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LE COMPATRONE (S.Brigida, S.Caterina, S.Edit) e Compatroni d'Europa

Ultimo Aggiornamento: 22/06/2013 10:29
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09/03/2010 23:39
 
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Edith Stein dalla fenomenologia husserliana al lager di Auschwitz-Birkenau

Dio mi ha liberata da una vita deprimente


di Claudio Toscani

Proprio per le figure più "praticate" o le opere più lette, per i personaggi più studiati o i più analizzati si verificano ogni tanto operazioni critiche, saggi o monografie, che stabiliscono un imperioso punto e a capo.

Per quanto riguarda l'immensa bibliografia sulla vita e sugli scritti di Edith Stein (1891-1942), protagonista della filosofia tedesca nella stagione della fenomenologia husserliana, il volume di Francesco Salvarani a lei dedicato (E.S. La grande figlia d'Israele, della Chiesa e del Carmelo, Milano, Edizioni Ares, 2009, pagine 568, euro 25, postfazione di Angela Ales Bello), realizza, sia un'aggiornata indagine esistenziale, sia il vaglio "verticale" di una rara vocazione alla santità. Non per nulla questo libro ha richiesto al suo autore, sacerdote emiliano ex docente di lettere e di filosofia, vent'anni di lavoro.

Undicesima figlia di una coppia di ebrei molto religiosa, Edith Stein, di vivace e brillante intelligenza fin dall'infanzia, inclina ben presto a una visione razionalistica della vita, alla quale consegue un netto distacco dalla religione ("in piena coscienza e per libera scelta smisi di pregare"). Dopo la maturità, nel 1911, si iscrive alla facoltà di Germanistica, storia e psicologia, all'università di Breslavia, e scoprendo la corrente fenomenologica di Edmund Husserl (1859-1938) si trasferisce all'università di Gottinga per  seguirne  le lezioni (ne diverrà poi assistente e discepola, curandone infine alcuni scritti lasciati dopo la morte).

Husserl veniva affermando un nuovo concetto di verità, come ritorno alle cose in se stesse, i "fenomeni", non mere apparenze contrapposte a ipotetiche realtà oggettive. "Fenomeni" come manifestazioni originarie della coscienza, che si verificano attraverso eventi o elementi nella loro pura forma, essenza, idea. Il procedimento fenomenologico, allora, esige la preliminare sospensione di ogni giudizio o pregiudizio, di ogni senso comune o sapere scientifico, per cui ogni teoria viene posta tra parentesi e il fenomeno emerge nella sua genuinità, in "carne ed ossa" può dirsi.

Vero è che Husserl, verso la fine, riterrà di sviluppare la sua filosofia in senso trascendentale, terreno dal quale la Stein si distanziò da lui, ma resta anche vero che la sua "dottrina", globalmente intesa, condusse non pochi dei suoi studenti verso la fede cristiana, dimensione alla quale la Stein, per prima, e più intensamente di altri, affidò la sua esistenza.

A Gottinga Edith incontra anche il filosofo Max Scheler - che, da convertito, richiamerà l'attenzione della giovane amica e collega verso il cattolicesimo - e il filosofo del diritto Adolph Reinach.
Quando scoppia la bomba del regicidio serbo, la conseguente prima Grande Guerra la vedrà crocerossina, in deroga ai voleri della madre, pur continuando, tra malati, medici, trasferte e reparti, la preparazione della tesi, conseguita a Friburgo, summa cum laude nel 1917 con Husserl, Sul problema dell'empatia.

Prima di Friburgo, sosta a Francoforte presso un'amica.

"Entrammo per qualche minuto nel Duomo e mentre eravamo lì in rispettoso silenzio entrò una donna con il suo cesto della spesa e si inginocchiò in un banco per una breve preghiera. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti ci si recava solo per la funzione religiosa. Qui invece qualcuno era entrato nella chiesa vuota, nel mezzo delle sue occupazioni quotidiane, come per andare a un intimo colloquio".
Ricordo che, rimasto vivo nell'animo, darà i suoi frutti. Tutto si accelera alla morte dell'amico Reinach.

Visitandone la moglie e credendo di trovarla affranta o disperata, è invece colpita dalla sua serenità. Ciò che non è nei piani della Stein è nei piani di Dio, e lei se ne accorge tornando sui cardini speculativi della sua fenomenologia, di una filosofia della storia di cui sente i limiti, d'una storia stessa che avverte essere solo minimamente nelle mani dell'uomo ("... mi sto avvicinando sempre più a un cristianesimo assolutamente positivo. Mi ha liberata da una vita deprimente, dandomi la forza di accettare di nuovo e con riconoscenza la vita").

Nel cammino verso la conversione, Edith Stein si imbatte in molte letture:  fra altre, il Kierkegaard di Esercizio del cristianesimo (che non condivide) e Teresa d'Avila (proprio come reazione alle pagine del filosofo danese). Una notte d'estate del 1921, tenendo fra le mani una biografia della santa, esclama:  "Ecco la verità".

Qualcosa di nuovo e definitivo è accaduto in lei, nella più intima chiarezza del suo spirito, a conclusione di una assidua e faticosa ricerca. In quello di Teresa, Edith legge il suo destino. Il suo futuro è scritto:  farsi cristiana, cattolica, carmelitana. Anche se la fiera, a volte straziata, opposizione della madre, che giungerà a respingerla da casa, la angoscia a morte.
A capodanno del 1922 è il battesimo, il 2 febbraio dell'anno dopo la cresima, ma solo la sera del 14 ottobre 1933 si apre per lei la ormai sempre più desiderata clausura.

Intanto - apprendendo da san Tommaso "che era possibile mettere la conoscenza al servizio di Dio" - accetta di insegnare a Spira, interessandosi delle fasce sociali più svantaggiate; tiene conferenze, tra Germania, Austria e Svizzera, coniugando fenomenologia e spirito della filosofia scolastica, divulgazione e ricerca della volontà divina; accetta anche una docenza a Münster quando a Spira le vengono vietate le lezioni. Hitler si è ormai insediato al potere e la sua lotta contro gli ebrei, non potendo essere se non anche odio verso la cristianità, si riassume nella Stein in una doppia persecuzione.

Neanche oltre la soglia del Carmelo sarà al sicuro, perché il 2 agosto del 1942, sarà prelevata dalle SS, assieme alla sorella Rose, lei pure convertitasi, e costretta verso il lager di Auschwitz-Birkenau.


(©L'Osservatore Romano - 10 marzo 2010)
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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