risorto, e nel vederlo uscire dal sepolcro, la vostra allegrezza abbonderà. (...) Se invece siete afflitte o fra i travagli, potete considerarlo mentre si reca al giardino degli ulivi (...), legato alla colonna (...), perseguitato dagli uni e sputacchiato dagli altri, rinnegato, abbandonato dagli amici (...) ridotto a tanta solitudine che ben potete avvicinarlo e consolarvi a vicenda. Oppure consideratelo con la croce sulle spalle, quando i carnefici non gli permettono nemmeno di respirare. Egli allora vi guarderà con quei suoi occhi tanto belli, compassionevoli e ripieni di lacrime; dimenticherà i suoi dolori per consolare i vostri, purché voi Lo guardiate e Lo preghiate di consolarvi».

    «Vedendolo in quello stato il vostro cuore si sentirà intenerire, e allora non solo lo guarderete ma vi verrà pure di parlargli (...), non con preghiere studiate, ma con parole sgorganti dal cuore , che sono sempre quelle che Egli stima di più (...)».

    «Mi domanderete, sorelle, come ciò possa essere, e mi direte che abbraccereste volentieri il mio consiglio se vedeste il Signore come quando era sulla terra, nel qual caso non cessereste mai di guardarlo. Ma non credetelo. Chi rifiuta oggi di farsi un po' di violenza per raccogliersi e contemplare il Signore nel proprio interno, quando lo può fare senza alcun pericolo ma soltanto con un po' di diligenza, pensate se poteva durarla ai piedi della croce con la Maddalena, minacciata di morte da ogni parte» (Cam. 26, 1,2,3, 4, 5, 6, 8, 10; Vit., 12, 2).

    Presenza di Dio

    «Dobbiamo ritrovarci in noi stesse anche in mezzo alle occupazioni, essendoci sempre di gran vantaggio ricordarci di tanto in tanto, sia pure di sfuggita, dell'Ospite che abbiamo in noi, persuadendoci insieme che per parlare con Lui non occorre alzare la voce. Se ne prenderemo l'abitudine Egli si farà sentire presente».

    «Così le nostre preghiere vocali le reciteremo con maggior quiete ed eviteremo molta noia. Dopo esserci sforzate per alcun tempo di tener compagnia al Signore, Egli ci capirà anche per via di segni».

    «Il Signore si degni di insegnare questa specie di orazione a quelle tra voi che ancora non la conoscono. Io per me vi confesso che mai seppi cosa volesse dire pregare con soddisfazione fino a quando il Signore non mi pose su questa via» (Cam. 29, 5, 6, 7).

    Gesù presente nella fede

    «Il mio metodo di orazione era nel far di tutto per tener presente dentro di me Gesù Cristo, nostro Bene e Signore. Se meditavo una scena della sua vita, cercavo di rappresentarmela nell'anima. Però mi piaceva di più leggere buoni libri, nei quali era tutto il mio sollievo.

    Il Signore non mi ha dato di poter discorrere con l'intelletto e neppure di valermi dell'immaginazione, la quale è in me così debole, che per quanto facessi per rappresentarmi l'Umanità di nostro Signore, non vi riuscivo per nulla» (Vit. 4, 7).

    «Ero così poco abile a raffigurarmi gli oggetti con l'intelletto che se non li avevo visti con i miei occhi, ne ero affatto incapace, mentre altre persone, potendosi aiutare nell'immaginazione, si formano immagini su cui raccogliersi. Io non potevo pensare che a Gesù Cristo come uomo, ma anche qui, per quanto leggessi della sua bellezza e contemplassi le sue immagini, non mi riusciva di rappresentarmelo se non come un cieco o come uno che stia al buio il quale, parlando con una persona, sente di essere alla sua presenza in quanto sa, capisce ed è sicuro che gli sta dinanzi, ma non la vede. Così appunto mi avveniva quando pensavo a nostro Signore. Ed è per questo che io amo molto le immagini» (Vit. 9, 6).

    Portatori di Dio

    «Dovete convincervi che nel nostro interno abbiamo veramente qualche cosa. E piaccia Dio che sian soltanto le donne ad ignorarlo! Se procurassimo di ricordarci spesso dell'Ospite che abbiamo in noi, sarebbe impossibile, secondo me, abbandonarci con tanta passione alle cose del mondo, perché, paragonate a quelle che portiamo in noi, apparirebbero in tutta la loro spregevolezza. Ma noi imitiamo il bruto animale che appena vede un'esca di suo gusto, si precipita su di essa a saziare la sua fame. Eppure, quanto diversi dovremmo essere dai bruti!

    «Alcune forse si rideranno di me, diranno che la cosa è assai chiara e ne avranno ragione. Eppure per me non è sempre stata così. Sapevo benissimo di avere un'anima, ma non ne capivo il valore, né chi l'abitava, perché le vanità della vita mi avevano bendati gli occhi per non lasciarmi vedere. Se avessi inteso, come ora, che nel piccolo albergo dell'anima mia abitava un Re così grande, mi sembra che non lo avrei lasciato tanto solo, ma che di quando in quando gli avrei tenuto compagnia, e sarei stata più diligente per conservarmi senza macchia» (Cam. 28, 10-11; cfr. Esclam. 7,1).

    Lo Sposo dell'anima

    «Si, o bontà infinita del mio Dio, (...) come sopportate chi vi permette di stargli vicino! Che buon amico dimostrate di essergli, Signore! Come lo favorite, e con quanta pazienza sopportate la sua condizione aspettando che si conformi alla vostra! Tenete in conto ogni istante che egli trascorre in amarvi e per un attimo di pentimento dimenticate le offese che vi ha fatte. Questo io so per esperienza, e non capisco, o mio Creatore, perché il mondo non corra tutto ai vostri piedi per intrecciare con Voi questa particolare amicizia. Se vi avvicinassero, diverrebbero buoni anche i cattivi, quelli cioè che non sono della vostra condizione, purché vi permettessero di star con loro un due ore al giorno, nonostante che il loro spirito andasse agitato da mille sollecitudini e pensieri di mondo come il mio» (Vit. 8,6; cfr. 22,14).

    «Sappiate, figliole mie, che questo vostro Sposo non vi perde mai di vista, né sono bastate, perché lasciasse di guardarvi, le mille brutture e abominazioni che gli avete fatto soffrire. Ora, è forse gran cosa che togliendo gli occhi dagli oggetti esteriori, li fissiate alquanto su di Lui? Ricordate ciò che dice alla Sposa: non aspetta che un vostro sguardo per subito mostrarvisi quale voi la bramate. Stima tanto questo sguardo, che per averlo non lascia nulla di intentato» (Cam. 26, 3; cfr. Rel. 33, 3).

    «Considero spesso, o mio Cristo, come siano dolci e pieni di incanto gli occhi che mostrate all'anima che vi ama e che Voi, o mio Bene, volete guardare con amore. Uno solo di quei dolcissimi sguardi, posato all'anima che già tenete per vostra, basta, mi pare, per ripagarla di molti anni di servizio» (Esclam. 14, 1).

    L'orazione insegnata da Gesù: il Pater

    «Non voglio parlarvi di certe preghiere assai lunghe, perché le anime incapaci di fissarsi in Dio può darsi che si stanchino anche di quelle; ma soltanto delle preghiere che come cristiani dobbiamo necessariamente recitare: il Pater Noster e l'Ave Maria».

    «Non bisogna che si dica di noi che parliamo senza sapere quello che diciamo (...). Quando dico il Pater Noster, mi sembra che l'amore debba esigere che io intenda chi sia questo Padre e chi il Maestro che ci ha insegnata tal preghiera. (...) Come dimenticarci del Maestro che ci ha insegnata questa preghiera, e ce l'ha insegnata con tanto amore e con un così vivo desiderio che ci sia utile?».

    «In primo luogo - come sapete bene anche voi Sua Maestà ci insegna a pregare in solitudine. Così anch'Egli faceva, benché non ne avesse bisogno, ma solo a nostro insegnamento».

    «È chiaro, del resto, che non si può parlare con Dio nel medesimo tempo che con il mondo, come fanno coloro che mentre recitano preghiere, ascoltano ciò che si dice d'intorno, o si fermano a quanto viene loro nella mente, senza cura di raccogliersi».

    «E' bene inoltre considerare che il Signore ha insegnato e continua ad insegnare questa sua preghiera a ciascuno in particolare. Il Maestro non è così lontano dal discepolo d'aver bisogno di alzare la voce... Anzi, gli è molto vicino, ed io vorrei che per bene recitare il Pater Noster, foste intimamente persuase di non dovervi mai allontanare da Chi ve lo ha insegnato».

    «Direte che questo è meditare, mentre voi non potete né volete fare altro che pregare vocalmente.

    «Vi sono infatti persone così amanti del proprio comodo da non volersi dare alcuna pena. Non essendo abituate a meditare e trovando in principio qualche difficoltà a raccogliersi, preferiscono sostenere, per evitarne la molestia, che esse ne sono incapaci e che sanno pregare solo vocalmente».

    «Dite bene quando affermate che il metodo anzidetto è già meditazione; ma io vi dichiaro che non so comprendere come l'orazione vocale possa essere ben fatta, quando sia separata dal pensiero di Colui al quale ci rivolgiamo. O che forse non è doveroso, quando si prega, pregare con attenzione? Piaccia a Dio che riusciamo a dire bene il Pater Noster anche con questi mezzi, senza cadere in mille pensieri stravaganti! Io ne ho fatto spesso l'esperienza, e so che il miglior rimedio alle distrazioni è di applicarmi a tenermi fissa in Colui a cui mi rivolgo . Abbiate dunque pazienza, e procurate di abituarvi a questa pratica che è tanto necessaria» (Cam. 24, 2, 3, 4, 5, 6).

    Immagini devote e libri di meditazione

    «Buon mezzo per mantenervi alla presenza di Dio è di procurarvi una sua immagine o pittura che vi faccia devozione, non già per portarla sul petto senza mai guardarla, ma per servirvene e intrattenervi spesso con Lui; ed Egli vi suggerirà quello che gli dovete dire» (Cam. 26, 9).

    «Quando il Signore è assente ce lo dà a vedere con le aridità. Allora sì che ci è utile di contemplare le immagini di colui che amiamo. Per conto mio vorrei incontrarmi con il suo sembiante in qualunque parte mi rivolgessi, non essendovi nulla di più bello e di più giocondo che impiegare i nostri sguardi nell'affissarsi in Colui che tanto ci ama e che in sé racchiude ogni bene » (Cam. 34, 11).

    «Altro ottimo mezzo per raccogliervi e pregar bene vocalmente è di aiutarvi con un buon libro in volgare. Così con questi mezzi e attrattive vi abituerete gradualmente alla meditazione, senza troppo preoccuparvi» (Cam. 26, 10; cfr. Vit. 4, 8-9).

    Miseria umana e misericordia divina

    «Che spettacolo, Gesù mio, vedere un'anima che, caduta in peccato da tanta altezza, viene di nuovo sollevata dalla vostra grande misericordia! Come conosce bene allora la moltitudine delle vostre grandezze e misericordie e la profondità della sua miseria (...). Tutto ciò la rapisce. Del resto chi non andrebbe rapito, o Signore dell'anima mia, nel vedervi ripagare un così nero e abominevole tradimento con tanta abbondanza di misericordia e di favori?» (Vit. 9, 5).

    «E in chi, o Signore, può meglio risplendere la vostra misericordia se non in me che con le mie opere cattive ho profanato tante volte le grandi grazie che avete cominciato a farmi? Guai a me, Creator mio! Se cerco scuse, non ne trovo. La colpa è di nessuno, ma tutta mia, perché se avessi corrisposto, anche in parte, all'amore che mi dimostravate, non avrei amato altri che Voi, e tutto sarebbe andato per il meglio. Ma se di tanta sventura non mi sono mostrata meritevole, mi valga almeno, o Signore, la vostra misericordia!...» (Vit. 4,4).

    «Da ciò la vostra infinita clemenza ha già ricavato del bene, perché dove più grande è la miseria, più risplendono i benefici delle vostre misericordie. Oh, le vostre misericordie, con quanta ragione dovrei io sempre cantarle! Signore, datemi di poterle cantare in eterno, giacché vi siete compiaciuto di prodigarmele con tanta munificenza da meravigliare tutti coloro che le vedono. Io poi ne rimango trasecolata, tanto che le lodi mi sgorgano effusamente. Senza di Voi, o mio Bene, io non posso far altro che sradicare di nuovo i fiori del mio giardino, e ricondurre questa mia terra miserabile allo stato di un letamaio come prima. Ma non permettetelo, o Signore. Non permettete che vada perduta quest'anima che, redenta un giorno con tanti vostri dolori, avete poi riscattata tante altre volte e strappata di bocca al dragone infernale» (Vit. 14,10).

    Il libro della natura

    «Alle anime che battono questa strada giova molto un buon libro per raccogliersi presto. Per me bastava anche la vista dei campi, dell'acqua e dei fiori: cose che mi ricordavano il Creatore, mi scuotevano, mi raccoglievano, mi servivano da libro. Oltre a ciò mi giovava pure pensare alla mia ingratitudine e ai miei peccati» (Vit. 9, 5).

    «Godevo spesso di considerare la mia anima sotto la figura di un giardino e immaginarmi il Signore che vi prendesse i suoi passeggi. Allora lo pregavo di voler aumentare il profumo dei piccoli fiori di virtù che sembravano li per sbocciare e rinforzarli per amore della sua gloria, giacché nulla io volevo per me. Lo pregavo pure di tagliare quelli che voleva, sicura che sarebbero ricresciuti più belli (...). Bisogna far poco conto della nostra miseria, che è meno di nulla: allora l'anima progredirà in umiltà, e i fiori torneranno a sbocciare» (Vit. 14, 9).

    Il libro vivente: Dio

    «Quando fu proibita la lettura di molti libri in volgare, mi dispiacque assai perché alcuni mi ricreavano molto e non avrei potuto più leggere, perché quelli permessi erano in latino. Ma il Signore mi disse: Non affliggerti perché io ti darò un libro vivente.

    Non avendo ancora avuto alcuna visione non capivo che cosa quelle parole potessero significare. Ma lo compresi chiaramente dopo pochi giorni, perché ebbi tanto da pensare e da raccogliermi per quello che vedevo, e il Signore mi istruiva con tanta tenerezza e in così varie maniere, che quasi non ebbi più bisogno di libri o almeno di poco.

    Per apprendere la verità non ebbi allora altro libro che Dio . E benedetto quel libro che lascia così bene impresso quello che si deve leggere e praticare da non dimenticarsene più» (Vit. 26, 5).

    Bellezza di Gesù

    «La visione di Gesù Cristo mi impresse nell'anima la sua incomparabile bellezza che ho ancora presente. (...). E ne trassi il profitto che dirò.

    Avevo un difetto gravissimo, da cui mi erano venuti molti mali. Quando mi accorgevo che una persona mi voleva bene e mi era simpatica, mi affezionavo ad essa fino ad averla sempre nella mente. Non già che volessi offendere Dio, ma mi compiacevo nel vederla, nel pensare a lei e alle buone qualità che possedeva. E questo bastava perché l'anima mia ne andasse perduta, tanto quell'affezione mi era dannosa. Ma dopo aver visto la grande bellezza del Signore, non vi fu più una persona che al suo confronto mi apparisse così piacevole da occupare ancora il mio spirito. Per esserne del tutto libera, mi basta gettare uno sguardo sull'immagine che porto in me, e innanzi alla bellezza e alla perfezione del mio Signore, le cose di quaggiù non fanno che disgustarmi» (Vit. 37, 4).

    La Samaritana e l'acqua divina

    «Ero molto devota di S. Maria Maddalena e pensavo spesso alla sua conversione, specie quando mi comunicavo. Sapendo che il Signore stava allora con me, mi gettavo ai suoi piedi immaginandomi che le mie lacrime non meritassero di essere del tutto di-sprezzate. Non sapevo quello che dicevo, facendo Egli già molto con acconsentire che io le spargessi per Lui, giacché i miei sentimenti si dileguavano quasi subito. Intanto mi raccomandavo a questa Santa gloriosa affinché mi ottenesse perdono» (Vit. 9, 2; cfr. Cam. 34, 7).

    «Quante volte mi sono ricordata dell'acqua viva di cui parlò il Signore alla Samaritana! Sono molto devota di quel fatto evangelico, e lo ero fin da bambina, tanto che senza neppur comprendere quello che dicevo, supplicavo spesso il Signore a darmi di quell'acqua: in camera mia tenevo un quadro che rappresentava Gesù vicino al pozzo con sotto le parole: « Domine, da mihi aquam!» (Vit. 30, 19).

    Accogliere il Signore

    «La Domenica delle Palme, appena fatta la comunione (...), mentre ne assaporavo la dolcezza straordinaria, il Signore mi disse: Figliola, voglio che il mio sangue ti giovi. Non temere che la mia misericordia ti manchi. Io l'ho versato fra acerbissimi dolori, mentre tu lo godi fra inenarrabili delizie. Vedi dunque che ti pago bene il banchetto che oggi mi prepari.

    Disse così perché da più di trent'anni, il giorno delle Palme, quando potevo, mi accostavo alla comunione cercando di prepararmi l'anima in modo da poter ospitare il Signore, parendomi che gli Ebrei fossero stati troppo crudeli quando, dopo averlo accolto con tanto trionfo, lasciarono che andasse a mangiare lontano, e facevo conto di trattenerlo con me, benché non gli apprestassi che un soggiorno assai misero, come ora mi accorgo. E così mi abbandonavo ad alcune ingenue considerazioni che il Signore doveva gradire» (Rel. 26).

    L'Orazione dell'orto"

    «Non potendo discorrere con l'intelletto, procuravo di rappresentarmi Gesù Cristo nel mio interno, specialmente secondo quei tratti della sua vita in cui lo vedevo più solo, e mi pareva di trovarmi meglio. Mi sembrava che essendo solo ed afflitto mi avrebbe accolta più facilmente, come persona bisognosa di aiuto. Di simili ingenuità ne avevo parecchie.

    Mi trovavo molto bene con 1' " Orazione dell'orto " dove gli tenevo compagnia. Pensavo al sudore e all'afflizione che vi aveva sofferto, e desideravo di potergli asciugare quel sudore così penoso. Ma ripensando ai miei gravi peccati, ricordo bene che non ne avevo il coraggio. Me ne stavo con Lui fino a quando i miei pensieri lo permettevano, perché mi disturbavano assai» (Vit. 9, 3; cfr. Cam. 27, 4).

    Eucaristia

    «Il Signore le aveva dato una fede così viva che quando sentiva dagli altri che avrebbero desiderato di vivere al tempo in cui nostro Signore era sulla terra, rideva tra se stessa, sembrandole che possedendo nel SS. Sacramento lo stesso Cristo che allora si vedeva, non vi fosse altro da bramare».

    «So inoltre di questa persona che per parecchi anni, benché non ancora molto perfetta, le sembrava di vedere con gli stessi occhi del corpo, al momento della Comunione, nostro Signore che le entrava nell'anima. Allora ella procurava di ravvivare la fede, faceva il possibile per distaccarsi dalle cose esteriori e si ritirava col Signore nella sua anima, dove sapeva di averlo visto discendere. Cercava di raccogliere i suoi sensi per far loro comprendere il gran bene che avevano: dico che cercava di raccoglierli per evitare che impedissero all'anima di comprenderlo. Si considerava ai piedi del Signore e, quasi lo vedesse con gli occhi del corpo, piangeva con la Maddalena in casa del Fariseo. Anche allora che non aveva devozione sensibile, la fede non mancava di assicurarla che il Signore era veramente nella sua anima».

    « Appena vi comunicate chiudete gli occhi del corpo e aprite quelli dell'anima per fissarli in fondo al vostro cuore, dove il Signore è disceso . Vi dico, vi torno a dire e ve lo vorrei ripetere all'infinito, che se vi abituerete a questa pratica ogni qualvolta vi accosterete alla Comunione, il Signore non si nasconderà mai così in pieno da non manifestarsi con qualcuno dei molti espedienti che ho detto. Ciò sarà sempre in proporzione al vostro desiderio, potendolo voi desiderare con tanto ardore da indurlo talvolta a manifestarsi del tutto» (Cam. 34, 6, 7, 12).

    L'amicizia di Dio

    «La visione di nostro Signore e la continua conversazione che avevo con Lui aumentarono di molto il mio amore e la mia fiducia: comprendevo che se è Dio, è anche Uomo, e che come tale non solo non si meraviglia della debolezza umana, ma sa pure che questa nostra misera natura va soggetta a molte cadute, causa il primo peccato che Egli è venuto a riparare».

