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La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2009 12:35
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Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale) Inviato: 11/01/2004 22.46

La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica

Premessa

 

La Pace di Cristo!

Vorrei con tre diverse discussione trattare alcuni punti spesso motivo di contesa e di irrigidimento sia da parte cattolica che da parte protestante.

I motivi sono principalmente due.

Uno è quello di far vedere a tutto coloro che ritengono fondamentale confrontare con il criterio del Sola Scriptura ogni dottrina, che le verità cattolico-romane su Maria possono essere interpretate in maniera conforme a questo principio.

Il secondo è dimostrare agli stessi cattolici, spesso troppo rigidi, o peggio ancora, che ritengono che la Scolastica abbia detto tutto il dicibile e nell’unico modo in cui ciò può essere detto, che è possibile affrontare il tema mariano con serenità, senza volontà apologetiche o dimostrative, ma accettando il primato della Scrittura anche in riferimento alle definizioni su Maria.

I temi trattati saranno 3:
1. Rivelazione e rivelazioni;
2. La Cooperazione di Maria, Mediatrice di Grazia, al mistero della salvezza;
3. Maria, la tutta santa dal primo istante dell’esistenza.

Spero che possiate accogliere senza spirito polemico o di rivalità quanto scritto, ma come stimolo ad un dialogo semplice e onesto, che tenga conto di tutta la complessità biblica, storica e teologica del tema.

Ireneo

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Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale) Inviato: 14/01/2004 0.17

La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica/1

 

Rivelazione e rivelazioni.

Una prima precisazione va fatta sul significato di Rivelazione e sui suoi contenuti.
Per Rivelazione pubblica la Chiesa Cattolica intende la rivelazione che Dio ha fatto di sé nella storia del popolo di Israele prima, e nella Chiesa poi, e contenuta nella Sacra Scrittura.

Tale Rivelazione è compiuta e completata definitivamente dal Signore Gesù, come afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II: il Cristo "vedendo il quale si vede anche il Padre, con tutta la sua presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua gloriosa risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito di verità, compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna"(1). Più in là, nello stesso numero del medesimo documento si afferma che "non è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo"(2).

Quindi la Chiesa è consapevole che tutte le verità di fede, che saranno esplicitate e trasmesse dalla Sacra Tradizione, sono già contenute nei Libri Sacri e che unico compito del magistero è di interpretare autenticamente, con l’autorità esercitata nel nome di Cristo, l’unico deposito della fede costituito dall’insieme della Sacra Scrittura e della Sacra Tradizione(3).

"Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate private, alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di migliorare o di completare la rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa. La fede cristiana non può accettare rivelazioni che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento"(4).

Naturalmente è inutile precisare che le recenti apparizioni mariane, da Lourdes a Fatima, alle più vicine a noi, vanno considerate rivelazioni private e che come tali non fanno parte del deposito della fede, ma solo della devozione dei fedeli. Non essendo parte del deposito della fede esse non sono presentate come necessarie ai credenti ed ogni cristiano può mantenere verso di esse la propria libertà di valutazione.

È gia dal XVIII secolo che il magistero ha definito in modo preciso il comportamento da tenersi nei riguardi delle private rivelazioni, e questo tramite uno scritto di papa Benedetto XIV che afferma: "l’approvazione data dalla Chiesa a una rivelazione privata non è altro che il permesso accordato, dopo un attento esame, di fare conoscere questa rivelazione per l’insegnamento e il bene dei fedeli. A simili rivelazioni, anche se approvate dalla Chiesa, […] si può non accordare il proprio assenso […] ammesso che lo si faccia per buone ragioni e senza intenzione di disprezzo"(5).

Risulta chiaro dal quadro fin qui esposto che la definizione di un qualunque dogma proposto all’obbedienza della fede di tutti i fedeli non si può che basare sulla Rivelazione pubblica e cioè sulla Sacra Scrittura compresa alla luce degli scritti dei Padri; chiaramente questo è anche il caso dei due recenti dogmi mariani, cioè quello dell’Assunzione di Maria, che affonda le sue radici nel IV secolo cristiano, e quello più recente, seppur divenuto dogma prima, dell’Immacolata concezione. Il primo è infatti basato sulla certezza teologica e biblica che il corpo che aveva custodito la Vita non poteva subire la corruzione del sepolcro, e il secondo sulla comprensione sempre più profonda delle parole dell’angelo che saluta la Vergine come La piena di grazia.

