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Curiosità .... Cattoliche e dalla Città del Vaticano...

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2010 19:14
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03/07/2010 01:24
 
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Realizzata tra il palazzo del Governatorato e l'abside della basilica Vaticana, sarà inaugurata dal Papa lunedì 5 luglio

La centesima fontana della Città del Vaticano


di Pier Carlo Cuscianna


Un mormorio d'acqua, un frusciare di foglie, il lento e armonico dispiegarsi di storie che si srotolano come antichi manoscritti, nascendo dalla nuda pietra quasi per il ripetersi di un miracolo. Sono queste le suggestioni e i motivi ispiratori alla base della progettazione della nuova fontana - la centesima della Città del Vaticano - che il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato, ha voluto dedicare a san Giuseppe e che sarà inaugurata da Benedetto XVI lunedì 5 luglio.

Il progetto, redatto dal vice direttore dei Servizi tecnici del Governatorato, l'architetto Giuseppe Facchini, con la collaborazione dell'architetto Barbara Bellano, dell'ufficio studi e progetti, e la supervisione del direttore dei Servizi tecnici, si sviluppa attraverso la rielaborazione di forme semplici e sinuose che richiamano, per certi aspetti, l'immediatezza e la naturalità compositiva della corolla di un fiore. L'opera è stata sponsorizzata per la quasi totalità dai Patrons of the Arts of the Vatican Museums, a cui si sono aggiunti la provincia di Trento, i comuni trentini di Carisolo, Giustino e Pinzolo, e alcune ditte della stessa provincia. Alla loro generosità si è anche associato il piccolo monastero giapponese delle suore di San Giuseppe, a Kyoto.

Sullo sfondo dello scorcio prospettico delimitato dal palazzo del Governatorato, a sinistra, e dalla maestosità dell'abside della basilica Vaticana, sul lato destro, al di sotto di una delle ultime propaggini dei Giardini Vaticani, due grandi vasche ellittiche si compenetrano - una delle due più piccola e leggermente sopraelevata rispetto alla maggiore - raccogliendo l'acqua che sgorga da una spaccatura della roccia di un'aspra scogliera, così simile, nella sua aridità, ai petrosi paesaggi dei luoghi del Vangelo.

Dalla durezza della roccia si leva, quale "germoglio di ceppo fecondo", una verde e piccola palma, anch'essa così iconograficamente vicina alla terra di Palestina, che con la sua ombra sembra proteggere o aggiungere freschezza all'acqua che sgorga. Dalla parte posteriore delle vasche, quasi scaturendo anch'essi da un punto di germinazione proprio della scogliera di roccia, si svolgono dei muretti di diversa altezza curvilinei e tra loro paralleli che, proprio grazie alla sinuosità che li contraddistingue, sembrano perdere quasi la durezza e la pesantezza della materia che li compone per somigliare, appunto, ai petali di una sconosciuta efflorescenza. Abbracciano le due vasche ellittiche creando, nello spazio che intercorre tra essi e le vasche stesse, un percorso, una cordonata che ascende fino a raggiungere e a toccare la fonte.

Questo spazio di ascesa curvilineo è pavimentato con cubetti di basalto che creano un contrasto di colore con quello dell'intera fontana. Due di questi muretti, rivestiti di tonalite - una roccia intermedia tra il granito e la diorite - si prolungano simmetricamente ai due lati della fontana arricciandosi quasi come viticci. Ma questi muretti non richiamano soltanto l'immagine dei petali:  rappresentano anche, e soprattutto, i fogli, gli antichi rotoli di cui si diceva, che raccontano, con la lingua universale dell'arte, una storia:  quella di Giuseppe.