    «Benché sia Dio, posso trattare con Lui come con un amico. Non è Egli come i signori della terra che ripongono la loro grandezza in un esteriore apparato di autorità. Con costoro non si può parlare che in certe ore e nemmeno da tutti. Se un poveretto vuol parlare deve far giri e rigiri, implorar favori e sudar sangue».

    «Oh Signor mio e mio Re, se si potesse dipingere la grandezza che in Voi rifulge! È impossibile non riconoscere che siete la stessa Maestà! A guardarVi si rimane pieni di stupore, soprattutto nel vederVi anche così umile e così pieno d'amore con una creatura come me. Passato quel primo senso di sgomento che nasce dalla vista di tanta Vostra grandezza, si può trattare con Voi e parlarVi liberamente. E dopo si ha un altro timore più grande, quello di offendervi, ma non già per paura del castigo, non essendovi allora per l'anima altro maggior castigo che quello di perderVi» (Vit. 37, 5.6; cfr. Ivi, 8-9; 34, 8).



    [SM=g1740738]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    18/06/2010 23:46
     
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    Cari amici,
    nel mese dedicato al Sacro Cuore, consacriamo le nostre famiglie, perchè si realizzi la promessa di Gesù a S. Margherita Maria Alacoque: " Porterò soccorso alle famiglie che si trovano in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise"

    " Cuore divino di Gesù, a te consacriamo la nostra famiglia. Fa che essa, nata da un sacramento da te istituito, sia immagine viva della tua unione con la Chiesa. Fa che sia cenacolo di carità e di preghiera, dove il mutuo amore si esprime nel saperci aiutare l'un l'altro con la stessa dedizione e lo stesso amore con il quale tu ti sei sacrificato per la Chiesa e per le anime nostre.

    Tu proteggila nei pericoli, aiutala nelle avversità, confortala nelle tribolazioni, concedile quanto ha bisogno nelle sue necessità spirituali e materiali e la tua benedizione e il tuo amore siano sempre su di lei., finché, riunita con te in cielo, lodi in eterno l'infinita bontà del tuo amantissimo Cuore. Amen".

    Vostro Padre Livio


    PS

    - Le prime 30 catechesi giovanili di quest'anno sono state filmate e raccolte in 15 cofanetti con ognuno due DVD. Per ordinarle vedi catalogo in
    www.radiomaria.it

    - Puoi aiutare le attività missionarie di Radio Maria, in particolare in Africa, con il tuo 5 per mille, apponendo la tua firma sulla denuncia dei redditi e il il nostro codice fiscale: 97152910580

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    20/06/2010 17:49
     
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    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 20.06.2010

    Al termine della Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana per l’Ordinazione presbiterale di 14 diaconi della Diocesi di Roma, il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del Suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:

    PRIMA DELL’ANGELUS

    Cari fratelli e sorelle!

    Questa mattina nella Basilica di San Pietro
    ho conferito l’ordine presbiterale a quattordici diaconi della Diocesi di Roma. Il sacramento dell’Ordine manifesta, da parte di Dio, la sua premurosa vicinanza agli uomini e, da parte di chi lo riceve, la piena disponibilità a diventare strumento di questa vicinanza, con un amore radicale a Cristo e alla Chiesa.
    Nel Vangelo dell’odierna domenica, il Signore domanda ai suoi Discepoli: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Lc 9,20). A questo interrogativo l’apostolo Pietro risponde prontamente: «Tu sei il Cristo di Dio, il Messia di Dio» (Ibid.), superando, così, tutte le opinioni terrene che ritenevano Gesù uno dei profeti. Secondo sant’Ambrogio, con questa professione di fede, Pietro «ha abbracciato insieme tutte le cose, perché ha espresso la natura e il nome» del Messia (Exp. in Lucam VI, 93, CCL 14, 207). E Gesù, di fronte a questa professione di fede rinnova a Pietro e agli altri discepoli l’invito a seguirlo sulla strada impegnativa dell’amore fino alla Croce. Anche a noi, che possiamo conoscere il Signore mediante la fede nella sua Parola e nei Sacramenti, Gesù rivolge la proposta di seguirlo ogni giorno e anche a noi ricorda che per essere suoi discepoli è necessario appropriarci del potere della sua Croce, vertice dei nostri beni e corona della nostra speranza.

    San Massimo il Confessore osserva che «il segno distintivo del potere del nostro Signore Gesù Cristo è la croce, che egli ha portato sulle spalle» (Ambiguum 32, PG 91, 1284 C). Infatti, «a tutti diceva: "Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua"» (Lc 9,23).

    Prendere la croce significa impegnarsi per sconfiggere il peccato che intralcia il cammino verso Dio, accogliere quotidianamente la volontà del Signore, accrescere la fede soprattutto dinanzi ai problemi, alle difficoltà, alla sofferenza.

    La santa carmelitana Edith Stein ce lo ha testimoniato in un tempo di persecuzione. Scriveva così dal Carmelo di Colonia nel 1938: «Oggi capisco … che cosa voglia dire essere sposa del Signore nel segno della croce, benché per intero non lo si comprenderà mai, giacché è un mistero… Più si fa buio intorno a noi e più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall’alto». (La scelta di Dio. Lettere (1917-1942), Roma 1973, 132-133).

    Anche nell’epoca attuale molti sono i cristiani nel mondo che, animati dall’amore per Dio, assumono ogni giorno la croce, sia quella delle prove quotidiane, sia quella procurata dalla barbarie umana, che talvolta richiede il coraggio dell’estremo sacrificio. Il Signore doni a ciascuno di noi di riporre sempre la nostra solida speranza in Lui, certi che, seguendolo portando la nostra croce, giungeremo con Lui alla luce della Risurrezione.

    Affidiamo alla materna protezione della Vergine Maria i nuovi sacerdoti oggi ordinati che si aggiungono alla schiera di quanti il Signore ha chiamato per nome: siano sempre fedeli discepoli, coraggiosi annunciatori della Parola di Dio e amministratori dei suoi Doni della salvezza.

    DOPO L’ANGELUS

    Desidero rivolgere un pressante appello perché la pace e la sicurezza siano presto ristabilite nel Kirghizistan meridionale, in seguito ai gravi scontri verificatisi nei giorni scorsi. Ai parenti delle vittime e a quanti soffrono per questa tragedia esprimo la mia commossa vicinanza ed assicuro la mia preghiera. Invito, inoltre, tutte le comunità etniche del Paese a rinunziare a qualsiasi provocazione o violenza e chiedo alla comunità internazionale di adoperarsi perché gli aiuti umanitari possano raggiungere prontamente le popolazioni colpite.

    Oggi l’Organizzazione delle Nazioni Unite celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, per richiamare l’attenzione ai problemi di quanti hanno lasciato forzatamente la propria terra e le consuetudini familiari, giungendo in ambienti che, spesso, sono profondamente diversi. I rifugiati desiderano trovare accoglienza ed essere riconosciuti nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali; in pari tempo, intendono offrire il loro contributo alla società che li accoglie. Preghiamo perché, in una giusta reciprocità, si risponda in modo adeguato a tale aspettativa ed essi mostrino il rispetto che nutrono per l’identità delle comunità che li ricevono.

    Je salue cordialement les pèlerins francophones! La liturgie de ce jour nous rappelle que la foi n’est pas une adhésion intellectuelle à une doctrine, mais une relation personnelle au Christ, le Messie de Dieu. Unis à Lui par la même foi, puissiez-vous vivre toujours en fils de Dieu, demeurant fidèles aux engagements de votre Baptême. Priez aussi pour les nouveaux prêtres ordonnés ces jours-ci afin qu’ils demeurent dans la joie des serviteurs qui ont tout donné pour l’annonce de l’Évangile ! Bon dimanche à tous !

    I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at this

    Angelus prayer. In today’s Gospel Jesus calls us to carry our cross in union with him. May we always give ourselves to him and thus discover anew the joy that he promises to those who follow him. Upon you and your loved ones at home, I invoke the blessings of Almighty God.

    Mit Freude grüße ich alle Pilger und Besucher deutscher Sprache. Das Evangelium dieses Sonntags wirft eine Frage auf, die zu allen Zeiten aktuell ist: Für wen halten die Leute Jesus? Wir erkennen Christus, Gottes Sohn, nur wenn wir auch sein Kreuz sehen. Sein Tod am Kreuz offenbart seine grenzenlose Liebe: Er verschenkt sich selbst an uns, um uns mit dem Vater zu versöhnen und uns zum wahren, vollkommenen Leben zu führen. Euer Besuch hier in Rom, wo so viele Heilige gewirkt haben, stärke euren Glauben an Christus und mache euch zu mutigen Zeugen seiner Liebe. Euch allen wünsche ich einen gesegneten Sonntag.

    Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que se unen a esta plegaria mariana, también a través de la radio y la televisión. La liturgia de hoy nos llega con la pregunta de Jesús a sus discípulos: ¿Quién decís que soy yo? A ella se puede dar una respuesta acertada sólo tras haberla aprendido de Él, escuchando su palabra, imitando su vida, encontrándolo personalmente en los sacramentos y en la oración. Que la Virgen María nos ayude en esta apasionante búsqueda para descubrir a quien es nuestra alegría y nuestra salvación. Feliz Domingo.

    Słowo pozdrowienia kieruję do wszystkich Polaków. Dzisiaj szczególnie pamiętam w modlitwie o Kapitule Warmińskiej, która obchodzi jubileusz swego ustanowienia, siedem i pół wieku temu. Łączę się duchowo z uczestnikami uroczystych obchodów, zebranymi w Katedrze Fromborskiej: Biskupami Konferencji Episkopatu Polski, członkami Kapituły i Wspólnotą Ludu Bożego Warmii. Życzę wam wszystkim: czerpiąc z wielkiego dziedzictwa wiary Ojców, trwajcie w jedności z Chrystusem. Niech Bóg wam błogosławi.

    [Rivolgo il mio saluto a tutti i Polacchi. In modo particolare ricordo oggi nella preghiera il Capitolo di Varmia, che festeggia il giubileo della sua fondazione, avvenuta 750 anni fa. Mi unisco spiritualmente con i partecipanti alla solenne festa, celebrata nella Cattedrale di Frombork; con i Vescovi membri della Conferenza Episcopale Polacca, con i membri del suddetto Capitolo e con tutta la Comunità del Popolo di Dio di Varmia. Auguro a voi tutti di attingere dalla grande eredità della fede dei Padri e di rimanere uniti a Cristo. Dio vi benedica.]

    Saluto infine i pellegrini di lingua italiana, in particolare i fedeli delle parrocchie Santa Paola Romana in Roma, SS.mo Redentore in Casette d’Ete, Santa Maria Assunta e San Bartolomeo in Frassinelle Polesine; come pure agli automobilisti del Ferrari Club Italia. A tutti auguro una buona domenica.

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    03/07/2010 09:20
     
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    Messaggio da padre Livio:

    Cari amici,
    il mese di Luglio è dedicato al preziosissimo sangue di Gesù, col quale ha lavato i peccati del mondo. [SM=g1740722]

    Se i nostri peccati, anche i più gravi, ci vengono perdonati, lo dobbiamo al sangue che Gesù ha versato per la nostra salvezza.
    Il sangue dell'agonia, quello della flagellazione e dell'incoronazione di spine, quello della crocifissione e infine quello uscito dal costato è un fiume di amore che irrora la terra arida e indurita dei nostri cuori.

    Gesù ha dato la sua vita per strapparci dalla perdizione e per donarci la vita eterna.

    Riflettiamo sul suo sangue versato e siamo grati. Rispondiamo, aprendo il cuore a un amore così grande.

    Siamo povere anime che ci spaventiamo persino per una goccia di sudore da donare per il Regno di Dio.

    "Sangue di Cristo, inebriami!"

    Vostro Padre Livio

    PS
    - Le 32 catechesi giovanili di quest'anno sulla Tentazione sono state filmate e raccolte in 16 cofanetti con ognuno due DVD. Per ordinarle vedi catalogo in www.radiomaria.it


    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...
    Il testo:


    Anima Christi, sanctifica me.
    Corpus Christi, salva me.
    Sanguis Christi, inebria me.
    Aqua lateris Christi, lava me.

    Passio Christi, conforta me.
    O bone Iesu, exaudi me.
    Intra tua vulnera absconde me.
    Ne permittas me separari a te.

    Ab hoste maligno defende me.
    In hora mortis meae voca me.
    Et iube me venire ad te,
    Ut cum Sanctis tuis laudem te
    (in saecula saeculorum. Amen)


    Traduzione conoscitiva:
    Anima di Cristo, santificami,
    Corpo di Cristo, salvami.
    Sangue di Cristo, inebriami,
    acqua del costato di Cristo, lavami.
    Passione di Cristo, fortificami.
    Oh buon Gesù, esaudiscimi.
    Nelle tue piaghe, nascondimi.
    Non permettere che io sia separato da Te.
    Dal nemico difendimi.
    Nell'ora della mia morte chiamami,
    e comandami di venire a Te,
    Perché con i tuoi Santi ti lodi,
    nei secoli dei secoli.
    Amen.




    [SM=g1740717]


    Vi offriamo qui un karaoke da cantare con il CUORE, per lasciarsi conquistare letteralmente dal Cuore amabile di Gesù [SM=g1740734]

    Il canto è del Coro "S.Veronica" Parrocchia di S. Maria Nascente in Bonemerse (CR) hanno fatto un CD meraviglioso: "Inni e Canti" che vi suggerisco di acquistare.....
    difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd...

    qui invece a seguire il link dove poter scaricare il karaoke:

    it.gloria.tv/?media=34987



    [SM=g1740722]

    [SM=g1740717] [SM=g1740720]


    [SM=g1740733] DAL COMPENDIO DEL CATECHISMO


    « E IN GESÙ CRISTO, SUO UNICO FIGLIO, NOSTRO SIGNORE »




    81. Che cosa significa il nome «Gesù»?

    430-435
    452

    Dato dall'Angelo al momento dell'Annunciazione, il nome «Gesù» significa «Dio salva». Esso esprime la sua identità e la sua missione, «perché è lui che salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Pietro afferma che «non vi è sotto il cielo altro Nome dato agli uomini nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12).



    82. Perché Gesù è chiamato «Cristo »?

    436-440
    453

    «Cristo» in greco, «Messia» in ebraico, significa «unto». Gesù è il Cristo perché è consacrato da Dio, unto dello Spirito Santo per la missione redentrice. È il Messia atteso da Israele, mandato nel mondo dal Padre. Gesù ha accettato il titolo di Messia precisandone tuttavia il senso: «Disceso dal cielo» (Gv 3,13), crocifisso e poi risuscitato, egli è il Servo Sofferente «che dà la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Dal nome Cristo è venuto a noi il nome di cristiani.

    92. Cristo aveva un vero corpo umano?

    476-477

    Cristo ha assunto un vero corpo umano attraverso il quale Dio invisibile si è reso visibile. Per questa ragione Cristo può essere rappresentato e venerato nelle sante immagini.



    93. Che cosa rappresenta il Cuore di Gesù?

    478

    Gesù ci ha conosciuti e amati con un cuore umano. Il suo Cuore trafitto per la nostra salvezza è il simbolo di quell'infinito amore, col quale egli ama il Padre e ciascuno degli uomini.

    www.gloria.tv/?media=171134




    [SM=g1740717]

    [SM=g1740738]
    [Modificato da Caterina63 30/05/2014 11:42]
    Fraternamente CaterinaLD

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    pronti a riparare con volontaria espiazione



    ATTO DI RIPARAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ


    Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblìo, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi prostrati dinanzi ai tuoi altari intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l’amantissimo tuo Cuore.

    Ricordando però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che errando lontano dalla via della salute, o ricusano di seguire Te come pastore e guida ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del Battesimo hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.

    E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l’immodestia e le brutture della vita e dell’abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro Te e i tuoi Santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l’ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi ond’è profanato lo stesso Sacramento dell’amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il magistero della Chiesa da Te fondata.

    Oh! potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti! Intanto, come riparazione dell’onore divino conculcato, noi Ti presentiamo — accompagnandola con le espiazioni della Vergine Tua Madre, di tutti i Santi e delle anime pie — quella soddisfazione che Tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari: promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l’aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l’indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della fede, l’innocenza della vita, l’osservanza perfetta della legge evangelica specialmente della carità, e d’impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di Te, e di attrarre quanti più potremo al tuo sèguito.

    Accogli, Te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per intercessione della Beata Vergine Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua ubbidienza e nel tuo servizio fino alla morte col gran dono della perseveranza, mercé il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove Tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

    PIUS PP. XI

    Fraternamente CaterinaLD

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    17/02/2011 18:12
     
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    Il Sacratissimo Cuore di Gesù, rifugio per questo momento drammatico.
     
    di don Alfredo M. Morselli


    Veramente drammatica è quest’ora della vita della Chiesa.

    L’Eucarestia non solo viene attaccata e profanata da sacerdoti indegni, cristiani che si comunicano non in grazia di Dio, satanisti, eretici che ne adulterano la dottrina – e questo, pur in varia misura, non è una novità di oggi –; ma, di fronte alla grande azione del Vicario di Gesù Cristo, tutta tesa promuovere un nuovo movimento liturgico, si leva una turba scelesta che nuovamente clamitat: Christum regnare nolumus, – non vogliamo che la santa liturgia possa nuovamente essere celebrata con il decoro che merita e secondo la verità e la santità del gran Sacramento! –.

    Il tentato annacquamento-avvelenamento del motu proprio è l’ultima bordata sparata dai nemici della Chiesa, l’ultima freccia (biblica arma del traditore) scagliata contro il Vescovo vestito di bianco (per usare il linguaggio del III segreto di Fatima).

    Vengono buone le parole – forse autobiografiche – che il Papa ha pronunciato nel corso di un’udienza dedicata a San Tarcisio (4-8-2010):


    "Il sacerdote, convinto, gli affidò quel Pane prezioso dicendogli: “Tarcisio, ricordati che un tesoro celeste è affidato alle tue deboli cure. Evita le vie frequentate e non dimenticare che le cose sante non devono essere gettate ai cani né le gemme ai porci. Custodirai con fedeltà e sicurezza i Sacri Misteri?”. “Morirò – rispose deciso Tarcisio – piuttosto di cederli”.

    Lungo il cammino incontrò per la strada alcuni amici, che nell’avvicinarlo gli chiesero di unirsi a loro. Alla sua risposta negativa essi – che erano pagani – si fecero sospettosi e insistenti e si accorsero che egli stringeva qualcosa nel petto e che pareva difendere. Tentarono di strapparglielo ma invano; la lotta si fece sempre più furiosa, soprattutto quando vennero a sapere che Tarcisio era cristiano; lo presero a calci, gli tirarono pietre, ma egli non cedette".

    Anche noi, in questo momento in cui è evidente quanto la lotta sia furiosa, dobbiamo non cedere.

    Ma come fare a non cedere, quando sembra che ci manchino le forze e siamo scoraggiati come il santo profeta Elia in fuga da Gezabele?
    Un messaggio del cielo – che ha assunto recentemente maggiore importanza – ci indica nel Sacratissimo Cuore di Gesù la sorgente da cui possiamo attingere conforto.

    Si tratta di una rivelazione al P. Bernardo de Hoyos S.J., beatificato il 18 aprile 2010, misteriosamente quasi 300 anni dopo la morte (1).

    P. Bernardo Hoyos nacque in Torrelobaton, città distante quattro leghe da Valladolid, il 21 agosto del 1711, giorno di S. Francesco di Sales. Entrò nella Compagnia di Gesù l'11 luglio 1726, a quindici anni di età. Il 3 maggio 1733, ossia a 22 anni, riceveva le prime idee sulla devozione al Cuore di Gesù, e «adorando il mattino seguente il Signore nell'ostia consacrata – scrive egli stesso – mi disse chiaramente e distintamente che voleva per mio mezzo estendere il culto del suo Cuore sacrosanto, per comunicare a molti i suoi doni». Undici giorni dopo, ossia il 14 maggio, «chiedendo questa festa – aggiunge – specialmente per la Spagna, in cui pare non si abbia neppur notizia di essa, mi disse Gesù: «Regnerò in Spagna e con più venerazione cha altrove»

    Venne ordinato sacerdote il 22 gennaio 1735, a 24 anni, e il 29 novembre moriva santamente nel collegio di S. Ignazio di Valladolid.
    Il messaggio per l’ora presente è contenuto in una illustrazione che il beato Bernardo Hoyos ricevette nel giugno del 1734.