Come viene fatto giustamente notare dal gruppo misto di Dombes, "le apparizioni non hanno come ruolo quello di fondare la fede, ma di servirla. Non aggiungono nulla all’unica rivelazione, ma possono esserne un umile richiamo"(6). Dolorosamente il testo però nota come sovente "il culto spontaneo dei fedeli va al di là di questa prudenza ed esprime riguardo ai luoghi delle apparizioni e delle manifestazioni straordinarie che vi si producono, una curiosità a volte malsana, come se la loro fede avesse bisogno di una conferma necessaria"(7).

Come non ricordare a tale riguardo che la fede è soprattutto sperare in ciò che ancora non vediamo e avere fiducia che l’uomo Gesù, risorto da morte, verrà presto a donarci la visione beatifica definitiva? Come non riportare alla mente le parole che Gesù disse a Tommaso: "beati quelli che pur senza avere visto crederanno!"(8)?

Riguardo in particolare al rapporto tra la definizione del dogma dell’Immacolata concezione e le apparizioni di Lourdes, se tale dottrina non fosse già stata proposta dai Padri della Chiesa e dai teologi che in tutto il medioevo e nel seicento hanno preso in considerazioni le motivazioni bibliche e teologiche a favore di una tale posizione, sarebbe bastata l’apparizione francese per esprimere il dogma? Possiamo con certezza dire di no, perché la fede della Chiesa si può basare solo sulla rivelazione pubblica, data una volta per sempre. Anche Paolo è categorico su questo: "orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema!"(9).

Da quanto fin qui scritto, e senza l’intenzione di svalutare le apparizioni mariane, si deduce che:

<DIR> <DIR>

a. Le rivelazioni private, incluse quelle mariane, non fanno parte del deposito della fede e quindi ogni fedele resta libero nel suo giudizio verso di esse.

b. Esse sono sostanzialmente una cosa differente dalla Rivelazione pubblica, sulla quale soltanto si basa la fede della Chiesa.

c. I titoli che a Maria sono dati dalla Scrittura, dai Padri e dai concili, in quanto parte del deposito della fede, sono da preferire rispetto a quelli sorti dalla pietà popolare e da rivelazioni private.

d. Nessuna novità può essere introdotta nella fede della Chiesa dalle apparizioni.

e. Le apparizioni, essendo fenomeni mistici, vanno sempre compresi ed inquadrati storicamente e non sono universalmente valide come lo è la Sacra scrittura e la dottrina dei Concili.

f. E’ urgente e necessario per il bene dei fedeli ed in vista del dialogo ecumenico, distinguere sempre meglio ciò che la fede richiede da ciò che la devozione consente.

 

 

</DIR></DIR>

1.Dei Verbum, 4

2.Ibidem

3.Cfr. Ibid, 9-10

4. Catechismo della Chiesa Cattolica, 67

5. Benedetto XIV, De servorum Dei beatificazione II, 32, 11

6. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 311

7. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 312

8. Gv 20, 29

9. Gal 1, 8



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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 14/01/2004 18.54
Bella la ricostruzione....., ti ringrazio perchè infatti hai saputo (meglio di quanto abbia tentato in diversi forum) fare un primo riassunto di quanto poi si è detto in alcuni interventi su Maria ma purtroppo sparpagliati qua e la.....
 
Ovviamente mi riferisco alla specificazione riguardo le apparizioni mariane...
 
Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa. La fede cristiana non può accettare rivelazioni che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento"
........
riferimento appunto catechistico......e più volte ricordato quando l'occasione ci si è presentata per chiarire....
 

d. Nessuna novità può essere introdotta nella fede della Chiesa dalle apparizioni.

..........
nessun dubbio....infatti la Chiesa non ha mai apportato novità di fede a seguito di qualche rivelazione......ma specificarlo come hai fatto tu, insieme agli altri punti è da ringraziare...
 
Alla prossima, Fraternamente C.

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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 14/01/2004 19.15
La Pace di Cristo!
 
