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La storia di Fatima e il Rosario per la conversione dei peccatori

Ultimo Aggiornamento: 01/12/2017 09:27
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19/05/2016 01:04
 
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FATIMA: la clamorosa conversazione di Benedetto XVI con padre Ingo Döllinger

Papa Francesco accoglie in Vaticano la statua della Madonna di Fatima

(di Cristina Siccardi) «Non ascoltare la Vergine Santissima, inviata da Dio», affermò Suor Lucia dos Santos in un’intervista del 26 dicembre 1957 rilasciata a Padre Augustin Fuentes su autorizzazione di Pio XII nel convento delle Carmelitane scalze di Coimbra di fronte al Vescovo ausiliare di Leiria, a due Vescovi di Coimbra, al nunzio apostolico in Portogallo, «è un peccato contro lo Spirito Santo».

E proprio nel giorno della festa di Pentecoste di quest’anno il teologo tedesco padre Ingo Döllinger, ordinato sacerdote il 25 luglio 1954, già segretario del Vescovo di Augusta, Josef Stimpfle, nonché amico personale di Benedetto XVI, ha dato il permesso di pubblicare a Maike Hickson, sul sito OnePeterFive questo clamoroso annuncio: «Non molto dopo la pubblicazione nel giugno 2000 del Terzo Segreto di Fatima da parte della Congregazione per la Dottrina delle Fede, il Cardinale Joseph Ratzinger disse a padre Döllinger durante una conversazione di persona che c’è una parte del Terzo segreto che non hanno ancora pubblicato! “C’è di più di quello che abbiamo pubblicato” disse Ratzinger. Inoltre disse a Döllinger che la parte pubblicata del segreto è autentica e che la parte inedita del Segreto parla di “un cattivo Concilio e di una cattiva Messa” che sarebbero arrivati in un futuro prossimo». «Padre Döllinger –  conclude Hickson – mi ha dato il permesso di pubblicare questi fatti nella festa dello Spirito Santo e mi ha dato la sua benedizione».

Il Dossier Fatima, apertosi 99 anni fa, prosegue nel cammino di arricchimento di documentazione per una storia soprannaturale e naturale che proseguirà sia fino a quando il Terzo segreto non sarà svelato al mondo nella sua interezza; sia fino a quando non si compirà l’ultima profezia della Madonna, ovvero il trionfo del suo Cuore immacolato.

Suor Lucia dos Santos scrisse il terzo Segreto a Tuy il 3 gennaio 1944 e lo consegnò a Monsignor José Alves Correia da Silva, Vescovo di Leiria-Fatima nel giugno dello stesso anno. Fu inviato a Roma fra marzo-aprile del 1957. Il testo avrebbe dovuto essere reso pubblico sotto il Pontificato di Giovanni XXIII nel 1960, secondo le precise indicazioni della Madonna. Ma ciò non avvenne per volontà di Papa Roncalli e dei suoi successori.

I veggenti di Fatima hanno sempre parlato di Segreto, diviso in tre parti. «Il segreto consta di tre cose distinte», scrisse Suor Lucia nella sua Terza Memoria (A.M. Martins SJ, Documentos, Fátima, L.E. Rua Nossa Senhora de Fátima, Porto 1976, p. 219). Nelle quattro Memorie ella dichiarò di scrivere sotto l’assistenza dello Spirito Santo (cfr. Quarta Memoria di Lucia dos Santos in ivi, p. 315). Soltanto la terza parte del Segreto venne stilata a parte, per essere destinata esclusivamente al Vicario di Cristo: a lui solo la responsabilità di sapere, a lui solo la responsabilità di agire di conseguenza.

Nella Quarta Memoria Suor Lucia scrisse che la Madonna dichiarò: «In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della Fede, ecc… Questo non ditelo a nessuno». È proprio in quell’«ecc.» che è racchiusa la terza parte del Segreto e questa frase tronca non è stata riportata nel Messaggio di Fatima reso pubblico il 26 giugno del 2000. Infatti, la Congregazione della Dottrina della Fede, allora guidata dal Prefetto Cardinale Ratzinger, estrapolò le due parti del Segreto non dalla Quarta, ma dallaTerza Memoria, dove non è presente la rivelazione che nel Portogallo si conserverà il dogma della Fede, dando per scontato che in altri luoghi non sarà così… l’apostasia è, di fatto, dilagata ovunque e la si ritrova sia fuori che dentro la Chiesa.

