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Botta e risposta tra il Papa Benedetto XVI e i giovani (da non perdere)

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2012 14:42
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10/06/2009 18:16
 
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Il professor Ratzinger torna a scuola. Con i bambini

Botta e risposta tra Benedetto XVI e una platea di piccolissimi ascoltatori. È la seconda volta in quattro anni e ha di nuovo funzionato. Come rivelatore della personalità del papa e della sua sorprendente capacità comunicativa

di Sandro Magister





ROMA, 3 giugno 2009 – Lo fa ogni anno con i preti della diocesi di Roma, all'inizio della Quaresima. Lo fa d'estate con i preti delle località in cui va in vacanza. Lo fa con gruppi di giovani. Lo fa con i giornalisti alla partenza di ogni viaggio.

Il botta e risposta diretto, senza leggere testi prefissati, è una formula che papa Joseph Ratzinger predilige. L'ha sperimentata quand'era professore. L'affronta tuttora pur conoscendone i rischi. L'ultimo, fragoroso, quello occorsogli quando ha denunciato l'inefficacia del preservativo nel combattere l'AIDS.

Ma con i bambini, fino a pochi giorni fa, Benedetto XVI ci aveva provato una sola volta. Il botta e risposta era avvenuto in piazza San Pietro, il 15 ottobre del 2005, primo anno del suo pontificato. Gremivano la piazza i bambini di Roma e del Lazio che avevano fatto quell'anno la prima comunione. La loro età era tra gli 8 e i 10 anni.

Le domande furono sette e papa Ratzinger superò l'esame a pieni voti. Conquistò l'attenzione, si fece capire, parlò in mondo semplice eppure profondo.

Inspiegabilmente, però, non replicò simili incontri negli anni successivi. Fino a pochi giorni fa, quando per la seconda volta ha incontrato dei bambini e ha risposto a loro domande.

L'incontro è avvenuto nel pomeriggio di sabato 30 maggio, vigilia di Pentecoste, nell'aula delle udienze, in Vaticano. I bambini, settemila, appartenevano alla Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria.

Le domande sono state questa volta tre. Erano state raccolte in anticipo assieme ad altre, esattamente come avviene per i giornalisti nei viaggi papali. Una prima selezione la fanno i collaboratori del papa. Ma è Benedetto XVI in persona che fa la cernita finale e sceglie le domande alle quali rispondere.

Dalla trascrizione integrale del botta e risposta – riportata qui sotto – emergono i tratti tipici della personalità dell'attuale pontefice. L'efficacia nel catturare l'ascolto. La semplicità del linguaggio. La nitidezza delle cose dette. L'ottimismo di fondo. La sincerità.

Chi l'ascolta, intuisce che Benedetto XVI non ha sottintesi. E neppure insinua od accarezza dubbi. Infonde certezze non sue ma che lui per primo mostra d'aver ricevuto dall'alto.

All'opposto dei cliché correnti, papa Ratzinger è un grande comunicatore. E quando parla con i bambini si produce al meglio.



Dialogo di Benedetto XVI con i bambini della Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria

Roma, 30 maggio 2009



D. – Mi chiamo Anna, ho dodici anni. Papa Benedetto, il mio amico Giovanni ha il babbo italiano e la madre dell'Ecuador, ed è molto felice. Pensi che le diverse culture un giorno potranno vivere senza litigare nel nome di Gesù?

R. – Ho capito che volete sapere come noi, da bambini, abbiamo fatto ad aiutarci reciprocamente. Devo dire che ho vissuto gli anni della scuola elementare in un piccolo paese di 400 abitanti, molto lontano dai grandi centri. Eravamo quindi un po' ingenui e in questo paese c'erano, da una parte, agricoltori molto ricchi e anche altri meno ricchi ma benestanti e, dall'altra, poveri impiegati, artigiani. La nostra famiglia poco prima dell'inizio della scuola elementare era arrivata in questo paese da un altro paese, quindi eravamo un po' stranieri per loro, anche il dialetto era diverso. In questa scuola, quindi, si riflettevano situazioni sociali molto diverse. Vi era tuttavia una bella comunione tra di noi. Mi hanno insegnato il loro dialetto, che io non conoscevo ancora. Abbiamo collaborato bene e, devo dire, qualche volta naturalmente anche litigato, ma dopo ci siamo riconciliati e abbiamo dimenticato quanto era avvenuto.

