| | | OFFLINE | Post: 5.921 | Sesso: Maschile | |
|
28/08/2009 18:55 | |
DISCORSO 191 NATALE DEL SIGNORE Il grande amore di Cristo per l'uomo. 1. 1. Il Verbo del Padre, per mezzo del quale sono stati creati i tempi (1), divenuto carne, ci ha donato il suo Natale nel tempo. Per la sua nascita umana volle avere un giorno determinato, lui senza il cui intervento divino nessun giorno può scorrere. Egli che presso il Padre precede tutta l'estensione dei secoli, nascendo dalla madre nel tempo in questo giorno si inserì nel defluire degli anni. Il creatore dell'uomo è diventato uomo: perché, pur essendo l'ordinatore delle stelle, potesse succhiare da un seno di donna; pur essendo il pane (2), potesse aver fame (3); pur essendo la fonte (4), potesse aver sete (5); pur essendo la luce (6) potesse dormire (7); pur essendo la via (8) potesse stancarsi per il viaggio (9); pur essendo la verità (10) potesse essere accusato da falsi testimoni (11); pur essendo giudice dei vivi e dei morti (12) potesse essere giudicato da un giudice mortale; pur essendo la giustizia (13) potesse essere condannato da uomini ingiusti; pur essendo il flagello potesse essere colpito da flagelli; pur essendo grappolo potesse essere coronato di spine; pur essendo il fondamento potesse essere sospeso ad un legno; pur essendo la fortezza potesse diventare debole; pur essendo la salvezza potesse essere ferito; pur essendo la vita potesse morire. Sostenne per noi queste cose ed altre simili pur non meritandosele, per liberare noi anche se eravamo indegni. Mentre né lui, che per noi sopportò tanti mali, si meritava alcunché di male, né noi, che tramite lui abbiamo ricevuto tanti beni, ci meritavamo alcunché di bene. Per questi motivi colui che era Figlio di Dio prima di tutti i secoli senza inizio di giorni, negli ultimi tempi si è degnato di diventare figlio dell'uomo. E colui che, nato dal Padre, non è stato formato dal Padre, è stato formato nella madre che aveva fatto. È nato da lei per poter rimanere finalmente qui in terra; mentre lei mai e da nessuna parte avrebbe potuto esistere se non per mezzo di lui. La verginità di Maria. 1. 2. Così si è adempiuto quanto aveva predetto il Salmo: La verità è sorta dalla terra (14). Maria era vergine prima di concepire Gesù e rimase vergine anche dopo averlo partorito. In quella terra, cioè in quel corpo donde è sorta la Verità non venne meno l'integrità. Dopo la sua risurrezione, poiché i discepoli credevano che fosse uno spirito, non un corpo, Gesù disse: Palpatemi e osservate; uno spirito non ha carne ed ossa come vedete che ho io (15). E nonostante la consistenza del suo corpo giovanile, s'introdusse presso i discepoli a porte chiuse (16). Perché allora colui che, da grande, poté entrare attraverso le porte chiuse, non avrebbe potuto anche, da piccolo, uscire attraverso membra incorrotte? Gli increduli non vogliono credere né a questo fatto né a quell'altro. Ma tanto più la fede li ammette ambedue quanto più l'incredulità li rifiuta ambedue. L'incredulità consiste nel negare in Cristo la divinità. Ma se la fede ammette che Dio è nato nella natura umana, non dubita che sia possibile a Dio compiere ambedue i portenti: sia che il suo corpo, già grande, si presentasse, mentre l'uscio era chiuso, davanti a coloro che erano all'interno della casa; sia che, da bambino, procedesse come sposo dal suo talamo (17), cioè dal grembo verginale, lasciando illesa la verginità della madre. La Chiesa madre e vergine. 2. 3. Nel grembo verginale della madre l'unigenito Figlio di Dio si è degnato di unire a sé la natura umana, per congiungere a sé, capo immacolato, la Chiesa immacolata. L'apostolo Paolo chiama la Chiesa vergine non perché considera in essa soltanto coloro che sono vergini anche nel corpo, ma perché desidera che tutti abbiano il cuore incorrotto. Vi ho fidanzati - dice - ad un solo sposo, per presentarvi a Cristo come una vergine casta (18). La Chiesa, imitando la Madre del suo Signore, anche là dove non ha potuto esserlo nel corpo, è tuttavia insieme madre e vergine nello spirito. Cristo dunque, che ha reso vergine la sua Chiesa liberandola dalla fornicazione dei demoni, nascendo, non ha tolto in alcun modo la verginità a sua madre. Voi, vergini consacrate, nate dalla incorrotta verginità della Chiesa, che non curandovi delle nozze terrene avete scelto di essere vergini anche nel corpo, celebrate oggi con solennità e gioia il parto della Vergine. È nato infatti da una donna colui che non ha avuto bisogno di essere generato in lei da un uomo. Egli, che a voi ha fatto dono della verginità che avreste amato, non tolse alla madre ciò che anche voi ora amate. Egli, che risana in voi ciò che avete ereditato da Eva, non può rovinare ciò che voi avete amato in Maria. Imitare la verginità di Maria. 