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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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9 agosto 1903: l'Incoronazione di Pio X al Soglio Petrino (testo da GUSTARE)

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2011 00:43
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Amici.... quanto segue lo traggo liberamente dal libro: Pio X e il suo tempo, di Ferruccio de Carli. data 1951

se vorrete acquistarlo, vi farete (o potrete fare) un bel regalo....CLICCATE QUI


                                                         PREMESSA

Dalla pag. 29 alla pag.39 c'è la descrizione minuziosa dell'evento che desidero condividere con tutti voi per una maggior gloria di Cristo e della Sua Sposa, la Santa Chiesa nella quale, questo grande Pontefice, divenne Santo!

Il testo che leggerete deve tenere conto DEL LINGUAGGIO del suo tempo, e deve essere letto con GLI OCCHI DELLA FEDE perchè possa produrre in noi che leggiamo, non semplicemente un momento storico ed un evento "spettacolare" ma bensì perchè possa produrre in noi LA NOSTALGIA DEL CIELO, la nostalgia DEL VERAMENTE BELLO dentro il quale Dio abita!
Infatti, motivo principale per cui la Chiesa fin dai primi secoli ha cercato di CUSTODIRE I MISTERI DI DIO (cfr 1Cor.4,1), questi Misteri che Dio ha dato a Lei da TRAMANDARE, mediante I SEGNI, I SIMBOLI E LA VERA BELLEZZA DELLA LITURGIA, ci insegnano chiaramente in quale modo dobbiamo vedere e leggere ciò che oggi definiamo " i FASTI" del Pontefice quando, appunto, presiede a delle celebrazioni liturgiche importanti o anche apparentemente meno importanti, poichè nella Chiesa e nella sua Liturgia nulla è inutile quando è svolto BENE nel rispetto del "VERAMENTE BELLO" che non è solo esteriorità, ma parte proprio DALL'INTERIORITA' e si lascia VEDERE...

Tutto deve essere letto in chiave simbolica, di quella simbologia che NON significa falsità, ma al contrario, di quella simbologia BIBLICA che significa proprio PRESENZA DEL VERO.

                                                            AVVISO:

Mi limiterò a copiare il testo eventualmente aggiungendo qualche piccola nota che segnalerò di volta in volta. Le immagini le ho postate io.
Il testo che segue può essere copiato altrove,ma con due raccomandazioni:

- evitate, per onestà, di estrapolare singoli parti per denigrare il testo, falsificarlo e demonizzarlo;
- citate, per onestà, il collegamento di questa pagina....con la breve Premessa sopra postata per aiutare alla comprensione del testo e per una corretta lettura
.


Buona lettura e buona meditazione!



                                
                                San Pio X


Incoronazione di Pio X (pag.29-39)

La mattina del 9 agosto 1903 Roma riviveva una di quelle giornate d'insuperato fasto liturgico e mondano che l'hanno resa celebre ed unica nei secoli.

Da cinquantasette anni non si assisteva nella Basilica Vaticana all'incoronazione del Sommo Pontefice. L'ultima era stata quella di Pio IX, il 21 giugno del 1846. essendo stato Leone XIII incoronato nella Cappella Sistina il 3 marzo 1878.

Già prima che spuntasse il giorno, la gente sciamava da ogni strada e vicolo, ingrossandosi verso i borghi, dove confluivano anche vetture ed equipaggi, taluni ancora negli antichi costumi.
Era tutto un popolo che si riversava verso il luogo "'u siede il successor del maggior Piero"
(ove siede il successore di Pietro).
Spettacolo imponente ed impressionante in quella semioscurità del giorno che sta per nascere.
Quando il sole, squarciando la lieve nebbia, aveva inondato Roma della sua luce e del suo calore, la Basilica di S. Pietro era già letteralmente gremita.

Poco prima che il Papa facesse ingresso nella Basilica, il corpo della Guardia Nobile, che indossava la tenuta di gala scarlatta, si portava all'altare della Confessione, schierandosi ai due lati.
Il servizio d'onore alle tribune riservate ai sovrani, al Corpo Diplomatico, al gran Maestro dell'Ordine di Malta, all'aristocrazia e al patriziato, veniva disimpegnato dai camerieri segreti e d'onore di cappa e spada e dai soci del Circolo di S. Pietro.
Gl'immensi pilastri della Basilica erano ricoperti da magnifici damaschi rossi a liste d'oro.
Nella Cappella di san Gregorio era stato eretto un piccolo trono e nel centro dell'abside le bancate per i cardinali, per gli arcivescovi e vescovi non assistenti al soglio, per i prelati di fiocchetto, abati degli ordini monastici, protonotari apostolici, generali degli Ordini mendicanti e Patriarchi; ai lati del trono quelle degli arcivescovi e vescovi assistenti al soglio.
Il trono del Sommo Pontefice, ricoperto di lamina d'argento, si ergeva maestoso in fondo all'abside, davanti al gran dossale di damasco rosso a trine e fiocchi d'oro, ed era sormontato da un gran padiglione di velluto rosso con frange d'oro.
A destra e a sinistra del trono vi erano due recinti riservati: l'uno, al Corpo Diplomatico, al gran Maestro, ai commendatori e cavalieri del sovrano Ordine di Malta nelle varie uniformi; l'altro alle famiglie del patriziato e della nobiltà romana.
In un recinto sotto la cantoria presenziavano la cerimonia don Gio. Batta Parolin, niopte di Sua Santità, don Placido Forcellini, le rappresentanze del paese natale e altri.

