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LA QUESTIONE DEL PURGATORIO

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2009 19:57
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21/07/2009 19:55
 
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Esaminiamo il testo di Ebrei 12,22 che dice: Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa 23e all'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione.

Si dice con chiarezza che quei giusti si trovano nella Gerusalemme celeste ed inoltre che sono stati PORTATI ALLA PERFEZIONE. Portati alla perfezione attraverso le prove della vita. Ma se questi fossero insufficienti? In questo caso questi spiriti possono essere portati alla perfezione anche senza il loro corpo, attraverso il dolore di doversi distaccare dalle cose che amarono non secondo Dio ma secondo i propri attaccamenti disordinati, ancora carnali o non completamente orientati al servizio di Dio.

A tal proposito S.Agostino, scriveva nella sua opera " CITTA' DI DIO " al cap.13:

Noi ammettiamo che anche in questa vita, la quale dovrà finire, vi sono alcune pene purificatrici, non quelle da cui sono tribolati coloro, la cui vita con esse non diviene più onesta, ma al contrario più disonesta, ma sono purificatrici per coloro che, indotti da esse alla riflessione, si ravvedono. Tutte le altre pene, tanto temporanee che eterne, in relazione al modo con cui ognuno deve essere trattato dalla divina Provvidenza, sono applicate tanto per i peccati o passati o per quelli in cui trascorre la vita colui che ne è colpito, come per promuovere ed evidenziare le virtù mediante uomini ed angeli buoni e cattivi. Difatti anche se qualcuno subisce qualcosa di male per la cattiveria o l’errore di un altro, pecca certamente l’uomo che per ignoranza o malvagità commette un’azione cattiva contro l’altro, ma non pecca Dio che per un giusto e occulto giudizio permette che questo avvenga. Ma alcuni subiscono pene temporanee soltanto in questa vita, alcuni dopo la morte, altri prima e dopo, ma tuttavia prima dell’ultimo giudizio molto severo. Ora non tutti quelli che dopo la morte subiscono pene temporanee vanno alle pene eterne che si avranno dopo il giudizio finale. Abbiamo già premesso appunto che ad alcuni la colpa, che non viene condonata nel tempo, è condonata fuori del tempo affinché non siano puniti con l’eterna condanna del mondo futuro....



Dice S.Paolo in 1 Cor 3,10 :

Ma ciascuno stia attento come costruisce. 11Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 12E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. 14Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; 15ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.

Così S.Agostino commenta questo brano:

Vi saranno allora molte costruzioni, di oro e di fieno, sull’ottimo fondamento che è Cristo Gesù, in modo che il fuoco saggi le une e le altre e dalle prime adduca beatitudine e dalle altre punizione, ma in virtù dello stabile fondamento non dia alla perdizione né gli uni né gli altri di coloro in cui riscontra tali costruzioni. Ma chiunque antepone a Cristo, non dico la moglie, dal cui accoppiamento nella carne usa per un piacere carnale, ma anche altri individui legati dall’affetto, esenti da simili soddisfazioni, amandoli carnalmente in modo umano, non ha il Cristo come fondamento e quindi non avrà mediante il fuoco la salvezza, ma non l’avrà affatto perché non potrà essere con Cristo che dà la salvezza e che sull’argomento ha detto con molta chiarezza queste parole: Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; e chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me . Però chi ama questi vincoli di parentela carnalmente, in modo però da non anteporli al Cristo e da preferire di essere privo di loro anziché del Cristo, qualora fosse costretto a un simile momento critico della prova, avrà la salvezza nel fuoco perché è ineluttabile che per la loro perdita il dolore bruci tanto quanto l’amore rendeva uniti. Inoltre, se qualcuno amerà padre e madre, figli e figlie secondo il Cristo in modo da provvedere a loro per raggiungere il suo regno ed essere a lui uniti, o se ama in essi il fatto che sono membra del Cristo, certamente questo affetto non si riscontrerà nel legno, fieno e paglia per essere bruciato, ma sarà assegnato alla costruzione in oro, argento e gemme. Come infatti può amare loro più che il Cristo se li ama per lui?