3. 4. Seguite le orme di colei che nel concepire non si unì a uomo e nel partorire rimase vergine. Imitatela in quanto ne avete la possibilità. Non nella fecondità, perché questo è impossibile senza compromettere la verginità. Lei sola poté avere ambedue le cose, delle quali voi ne avete scelta una; se voleste averle ambedue, perdereste quella che avete scelto. Lei sola poté avere ambedue le cose, lei che generò l'Onnipotente, in virtù del quale poté averle ambedue. Solo in questo unico modo era conveniente che l'unico Figlio di Dio diventasse figlio dell'uomo. Tuttavia per il fatto che Cristo è stato partorito soltanto dalla Vergine, non per questo non è niente per voi; infatti, benché non avete potuto partorirlo nella carne come figlio, lo avete trovato nel cuore come sposo: e un tale sposo che, mentre in quanto redentore ricolma la vostra felicità, non dovete temere che vi tolga il bene della verginità. Egli infatti che non ha tolto la verginità alla madre neanche quando questa lo partorì fisicamente, molto più la conserverà in voi nell'amplesso spirituale. Né dovete ritenervi sterili per il fatto che rimanete vergini. Infatti una virtuosa integrità del corpo è assai utile per la fecondità del cuore. Comportatevi come consiglia l'Apostolo: siccome non dovete preoccuparvi delle cose del mondo e di come poter piacere ai mariti, datevi pensiero delle cose di Dio, come possiate piacere in tutto a lui (19). Perché possiate avere non un grembo fecondo di nascite, ma un cuore fecondo di virtù. Ora, arrivato al termine, mi rivolgo a tutti voi che siete presenti, parlo a tutti, vorrei sollecitare con queste parole tutti voi, che siete la vergine casta che l'Apostolo ha fidanzato a Cristo (20). Quanto ammirate nel corpo di Maria abbiatelo nell'intimo della vostra anima. Chi crede nel cuore per compiere la giustizia concepisce Cristo; chi lo confessa con la bocca per la salvezza partorisce Cristo (21). Così nel vostro cuore sovrabbondi la fecondità e permanga la verginità. 1 - Cf. Gv 1, 3. 2 - Cf. Gv 6, 35. 3 - Cf. Mt 4, 2. 4 - Cf. Gv 4, 13. 5 - Cf. Gv 19, 28. 6 - Cf. Gv 1, 9. 7 - Cf. Lc 8, 23. 8 - Cf. Gv 14, 6. 9 - Cf. Mc 14, 56. 10 - Cf. 2 Tm 4, 1. 11 - Cf. 1 Cor 1, 30. 12 - Cf. Mt 27, 26-29. 13 - Cf. 1 Cor 3, 11. 14 - Sal 84, 12. 15 - Lc 24, 38. 16 - Gv 20, 19. 17 - Cf. Sal 18, 6. 18 - 2 Cor 11, 2. 19 - Cf. 1 Cor 7, 32-34. 20 - Cf. 2 Cor 11, 2. 21 - Cf. Rm 10, 12. |
| Rispondi
|
| UDIENZA Il discorso del Papa ai partecipanti alla VII Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie Maria è la stella che illumina e guida il cammino della Chiesa verso Cristo La Vergine Maria è "la stella che illumina e guida" il cammino della Chiesa verso Cristo. È quanto ha riaffermato Giovanni Paolo II nel discorso rivolto ai partecipanti alla VII Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, svoltasi nella mattina di martedì 29 ottobre, nella Sala Clementina. Questi sono i punti nodali del discorso pronunciato dal Santo Padre: "Chi più di Maria, della Vergine Madre, può aiutarci ed incoraggiarci in questo impegno? Chi più di Lei può insegnarci a contemplare e ad amare quel Volto che Lei ha fissato con immenso amore e con totale dedizione durante tutta la sua vita, dal momento della nascita fino all'ora della Croce, e poi all'alba della Risurrezione?"; "Sul volto di Cristo e nei tratti della sua umanità si riflettono le caratteristiche della madre, il suo stile educativo, il suo modo di essere e di sentire. Per questo, volendo contemplare in profondità il volto di Cristo, dobbiamo ricorrere a Maria che, accogliendo pienamente il progetto di Dio, ha "plasmato" in modo singolarissimo il Figlio, accompagnandone passo passo la crescita"; "Occasione propizia per intensificare tale impegno sarà il centocinquantesimo anniversario della proclamazione dogmatica dell'Immacolata Concezione di Maria. Le due Pontificie Accademie Mariane, ciascuna nel proprio ambito di attività e con le proprie specifiche competenze, sono chiamate ad offrire tutto il loro contributo, affinché tale ricorrenza sia occasione di rinnovato sforzo teologico, culturale e spirituale per comunicare agli uomini e alle donne del nostro tempo il senso e il messaggio più autentico di questa verità di fede".