                                            Pio III
      (Incoronazione di Pio III  Pontefice nel 1503 - quadro del Pinturicchio, 1508. Siena)

Sull'altare papale adorno di ricchissimi paliotti gemelli si ammiravano la croce e i sei candelabri massicci d'argento dorato, cesellati da Benvenuto Cellini.

(paliotto: rivestimento della facciata - in basso - dell'Altare che è intercambiabile, nella foto sotto notare il paliotto applicato, come allora, all'Altare - lo si nota da dietro il tronetto sul quale risiede il Pontefice- si noti anche la Croce sull'altare e i candelabri come nella descrizione sopra -nota mia.)
                paliotto

In altri recinti prendevano posto gli invitati e le varie rappresentanze. Sotto il pilone di sant'Elena ( si intravede proprio sullo sfondo della foto sopra - nota mia) sorgeva la cantoria per i cappellani cantori della Sistina.

Molto prima che avesse inizio la cerimonia, S.Pietro era un ondeggiante oceano umano, ove tutti gli idiomi si intersecavano e si confondevano in un brusio indescrivibile.

Alle 8,30 nel Palazzo Vaticano si forma il corteo.
Precedono un cerimoniere pontificio, i procuratori del Collegio dei Sacri Palazzi Apostolici e due guardie svizzere; quindi il predicatore apostolico e il confessore della Famiglia Pontificia, i procuratori generali degli Ordini religiosi, i bussolanti in cappa magna, e il sottoguardiarobiere recante su un cuscino il Triregno, accompagnato dal custode dei triregni e gioielliere pontificio; i cappellani recanti le mitre preziose, il maestro dei cursori pontifici, i chierici segreti e i camerieri d'onore in cappa rossa, gli avvocati concistorali col decano, i cappellani cantori e i cantori della Cappella Pontificia; gli abbreviatori del parco maggiore, i chierici di Camera, gli uditori della Sacra Romana Rota in rocchetto, il Maestro del Sacro Palazzo Apostolico seguito da due cappellani recanti le mitrie da usarsi dal Pontefice durante la cerimonia; il decano della Segnatura papale col turibolo, il suddiacono apostolico, Uditore di Rota, in tonacella, sorreggente la croce papale e incedente tra sette votanti di segnatura con i candelieri e i maestri ostiari di Virga Rubea, custodi della croce papale durante la funzione; un Prelato Uditore di Rota nella qualifica di suddiacono col suddiacono e il diacono greco; i penitenzieri di S.Pietro; gli abati mitrati e vescovi non assistenti al soglio e poi quelli assistenti, i patriarchi, indi il Sacro Collegio dei cardinali in cappa rossa e lungo strascico che ad ognuno sorreggeva il rispettivo segretario.


                                              Triregno di Paolo VI
                                              (Triregno-Tiara di Paolo VI)

                    mitre pontificie
   (Mitre usate dagli ultimi Pontefici, si notino le due Tiare - Sacrestia Pontificia - nota mia.)


Il gruppo del Senato della Chiesa è di una maestà imponente!
Vengono ancora: il principe assistente al soglio, il foriere maggiore dei Sacri Palazzi Apostolici, il cavalerizzo maggiore e due maestri delle cerimonie.
Viene quindi il Papa, che è circondato dal distaccamento della Guardia nobile di servizio e dagli altri dignitari, dai mazzieri con le mazze d'argentee, dagli Svizzeri con gli spadoni serpentini, dai camerieri segreti partecipanti, dall'elemosiniere, dal sagrista, dal sostituto della Segreteria di Stato mons. Giacomo della Chiesa, dal Comandante e dagli ufficiali della Guardia nobile, dai comandanti della Guardia palatina d'onore e della Guardia Svizzera, dal latore della Rosa d'oro, dall'archiatra pontificio, dal maestro di casa e cameriere segreto di numero e da altri personaggi della Corte.
Seguono immediatamente Sua Santità altri dignitari ecclesiastici e Laici, due uditori e il decano della Sacra Rota, incaricato di reggere la mitra al Sommo Pontefice, e due camerieri segreti partecipanti per la falda; l'Uditore generale della Reverenda Camera Apostolica, il maggiordomo e il Maestro di Camera coi protonotari apostolici, i camerieri segreti soprannumerari.
Chiudono l'imponente corteo i Generali degli Ordini religiosi egli Svizzeri.

Giunta la Croce nel portico della Basilica fa quivi sosta lasciando campo allo sfilare del corteo, che si è precedentemente fermato presso la statua di Costantino.

Disceso dalla Sedia e attorniato dai cardinali e dalle personalità, il Pontefice è ricevuto all'ingresso del portico dal Capitolo e dal Clero della Basilica con a capo l'arciprete cardinale Rampolla del Tindaro. In quel mentre i cantori della Cappella Giulia intonano il Tu es Petrus.
Il cardinale arciprete si appresta al trono e, fatte le genuflessioni di rito, ossequia il Pontefice e legge in latino un devoto indirizzo d'augurio e di felicitazione per il faustissimo avvenimento; lo saluta in nome del Capitolo e del Clero, pregandolo di voler ammettere l'uno, l'altro e il Seminario al bacio del piede.

(continua....)