Ogni Papa, da Pio XII in poi, è stato messo a conoscenza del terzo Segreto, ma due soltanto, fino ad ora, hanno preso l’iniziativa di diffondere qualcosa e di fare qualcosa. Ma Fatima resta, ancora, l’incompiuta: scetticismo? prudenza? paura? I confini che dividono questi atteggiamenti avuti dai Papi sono labili. Il fatto reale è che le apparizioni di Fatima sono legate strettamente alla realtà ecclesiastica, oggi così martoriata, così refrattaria al soprannaturale, così confusa, così corrotta moralmente e spiritualmente, così carica di errori teologici e dottrinali, così priva di insegnamenti catechetici.

Fatima è annodata alla Passione attuale della Chiesa, causata, principalmente da due rivoluzioni, una pastorale e l’altra liturgica: il Concilio Vaticano II e la Santa Messa. Non dimentichiamo che l’Angelo del Portogallo apparve ai veggenti (1915-1916) quale preludio all’arrivo della Madonna e diede la Santa Ostia a Lucia, mentre il Sangue di Cristo, contenuto in un Calice, lo divise fra Giacinta e Francesco, affermando: «Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati! Fate riparazione per i loro crimini e consolate il vostro Dio (…) Rinnovando il sacrificio della Passione e Morte di Gesù, la Santa Messa è cosa tanto grande da bastare a trattenere la Divina Giustizia» (Fatima e la Passione della Chiesa, Sugarco, Milano 2012, p. 80). La Santa Messa è stata cambiata, è stata oltraggiata al fine di porre al centro dell’attenzione non più Nostro Signore e il Suo Sacrificio, ma l’assemblea, così facendo la Fede, sia nel clero che nei fedeli, ha perso consistenza e significato e le grazie si sono diradate, mentre le chiese si sono svuotate, così come i seminari.

In virtù della rivelazione di Padre Döllinger (che ebbe come confessore san Pio da Pietrelcina al quale fu molto legato, che insegnò teologia morale al Seminario diOrder of Canons Regular of the Holy Cross del Brasile, frequentato dal futuro Vescovo Athanasius Schneider, che nel 1970 prese parte alle discussioni della Conferenza episcopale tedesca sulla massoneria, al termine delle quali si affermò l’incompatibilità fra essa e la Chiesa cattolica) possiamo riflettere su alcuni aspetti.

Il Papa mariano, Giovanni Paolo II, che venne salvato il 13 maggio del 1981 dall’attentato del killer professionista Mehmet Ali Ağca, disse di aver avuto salva la vita grazie alla Madonna di Fatima e volle rendere nota al mondo la visione che ebbero i tre pastorelli portoghesi. È il 13 luglio 1917, siamo alla Cova d’Iria: la Madonna appare per la terza volta e rivela il Segreto: la visione dell’Inferno (prima parte); la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato (seconda parte), e la terza parte, ancora oggi monca.

Lascia registrato su carta Suor Lucia: «un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra,  con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo (…) un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarci, attraversò una grande città mezza in rovina e tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».

Ma qual è la spiegazione a questa visione e qual è il segreto che sottende? La Madonna illustrò ogni cosa delle prime due parti, nulla esiste della terza, se non il commento teologico del Cardinale Joseph Ratzinger e testo e commento furono presentati in una conferenza stampa in mondovisione. Tuttavia, una volta divenuto Papa, il 13 maggio 2010, dichiarò a Fatima: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa». È un caso che Benedetto XVI, proprio all’inizio del suo Pontificato, aprì il celebre dibattito sull’ermeneutica del Concilio Vaticano II, avviando così una felice stagione di ripensamenti su quell’assise? È un caso che diede vita al Summorum Pontificum del 2007 liberalizzando la Santa Messa in rito antico, sepolta e perseguitata dal 1969? È un caso che abolì il decreto di scomunica ai quattro vescovi della FSSPX, da sempre poggiati con perseveranza su due pilastri: la Santa Messa tridentina e la critica costruttiva al Concilio Vaticano II? È un caso che sia Benedetto XVI prima, sia Papa Francesco adesso desiderino riappacificarsi con la Fraternità sacerdotale fondata dal Vescovo Monsignor Marcel Lefebvre? Un caso o tutto rientra nelle loro conoscenze su ciò che la Madonna disse a Fatima?