Questo mi sembra importante. Qualche volta nella vita umana sembra inevitabile litigare; ma importante resta, comunque, l'arte di riconciliarsi, il perdono, il ricominciare di nuovo e non lasciare amarezza nell'anima. Con gratitudine mi ricordo di come tutti abbiamo collaborato: uno aiutava l'altro e andavamo insieme sulla nostra strada. Tutti eravamo cattolici, e questo era naturalmente un grande aiuto. Così abbiamo imparato insieme a conoscere la Bibbia, cominciando dalla creazione fino al sacrificio di Gesù sulla croce, e poi anche gli inizi della Chiesa. Abbiamo imparato insieme il catechismo, abbiamo imparato insieme a pregare, ci siamo insieme preparati per la prima confessione, per la prima comunione: quello fu un giorno splendido. Abbiamo capito che Gesù stesso viene da noi e che Lui non è un Dio lontano: entra nella mia propria vita, nella mia propria anima. E se lo stesso Gesù entra in ognuno di noi, noi siamo fratelli, sorelle, amici e dobbiamo quindi comportarci come tali.

Per noi, questa preparazione sia alla prima confessione come purificazione della nostra coscienza, della nostra vita, e poi anche alla prima comunione come incontro concreto con Gesù che viene da me, che viene da noi tutti, sono stati fattori che hanno contribuito a formare la nostra comunità. Ci hanno aiutato ad andare insieme, a imparare insieme a riconciliarci quando era necessario. Abbiamo fatto anche piccoli spettacoli: è importante anche collaborare, avere attenzione l'uno per l'altro. Poi a otto o nove anni mi sono fatto chierichetto. In quel tempo non c'erano ancora le chierichette, ma le ragazze leggevano meglio di noi. Esse quindi leggevano le letture della liturgia, noi facevamo i chierichetti. In quel tempo erano ancora molti i testi latini da imparare, così ognuno ha avuto la sua parte di fatica da fare.

Come ho detto, non eravamo santi: abbiamo avuto i nostri litigi, ma tuttavia c'era una bella comunione, dove le distinzioni tra ricchi e poveri, tra intelligenti e meno intelligenti non contavano. Era la comunione con Gesù nel cammino della fede comune e nella responsabilità comune, nei giochi, nel lavoro comune. Abbiamo trovato la capacità di vivere insieme, di essere amici, e benché dal 1937, cioè da più di settanta anni, non sia più stato in quel paese, siamo restati ancora amici. Quindi abbiamo imparato ad accettarci l'un l'altro, a portare il peso l'uno dell'altro.

Questo mi sembra importante: nonostante le nostre debolezze ci accettiamo e con Gesù Cristo, con la Chiesa, troviamo insieme la strada della pace e impariamo a vivere bene.

D. – Mi chiamo Letizia. Caro papa Benedetto, quando eri ragazzo avresti mai pensato di diventare papa?

R. – A dire la verità, non avrei mai pensato di diventare papa, perché, come ho già detto, sono stato un ragazzo abbastanza ingenuo in un piccolo paese molto lontano dai centri, nella provincia dimenticata. Eravamo felici di essere in questa provincia e non pensavamo ad altre cose. Naturalmente abbiamo conosciuto, venerato e amato il papa – era Pio XI – ma per noi era a un'altezza irraggiungibile, un altro mondo quasi: un nostro padre, ma tuttavia una realtà molto superiore a tutti noi. E devo dire che ancora oggi ho difficoltà a capire come il Signore abbia potuto pensare a me, destinare me a questo ministero. Ma lo accetto dalle sue mani, anche se è una cosa sorprendente e mi sembra molto oltre le mie forze. Ma il Signore mi aiuta.

D. – Sono Alessandro. Caro papa Benedetto, tu sei il primo missionario. Noi ragazzi come possiamo aiutarti ad annunciare il Vangelo?

R. – Direi che un primo modo è questo: collaborare con la Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria. Così siete parte di una grande famiglia che porta il Vangelo nel mondo. Così appartenete a una grande rete. Vediamo qui come si rispecchia la famiglia dei popoli diversi. Voi state in questa grande famiglia: ognuno fa la sua parte e insieme siete missionari, portatori dell'opera missionaria della Chiesa. Avete un bel programma: ascoltare, pregare, conoscere, condividere, solidarizzare. Questi sono gli elementi essenziali che realmente sono un modo di essere missionario, di portare avanti la crescita della Chiesa e la presenza del Vangelo nel mondo. Vorrei sottolineare alcuni di questi punti.

