A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Pensieri, Fioretti e Preghiere del Santo Curato d'Ars, (Giovanni M. Vianney) per i Sacerdoti e per TUTTI

Ultimo Aggiornamento: 02/06/2023 14:27
Autore
Stampa | Notifica email    
ONLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
16/01/2014 11:06
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


Incontri con Maria 

 di MARIA DI LORENZO

Il "prigioniero" del confessionale
     

Giovanni Maria Vianney: la perfetta immagine della grande e insondabile misericordia di Dio.
  

Al suo arrivo, Ars era un’oscura borgata della Diocesi di Lione (oggi nel territorio di Belley). In quel villaggio che pareva dimenticato da Dio c’era tanta indifferenza religiosa tra la gente del luogo, che alla chiesa preferiva i balli e le osterie. «Non c’è molto amor di Dio in quella parrocchia: voi ve lo porterete», lo aveva avvertito il Vescovo locale. Ma il neoparroco Giovanni Maria Vianney non s’era perso d’animo. «O mio Dio, concedetemi la conversione della mia parrocchia: accetto di soffrire ciò che voi vorrete, per tutto il tempo della mia vita».

Da subito cominciò a trascorrere lunghe notti in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Il tabernacolo della sua chiesa divenne così il fulcro della sua vita e del suo ministero sacerdotale.

Era nato nel villaggio di Dardilly, Diocesi di Lione, da una famiglia contadina, l’8 maggio dell’anno 1786, e al fonte battesimale gli era stato imposto il nome di Giovanni Maria Battista. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza sui campi e al pascolo degli animali, tanto che a 17 anni era ancora analfabeta.

Ma fin da bambino era animato da un grande desiderio di «guadagnare le anime al buon Dio» e di farsi sacerdote. Impresa tutt’altro che semplice. Da seminarista infatti si rivela piuttosto ottuso, con poca memoria e intelligenza, tanto che dovrà fare degli sforzi eccezionali per concludere gli studi impegnativi che preparano al sacerdozio e verrà bocciato per ben due volte all’esame finale.

La parrocchiale (oggi santuario, sec. XIX) di Ars.
La parrocchiale (oggi santuario, sec. XIX) di Ars (foto Gaudenti).

Finalmente, il 13 agosto 1815, può essere ordinato prete: ha 29 anni e dentro di sé sente che sta realizzando il sogno della sua vita. A tre anni dalla sua ordinazione sacerdotale, il Vescovo lo invia ad Ars, una parrocchia sperduta e dimenticata del Sud della Francia. Qui sarebbe cominciata quell’avventura umana e sacerdotale che, contro ogni previsione, avrebbe illuminato con la sua luce spirituale dapprima la Francia e poi l’Europa e il mondo intero.

La portinaia del cielo. «Non si entra in una casa senza prima parlare al portinaio: ebbene! La santa Vergine è la portinaia del cielo». Il Curato d’Ars aveva una fiducia incrollabile nella paterna provvidenza del "buon Dio" e una confidenza altrettanto illimitata nella materna intercessione di Maria, a cui ricorreva per ogni bisogno e difficoltà.

Nel 1836 aveva consacrato la sua parrocchia a Maria concepita senza peccato, e con grande fede e immensa gioia accolse la definizione dogmatica del 1854 sull’Immacolata Concezione. La sua devozione alla Vergine lo faceva stare al sicuro anche nelle più grandi bufere – vessazioni, calunnie, intimidazioni – che si abbattevano sulla sua testa. Il santo Curato affrontava ogni avversità con la corona del rosario tra le mani.

La parrocchia di Ars – che al suo arrivo contava soltanto 230 persone – ne uscirà profondamente trasformata. Nella povera canonica del villaggio c’era un parroco che dormiva poche ore per notte su una nuda tavola coperta da un pagliericcio, che mangiava pochissimo e digiunava sovente, che si infliggeva volontarie mortificazioni per la conversione delle persone che il suo ministero gli faceva incontrare giorno per giorno. E che sapeva leggere nel cuore degli uomini e delle donne che giungevano smarriti e confusi al suo confessionale, aprendo loro nuovi orizzonti di vita e di pratica cristiana.

La sua fama cominciò allora a propagarsi nei villaggi vicini, da cui accorrevano tanti penitenti, addirittura dalla Francia intera.

Il parroco di Ars, Antoine Hardy, accanto al "confessionale degli uomini", solitamente usato dal santo Curato.
Il parroco di Ars, Antoine Hardy, accanto al "confessionale degli uomini",
solitamente usato dal santo Curato (foto Gaudenti).

«Ho visto Dio in un uomo». Nella sua opera L’anima di ogni apostolato, il trappista dom Jean-Baptiste Chautard (1858-1935) racconta un episodio assai significativo: un avvocato anticlericale va ad Ars sperando di ridere a spese di «quell’ignorante del parroco». Ma torna a casa convertito. Agli amici che gli chiedono: «Ma dunque, che cosa hai visto ad Ars?», egli risponde: «Ho visto Dio in un uomo».

Vedere Dio in un uomo. Era questo che colpiva più di tutto chi lo incontrava. Essi vedevano Dio in un uomo umilissimo che non pensava mai a sé, che indossava una veste logora e vecchia, che amava così tanto il suo prossimo e il proprio ministero sacerdotale da ingaggiare quasi ogni notte una lotta con il diavolo – lui lo chiamava "Grappino" – che gli voleva strappare le anime e perciò disturbava continuamente il suo sonno assalendolo fisicamente e tormentandolo con rumori assordanti e ingiurie, fino a dare persino fuoco al suo materasso.