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 13/07/2003 16.59

Gesù afferma in Marco 9,47: se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, 48dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.49 Perché‚ ciascuno sarà salato con il fuoco.


La parola ciascuno indica che tutti dovremo essere purificati per entrare nel Regno e pochi raggiungono tale purificazione assoluta in questa vita. Inoltre parla espressamente di FUOCO. L’idea del fuoco perciò non è una invenzione di teologi ma si trova nella Scrittura ed è inteso anche come mezzo di purificazione.

Resta pertanto da concludere che queste espressioni di Gesù' e di Paolo: "salare col fuoco" e " salvarsi come attraverso il fuoco" indicano appunto un iter necessario che viene definito comunemente PURGATORIO.


E’ molto interessante il commento di Origene al brano biblico di Luca 12,58-59 in cui Gesù invita a regolare i conti con l’avversario finchè si è in tempo, al fine di non essere trascinati da lui davanti al giudice e non dover pagare fino all’ultimo spicciolo. Origene pur non usando il termine "purgatorio" che ai suoi tempi (II sec.d.C.) non era stato ancora coniato per esprimere questi concetti biblici che stiamo evidenziando, afferma che ogni persona deve cercare di regolare i conti in questa vita per evitare di doverla regolare nell’altra pagando appunto "fino all’ultimo spicciolo".



Infine nel brano di Luca 12,42 ss troviamo la figura del servo che di fronte all’attesa del proprio padrone, si può comportare in modi differenti. Rileggiamo il testo:


43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. 44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.

45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;

48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.




1) totale fedeltà, 2) totale infedeltà, 3) parziale infedeltà, 4) parziale fedeltà.


Per ciascuno di questi atteggiamenti, Gesù dichiara come si comporterà il padrone al suo ritorno dicendo che

- nel primo caso il servo fedele sarà posto a capo di tutti i suoi beni: cioè in uno stato di premio, che noi, in base alle altre Scritture chiamiamo "paradiso".

- nel secondo caso il servo malvagio sarà trattato con rigore come gli infedeli, cioè verrà punito nel fuoco eterno (cf.Mt.25,41)

  • nel terzo caso Gesù indica il comportamento di chi non si uniforma pienamente alla volontà del Padrone pur conoscendola e dice che riceverà molte percosse;

  • nel quarto caso indica il comportamento di un servo che ha agito male ma senza sapere di offendere il Padrone. Si noti l’attenuante e come Gesù tenga conto delle responsabilità individuali di ogni suo servo. Questo servo dunque, di percosse ne riceverà poche."

Questo testo non lascia dubbi circa il destino dei singoli servi: è chiarissimo il riferimento al premio del paradiso, al castigo eterno, ma soprattutto alla parziale pena comminata a chi pur non avendo fatto in tutto e per tutto la volontà del padrone non si è reso responsabile di un castigo eterno ma solo di "molte o poche percosse"; e siccome queste sono promesse al ritorno del padrone è chiaro anche che non si riferisce alla vita presente ma a quella futura.

Per questa parziale e temporanea punizione decisa dal Padrone quando si incontrerà di nuovo col suo servo non del tutto fedele e non del tutto fedele, è stato utilizzato il termine unico di "purgatorio" per sintetizzare tutto il concetto espresso nella Scrittura in tutti i brani sopra riportati.


