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OLOCAUSTO CATTOLICO (la persecuzione ai Cattolici nel mondo)

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2015 11:11
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24/02/2010 18:41
 
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Uccise tre persone a Mossul

di Francesco Ricupero

La persecuzione dei cristiani in Iraq non conosce tregua. Un commando armato ha fatto irruzione, martedì pomeriggio, in un'abitazione nella parte est di Mossul e ha ucciso un uomo e i suoi due figli, tutti e tre di fede cristiana. Le tre vittime, Aishua Maroki e i figli Mokhlas e Bassem, erano siro-cattolici. I tre sono stati colpiti a morte nella loro abitazione. Secondo il comandante della polizia, Khalaf al Juburi, gli aggressori hanno lasciato in vita solo la moglie di Maroki e sono fuggiti portando via dei beni appartenenti alla famiglia.

Secondo un vicino della famiglia Maroki, gli assalitori erano in tre e sono giunti a bordo di motociclette.
Un terzo figlio, Mazen Maroki, sacerdote, che vive in un'altra abitazione, era stato rapito e poi liberato due anni fa. Altri cinque cristiani erano stati uccisi nelle scorse due settimane.

I funerali delle tre vittime sono stati celebrati mercoledì mattina nella chiesa siro-cattolica di Mar Benham e Sara, a Karakosh.
"È una specie di pulizia etnica che si svolge quotidianamente - ha raccontato un sacerdote caldeo all'agenzia di stampa argentina Aica - tra il silenzio e l'indifferenza. Siamo profondamente preoccupati perché anche la polizia irachena ha qualche difficoltà nell'arginare questo clima di violenza nei nostri confronti. La gente ha paura ed è disperata - ha proseguito il sacerdote - molte famiglie cristiane sono costrette a lasciare le loro case nella speranza di poter salvare i loro bambini e garantirgli un futuro sereno".

L'attacco alla famiglia Maroki è avvenuto all'indomani di un appello degli arcivescovi siro-cattolico, siro-ortodosso e caldeo-cattolico di Mossul per fermare la nuova ondata di uccisioni di cristiani. I presuli hanno chiesto, in un messaggio, alle autorità irachene "di assumersi la piena responsabilità, di operare per la sicurezza dei cittadini, specialmente per i fedeli delle minoranze cristiane, che sono i più vulnerabili e anche i più pacifici fra i pacifici".

Le autorità di Mossul e l'organizzazione "Human Rights Watch" temono che i cristiani siano le principali vittime di un'escalation di violenze.

Il quadro, purtroppo, si è fatto più rischioso in vista delle elezioni politiche del prossimo 7 marzo, quando il voto della minoranza cristiana, secondo gli esperti, sarà determinante in una contesa segnata dallo scontro tra la fazione curda e quella araba.
"Human Rights Watch" ha sollecitato il Governo iracheno a "fermare questa campagna di violenze contro i cristiani".

Tutti i leader cristiani in Iraq, si stanno unendo con viva partecipazione alle sofferenze dei cristiani di Mossul e hanno chiesto una vasta mobilitazione delle Chiese a livello internazionale per salvare la presenza cristiana in Iraq: è quanto l'agenzia di stampa Fides ha appreso dal Consiglio dei leader delle Chiese cristiane, il nuovo organo di coordinamento che riunisce i capi di quattordici Chiese del Paese.

"Condanniamo i conflitti e gli atti di violenza contro le comunità cristiane presenti in Iraq - ha sottolineato il segretario generale del Consiglio dei capi delle comunità cristiane in Iraq, monsignor Avak Asadourian, arcivescovo della Chiesa ortodossa armena in Iraq - soprattutto quelli che in questi giorni si stanno abbattendo contro i fedeli di Mossul. Ma noi cristiani dobbiamo perseverare nel compiere gesti di bontà ed essere "buoni samaritani" verso tutti, senza alcuna differenza di religione o gruppo etnico".

Monsignor Asadourian - riferisce l'agenzia Fides - invoca una "vasta mobilitazione di tutte le Chiese cristiane a livello internazionale per salvare la presenza cristiana in Iraq. In questo momento di sofferenza - ha affermato l'arcivescovo - chiediamo con forza al Governo iracheno di fare il proprio dovere nel mantenere la pace e garantire la sicurezza per tutti i cittadini dell'Iraq.
Chiediamo a tutte le Chiese nel mondo e a tutti gli uomini di buona volontà di alzare la voce e di mettere in atto tutti i mezzi pacifici e diplomatici per aiutarci. I cristiani in Medio Oriente - ha ricordato monsignor Asadourian - hanno dato un notevole contributo alla cultura e al progresso di questa terra, dove vivono da millenni. Consideriamo il nostro impegno nella società dove viviamo come espressione di carità, di testimonianza cristiana, di passione umana. Senza la nostra presenza, molto si perderebbe per la regione del Medio Oriente, che ha dato al mondo il Salvatore dell'umanità, il Signore Gesù Cristo".