[Modificato da Caterina63 20/03/2011 21:36]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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(bacio del piede, segno di obbedienza)

Terminata l'obbedienza, il Sommo Pontefice impartisce la benedizione apostolica.
Ricompostasi la processione, il corteo fa ingresso nella Basilica e il Papa vi entra in sedia gestatoria, avendo ai lati i monsignori portanti i flabelli, assistiti dai sediari.
Seguono altri sediari, tutti sotto l'alta direzione del foriere maggiore.
Il passaggio dei cardinali desta irrefrenabile, morbosa curiosità nella folla strabocchevole e nelle tribune.
E' un chiedere affannoso chi è questo e chi è quell'altro.
Gli informati, i pratici, i nomi più noti; tutti gli sguardi convergono sulla figura impenetrabile di Rampolla.
Si mormorano i nomi di Gotti, Oreglia, Serafino Vannutelli, Ferrata, Capocelatro, Agliardi, Vives y Tuto, e via via gli altri.
E' la Chiesa di Roma, la Chiesa Universale che passa maestosa nel gruppo dei suoi Principi: sono gli intelletti magni, la pietà, i reggitori delle maggiori archidiocesi.

All'apparire del Papa le trombe d'argento intonano la marcia trionfale del Longhi, mentre la folla scoppia in un frenetico, interminabile fragoroso applauso.
Tutti protendono lo sguardo ansioso verso l'ingresso per vedere il nuovo Pontefice.
I fazzoletti sventolano a migliaia, gli applausi si frammischiano agli evviva, la commozione invadi tutti e molti piangono.
Il Pontefice, estremamente commosso, raccomanda più volte, con un cenno della mano, il silenzio, ma non vi riesce...

Dispostasi la processione nella navata centrale, il Papa viene portato nella Cappella del  Sacramento dove adora l'Augustissimo (l'Eucarestia -nota mia); passa quindi alla Cappella di san Gregorio dove si asside in trono; qui, dopo l'obbedienza prestatagli dal Sacro Collegio e il canto di Terza, da lui stesso intonato, depone i paramenti e ne assume altri, che il cardinale diacono ministrante lo aiuta ad indossare.
Quindi, agli ordini del Prefetto delle cerimonie, che ha in mano la ferula, la processione si avvia verso l'altare papale.

Quale fantasmagoria di addobbi, di valori, di costumi, di personalità religiose e laiche! E tutto e tutti convergenti verso un punto solo, una sola persona terrena (e nel ruolo) divina:
il Successore di Pietro, il Vicario di Cristo, il rappresentante della più universale e vetusta religione: il Padre venerato, cui s'inchinano milioni e milioni di sudditi e di figli.
Omaggio pietoso e superbo. Bellezza che nessuna Corte può dare, perchè lo sfarzo incomparabile è reso quasi etereo da una solennità inesprimibile, da una calma e da una nobiltà di movimenti e di atteggiamenti che, anche a non conoscerli, s'intuisce come prendano evidente sostanza dall'ispirazione, dalla sostanza e dal concetto della loro alta e divina dignità
.
Una cerimonia papale in S.Pietro, e soprattutto, massima fra ogni altra, l'incoronazione,dà l'impressione di uno stupendo assoluto e inimmaginabile.
Perchè qui il Divino è visibile, e visibilmente si estrinseca dal perfetto terreno.
Quel coesistere dell'umiltà e dello sfarzo, dell'umano e del divino creano quasi un'irrealtà e la sensazione di una comunione e di un'aderenza quasi fisica e spirituale fra terra e cielo
.

Si mormorava, di quei tempi, (faccio notare che tale mormorio c'è sempre stato nella Chiesa -nota mia), sull'inutile sfarzo della Chiesa; si parlava di teatralità; eppure nelle manifestazioni liturgiche, ogni atto, ogni oggetto ha un significato, una tradizione e una profonda ragione d'essere.
Il Clero si ammanta solo per rendere omaggio alla divinità, cui tutto è dovuto; in fondo, non solo nella Chiesa, ma in tutte le umane istituzioni è un perpetuarsi di usi e costumi.

Durante il percorso del corteo il cerimoniere pontificio s'inginocchia tre volte a breve distanza, brucia dei batuffoli di stoppa posti sopra una canna d'argento, cantando lentamente, rivolto al Sommo Pontefice:
" Pater Sancte sic transit gloria mundi"
(Padre Santo, così passa la gloria del mondo!)


Entrata Sua Santità nella quadratura e abbandonata la sedia gestatoria, i cardinali ricevono l'amplesso(=l'abbraccio).
Quindi il Pontefice, giunto all'altare, depone la mitra e recita le preghiere comuni della Messa, avendo alla sua destra il cardinale sottodecano del Sacro Collegio, vescovo assistente, alla sinistra il cardinale diacono ufficiante, e dietro di lui i due cardinali diaconi assistenti con i prelati e gli officianti all'altare. Dopo l'indulgentiam, i cardinali vescovi Oreglia, decano e Agliardi, vescovo di Albano, recitano sopra il Pontefice le preci dell'incoronazione.
Terminate le preci, e mentre il Papa ascende l'altare, i cantori intonano l'Introito.

                                      san Pio X
                                                san Pio X


sotto: incoronazione di Giovanni XXIII

                              GXXIII

Le note gravi e dolci si spandono per l'aria; la folla commossa trattiene il respiro. Il momento è solenne perchè il Papa è ora visibile anche alle masse poste nei luoghi più lontani. E' un ansioso cercare la sua figura rassicurante, le sue sembianze, la sua espressione mentre si appresta a celebrare il Sacrificio.

