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SACRO CUORE DI GESU' (Preghiere, Meditazioni, Riflessioni)

Ultimo Aggiornamento: 27/06/2014 11:14
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01/07/2012 19:36
 
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Giovanni XXIII
Inde a primis
 sulla devozione al Preziosissimo Sangue di N. S. G. C.

 

Lettera apostolica

Venerabili Fratelli, Salute e Apostolica Benedizione!
Più volte ci è accaduto fin dai primi mesi del Nostro servizio pontificale, e la parola fu sovente precorritrice ansiosa ed innocente del Nostro stesso sentimento, di invitare i fedeli in materia di devozione viva e quotidiana a volgersi con ardente fervore verso l'espressione divina della misericordia del Signore sulle singole anime, sulla sua Chiesa e sul mondo intero, di cui Gesù resta il redentore ed il Salvatore. Vogliamo dire la devozione al Preziosissimo Sangue.

Questa devozione ci fu istillata nello stesso ambiente domestico in cui fiorì la nostra fanciullezza, e tuttora ricordiamo con viva emozione la recita delle Litanie del Preziosissimo Sangue che i nostri vecchi facevano nel mese di luglio.

Memori della salutare esortazione dell'Apostolo: "Badate a voi; badate al gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituito vescovi per pascere la Chiesa di Dio, acquistata da lui col proprio sangue", crediamo, o Venerabili Fratelli, che tra le sollecitudini del Nostro universale ministero pastorale, dopo la vigilanza sulla sana dottrina, debba avere un posto di privilegio quella che riguarda il retto svolgimento e l 'incremento della pietà religiosa, nelle manifestazioni del culto liturgico e privato. Ci sembra pertanto particolarmente opportuno richiamare l'attenzione dei nostri diletti figli sul nesso indissolubile che deve unire le due devozioni, già tanto diffuse in seno al popolo cristiano, cioè al Nome Santissimo di Gesù e al suo Cuore Sacratissimo, quella che intende onorare il Sangue preziosissimo del Verbo incarnato, "sparso per molti in remissione dei peccati".

Se, infatti, è di somma importanza che tra il Credo cattolico e l'azione liturgica della Chiesa regni una salutare armonia, poiché "Lex credendi legem statuat supplicandi", e non siano mai consentite forme di culto che non scaturiscano dalle sorgenti purissime della vera fede, è giusto altresì che fiorisca una simile armonia tra le varie devozioni, in modo che non vi sia contrasto o dissociazione tra quelle che sono stimate come fondamentali e più santificanti, ed in pari tempo sulle devozioni personali e secondarie abbiano il primato nella stima e nella pratica quelle che meglio attuano l'economia dell'universale salvezza operata dal "solo Mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, colui che diede se stesso prezzo di riscatto per tutti".
Movendosi in questa atmosfera di retta fede e di sana pietà, i credenti sono sicuri di "sentire cum Ecclesia", ossia di vivere in comunione di preghiera e di carità con Gesù Cristo, fondatore e Sommo Sacerdote di quella sublime religione, che da lui trae, col nome, ogni sua dignità e valore. Se diamo ora un rapido sguardo ai mirabili progressi che la Chiesa Cattolica ha operato nel campo della pietà liturgica, in salutare consonanza con lo sviluppo della sua fede nella penetrazione delle verità divine, è indubbiamente consolante il costatare che nei secoli a noi più vicini non sono mancati da parte di questa Apostolica Sede chiari e ripetuti attestati di consenso e di incoraggiamento, per tutte e tre le devozioni sopra menzionate: devozioni che furono praticate fin dal medioevo da molte anime pie e furono poi diffuse in varie Diocesi, Ordini e Congregazioni religiose, ma che attendevano dalla Cattedra di Pietro il suggello dell'ortodossia e dell'approvazione per la Chiesa universale.