Le risposte a tali quesiti e, nel contempo, al panorama disastroso di questa dolorosa vigilia del centenario delle apparizioni, sono nel terzo segreto di Fatima: la chiave per aprire la porta della reviviscenza della Chiesa. (Cristina Siccardi)




Fatima forever. Dollinger risponde a BXVI
Se pensavate che la saga del Terzo Segreto e dei suoi annessi e connessi fosse chiusa e sigillata dal comunicato della Sala Stampa vaticana con le dichiarazioni attribuite a papa Ratzinger, beh, vi siete sbagliati.
 
 
 

Se pensavate che la saga del Terzo Segreto e dei suoi annessi e connessi fosse chiusa e sigillata dal comunicato della Sala Stampa vaticana con le dichiarazioni attribuite a papa Ratzinger, beh, vi siete sbagliati.  

Immediatamente dal sito statunitense OnePeterFive che aveva riacceso l’annosa questione – Terzo Segreto pubblicato tutto, non completamente, oppure qualche annesso non reso noto – ha risposto a stretto giro di posta.   

In breve, l’ultimo capitolo era questo: un professore di teologia tedesco, Ingo Dollinger, amico di lunga data di Joseph Ratzinger, aveva detto per telefono, e in tedesco a Maike Hickson che Ratzinger gli aveva confidato, tempo fa, che non tutto il Terzo Segreto era stato pubblicato. I dettagli li trovate QUI. Sabato 21 maggio la Sala Stampa della Santa Sede pubblicava un comunicato in fra l’altro si diceva: “A tale proposito, il Papa emerito Benedetto XVI comunica «di non aver mai parlato col prof. Dollinger circa Fatima», afferma chiaramente che le esternazioni attribuite al professor Dollinger su questo tema «sono pure invenzioni, assolutamente non vere» e conferma decisamente: «la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima è completa»”.  

Il comunicato è stato vivisezionato in tutte le sue sfumature da OnePeterFive (e probabilmente da una quantità di altri siti specializzati in Fatima). Ma il termine “invenzione” ha suscitato una reazioni indignata.  

“Maike Hickson, che ha chiamato personalmente padre Dollinger, attesta la verità di ciò che ha riportato dalla conversazione….Inoltre questa mattina la dott.ssa Hickson ha telefonato a padre Dollinger, con la notizia del comunicato vaticano, e in quell’occasione egli ha confermato enfaticamente e chiaramente le sue osservazioni precedenti. In altre parole, ha confermato la sua versione dei fatti”.  

(Dr. Maike Hickson, who personally called Fr. Dollinger, attests to the truth of what she recounted from that conversation. Inasmuch as the Vatican statement accuses her of “attributing” statements which are “inventions” to Fr. Dollinger, it is false. She did not imagine the conversation she had with Fr. Dollinger, she reported it, and I stand by her testimony with full confidence in her integrity, both as a journalist and as a faithful daughter of the Church. Further, this morning Dr. Hickson telephoned Father Dollinger with the news of the Vatican statement, and at that time he again confirmed to her emphatically and clearly his previous remarks. In other words, he stood by his story).  

Parola contro parola, e gli eventuali documenti “mancanti”, se non sono svaniti nel corso degli anni, si trovano nei Sacri Palazzi.  

Quindi, se anche ci fosse stato qualche gioco di mano nel corso dei decenni, non penso che lo sapremo mai. Tanto più se l’eventuale “rivelazione” riguardasse Chiesa, Concilio ecc. ecc. D’altronde il contenuto della stanza di suor Lucia è sotto chiave; e anche da lì mi pare che non ci siano da aspettarsi scoperte clamorose. Almeno nel nostro tempo. 