Terminato l'Introito, il cardinale diacono incensa tre volte il Papa, baciandolo poi sopra una guancia e sul petto (sul cuore). Lo stesso fanno i due cardinali diaconi assistenti.
Dopo di che Sua Santità, sedendo in trono, riceve l'ultima adorazione dei cardinali, che gli baciano il piede e la mano, mentre Egli li abbraccia due volte.
I patriarchi, gli arcivescovi e i vescovi gli baciano il piede e il ginocchio destro, e i mitrati il piede.
Il Papa legge l'Introito della Messa dalla Cattedra di san Pietro con l'orazione pro seipso e intona il Gloria.
Detta poi l'orazione della Messa in die coronationis, il cardinale primo diacono recita le litanie dell'Incoronazione ripetendo tre volte:
- Exaudi Christe, cui gli assistenti rispondono:
- Domino Nostro Pio a Deo decreto, Summo Pontifici et universali Papae, vita.
Poi i cardinali cantano le litanie dell'Incoronazione, alle quali il coro ad ogni invocazione risponde:
- Tu illum adiuva.

(continua...)



Fraternamente CaterinaLD

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Quindi il suddiacono latino  canta l'Epistola, ed atteso che questa, come più tardi il Vangelo, venga cantata dal suddiacono di rito greco nel suo idioma, muovono entrambi a baciare il piede all'Eletto.
Durante il canto del graduale, il Pontefice legge l'Epistola e il Vangelo.
Il cardinale diacono assistente, posto sull'altare il Libro dei Vangeli, si reca al trono a baciargli la mano e l'arcivescovo assistente gli porge l'incenso per la benedizione.

Il Santo Padre intona il Credo.
La sua voce calda, perfettamente intonata, commossa ma decisa, si spande per la Basilica che in quel momento è di un silenzio impressionante.
Fatta dal sagrista la purificazione ed eseguita la pregustazione, torna all'altare per l'offertorio.
Dopo l'incensazione e cantato dal Papa il Prefazio, i votanti di segnatura, in numero di otto, con le torce, prendono posto dinanzi l'altare.
Nel momento solenne dell'elevazione un silenzio profondo regna nell'immensa Basilica ed una vivissima commozione invade ogni animo, mentre, il Vicario di Cristo leva in alto le Sacre Specie, le ostende in giro da destra a sinistra ai fedeli e le trombe d'argento intonano la melodia del Silveri.

Tutti pregano!
Tutti intercedono da Gesù in Sacramento che voglia colmare dei suoi soavi carismi colui al quale s'è degnato affidare il governo della Chiesa
.

Dopo il Pater Noster e l'Agnus Dei torna al trono, mentre il cardinale vescovo assistente trasmette agli altri cardinali e dignitari la pace.
Allora il cardinale diacono officiante prende dall'altare la patena con l'Ostia sacra e dopo averla inalzata per mostrarla al popolo la consegna al suddiacono che la reca al trono, dove il Santo Padre la riceve in ginocchio.
Frattanto il diacono, alzato il Calice consacrato e ricopertolo con la palla, lo porta ugualmente al trono dove il Santo Padre lo riceve pure in ginocchio, recitando il " Domine, non sum dignus ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanabitur anima mea".

Fatte le abluzioni sul trono, in un altro calice, che gli viene presentato dal cardinale vescovo assistente, il Papa si lava le mani nel bacino che gli viene apprestato dal principe assistente al trono Pontificio, e dopo si reca all'altare per il Communio e l'ultima orazione.
Benedetti gli astanti e recitato l'ultimo Vangelo, si reca alla sedia gestatoria.
Avvicinatosi il cardinale arciprete Rampolla, accompagnato da due canonici sagrestani maggiori, offre al Pontefice una borsa di seta bianca ricamata in oro, contenente venticinque giulii, dicendo:
"Beatissime Pater Capitulum et Canonici huius Sacrosanctae Basilicae Sanctitati Vostrae offerunt consuetum presbyterium pro Missa bene cantata".
Sua Santità consegna la borsa al cardinale diacono che la passa al suo caudatario.

Terminata così la Messa il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, seguito dal patriziato e dalla romana aristocrazia, uscendo dal recinto va a prendere posto dinanzi alla Confessione per l'incoronazione.
Riordinata come in antecedenza la processione, questa sfilza d'intorno alla Confessione e nella navata centrale della Basilica.
Giunto il Santo Padre, sulla sedia e sotto il baldacchino, al podio, la sedia viene doposta ed attorniata dal Sacro Collegio, dagli arcivescovi, vescovi e dalle altre personalità.
Allora i cantori intonano l'inno Corona aurea super caput eius, dopo di che il cardinale decano recita le analoghe preci.

Corona aurea super caput ejus.
Expressa signo sanctitatis,
gloria honoris,
et opus fortitudinis.
Quoniam praevenisti eum
in benedictionibus dulcedinis
posuisti in capite eius
coronam de lapide pretioso.

Domine,
praevenisti eum
in benedictionibus dulcedinis,
posuisti in capite eius
coronam de lapide pretioso.
Vitam petiit a te,
tribuisti ei longitudine dierum
in saeculum saeculi
.

Apprestatosi il cardinale secondo diacono toglie dal capo di Sua Santità la mitra e il cardinale primo diacono gli pone in capo la Tiara, dicendo:
"Accipe Tiaram tribus coronis ornatam et sciaste esse patrem principum et regnum, rectorem orbis in terra, vicarium Salvatori nostri Jesu Christi, cui est honor et gloria in saecula saeculorum. Amen"
(Ricevi la Tiara ornata di tre corone, e sappi che Tu sei Padre dei Principi e dei Re, Reggitore del mondo, Vicario in terra del Salvator Nostro Gesù Cristo, cui è onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen).