Ci basti ricordare che i Nostri Predecessori fin dal secolo XVI hanno arricchito di spirituali favori la devozione al Nome Santissimo di Gesù, di cui si era fatto nel secolo precedente apostolo infaticabile, in Italia, San Bernardino da Siena. In onore di questo Santissimo Nome furono anzitutto approvati l'Ufficio, la Messa, ed in seguito le Litanie. Né meno insigni furono i privilegi concessi dai Romani Pontefici al culto verso il Cuore Sacratissimo di Gesù, nella cui ammirabile propagazione tanta parte hanno avuto le rivelazioni fatte dal Sacro Cuore a Santa Margherita Maria Alacoque.

E così alta e unanime è stata la stima dei Sommi Pontefici verso questa devozione, che essi si compiacquero di illustrarne la natura, difenderne la legittimità, inculcarne la pratica con molti atti ufficiali, cui hanno posto coronamento tre importanti Encicliche su questo argomento.
Ma anche la devozione al Sangue Preziosissimo, di cui è stato propagatore ammirabile nel secolo scorso il sacerdote romano San Gaspare del Bufalo, ebbe il meritato consenso e il favore di questa Sede Apostolica. Giova infatti ricordare che per ordine di Benedetto XlV furono composti la Messa e l'Ufficio in onore del Sangue adorabile del Salvatore divino; e che Pio IX, a soddisfazione di un voto fatto a Gaeta, ne volle estesa la festa liturgica alla Chiesa universale. Fu infine Pio Xl, di felice memoria, che a ricordo del XlX Centenario della Redenzione, elevò la suddetta festa a rito doppio di prima classe, affinché dalla accresciuta solennità liturgica più intensa si facesse la devozione stessa e più copiosi si riversassero sugli uomini i frutti del Sangue redentivo.

Seguendo pertanto l'esempio dei Nostri Predecessori, allo scopo di favorire ulteriormente il culto verso il Sangue prezioso dell'Agnello immacolato Cristo Gesù, ne abbiamo approvate le Litanie, secondo l'ordine compilato dalla Sacra Congregazione dei Riti, incoraggiandone altresì la recita in tutto il mondo cattolico; sia in privato che in pubblico, con l'elargizione di speciali indulgenze.
Possa questo nuovo atto della "cura di tutte le Chiese", propria del Supremo Pontificato, in tempi di più gravi ed urgenti bisogni spirituali, risvegliare nell'animo dei credenti la convinzione del valore perenne, universale, sommamente pratico delle tre devozioni sopra elogiate.

Nell'approssimarsi perciò della festa e del mese dedicati al culto del Sangue di Cristo, prezzo del nostro riscatto, pegno di salvezza e di vita eterna, ne facciano i fedeli l 'oggetto di più devote meditazioni e di più frequenti comunioni sacramentali. Riflettano essi, illuminati dai salutari insegnamenti che promanano dai Libri Sacri e dalla dottrina dei Padri e Dottori della Chiesa, al valore sovrabbondante, infinito, di questo Sangue veramente preziosissimo, "cuius una stilla salvum facere totum mundum quit ab omni scelere", come canta la Chiesa con l'Angelico Dottore, e come ha sapientemente confermato il Nostro Predecessore Clemente Vl.
Ché, se infinito è il valore del Sangue dell'Uomo-Dio ed infinita è stata la carità che lo spinse ad effonderlo fin dal giorno ottavo della sua nascita e poi con sovrabbondanza nell'agonia dell'orto, nella flagellazione e coronazione di spine, nella salita al Calvario e nella Crocifissione, e infine dalla ampia ferita del costato, a simbolo di quello stesso Sangue divino che scorre in tutti i Sacramenti della Chiesa, è non solo conveniente ma sommamente doveroso che ad esso siano tributati omaggi di adorazione e di amorosa riconoscenza da parte di tutti i rigenerati nelle sue onde salutari.