La saga potrà così continuare ad infinitum. Non dimentichiamoci comunque che a dispetto di quello che pensano gli anticlericali, la Chiesa non ama le rivelazioni private, anche se corredate di fenomeni straordinari come Fatima. Pio XI quando riceveva lettere che gli annunciavano rivelazioni ultraterrene, commentava, più o meno: “Mah! Dicono che sono il Suo Vicario. Se ha qualcosa da dire, potrebbe faro sapere a me…”. E il segretario di un Papa “fatimista” come San Giovanni Paolo II ci disse una volta, in relazione al Terzo Segreto: “Il problema è capire che cosa ha detto la Madonna, e che cosa ha detto suor Lucia”. Restiamo in attesa della prossima puntata…. 

  una nostra considerazione, anzi due:

è chiarissima la strumentalizzazione di Radio Vaticana, quelle parole NON SONO di Ratzinger   

però, riguardo a questa conclusione: E il segretario di un Papa “fatimista” come San Giovanni Paolo II ci disse una volta, in relazione al Terzo Segreto: “Il problema è capire che cosa ha detto la Madonna, e che cosa ha detto suor Lucia”. Restiamo in attesa della prossima puntata….

 deve esserci un errore, la frase è attribuita a Giovanni XXIII e non a Giovanni Paolo II..... il quale ebbe modo di parlare direttamente con suor Lucia e dal qual colloquio disse che per lui era tutto chiaro..... Invece si evince chiaramente e LETTERALMENTE, dal Diario di Pericle Felici sul Concilio, che Giovanni XXIII annoverando tra i "profeti di sventura" in senso negativo la povera Lucia, NEL 1960 RIGETTO' il Terzo Segreto sostenendo, appunto, che non capiva (lui) dove iniziava il pensiero della Madonna e dove quello di suor Lucia




La crisi della Chiesa alla luce del segreto di Fatima

fatima

(di Roberto de Mattei) L’anno del centenario di Fatima (2016-2017) è stato aperto, il giorno di Pentecoste, da una notizia che ha suscitato clamoreIl teologo tedesco Ingo Döllinger ha riferito al sitoOnePeterFive che, dopo la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima, il cardinale Ratzinger, gli avrebbe confidato: «Das ist noch nicht alles!», «Non è ancora tutto».

La Sala Stampa Vaticana è intervenuta con un’immediata smentita in cui si dice che «il Papa emerito Benedetto XVI rende noto “di non aver mai parlato col prof. Döllinger circa Fatima” e afferma chiaramente che le esternazioni attribuite al prof. Döllinger su questo  tema “sono pure invenzioni, assolutamente non vere” e conferma decisamente: “La pubblicazione del  Terzo Segreto di Fatima è completa”».

La smentita non convince chi, come Antonio Socci, ha sempre sostenuto l’esistenza di una parte non divulgata del segreto che parlerebbe dell’abbandono della fede da parte dei vertici della Chiesa. Altri studiosi, come il dott. Antonio Augusto Borelli Machado, giudicano integrale e tragicamente eloquente il segreto divulgato dalla Santa Sede. Sulla base dei dati a nostra disposizione, non si può affermare oggi con assoluta certezza né che il testo del Terzo Segreto sia integrale, né che esso sia incompleto. Ciò che invece appare assolutamente certo è che la profezia di Fatima è incompiuta e che il suo compimento riguarda una crisi nella Chiesa senza precedenti.

Va ricordato a questo proposito un importante principio ermeneutico. Il Signore, attraverso rivelazioni e profezie che nulla aggiungono al deposito della fede, ci offre talvolta una “direzione spirituale” per orientarci nelle epoche più oscure della storia. Ma se è vero che le parole divine proiettano luce sulle epoche tenebrose, è anche vero il contrario: gli eventi storici, nel loro drammatico svolgimento, ci aiutano a comprendere il significato delle profezie.

Quando, il 13 luglio del 1917, la Madonna annunziò a Fatima che se l’umanità non si fosse convertita, la Russia avrebbe diffuso nel mondo i suoi errori, queste parole apparivano incomprensibili. Furono i fatti storici a svelarne il significato. Dopo la Rivoluzione bolscevica dell’Ottobre 1917 fu chiaro che l’espansione del  comunismo era lo strumento di cui Dio voleva servirsi per castigare il mondo dei suoi peccati.

Tra il 1989 e il 1991, l’impero del male sovietico si è apparentemente sgretolato, ma la scomparsa dell’involucro politico ha permesso una maggiore diffusione nel mondo del comunismo, che ha il suo nucleo ideologico nell’evoluzionismo filosofico e nel relativismo morale. La “filosofia della prassi”, che secondo Antonio Gramsci riassume la rivoluzione culturale marxista, è divenuta l’orizzonte teologico del nuovo pontificato, tracciato da teologi come il cardinale tedesco Walter Kasper e l’arcivescovo argentino Víctor Manuel Fernández, ispiratori dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia.