    Vide Gesù nella notte della Cena prima dell'istituzione del SS. Sacramento. Nel suo Cuore lottava violentemente da una parte l'amore per gli uomini, e dall'altra la tristezza naturale di contemplare tutti i grandi oltraggi che doveva ricevere nella Eucaristia. «E a dirimere questa lotta – scrive egli – tra il dolore e l'amore contribuì l'aver Gesù alzato gli occhi al cielo – et elevatis oculis in coelum – a cui seguì un dolcissimo sospiro, o una respirazione ardente, un divino sforzo in cui l'amore si mostrava vittorioso...».

    E aggiunge: «In quel punto determinò Gesù, con nuove finezze, di riparar le ingiurie del Sacramento augusto, con aprire il suo Cuore e manifestare alla Chiesa questo tesoro sovrano. E così, come l'istituzione della Eucaristia in vista della sua Passione, fu un raddoppio imponderabile dell'amore di Gesù, che risplende in questo divinissimo mistero e mostra la grandezza di questo benefizio, la determinazione di scoprire il suo Cuore, perché in esso si trovi il mezzo di riparare le ingiurie dello stesso Sacramento, fu in quel passo una finezza di tanto alto valore che può formare un altro Sacramento di amore; poiché è una delle maggiori che abbia fatto il Signore alla sua Chiesa dopo quella del Sacramento. E qui compresi di nuovo che la festa del sacro Cuore, dopo quella del Corpus Domini, sarebbe la più venerabile nella Chiesa».

    Il tentato annacquamento del motu proprio, insieme a tutta la slealissima clerico-episcopale opposizione di Sua Maestà contro il Summorum Pontificum sono l’ultima grande ingiuria che il Sacramento augusto sta ricevendo ai nostri giorni.

    Gesù ha aperto il Suo Cuore anche per riparare a questa ingiuria, e lo ha deciso quando, durante l’ultima cena, ha alzato gli occhi al cielo – et elevatis oculis in coelum.

    Compiamo dunque anche noi atti di riparazione unendoci al Cuore di Cristo. Durante la S. Messa, al momento in cui il sacerdote alza gli occhi al cielo, diciamo: «Mi unisco, o Padre, alla Riparazione del tuo Figlio per tutti gli oltraggi che l’Eucaristia riceve: aiuta, o Padre, il Tuo Vicario, sostieni la Sua lotta, non permettere che vadano in porto le macchinazioni dell’anima dei suoi nemici».

    E poi rifugiamoci sotto la protezione di Colei che – essendo il Suo Cuore Immacolato un tutt’uno con il Cuore del Figlio –, per prima fece sua questa grande riparazione.


    NOTE

    (1) Le note biografiche e il testo del messaggio sono tratte da: F. ALCANIZ S.J., La devozione al Cuore di Gesù, Milano: Vita e Pensiero, 1939, pp. 59-60 e 68-69.


    Fraternamente CaterinaLD

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    12/03/2011 13:14
     
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    Un congresso mondiale per rinnovare la devozione al Sacro Cuore (ottima notizia)


    Intervista all’organizzatore, padre William Petrie



    di Genevieve Pollock

    PARAY-LE-MONIAL (Francia), venerdì, 11 marzo 2011 (ZENIT.org).- Per la prima volta, nel luogo in cui è nata la devozione al Sacro Cuore, si terrà un congresso mondiale per riflettere sull’amore di Dio e per promuovere una civiltà dell’amore nelle famiglie e nella società.

    ZENIT ha intervistato padre William Petrie, superiore provinciale della Provincia Est della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria degli Stati Uniti, uno degli organizzatori e relatori del congresso.

    L’evento che si terrà a Paray-le-Monial dal 6 all’11 ottobre, vedrà la partecipazione di relatori come: il Cardinale Raymond Burke, Prefetto della Segnatura apostolica; il Cardinale Justin Rigali, Arcivescovo di Filadelfia; il padre gesuita Mitch Pacwa, presentatore e creativo di EWTN; Timothy O'Donnel, Preside del Christendom College; e Danny Abramowitz, ex giocatore di football nella NFL.

    Il congresso ha come obiettivo di rinnovare in tutto il mondo la speranza e la conoscenza dell’amore incondizionato di Dio per l’umanità, attraverso la promozione dell’amicizia personale con Gesù Cristo, la formazione cristocentrica delle famiglie e l’avvio di una missione mondiale per portare questo messaggio a tutte le genti.

    Vengono già offerti, on-line, pacchetti viaggio – che includono la possibilità di visitare Parigi, Lourdes, Lyon, Ars e Cluny – per facilitare la partecipazione a questo evento.

    Padre Petrie ha spiegato anche altri aspetti relativi all’importanza della devozione al Sacro Cuore in questo momento storico.

    Qual è il proposito di questo congresso mondiale sul Sacro Cuore?

    Padre Petrie: Padre Mateo Crawley-Boevey è stato guarito miracolosamente dalla sua malattia nella Cappella delle Apparizioni a Paray-le-Monial, in Francia. In quel momento è nata l’ispirazione di promuovere l’intronizzazione del Sacro Cuore in tutte le case del mondo. Nel 1907 San Pio X ha inviato padre Matteo a realizzare questa missione.

    Durante le celebrazioni del centenario del movimento di intronizzazione, svoltesi nel 2007, è stato elaborato un programma per continuare la missione di padre Matteo e per raggiungere i cinque continenti del mondo nei successivi dieci anni. Il primo congresso mondiale si svolgerà a Paray-le-Monial, dove è sorta questa ispirazione e si formeranno i primi promotori che si renderanno disponibili a diffondere le informazioni nelle loro diocesi e parrocchie.

    Qual è il messaggio del Sacro Cuore di Gesù che si vuole sottolineare in questo congresso mondiale?

    Padre Petrie: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”. L’immagine di Gesù con il Sacro Cuore esposto trasmette il suo amore incondizionato e la misericordia di Dio. Intronizzare l’immagine del Sacro Cuore di Gesù nelle case è un impegno ufficiale ad avere Cristo a capo della casa.

    Perché ritiene che sia così importante oggi mettere in rilievo il Sacro Cuore di Gesù e l’amore di Dio per l’umanità?

    Padre Petrie: La storia del mondo è stata sempre una storia di divisioni, guerre e perdita di vite umane a causa dell’odio. Il Sacro Cuore di Gesù ricorda costantemente che bisogna vivere la vita secondo la grande legge dell’amore di Dio e dell’amore al prossimo. Questa amicizia personale inizia nella casa, che è la “chiesa domestica”.

    È all’interno della famiglia che possiamo crescere nell’amore per Dio e per il prossimo. Chi ha vissuto l’intronizzazione nella propria casa parla delle grazie ricevute che trasformano producendo cambiamenti positivi e la conversione di persone che tornano alla Chiesa.

    Le attività del congresso comprendono anche la “formazione per la creazione di una civiltà dell’amore”. Cosa significa?

    Padre Petrie: Nella preparazione all’intronizzazione del Sacro Cuore si svolge una catechesi che illustra le fondamenta di questa intronizzazione nelle case. Aiuta a creare una spiritualità cristocentrica di una vita basata sull’amore di Dio, attraverso l’eucaristia, la preghiera e lo spirito di riparazione. Si tratta semplicemente di creare una civiltà dell’amore, famiglia per famiglia.

    Che risultato auspica da questo congresso?

    Padre Petrie: I partecipanti del congresso ascolteranno i relatori che approfondiranno la nostra comprensione dell’amore di Dio. Il congresso crea un contesto di motivazione per i futuri promotori che vorranno impegnarsi nell’intronizzazione del Sacro Cuore nelle case.

    Per i partecipanti può essere un’opportunità per diventare messaggeri dell’amore di Dio così come è simboleggiato nel Cuore trafitto di Gesù e nel Cuore immacolato di Maria. Il primo congresso del Sacro Cuore è una preparazione alla realizzazione di questa missione di andare in tutti i continenti portando il messaggio dell’amore di Dio nelle case.


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    29/05/2011 09:35
     
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    Brano tratto da:
    Il Mese di Maria  - Esempi di devozione e consacrazione alla Beata Vergine Maria pel Mese di Maggio - del padre gesuita Beckx e tradotto dal padre L:B: Veronese - Monza 1851 - con imprimatur

    San Pio V e la Vittoria di Lepanto; la liberazione di Vienna dai Turchi.

    La famosa vittoria che i cristiani, nell'anno 1571 riportarono presso a Lepanto nel mare Jonio, sopra i Turchi, diventerà un'eterna memoria storica della special protezione di Maria. Era già più di un secolo che i Turchi allora tenevano tutta la cristianità in grande agitazione, sotto pressante minaccia e spavento.
    Di fatto i Turchi riportavano una vittoria dietro l'altra, e Iddio ciò permise per punire con l'umiliazione, da un lato, la superbia dei cristiani che si abbandonavano a soddisfar li peccati e litigar fra loro con le nuove eresie, e dall'altro per risvegliar coll'umiliazione della disfatta la loro fede facendo  con la Sua giustizia gran mostra della Sua Onnipotenza e padronanza della santa Chiesa ed anche per mostrar la gloria di Maria Santissima, a sua volta umiliata dalla nuova eresia Protestante, per mezzo di nuovi prodigi e mostrar una nuova arma in mano dei fedeli: il santo Rosario.
    L'imperatore turco Selimo, figlio e successore di Soliman, aveva tolto ai Veneziani l'isola di Cipro, e orgoglioso della sua fortuna, andava nell'animo vaneggiando di voler a lui sottomettere tutte le provincie cristiane e di veder gli stessi rinnegare la propria fede per sottomettersi al loro dio-Allah.
    In quel tempo sedeva sulla Cattedra di Pietro, Pio V, uomo di ardente zelo per la fede cristiana, per le sue virtù e di santa dottrina, e che costantemente, da buon e santo Domenicano che era, riponeva la confidenza, la più sicura e certa, nell'intercessione della Beata Vergine Maria.
    Questo grande Pontefice, che infatti venne poi canonizzato dalla Chiesa, era all'ultimo sgomento per il grande pericolo che tutta la cristianità stava correndo, ma senza mai perdere la fiducia nella Madre di Dio, convocò i Veneziani e gli Spagnoli per tentare una comune sortita e respingere la grande minaccia.
    Ma non vi era alcuna proporzione fra le due flotte, e secondo l'umano vedere, pareva davvero una follia cimentarsi di menar battaglia a un così potente conquistatore!
    Ma il santo Pontefice che non dubitava dell'aiuto della potente Madre di Dio, pregava e supplicava incessantemente che non abbandonasse questi figli cristiani a causa delle loro infedeltà, così indisse lunghi giorni di grandi penitenze, preghiere e digiuni, eccitò ogni fedele ad implorare il soccorso della Vergine Santa.
    Quel che ci è impossibile descrivere è l'immagine di una Europa tutta in ginocchio, occupata nella Preghiera: ovunque giunsero i messaggeri del Papa, tutti i Vescovi e il Clero, con il seguito dei fedeli, s'impegnarono in Processioni, Preghiere di giorno e di notte, quasi ininterrottamente, non si vedea altro che pietà popolare e tutte le devozioni ad implorar la Madre di Dio che muovesse a compassione il Divin Figlio e venir in soccorso del Suo Popolo.

    E quando Pio V mandò infine la sua speciale Benedizione apostolica al Comandante della flotta cristiana, Don Giovanni d'Austria, gli diede d'accompagno la certezza assoluta ch'egli avrebbe riportato vittoria. Ma al tempo stesso gli ordinò che tutti i soldati che sol avessero mirato alla rapina, alla cattiva condotta, a depredar anime e col desìo di peccare, fossero rimandati indietro, poichè Iddio avrebbe vinto anche con soli dieci soldati, ma pur santi, e che non avesse invece da sottrar la grazia della vittoria per colpa di cristiani infedeli.

    Il Sommo Pontefice, poi, come un novello Mosè, alzava le mani benedicenti ed imploranti, al cielo,per attirar col soccorso di Maria, la Madre delle misericordie, il Divino aiuto sopra l'armi cristiane.
    Finalmente il giorno 7 ottobre dell'anno 1571, presso Lepanto, si venne a battaglia.
    Da ambo le parti si combattè col massimo ardore, e parve per alcun tempo che i cristiani fossero sul punto di cedere alla pressante superiorità anche numerica dell'avversario.
    Ma la promessa di Maria è fedele, il Dio degli eserciti, il nostro Dio forte in battaglia e difensore della Sua Santa Chiesa, decise il combattimento a favor dei cristiani.
    All'improvviso le sorti si voltarono, i Turchi furono pienamente sconfitti e la flotta definitivamente distrutta, mai più ricostituita.
    San Pio V ebbe in una visione prodigiosa l'immagine della vittoria, nel medesimo istante in cui i cristiani vincevano, così ci riportano le cronache: il Pontefice era occupato con alcuni cardinali per certi affari di governo, improvvisamente ebbe come un sussulto, qualcuno pensava che avesse un malore, ma subito fu chiaro che il suo animo era rapito e lo videro inginocchiarsi rivolto con gli occhi al cielo, guardando al di la della finestra, e disse ai cardinali presenti: " cessate ogni affare, abbiamo di più importante da fare, lodare Iddio della vittoria che le armi cristiane hanno riportato".
    I messaggeri affermarono che infatti, nel mentre il Pontefice pronunciava quelle parole, all'ora stessa medesima dello stesso giorno, a Lepanto fu deciso il combattimento a vantaggio dei cristiani.
    Ed il Sommo Pontefice, che da Lume superiore fu tenuto aggiornato degli eventi, era intimamente persuaso che si dovesse ascrivere la grande vittoria alla speciale protezione di Maria Santissima, ch'egli ad eterna memoria di un tal grande beneficio, fece inserire nelle Litanie Lauretane le parole: " Auxilium Cristianorum, ora pro nobis", ed ordinò una particolar festa nella Chiesa, che sotto il Papa Gregorio XIII, fu trasportata alla prima domenica di ottobre, sotto il titolo di "Madonna del Rosario".

    Di tal guisa centodieci anni più tardi, nell'anno 1683, sotto l'imperatore Leopoldo I, presso Vienna, i Turchi ci riprovarono, ma dovevano rifare i conti con la potente intercessione di Maria, venendo definitivamente sconfitti.

    I Turchi non vollero arrendersi alla disfatta di Lepanto ed anche se non riuscirono più a ricostruire la potente flotta, ci riprovarono via terra, mettendo sotto assedio l'Austria. Tenevano Vienna assediata con 216000 uomini e potente artiglieria, nell'attesa delle sorti tutto il paese era orribilmente devastato, la vendetta fu terribile per i cristiani catturati, essi venivano crocifissi, scuoiati vivi, perfino conobbero l'orrenda pratica dell'impalamento, quelli che rimanevano vivi avrebbero voluto morire, venivano condotti come schiavi ed obbligati a ripudiar la propria fede, la minaccia non era solo per l'Austria, ma di nuovo tutta l'Europa cristiana era messa in serio pericolo.
    Tornando alla memoria l'eroiche gesta del Pontefice san Pio V, si elevarono da ogni regione e provincia dell'Europa imploranti suppliche al cielo, ed il Nome di Maria Santissima, nonostante la devastazione Protestante contro la Sua potente intercessione, tornò ad essere invocato come in passato, tutte le Confraternite del Rosario si misero in movimento, in ogni Chiesa ininterrottamente si elevavano al cielo i Rosari di Maria e il Nome di Gesù, accanto alla Madre delle misericordie, suonava come un tuono maestoso.
    Ed ecco la bellissima Regina del Cielo tornar a compassione del Popolo del Figlio Suo.
    Al 12 di settembre, mentre i soldati cristiani si preparavano alla difesa, chi non poteva combattere cominciò a cantar inni alla Madre di Dio e si incominciarono a dire Rosari, i Turchi a quel punto assalirono in numero di forze assai maggiore, ma i cristiani, forti della protezione divina, li misero inesorabilmente in fuga.
    Vi è da dire che molti che furono Protestanti, alla vista di questa vittoria, si convertirono alla Santa Chiesa, imparando a riconoscere la protezione della Vergine Maria alla Chiesa del Divin Figlio Suo.
    Per istituire un'eterna memoria di gratitudine, Papa Innocenzo XI ordinò che nella prima domenica dopo la natività di Maria, si celebrasse in tutto il mondo anche la gloriosa festa del Nome Santissimo di Maria.


    Pratica quotidiana:
    "Santa Maria" deve diventare una pronuncia anche quando senti bestemmiare il Nome Santissimo di Maria e di Gesù. Prega ogni giorno per la grazia di una morte santa pensando a quanti cristiani martirizzati sono morti perchè tu potessi vivere la tua fede.
    Giaculatoria:
    Vitam praesta puram, iter para totum.
    O Madre purissima, datemi un cuore puro!

    **************************************************************************

    Non stupisca, amici che leggete questa pagina, se nel mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù abbiamo volutamente inserire l'episodio di Lepanto e di Vienna, il perchè è semplice: Maria Non è una dea e non origina in sè alcun prodigio, Maria E' IL RIFLESSO DI DIO, TOTALMENTE: RIFLESSO IN LUCE, IN GRAZIE, IN MISERICORDIA....tutto ciò che è attribuito a Maria, anche una apparizione, è promanazione DA DIO e i cui effetti benefici a Lui ritornano attraverso la lode degli uomini e di quanti ne sono toccati in grazie e conversioni...
    "nulla viene a caso" diceva san Padre Pio, il "Caso che viviamo è sempre promanazione da Dio, nulla avviene che Lui non abbia stabilito e che non voglia; il caso in sè e di per se stesso, non esiste, è piuttosto usato come una scusa da perte degli uomini per voler continuare a negare l'opera di Dio..."
    Ciò che accadde a Lepanto e a Vienna fu uno dei più grandi prodigi di Dio in Maria.....fu la prova tangibile della MISERICORDIA DI DIO, DELLA MISERICORDIA DEL SACRO CUORE DI GESU' che ascoltando l'intercessione della Chiesa nella sua Santa Madre, non seppe dire di no, come a Cana!

    Mai dissociare gli interventi di Maria dal Sacro Cuore del Figlio Divino, e mai dissociare la Misericordia del Figlio dalla "SUA ANCELLA, LA PIU' BEATA FRA TUTTE LE DONNE"

    e al di là delle due Vittorie ottenute, vi invitiamo a riflettere sulla condizione PECCAMINOSA in cui il cristianesimo si era lasciato andare a quei tempi, all'eresia protestante....all'immagine DI UNA EUROPA IN GINOCCHIO, A SUPPLICARE L'AIUTO DAL CIELO....

    si mediti anche sui seguenti link:

    Festa e Adorazione del CORPUS DOMINI

    Con Gesù davanti all'Eucarestia

    29 giugno Festa dei Santi Pietro e Paolo la Catechesi del Pontefice

    20/29 giugno Novena a san Pietro

    Spirito Santo, Terza Persona della SS.ma Trinità (Novena e Preghiere)

    Litanie Domenicane, Lauretane, al Cuore di Gesù, ecc...

    PRIMO VENERDI' DEL MESE (pratica, preghiera, tradizione)

    L'IMPORTANZA DELLA PREGHIERA E LA PREGHIERA, NUOVO CICLO CATECHESI DI BENEDETTO XVI

    L' ESAME DI COSCIENZA.......e la preparazione per una buona Confessione dei peccati!

    Sanctum Rosarium in latino, con la Meditazione dei Misteri e il Credo Mariano

    Norme sempre valide per vivere con profitto la Santa Messa e la visita in Chiesa


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    17/06/2011 09:45
     
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    [SM=g1740738] Con la Festa di Pentecoste celebrata Domenica scorsa, si conclude il TEMPO PASQUALE e si ritorna nel Tempo Ordinario... che "riparte" con la Festa, domenica, della SANTISSIMA TRINITA'.... e quindi entriamo anche nel vivo della DEVOZIONE DEL SACRO CUORE DI GESU' E DEL CORPUS DOMINI.....

    Vi invitiamo così a meditare su questi altri link dal Monastero:


    Festa e Adorazione del CORPUS DOMINI

    Con Gesù davanti all'Eucarestia

    29 giugno Festa dei Santi Pietro e Paolo la Catechesi del Pontefice

    20/29 giugno Novena a san Pietro

    Spirito Santo, Terza Persona della SS.ma Trinità (Novena e Preghiere)

    Litanie Domenicane, Lauretane, al Cuore di Gesù, ecc...

    PRIMO VENERDI' DEL MESE (pratica, preghiera, tradizione)

    L'IMPORTANZA DELLA PREGHIERA E LA PREGHIERA, NUOVO CICLO CATECHESI DI BENEDETTO XVI

    L' ESAME DI COSCIENZA.......e la preparazione per una buona Confessione dei peccati!