E al culto di latria, da rendersi al Calice del Sangue del Nuovo Testamento, soprattutto nel momento della sua elevazione nel sacrificio della Messa, è quanto mai decoroso e salutare che tenga dietro la Comunione con quel medesimo Sangue, indissolubilmente unito al Corpo del Salvatore nostro nel sacramento dell'Eucaristia. In unione allora col Sacerdote celebrante, i fedeli potranno con piena verità ripetere mentalmente le parole che egli pronuncia nel momento della Comunione: "Calicem salutaris accipiam et nomen Domini invocabo... Sanguis Domini Nostri Jesu Christi custodiat animam meam in vitam aeternam. Amen" In tal modo i fedeli, che vi si accosteranno degnamente, percepiranno più abbondanti i frutti di redenzione, di risurrezione e di vita eterna, che il Sangue sparso da Cristo "per impulso dello Spirito Santo" ha meritato al mondo intero.
E nutriti del Corpo e del Sangue di Cristo, resi partecipi della sua vita divina che ha fatto sorgere legioni di martiri, essi andranno incontro alle lotte quotidiane, ai sacrifici, sino al martirio, se occorre, in difesa della virtù e del regno di Dio, sentendo in se medesimi quell'ardore di carità, che faceva esclamare a san Giovanni Crisostomo: "Partiamo da quella Mensa come leoni spiranti fiamme, divenuti terribili al demonio, pensando chi sia il nostro Capo, e quanto amore abbia avuto per noi...
Questo Sangue, se degnamente ricevuto, allontana i demoni, chiama presso di noi gli angeli, e lo stesso Signore degli angeli... Questo Sangue, versato, purifica tutto il mondo. . . Questo è il prezzo dell'universo, con questo Cristo redime la Chiesa. .. Tale pensiero deve frenare le nostre passioni. Fino a quando, infatti, rimarremo attaccati al mondo presente? Fino a quando rimarremo inerti? Fino a quando trascureremo di pensare alla nostra salvezza? Riflettiamo sui beni che il Signore si è degnato di concederci, siamone grati, glorifichiamolo non solo con la fede, ma anche con le opere ". Oh! se i cristiani riflettessero più sovente al paterno monito del primo papa: "Vivete con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio; ben sapendo che non a mezzo di cose corruttibili, quali l'oro e l 'argento, siete stati riscattati. .. ma col prezioso Sangue di Cristo, dell'Agnello immacolato e incontaminato!"; se porgessero essi più sollecito ascolto all'esortazione dell'Apostolo delle genti: "Siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Iddio, e portatelo nel vostro corpo!".
Quanto più degni, più edificanti sarebbero i loro costumi; quanto più salutare per l 'umanità intera la presenza nel mondo della Chiesa di Cristo! E se tutti gli uomini assecondassero gli inviti della grazia di Dio, che li vuole tutti salvi, perché ha voluto che tutti fossero redenti dal Sangue del suo Unigenito e tutti chiama a essere membri di un solo mistico Corpo, di cui Cristo è il Capo, quanto più fraterni diverrebbero i rapporti tra gli individui, i popoli, le nazioni; quanto più pacifica, più degna di Dio e dell'umana natura, creata a immagine e somiglianza dell'Altissimo, risulterebbe la sociale convivenza.

È alla contemplazione di questa sublime vocazione che san Paolo invitava i fedeli provenienti dal popolo eletto, tentati di pensare con nostalgia e un passato che era stato soltanto una pallida figura e il preludio della Nuova Alleanza: "Voi vi siete accostati al monte Sion e alla città di Dio vivente, alla Gerusalemme celeste, e alle miriadi di angeli, adunata assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, a Dio giudice, e agli spiriti dei giusti arrivati alla perfezione, e a Gesù mediatore del Nuovo Patto, e al Sangue della aspersione, che parla meglio di quello di Abele ".

Pienamente fiduciosi, o Venerabili Fratelli, che queste Nostra paterne esortazioni, rese note da voi nel modo che crederete più opportuno al Clero e ai fedeli a voi affidati, non solo volentieri saranno salutarmente attuate, ma altresì con fervido zelo, in auspicio delle grazie celesti e in pegno della Nostra particolare benevolenza, con effusione di cuore impartiamo la Benedizione Apostolica a ciascuno di voi e a tutti i vostri greggi, e in modo particolare a coloro che risponderanno generosamente e piamente al Nostro invito.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 30 giugno 1960, vigilia della Festa del Preziosissimo Sangue di N.S.G.C., anno secondo del Nostro Pontificato.