Pur ritenendo importante tutto quello che ho scritto (altrimenti non lo avrei inserito  ), vorrei qui sottolineare l'ultimo punto della sintesi, che in effetti aiuta a far chiarezza quando si dialoga di qeuste cose, non solo in riferimento a Maria, ma a tutte le questioni di prassi e dottrina:
 
E’ urgente e necessario per il bene dei fedeli ed in vista del dialogo ecumenico, distinguere sempre meglio ciò che la fede richiede da ciò che la devozione consente.
 
Un abbraccio fraterno,
 
Ireneo

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Da: lisa Inviato: 14/01/2004 19.56
Scusate ma ......la frase:
Le apparizioni, essendo fenomeni mistici, vanno sempre compresi ed inquadrati storicamente e non sono universalmente valide come lo è la Sacra scrittura e la dottrina dei Concili.
Si ricollega al fatto che non essendo parte del deposito della fede si può credervi o meno?..........non capisco cosa vuol dire ..."non sono universalmente valide", in effetti tutta la frase non mi è chiara......aiutoooo!!!
lisa

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Consiglia Elimina    Messaggio 5 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 14/01/2004 20.05
Dunque lisa....ne abbiamo parlate in altre occasioni......
Credere nelle apparizioni non è un dogma della Chiesa......
la Parola di Dio riconosciuta come VERA  PAROLA DI DIO è una verità di fede UNIVERSALE cioè, è necessario crederci perchè è la verità che NESSUNO PUO' METTERE IN DUBBIO......
 
Certo si può non credere, ma in questo caso non si è cristiani....
mentre per le apparizioni si può essere cristiani ma NON necessariamente credere che una data apparizione sia avvenuta o meno, ma attenzione.....
 
Come non ricordare a tale riguardo che la fede è soprattutto sperare in ciò che ancora non vediamo e avere fiducia che l’uomo Gesù, risorto da morte, verrà presto a donarci la visione beatifica definitiva? Come non riportare alla mente le parole che Gesù disse a Tommaso: "beati quelli che pur senza avere visto crederanno!"(8)?
..........
dunque trattasi di FEDE....e crederci può essere un sostegno dal quale tutto guadagnare.....non crederci, non preclude la salvezza, ma ariattenzione....
 
A simili rivelazioni, anche se approvate dalla Chiesa, […] si può non accordare il proprio assenso […] ammesso che lo si faccia per buone ragioni e senza intenzione di disprezzo"(5)
..........
 
Fraternamente Caterina, per ora........
 

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 6 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 15/01/2004 19.33
La Pace di Cristo!
 
Quanto detto da Caterina si riferisce all'assenso alle apparizioni.
Vorrei completarlo con un pensiero invece sulla "storicità" dei fenomeni mistici, che, se ho ben capito, era proprio quello che Lisa non aveva capito.
 
Allora, cara Lisa, ecco a cosa mi riferivo tramite un esempio pratico.
A Margherita Maria Alacocque (se ho scritto bene), la mistica del Sacro Cuore, Cristo una volta disse che avrebbe esaudito tutte le persone che avrebbero scritto al mattino la loro intenzione su un pezzo di carta e l'avessero ingoiato.
 
E' logico che una cosa del genere può essere compresa solo nella temperie del tempo e che, appunto, il fenomeno mistico deve essere compreso e inquadrato storicamente: la richiesta di un gesto irrazionale in un'epoca in cui la razionalità era divenuta un idolo.
 
Il valore letterale di questa apparizione, oggi, non ha senso. Ma inquadrandola storicamente ne possiamo cogliere il significato profondo: avere fiducia nella Parola di Dio.
 
Ecco cosa volevo dire che le apparizioni, in quanto fenomeni mistici, vanno compresi ed inquadrati storicamente e non sono universalmente valide come invece Scrittura e Concili.
 
Il Bacio della Pace,
 
Ireneo

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Consiglia Elimina    Messaggio 7 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 15/01/2004 21.39
Se vogliamo completare il quadro della spiegazione che Ireneo ha fatto, occorre dire tutto...che la Chiesa si espresse in questi termini:
 
<"Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio!", ed è a questo che intendiamo (la Chiesa, per la quale parlò il vescovo dopo la conferma della veridicità dei fatti) invitare i fedeli al riferimento dei messaggi ricevuti...>
 
Ciò che è stato TRADOTTO da questo messaggio è il come dobbiamo NUTRIRCI della Parola di Dio che infatti non è incontrasto con la Parola nè con la promessa di Gesù: "Bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato" ed altrove dice: "Non ricevete perchè NON sapete chiedere e chiedete male....."
Il nutrimento della Parola perchè possa diventare il nostro stile di vita, è alla base per essere esauditi (sempre per ciò che piace al Signore ovvio)
 
Era solo per specificare...io credevo si volesse parlare delle apparizioni mariane....visto il titolo del forum e non dei messaggi privati ricevuti dai singoli santi o beati e affini....... ai quali la Chiesa NON ha mai dato una catechesi d'impegno ai fedeli......come invece usa per le apparizioni specie Lourdes e Fatima......se poi ho capito male chiedo scusa......
 