Anzitutto, pregare. La preghiera è una realtà: Dio ci ascolta e, quando preghiamo, Dio entra nella nostra vita, diventa presente tra di noi, operante. Pregare è una cosa molto importante, che può cambiare il mondo, perché rende presente la forza di Dio. Ed è importante aiutarsi nel pregare: preghiamo insieme nella liturgia, preghiamo insieme nella famiglia. E qui direi che è importante cominciare la giornata con una piccola preghiera e poi anche finire il giorno con una piccola preghiera: ricordare i genitori nella preghiera. Pregare prima del pranzo, prima della cena, e in occasione della comune celebrazione della domenica. Una domenica senza la messa, la grande preghiera comune della Chiesa, non è una vera domenica: manca proprio il cuore della domenica e così anche la luce per la settimana. E potete aiutare anche gli altri – specialmente quando forse a casa non si prega, non si conosce la preghiera –, insegnare agli altri a pregare: pregare con loro e così introdurre gli altri nella comunione con Dio.

Poi, ascoltare, cioè imparare realmente che cosa ci dice Gesù. Inoltre, conoscere la Sacra Scrittura, la Bibbia. Nella storia di Gesù impariamo il volto di Dio, impariamo come è Dio. È importante conoscere Gesù profondamente, personalmente. Così egli entra nella nostra vita e, tramite la nostra vita, entra nel mondo.

E anche condividere, non volere le cose solo per se stessi, ma per tutti; dividere con gli altri. E se vediamo un altro che forse ha bisogno, che è meno dotato, dobbiamo aiutarlo e così rendere presente l'amore di Dio senza grandi parole, nel nostro personale piccolo mondo, che fa parte del grande mondo. E così diventiamo insieme una famiglia, dove uno ha rispetto per l'altro: sopportare l'altro nella sua alterità, accettare proprio anche gli antipatici, non lasciare che uno sia marginalizzato, ma aiutarlo a inserirsi nella comunità. Tutto questo vuol dire semplicemente vivere in questa grande famiglia della Chiesa, in questa grande famiglia missionaria.

Vivere i punti essenziali come la condivisione, la conoscenza di Gesù, la preghiera, l'ascolto reciproco e la solidarietà è un'opera missionaria, perché aiuta a far sì che il Vangelo diventi realtà nel nostro mondo.

__________

alcune immagini dell'incontro:

                  Benedetto XVI e i Bambini

    Benedetto XVI e Bambini


Il link alla trascrizione integrale dell'unico precedente botta e risposta di Benedetto XVI con dei bambini:

> Con i bambini della prima comunione, Roma, 15 ottobre 2005

__________


L'opera, detta anche "Santa Infanzia", alla quale appartengono i settemila bambini incontrati dal papa:

> Pontificia Opera dell'Infanzia Missionaria



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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BENEDETTO XVI RISPONDE AI GIOVANI "IN CERCA DI AUTORE"

Città del Vaticano, 20 dicembre 2012 (VIS). Questa mattina il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto i ragazzi e la ragazze dell'Azione Cattolica Italiana che nell'augurare al Papa Buon Natale hanno spiegato che la frase guida del loro cammino quest'anno è "in cerca di autore".

"Ma noi sappiamo chi è questo autore - ha risposto il Papa - è Dio, che ci ha mostrato il suo volto. Dio ci ha creati, ci ha fatti a sua immagine, soprattutto ci ha donato il suo Figlio Gesù, che si è fatto bambino - lo contempleremo tra poco nel Santo Natale -, è cresciuto da ragazzo come voi, ha percorso le strade di questo nostro mondo per comunicarci l’amore di Dio, che rende bella e felice la vita, piena di bontà e di generosità".

"Certamente voi cercate anche l’autore della vostra gioia. (...) Sono tanti che vi rendono felici, ma c’è un grande Amico che è l’autore della gioia di tutti e con il quale il nostro cuore si riempie di una gioia che sorpassa tutte le altre e che dura per tutta la vita: è Gesù. Ricordate, cari amici: quanto più imparerete a conoscerlo e a dialogare con Lui, tanto più sentirete nel cuore di essere contenti e sarete capaci di vincere le piccole tristezze che ci sono a volte nell’animo".

"Inoltre, siete in cerca dell’autore dell’amore. (...) Tutti abbiamo bisogno di voler bene e di sentire che qualcuno ci accetta e ci vuole bene. Sentirsi amati è necessario per vivere, ma è altrettanto importante essere capaci di amare gli altri, per rendere bella la vita di tutti, anche dei vostri coetanei che si trovano in situazioni difficili. Gesù ci ha fatto vedere con la sua vita che Dio ama tutti senza distinzione e vuole che tutti vivano felici".