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EPISTULA APOSTOLICA
INDE A PRIMIS
IOANNES PP. XXIII
AD VENERABlLES FRATRES PATRIARCHAS,
PRIMATES, ARCHIIEPISCOPOS, EPISCOPOS
ALIOSQUE LOCORUM ORDINARIOS,
PACEM ET COMMUNIONEM
CUM APOSTOLICA SEDE HABENTES:
DE CULTU PRETIOSISSIMI SANGUINIS
D. N. IESU CHRISTI PROMOVENDO.

 

 

Venerabiles Fratres,
salutem et Apostolicam Benedictionem.

Inde a primis pontificalis Nostri ministerii mensibus iterum iterumque contigit — ac Nostra vox anxia et simplex saepe nuntia fuit animi Nostri futura praesentientis — ut, cum de cotidianis religiosae pietatis exercitiis ageretur, invitaremus fideles ad illud ardenti studio colendum, quod mirifice prae se fert divinam misericordiam in hominum animos, in Ecclesiam sanctam, in universum orbem, cuius Christus Iesus Redemptor et Salvator est, scilicet ad singulari religione Pretiosissimum eius Sanguinem venerandum.

Hoc pietatis genus in consuetudinem Nostram venit ab ipso domestico convictu ubi infantia Nostra effloruit. Etiam nunc commoto suaviter animo in memoriam revocamus maiores Nostros cotidie per mensis Iulii decursum litanias Pretiosissimi Sanguinis domi pie recitare consuevisse.

Apostolico obsecuti hortatui: « Attendite vobis et universo gregi, in quo vos Spiritus Sanctus posuit episcopos regere Ecclesiam Dei, quam acquisivit sanguine suo » (1), hoc prorsus putamus, Venerabiles Fratres, pastoralis Nostri muneris praecipuas et singulares curas poscere, primum ut sanae doctrinae invigilemus, ac subinde ut religiosae pietati recta ratione publice privatimque exercendae provehendaeque prospiciamus. Hanc ob rem, perquam opportunum ducimus hortari filios Nostros, ut mentis cogitationes convertant ad indissolubile considerandum vinculum, quod cum duobus illis in christiano populo late diffnsis cultibus erga Sanctissimum Nomen et Sacratissimum Cor Iesu coniungere debet religiosum obsequium exhibendum Pretiosissimo Incarnati Verbi Sanguini, qui « pro mnltis » effusus est « in remissionem peccatorum » (2).

Enimvero, si summopere oportet, Ecclesiae liturgica actio cum catholicae fidei professione plane concordet, cum « lex credendi legem statuat supplicandi » (3), ac nullae inducantur pietatis formae, quae a verae fidei illimibus fontibus non emanent, pari ratione aequum est varia pietatis genera inter se consentanea esse. Necesse nempe est, ut eae pietatis formae, quae omnino praecipuae aestimentur et ad sanctimoniam assequendam aptiores sint, inter se nullo modo discrepent vel collidant, itemque eae, quae peculiares et minoris momenti sint, sive ad existimationem shoe ad usum quod attinet, cedant iis, quae magis ad universalem salutem procurandam conferant, peractam ab eo, qui est « mediator Dei et hominum homo Christus Iesus, qui dedit redemptionem semetipsum pro omnibus » (4). Si igitur a recta fide et a sana pietate christifideles sumunt animi motus et disciplinam vitae, pro certo habent se cum Ecclesia sentire et Christo Iesu communione precum et caritate inhaerere, Christo Iesu inquimus, Conditori et Summo Sacerdoti celsissimae religionis, quae ab ipso nomen, dignitatem, virtutem excipit.