Sei pannelli, sei scene. Ciascuna di esse racconta un episodio evangelico che riguarda lo sposo della Vergine Maria. E soltanto sei pannelli bastano a raccontare la breve vita di un uomo che scompare dopo aver compiuto, con silenziosa obbedienza, la sua missione di padre, secondo la legge:  il matrimonio con Maria, il primo sogno di Giuseppe, la nascita di Gesù, la fuga in Egitto, Gesù al tempio, Gesù nella bottega di Giuseppe artigiano. Singole scene, episodi e descrizioni tratte dai Vangeli di Matteo e Luca che sono diventate immagini, volti e figure fuse nel bronzo grazie all'opera dello scultore bellunese Franco Murer, già autore di due medaglie commemorative per Giovanni Paolo i e di una Via Crucis in bronzo collocata a Canale d'Agordo, il paese del bellunese che ha dato i natali a Papa Luciani. Murer è risultato il vincitore di un concorso che ha coinvolto cinque artisti selezionati in base alle loro caratteristiche e al loro percorso professionale.

Dal punto di vista prettamente tecnico le due vasche sono state realizzate con blocchi di tonalite, perfettamente sagomati secondo le indicazioni progettuali e poi assemblati insieme con l'ausilio di resine epossidiche. In seguito è stata effettuata la perfetta stuccatura dei giunti mediante una malta ottenuta mescolando la polvere di tonalite a resine speciali. Tutta la pietra servita alla realizzazione della fontana è stata fornita, lavorata e assemblata dalla ditta Pedretti Graniti, che ha utilizzato le più moderne tecnologie di taglio con apparecchiature controllate elettronicamente allo scopo di avere pezzi perfettamente combacianti. I muretti sono invece stati realizzati con la tecnica consueta del calcestruzzo armato rivestito poi con listelli di pietra. Tutto il sistema idraulico della nuova fontana è stato progettato dall'ufficio laboratori e impianti del Governatorato, che ne ha curato anche tutte le fasi relative alla realizzazione.

Sul lato destro della fontana, incastonata nella pietra grezza della scogliera che la circonda, una targa in travertino con la dedica a Benedetto XVI (ne pubblichiamo il testo a parte). Dal lato opposto della stessa scogliera un'altra targa di pietra di Trani riporta i nomi di tutti gli sponsor della provincia di Trento e, sul prato antistante la fontana, è posta la targa con i nomi dei donatori dei Patrons of the Arts:  Michael e Dorothy Hintze, e Robert Castrignano.

Ai piedi della fontana, in corrispondenza dell'asse principale, è stato inserito lo stemma di Benedetto XVI, realizzato con intarsi di marmo colorato nella pavimentazione. A destra di quest'ultimo è stato inserito lo stemma del cardinale Lajolo mentre, sul lato sinistro, una targa con lo stemma del Governatorato. Un'ultima scritta, posta sulla parte interna del muretto di sinistra, dove inizia il percorso di lettura dei pannelli della fontana, riporta le parole del libro della Genesi (49, 22):  "Germoglio di ceppo fecondo è Giuseppe; germoglio di ceppo fecondo presso una fonte; i cui rami si stendono sul muro".

Per far conoscere l'immenso patrimonio artistico e culturale che si trova nei monumenti d'acqua della Città del Vaticano la direzione dei Servizi tecnici celebrerà l'occasione della centesima fontana con la pubblicazione di una collana di tre volumi, che usciranno a cadenza annuale:  il primo su Fontane nei Viali e nel Bosco, il secondo su Fontane nei Palazzi e Monumenti, il terzo su Fontane nelle Piazze e nei Giardini.
 

La targa con la dedica a Benedetto XVI


benedicto XVI in petri apostoli munere successori cui in baptismali fonte sanctus joseph tutelaris caelitus est datus hinc fons in honorem eiusdem deiparae virginis mariae sponsi sacrae familiae custodis ecclesiaeque universae tutoris necnon opificum patroni civitas vaticanae centesimus liberalitate praesertim vaticanis in museis artium fautorum dono dicatur die V julii a.d. MMX pont. VI

Questa una traduzione italiana del testo latino.

A Benedetto XVI, successore dell'apostolo Pietro, al quale nel fonte battesimale san Giuseppe è stato dato come celeste patrono, questa fontana in onore dello sposo della Vergine Maria madre di Dio, custode della Sacra famiglia, protettore della Chiesa universale e patrono dei lavoratori, centesima della Città del Vaticano, offerta in dono soprattutto dalla generosità dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums, il 5 luglio dell'anno del Signore 2010, sesto del pontificato.