(sul significato della Tiara e sulla situazione attuale, cliccate qui:
Il Triregno (la Tiara) in uso ai Pontefici: non si usa più ma non è abolito il simbolo - nota mia)

Incoronato, il Sommo Pontefice recita la consueta formula dell'assoluzione papale, impartendo infine solennemente la benedizione apostolica.
Data la benedizione in latino e in italiano, viene pubblicato il Breve col quale la Santità di Nostro Signore concedeva l'indulgenza plenaria a tutti i presenti.
Una solenne e generale acclamazione prorompe irresistibile e ripetute grida di "Viva Pio X! Viva il Santo Padre!", echeggiano per la superba volta della mole michelangiolesca; evviva ed applausi che in una al continuo agitare dei fazzoletti accompagnano il Pontefice lungo il suo passaggio per la grande navata del Tempio.
Estremamente commosso, mentre con la destra fa cenno di tacere, rivolge lo sguardo suo dolce e paterno sulla folla e torna allora incessantemente a benedire.

La grandiosa, commovente manifestazione ha solo termine allorchè il Santo Padre, giunto alla Cappella della Pietà, s'invola agli sguardi della moltitudine.
Sono le ore 13 (del 9 agosto 1903, quando la Cerimonia era cominciata alle luci dell'alba e alle ore 8,30 sotto il porticato della Basilica).



***  F I N E  ***





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I processi canonici per la beatificazione di Pio X (1923-1946)

La fama di Pio X come santo è sempre stata sulla bocca di tutti. Gli agiografi di Pio X assicurano la fama della sua santità in vita, in morte e dopo la morte.
Quasi nove anni dopo la sua morte, il 14 febbraio 1923, 28 cardinali domandarono al papa la glorificazione di Pio X ed incaricarono come postulatore della causa don Benedetto Pierami dei Benedettini Vallombrosani, abate di S. Prassede.
Questi organizzò i processi informativi ordinari diocesani, celebrati fra il 1923 ed il 1931, in diocesi di Treviso (1923-26), di Mantova (1924-27), di Venezia (1924-30) e di Roma (1923-1931) raccogliendo le deposizioni di 205 testimoni. Questo immane lavoro finì l'8 luglio 1931.

Il Pierami morì improvvisamente il 12 agosto 1934: il 18 ottobre successivo fu incaricato don Alberto Parenti della medesima congregazione religiosa, che a conclusione degli studi sui processi ordinari, il 12 febbraio 1943 poté dare alle stampe la Positio super causae introductione.
Tra il 1943 ed il 1946 furono celebrati nelle quattro diocesi i processi apostolici e furono sentiti 89 testimoni.
Tre anni più tardi, nel 1949, fu data alle stampe la Positio super virtutibus.

Per il 1950 Pio XII aveva in animo la celebrazione di tre grandi avvenimenti: il dogma dell'assunzione in cielo della Vergine, l'Anno Santo e la beatificazione di Giuseppe Sarto, ma all'ultimo momento furono mossi seri rilievi sul comportamento tenuto dal papa nel periodo della lotta al Modernismo, e fu quindi istruito un processo straordinario a partire dal 15 dicembre 1949, celebrato a causa delle Animadversines del promotore della fede Salvatore Natucci. Alla fine fu stampata la Nova positio super virtutibus (1950) con un Summarium addizionale di documenti.

Superate tutte queste difficoltà, la causa subì una notevole accelerazione: l'11 febbraio 1951 furono riconosciuti i due miracoli richiesti per la beatificazione e il 4 marzo successivo fu pubblicato il decreto del Tuto, che sanciva giuridicamente la possibilità di potere procedere.

Il 3 giugno 1951 avveniva la solenne cerimonia della beatificazione. Il papa Pio XII ebbe parole di particolare effetto e fu perfettamente conscio della complessità storica dell'azione del papa di Riese, suo predecessore, a lui ben noto fin dal tempo in cui iniziò la sua carriera diplomatica presso la Segreteria di Stato: Pio X, col suo sguardo d'aquila più perspicace e più sicuro che la veduta corta di miopi ragionatori [...], illuminato dalla chiarezza della verità eterna, guidato da una coscienza delicata, lucida, di rigida dirittura è un uomo, un pontefice, un santo di tale elevatezza che difficilmente troverà lo storico che sappia abbracciare tutta insieme la sua figura e in pari tempo i suoi molteplici aspetti.
Otto mesi più tardi, il 17 febbraio 1952, la sua venerata salma venne posta sotto l'altare della Presentazione in S. Pietro.

La glorificazione e la fortuna di S. Pio X nel mondo contemporaneo
Dopo la beatificazione, l'iter glorificatorio procedette speditamente: il 17 gennaio 1954 furono riconosciuti i due miracoli necessari per la canonizzazione.

Il 29 maggio 1954, davanti ad 800.000 persone, Pio XII celebrò la cerimonia della canonizzazione.

Pio X è l'unico papa santificato dal XVII secolo in poi: è sembrato a tutti che si attualizzasse la profezia de Il Giornale d'Italia, che aveva scritto: La Storia ne farà un gran Papa: la Chiesa ne farà un gran Santo.

Iniziò il decennio della fortuna di S. Pio X: il culto di S. Pio X fu subito portato in auge e numerosissime chiese in Italia e nel mondo furono costruite in onore del nuovo santo, con un riflesso positivo sulla liturgia e sull'arte sacra contemporanea.
Dopo appena due lustri tale fortuna cominciò a declinare, perché durante la celebrazione del Concilio Vaticano II emersero questioni che riguardavano Pio X in senso piuttosto negativo, soprattutto nei rapporti col mondo moderno.