Iamvero, si vel cursim admiranda ea incrementa animo complectimur, quae in liturgicae pietatis campo et finibus catholica Ecclesia assecuta est — idque plane congruit cum salutaribus ipsius fidei progressibus, ad pleniorem divinarum veritatum notitiam quod attinet — non sine magno animi solacio cernere est, proxime elapsis saeculis Apostolicam hanc Sedem saepenumero et quidem manifesto tres illas, de quibus diximus, religionis formas probasse atque commendasse; quae quidem, etsi iam inde a Media Aetate in christianae vitae usum a compluribus piis christifidelibus inductae fuerant, ac subinde apud varias Dioeceses nee non religiosos Ordines et Congregationes propagatae, nihilominus opus fuit ut Petri Cathedrae auctoritas intercederet, ut eaedem catholicae fidei consentaneae declararentur et ad Ecclesiam universam pertinere possent.

Memorare sat est, inde a saecnlo XVI Decessores Nostros spiritualibus beneficiis ditasse cultum Sanctissimi Nominis Iesu, quem S. Bernardinus Senensis, saeculo ante, per Italiam indefatigata opera propagaverat. In honorem autem Sanctissimi huius Nominis primo Divinum Officium ac Missa, deinde Litaniae (5) quoque probata sunt. Nec minoribus beneficiis Romani Pontifices cultum auxerunt Sacratissimi Cordis Iesu, ad quem plene perfecteque constituendum eundemque per totum orbem propagandum (6) tantopere contulerunt ea, quae Ohristus Dominus, sacrosanctum Oor suum ostendens, S. Margaritae Mariae Alacoque manifestavit. Tam singulari autem honore huiusmodi religionis studium Romani Pontifices, mira animorum consensione, prosecuti sunt, ut non modo ipsius vim et naturam illustraverint, sed etiam illud legitimum declaraverint eiusque usum promoverint, multis iisque publicis ecclesiastici magisterii documentis editis, quibus quidem praeclarae tres Encyclicae Litterae hac super re datae veluti summum fastigium imposuerunt (7).

Atque cultui quoque Pretiosissimi Sanguinis Iesu, cuius S. Gaspar Del Bufalo, e clero romano sacerdos, superiore saeculo fautor exstitit admirabilis, Apostolicae huius Sedis assensus ac probatio, ut par erat, non defuerunt. Quam ad rem meminisse praestat, iussu Benedicti XIV Missam ac Divinum Officium in honorem adorandi Sanguinis Divini Redemptoris composita esse, ac Pium IX, ut votum Oaietae Deo factum exsolveret, eius liturgicum festum ad universam Ecclesiam pertinere statuisse (8). Denique Summus Pontifex fel. rec. Pius XI, ad perennandam memoriam celebrationum, quae undevicesimo expleto saeculo a peracta humani generis Redemptione habitae sunt, idem liturgicum festum ad ritum duplicem primae classis evectum voluit, eo quidem consilio, ut, aucta rituum sollemnitate, et cultus Sanguinis Redemptoris impensius foveretur, et inde copiosiores in homines eiusdem divini Sanguinis fructus proficiscerentur.

Vestigiis igitur Decessorum Nostrornm insistentes, ut pietas erga Pretiosissimum Sanguinem Agni Immaculati Christi magis magisque vigeret atque floresceret, congruentes litanias, prout a Sacro Consilio legitimis ritibus tuendis ordine digestae sunt (9), adprobavimus, earumque recitationem cum privatam tum publicam, peculiaribus propositis Indulgentiis, universae christianorum familiae commendavimus (10). Quod quidem consilium Nostrum, cum ad sollicitudinem omnium Ecclesiarum (11) pertineat, Supremi Pontificatus propriam, in rem deductum id auspicato efficiat, ut nempe hisce temporibus, quae gravissimis spiritualibus necessitatibus premuntur, christifideles omnes magis magisque tres illas christianae pietatis formas, quas supra merita laude honestavimus, in honore habeant, utpote semper et ubique saluberrima vi praeditas ad religiosam vitam efficaciter provehendam.

Die igitur festo ac mense adventantibus, qui Christi Sanguini colendo dicati sunt, nostrae Redemptionis pretio, salutis vitae que numquam occiduae pignori, hunc intentiore pietatis studio meditentur christifideles, eodemque, crebrius Eucharistiae Sacramentum sumentes, salutariter fruantur. Ea luce perfusi, quae e frugiferis Sacrarum Litterarum monitis atque e Sanctorum Ecclesiae Patrum Doctorumque praeceptis emanat, secum recogitent quam exuberanti et infinita virtute polleat Sanguis hic vere pretiosissimus, « cuius una stilla salvum facere totum mundum quit ab omni scelere », sicut Ecclesia Sancta Angelici Doctoris ore canit (12) atque a Decessore Nostro Clemente VI sapienter cOllfirmatum est (13).