(©L'Osservatore Romano - 30 Ottobre 2002) |
| Rispondi
|
| Non so quando ti incontrai per la prima volta, Madre mia, non tengo il conto dei giorni e degli anni, come l'avaro che conta gli spiccioli e annota, minuzioso, ore ed appuntamenti. Prima di te incontrai, ne sono certo, la Volontà d'Amore che mi volle per quel che sono: deturpata immagine del Figlio, duro d'orecchi al soffio dell'Amore. Eppoi, il Figlio Amore, ma anche questo non ricordo: ricordo (?) solo l'acqua che scorreva sul mio capo, buio trasformato in luce, il mio pianto primogenito di lacrime a venire, forse l'acqua fredda, forse l'infantile e verace disgusto per il peccato, forse un semplice pianto per la rottura dell'incanto che mi univa alla Volontà d'Amore, al Figlio Amore, al Soffio Amore. Non so chi mi parlò di te, o Madre mia, per primo: non lo ricordo, non tengo il conto delle prime volte perché ogni volta sia la prima. Così, la sera, una sera (non ricordo) facesti l'ingresso nelle mie preghiere, annunciata dal segno della croce, entrambi figli (io e Te) dell'Amore trinitario, seppure Tu Madre ed io figlio, preso in adozione in un futuro deciso ai piedi della croce. Fu il tuo secondo "sì", quello che ti fece Madre mia e di Giovanni, come se in quel "sì" ripronunciato, scorresse il fiume della vita, diritto fino al mare, quel mare Trinitario che m'attende, o Madre, con l'impressione di non esser mai sceso dalle tue braccia, da quel giorno ai piedi della croce, dove il Salvatore Amore mi pensò... E mi pensò con te, e ti pensò con me, o Madre mia. Continuo a dire "non ricordo" il nostro primo incontro, forse perché ogni incontro è il primo, forse perché la grazia di un istante passato a dirti "Ave..." è un istante pieno di grazia, e per questo Ti somiglia. Di fatto, al saluto trinitario, Tu segui o Madre in quelle povere preghiere ove come gemma ti incastoni nei Tre Amore di cui sei Amore. Ed io, tuo figlio, ancora non ricordo il nostro primo incontro, il nostro primo abbraccio, mi sfugge dalla mente, quel mio primo dolce far niente se non dirti "Ave...", quel mio tornare indietro a vedere quel nostro farci compagnia nato ai piedi della croce, Madre mia... |
| Rispondi
|
|
" O Maria, ti preghiamo per tutti i nostri fratelli cristiani ancora separati dalla nostra famiglia cattolica. Vedi come una schiera gloriosa di essi celebri con fedeltà ed amore il tuo culto; vedi come in altre schiere, tanto risolute a chiamarsi e ad essere cristiane, alberghi il ricordo di Te, o piissima; chiama con noi tutti cotesti tuoi figli alla medesima unità, che per volere del Tuo amatissimo Figlio, Signore nostro Gesù Cristo, posta sotto la tua materna protezione. (Paolo VI - Preghiera a Maria, Anniversario del Conc. Vat.II) | | |