    Sanctum Rosarium in latino, con la Meditazione dei Misteri e il Credo Mariano

    Norme sempre valide per vivere con profitto la Santa Messa e la visita in Chiesa

    la festa della Santissima Trinità ci ricorda che Dio è eterna comunione di amore, alla quale siamo chiamati a partecipare nella fede fin da questa vita. Il cuore dell'uomo è predestinato ad essere il Tempio della Trinità Santissima:

    SANTISSIMA TRINITA’

    Santissima Trinità,
    oceano di luce,
    verso di Te
    Il desiderio conduce.
    Santissima Trinità,
    oceano di pace,
    trovo solo in Te
    il riposo verace.

    Santissima Trinità,
    oceano d’amore,
    solo Tu ricolmi
    il mio povero cuore.

    Santissima Trinità
    Tu sei la meta
    che dà felicità
    all'anima inquieta.

    Santissima Trinità incorona Maria Regina


    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    19/06/2011 10:02
     
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    Sancta Trinitas.


    IN NOMINE PATRIS ET FILII ET SPIRITUS SANCTI


    GLORIA PATRI, ET FILIO ET SPIRITUI SANCTO
    SICUT ERAT IN PRINCIPIO ET NUNC ET SEMPER, ET IN SAECULA SAECULORUM


    AMEN



    Oratio (della Festa della SS.ma Trinità): "O Dio onnipotente ed eterno, che mediante la professione della vera fede concedi ai tuoi servi di conoscere la gloria dell'Eterna Trinità e di adorare l'Unita nella potenza della sua maestà: fa' che siamo protetti contro le avversità dalla fermezza della stessa fede."

    Come ci insegna il Catechismo, i misteri principali della nostra santa fede sono due. L'Unità e Trinità di Dio; l'Incarnazione, Passione, Morte e Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.

    Unità di Dio significa che c'è un solo Dio solo, perfettissimo, increato, indipendente, purissimo, semplicissimo, eterno, immenso, onniscente e sapientissimo, onnipotente, misericordioso, giusto, santo, verace, fedele e provvidente. Trinità di Dio significa che in Dio sono tre Persone perfettamente uguali, e realmente distinte: Padre, Figlio e Spirito Santo. Tre Persone realmente distinte significa che in Dio una Persona non è l'altra pur essendo tutte e tre uno stesso Dio e un solo Dio ed aventi in comune ogni perfezione ed ogni operazione ad extra.

    Questo immenso e ineffabile mistero, dogma e fondamento della Teologia cristiana, è mirabilmente condensato nelle parole del Prefatio della Ss.ma Trinità:
    "È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: che col Figlio Tuo unigénito e con lo Spirito Santo, sei un Dio solo ed un solo Signore, non nella singolarità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza.
    Cosí che quanto per tua rivelazione crediamo della Tua gloria, il medesimo sentiamo, senza distinzione, e di tuo Figlio e dello Spirito Santo.
    Affinché nella professione della vera e sempiterna Divinità, si adori: e la proprietà nelle persone e l’unità nell’essenza e l’uguaglianza nella maestà.
    La quale lodano gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, che non cessano ogni giorno di acclamare, dicendo ad una voce"


    Col segno di Croce, identificativo di ogni Cristiano, esprimiamo, con le parole, l'Unità e la Trinità di Dio, e con la figura della Croce segnata sul nostro corpo, ricordiamo la Passione Morte e Resurrezione di Gesù Cristo.

    litanie sulla Santissima Trinità: qui


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    22/06/2011 19:53
     
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    [SM=g1740733]saggi consigli.... un grazie a Cordialiter

    Adorazione Eucaristica

    Riporto una delle lettere che mi ha scritto una gentilissima lettrice del blog, alla quale rispondo sempre volentieri, perché desidera diventare sposa del mio Re.

    Carissimo D.,
                         scusa il disturbo! Come ben sai questo non è un momento facile per me, non riesco a pregare, mi sento confusa, non lo so ma più passa il tempo e più mi sento male, sto soffrendo tanto e non so veramente cosa fare!

    Oggi mi è capitata una cosa strana: ero in macchina con un mio compagno siamo andati a fare delle cose per la chiesa, lui aveva il breviario in macchina l'ho preso in mano e non lo so c'è stato qualcosa in me che si è mosso. Poi siamo tornati nella nostra chiesa e come tutti i mercoledì c'è l'adorazione eucaristica per tutto il giorno, prima di questa crisi andavo sempre a stare davanti a Gesù, adesso è un po' di tempo che vado solo alla conclusione giusto per non sentire il mio parroco...oggi però entrata mi sono come sentita attratta da Lui, non ti so spiegare ma è come se Lui mi chiamasse e mi diceva STAI CON ME!! ma io niente, nonostante ogni tanto uscivo dalla sacrestia per vederLo non sono riuscita ad andare da Lui... [...] non so come dirlo ma... sembra che Lui mi chiama ed io sto scappando. Che mi prende? Io so che solo Lui può darmi il vero amore, che Lui è il mio amore, il mio sposo, ma allora perché Lo evito?
    Ti saluto fortemente in Gesù e Maria.

    (lettera firmata)

    Carissima sorella in Cristo,
                                               tu non mi disturbi affatto, per me è un onore poter aiutare una futura sposa del mio Re.

    Mi dispiace molto sapere che stai soffrendo assai, vorrei tanto fare qualcosa per aiutarti, ma mi rendo conto che solo Gesù buono può consolarti davvero. Comunque, quel che potrò fare per te lo farò volentieri, a cominciare dalla preghiera. Come ti ho già detto in passato, ci tengo molto a ogni vocazione religiosa, quindi anche alla tua, e non voglio che qualcosa possa turbarti e distrarti dal desiderio di donare a Gesù buono il resto della tua vita.

    Innanzitutto mi complimento col tuo parroco per aver istituito l'adorazione Eucaristica per un'intera giornata alla settimana. Purtroppo, una cosa del genere non è molto frequente di questi tempi.

    Sì, Gesù nel Santissimo Sacramento desidera ardentemente che noi andiamo a visitarlo per parlare con Lui da cuore a cuore e fargli affetti devoti e dichiarazioni d'amore. A maggior ragione il Redentore desidera che tra i suoi adoratori ci sia tu che sei chiamata a vivere con Lui da vera sposa in qualche ordine religioso osservante.

    Questo è un momento importantissimo per te, poiché è giunta l'ora di eleggere lo stato di vita che dovrai abbracciare. Il nemico del genere umano sta facendo di tutto per allontanarti dal tuo futuro Sposo, ma tu devi resistere come un valoroso soldato in battaglia. Questo è un periodo di grande sofferenza per la tua anima, ma è proprio questo il momento in cui si vede se ami davvero Gesù oppure no. È facile essere cristiani quando si è immersi nelle consolazioni spirituali, ma è nell'ora della prova che viene vagliata la nostra fedeltà al Signore, è in questi momenti che si vede se amiamo sinceramente Dio oppure siamo innamorati solo delle consolazioni spirituali.

    Dunque, che fare? Continua a svolgere tutte le pratiche di devozione che facevi prima della “crisi spirituale”, soprattutto cerca di rifugiarti spesso ai piedi di Gesù Sacramentato. Anche se non senti consolazioni spirituali, devi resistere e perseverare nel fargli dichiarazioni d'amore. Devi dirgli che tutte le ricchezze della terra non ti interessano per nulla, poiché ami solo Lui e per amor Suo sei disposta ad abbandonare il mondo e a donarti tutta a Lui entrando in un ordine religioso fervoroso.

    Coraggio, resisti con ardore! Quando sarai in Cielo comprenderai quanto sono stati preziosi i tuoi atti d'amore a Gesù fatti durante questo sofferente periodo di aridità.

    Approfitto dell'occasione per salutarti cordialmente in Cristo Re e in Maria Corredentrice del genere umano.

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    25/06/2011 22:26
     
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    "...e il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposa in Te, mio Dio...." (sant'Agostino)http://www.giulyx.it/tubes/tubescuori/cuore5new.gif

    - Poichè sei un Dio paziente, pensano che Tu non esisti;
    - poichè Tu hai creato l'uomo libero, egli crede di poter fare a meno di Te;
    - poichè hai preso un volto umano, IncarnandoTi nel seno di un Donna, e quindi sei vissuto come noi, sei morto, pensano che Tu sia un debole, rifiutando la Tua gloriosa Risurrezione;
    - poichè "innalzi gli umili", dicono che Sei un perdente;
    - poichè il Tuo Santo Spirito non è una specie di energia ma è Terza Persona della Trinità, credono di poterla controllare, farla propria, credono di avere più potere di Te;
    - poichè Sei "segno di contraddizione" e non accetti compromessi con il peccato, dicono che non servi a niente;
    - poichè non Ti sei ribellato durante l'arresto, l'ingiusto processo e l'assurda Crocifissione, dicono che non ti hanno offeso;
    - poichè non sei un Dio "qualunque", osano dire di Te ogni cosa, anche offendendoTi; e poichè Ti credono un "Dio anonimo", Ti pongono sullo stesso piano delle altre divinità create dall'uomo rifiutando così la Tua Legge;
    - poichè sei la Misericordia Incarnata, credono di non dover subire da Te alcun giudizio di condanna;
    - poichè Tu sei anche la Divina Giustizia, superbamente non ricorrono alla Tua vera Misericordia;
    - poichè Ti sei fatto Cibo per l'Anima e Te ne stai tutto solo nel Santissimo Sacramento dell'Altare, Ti scherniscono e Ti ricevono in templi, quelli dell'anima umana, corrotti, dominati dal materialismo, sudici del peccato "gettando le perle ai porci";
    - poichè hai voluto la Chiesa quale Corpo visibile e Casa per il Tuo Popolo redento, credono che Tu sia un politicante da corrompere;
    - poichè ci hai dato Pietro quale Tuo Vicario in terra, godono nel processarlo e crocifiggerlo come fecero con Te;
    - poichè hai istituito il Sacerdozio, per risposta hanno perfezionato le persecuzioni;
    - poichè Tu sei Padre che attendi sempre, pazientemente, il ritorno del "Figliol Prodigo", pretendono da Te ogni bene ma senza assumersi alcuna responsabilità, prendono i beni e se ne vanno sperperandoli, hanno i talenti che Tu hai loro donati, ma li usano contro di Te;
    - poichè Tu sei Figlio e Ti sei fatto Cibo di vita eterna, di consolazione, di comunione, continuano a calpestarTi, profanarTi, schernirTi rigettandoTi e andando a cercare il cibo materiale che corrompe la vita e non  sazia mai;
    - poichè Tu sei Spirito Santo, che dal Padre e dal Figlio incarni l'Amore vero e la Carità perfetta, impugnano la verità conosciuta per accomodarla alle mode del tempo, per storpiarla, per deviarla, per ostinarsi nel peccato e presumere di salvarsi senza alcun merito;
    - poichè Tu sei Dio Vero, Unico ed anche Santissima Trinità, si sono rafforzati contro di Te, hanno eletto sè stessi "dio" sfruttando i Tuoi doni, la ragione stessa, l'intelligenza e la volontà, come una triade pronta a combatterTi;
    - poichè Tu ci hai donato i Comandamenti e li hai confezionati con quello dell'Amore; essi si sono prodigati a costruire comandamenti profani, che calpestano i Tuoi, facendo dell 'Amore Divino la pessima copia dell'amor profano che in talune leggi umane stanno distruggendo quel che Tu hai creato.

    E ancora ci chiediamo perchè siamo così inquieti?

    Se la mente, la fantasia, il vizio, la mondanità ci conducono sovente alla tentazione, sia di incoraggiamento che nulla può soggiogarci una volontà di decisione preparata a resistere con fortezza a questa dura battaglia. Sant'Agostino non solo ci è testimone affidabile, ma ci ha donato una vera ricchezza di consigli e suggerimenti sul come preparaci, resistere e combattere, aveva capito da dove provenisse quella inquietudine che fa degli uomini di ogni tempo delle macchine da guerra e di eserciti di insoddisfatti:
     "e il nostro cuore è inquieto, fino a quando non riposa in Te, mio Dio", infatti, così ci mettono in guardia anche i Padri della Chiesa:

     " Che brutta fine fa il giudizio della ragione, quando la smania di fare qualcosa lo incomincia a dominare! Una mente ossessionata, infatti, si plasma la coscienza a piacimento mentre realizza le proprie brame. Compiuto il fatto, questa stessa coscienza punge con amari rimorsi la mente, che, deviando verso il male, ha lasciato la strada della verità. Coloro che si preparano alle nozze eterne non desiderino abbracci mortali! Chi desidera l'abbraccio dello Sposo del cielo è meglio che sia provvisto delle lampade della purezza e l'olio della gioia (Mt 25).

    - I rimedi contro i vizi sono di sicuro: schivare le familiarità sospette delle cattive compagnie, non confidare troppo in se stessi, fuggire le occasioni di tentazione, turare i propri sensi con profondi esercizi della volontà, limitare i pensieri cattivi facendosi aiutare da sante letture e da molto pregare, domare la carne tenendosi occupati con il lavoro, resistere alle passioni nascenti senza mai scoraggiarsi dei primi insuccessi e, ricadendo, avere subito l'umiltà di rialzarsi, confessarsi e ricominciare la battaglia, tenersi sempre occupati in attività virtuose, soprattutto la Preghiera e l'Adorazione Eucaristica. Infatti, l'antico nemico dà da fare con le sue male faccende a chi non ha nulla di meglio da fare, si prende beffe di chi è annoiato e lo soggioga a suo piacimento lasciandolo poi giacere in una profonda depressione e amaritudine.

    - Anche se dobbiamo combattere contro molti vizi, sappiate, però, che il vizio dell'incontinenza lo dobbiamo fuggire in modo speciale. Non per nulla, così come il malato non raffredda la febbre bevendo acqua gelida, ma la rinfocola, così ricercare i rimedi per la concupiscenza quando si è già in mezzo alla tentazione, non sazia nè estingue la passione.

    - Il cuore va custodito con ogni custodia (Prv 4), giacchè è chiaro che viene combattuto in molti modi. Nel resistere è anche necessario che siamo più guardinghi proprio lì dove sperimentiamo che gli attacchi del nemico sono più forti. Infatti il diavolo pone le trappole delle tentazioni più spesso lì dove ci percepisce più incauti; e si sforza maggiormente di vincerci lì dove sa che siamo più deboli..."

    "....e il nostro cuore è inquieto fino a quando non riposa in Te, mio Dio..."
    http://www.madonnadifatima.org/pages/santa.teresina/cuore.gif


    In riferimento alla custodia del nostro cuore, un cherubino dalla spada fiammeggiante è posto davanti alla porta del paradiso (Gn 3). Sforziamoci quindi di calpestare la testa del serpente,  cioè di resistere ai primi cenni di tentazione per sconfiggere il nemico quando è debole; per distruggere la depravazione quando è ancora in seme; e per sbattere contro quella pietra che è Cristo i nostri bambini (Sal 136) affinchè siano salvi: e se il nostro nemico ci visita spesso con le tentazioni, la sua frequenza non ci venga a noia, per non essere come pietre scavate dalle gocce non con la violenza, ma con la costanza, come nel detto: "la goccia scava la pietra non con la forza, ma cadendo spesso". Ciò traspare dalla storia di quel padre del deserto che, come un atleta di Cristo resistette alla tentazione per quarant'anni, ma che poi cadde vinto nel tempo di una notte.
    (da Vite dei padri)

    Salmo 136 la salvezza dall'oppressione è Cristo stesso,
    Lui  Colui che ci vendica nel modo appropriato e secondo i dettami di Dio e non nostri, Lui quella "pietra angolare" che i costruttori hanno rigettata ma che mai è venuta meno, Dio resta fedele alle Sue promesse e il Verbo Incarnato le porta a compimento.

     Questo salmo presenta un Giudeo, che, subito dopo il ritorno dall'esilio di Babilonia, ricorda le sofferenze subite in schiavitù, e si vincola ad una fermissima speranza nella ricostruzione di Gerusalemme, pur in mezzo alle ostilità dei popoli vicini, tra i quali gli Edomiti: (L'elenco dei popoli forniti dal libro di Esdra (9,1) non è quello preciso del tempo, ma è un'inserzione postuma che si rifà a Dt 7,1).
    L'orante presenta il pianto degli esiliati, le umiliazioni, la determinazione con la quale appesero le cetre ai salici, vincolandosi di non cantare mai davanti agli oppressori i Canti di Sion. Lo scherno, l'insulto, l'attentato alla fede, sono espressi in maniera estremamente efficace: “Là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato...”.
    Poi, di fronte alla tentazione di tanti di imparentarsi con popoli stranieri per via di matrimoni (Esd 9,1.12; Nm 9,2), l'orante afferma che, dopo aver provato tanto dolore in terra straniera, non potrebbe pensare di cantare i Canti di Sion fuori della Palestina, e dimenticando Gerusalemme: “Mi si attacchi la lingua al palato (...) se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia”.
    L'orante ricorda quanto con vile crudeltà fece Edom, già conquistato da Nabucodonosor, nel pieno della distruzione di Gerusalemme:””, e invoca su di lui la giustizia divina. La “Figlia di Babilonia” è Bozra, la città principale di Edom (Cf. Is 34,6; 63,1; Ger 48,24; 49,13s; Am 1,12). Su questa città il salmista invoca una distruzione vendicativa: “Beato chi ti renderà quanto ci hai fatto...”.


    http://www.verolanuova.com/parrocchia/gruppi/immagini/Sacro_Cuore.gif
    -Lungo i fiumi di Babilonia,
    là sedevamo e piangevamo
    ricordandoci di Sion.
    -Ai salici di quella terra
    appendemmo le nostre cetre,
    perché là ci chiedevano parole di canto
    coloro che ci avevano deportato,
    allegre canzoni, i nostri oppressori:
    “Cantateci canti di Sion!”.
    -Come cantare i canti del Signore
    in terra straniera?
    Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
    si dimentichi di me la mia destra;
    mi si attacchi la lingua al palato
    se lascio cadere il tuo ricordo,
    se non innalzo Gerusalemme
    al di sopra di ogni mia gioia.
    -Ricordati, Signore, dei figli di Edom,
    che, nel giorno di Gerusalemme,
    dicevano: “Spogliatela, spogliatela
    fino alle sue fondamenta!”.
    Figlia di Babilonia devastatrice,
    beato chi ti renderà quanto ci hai fatto.
    -Beato chi afferrerà i tuoi piccoli
    e li sfracellerà contro la pietra.



    Consacrazione dell'Ecuador al Sacratissimo Cuore di Gesù


    Ecco a voi il testo della consacrazione dell'Ecuador al Sacro Cuore di Gesù: è del 1874, scritto dal P. Manuel Proñao S.J., e ripreso quasi integralmente da Giovanni Paolo II nel 1985.
    La consacrazione fu voluta dal presidente cattolico Garçia Moreno, assassinato dai massoni. (d. A.M.)

    Garçia Moreno

    Questo è, Signore, il vostro popolo. Sempre, Gesù mio, vi riconoscerà come suo Dio. Non volgerà i suoi occhi ad altra stella che non sia quella di amore e di misericordia che brilla in mezzo al vostro petto, santuario della divinità, arca del vostro Cuore. Guardate, Dio nostro!: genti e nazioni potenti trapassano con molti acuti dardi il dolcissimo seno della vostra misericordia. I nostri nemici insultano la nostra Fede, e si prendono gioco delle nostre speranze, perché le abbiamo riposte in voi. E tuttavia, questo vostro popolo, il suo capo, i suoi legislatori, i suoi pontefici, consolano il vostro Vicario, asciugano le lacrime della Chiesa: e, confondendo la empietà e la apostasia del mondo, corrono a perdersi nell'oceano di amore e di carità che scopre loro il vostro soavissimo Cuore.

    Sia dunque, Dio nostro!, sia il vostro Cuore il faro luminoso della nostra Fede, l'àncora sicura della nostra speranza, il simbolo delle nostre bandiere, lo scudo impenetrabile della nostra debolezza, l'aurora bella di una pace imperturbabile, il vincolo stretto di una concordia santa, la nube che feconda i nostri campi, il sole che illumina i nostri orizzonti: insomma, la vena ricchissima della prosperità e della abbondanza, delle quali abbiamo bisogno per elevare templi e altari da cui brilli, con eterni e pacifici splendori, la sua santa e magnifica gloria.