Et quandoquidem infinita prorsus est Sanguinis Christi Dei et Hominis virtus, et infinita pariter illa caritas, quae Redemptorem nostrum ad eundem effundendum permovit, iam in de a die post eius natalem octavo, quo circumcisus est, atque largiter deinde cum in Gethsemani horto « factus in agonia » prolix ius oravit (14), cum flagellis caesus spinisque coronatus est, cum ad Calvariae locum ascendit ibique cruci est affixus, cum denique amplissimo vulnere latus Eius apertum est, ut divini illius Sanguinis signum exsisteret, qui in cuncta etiam fluit Ecclesiae Sacramenta: haec omnia postulant ut non modo addeceat, verum etiam maxime oporteat universos fideles, qui huius Sanguinis unda renati sunt, eundem religioso obsequio adorare gratissimoque amoris prosequi affectu.

Ac perquam salutare est et maxime congruit, ut latriae cultum, qui Calici Sanguinis Novi et Aeterni Testamenti debetur, tunc potissimum cum in Eucharistico sacrificio adorandus conspiciendusque levatur, eiusdem Sanguinis subsequatur perceptio, quoniam in Eucharistiae Sacramento Christi Sanguis, indissoluto vinculo cum Eius corpore couiunctus, snmitur. Tunc animo cum sacro administro arte coniuncti, adstantes christifideles ea verba mente iter are verissime poterunt, quae ab eodem, sacrae Communionis tempore, proferuntur: « Calicem salutaris accipiam, et nomen Domini invocabo ... Sanguis Domini Nostri Iesu Christi custodiat animam meam in vitam aeternam. Amen ». Qua ratione procul dubio fiet, ut fideles, quotiescumque ad sacram Synaxim digne accedunt, uberiores capiant redemption is, resurrection is aeternaeque vitae fructus, quos Sangnis a Christo « per Spiritum Sanctum » (15) oblatus universae hominum familiae acquisivit. Iesu Christi autem Corpore et Sanguine enutriti, eiusque divinae virtutis compotes facti, quae in Ecclesia innumera martyrum agmina excitavit, Hdem christifideles cotidianos labores aerumnasque facilius tolerabunt, ac vitae etiam iacturam, si oportuerit, facient, quotiescumque nempe christianae virtutis divinique Regni causa id postulaverit, eodem illo caritatis ardore flagrantes, quo permotus S. Ioannes Chrysostomus in haec verba, scribendo, erupit: « Ab illa mensa recedamus, tam quam leones ignem spirantes, diabolo terribiles, cogitantes quod sit caput nostrum, et quantam nobis dilectionem exhibuerit ... Hic Sanguis digne acceptus daemonas procul pellit, angelos ad nos advocat, ipsumque angelorum Dominum ... Hic Sanguis effusus totum orbem abluit ... Hoc est orbis pretium; hoc est quo Christus Ecclesiam emit... Haec cogitatio nostros temperabit affectus. Quousque enim rebus praesentibus haerebimus? Quousque non excitabimur? Quousque nullam salutis nostrae curam habebimus? Cogitemus quibusnam nos Deus dignatus sit, gratias agamus, gloriam referamus, non modo per fidem sed etiam per opera » (16).