«Migliaia di persone passavano per Ars e si inginocchiavano al suo confessionale. Sullo sfondo della laicizzazione e dell’anticlericalismo del XIX secolo, la sua testimonianza costituisce un evento davvero rivoluzionario», ha scritto Giovanni Paolo II in Dono e Mistero (Lev, 1996). «Dall’incontro con la sua figura trassi la convinzione che il sacerdote realizza una parte essenziale della sua missione attraverso il confessionale, attraverso quel volontario "farsi prigioniero del confessionale…"».

Che cosa significa farsi prigioniero del confessionale, per usare la bella espressione di Giovanni Paolo II, se non offrirsi ai propri fratelli come l’ambasciatore della grande misericordia di Dio?

«Lungi allora dal ridurre la figura di san Giovanni Maria Vianney a un esempio, sia pure ammirevole, della spiritualità devozionale ottocentesca; è necessario al contrario cogliere la forza profetica che contrassegna la sua personalità umana e sacerdotale di altissima attualità», ha detto Benedetto XVI, che – non a caso – nell’indire l’Anno sacerdotale (giugno 2009-giugno 2010) lo ha scelto come modello, perché il Curato d’Ars, sebbene sia vissuto in un’epoca lontana dalla nostra, possa di fatto costituire ancora oggi un valido esempio per tutti i sacerdoti.

Ars: un murale raffigurante Giovanni Maria Vianney.
Ars: un murale raffigurante Giovanni Maria Vianney (foto Gaudenti).

Il cuore della Madre di Dio. La morte raggiunse Giovanni Maria Vianney nella notte del 4 agosto 1859. Nel 1866 si aprì il processo di canonizzazione, grazie al quale sarà dapprima proclamato Beato(8 gennaio 1905) e quindi Santo (31 maggio 1925). Nel 1929 verrà dichiarato patrono dei parroci, mentre nel centenario della sua morte Giovanni XXIII gli dedicherà l’enciclica Sacerdotii nostri primordia (1959).

Un anonimo parroco di uno sperduto villaggio è additato da oltre un secolo al mondo intero come la perfetta immagine della grande, insondabile misericordia di Dio. Un santo, come ha detto Benedetto XVI, la cui esistenza «fu una catechesi vivente, che acquistava un’efficacia particolarissima quando la gente lo vedeva celebrare la Messa, sostare in adorazione davanti al tabernacolo o trascorrere molte ore nel confessionale».

Un santo educato dall’esempio di santità di Maria, madre dei sacerdoti, alla quale Giovanni Maria Vianney ricorreva incessantemente con tenero affetto e totale fiducia. «Gesù Cristo – soleva dire – dopo averci dato tutto quello che ci poteva dare, vuole ancora farci eredi di quanto egli ha di più prezioso, vale a dire la sua santa Madre».

Tutte le grazie perciò, diceva il Santo, passano attraverso le mani di Maria prima di salire al trono di Dio. «Il Figlio ha la sua giustizia, la Madre non ha che il suo amore».

La mediazione di Maria è pertanto non solo auspicabile, ma necessaria. «Quando le nostre mani hanno sfiorato delle piante aromatiche, esse profumano tutto ciò che toccano; facciamo quindi passare le nostre preghiere per le mani della Vergine ed ella le renderà profumate. Quando si vuole offrire qualche cosa ad un personaggio importante, si fa presentare l’oggetto dalla persona che egli preferisce, di modo che l’omaggio gli sia più gradito. Allo stesso modo le nostre preghiere, presentate dalla santa Vergine, hanno tutt’altro valore, perché la Vergine è la sola creatura che non abbia mai offeso Dio. Il suo cuore è solo amore e misericordia».

Maria Di Lorenzo
  

Invito all’approfondimento: A. Ballestrero, Il cuore del Curato d’Ars, Ldc 2009, pp. 192, € 9,00; R. Fourrey, Vita autentica del Curato d’Ars, San Paolo 2009, pp. 408, € 24,00.
  

Percorsi

Fazzini, Nuovi cristiani d’Europa.
Dieci storie di conversione tra fede e ragione,
Lindau 2010, pp.216, € 16,00.

Il libro raccoglie dieci interviste ad altrettanti intellettuali, filosofi, giornalisti e donne della cultura europea che negli ultimi anni si sono convertiti ed hanno (ri)scoperto il cristianesimo sia in chiave esistenziale che in senso culturale.

Gli intervistati sono lo scrittore francese Eric-Emmanuel Schmitt (di recente insignito a Verona del premio Giulietta), il vaticanista dellaStampa Marco Tosatti, l’editore francese Jean-Claude Guillebaud, la diplomatica norvegese Janne Haaland Matlary, il filosofo e politico Marcello Pera, la sociologa francese Gabriele Kuby, lo scrittore irlandese John Waters, il pensatore francese FabriceHadjadj, il critico letterario inglese Joseph Pearce, il cantante punk Giovanni Lindo Ferretti.

Afferma Lucetta Scaraffia nella Presentazione: «I dieci personaggi narrati da Fazzini possono essere considerati una ricchezza del nostro tempo e la sua idea di riproporci il loro originale percorso spirituale un dono che serve a risvegliare la fede cristiana.

È anche una piacevole lettura: le storie di conversione si possono infatti considerare biografie a lieto fine, perché il protagonista riesce a trovare ciò che cerca. Sono quindi letture apportatrici di speranza e anche, ci auguriamo, contagiose».

s.m.

 
 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:03. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com