    E, poiché ci consacriamo e ci affidiamo senza riserva al vostro Divino Cuore, moltiplicate senza fine gli anni della nostra pace religiosa; allontanate dai confini della patria la empietà e la corruzione, la calamità e la miseria. La vostra Fede detti le nostre leggi; la vostra giustizia governi i nostri tribunali; la vostra clemenza e la vostra fortezza sostengano e dirigano i nostri capi; la vostra sapienza, la vostra santità e il vostro zelo rendano perfetti i nostri sacerdoti; la vostra grazia converta tutti i figli dell'Ecuador, e la vostra gloria li coroni nella eternità, affinché tutti i popoli e tutte le nazioni della terra, contemplando, con santa invidia, la vera fortuna e sorte del nostro, si accostino a loro volta al vostro Cuore amante, e dormano il sonno tranquillo della pace, che offre al mondo questa Fonte pura e questo Simbolo perfetto dell'amore e della carità. Così sia.

    La Virgen Dolorosa de Quito
    patrona dell'Ecuador






    [Modificato da Caterina63 01/07/2011 14:34]
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    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    Mese di luglio dedicato al Preziosissimo Sangue di Gesù






    1 luglio

    Un mistero di Sangue.

    La Redenzione umana è insieme un fatto e un mistero
    : il fatto ci è narrato dalla storia, il mistero ci viene proposto dalla fede e spiegato, quanto è possibile, dalla dottrina teologica. Ora, nel fatto, o meglio, nell’intreccio dei fatti, noi troviamo un’orditura di sangue; e tutto il mistero della nostra redenzione è un mistero di Sangue: appunto, del Sangue dell’Uomo-Dio. Senza di esso la Redenzione non si comprende, e nemmeno si sarebbe compiuta, nel piano prestabilito e rivelato dalla Divina Provvidenza. Apriamo il Santo Vangelo. La prima e l’ultima pagina recano tracce di sangue.

    Le effusioni di sangue.

    Gesù era nato da sette giorni, fiore appena sbocciato, olezzante il profumo del Paradiso; ed eccolo, fra le braccia materne, subire lo strazio e l’ignominia della circoncisione. Poche stille di sangue consacrano il Nome di Gesù, che significa salvatore: dolente primizia di una Redenzione che doveva essere copiosa, nel flusso sanguigno, come negli effetti. Tale fu l’epilogo della missione di Cristo, il rosso tramonto della sua vita.

    Nell’orto degli ulivi, fra le ombre della notte e le tenebre di una tristezza mortale, Gesù suda sangue: il torchio stritola il cuore e ne spreme le gocce turgide che gemono dai pori e cadendo irrigano il volto e tutta la persona, ne intridono le vesti, ne chiazzano il terreno. Così nell’amarezza, nella solitudine, nell’abbandono; e il Profeta gli chiede: «perché dunque il tuo paludamento è rosso e la tua veste come quella di chi pigia nello strettoio?». La risposta è desolante: «Da me solo ho spremuto il torchio e delle genti nessuno è con me» (Is 63,3). Era il torchio di un amore infinito.

    Nel pretorio di Pilato la scena si fa selvaggia. Denudato, legato alla colonna, i flagelli agitati dai legionari con furia di tempesta lo colpiscono dovunque; e dalle carni illividite, scorticate, sprizza il sangue veemente, arrossando dintorno ogni cosa. Quasi non basti, si aggiunge alla flagellazione la barbarie della incoronazione. Un fascio di spinosi virgulti piegati in cerchio gli è posto sul capo. Le spine lunghe e resistenti, battute da canne, entrano nelle tempie e nel cervello; e nel giro della testa appare un diadema di sangue. Orrenda ma degna corona al re dell’amore e del martirio!

    Fino al supremo sacrificio.

    Lungo la via del Calvario «del suo divino Sangue segna la terra dove posa il piede» (S.Alfonso M de’ Liguori). E quando inciampa, o barcolla cadendo oppresso dal legno enorme, nuovi strappi alle ginocchia e alle mani danno ancora sangue. La Veronica pietosa gli asciuga il volto, che a tracce sanguigne resta disegnato stupendamente nel lino.

    Poi, quando in cima al colle la Vittima si distende sull’altare della croce, e i chiodi squarciano le mani e i piedi fissandoli al rovere, fiotti di sangue escono dalle squarciature; e quando la croce è alzata col suo carico, un fitto gocciolio gronda da tutte le ferite, finché le vene si esauriscono e il cuore dà l’estremo palpito: Consummatum est!

    Ma no, c’è ancora un tesoro da scoprire. Il centurione infigge di colpo la lancia sul costato a sinistra e dal cuore spaccato esce «acqua e sangue». L’ultima effusione prodigiosa rivela, meglio di ogni altra, le ineffabili profondità di questo mistero. In tale aspetto, in tale sublime atteggiamento il Divino Crocifisso doveva restare, immutato e immortale, nei secoli.



    Fioretto

    Offrirò le pene e le gioie di questo primo giorno di luglio al Sangue Preziosissimo di Gesù ed in unione alla sua opera redentrice.

    Giaculatoria

    Adoramus te, santissime Domine Jesu Christe, et benediciums tibi, quia per sanctama crucem tuam redemisti mundum

    Noi ti adoriamo, o santissimo Signore Nostro Gesù Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.



    Read more: http://sursumcorda-dominum.blogspot.com/#ixzz1RVMBr4fZ



    *******************************************

    Il senso della consacrazione dei giovani al Cuore di Gesù


    Per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid


     

    CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 13 luglio 2011 (ZENIT.org).-


    Benedetto XVI consacrerà tutti i giovani al Sacro Cuore di Gesù durante la veglia di sabato 20 agosto all'aerodromo dei Quattro Venti di Madrid in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG).

    Pubblichiamo la catechesi che gli organizzatori della GMG (http://www.madrid11.com) hanno preparato per l'occasione.

    * * *

    Lo scopo di questa catechesi è quello di aiutarei giovani a prepararsi alla Consacrazione della Gioventù al Sacro Cuore di Gesù, che il Santo Padre Benedetto XVI realizzerà in occasione della prossima giornata mondiale della gioventù. Tre sono le parti che la costituiscono. La prima: approccio al messaggio del Papa per la GMG nella prospettiva del Cuore di Gesù. La seconda: ripercorrere a grandi linee la storia della devozione al Cuore di Gesù. La terza: spiegare il perché della Consacrazione della gioventù del mondo al Cuore di Gesù.

    I – “Dal cuore dell’uomo al Cuore di Dio”

    Addentrandosi nelle profondità del nostro cuore, ci si ritrova tutti davanti allo stesso desiderio: vogliamo essere felici. Ma, ci domandiamo, dove e come trovare la felicità? L’esperienza ci dice che l’uomo trova la felicità nel momento in cui l’ansia d’infinito che porta dentro viene saziata. Così ci ricorda il papa nel suo messaggio: “L’uomo è stato creato per ciò che è grande per l’infinito” (Benedetto XVI, Messaggio per la GMG2011 Madrid).

    Facciamo un altro passo. Il desiderio d’infinito che c’è nell’uomo consiste nel desiderio di essere amato da un Amore che non ha limiti. La risposta a questa domanda ci viene data dalla divina Rivelazione: “Dio è amore”. Dio si è rivelato proprio come l’Amore infinito, eterno, personale e misericordioso, che risponde pienamente ai desideri di felicità che si trovano nel cuore di ogni uomo. Per questo motivo il Papa ci ricorda: “Dio è la sorgente della vita, eliminarlo significa separarsi da questa sorgente e, inevitabilmente, privarsi della pienezza e della gioia: «la creatura senza il creatore svanisce» (GS 36)” (Messaggio per la GMG). Prova di ciò sono i molteplici tentativi fatti nella nostra società di costruire un “paradiso sulla terra”, ai margini di Dio.

    2. Il problema del cuore dell’uomo si risolve in modo definitivo soltanto nell’incontro con il Cuore di Dio. Riferisce Sant’Agostino a tal proposito: “Ci hai fatti, Signore, per te, e il nostro cuore è inquieto, finché riposi in te”. L’inquietudine alla quale allude il santo di Ippona fa riferimento alla difficoltà di “raggiungere” l’Amore come conseguenza della nostra condizione di creature; siamo finiti e, ancor di più, siamo peccatori. Continuamente inciampiamo sulla pietra del nostro egoismo, del disordine delle nostre passioni che ci impediscono di raggiungere quest’Amore. Il cuore dell’uomo “aveva bisogno” di un cuore che stesse “al suo livello” e che d’altra parte fosse onnipotente per tirarlo fuori dalla sua finitudine e dal suo peccato. In Gesù Cristo Dio è venuto incontro all’uomo e ci ha amato “con cuore umano”. Nell’incontro del cuore umano con il Cuore di Gesù si è realizzato il mistero della Redenzione: “dall’orizzonte infinito del suo amore, infatti, Dio è voluto entrare nei limiti della storia e della condizione umana, ha assunto un corpo e un cuore, perché possiamo contemplare e trovare l’infinito nel finito, il Mistero invisibile e ineffabile nel Cuore umano di Gesù, il nazareno” (Benedetto XVI, Angelus 1 giugno 2008).

    La rivelazione definitiva di quest’Amore ci è stata data nella Croce. L’amore di Dio per noi è giunto al “limite” del dono della vita. Nel Cuore aperto di Gesù sulla Croce, conseguenza del colpo di lancia del soldato, troviamo la più grande dimostrazione di quanto e come ci ama Dio. Ricordiamo ancora una volta ciò che dice il Papa nel suo messaggio: “Dal Cuore di Gesù aperto sulla Croce è sgorgata la vita divina” (Messaggio GMG). Così, sulla Croce, Gesù trasforma il nostro “cuore di pietra” ferito dal peccato in un “cuore di carne”, come il suo: ci fa dono del suo amore, e a sua volta ci rende capaci di amare con il suo stesso amore.

    Dal Cuore di Gesù, vivo e risorto, scaturisce la sorgente alla quale l’uomo deve bere per saziare la sua sete infinita di amare ed essere amato. Per tanto, è in quest’incontro personale “da cuore a Cuore”, dove l’uomo vive “radicato ed edificato in Cristo, saldo nella fede” (Col 2,7). La santità consiste nell’entrare pienamente in questa corrente d’amore che sgorga dal Cuore di Gesù. “Il motto del Card. Newman: «da cuore a cuore» ci da la prospettiva della sua concezione del suo modo di comprendere la vita cristiana come una chiamata alla santità, sperimentata come profondo desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio" (Benedetto XVI, Omelia in occasione della Beatificazione del Cardinal Newman).

    II -“Ecco il cuore che tanto ha amato gli uomini”

    Nel corso dei secoli la Chiesa ha approfondito il significato del Culto al Sacro Cuore di Gesù. Molti uomini e donne hanno trovato nella contemplazione dell’immagine di colui che fu trafitto una via valida per identificarsi pienamente con Cristo e giungere alla meta della santità.

    Tra questiricordiamo specialmente Santa Margherita Maria de Alacoque (1647-1690), religiosa dell’ordine della Visitazione a Paray-le-Monial, alla quale Gesù si manifesta nell’ Eucaristia, rivelandole il mistero del Suo Cuore: “Ecco il cuore che tanto ha amato gli uomini e che non riceve altro che ingratitudine offese”. Durante la sua vita Santa Margherita insegnò ad amare il cuore di Gesù, facendogli compagnia nell’Eucaristia per mezzo dell’Ora Santa, a consacrarsi a Lui ed ad offrire piccoli atti di amore e riparazione per i peccati. Diffuse anche la pratica dei primi venerdì del mese: confessione e comunione in riparazione dei peccati. Fu beatificata del 1864 dal Beato Pio IX e canonizzata nel 1920 da Benedetto XV. La sua ricorrenza viene celebrata il 16 ottobre.

    Oltre a questa santaricordiamo San Claudio de la Colombiere S.J. (1641-1682). Fu il direttore spirituale si Santa Margherita Maria. Sarà l’incaricato di propagare il messaggio d’amore del Cuore di Cristo nei luoghi più lontani. Grazie a lui l’ordine religiosa dei Gesuiti si fece carico della propagazione della devozione al Cuore di Gesù.

    L’eco di queste rivelazioni nella vita della Chiesa fu così intenso che il Beato Pio IX nell’anno 1856 instituì per tutta la Chiesa la festa del Sacro Cuore di Gesù, e nell’anno 1899 il papa Leone XIII consacrò l’umanità al Sacro Cuore. Centinaia di congregazioni religiose dedite all’educazione dei giovani, all’assistenza degli anziani e degli ammalati, alle missioni, nacquero in questo tempo, tutte facenti capo alla spiritualità del Cuore di Gesù. Durante il ventesimo secolo i Sommi Pontefici hanno invitato continuamente a ricorrere al Sacro Cuore come “il principale indicatore e simbolo dell’Amore con cui il divino redentore ama continuamente l’eterno Padre e tutti gli uomini” (Pio XII, Enc. “Haurietis Aquas”).

    La contemplazione del cuore di Gesù oggi rende feconda la Chiesa di nuovi cammini di santità e si presenta per gli uomini del nostro tempo, bisognosi della misericordia divina, come un annuncio di speranza perché “sulle macerie accumulatesi a causa dell’odio e della violenza , si costruisca la civiltà dell’amore, il regno del Cuore di Cristo” (Giovanni Paolo II, messaggio al Preposto Generale della Compagnia di Gesù, P. Peter Kolvenbach, 5 ottobre 1986).

    III. Consacrarsi al Cuore di Gesù per rimanere “Radicati ed edificati in Cristo e saldi nella fede” (Col 2,7)

    La consacrazione al Cuore di Gesù è un atto con il quale noi giovani del mondo, guidati dal Santo Padre, vogliamo rivolgere il nostro sguardo fiducioso a Gesù Cristo, perché ci aiuti a vivere “Radicati ed edificati in Cristo e saldi nella fede” (Col 2,7).

    Si tratta di rivivere dentro di noi l’esperienza del discepolo amato che contemplando il cuore aperto di Gesù sulla Croce, crede nel suo amore e si converte in suo testimone. “Chi l’ha visto ne dà testimonianza” (Gv 19,35).

    Per questo motivo è anzitutto un atto di fede. L’invito del Santo Padre a consacrarci al Sacro Cuore di Gesù è un invito a consacrare la nostra fede: “Crediamo fermamente che Gesù Cristo ha donato se stesso sulla Croce per offrirci il suo amore; nella sua Passione ha portato le nostre sofferenze, si è fatto carico dei nostri peccati, ci ha ottenuto il perdono e ci ha riconciliato con il Padre, aprendoci il cammino della vita eterna” (Messaggio GMG). Tutto ciò confessiamo non solo in virtù della conoscenza delle verità in cui crediamo, ma come frutto di una relazione personale con Cristo, creata dalla fiducia nell’Amore del suo Cuore. In più, questa professione di fede la realizziamo in unione con il Santo Padre, i vescovi ed i pastori della Chiesa, mostrando che la nostra “fede personale in Cristo è vincolata alla fede della Chiesa” (Messaggio GMG). È nel cuore della Chiesa dove risuonano i battiti del Cuore di Cristo.

    È in secondo luogo un atto di speranza. Il Papa non solo consacra ciascuno di noi al Sacro Cuore, ma consacra “tutti i giovani del mondo” al Sacro Cuore di Gesù. I giovani di oggi sono la speranza del futuro della Chiesa e della umanità. Tramite la Consacrazione noi giovani, con il Papa,vogliamo affermare che “senza il Cristo, morto e risorto, non c’è salvezza. Che solo Lui può liberare il mondo dal male e far crescere il Regno della Giustizia,della pace, dell’Amore al quale tutti aspiriamo” (Messaggio GMG). Uniti in “un solo Cuore”, preghiamo con tutta la Chiesa: “Vieni Signore Gesù”, aiuta noi giovani del Terzo Millennio ad essere artefici della civiltà dell’Amore che si costruisce “quando le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano in verità ed ascoltano la sua voce” (Messaggio GMG).

    Infine, la consacrazione è un atto d’amore. Noi giovani del Terzo Millennio, come San Tommaso, vogliamo “toccare Gesù, mettendo le mani nei segni della sua Passione, i segni del suo Amore” (Messaggio GMG). Consacrandoci “tocchiamo Gesù”, rinnovando la grazia del nostro Battesimo con la quale siamo stato introdotti pienamente in quest’Amore. Si rafforza in noi il desiderio di bere costantemente alle sorgenti della vita divina che sono i Sacramenti, specialmente l’Eucaristia e il Sacramento del Perdono. Infine, siamo introdotti nel suo sguardo misericordioso per poter sempre essere vicini ai più poveri ed ai malati, diventando così per essi manifestazione tangibile dell’Amore di Dio.

    Come il discepolo amato anche noi siamo invitati ad “accogliere Maria nella nostra casa”. Ci consacriamo al Cuore di Gesù tenendo presente la Vergine come speciale mediatrice. Lei che “accolse con fede la Parola di Dio”c’insegna a credere nell’Amore, ad affidarci a Lui ed ad essere suoi testimoni tra i nostri fratelli.

     


    Pope Benedict XVI leads the Sunday angelus prayer from the balcony of his summer residence in Castelgandolfo in southern Rome July 17, 2011.




    [Modificato da Caterina63 20/07/2011 10:44]
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    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    16/06/2012 22:31
     
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    [SM=g1740733] Cari Amici, accanto ai tanti Inni Eucaristici, presentiamo un canto poco conosciuto, ma straordinariamente bello: Dulcis Christe, musicato da Michelangelo Grancini (1605-1669), e qui interpretato dalla grande voce di Mina.

    www.gloria.tv/?media=301418

    Si tratta di un brano a due voci femminili (soprano, contralto) ed è caratterizzato da una dolcissima linea melodica e da un mirabile intreccio delle due parti. Il testo, come possiamo notare, è semplice, la sua ripetitività scaturisce da quella bellissima tradizione della Chiesa del "salmodiare", ossia, prendendo frasi dai Salmi o da parole di dottrina, queste vengono salmodiate, ripetute come preghiera, come faceva Gesù nel Getzemani del quale si legge: si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. (Mt.26,44)
    Nella nostra Tradizione Cristiana, il ripetere è indice di attenzione e di impegno alle parole che si dicono, un dolce ripetere fino a quando non saremo esauditi, un pregare incessantemente, senza stancarsi mai, ma piuttosto esercitando, sviluppando e maturando un rapporto unico con Colui al quale rivolgiamo il nostro tempo, ogni dedizione, ogni attenzione, ogni pensiero, ogni parola.

    Video a cura del
    Movimento Domenicano del Rosario
    www.sulrosario.org
    info@sulrosario.org

    Dulcis Christe

    Dulcis Christe, o bone Deus,
    o amor meus, o vita mea,
    o salus mea, o gloria mea.

    Dulcis Christe, o bone Deus,
    Dulcis Christe, o bone Deus,
    o amor meus, o vita mea,
    o salus mea, o gloria mea.

    Dulcis Christe, o bone Deus,
    Dulcis Christe, o bone Deus,
    o amor meus, o vita mea,
    o salus mea, o gloria mea.
    o gloria mea

    Tu es Creator, Tu es Salvator mundi.
    Te volo, Te quaero, Te adoro,
    o dulcis amor.
    Te adoro, o care Jesus


    [SM=g1740717]



    [SM=g1740735]


    [Modificato da Caterina63 13/06/2013 10:02]
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    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    17/06/2012 14:35
     
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    Il Papa: Il messaggio è chiaro: il Regno di Dio, anche se esige la nostra collaborazione, è innanzitutto dono del Signore, grazia che precede l’uomo e le sue opere. La nostra piccola forza, apparentemente impotente dinanzi ai problemi del mondo, se immessa in quella di Dio non teme ostacoli, perché certa è la vittoria del Signore



    ANGELUS DEL SANTO PADRE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA



    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS, 17.06.2012



    Alle ore 12 di oggi il Santo Padre Benedetto XVI si affaccia alla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
    Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
     
    PRIMA DELL’ANGELUS
     
    Cari fratelli e sorelle,
     
    la liturgia odierna ci propone due brevi parabole di Gesù: quella del seme che cresce da solo e quella del granello di senape (cfr Mc 4,26–34).

    Attraverso immagini tratte dal mondo dell’agricoltura, il Signore presenta il mistero della Parola e del Regno di Dio, e indica le ragioni della nostra speranza e del nostro impegno.

    Nella prima parabola l’attenzione è posta sul dinamismo della semina: il seme che viene gettato nella terra, sia che il contadino dorma sia che vegli, germoglia e cresce da solo. L’uomo semina con la fiducia che il suo lavoro non sarà infecondo. Ciò che sostiene l’agricoltore nelle sue quotidiane fatiche è proprio la fiducia nella forza del seme e nella bontà del terreno. Questa parabola richiama il mistero della creazione e della redenzione, dell’opera feconda di Dio nella storia.
    E’ Lui il Signore del Regno, l’uomo è suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell’azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti. Il raccolto finale ci fa pensare all’intervento conclusivo di Dio alla fine dei tempi, quando Egli realizzerà pienamente il suo Regno.