In questo senso non è dal segreto di Fatima che dobbiamo partire per comprendere l’esistenza di una tragedia della Chiesa, ma dalla crisi nella Chiesa per comprendere il significato ultimo del segreto di Fatima. Una crisi che risale agli anni Sessanta del Novecento, ma che con l’abdicazione di Benedetto XVI e il pontificato di Papa Francesco ha conosciuto un’impressionante accelerazione.

Mentre la Sala Stampa si affrettava a disinnescare il caso Döllinger, un’altra bomba esplodeva con ben maggior fragore. Nel corso della presentazione del libro del prof. don Roberto Regoli, Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI, svoltasi nell’aula magna della Pontifica Università Gregoriana, mons. GeorgGänswein enfatizzava l’atto di rinuncia al pontificato di Papa Ratzinger con queste parole: «Dall’undici febbraio 2013 il ministero papale non è più quello di prima. È e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un fondamento che Benedetto XVI ha profondamente e durevolmente trasformato nel suo pontificato d’eccezione».

Secondo l’arcivescovo Gänswein, le dimissioni del Papa teologo sono «epocali» perché hanno introdotto nella Chiesa cattolica la nuova istituzione del Papa emerito trasformando il concetto di munus petrinum, “ministero petrino”. «Prima e dopo le sue dimissioni Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione a un tale “ministero petrino”. Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune. (…) Dall’elezione del suo successore Francesco il 13 marzo 2013 non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è “Santità”; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano – come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato. (…) Con un atto di straordinaria audacia egli ha invece rinnovato quest’ufficio (anche contro l’opinione di consiglieri ben intenzionati e senza dubbio competenti) e con un ultimo sforzo lo ha potenziato (come spero). Questo certo lo potrà dimostrare unicamente la storia. Ma nella storia della Chiesa resterà che nell’anno 2013 il celebre Teologo sul Soglio di Pietro è diventato il primo “Papa emeritus” della storia».

Questo discorso ha un carattere dirompente e, da solo, dimostra come siamo non oltre, ma più che mai dentro la crisi della Chiesa. Il Papato non è un ministero che possa essere “allargato”, perché è un “ufficio”, attribuito personalmente da Gesù Cristo ad un unico Vicario e ad un unico successore di Pietro. Ciò che distingue la Chiesa cattolica da ogni altra chiesa o religione è proprio l’esistenza di un principio unitario e inscindibile incarnato nella persona del Sommo Pontefice. Il discorso di mons. Gänswein suggerisce una Chiesa bicefala e aggiunge confusione ad una situazione già fin troppo confusa.

Una frase collega la seconda e la terza parte del Segreto di Fatima: «In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede». La Madonna si rivolge a tre pastorelli portoghesi e li rassicura che il loro Paese non perderà la fede. Ma dove si perderà la fede? Si è sempre pensato che la Madonna si riferisse all’apostasia di intere nazioni, ma oggi appare sempre più chiaro che la perdita maggiore della fede, sta avvenendo tra gli uomini di Chiesa.

Un «vescovo vestito di bianco» e «vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose» sono al centro del Terzo Segreto, su uno sfondo di rovina e di morte, che è legittimo immaginare non solo materiale, ma spirituale. Lo conferma la rivelazione che suor Lucia ebbe a Tuy il 3 gennaio 1944, prima di scrivere il Terzo Segreto e che dunque è ad esso indissolubilmente legata. Dopo la visione di una terribile catastrofe cosmica, suor Lucia racconta di aver sentito nel cuore «una voce leggera che diceva: ’nel tempo, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, Santa, Cattolica, Apostolica. Nell’eternità  il Cielo!».

Queste parole rappresentano la negazione radicale di ogni forma di relativismo religioso a cui la voce celeste contrappone l’esaltazione della Santa Chiesa e della Fede cattolica. Il fumo di Satana può invadere la Chiesa nella storia, ma chi difende l’integrità della Fede contro le potenze dell’inferno vedrà, nel tempo e nell’eternità, il trionfo della Chiesa e del Cuore Immacolato di Maria, definitivo suggello della tragica, ma entusiasmante, profezia di Fatima. (Roberto de Mattei)


   

 

[Modificato da Caterina63 26/05/2016 00:08]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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