(©L'Osservatore Romano - 3 luglio 2010)


DISCORSO DEL SANTO PADRE

Signori Cardinali,
Venerati Fratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Illustri Signori e Signore
!

E’ per me motivo di gioia inaugurare questa fontana nei Giardini Vaticani, in un contesto naturale di singolare bellezza. E’ un’opera che va ad incrementare il patrimonio artistico di questo incantevole spazio verde della Città del Vaticano, ricco di testimonianze storico-artistiche di varie epoche. Infatti, non solo i prati, i fiori, le piante, gli alberi, ma anche le torri, le casine, i tempietti, le fontane, le statue e le altre costruzioni fanno di questi Giardini un unicum affascinante.

Essi sono stati per i miei Predecessori, e sono anche per me uno spazio vitale, un luogo che volentieri frequento per trascorrere un po’ di tempo in preghiera e in serena distensione.

Nel rivolgere a ciascuno di voi il mio cordiale saluto, desidero manifestare viva riconoscenza per questo dono, che mi avete offerto, dedicandolo a san Giuseppe. Grazie per questo delicato e cortese pensiero! E’ stata un'impresa impegnativa, che ha visto la collaborazione di molti. Ringrazio anzitutto il Signor Cardinale Giovanni Lajolo anche per le parole che mi ha rivolto e per l'interessante presentazione dei lavori svolti. Con lui ringrazio l’Arcivescovo Mons. Carlo Maria Viganò e il Vescovo Mons. Giorgio Corbellini, rispettivamente Segretario Generale e Vice-Segretario Generale del Governatorato. Esprimo vivo apprezzamento alla Direzione dei Servizi Tecnici, al progettista e allo scultore, ai consulenti e alle maestranze, con un pensiero speciale per i Coniugi Hintze e per il Signor Castrignano, di Londra, che hanno generosamente finanziato l'opera, come pure per le Suore del Monastero di San Giuseppe in Kyoto. Una parola di gratitudine alla Provincia di Trento, ai Comuni e alle Ditte trentine, per il loro contributo.

Questa fontana è intitolata a san Giuseppe, figura cara e vicina al cuore del Popolo di Dio e al mio cuore.

I sei pannelli di bronzo che la impreziosiscono, evocano altrettanti momenti della sua vita. Desidero brevemente soffermarmi su questi. Il primo pannello rappresenta lo sposalizio tra Giuseppe e Maria; è un episodio che riveste grande importanza.

Giuseppe era della stirpe reale di Davide e, in virtù del suo matrimonio con Maria, conferirà al Figlio della Vergine – al Figlio di Dio – il titolo legale di "figlio di Davide", adempiendo così le profezie. Lo sposalizio di Giuseppe e Maria è, perciò, un evento umano, ma determinante nella storia di salvezza dell’umanità, nella realizzazione delle promesse di Dio; ha perciò anche una connotazione soprannaturale, che i due protagonisti accettano con umiltà e fiducia.

Ben presto per Giuseppe arriva il momento della prova, una prova impegnativa per la sua fede. Promesso sposo di Maria, prima di andare a vivere con lei, ne scopre la misteriosa maternità e rimane turbato.

L’evangelista Matteo sottolinea che, essendo giusto, non voleva ripudiarla, pertanto decise di licenziarla in segreto (cfr Mt 1,19). Ma in sogno – come è raffigurato nel secondo pannello - l’angelo gli fece comprendere che ciò che avveniva in Maria era opera dello Spirito Santo; e Giuseppe, fidandosi di Dio, acconsente e coopera al piano della salvezza. Certo, l’intervento divino nella sua vita non poteva non turbare il suo cuore.

Affidarsi a Dio non significa vedere tutto chiaro secondo i nostri criteri, non significa realizzare ciò che noi abbiamo progettato; affidarsi a Dio vuol dire svuotarsi di sé, rinunciare a se stessi, perché solo chi accetta di perdersi per Dio può essere "giusto" come san Giuseppe, può conformare, cioè, la propria volontà a quella di Dio e così realizzarsi.