    Il tempo presente è tempo di semina, e la crescita del seme è assicurata dal Signore. Ogni cristiano, allora, sa bene di dover fare tutto quello che può, ma che il risultato finale dipende da Dio: questa consapevolezza lo sostiene nella fatica di ogni giorno, specialmente nelle situazioni difficili. A tale proposito scrive Sant’ Ignazio di Loyola: «Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio» (cfr Pedro de Ribadeneira, Vita di S. Ignazio di Loyola, Milano 1998).

    Anche la seconda parabola utilizza l’immagine della semina. Qui, però, si tratta di un seme specifico, il granello di senape, considerato il più piccolo di tutti i semi. Pur così minuto, però, esso è pieno di vita, dal suo spezzarsi nasce un germoglio capace di rompere il terreno, di uscire alla luce del sole e di crescere fino a diventare «più grande di tutte le piante dell’orto» (cfr Mc 4,32): la debolezza è la forza del seme, lo spezzarsi è la sua potenza. E così è il Regno di Dio: una realtà umanamente piccola, composta da chi è povero nel cuore, da chi non confida nella propria forza, ma in quella dell’amore di Dio, da chi non è importante agli occhi del mondo; eppure proprio attraverso di loro irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è apparentemente insignificante.

    L’immagine del seme è particolarmente cara a Gesù, perché esprime bene il mistero del Regno di Dio. Nelle due parabole di oggi esso rappresenta una «crescita» e un «contrasto»: la crescita che avviene grazie a un dinamismo insito nel seme stesso e il contrasto che esiste tra la piccolezza del seme e la grandezza di ciò che produce.

    Il messaggio è chiaro: il Regno di Dio, anche se esige la nostra collaborazione, è innanzitutto dono del Signore, grazia che precede l’uomo e le sue opere. La nostra piccola forza, apparentemente impotente dinanzi ai problemi del mondo, se immessa in quella di Dio non teme ostacoli, perché certa è la vittoria del Signore. È il miracolo dell’amore di Dio, che fa germogliare e fa crescere ogni seme di bene sparso sulla terra. E l’esperienza di questo miracolo d’amore ci fa essere ottimisti, nonostante le difficoltà, le sofferenze e il male che incontriamo. Il seme germoglia e cresce, perché lo fa crescere l’amore di Dio. La Vergine Maria, che ha accolto come «terra buona» il seme della divina Parola, rafforzi in noi questa fede e questa speranza.

    DOPO L’ANGELUS


    Cari fratelli e sorelle,


    ricorre mercoledì prossimo, 20 giugno, la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite. Essa vuole attirare l’attenzione della comunità internazionale sulle condizioni di tante persone, specialmente famiglie, costrette a fuggire dalle proprie terre, perché minacciate dai conflitti armati e da gravi forme di violenza. Per questi fratelli e sorelle così provati assicuro la preghiera e la costante sollecitudine della Santa Sede, mentre auspico che i loro diritti siano sempre rispettati e che possano presto ricongiungersi con i propri cari.


    Oggi, in Irlanda, si terrà la celebrazione conclusiva del Congresso Eucaristico Internazionale, che durante questa settimana ha fatto di Dublino la città dell’Eucaristia, dove molte persone si sono raccolte in preghiera alla presenza di Cristo nel Sacramento dell’altare. Nel mistero dell’Eucaristia Gesù ha voluto restare con noi, per farci entrare in comunione con Lui e tra di noi. Affidiamo a Maria Santissima i frutti maturati in questi giorni di riflessione e di preghiera.


    Desidero, infine, ricordare con gioia che questo pomeriggio, a Nepi, nella Diocesi di Civita Castellana, verrà proclamata beata Cecilia Eusepi, morta a soli 18 anni. Questa giovane che aspirava a diventare suora missionaria, fu costretta ad abbandonare il convento a causa della malattia, che visse con fede incrollabile, dimostrando grande capacità di sacrificio per la salvezza delle anime Negli ultimi giorni della sua esistenza, in profonda unione con Cristo crocifisso, ripeteva: «è bello darsi a Gesù, che si è dato tutto per noi».

    (...)

    E infine saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare quanti hanno partecipato agli incontri promossi dal Movimento dell’Amore Familiare su "La preghiera del Padre Nostro e le radici cristiane della famiglia e della società", i fedeli delle parrocchie Madonna del Cavatore in Carrara e Natività di Nostro Signore Gesù Cristo in Roma, come pure quelli provenienti da Giulianova, Fermo, Fossalunga, Scandicci e Napoli. A tutti auguro una buona domenica. Buona domenica, buona settimana a voi tutti.

    [SM=g1740738]

    Preziosissimo Sangue di N. S. G. C. - proprio, omelie...

    Domenica 1 luglio, quinta dopo Pentecoste, cade la festa del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo.
    Di seguito sono disponibili il proprio della S. Messa,  
    l’omelia del Card. Bagnasco,
    le note di Dom Guéranger sull’origine ed il significato della festa
    e la lettera apostolica “Inde a Primis” del beato Giovanni XXIII
    sulla devozione al Preziosissimo Sangue di N. S. G. C.


    [SM=g1740738]

    [Modificato da Caterina63 01/07/2012 19:25]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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    01/07/2012 19:36
     
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    Giovanni XXIII
    Inde a primis
     sulla devozione al Preziosissimo Sangue di N. S. G. C.

     

    Lettera apostolica

    Venerabili Fratelli, Salute e Apostolica Benedizione!
    Più volte ci è accaduto fin dai primi mesi del Nostro servizio pontificale, e la parola fu sovente precorritrice ansiosa ed innocente del Nostro stesso sentimento, di invitare i fedeli in materia di devozione viva e quotidiana a volgersi con ardente fervore verso l'espressione divina della misericordia del Signore sulle singole anime, sulla sua Chiesa e sul mondo intero, di cui Gesù resta il redentore ed il Salvatore. Vogliamo dire la devozione al Preziosissimo Sangue.

    Questa devozione ci fu istillata nello stesso ambiente domestico in cui fiorì la nostra fanciullezza, e tuttora ricordiamo con viva emozione la recita delle Litanie del Preziosissimo Sangue che i nostri vecchi facevano nel mese di luglio.

    Memori della salutare esortazione dell'Apostolo: "Badate a voi; badate al gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituito vescovi per pascere la Chiesa di Dio, acquistata da lui col proprio sangue", crediamo, o Venerabili Fratelli, che tra le sollecitudini del Nostro universale ministero pastorale, dopo la vigilanza sulla sana dottrina, debba avere un posto di privilegio quella che riguarda il retto svolgimento e l 'incremento della pietà religiosa, nelle manifestazioni del culto liturgico e privato. Ci sembra pertanto particolarmente opportuno richiamare l'attenzione dei nostri diletti figli sul nesso indissolubile che deve unire le due devozioni, già tanto diffuse in seno al popolo cristiano, cioè al Nome Santissimo di Gesù e al suo Cuore Sacratissimo, quella che intende onorare il Sangue preziosissimo del Verbo incarnato, "sparso per molti in remissione dei peccati".

    Se, infatti, è di somma importanza che tra il Credo cattolico e l'azione liturgica della Chiesa regni una salutare armonia, poiché "Lex credendi legem statuat supplicandi", e non siano mai consentite forme di culto che non scaturiscano dalle sorgenti purissime della vera fede, è giusto altresì che fiorisca una simile armonia tra le varie devozioni, in modo che non vi sia contrasto o dissociazione tra quelle che sono stimate come fondamentali e più santificanti, ed in pari tempo sulle devozioni personali e secondarie abbiano il primato nella stima e nella pratica quelle che meglio attuano l'economia dell'universale salvezza operata dal "solo Mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, colui che diede se stesso prezzo di riscatto per tutti".
    Movendosi in questa atmosfera di retta fede e di sana pietà, i credenti sono sicuri di "sentire cum Ecclesia", ossia di vivere in comunione di preghiera e di carità con Gesù Cristo, fondatore e Sommo Sacerdote di quella sublime religione, che da lui trae, col nome, ogni sua dignità e valore. Se diamo ora un rapido sguardo ai mirabili progressi che la Chiesa Cattolica ha operato nel campo della pietà liturgica, in salutare consonanza con lo sviluppo della sua fede nella penetrazione delle verità divine, è indubbiamente consolante il costatare che nei secoli a noi più vicini non sono mancati da parte di questa Apostolica Sede chiari e ripetuti attestati di consenso e di incoraggiamento, per tutte e tre le devozioni sopra menzionate: devozioni che furono praticate fin dal medioevo da molte anime pie e furono poi diffuse in varie Diocesi, Ordini e Congregazioni religiose, ma che attendevano dalla Cattedra di Pietro il suggello dell'ortodossia e dell'approvazione per la Chiesa universale.

    Ci basti ricordare che i Nostri Predecessori fin dal secolo XVI hanno arricchito di spirituali favori la devozione al Nome Santissimo di Gesù, di cui si era fatto nel secolo precedente apostolo infaticabile, in Italia, San Bernardino da Siena. In onore di questo Santissimo Nome furono anzitutto approvati l'Ufficio, la Messa, ed in seguito le Litanie. Né meno insigni furono i privilegi concessi dai Romani Pontefici al culto verso il Cuore Sacratissimo di Gesù, nella cui ammirabile propagazione tanta parte hanno avuto le rivelazioni fatte dal Sacro Cuore a Santa Margherita Maria Alacoque.

    E così alta e unanime è stata la stima dei Sommi Pontefici verso questa devozione, che essi si compiacquero di illustrarne la natura, difenderne la legittimità, inculcarne la pratica con molti atti ufficiali, cui hanno posto coronamento tre importanti Encicliche su questo argomento.
    Ma anche la devozione al Sangue Preziosissimo, di cui è stato propagatore ammirabile nel secolo scorso il sacerdote romano San Gaspare del Bufalo, ebbe il meritato consenso e il favore di questa Sede Apostolica. Giova infatti ricordare che per ordine di Benedetto XlV furono composti la Messa e l'Ufficio in onore del Sangue adorabile del Salvatore divino; e che Pio IX, a soddisfazione di un voto fatto a Gaeta, ne volle estesa la festa liturgica alla Chiesa universale. Fu infine Pio Xl, di felice memoria, che a ricordo del XlX Centenario della Redenzione, elevò la suddetta festa a rito doppio di prima classe, affinché dalla accresciuta solennità liturgica più intensa si facesse la devozione stessa e più copiosi si riversassero sugli uomini i frutti del Sangue redentivo.

    Seguendo pertanto l'esempio dei Nostri Predecessori, allo scopo di favorire ulteriormente il culto verso il Sangue prezioso dell'Agnello immacolato Cristo Gesù, ne abbiamo approvate le Litanie, secondo l'ordine compilato dalla Sacra Congregazione dei Riti, incoraggiandone altresì la recita in tutto il mondo cattolico; sia in privato che in pubblico, con l'elargizione di speciali indulgenze.
    Possa questo nuovo atto della "cura di tutte le Chiese", propria del Supremo Pontificato, in tempi di più gravi ed urgenti bisogni spirituali, risvegliare nell'animo dei credenti la convinzione del valore perenne, universale, sommamente pratico delle tre devozioni sopra elogiate.

    Nell'approssimarsi perciò della festa e del mese dedicati al culto del Sangue di Cristo, prezzo del nostro riscatto, pegno di salvezza e di vita eterna, ne facciano i fedeli l 'oggetto di più devote meditazioni e di più frequenti comunioni sacramentali. Riflettano essi, illuminati dai salutari insegnamenti che promanano dai Libri Sacri e dalla dottrina dei Padri e Dottori della Chiesa, al valore sovrabbondante, infinito, di questo Sangue veramente preziosissimo, "cuius una stilla salvum facere totum mundum quit ab omni scelere", come canta la Chiesa con l'Angelico Dottore, e come ha sapientemente confermato il Nostro Predecessore Clemente Vl.
    Ché, se infinito è il valore del Sangue dell'Uomo-Dio ed infinita è stata la carità che lo spinse ad effonderlo fin dal giorno ottavo della sua nascita e poi con sovrabbondanza nell'agonia dell'orto, nella flagellazione e coronazione di spine, nella salita al Calvario e nella Crocifissione, e infine dalla ampia ferita del costato, a simbolo di quello stesso Sangue divino che scorre in tutti i Sacramenti della Chiesa, è non solo conveniente ma sommamente doveroso che ad esso siano tributati omaggi di adorazione e di amorosa riconoscenza da parte di tutti i rigenerati nelle sue onde salutari.

    E al culto di latria, da rendersi al Calice del Sangue del Nuovo Testamento, soprattutto nel momento della sua elevazione nel sacrificio della Messa, è quanto mai decoroso e salutare che tenga dietro la Comunione con quel medesimo Sangue, indissolubilmente unito al Corpo del Salvatore nostro nel sacramento dell'Eucaristia. In unione allora col Sacerdote celebrante, i fedeli potranno con piena verità ripetere mentalmente le parole che egli pronuncia nel momento della Comunione: "Calicem salutaris accipiam et nomen Domini invocabo... Sanguis Domini Nostri Jesu Christi custodiat animam meam in vitam aeternam. Amen" In tal modo i fedeli, che vi si accosteranno degnamente, percepiranno più abbondanti i frutti di redenzione, di risurrezione e di vita eterna, che il Sangue sparso da Cristo "per impulso dello Spirito Santo" ha meritato al mondo intero.
    E nutriti del Corpo e del Sangue di Cristo, resi partecipi della sua vita divina che ha fatto sorgere legioni di martiri, essi andranno incontro alle lotte quotidiane, ai sacrifici, sino al martirio, se occorre, in difesa della virtù e del regno di Dio, sentendo in se medesimi quell'ardore di carità, che faceva esclamare a san Giovanni Crisostomo: "Partiamo da quella Mensa come leoni spiranti fiamme, divenuti terribili al demonio, pensando chi sia il nostro Capo, e quanto amore abbia avuto per noi...
    Questo Sangue, se degnamente ricevuto, allontana i demoni, chiama presso di noi gli angeli, e lo stesso Signore degli angeli... Questo Sangue, versato, purifica tutto il mondo. . . Questo è il prezzo dell'universo, con questo Cristo redime la Chiesa. .. Tale pensiero deve frenare le nostre passioni. Fino a quando, infatti, rimarremo attaccati al mondo presente? Fino a quando rimarremo inerti? Fino a quando trascureremo di pensare alla nostra salvezza? Riflettiamo sui beni che il Signore si è degnato di concederci, siamone grati, glorifichiamolo non solo con la fede, ma anche con le opere ". Oh! se i cristiani riflettessero più sovente al paterno monito del primo papa: "Vivete con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio; ben sapendo che non a mezzo di cose corruttibili, quali l'oro e l 'argento, siete stati riscattati. .. ma col prezioso Sangue di Cristo, dell'Agnello immacolato e incontaminato!"; se porgessero essi più sollecito ascolto all'esortazione dell'Apostolo delle genti: "Siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Iddio, e portatelo nel vostro corpo!".
    Quanto più degni, più edificanti sarebbero i loro costumi; quanto più salutare per l 'umanità intera la presenza nel mondo della Chiesa di Cristo! E se tutti gli uomini assecondassero gli inviti della grazia di Dio, che li vuole tutti salvi, perché ha voluto che tutti fossero redenti dal Sangue del suo Unigenito e tutti chiama a essere membri di un solo mistico Corpo, di cui Cristo è il Capo, quanto più fraterni diverrebbero i rapporti tra gli individui, i popoli, le nazioni; quanto più pacifica, più degna di Dio e dell'umana natura, creata a immagine e somiglianza dell'Altissimo, risulterebbe la sociale convivenza.

    È alla contemplazione di questa sublime vocazione che san Paolo invitava i fedeli provenienti dal popolo eletto, tentati di pensare con nostalgia e un passato che era stato soltanto una pallida figura e il preludio della Nuova Alleanza: "Voi vi siete accostati al monte Sion e alla città di Dio vivente, alla Gerusalemme celeste, e alle miriadi di angeli, adunata assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, a Dio giudice, e agli spiriti dei giusti arrivati alla perfezione, e a Gesù mediatore del Nuovo Patto, e al Sangue della aspersione, che parla meglio di quello di Abele ".

    Pienamente fiduciosi, o Venerabili Fratelli, che queste Nostra paterne esortazioni, rese note da voi nel modo che crederete più opportuno al Clero e ai fedeli a voi affidati, non solo volentieri saranno salutarmente attuate, ma altresì con fervido zelo, in auspicio delle grazie celesti e in pegno della Nostra particolare benevolenza, con effusione di cuore impartiamo la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi e a tutti i vostri greggi, e in modo particolare a coloro che risponderanno generosamente e piamente al Nostro invito.

    Dato a Roma, presso San Pietro, il 30 giugno 1960, vigilia della Festa del Preziosissimo Sangue di N.S.G.C., anno secondo del Nostro Pontificato.

    ************************

    EPISTULA APOSTOLICA
    INDE A PRIMIS
    IOANNES PP. XXIII
    AD VENERABlLES FRATRES PATRIARCHAS,
    PRIMATES, ARCHIIEPISCOPOS, EPISCOPOS
    ALIOSQUE LOCORUM ORDINARIOS,
    PACEM ET COMMUNIONEM
    CUM APOSTOLICA SEDE HABENTES:
    DE CULTU PRETIOSISSIMI SANGUINIS
    D. N. IESU CHRISTI PROMOVENDO.

     

     

    Venerabiles Fratres,
    salutem et Apostolicam Benedictionem.

    Inde a primis pontificalis Nostri ministerii mensibus iterum iterumque contigit — ac Nostra vox anxia et simplex saepe nuntia fuit animi Nostri futura praesentientis — ut, cum de cotidianis religiosae pietatis exercitiis ageretur, invitaremus fideles ad illud ardenti studio colendum, quod mirifice prae se fert divinam misericordiam in hominum animos, in Ecclesiam sanctam, in universum orbem, cuius Christus Iesus Redemptor et Salvator est, scilicet ad singulari religione Pretiosissimum eius Sanguinem venerandum.

    Hoc pietatis genus in consuetudinem Nostram venit ab ipso domestico convictu ubi infantia Nostra effloruit. Etiam nunc commoto suaviter animo in memoriam revocamus maiores Nostros cotidie per mensis Iulii decursum litanias Pretiosissimi Sanguinis domi pie recitare consuevisse.

    Apostolico obsecuti hortatui: « Attendite vobis et universo gregi, in quo vos Spiritus Sanctus posuit episcopos regere Ecclesiam Dei, quam acquisivit sanguine suo » (1), hoc prorsus putamus, Venerabiles Fratres, pastoralis Nostri muneris praecipuas et singulares curas poscere, primum ut sanae doctrinae invigilemus, ac subinde ut religiosae pietati recta ratione publice privatimque exercendae provehendaeque prospiciamus. Hanc ob rem, perquam opportunum ducimus hortari filios Nostros, ut mentis cogitationes convertant ad indissolubile considerandum vinculum, quod cum duobus illis in christiano populo late diffnsis cultibus erga Sanctissimum Nomen et Sacratissimum Cor Iesu coniungere debet religiosum obsequium exhibendum Pretiosissimo Incarnati Verbi Sanguini, qui « pro mnltis » effusus est « in remissionem peccatorum » (2).

    Enimvero, si summopere oportet, Ecclesiae liturgica actio cum catholicae fidei professione plane concordet, cum « lex credendi legem statuat supplicandi » (3), ac nullae inducantur pietatis formae, quae a verae fidei illimibus fontibus non emanent, pari ratione aequum est varia pietatis genera inter se consentanea esse. Necesse nempe est, ut eae pietatis formae, quae omnino praecipuae aestimentur et ad sanctimoniam assequendam aptiores sint, inter se nullo modo discrepent vel collidant, itemque eae, quae peculiares et minoris momenti sint, sive ad existimationem shoe ad usum quod attinet, cedant iis, quae magis ad universalem salutem procurandam conferant, peractam ab eo, qui est « mediator Dei et hominum homo Christus Iesus, qui dedit redemptionem semetipsum pro omnibus » (4). Si igitur a recta fide et a sana pietate christifideles sumunt animi motus et disciplinam vitae, pro certo habent se cum Ecclesia sentire et Christo Iesu communione precum et caritate inhaerere, Christo Iesu inquimus, Conditori et Summo Sacerdoti celsissimae religionis, quae ab ipso nomen, dignitatem, virtutem excipit.