Nel periodo postconciliare veniva esaltato dai cattolici tradizionalisti, che coglievano parzialmente il messaggio piano, rifacendosi quasi esclusivamente il momento antimodernista e di chiusura alle istanze del mondo moderno: molti di questi credenti divennero in seguito scismatici sulla scia di mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) e della sua Fraternité Saint Pie X di Econe.

Al contrario, veniva denigrato dai cattolici progressisti o conciliari, che lo definivano come intransigente, integralista, integrista, tradizionalista, reazionario ed accentratore.

Un sito da consultare attentamente su san Pio X

www.museosanpiox.it/









[SM=g1740717] [SM=g1740720] [SM=g1740717]

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[SM=g1740733] Omelia della solennità di San Pio X, pronunciata dal priore del Priorato "Madonna di Loreto" (Rimini) della Fraternità Sacerdotale San Pio X, don Pierpaolo Maria Petrucci, il 26 settembre 2010, presso la cappella "Beata Vergine di Lourdes" a Lanzago di Silea (TV).

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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Sesso: Femminile
21/03/2011 00:43
 
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 AVVISO:
quanto segue può essere riportato, SENZA ESTRAPOLAZIONI e, per cortesia, citandone la provenienza dal momento che il testo è stato da me digitato da un libricino del 1903
Grazie.....

Tratto da: "i Dieci Pii - aneddoti - 1903
l'aneddoto, naturalmente, racconta di san Pio X appena eletto.....

La notizia della sua elezione ha provocato una certa sorpresa.
Giuseppe Sarto passava per un prelato degnissimo, dotato di molta attività e di molta intelligenza, un profondo catechista, ma nessuno - e specialmente i clericali - aveva mai supposto che potesse essere lui il successore di Leone XIII.
Estraneo però a tutti gli intrighi politici dell'entourage del Defunto Pontefice, è probabile che Pio X sarà un apostolo di pace e di consolazione, un catechista, un maestro della fede, e, come tale, gli giunga il saluto e il giubilo di venerazione dell'Urbe e dell'Orbe!
Un ritratto immediato che possiamo fare dell'appena neo-eletto Pontefice è nella sua profonda umiltà, è uomo modesto, sacerdote pio, mite, lo definiscono anche assai caritatevole, un maestro di dottrina con sistemi da catechista, chi ben lo conosce lo dice  molto simpatico, e , nella posizione a cui è salito Lui, questo conserva anche la sua importanza.
L'Italia è Cattolica!
Il mondo Cattolico spera che Pio X si renda benemerito particolarmente della sua Patria terrena, smussando gli angoli dei contatti, come scriveva l'abate Tosti e dedicandosi alla santa ambizione di elevare la propria influenza spirituale, per la quale è ben conosciuto, stimato ed apprezzato.

Bismarck, nel 1873, disse a Marco Minghetti e al Visconte Venosta che avevano accompagnato Vittorio Emanuele II a Berlino:
" La caduta del potere temporale non solo rende Roma la inviolabile capitale d'Italia, ma rende il Vaticano l'inviolabile capitale del mondo Cattolico".

E aveva ragione!
Facciamoci voti che il regno di Vittorio Emanuele III passi memorando e glorioso nella Storia per l'accordo dello Stato con la Chiesa che Pio X vuole assolvere;
auguriamoci che le preghiere del buon Pio X ottengano dal Cielo alla nostra Italia quella pacificazione degli animi che sarà preludio della sua vera grandezza futura.
La Religione non potrà che avvantaggiarsene; per quanto non siano poche le persone dalla testa piccina, le quali, confondendo gli uomini con i principi, fanno curioso razzocinio:
" il prete è nemico dell'Italia?.... allora io non vado alla Messa"!

Ma non si può parlare di Pio X senza accennare alla profezia famosa del XII secolo, secondo la quale Giuseppe Sarto dovrebbe essere l'ignis ardens, preconizzato dal vescovo irlandese san Malachia, seppur senza pretesa alcuna di fondamento nella realizzazione.
Alle previsioni che, da ottocento anni, si fecero qual volta radunossi il Conclave, servì di caposaldo la profezia malachiana per quanto essa, dopo il 1590, dopo l'elezione di Gregorio XIV, pare non abbia più colto nel segno.
Fino al 1590 però, le profezie adombrate nel motto divinatore, sono di una portentosa esattezza da lasciare a noi oggi ogni prudenza nel non rigettare quanto segue, con ignoranza disprezzante.
Tutti i Pontefici, fino al trecentosettantacinquesimo, sotto il regno del quale avverrà la fine del mondo, o la "fine dei tempi", vi sono indicati con motti latini in cui si allude quasi sempre allo stemma gentilizio e qualche volta al nome, al luogo di origine, alla vita dei futuri gerarchi.
Molte persone, specialmente della diocesi bolognese, avrebbero scommesso che il nuovo Papa sarebbe stato il Cardinale Svampa loro arcivescovo, perchè questi ha "l'ignis ardens" nel nome e nello stemma, ove campeggia un gran sole fiammante.
Parecchie scommesse pure furono fatte sul Cardinale Oreglia, che ha un'ara e sul Cardinale Gotti che nel proprio stemma ha una face.

