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OLOCAUSTO CATTOLICO (la persecuzione ai Cattolici nel mondo)

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2015 11:11
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25/08/2009 19:53
 
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La preoccupazione della Conferenza episcopale per il clima nel Paese

Le minacce
ai vescovi del Nicaragua


 Managua, 25. A pochi giorni dall'allarme lanciato dal clero messicano costretto a subire minacce e soprusi, anche la Conferenza episcopale del Nicaragua denuncia episodi di criminalità nei confronti di alcuni sacerdoti.
Nei giorni scorsi una minaccia di morte è giunta per posta elettronica alla redazione dell'emittente cattolica "Radio Nicaragua", oggetto della minaccia il vice presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua, monsignor Juan Abelardo Mata Guevara, vescovo di Estelí, il vescovo di Granada, monsignor Bernardo Hombach e il vescovo di Juigalpa, monsignor Jirón René Sócrates Sándigo. Le minacce sono giunte dopo che l'arcidiocesi di Managua aveva condannato gli attacchi, avvenuti il 9 agosto scorso, ai danni di alcuni membri del coordinamento civile all'interno della cattedrale.

Il procuratore generale dei diritti umani del Nicaragua, Omar Cabezas, durante una trasmissione televisiva, ha accusato i vescovi Mata e Hombach di essere agenti della Cia.

Nonostante le minacce, i vescovi del Nicaragua continuano a lavorare. Il presidente della Conferenza episcopale e vescovo di Managua monsignor Leopoldo José Brenes Solórzano, ha dichiarato che i vescovi continueranno a denunciare i problemi del Paese, come parte della loro missione pastorale. "Attenzione, questo non è un incidente isolato e non va sottovalutato - si legge in un documento della Conferenza episcopale - nel Paese si respira una politica di intolleranza e mancanza di rispetto per la libertà di espressione e di movimento a cui ogni cittadino ha diritto".

Nel documento, i vescovi del Nicaragua esortano il Paese alla pace, che per i cristiani significa assenza di qualsiasi forma di violenza e al tempo stesso impegno per il benessere degli altri a prescindere dall'ideologia, dall'appartenenza politica o dallo stato sociale.
"Questa pace - hanno concluso - si costruisce con l'autenticità e la coerenza tra parole e fatti, bandendo il cinismo degli slogan che manipolano i valori religiosi"
Il messaggio invita il popolo a praticare la tolleranza, la pace e l'uso della ragione per spiegare e difendere le proprie idee.



                                                       

Il cardinale Gracias nell'anniversario delle violenze verso i cristiani

La speranza per un futuro
di pace in India


New Delhi, 25. "Uno dei più tristi momenti nella storia dell'India":  sono le parole usate dal cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, in occasione dell'anniversario dell'ondata di violenza contro la comunità cristiana. In questi giorni, in Orissa e in altri Stati, si susseguono le cerimonie di commemorazione, le veglie di preghiera e le manifestazioni, in ricordo delle oltre cento vittime e delle distruzioni provocate dagli attacchi dei fondamentalisti indù, a partire dall'agosto 2008. "È stato un anno terribile - ha scritto il cardinale in un messaggio - segnato da numerosi atti d'intolleranza religiosa e le morti avvenute nel distretto di Kandhamal (Orissa) sono uno dei più tristi momenti nella storia dell'India. Oggi, a un anno di distanza, chiediamo a Dio di benedire la nostra nazione con la pace e l'armonia e di prendersi cura della memoria dolorosa e delle ferite causate da questa orribile violenza anticristiana".

Il cardinale ha voluto offrire i suoi pensieri anche agli ispiratori e autori del clima di odio. "Le nostre preghiere - ha detto - sono anche per coloro che hanno ispirato e attuato i crimini, affinché essi possano comprendere il male che hanno fatto".

"Sono rimasto molto addolorato - ha sottolineato - per l'immagine che l'India ha offerto di sé e lo sono tuttora. Quanto accaduto nel Kandhamal è una vergogna per tutta la nazione. L'anniversario delle violenze contro i cristiani è un giorno di preghiera in tutte le chiese dell'India. Preghiamo per tutto il Paese, perché tutti possano vivere come fratelli e sorelle nella nostra amata madrepatria e perché le violenze anticristiane non oltraggino più il ricco patrimonio di cultura e tradizione dell'India".

Il cardinale passa poi a esaminare la questione della sicurezza. "Nel Kandhamal - ha osservato - la nostra comunità cristiana, che è una minoranza, non è stata protetta. La libertà religiosa è stata completamente calpestata. Io stesso ho criticato il Governo per non aver garantito la sicurezza di una minoranza. Il nostro popolo è stato lasciato alla mercè dei fondamentalisti, la legge e l'ordine sono stati entrambi demoliti".

Il cardinale non nasconde il fatto che il futuro resta ancora pieno d'incognite. "Ora sono - ha spiegato - ancora preoccupato per le nostre minoranze e anche per la libertà religiosa. Mi rendo conto che nel Kandhamal e in molti altri posti, il nostro popolo subisce ancora minacce e spesso non ha la libertà di ritrovarsi a pregare insieme". "Molte nostre chiese - ha aggiunto - devono ancora essere restaurate e la paura si annida nei cuori delle comunità cristiane".

Per questo, ha esortato, "il nostro Governo deve avere come sua priorità la libertà religiosa e la sicurezza delle minoranze. Ci sono molte situazioni preoccupanti che devono essere tenute sotto controllo e affrontate in modo adeguato".

Il cardinale, comunque, ha osservato che da parte delle autorità giungono segnali di apertura. "Vedo - ha detto - che il nuovo Governo dell'Orissa desidera davvero aiutare le minoranze e, anche quello federale, intende garantire le loro sicurezza. Mi auguro che entrambi i Governi siano molto più attenti e reattivi rispetto a un anno fa, quando si dimostrarono del tutto inermi". "I nostri appelli - ha ricordato - allora caddero nel vuoto e, uccisioni, rapimenti, incendi e altre violenze, vennero fuori per lungo tempo".

"La mia speranza - ha concluso il cardinale - per un futuro di libertà e di sicurezza per le minoranze religiose non cancella le mie preoccupazioni, ma baso ciò su segni che vedo nella realtà e mi auguro che la fiducia che nutro per il futuro del Paese sia ben fondata". "Oggi chiediamo a Dio - ha aggiunto - di dare al nostro popolo la grazia di un nuovo inizio perché possa vivere nella coesistenza pacifica, nella mutua accettazione, nella tolleranza e nella pace". Per il porporato "gli incontri interreligiosi tra popolazioni di diverse confessioni sarà una delle strade da intraprendere per raggiungere quest'armonia. Deve essere un dialogo a ogni livello, nelle comunità, nella società civile e nelle scuole. L'India deve recuperare la sua gloriosa tradizione di Paese multiculturale, multireligioso e multilinguistico".


 


(©L'Osservatore Romano - 26 agosto 2009)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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