Fraternamente Caterina
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30/08/2009 12:21
 
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Consiglia Elimina    Messaggio 8 di 15 nella discussione 
Da: lisa Inviato: 21/01/2004 23.33
Eccomi qua!.......posso rispondere solo adesso , per una settimana ho avuto problemi con la linea adsl, (praticamente non avevo la linea), anzi se volete misurare il vostro grado di pazienza vi invito a provare a parlare con  gli addetti del 187, se fate 50 telefonate otterrete 50 risposte diverse!!!!  .....comunque.....
Grazie per le risposte......
 
Ecco cosa volevo dire che le apparizioni, in quanto fenomeni mistici, vanno compresi ed inquadrati storicamente e non sono universalmente valide come invece Scrittura e Concili
Ireneo ha spiegato molto bene ciò che io non avevo compreso,volevo però chiedere: " ma  se questi fenomeni mistici  richiedono o rivelano delle cose che non riguardano solo la persona che riceve le rivelazioni ma tutti , anche in questo caso la Chiesa  dà libertà di credere o meno? ....per esempio ...Fatima e Lourdes che Caterina cita, sono considerati diversamente da altre apparizioni perchè i messaggi  rivelati riguardano tutti?
...e ....un'altra domanda (non uccidetemi!!!).....Caterina scrive:"io credevo si volesse parlare delle apparizioni mariane....visto il titolo del forum e non dei messaggi privati ricevuti dai singoli santi o beati e affini......
scusate la mia ignoranza...ma apparizione Mariana  o messaggi ricevuti da singoli..non è la stessa cosa?
 
lisa

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Consiglia Elimina    Messaggio 9 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSNIyvan5 Inviato: 22/01/2004 0.11
Cara Lisa,
 
non vorrei sbagliare, ma credo che Caterina intendesse riferirsi alle apparizioni avute da molti mistici, apparizioni che riguardano però soprattutto la sfera personale di queste persone, rese possibili dalla tensione dello spirito costantemente proteso verso Dio. In questo caso l'apparizione soddisfa esclusivamente il loro attaccamento alla fede.
Diverse sono invece le apparizioni di Fatima e Lourdes, dove il messaggio di Maria vuole raggiungere tutti gli uomini, e in questo caso non è necessario essere dei mistici, ma è sufficiente la purezza di cuore che può ravvisarsi in semplici pastorelli.
Se ho interpretato male mi scuso.
 
fraternamente
iyvan

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Consiglia Elimina    Messaggio 10 di 15 nella discussione 
Da: lisa Inviato: 22/01/2004 6.24
Pensandoci mi sa che hai ragione Lyvan....................grazie
lisa

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Consiglia Elimina    Messaggio 11 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 22/01/2004 9.50
Ringrazio Yivan che ha interpretato bene ciò che intendevo.....andiamo ora con ordine alle risposte per lisa e per tutti noi..........tuttavia voglio ricordare che le risposte che diamo NON intendono nè sostituirsi al pensiero della Chiesa (verso la quale comunque intendiamo CORRISPONDERE ALLA LETTERA), nè tanto meno avere un carattere di definitiva chiusura agli argomenti....Noi dialoghiamo e fin dove riusciamo a dare delle risposte che la Chiesa ci ha insegnato magistralmente e mediante le Scritture che portiamo sempre nei riferimenti, desideriamo solo allargare LE MEDITAZIONI.....
 
Dunque....
 