Un giorno, in occasione di un congresso cattolico che si teneva a Ferrara, il Cardinale Svampa intervenne a un ricevimento in suo onore.
Un poeta d'occasione non mancò d'affliggere la radunanza con una lunga ed infelice tiritera, fin anche imbarazzante, in cui salutò nell'ospite "l'ignis ardens predestinato al Triregno".
Lo Svampa non si scompose, non mosse ciglio, finse di non udire, ma terminato il ricevimento, il poeta incompreso non potè stare alle mosse e con mezza voce disse:
- Ha udito, Eminenza, l'augurio poetico?
- No. Che augurio?
- Non ricorda che ho salutato in lei l'ignis ardens "predestinato al Triregno"?
- Io, per sua regola - replicò Sua Eminenza - le sciocchezze non le ricordo mai!
E gli voltò le spalle. E fece bene.
Ma del resto anche il profeta vescovo, evidentemente, fu male ispirato, perchè nel nome e nel luogo d'origine di Pio X, nulla vi è che si accordi con la sua profezia!
Quando a Pio X gli è stato fatto presente della profezia, egli rispose: " e che cosa ci sarebbe di ardens nel mio stemma... se io non ho mai avuto stemmi ?"
Domenico Oliva, parlando dell'umile origine di Pio X e dell'umiltà con la quale ha preso sulle proprie spalle il peso del papato, ha paragonato Giuseppe Sarto a "Prete Pero" di giustiniana memoria, vale a dire: "Prete Pero in carne ed ossa che sopporta per poco gli inconvenienti della sua carica affrettando col pensiero e col desiderio il giorno in cui, libero da ogni impaccio, potrà tornare gloriosamente miserabile come Nostro Signore Gesù Cristo, e come san Francesco d'Assisi, a chiedere l'elemosina ai passanti, seduto sul primo gradino della scala di san Pietro".
Quanta differenza tra quest'uomo così modesto che prega vivamente che in chiesa non si facciano acclamazioni al suo passaggio ma si osservi devoto e religioso silenzio pensando verso chi sta andando il Pontefice, verso Colui che lo ha chiamato a Vicario della Sua Chiesa.
Ricordo il giorno in cui, nel 1900, trovandomi in san Pietro per l'Anno Santo, la chiesa era popolata di pellegrini, persone impazienti di vedere il Papa di cui si annunciava l'arrivo:
- Eccolo! Eccolo!
gridava qualcuno, e la folla si precipitava verso la Cappella del Santissimo Sacramento, dalla quale aspettava di vedere Leone XIII. A un tratto si sente squillare un campanello:
- OoooH!... è lui! dice qualcuno
- Viva il Papa, comincia a gridare la folla!
- Fermi, non spingete! Fate silenzio! ammonisce qualche severo Sacerdote - Siamo in Chiesa! -
- Indietro! Atate indietro! Non è il Papa! dice la guardia che a fatica trattiene la folla....
- Oh! ma chi è? Ma chi è? si domanda;
- Niente, niente - risponde con tutta delusione qualcuno che stando davanti vede bene... - è "solo" il Sacramento!
Un sacerdote, infatti, seguito da alcuni chierici, passava in quel momento, trasportando il Divino Sacramento dalla Cappella all'Altare Maggiore.....
Ma chi ci faceva attenzione?

Settembre 1903

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Dal 4 agosto 1903 al 20 agosto 1914, san Pio X ripeterà sempre a tutti la parola Pax, e solo allora si spezzerà il suo cuore, quando si spezzerà anche quella parola santa, sotto il ferro e il fuoco della immane guerra mondiale.
Il Santo Pontefice Pio X fu l'àncora sicura della Barca di Pietro, coi mirabili decreti Eucaristici, l'erezione dell'Istituto Biblico, la codificazione del Diritto Canonico, la Riforma della Musica Sacra, l'Enciclica portentosa contro il Modernismo, la Pacsendi, le allocuzioni ricche di santi fremiti al Clero di Francia che la Massoneria voleva ingannare e sovvertire; il suo grido accorato ai Sacerdoti: "Poveri! ma liberi!" fu un'accorato motto per risvegliare la santità e il martirio...
San Pio X fu l'esempio eccezionale della povertà, il miracolo vivente di un Primo Apostolo del XX secolo, poverissimo nella più antica e grande Corte del mondo.
Egli fu, e più che mai resta, la stella d'oro incorruttibile che brilla per sempre nei cieli della Chiesa e dell'umanità, stella d'ardente fuoco, l'ignis ardens, secondo la nota profezia malachiana, che illumina di esempi indimenticabili le pagine della Chiesa del suo tempo e di oggi, che ancora riscalda i cuori e sollecita tutti i credenti in Cristo e nella cattolica dottrina con quell'amore che lo ha sempre contraddistinto.
Non si dirà mai abbastanza di san Pio X per ricordarlo come più si conviene!

Gesù Cristo ha dato l'esempio di povertà assoluta e il Suo servo fedelissimo si sforzò per tutta la vita di imitare quanto per lui possibile, il Divino Maestro.
Le brevi pagine del Suo Testamento incominciavano: "Invocato il divino aiuto e l'intercessione della Vergine Immacolata e di san Giuseppe, confidando nella Divina Misericordia per il perdono delle mie mancanze, stendo l'atto di mia ultima volontà..."
E riassumiamo tutto l'animo del grande Pontefice, con le sue stesse parole:
"Nato povero, vissuto povero e sicuro di morir povero, sono dolente di non poter retribuire i molti che mi prestano singolari servizi, a Mantova, a Venezia, a Roma, e non potendo rendere loro alcun segno di gratitudine, prego Dio di compensarli con le migliori grazie..."