Il Vangelo, come sappiamo, non ha conservato alcuna parola di Giuseppe, il quale svolge la sua attività nel silenzio. E’ lo stile che lo caratterizza in tutta l’esistenza, sia prima di trovarsi di fronte al mistero dell’azione di Dio nella sua sposa, sia quando - consapevole di questo mistero – è accanto a Maria nella Natività - rappresentata nella terza formella. In quella santa notte, a Betlemme, con Maria e il Bambino, c’è Giuseppe, al quale il Padre Celeste ha affidato la cura quotidiana del suo Figlio sulla terra, una cura svolta nell’umiltà e nel silenzio.

Il quarto pannello riproduce la scena drammatica della Fuga in Egitto per sottrarsi alla violenza omicida di Erode. Giuseppe è costretto a lasciare la sua terra con la sua famiglia, in fretta: è un altro momento misterioso nella sua vita; un’altra prova in cui gli è richiesta piena fedeltà al disegno di Dio.

Poi, nei Vangeli, Giuseppe appare solo in un altro episodio, quando si reca a Gerusalemme e vive l’angoscia di smarrire il figlio Gesù. San Luca descrive l’affannosa ricerca e la meraviglia di ritrovarlo nel Tempio – come appare nella quinta formella -, ma ancor più lo stupore di sentire le misteriose parole: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?" (Lc 2,49). E’ questa duplice domanda del Figlio di Dio che ci aiuta a capire il mistero della paternità di Giuseppe. Ricordando ai propri genitori il primato di Colui che chiama "Padre mio", Gesù afferma il primato della volontà di Dio su ogni altra volontà, e rivela a Giuseppe la verità profonda del suo ruolo: anch’egli è chiamato ad essere discepolo di Gesù, dedicando l'esistenza al servizio del Figlio di Dio e della Vergine Madre, in obbedienza al Padre Celeste.

Il sesto pannello rappresenta il lavoro di Giuseppe nell’officina di Nazaret. Accanto a lui ha lavorato Gesù. Il Figlio di Dio è nascosto agli uomini e solo Maria e Giuseppe custodiscono il suo mistero e lo vivono ogni giorno: il Verbo incarnato cresce come uomo all’ombra dei suoi genitori, ma, nello stesso tempo, questi rimangono, a loro volta, nascosti in Cristo, nel suo mistero, vivendo la loro vocazione.

Cari fratelli e sorelle, questa bella fontana dedicata a san Giuseppe costituisce un simbolico richiamo ai valori della semplicità e dell’umiltà nel compiere quotidianamente la volontà di Dio, valori che hanno contraddistinto la vita silenziosa, ma preziosa del Custode del Redentore. Alla sua intercessione affido le attese della Chiesa e del mondo. Insieme alla Vergine Maria, sua sposa, egli guidi sempre il mio e il vostro cammino, affinché possiamo essere strumenti gioiosi di pace e di salvezza.






Pope Benedict XVI waves during an unveiling ceremony for a new fountain dedicated to him in the Vatican Gardens at the Vatican July 5, 2010.

Pope Benedict XVI (C) waves from atop a hill inside Vatican's City gardens during the inaguration of a new fountain on July 5, 2010.

Pope Benedict XVI is sheltered from the sun as he walks during an unveiling ceremony for a new fountain dedicated to him in the Vatican Gardens at the Vatican July 5, 2010.Pope Benedict XVI is sheltered from the sun as he walks during an unveiling ceremony for a new fountain dedicated to him in the Vatican Gardens at the Vatican July 5, 2010.

Pope Benedict XVI is sheltered from the sun as he walks during an unveiling ceremony for a new fountain dedicated to him in the Vatican Gardens at the Vatican July 5, 2010.Pope Benedict XVI is sheltered from the sun as he walks during an unveiling ceremony for a new fountain dedicated to him in the Vatican Gardens at the Vatican July 5, 2010.



[Modificato da Caterina63 05/07/2010 14:26]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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