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Dormizione e Transito (Assunzione) di Maria al Cielo nella Tradizione Orientale

Ultimo Aggiornamento: 23/08/2009 11:40
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La festa della Dormizione della Madre di Dio nella tradizione bizantina

Oggi viene trasferita alla vita colei che è madre della vita


di Manuel Nin

                                             

La tradizione bizantina ha come prima grande festa del ciclo liturgico la nascita della Madre di Dio l'8 settembre, e lo conclude con la sua dormizione e transito al cielo il 15 agosto, come a volere sottolineare che Maria diventa modello del cammino che ogni cristiano e tutta la Chiesa percorrono nel loro configurarsi pienamente al mistero salvifico di Cristo. In Oriente la festa del 15 agosto venne fissata alla fine del vi secolo dall'imperatore Maurizio, mentre in Occidente la introdusse papa Sergio i circa un secolo più tardi.

Nei libri liturgici la festa porta il titolo di Dormizione della Madre di Dio e ne celebra il transito e la sua piena glorificazione come primo frutto del mistero pasquale di Cristo. La celebrazione, seguita da un'ottava che si conclude il 23, viene preceduta il 14 da una prefesta che introduce nei diversi aspetti sviluppati nell'ufficiatura festiva:  l'invito alla gioia indirizzato a tutta la creazione, l'invocazione agli apostoli riuniti attorno alla Maria e l'annuncio del suo transito.

I testi intrecciano molti titoli dati alla Madre di Dio, fondamentalmente cristologici e che portano la Chiesa a meditare sul ruolo di Maria in vista della salvezza e ne sottolineano aspetti importanti:  la divina maternità, il ruolo di intercessione presso il Figlio, la sua morte o dormizione e il suo transito in cielo. Il vespro prevede tre letture veterotestamentarie:  la visione notturna della scala di Giacobbe (Genesi, 28), la profezia della porta chiusa varcata soltanto dal Signore (Ezechiele, 43-44) e l'annuncio della casa costruita dalla sapienza di Dio (Proverbi, 9). La liturgia eucaristica propone due testi neotestamentari:  per glorificare e portare l'uomo sua creatura alla primitiva gloria e bellezza il Verbo di Dio si abbassa e si fa uomo (Filippesi, 2, 5-11), mentre nel vangelo (Luca, 10, 38-42 e 11, 27-28) Maria, come tutta la Chiesa, è chiamata a essere fedele all'ascolto della Parola di Dio.

La liturgia sottolinea la maternità divina di Maria con titoli che ne evidenziano il ruolo nell'adempimento del volere salvifico di Dio:  "fonte della vita", "trono dell'Altissimo", "madre del re". La sua verginità corporale viene evocata come "corpo immacolato, origine di vita", "corpo purissimo che ha accolto Dio", e il suo grembo diventa "ricettacolo dell'essenza eterna", "lampada della luce inaccessibile". E nell'ufficiatura Maria è chiamata "arca di Dio che giunge al suo riposo", "colei che ha partorito l'autore della vita", "madre del creatore di tutti", "cocchio della divinità", "corpo che è origine di vita e dimora di Dio", "madre del beneplacito del Padre".

La festa mette ancora in risalto il ruolo di intercessione che la Madre di Dio ha presso il suo Figlio per la salvezza degli uomini:  molti tropari infatti si concludono con l'affermazione "tramite te lui elargisce al mondo la grande misericordia" e iniziano con "colei che intercede", strumento unico, vaso di elezione, "grazie alla quale siamo stati deificati".

Il transito di Maria alla vera vita è motivo di gioia per tutta la creazione:  angeli e uomini. Il mistero della piena glorificazione della Madre di Dio è cantato con immagini molto vive messe in luce anche per contrasto:  "Oggi il cielo apre il suo grembo per ricevere colei che ha partorito colui che l'universo non può contenere"; "viene trasferita alla vita colei che è madre della vita"; "la figlia di Davide, grazie alla quale siamo stati deificati, passa gloriosamente e ineffabilmente nelle mani del proprio figlio e sovrano". E Maria, per mezzo della sua morte e il suo transito in cielo, è accolta da suo figlio:  "Tu che sei stata sacrario della vita, hai raggiunto l'eterna vita. Attraverso la morte infatti sei passata alla vita, tu che hai partorito la vita".



(©L'Osservatore Romano - 15 agosto 2009)



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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