La Sua mitezza ed umiltà erano così forti e palesi da essere raccontate in episodi concreti:
un giorno, mentre faceva la consueta passeggiata per i giardini vaticani, s'incontrò con alcuni giardinieri. Si fermò e sorridente li interrogò:
- Siete contenti della paga giornaliera?
- Contenti, santo Padre!
Pio X pur rimanendo soddisfatto della risposta, sapeva che la paga non era proprio immensa e disse al suo segretario che lo accompagnava:
- Avete udito quanta serenità nella loro risposta? Questi bravi giardinieri, per quanto poveri e di bassa condizione, dinanzi al Signore sono più accetti di noi; fate in modo che ricevano qualche soldo in più!

Anche per i Familiari non avanzò pretese dopo la sua elezione al Soglio Pontificio.
All'incaricato dell'Araldica pontificia, che andò dal Papa Sarto a chiedere quale titolo si dovesse dare alle sue sorelle, Pio X rispose:
- Chiamatele "le sorelle del Papa" !


In una Udienza, una signora di Azione Cattolica, gli chiese:
- Santo Padre, cosa posso fare per la Chiesa?
Sorridendo, rispose il Papa:
- Insegni il Catechismo della Chiesa Cattolica, senza aggiungere nulla, senza omettere nulla!
Poche parole, ma così profonde, che furono l'insegna di tutto il suo Pontificato: "Instaurare omnia in Christo".

Sapeva infondere serenità con umorismo:
Nei primi mesi del suo Pontificato, ricevette una delegazione dalla sua Venezia e che ben aveva conosciuto il Patriarca Sarto, una signora del gruppo facendosi molto ardita per l'entusiasmo di rivedere il suo Patriarca diventato Papa, gli domandò:
- E dite, dite, come vi trovate in Vaticano?
- DA PAPA! rispose sorrindendo il Servo di Dio!

San Pio X resterà nella storia come il Papa che condannò il modernismo, "la sintesi di tutte le eresie" anche se, la vigilanza, le censure non valsero a frenare la nuova eresia che sempre suscitava scandali e provocava discordie e divisioni fuorviando molti.
Celebre rimane il suo monito dato con solerte carità:
un giorno il Papa ricevette in udienza privata un religioso, oratore di grande fama, intelligente e spigliato, il quale accennando alle nuove correnti spirituali, ebbe l'ingenuità di dirgli:
- Santità, è necessario più che mai tendere le reti, altrimenti i pesci se ne fuggono!
- Caro Padre, questo tocca a me - rispose dignitosamente il Pontefice - perchè Gesù Cristo ha affidato a me e non a voi la barca del Pescatore....!

In un'afosa giornata d'estate, il santo Padre si trovava nel suo studio privato con mons. Battista Parolin e, sentendosi tormentato dall'arsura, disse:
- Don Battista, ho una sete, ma una gran sete, che di più non si può dire!
- Vado subito a prendervi un bicchier d'acqua, santo Padre!
- Ah! un prelato che va a prendere dell'acqua? Non sia mai! le chiacchiere non finirebbero più....
- Se è così, santo Padre, soniamo il campanello e verrà il cameriere di stanza....
- Hai idea di cosa accadrebbe? - rispose il Papa sorridendo - lascia andare, perchè sarebbe un'impresa.... il cameriere dovrebbe chiamare l'aiutante di camera, questi vorrebbe  sapere quale bevanda preferisco, se fresca, se calda, se birra, se vino, o limonata.... Tutto sommato è bene che ci teniamo la nostra sete senza disturbare nessuno fino all'ora di cena, ma forse sarà anche  giusto che si pensi ad allegerire certa burocrazia, così si potrà dire che un problema l'abbiamo risolto....

Chi si avvicinava al santo Pontefice non poteva che restare rischiarato dalla sua luce infusa, rallegrato dai suoi modi gioviali, edificato dalla sua letizia, confortato dal suo buon umore.
Amava scherzare e concedersi qualche battuta semplice e di arguzia catechetica.
Ad una udienza ai Parroci di Roma domanda ad uno di essi:
- E lei, dove è Parroco?
- a san Lorenzo al Verano, santo Padre.
- Lei è fortunato, è la Parrocchia più buona della Città! - risponde il Papa -
- Ah, no santo Padre! - rincalza il Parroco che non aveva compreso l'immediata arguzia del Pontefice -
la mia Parrocchia ha non pochi difetti, ed io ho il mio bel da fare, le tante preoccupazioni.....
- Ma come - risponde sorridendo il Papa - ma se è la Parrocchia dei morti, a quanto ne so non reclamano e non disturbano....

Un giorno si presentò dal Papa una delegazione di rappresentanza di cattolici lucchesi, i quali, dopo la morte del loro arcivescovo di umili origini, desideravano avere un arcivescovo di nobili natali, giustificando tale richiesta per il decoro della propria città.
Il Vicari di Cristo li lasciò parlare a lungo, dopo averli ascoltati senza interromperli, dovendo dare una risposta, disse:
" La vostra proposta mi stupisce assai, poichè oltre tutto - e voi con la vostra sagacia toscana dovreste capirlo - essa offende un pò ed umilia anche me, che non appartengo all'aristocrazia, nè alla borghesia, ma sono, se ancora non lo sapete, un povero figlio del popolo.
Quel che posso dirvi affinchè possiate meditare è che, se alcuni fa, il Santo Padre Leone XIII di venerata Memoria, m'avesse mandato come pastore della vostra illustre diocesi, voi allora non mi avreste tenuto degno della storia e delle tradizioni lucchesi...."
La delegazione, santamente mortificata in modo così esemplare, non disse più nulla e si ritirò....con la Benedizione Apostolica del Papa povero, figlio del popolo...




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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