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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 13/07/2003 17.09
Un altro punto di vista sul Purgatorio.
Per comprendere questo insegnamento della Chiesa Cattolica, che è stato per troppe volte nel corso della storia incompreso e vilipeso, cominciamo facendo un rapido excursus nella Parola di Dio per acquisirne una comprensione accurata:
Dio dall'inizio della sua Rivelazione, si presenta come un fuoco, passa vicino ad Abramo come una fiaccola ardente (Gen 15,17)
Poi a Mosè come un fuoco:
"L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia" (Es 3,2-3)
Allo stesso modo la dimora di Dio tra gli uomini, il tabernacolo era segnato dalla presenza del fuoco:"Nel giorno in cui la Dimora fu eretta, la nube coprì la Dimora, ossia la tenda della testimonianza; alla sera essa aveva sulla Dimora l'aspetto di un fuoco che durava fino alla mattina. Così avveniva sempre: la nube copriva la Dimora e di notte aveva l'aspetto del fuoco." (Num 9,15-16)
Ancora si manifesta in questo modo al popolo di Israele:"Tutti gli Israeliti, quando videro scendere il fuoco e la gloria del Signore sul tempio, si prostrarono con la faccia a terra sul pavimento, adorarono e celebrarono il Signore" (2Cr 7,3)
Il Signore intervenne anche in aiuto di Elia:"Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto. 
A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!". (1Re 18,38-39)
L'azione di Dio come fuoco, come affinamento diventa sempre più chiara nella rivelazione giudaica: "Poiché tu ci hai messi alla prova, o Dio, ci hai passati al crogiuolo come l'argento.
Ci hai fatti cadere nella rete, hai posto un grave peso ai nostri fianchi.
Hai fatto cavalcare uomini sul nostro capo;
siamo passati attraverso il fuoco e l'acqua,
ma poi ci hai tratti fuori in un luogo di refrigerio." (Sal 66,10-12)
Qui, stupendamente, nell'acqua abbiamo persino una prima immagine del Battesimo, il quale ci anticipa il "refrigerio finale" del Cielo
Il profeta Malachia ci dà altre indicazioni a riguardo: "Egli si metterà seduto, come chi raffina e purifica l'argento, e purificherà i figli di Levi e li raffinerà come si fa dell'oro e dell'argento; ed essi offriranno al SIGNORE offerte giuste.
Sta parlando di Gesù Cristo, attraverso il quale sangue siamo stati purificati e resi partecipi della natura divina
La presenza di Dio operante nell'uomo si manifesta appieno nella Pentecoste quando gli Apostoli vengono rivestiti di potenza dall'alto (Lc 24,49) e ,a differenza di Gesù in cui lo Spirito Santo era sceso come una colomba, nel caso degli Apostoli (e di tutti noi) lo Spirito Santo ci santifica; poco alla volta i nostri peccati sono "bruciati" e resi santi da Dio stesso, mediante la potenza di Dio che vive in noi: questa è la Grazia Santificante che si riceve nel Battesimo...e viene vissuta in pienezza nell'esperienza del Battesimo in Spirito Santo o Effusione, l'immagine che la rappresenta è appunto il fuoco:
"Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. (At 2,3-4)
Non a caso l'autore della lettera agli Ebrei conferma questo insegnamento biblico:
"Il nostro Dio è anche un fuoco consumante" (Eb 12,29)
Sappiamo bene che nessun cristiano è perfetto finchè vive su questa terra, ma continuna a commettere dei peccati, più o meno gravi:
Se qualcuno vede suo fratello commettere un peccato che non conduca a morte, preghi, e Dio gli darà la vita: a quelli, cioè, che commettono un peccato che non conduca a morte.
Vi è un peccato che conduce a morte; non è per quello che dico di pregare. Ogni iniquità è peccato; ma c'è un peccato che non conduce a morte. (1Gv 5,16-17)

Ci sono infatti dei peccati che conducono alla morte spirituale, che altro non è che la separazione eterna da Dio nell'inferno (peccati mortali) e dei peccati che costituiscono un ostacolo alla nostra relazione con Dio, appesantiscono la nostra vitalità spirituale, ma non sono colpe tanto gravi da portarci alla perdizione (peccati veniali) che sono appunto i peccati che non conducono a morte di cui parla qui l'Apostolo Giovanni.
Per avere una sana vita spirituale ed essere sempre nella piena Grazia di Dio, dobbiamo sforzarci di non commettere peccati anche minimi, per avvicinarci sempre di più al Signore.
Quello che è stato spesso travisato è che noi non possiamo con le nostre forze evitare di peccare, perchè peccatori siamo per natura, ma chiedere con insistenza a Dio una maggiore infusione di Grazia, affinchè il suo Spirito operi dentro di noi e santificandoci ci allontani dal peccato in tutte le sue forme.
Dopo la nostre morte affronteremo il giudizio divino:
"è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio" (Eb 9,27)
"la nostra opera sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno.
Se l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco." (1Cor 3,13-15)
Per comprendere questi insegnamenti escatologici della Parola di Dio, dobbiamo ricordarci che Dio, gli angeli e tutto il mondo invisibile sono al di fuori delle nostra categorie spazio-temporali e di queste cose possiamo comprenderne solo parzialmente la portata.
Dato che non tutti nel momento della morte hanno già completato il loro cammino di santificazione, accadrà dopo la morte:
Voi vi siete invece avvicinati al monte Sion, alla città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste, alla festante riunione delle miriadi angeliche, all'assemblea dei primogeniti che sono scritti nei cieli, a Dio, il giudice di tutti, agli spiriti dei giusti resi perfetti. (Eb 12,29)