Parlando dell'Iraq, l'arcivescovo della Chiesa ortodossa armena, ha sottolineato che "purtroppo negli anni scorsi i cristiani in Iraq sono stati oggetto di violenti attacchi da parte di forze che hanno intenzioni e obiettivi malvagi. Ma la nostra fede cristiana ci insegna a perseverare contro le forze del male e a continuare a fare del bene: questo i cristiani hanno sempre fatto nella terra fra il Tigri e l'Eufrate, come componente importante della società irachena. In questi tempi terribili per il nostro Paese - ha concluso l'arcivescovo Asadourian - ricordiamo costantemente le parole del nostro Signore che ha detto: "Non abbiate paura di chi uccide il corpo, in quanto non si può uccidere l'anima" (Matteo, 10, 28). Possiamo vincere il male con il bene, con la misericordia e la preghiera. In questo modo noi scegliamo di vivere la nostra vita nel nostro Paese: l'Iraq".

Il Consiglio dei leader cristiani in Iraq è stato istituito il 10 febbraio scorso a Baghdad come organismo di coordinamento fra i leader cristiani in Iraq. Ne fanno parte quattordici comunità, tra cui la Chiesa cattolica caldea, la Chiesa assira, la Chiesa assiro-cattolica, la Chiesa siro-ortodossa, la Chiesa ortodossa-armena, la Chiesa cattolica armena, la Chiesa greco-cattolica, la Chiesa greco-ortodossa, la Chiesa cattolica latina, la Chiesa presbiteriana, la Chiesa evangelica assira, la Chiesa avventista del settimo giorno e la Chiesa copto-ortodossa.






Resa nota una lettera inviata il 2 gennaio dal cardinale segretario di Stato al premier al-Maliki
Il Papa chiede rispetto
per i diritti dei cristiani in Iraq

Papa Benedetto XVI, impegnato negli esercizi spirituali insieme ai suoi collaboratori della Curia romana, ha appreso con profondo dolore che nella zona di Mossul continuano le uccisioni di cristiani: le ultime risalgono alla giornata di ieri, con l'assassinio di tre membri di una famiglia siro-cattolica. Il Pontefice è vicino a quanti soffrono le conseguenze della violenza con la preghiera e l'affetto. Sulle violenze contro le minoranze e in particolare contro i cristiani, il cardinale segretario di Stato aveva richiamato l'attenzione del primo ministro Nouri Kamil Mohammed al-Maliki già all'inizio dello scorso gennaio.

A Sua Eccellenza
Nouri Kamil Mohammed Hasan al-Maliki
Primo Ministro della Repubblica dell'Iraq
Baghdad
Eccellenza,

ricordo con piacere la sua importante visita in Vaticano nel 2008, quando Sua Santità Papa Benedetto XVI l'ha accolta e, dopo l'incontro, è stata espressa la speranza comune che, attraverso il dialogo e la cooperazione fra i gruppi etnici e religiosi del suo Paese, incluse le sue minoranze, la Repubblica dell'Iraq sarebbe stata in grado di effettuare una ricostruzione morale e civile, nel pieno rispetto dell'identità propria di quei gruppi, in uno spirito di riconciliazione e alla ricerca del bene comune.

Ricorderà anche come Sua Santità ha esortato al rispetto in Iraq per il diritto alla libertà di culto e ha chiesto la tutela dei cristiani e delle loro chiese. In quell'occasione, anche io ho sollevato tale questione con Lei, e Lei mi ha assicurato che il suo Governo prendeva molto seriamente la situazione della minoranza cristiana che vive da così tanti secoli accanto alla maggioranza musulmana, contribuendo in modo ingente al benessere economico, culturale e sociale della nazione.

Il Santo Padre mi ha chiesto di scriverLe ora per trasmettere la sua sincera solidarietà a Lei, Eccellenza, e a quanti sono stati uccisi o feriti nella recente serie di attacchi a edifici governativi e luoghi di culto in Iraq, sia islamici sia cristiani. Prega con fervore per la fine della violenza e chiede al Governo di fare tutto il possibile per aumentare la sicurezza intorno ai luoghi di culto in tutto il Paese, in particolare alla luce della solennità del Natale.

Infine, mi permetta di esprimere il mio apprezzamento per le numerose iniziative intraprese a beneficio dell'intera comunità irachena.
Colgo questa occasione per rinnovare a Lei, Eccellenza, l'assicurazione della mia più alta stima.

Dal Vaticano, 2 gennaio 2010

Cardinale Tarcisio Bertone
Segretario di Stato



(©L'Osservatore Romano - 25 febbraio 2010)



[SM=g1740720]
[Modificato da Caterina63 24/02/2010 18:44]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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