Utinam ii, qui christiano nomine decorantur, animum ad paternam primi Pontificis Summi hortationem saepius convertant, qui scripsit: « In timore incolatus vestri tempore conversamini, scientes quod non corruptibilibus auro vel argento redempti estis ... sed pretioso sanguine quasi agni immaculati Christi et incontaminati » (17);  utinam intentiores aures Apostolo gentium praebeant, ita loquenti: « Empti ... estis pretio magno. Glorificate et portate Deum in corpore vestro » (18). Si haec omnes praestiterint, honestiores dignioresque procul dubio eorum mores erunt, quibus ceteris exemplo praelucere debent; idque feliciter continget, ut nempe virtutibus efficentior Christi Ecclesia in humani generis utilitatem hisce in terris munus exerceat suum. Ac si homines motibus obsecundaverint gratiae Dei, qui eos omnes vult salvos fieri (19), cum omnes Unigeniti sui Sanguine redimi voluerit, omnesque ad unum mysticum Corpus veluti membra efficiendum vocaverit, cuius Caput est Christus, quanto artioribus fraterni amoris vinculis homines, gentes, nationes inter se coniungentur! Et quantopere serena pace fruetur civilis ipse convictus, Deo quippe dignior et humana natura, quae ad imaginem et similiturlinem Conditoris sui creata est! (20)

Ad excelsam hanc considerandam dignitatem, ad quam divinitus vocati sumus, S. Paulus Apostolus hisce verbis christianos hortatus est Hebraeorum genere ortos, qui ad Veteris Testamenti instituta plus nimio proclives erant, etsi illud tenuis tantum fuerat Novi Testamenti species et imago: « Sed accessistis ad Sion montem et civitatem Dei viventis, Ierusalem caelestem et multorum milium angelorum frequentiam et ecclesiam primitivorum, qui conscripti sunt in caelis, et iudicem omnium Deum et spiritus iustorum perfectornm et testamenti novi mediatorem Iesum et sanguinis aspersionem melius loqnentem quam Abel » (21).

Certa spe freti, Venerabiles Fratres, ut haec paterna hortamenta Nostra cum christiano populo cleroque cuiusque vestro, opportuniore quo duxeritis modo, communicata, non solum libenti animo sed actuosa etiam alacritate ad effect urn salutariter deducantur, caelestium munerum auspicem peculiarisque benevolentiae Nostrae pignus, cum vobis singulis universis, tum gregibus vobis concreditis, iisque nominatim, qui optatis hisce Nostris pia sollertique respondebunt animo, Apostolicam Benedictionem effusa caritate impertimus.

Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die XXX mensis Iunii, in pervigilio festi Pretiosissimi Sanguinis D. N. I. Ch., anno MDCCCCLX, Pontificatus Nostri secundo.

IOANNES PP. XXIII


(1) Act. 20, 28.

(2) Cfr. Matth. 26, 28.

(3) Cfr. Enc. Mediator Dei, AAS XXXIX (1947), p. 54.

(4) 1 Tim, 2, 5-6.

(5) Cfr. AAS XVIII (1886), p. 509.

(6) Cfr. Off. Festi 8S. Cordis Iesu, II Noct. lect. V.

(7) Litt. Enc. Annum Sacrum, Acta Leonis, vol. XIX (1899), p. 71 sq.; Litt. Enc. Miserentissimus Redemptor, AAS., vol. XX (1928), p. 165 sq.; Litt. Enc. Haurietis aquas. AAS., vol. XXXXVIII (1956), p. 309 sq.

(8) Decr. Redempti sumus, die 10 mensis Augusti l849; cfr. Arch. S. C. Rit. Decr. ann. 1848-1849, fol. 209.

(9) Cfr. AAS., vol. LII (1960), pp. 412-413.

(10) Decr. S. Poen. Ap., die 3 mensis Mart. 1960; cfr. AAS., vol. LII (1960). p. 420.

(11) Cfr. 1 Cor. 11, 28.

(12) Hymn. Adoro te, devote.

(13) Bulla Unigenitus Dei Filius, XXV Ian. MCCCXLIII; Denz. - R., 550.

(14) Cfr. Luc. 22. 43.

(15) Hebr. 9, 14.

(16)  In Ioan. Homil. XLVI; Migne P. G. LIX, 260-261.

(17) 1 Petro 1, 17-19.

(18) 1 Cor. 6, 20.

(19) Cfr. 1 Tim. 2, 4.

(20) Cfr. Gen. 1, 26.

(21) Hebr. 12, 22-24.

[SM=g1740717] [SM=g1740720]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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