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Da: Soprannome MSN°TeofiloInviato: 13/07/2003 17.09
L'autore dell'epistola agli Ebrei parla con chiarezza di un perfezionamento degli spiriti dei giusti, non sulla terra ma nel mondo spirituale, ovvero la Gerusalemme celeste, che nelle Scritture è simbolo del paradiso.
I peccati veniali che l'uomo ha commesso mentre era in vita possono essere perdonati anche oltre la vita terrena:
"A chiunque parli contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello futuro." (Mt 12,32) Gesù in questo versetto dò per scontato che alcuni peccati possono essere rimessi anche dopo la morte.
Questa situazione di purificazione post-mortem, temporanea, fino ad arrivare alla perfezione (Eb 12,23) è indicata spesso nella Parola di Dio con il concetto di prigione:
"Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!" (Mt 5,25-26)

"sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto."                 (Mt 12,32)

"...il giudice ti consegni all'esecutore giudiziario e l'esecutore ti metta in prigione. Io ti dico che non uscirai di là, finché non avrai pagato fino all'ultimo centesimo".(Lc 12,58-59)

"infatti è stato predicato l'evangelo anche ai morti"        (1Pt 4,6)

"egli (Gesù) andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere" (1Pt 3,16)

Per capire il motivo per cui questi peccati devono essere espiati, dobbiamo fare un passo indietro riferendoci al discorso della salvezza: il cristiano è giustificato non per sola fede, ma anche per le opere che compie:

Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere?                                                                   Forse che quella fede può salvarlo? (Gc 2,14) 

come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta. (Gc 2,26)

Quindi se non ci sono le opere non c'è fede, e se non c'è fede non c'è grazia e se non c'è grazia non c'è salvezza!

Spesso per dimostrare vera la dottrina luterana del "sola fide" si usa citare Ef 2,8-9: "Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene."

Purtroppo si dimentica, spesso volontariamente il versetto seguente:" Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene.Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo" (Ef 2,8-10)

Le legge di retribuzione è chiaramente enunciata nella Parola di Dio:

"Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia" (Mt 5,7)

"rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori" (Mt 6,12)

"Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato." (Gal 6,7)

I peccati commessi devono essere espiati, o con il ravvedimento e il sacramento della Riconciliazione in questa vita, oppure con un periodo di purificazione nella prossima, prima di accedere al cielo.

Dato che nessun cristiano è puro e perfetto in questa vita, e dato che nessuno che sia impuro può stare alla presenza di Dio che è purità assoluta, c'è questo stato di transizione; i credenti che sono un solo corpo già su questa terra, diventano un corpo ancora più unito nella dimensione ultraterrena, perchè in presenza del Capo del Corpo di Cristo, (Ef 5,23) ovvero la Chiesa che è Cristo stesso.

Questa comunione dei santi che sono i cristiani con la santità assoluta che è Dio, si è sempre manifestata nell'ebraismo prima e nella fede cristiana successivamente con la preghiera per i defunti, perchè i loro peccati veniali fossero assolti dal Signore, eccone vari esempi nelle Scruitture:

"Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione. Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti.   Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato"                     (2 Maccabei 12,43-45)

Gli ebrei per cui qui si pregava non avevano commesso un peccato mortale, ovvero di idolatria nell'avere con sè degli idoli. si trattava di un peccato veniale, li avevano presi per avidità, per rivenderli; si trattava di un peccato  che avrebbe potuto essere perdonato, per questo si fece il sacrificio per loro.

Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non s'è vergognato delle mie catene;  anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché mi ha trovato. Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli ha reso in Efeso, lo sai meglio di me (2 Tim 1,16-18)

Questo è l'esempio più antico che abbiamo di preghiera per i defunti: Onesiforo era appena mancato (la sua famiglia era priva di lui cfr. 2Tim 4,19) e Paolo scrive questa preghiera per lui, affinchè il Signore ne avesse misericordia: questo dimostra che i primi cristiani non credevano di andare immediatamente alla presenza di Dio; oltretutto Paolo elogia le opere compiute da questo suo discepolo.

deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. (Tobia 4,16-17)

Qui l'autore ispirato ci spiega che pregare; fare offerte (deporre il pane) per i peccatori morti impenitenti è tempo sprecato, se qualcuno muore in peccato mortale non c'è niente da fare. dall'inferno non si può uscire.

Tuttavia la Chiesa raccomanda di pregare, e prega, per tutti i defunti, poichè anche se un orazione è rivolta per aiutare un anima perduta, nulla nel piano celeste va sprecato; lo Spirito Santo saprà lui dove indirizzare quella preghiera.

che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? (1Cor 15,29)

Di questa pratica del battesimo per i morti sappiamo ben poco, quello che tuttavia si evince chiaramente dal contesto era che i vivi potevano in qualche modo aiutare i morti; dato che  i beati sono già col Signore e che i dannati non hanno speranza, questo suppone implicitamente la credenza in uno stato intermedio di purificazione da parte delle prime comunità cristiane.

Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi (Ef 6,18)

I santi che sono nel mondo spirituale, anche se sono anime purganti, sono senz'altro santi, anche più di noi; questo versetto può far presupporre che Paolo non intendesse restringere le preghiere solo ai santi vivi sulla terra, ma si riferisse pure ai santi vivi in cielo.

Nell'antico testamento abbiamo svariate occasioni in cui si effettuava un digiuno per i morti, per aiutarli ad avvicinarsi alla presenza di Dio; la quale era incompleta nell'antico patto:

Poi presero le loro ossa, le seppellirono sotto il tamarisco che è in Iabes e fecero digiuno per sette giorni. (1Sam 31,13)

Essi alzarono gemiti e pianti e digiunarono fino a sera per Saul e Giònata suo figlio, per il popolo del Signore e per la casa d'Israele, perché erano caduti colpiti di spada. (2Sam 1,12)

tutti i loro guerrieri andarono a prelevare il cadavere di Saul e i cadaveri dei suoi figli e li portarono in Iabes; seppellirono le loro ossa sotto la quercia in Iabes, quindi digiunarono per sette giorni. (1Cr 10,12)

Infine abbiamo un altro esempio di richietrasta di remissione per i peccati dei morti, molto chiaro nel libro di Baruc.

(Anche se non credi che i libri deuterocanonici siano ispirati, non ha importanza, devi comunque riconoscere che sono espressione della mentalità ebraica universalmente accettata all'epoca, e che Gesù non criticò affatto questo. In ogni caso vedi la sezione sul canone della Bibbia.)

"Signore onnipotente, Dio d'Israele, un'anima angosciata, uno spirito tormentato grida verso di te. Ascolta, Signore, abbi pietà, perché abbiamo peccato contro di te. Tu domini sempre, noi continuamente periamo. Signore onnipotente, Dio d'Israele, ascolta dunque la supplica dei morti d'Israele, dei figli di coloro che hanno peccato contro di te: essi non hanno ascoltato la voce del Signore loro Dio e a noi si sono attaccati questi mali. Non ricordare l'iniquità dei nostri padri, ma ricordati ora della tua potenza e del tuo nome, poiché tu sei il Signore nostro Dio e noi ti loderemo, Signore.  Per questo tu hai riempito i nostri cuori del tuo timore perché invocassimo il tuo nome. Noi ti lodiamo ora nell'esilio, poiché abbiamo allontanato dal cuore tutta l'iniquità dei nostri padri, i quali hanno peccato contro di te. Ecco, siamo ancor oggi esiliati e dispersi, oggetto di obbrobrio, di maledizione e di condanna per tutte le iniquità dei nostri padri, che si sono ribellati al Signore nostro Dio." (Baruc 3,1-8)

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