"Infine, voi cercate sicuramente l’autore della pace, di cui il mondo ha tanto bisogno. Spesso gli uomini pensano di poter costruire la pace da soli, ma è importante capire che è Dio che può donarci una pace vera e solida. Se lo sappiamo ascoltare, se gli facciamo spazio nella nostra vita, Dio scioglie l’egoismo che spesso inquina i rapporti tra le persone e tra le Nazioni e fa sorgere desideri di riconciliazione, di perdono e di pace, anche in chi ha il cuore indurito".

"Se vi aiutate l’un l’altro a cercare il grande Autore della vita, della gioia, dell’amore, della pace, scoprirete che questo Autore non è mai lontano da voi, anzi, è vicinissimo: è il Dio che si è fatto bambino in Gesù!", ha concluso il Santo Padre.



DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
ALLA DELEGAZIONE DEI RAGAZZI
DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA

Sala del Concistoro
Giovedì, 20 dicembre 2012

  

Carissimi ragazzi e ragazze dell’ACR [ACIERRE],

sono contento di incontrarvi e di accogliere i vostri auguri per il Natale del Signore. Vi saluto con affetto, insieme con i vostri educatori, il presidente Prof. Franco Miano e l’assistente generale Mons. Domenico Sigalini.

Mi avete detto che siete “in cerca di autore” e che questa è la frase guida del vostro cammino di quest’anno in ACIERRE. Mi verrebbe subito da chiedervi: Chi è questo autore? Lo avete già trovato? Sono certo che, con i formatori e con gli altri amici dell’Azione Cattolica, troverete una risposta sempre più chiara alla vostra ricerca e sarete capaci di aiutare anche molti altri a trovarla. Però, vorrei anch’io dirvi qualcosa. Anzitutto, so che voi cercate l’autore della vita, chi vi aiuta a vivere bene, contenti con voi stessi e con gli altri. Ma noi sappiamo chi è questo autore: è Dio, che ci ha mostrato il suo volto. Dio ci ha creati, ci ha fatti a sua immagine, soprattutto ci ha donato il suo Figlio Gesù, che si è fatto bambino - lo contempleremo tra poco nel Santo Natale -, è cresciuto da ragazzo come voi, ha percorso le strade di questo nostro mondo per comunicarci l’amore di Dio, che rende bella e felice la vita, piena di bontà e di generosità.

Certamente voi cercate anche l’autore della vostra gioia. Se vi chiedessi che cosa vi dà gioia, forse la risposta sarebbe: i giochi, lo sport, gli amici, i genitori, che vivono per voi e vi vogliono bene. Sono tanti che vi rendono felici, ma c’è un grande Amico che è l’autore della gioia di tutti e con il quale il nostro cuore si riempie di una gioia che sorpassa tutte le altre e che dura per tutta la vita: è Gesù. Ricordate, cari amici: quanto più imparerete a conoscerlo e a dialogare con Lui, tanto più sentirete nel cuore di essere contenti e sarete capaci di vincere le piccole tristezze che ci sono a volte nell’animo.

Inoltre, siete in cerca dell’autore dell’amore. Si può vivere da soli, chiusi in se stessi? Se riflettete un momento, vedrete che la risposta è un chiaro: “no”. Tutti abbiamo bisogno di voler bene e di sentire che qualcuno ci accetta e ci vuole bene. Sentirsi amati è necessario per vivere, ma è altrettanto importante essere capaci di amare gli altri, per rendere bella la loro vita, la vita di tutti, anche dei vostri coetanei che si trovano in situazioni difficili. Gesù ci ha fatto vedere con la sua vita che Dio ama tutti senza distinzione e vuole che tutti vivano felici. Mi piace, allora, questa vostra iniziativa nel mese di gennaio per sostenere un progetto in Egitto di aiuto concreto a ragazzi di strada.

Infine, voi cercate sicuramente l’autore della pace, di cui il mondo ha tanto bisogno. Spesso gli uomini pensano di poter costruire la pace da soli, ma è importante capire che è Dio che può donarci una pace vera e solida. Se lo sappiamo ascoltare, se gli facciamo spazio nella nostra vita, Dio scioglie l’egoismo che spesso inquina i rapporti tra le persone e tra le Nazioni e fa sorgere desideri di riconciliazione, di perdono e di pace, anche in chi ha il cuore indurito.

Cari ragazzi e ragazze dell’ACIERRE, vi auguro di fare questa ricerca insieme, tra di voi e con i vostri compagni di scuola e di giochi. Se vi aiutate l’un l’altro a cercare il grande Autore della vita, della gioia, dell’amore, della pace, scoprirete che questo Autore non è mai lontano da voi, anzi, è vicinissimo: è il Dio che si è fatto bambino in Gesù!

Cari amici, un augurio di Buon Natale a voi e all’intera Azione Cattolica!

 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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