    Iamvero, si vel cursim admiranda ea incrementa animo complectimur, quae in liturgicae pietatis campo et finibus catholica Ecclesia assecuta est — idque plane congruit cum salutaribus ipsius fidei progressibus, ad pleniorem divinarum veritatum notitiam quod attinet — non sine magno animi solacio cernere est, proxime elapsis saeculis Apostolicam hanc Sedem saepenumero et quidem manifesto tres illas, de quibus diximus, religionis formas probasse atque commendasse; quae quidem, etsi iam inde a Media Aetate in christianae vitae usum a compluribus piis christifidelibus inductae fuerant, ac subinde apud varias Dioeceses nee non religiosos Ordines et Congregationes propagatae, nihilominus opus fuit ut Petri Cathedrae auctoritas intercederet, ut eaedem catholicae fidei consentaneae declararentur et ad Ecclesiam universam pertinere possent.

    Memorare sat est, inde a saecnlo XVI Decessores Nostros spiritualibus beneficiis ditasse cultum Sanctissimi Nominis Iesu, quem S. Bernardinus Senensis, saeculo ante, per Italiam indefatigata opera propagaverat. In honorem autem Sanctissimi huius Nominis primo Divinum Officium ac Missa, deinde Litaniae (5) quoque probata sunt. Nec minoribus beneficiis Romani Pontifices cultum auxerunt Sacratissimi Cordis Iesu, ad quem plene perfecteque constituendum eundemque per totum orbem propagandum (6) tantopere contulerunt ea, quae Ohristus Dominus, sacrosanctum Oor suum ostendens, S. Margaritae Mariae Alacoque manifestavit. Tam singulari autem honore huiusmodi religionis studium Romani Pontifices, mira animorum consensione, prosecuti sunt, ut non modo ipsius vim et naturam illustraverint, sed etiam illud legitimum declaraverint eiusque usum promoverint, multis iisque publicis ecclesiastici magisterii documentis editis, quibus quidem praeclarae tres Encyclicae Litterae hac super re datae veluti summum fastigium imposuerunt (7).

    Atque cultui quoque Pretiosissimi Sanguinis Iesu, cuius S. Gaspar Del Bufalo, e clero romano sacerdos, superiore saeculo fautor exstitit admirabilis, Apostolicae huius Sedis assensus ac probatio, ut par erat, non defuerunt. Quam ad rem meminisse praestat, iussu Benedicti XIV Missam ac Divinum Officium in honorem adorandi Sanguinis Divini Redemptoris composita esse, ac Pium IX, ut votum Oaietae Deo factum exsolveret, eius liturgicum festum ad universam Ecclesiam pertinere statuisse (8). Denique Summus Pontifex fel. rec. Pius XI, ad perennandam memoriam celebrationum, quae undevicesimo expleto saeculo a peracta humani generis Redemptione habitae sunt, idem liturgicum festum ad ritum duplicem primae classis evectum voluit, eo quidem consilio, ut, aucta rituum sollemnitate, et cultus Sanguinis Redemptoris impensius foveretur, et inde copiosiores in homines eiusdem divini Sanguinis fructus proficiscerentur.

    Vestigiis igitur Decessorum Nostrornm insistentes, ut pietas erga Pretiosissimum Sanguinem Agni Immaculati Christi magis magisque vigeret atque floresceret, congruentes litanias, prout a Sacro Consilio legitimis ritibus tuendis ordine digestae sunt (9), adprobavimus, earumque recitationem cum privatam tum publicam, peculiaribus propositis Indulgentiis, universae christianorum familiae commendavimus (10). Quod quidem consilium Nostrum, cum ad sollicitudinem omnium Ecclesiarum (11) pertineat, Supremi Pontificatus propriam, in rem deductum id auspicato efficiat, ut nempe hisce temporibus, quae gravissimis spiritualibus necessitatibus premuntur, christifideles omnes magis magisque tres illas christianae pietatis formas, quas supra merita laude honestavimus, in honore habeant, utpote semper et ubique saluberrima vi praeditas ad religiosam vitam efficaciter provehendam.

    Die igitur festo ac mense adventantibus, qui Christi Sanguini colendo dicati sunt, nostrae Redemptionis pretio, salutis vitae que numquam occiduae pignori, hunc intentiore pietatis studio meditentur christifideles, eodemque, crebrius Eucharistiae Sacramentum sumentes, salutariter fruantur. Ea luce perfusi, quae e frugiferis Sacrarum Litterarum monitis atque e Sanctorum Ecclesiae Patrum Doctorumque praeceptis emanat, secum recogitent quam exuberanti et infinita virtute polleat Sanguis hic vere pretiosissimus, « cuius una stilla salvum facere totum mundum quit ab omni scelere », sicut Ecclesia Sancta Angelici Doctoris ore canit (12) atque a Decessore Nostro Clemente VI sapienter cOllfirmatum est (13).

    Et quandoquidem infinita prorsus est Sanguinis Christi Dei et Hominis virtus, et infinita pariter illa caritas, quae Redemptorem nostrum ad eundem effundendum permovit, iam in de a die post eius natalem octavo, quo circumcisus est, atque largiter deinde cum in Gethsemani horto « factus in agonia » prolix ius oravit (14), cum flagellis caesus spinisque coronatus est, cum ad Calvariae locum ascendit ibique cruci est affixus, cum denique amplissimo vulnere latus Eius apertum est, ut divini illius Sanguinis signum exsisteret, qui in cuncta etiam fluit Ecclesiae Sacramenta: haec omnia postulant ut non modo addeceat, verum etiam maxime oporteat universos fideles, qui huius Sanguinis unda renati sunt, eundem religioso obsequio adorare gratissimoque amoris prosequi affectu.

    Ac perquam salutare est et maxime congruit, ut latriae cultum, qui Calici Sanguinis Novi et Aeterni Testamenti debetur, tunc potissimum cum in Eucharistico sacrificio adorandus conspiciendusque levatur, eiusdem Sanguinis subsequatur perceptio, quoniam in Eucharistiae Sacramento Christi Sanguis, indissoluto vinculo cum Eius corpore couiunctus, snmitur. Tunc animo cum sacro administro arte coniuncti, adstantes christifideles ea verba mente iter are verissime poterunt, quae ab eodem, sacrae Communionis tempore, proferuntur: « Calicem salutaris accipiam, et nomen Domini invocabo ... Sanguis Domini Nostri Iesu Christi custodiat animam meam in vitam aeternam. Amen ». Qua ratione procul dubio fiet, ut fideles, quotiescumque ad sacram Synaxim digne accedunt, uberiores capiant redemption is, resurrection is aeternaeque vitae fructus, quos Sangnis a Christo « per Spiritum Sanctum » (15) oblatus universae hominum familiae acquisivit. Iesu Christi autem Corpore et Sanguine enutriti, eiusque divinae virtutis compotes facti, quae in Ecclesia innumera martyrum agmina excitavit, Hdem christifideles cotidianos labores aerumnasque facilius tolerabunt, ac vitae etiam iacturam, si oportuerit, facient, quotiescumque nempe christianae virtutis divinique Regni causa id postulaverit, eodem illo caritatis ardore flagrantes, quo permotus S. Ioannes Chrysostomus in haec verba, scribendo, erupit: « Ab illa mensa recedamus, tam quam leones ignem spirantes, diabolo terribiles, cogitantes quod sit caput nostrum, et quantam nobis dilectionem exhibuerit ... Hic Sanguis digne acceptus daemonas procul pellit, angelos ad nos advocat, ipsumque angelorum Dominum ... Hic Sanguis effusus totum orbem abluit ... Hoc est orbis pretium; hoc est quo Christus Ecclesiam emit... Haec cogitatio nostros temperabit affectus. Quousque enim rebus praesentibus haerebimus? Quousque non excitabimur? Quousque nullam salutis nostrae curam habebimus? Cogitemus quibusnam nos Deus dignatus sit, gratias agamus, gloriam referamus, non modo per fidem sed etiam per opera » (16).

    Utinam ii, qui christiano nomine decorantur, animum ad paternam primi Pontificis Summi hortationem saepius convertant, qui scripsit: « In timore incolatus vestri tempore conversamini, scientes quod non corruptibilibus auro vel argento redempti estis ... sed pretioso sanguine quasi agni immaculati Christi et incontaminati » (17);  utinam intentiores aures Apostolo gentium praebeant, ita loquenti: « Empti ... estis pretio magno. Glorificate et portate Deum in corpore vestro » (18). Si haec omnes praestiterint, honestiores dignioresque procul dubio eorum mores erunt, quibus ceteris exemplo praelucere debent; idque feliciter continget, ut nempe virtutibus efficentior Christi Ecclesia in humani generis utilitatem hisce in terris munus exerceat suum. Ac si homines motibus obsecundaverint gratiae Dei, qui eos omnes vult salvos fieri (19), cum omnes Unigeniti sui Sanguine redimi voluerit, omnesque ad unum mysticum Corpus veluti membra efficiendum vocaverit, cuius Caput est Christus, quanto artioribus fraterni amoris vinculis homines, gentes, nationes inter se coniungentur! Et quantopere serena pace fruetur civilis ipse convictus, Deo quippe dignior et humana natura, quae ad imaginem et similiturlinem Conditoris sui creata est! (20)

    Ad excelsam hanc considerandam dignitatem, ad quam divinitus vocati sumus, S. Paulus Apostolus hisce verbis christianos hortatus est Hebraeorum genere ortos, qui ad Veteris Testamenti instituta plus nimio proclives erant, etsi illud tenuis tantum fuerat Novi Testamenti species et imago: « Sed accessistis ad Sion montem et civitatem Dei viventis, Ierusalem caelestem et multorum milium angelorum frequentiam et ecclesiam primitivorum, qui conscripti sunt in caelis, et iudicem omnium Deum et spiritus iustorum perfectornm et testamenti novi mediatorem Iesum et sanguinis aspersionem melius loqnentem quam Abel » (21).

    Certa spe freti, Venerabiles Fratres, ut haec paterna hortamenta Nostra cum christiano populo cleroque cuiusque vestro, opportuniore quo duxeritis modo, communicata, non solum libenti animo sed actuosa etiam alacritate ad effect urn salutariter deducantur, caelestium munerum auspicem peculiarisque benevolentiae Nostrae pignus, cum vobis singulis universis, tum gregibus vobis concreditis, iisque nominatim, qui optatis hisce Nostris pia sollertique respondebunt animo, Apostolicam Benedictionem effusa caritate impertimus.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die XXX mensis Iunii, in pervigilio festi Pretiosissimi Sanguinis D. N. I. Ch., anno MDCCCCLX, Pontificatus Nostri secundo.

    IOANNES PP. XXIII


    (1) Act. 20, 28.

    (2) Cfr. Matth. 26, 28.

    (3) Cfr. Enc. Mediator Dei, AAS XXXIX (1947), p. 54.

    (4) 1 Tim, 2, 5-6.

    (5) Cfr. AAS XVIII (1886), p. 509.

    (6) Cfr. Off. Festi 8S. Cordis Iesu, II Noct. lect. V.

    (7) Litt. Enc. Annum Sacrum, Acta Leonis, vol. XIX (1899), p. 71 sq.; Litt. Enc. Miserentissimus Redemptor, AAS., vol. XX (1928), p. 165 sq.; Litt. Enc. Haurietis aquas. AAS., vol. XXXXVIII (1956), p. 309 sq.

    (8) Decr. Redempti sumus, die 10 mensis Augusti l849; cfr. Arch. S. C. Rit. Decr. ann. 1848-1849, fol. 209.

    (9) Cfr. AAS., vol. LII (1960), pp. 412-413.

    (10) Decr. S. Poen. Ap., die 3 mensis Mart. 1960; cfr. AAS., vol. LII (1960). p. 420.

    (11) Cfr. 1 Cor. 11, 28.

    (12) Hymn. Adoro te, devote.

    (13) Bulla Unigenitus Dei Filius, XXV Ian. MCCCXLIII; Denz. - R., 550.

    (14) Cfr. Luc. 22. 43.

    (15) Hebr. 9, 14.

    (16)  In Ioan. Homil. XLVI; Migne P. G. LIX, 260-261.

    (17) 1 Petro 1, 17-19.

    (18) 1 Cor. 6, 20.

    (19) Cfr. 1 Tim. 2, 4.

    (20) Cfr. Gen. 1, 26.

    (21) Hebr. 12, 22-24.

    [SM=g1740717] [SM=g1740720]

    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
    (fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
    Maestro dell’Ordine)
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    Post: 39.988
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    29/07/2012 13:59
     
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    [SM=g1740717] «Non temere nulla.

    [SM=g1740720] Io regnerò malgrado i miei nemici»


    Così Gesù a santa Margherita Maria Alacoque


    di Giovanni Ricciardi


    «Ecco il mio Cuore dove siete nati, voi fedeli, voi mia Chiesa, come Eva è nata dal costato di Adamo. Vedete come la lancia lo ha aperto, affinché vi fosse aperta la porta del Paradiso». Nella prima metà del Trecento, sant’Antonio da Padova, in una sua omelia, sembra anticipare una devozione, quella al Sacro Cuore, che ha avuto negli ultimi secoli della storia della Chiesa un’enorme diffusione, legata alla figura di santa Margherita Maria Alacoque.
    Questa suora dell’Ordine della Visitazione, fondato nel 1610 da san Francesco di Sales, nei 43 anni della sua breve vita conobbe grazie straordinarie. A lei Gesù apparve più volte: l’aveva scelta, le disse, per far conoscere a tutto il mondo il Suo Sacro Cuore, sorgente del Suo amore infinito per gli uomini.
    Era nata nel 1647 a Lauthecourt, un borgo nel cuore della Francia a pochi chilometri da Paray-le-Monial, il luogo dove poi trascorse la sua vita religiosa. Era la quinta figlia di Claude Alacoque, avvocato e notaio del re Luigi XIV.

    Fu cresciuta prima nel castello di Corcheval, in casa di una madrina, e poi in un collegio diretto dalle suore clarisse di Charolles. Qui imparò a pregare e ad amare Gesù così ardentemente che le suore le concessero di fare la prima comunione a nove anni, un’eccezione per quei tempi. L’adorazione del Santissimo Sacramento, il Rosario: questo era ciò che più commuoveva e attirava la piccola Margherita. «La Santissima Vergine», scrive a proposito della propria infanzia, «si è sempre presa una gran cura di me; ricorrevo a lei in tutte le necessità, e lei mi ha tirato fuori da grandi pericoli».
    La protezione speciale della Madonna l’accompagnerà soprattutto durante la lunga malattia che la vide costretta a letto per quattro anni, dai dieci ai quattordici, e in quelli che seguirono, fino al suo ingresso nel monastero.

    Furono anni difficili, in cui Margherita perse il papà e una sorella e divenne, per così dire, “straniera” in casa sua. I parenti che la mamma aveva chiamato per amministrare i loro beni infatti privarono lei e Margherita di ogni libertà, trattandole come delle serve. Quando Margherita chiedeva un vestito decoroso per andare a messa, glielo rifiutavano e lei era costretta a farselo prestare da un’amica. Inoltre, spesso non le permettevano neanche di uscire. «Non sapevo dove rifugiarmi», scrive la santa, «se non in qualche angolo del giardino o della stalla dove mi fosse possibile mettermi in ginocchio e aprire il cuore con le lacrime a Dio».
    Poi anche la mamma si ammalò e poté guarire solo grazie all’amore, alle cure e alle preghiere di Margherita, che nel frattempo cresceva e iniziava a chiedersi quale fosse la volontà di Dio per lei. La mamma avrebbe voluto vederla sposata e madre di famiglia, ma il desiderio più profondo di Margherita era quello di consacrarsi al Signore: «Mi consumavo dal desiderio d’amarlo», dirà più tardi.
    A 22 anni ricevette la cresima, aggiungendo al suo nome di battesimo quello di Maria, e qualche anno più tardi, vincendo finalmente le resistenze della famiglia, riuscì a coronare il sogno di farsi suora, con il suo ingresso nel monastero della Visitazione di Paray-le-Monial, il 25 maggio 1671.

    «Come una tela in attesa del pittore»

    Al suo ingresso nel monastero si trovò smarrita in mezzo ai riti e alle formule latine che non capiva. Chiese allora alla maestra delle novizie di insegnarle a pregare. Lei le rispose: «Mettiti davanti a Nostro Signore, come una tela in attesa del pittore». Suor Margherita Maria non comprese subito, e mentre, tempo dopo, andava riflettendo in cuor suo sul senso di quelle parole, udì una voce interiore che le disse: «Vieni, t’insegnerò». In quel momento, ricorda la santa, Gesù le si fece vicino donandole una grande pace. A tutto avrebbe pensato Lui.
    Il suo amore per Gesù la spingeva a passare in preghiera davanti al Santissimo Sacramento molte più ore delle sue consorelle, che iniziavano a guardarla con diffidenza e sospetto; pensavano che volesse mettersi in mostra, e così le affidavano i lavori più umili, per tenerla “coi piedi per terra”. Ad esempio, la mandavano nel prato del monastero a sorvegliare un’asina con il suo puledro, per badare che non andassero a brucare nell’orto. Una volta, suor Margherita Maria, immersa nella preghiera, se ne dimenticò, ma, nonostante questo, con grande sorpresa delle altre suore, gli animali non combinarono nessun guaio.
    La vita continuava, divisa tra preghiera e lavoro. A suor Margherita Maria fu affidata l’infermeria del monastero, ed era a volte costretta a soffrire per la durezza con cui le superiore la trattavano. Margherita non rispondeva alle accuse e cercava di essere obbediente in ogni piccola cosa.


    Discepola prediletta del Sacro Cuore

    Tutto questo fu il preludio alla prima apparizione e rivelazione del Sacro Cuore a suor Margherita Maria, e alla missione affidatale di farlo conoscere al mondo, che avvenne il 27 dicembre del 1673: «Il mio divino Cuore», le disse Gesù, «è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare che, non potendo più contenere in sé stesso le fiamme del suo ardente amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi a loro per arricchirli dei suoi preziosi tesori che ti svelerò e che contengono le grazie santificanti».
    A partire da quel giorno Gesù le apparve molte altre volte. Durante un’apparizione del 1674, Gesù le chiese due cose semplici e concrete: comunicarsi tutti i primi venerdì del mese e passare un’ora in preghiera tutti i giovedì dalle 23 alle 24, in ricordo delle sue sofferenze nell’Orto degli ulivi, e per chiedere misericordia per i peccatori. Preghiera e sacramenti, dunque: le vie ordinarie che aprono alla grazia di Dio. Cioè al suo Sacro Cuore.
    A queste pratiche, per tutti coloro che le avessero seguite, Gesù aggiunse delle promesse, chiedendo a suor Margherita Maria di farle conoscere al mondo. Margherita non sapeva come fare, circondata com’era dalla diffidenza delle sue consorelle, che non le permettevano neppure di farsi un’immagine del Sacro Cuore e di esporla pubblicamente. Ma Gesù la incoraggiava. In una delle sue apparizioni le disse: «Non temere nulla. Io regnerò malgrado i miei nemici e chiunque cercherà di opporsi». «Questo mi consolava molto», aggiunge la santa nella sua autobiografia, «perché non desideravo altro che di vederLo regnare. Affidai, quindi, a Lui la cura di difendere la sua causa, mentre io avrei sofferto in silenzio».

    E infatti, ben presto le si offerse un aiuto, nella persona del padre gesuita Claude La Colombière, che fu per molti anni il suo direttore spirituale, riconobbe come ispirate veramente da Dio le rivelazioni ricevute da suor Margherita Maria, la incoraggiò, sostenne la sua causa presso le superiore della Visitazione e si fece egli stesso apostolo della devozione al Sacro Cuore.

    A poco a poco, prima il suo monastero, poi alcune famiglie, infine moltissimi già nel corso della vita di santa Margherita Maria aderirono alla devozione al Sacro Cuore, che dopo la sua morte conobbe una diffusione straordinaria, tanto che, a meno di cento anni dalla scomparsa di Margherita Maria, Clemente XIII, sollecitato a istituire per tutta la Chiesa una festa del Sacro Cuore, apprese con stupore che nel mondo esistevano già 1.090 confraternite ad esso consacrate, e si convinse a concedere questa festa il 6 febbraio del 1765.

    Fu poi papa Leone XIII a raccogliere pienamente il messaggio di santa Margherita Maria, consacrando il mondo intero al Sacro Cuore l’11 giugno del 1899. Venti anni dopo, a Parigi, sulla collina di Montmartre, dove san Dionigi aveva subito il martirio insieme ai suoi compagni, fu consacrata la grande Basilica del Sacro Cuore che domina la capitale della Francia.
    Parallelamente a questi atti pubblici, si diffuse sempre più in tutto il mondo cattolico la devozione al Sacro Cuore.

    Quanto a Margherita Maria, la sua vita si concluse, negli ultimi anni, con una crescente richiesta di consigli spirituali e con un sempre più cospicuo numero di persone che volevano vedere e toccare colei che aveva visto e toccato, come Tommaso, il Cuore di Gesù. Ma questo non faceva che aumentare il suo desiderio di vivere in disparte, l’aspirazione che aveva riassunto in una sua frase: «Tutto da Dio e niente da me; tutto di Dio e niente di me; tutto per Dio e niente per me». Questa frase era la semplice risposta alle parole amorose che Gesù le aveva rivolto direttamente poco tempo prima: «Io sono la tua vita e tu non vivrai più che in me e per me».

     

    Promesse del Sacro Cuore

    Negli scritti di santa Margherita Maria Alacoque si trovano numerose promesse fatte da Gesù ai devoti del suo Sacro Cuore. Quelle qui elencate, dedotte dalle lettere della santa, ci ricordano in modo sintetico e facile le grazie legate a questa devozione

    • Concederò le grazie necessarie al loro stato di vita.
    • Metterò e conserverò la pace nelle loro famiglie, li consolerò nelle afflizioni.
    • Sarò il loro rifugio in vita e specialmente in morte.
    • Spargerò abbondanti benedizioni su tutte le loro fatiche e imprese.
    • I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l’oceano infinito della misericordia.
    • Le anime tiepide diverranno fervorose.
    • Le anime ferventi saliranno presto a grande perfezione.
    • La mia benedizione scenderà nei luoghi dove sarà esposta e venerata l’immagine del mio Sacro Cuore.
    • Ai sacerdoti e a coloro che opereranno per la salvezza delle anime, darò la grazia di commuovere i cuori più induriti.
    • Le persone che propagano questa devozione avranno il loro nome scritto per sempre nel mio Cuore.
    • A tutti coloro che si comunicheranno nei primi venerdì di nove mesi consecutivi, darò la grazia della perseveranza finale e della salvezza eterna.


    [SM=g1740738]



    [Modificato da Caterina63 04/06/2013 11:38]
    Fraternamente CaterinaLD

    "Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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    I SIMBOLI CHE CIRCONDANO IL CUORE DOLCISSIMO DI GESÙ

    Nulla osta per la stampa Asti, 2 Giugno 1983
    P. Severino Dalmaso Superiore Generale O.S.J.
    Visto: Nulla osta Asti 22-6-83
    Can. Pietro Dacquino
    Imprimatur Asti, 23-6-1983
    fi Franco Sibilla - Vescovo

    PRESENTAZIONE

    L'opuscolo «I simboli che circondano il Cuor dolcissimo di Gesù» è offerto alla meditazione dei lettori così come è sgorgato, nel 1929, dalla penna o meglio dal cuore di Maria Tartaglino, che con la sua fede semplice e profonda, alla luce dei doni dello Spirito Santo, è potuta entrare nel mistero del Cuore di Cristo e del Suo amore, per contemplarne «l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità» (cfr Ef 3, 18).

    Maria Tartaglino è nata ad Asti il 17 settembre 1887 ed è morta il primo settembre 1944, primo venerdì del mese. La sua vita è stata tutta una partecipazione ai misteri di Cristo, soprattutto di Cristo crocifisso. Si è offerta vittima a Dio fin dalla sua giovinezza, per il bene della Chiesa e specialmente dei Sacerdoti.

    Il Signore l'ha arricchita di doni particolari; ed essa, nella più grande umiltà, mise ogni impegno per essere fedele alla sua vocazione di vittima. Chiese molte volte al Signore, e con insistenza, di essere sconosciuta e disprezzata. E fu esaudita abbondantemente.

    Questo opuscolo, scritto da lei che aveva frequentato solo la scuola elementare, è ricco di sapienza spirituale, che viene esposta con grande semplicità, con limpida chiarezza e con una unzione che sembra non di leggere, ma di ascoltare una persona vivente che parla al cuore.

    Vorremmo raccomandare la lettura e la meditazione di questo opuscolo soprattutto ai Sacerdoti, che Cristo «ha scelto tra i fratelli con affetto di predilezione» (cfr prefazio della Messa crismale del giovedì santo). Vi troveranno tanta «dottrina cristiana», tanto «Vangelo»; saranno stimolati a credere di più all'amore che Cristo ha per loro e per tutte le anime, e saranno sempre più desiderosi di porre in Lui, Cuore Divino, la loro stabile dimora.

    Al termine della lettura di queste pagine non potranno che riconoscere la verità di quanto disse Gesù: «Ti benedico, o Padre,... perchè hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25).

    Per quanto riguarda i doni che possono essere affermati in queste pagine, non intendiamo prevenire minimamente il giudizio della Chiesa, alla quale ci sottomettiamo fedelmente.

    Il grande «Cuore di Dio» benedica queste pagine e le diffonda perchè sia maggiormente conosciuto, maggiormente amato e maggiormente glorificato. È per questo fine che Maria Tartaglino le ha scritte.

    Maria, madre di Cristo e della Chiesa, ci conduca al cuore di suo figlio Gesù.

    Asti, 1 maggio 1983

    festa di S. Giuseppe artigiano

    P. Alberto Chilovi O.S.J.



    Alcune osservazioni utili

    per una miglior comprensione del testo L'originale di «I simboli che circondano il Cuor dolcissimo di Gesù» consta di due quaderni manoscritti, di pagine 48 il primo e 104 il secondo. Contengono solo due correzioni.

    La punteggiatura è inesistente, salvo i punti interrogativi ed esclamativi. Si direbbe che i due quaderni siano un pensiero unico, un unico periodo dalla prima all'ultima pagina. Non c'è alcuno spazio vuoto nè per una riga nè per una parola.

    Perciò non c'è nè la parola Introduzione, nè Capitolo col relativo argomento, nè, tanto meno, alcun Indice. C'è soltanto il titolo: I simboli che circondano il Cuor dolcissimo di Gesù.

    I due quaderni sono stati trascritti con assoluta fedeltà; è bastato mettere la punteggiatura mancante, separare i periodi venendo ogni volta a capo e suddividere il tutto in capitoli. Ne è risultato un ottimo trattato sul S. Cuore, ottimo anche dal punto di vista letterario.

    «Quando scrivo - diceva la Tartaglino - sembra che una mano mi conduca».

    Il manoscritto è indirizzato al Padre spirituale.



    I SIMBOLI CHE CIRCONDANO IL CUOR DOLCISSIMO DI GESÙ

    Jesu, Maria, Joseph!


    Oh! quante cose ci sarebbero da dire del Cuore di Gesù! Ripensiamo, Reverendo Padre, a quei divini attributi che rendono Dio così vicino a noi, così nostro: per esempio la misericordia, la clemenza, la bontà, l'amore; e poi mettiamo anche le virtù praticate da Gesù su questa terra: la carità, la mansuetudine, la pazienza, il sacrificio, e mettiamo insieme questi tesori di santità, di grazia, di amore, di bontà e facciamone una sintesi luminosa e santa, ed eccoci il Cuore di Gesù in tutta la pienezza della sua divina realtà. Per quanto, Reverendo Padre, si dica di questo Cuore Divino, ce n'è sempre da dire, perché è una miniera da cui si possono trarre fuori sempre nuove gemme, è un oceano dove sempre si pescherà.

    Reverendo Padre, non so se sia ispirazione di Dio: nella Santa Comunione e anche nella visita a Gesù Sacramentato mi sento spinta a scrivere i simboli che circondano questo Cuore Divino e mi sento che, se faccio questo, faccio un piacere grande a Gesù e che anzi proprio lo voglia.

    Comunque sia, io lo farò, come sono capace, come Gesù mi fa capire.

    Questi simboli del Cuor dolcissimo di Gesù, studiati e ben intesi, ci portano a quella conoscenza ed amore del dolce Dio incarnato, che sono la meta a cui questa gran divozione mira e conduce le anime a Gesù. Questo dolce Amore ci conceda questa grazia così grande, perché chi lo conosce e lo ama è già bene avviato alle feste dell'eterno Amore.

    CLICCA QUI PER LEGGERE IL TESTO INTEGRALMENTE E SCARICARLO.....

          Cuore Divino di Gesù Jesu Cor



    Ecco adunque che cosa è, che cosa significa quel Cuore ferito che ci sta davanti, visione di eterno amore. Quel Cuore è il dono che Gesù ci fa e la ferita è la donazione; quel Cuore è il tesoro della Redenzione, della vita eterna, e la ferita ce lo apre e mette a nostra disposizione i suoi doni, cioè il merito della morte di Gesù, il perdono dei nostri peccati, le ricchezze spirituali della Chiesa... e il diritto al Paradiso.

    Ecco il tesoro di Gesù aperto a tutti. E non è questo quel Cuore Divino, da cui prese la Maddalena tanto dolore e Pietro un perdono così bello e il buon ladrone la chiave del Paradiso, e Paolo uno zelo così ardente, e Agostino tanto amore e Francesco d'Assisi tanto distacco e San Luigi tanta purità e Santa Margherita Alacoque tanta virtù e i Santi tutti quanto hanno di bontà e santità? E noi? E noi, quando arricchiremo colle dovizie del Cuor di Gesù? Oh! quando daremo a Gesù il nostro cuore!!!

    Nel vangelo Gesù ne insegna che il vero male della terra non sono le infermità, la povertà, le disgrazie, ma bensì il peccato e la perdizione; e questa medesima è la dottrina ricordata dal Cuor di Gesù.

    [SM=g1740733]


    Benedetto XVI, Omelia, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, 11 giugno 2010

    Celebriamo la festa del Sacro Cuore di Gesù e gettiamo con la liturgia, per così dire, uno sguardo dentro il cuore di Gesù, che nella morte fu aperto dalla lancia del soldato romano. Sì, il suo cuore è aperto per noi e davanti a noi – e con ciò ci è aperto il cuore di Dio stesso.

    Le religioni del mondo, per quanto possiamo vedere, hanno sempre saputo che, in ultima analisi, c’è un Dio solo. Ma tale Dio era lontano. Apparentemente Egli abbandonava il mondo ad altre potenze e forze. Stranamente, questo pensiero è riemerso nell’Illuminismo. Si comprendeva ancora che il mondo presuppone un Creatore. Questo Dio, però, aveva costruito il mondo e poi si era evidentemente ritirato da esso. Molti forse non desideravano neppure che Dio si prendesse cura di loro.

    È bello e consolante sapere che c’è una persona che mi vuol bene e si prende cura di me. “Io conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” (Gv 10,14). “Conoscere”, nel significato della Sacra Scrittura, non è mai soltanto un sapere esteriore così come si conosce il numero telefonico di una persona. “Conoscere” significa essere interiormente vicino all’altro. Volergli bene. Noi dovremmo cercare di “conoscere” gli uomini da parte di Dio e in vista di Dio; dovremmo cercare di camminare con loro sulla via dell’amicizia di Dio.

    [SM=g1740738]


    [Modificato da Caterina63 08/06/2013 19:21]
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    ANGELUS del Santo Padre Francesco

    Piazza San Pietro
    Domenica, 9 giugno 2013



    Cari fratelli e sorelle....

    Il mese di giugno è tradizionalmente dedicato al Sacro Cuore di Gesù, massima espressione umana dell’amore divino. Proprio venerdì scorso, infatti, abbiamo celebrato la solennità del Cuore di Cristo, e questa festa dà l’intonazione a tutto il mese. La pietà popolare valorizza molto i simboli, e il Cuore di Gesù è il simbolo per eccellenza della misericordia di Dio; ma non è un simbolo immaginario, è un simbolo reale, che rappresenta il centro, la fonte da cui è sgorgata la salvezza per l’umanità intera.

    Nei Vangeli troviamo diversi riferimenti al Cuore di Gesù, ad esempio nel passo in cui Cristo stesso dice: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,28-29). Fondamentale poi è il racconto della morte di Cristo secondo Giovanni. Questo evangelista infatti testimonia ciò che ha veduto sul Calvario, cioè che un soldato, quando Gesù era già morto, gli colpì il fianco con la lancia e da quella ferita uscirono sangue ed acqua (cfr Gv 19,33-34). Giovanni riconobbe in quel segno, apparentemente casuale, il compimento delle profezie: dal cuore di Gesù, Agnello immolato sulla croce, scaturisce per tutti gli uomini il perdono e la vita.

    Ma la misericordia di Gesù non è solo un sentimento, è una forza che dà vita, che risuscita l’uomo! Ce lo dice anche il Vangelo di oggi, nell’episodio della vedova di Nain (Lc 7,11-17). Gesù, con i suoi discepoli, sta arrivando appunto a Nain, un villaggio della Galilea, proprio nel momento in cui si svolge un funerale: si porta alla sepoltura un ragazzo, figlio unico di una donna vedova. Lo sguardo di Gesù si fissa subito sulla madre in pianto. Dice l’evangelista Luca: «Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei» (v. 13). Questa «compassione» è l’amore di Dio per l’uomo, è la misericordia, cioè l’atteggiamento di Dio a contatto con la miseria umana, con la nostra indigenza, la nostra sofferenza, la nostra angoscia. Il termine biblico «compassione» richiama le viscere materne: la madre, infatti, prova una reazione tutta sua di fronte al dolore dei figli. Così ci ama Dio, dice la Scrittura.

    E qual è il frutto di questo amore, di questa misericordia? E’ la vita! Gesù disse alla vedova di Nain: «Non piangere!», e poi chiamò il ragazzo morto e lo risvegliò come da un sonno (cfr vv. 13-15). Pensiamo questo, è bello: la misericordia di Dio dà vita all’uomo, lo risuscita dalla morte. Il Signore ci guarda sempre con misericordia; non dimentichiamolo, ci guarda sempre con misericordia, ci attende con misericordia. Non abbiamo timore di avvicinarci a Lui! Ha un cuore misericordioso! Se gli mostriamo le nostre ferite interiori, i nostri peccati, Egli sempre ci perdona. E’ pura misericordia! Andiamo da Gesù!

    Rivolgiamoci alla Vergine Maria: il suo cuore immacolato, cuore di madre, ha condiviso al massimo la «compassione» di Dio, specialmente nell’ora della passione e della morte di Gesù. Ci aiuti Maria ad essere miti, umili e misericordiosi con i nostri fratelli.

    [SM=g1740771]


    Haurietis Aquas Pio XII sulla Devozione al Sacro Cuore di Gesù e di Maria

    Cari amici, in questo video abbiamo raccolto il cuore dell'Enciclica del Venerabile Pio XII su questa antica Devozione. Egli la spiega basandosi sulla Scrittura ed attingendo dalla Tradizione della Chiesa.
    Ponendoci all'ascolto di questo magistero ci accorgeremmo della profonda attualità non soltanto della pia pratica, ma soprattutto del suo contenuto, ossia dell'Amore di Cristo Gesù e del Suo Cuore trafitto, nonchè dell'Amore del Cuore Immacolato della Madre, sempre attenta a salvare noi peccatori che tanta sofferenza costarono al Suo Figlio Divino.
    www.gloria.tv/?media=456862

    Movimento Domenicano del Rosario
    www.sulrosario.org
    info@sulrosario.org



    [SM=g1740717]


    LITANIE AL DOLCE CUORE DI GESU'....
    www.gloria.tv/?media=455445



    [SM=g1740717]






    [Modificato da Caterina63 13/06/2013 10:03]
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    17/06/2013 22:24
     
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        [SM=g1740717] La compunzione nella Regola di san Benedetto
        Quel bruciore che tocca il cuore

            di Josep M. Soler

            Il capitolo 49 della Regola di san Benedetto raccomanda "che almeno nei giorni quaresimali si custodisca la vita in tutta purità e insieme si cancellino in questi giorni santi tutte le trascuratezze degli altri tempi. E questo avverrà se rinunziamo a tutti i nostri vizi e ci dedichiamo alla preghiera accompagnata dalle lacrime, alla lettura, alla compunzione del cuore e all'astinenza" (4).

            Si parla della compunzione in diversi passi della Regola. In realtà, si tratta di un tema ricorrente nell'insegnamento dei padri e dei maestri spirituali, perché la compunzione è il clima interiore nel quale dovrebbe trascorrere la vita spirituale. Di questo parlano anche il capitolo 4 - dove essa viene annoverata tra gli strumenti delle buone opere: "Ogni giorno, nella preghiera, confessare a Dio con lacrime e gemiti le proprie colpe passate" (57) - e il capitolo 7 quando, nel dodicesimo gradino dell'umiltà, si dice che la compunzione non si deve avere soltanto nel cuore ma deve trasparire negli atteggiamenti e nelle parole, secondo il modello del pubblicano del Vangelo (64-65). E ancora, nel capitolo 20 a proposito della preghiera personale, si ricorda che "non per le molte parole, ma per la purezza del cuore e le lacrime di compunzione noi saremo ascoltati da Lui", oppure quando si insegna che dobbiamo entrare "semplicemente" nell'oratorio e pregare "con lacrime e fervore del cuore" (capitolo 52, 4).

            Questi testi ci fanno capire che la compunzione non consiste in un atto isolato di pentimento, ma in uno stato abituale di contrizione che viene dal fatto di considerare la bontà di Dio nei nostri confronti malgrado la nostra debolezza, la nostra incoerenza e il nostro peccato. La parola compunzione diventa molto espressiva se pensiamo alla sua etimologia: significa infatti il bruciore provocato da una puntura. Quel bruciore che provoca in noi l'amore di Dio manifestato in Cristo quanto tocca il nostro cuore peccatore. La compunzione non equivale al senso di colpa né agli scrupoli, ma fa riferimento all'amore, perché deriva dalla considerazione che Dio ci ama e "Cristo è morto per noi, quando eravamo ancora peccatori" (Romani, 5, 8).

            In effetti, riflettere sulla grande prova di amore che è Cristo, il Figlio amato, appeso alla croce per noi, per me, ci dovrebbe condurre quasi naturalmente alla compunzione. Per questo la compunzione non provoca inquietudine, né angoscia, ma dà pace interiore, libertà spirituale, gioia intensa. Perché ci fa capire il nostro peccato, la nostra fragilità, la nostra incongruenza, la nostra volubilità, penetrate dalla tenerezza fedele con la quale Dio ci ama, nel modo in cui lo contempliamo in Cristo. La liturgia quaresimale ci fa entrare intensamente in questi sentimenti. Il centro della compunzione è l'amore di Dio per noi, non la nostra realtà di peccatori. Sappiamo di essere perdonati anche se siamo peccatori.

            La compunzione è un dono dello Spirito. Quindi è grazia; non siamo noi a guadagnarcela. Con semplicità, con umiltà, dobbiamo chiederla nella preghiera. Ma è vero anche che possiamo predisporci ad accoglierla e che ci sono alcuni elementi della vita spirituale che ci aiutano a farla crescere in noi.

            Secondo i padri del monachesimo, dei quali san Benedetto si vuole erede, questi elementi si possono così riassumere: la consapevolezza di essere peccatore e il dolore intriso di amore per non essere stati sempre fedeli; il sentimento sincero e profondo di fragilità e di pochezza nei confronti della santità di Dio e di fronte al mistero del fratello; la compensione della Parola di Dio nella lectio divina, che ci fa capire la grande distanza che intercorre tra la santità di Dio insieme alla sua chiamata a diventare santi e la nostra realtà così povera; la salmodia e, in generale, la preghiera liturgica fatta con riverenza, che ci mette davanti al Dio tre volte santo, ci fa entrare nel mistero di Cristo e della nostra filiazione divina e ci offre la grazia nonostante la nostra realtà peccatrice; la preghiera personale di supplica e di intercessione, che san Benedetto suggerisce di fare con le lacrime frutto della tenerezza del cuore nel considerare l'amore fedele di Dio per noi malgrado la nostra infedeltà; il pensiero del giudizio di Dio, non per paura ma per diventare consapevoli della presenza di Dio e tentare di vivere in modo adeguato.

            Quando la compunzione si vive tramite questi elementi, allontana la tristezza e conduce al rendimento di grazie, alla carità fraterna e all'accettazione umile, senza amarezza, sia di noi stessi sia della realtà che ci circonda. Introducendo nella gioia delle beatitudini.



    (L'Osservatore Romano 14 marzo2013)


    [SM=g1740771]






     

    [Modificato da Caterina63 27/06/2014 11:14]
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