Oltre a ciò che ha detto Yivan aggiungo appunto che la Chiesa, ad esempio, ha riconosciuto a carattere UNIVERSALE solo Fatima e Lourdes dal momento che avendole ben studiate ha dichiarato che effettivamente non vi è nulla che NON sia contenuto già nella Scrittura......
La Medaglia Miracolosa ad esempio, per quanto la Chiesa la sostenga e la consigli, resta più un carattere di rivelazione PRIVATA.......cioè, NON sei obbligato a tenere la Medaglia.........mentre siamo tenuti a mantenere fede alla prehiera costante che Lourdes e Fatima ci invitano costantemente e ripetutamente come Gesù dice esplicitamente nel Vangelo: "Pregate INCESSANTEMENTE"......
In queste apparizioni poi il messaggio resta incentrato SULLA CONVERSIONE DEI PECCATORI.....sulle verità di fede come l'esistenza dell'Inferno (Fatima, i tre pastorelli lo videro), del Paradiso....e della necessità di pregare anche per i defunti......Idem a Lourdes, le cui apparizioni invitano costantemente alla conversione, alla Preghiera, alla COMUNIONE DEI SANTI......
 
Naturalmente NON siamo tenuti a crederci....tuttavia dice la Chiesa:
A simili rivelazioni, anche se approvate dalla Chiesa, […] si può non accordare il proprio assenso […] ammesso che lo si faccia per buone ragioni e senza intenzione di disprezzo"(5)
...................
 
Per completare l'esempio cara lisa.....metti caso che marito e moglie vivano un periodo ECCEZIONALE ed importante per la loro fede che sta maturando.....magari la moglie viene fatta oggetto di un fatto particolare e straordinario ...., se l'evento è santo....la persona coinvolta non si  arresta alle proprie interpretazioni, ma prova subito a consultatare un sacerdote e poi meglio pure se un vescovo......il quale saprà aiutare a dare una interpretazione che ovviamente si dovrà poi ancora maturare e proseguire.....
Questa potrà essere dunque una "rivelazione PRIVATA" per QUELLE  DUE PERSONE......
Ora poichè da tale evento nulla può essere aggiunto nè tolto alla Scrittura, troveremo dunque dei CONSIGLI E SUGGERIMENTI che in futuro potrebbero SOSTENERE gli altri nella fede......che rispecchieranno cose che la Scrittura già ci dice........ecco che così la Chiesa, nel valutare certi eventi PRIVATI, li mette  QUALE SUGGERIMENTO di conoscenza per un approfondimento e una maturazione della propria fede.......
 
Un esempio laico è la scuola......
 
Mia figlia è in terza media, la sua amica della stessa classe frequenta però un altra scuola.....ed entrambi faranno delle ricerche da portare agli esami.....Le due ragazze hanno visto che hanno gli stessi temi da portare...ebbene entrambe per le ricerche STANNO USANDO AUTORI DIVERSI che però alla fine dicono LA STESSA COSA MA CON DIVERSI APPROCCI E CON DIVERSI ESEMPI che condurranno tuttavia le due ricerche ad avere in comune però...IL FATTO STORICO.....
 
Un abbraccio Caterina

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 12 di 15 nella discussione 
Da: quovadis Inviato: 22/01/2004 14.08

Un aspetto interessante della meditazione può essere il seguente : E' Dio che utilizza Maria nelle apparizioni a carattere più "universale" , o è Maria che ha un suo piano col consenso di Dio ?

Io propendo per la seconda probabilità.... Maria è Madre della Chiesa , nel senso che al suo operato si deve una sorta di struttura portante di un progetto che coinvolge tutta l'Umanità....se non ci fosse Maria è come se dovessimo raggiungere una vetta altissima  senza una "guida alpina". Gesù dice "io sono la via" ma a voi è sempre visibile questa via ?....Sareste sempre in grado di farcela a non perdervi? .... Caterina sottolineava  " purchè senza disprezzo" , forse sbaglierò ma non mi fido di quelli che " non hanno bisogno" di apparizioni e messaggi per credere.....se così fosse Dio non consentirebbe nessuna Lourdes e nessuna Fatima.

Fraaternamente Q.


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Consiglia Elimina    Messaggio 13 di 15 nella discussione 
Da: Crociato2 Inviato: 22/01/2004 14.56
Buon giorno a tutti.
 
Io penso che sia errato estrapolare solo piccole frasi dai loro contesti, formulando poi nuove congetture per tentare di stabilire al fine una personale verità.
Se vogliamo parlare di ciò che comunque ha detto la Chiesa, personalmente sto approfondendo alcuni studi sul culto mariano in Inghilterra e sto scoprendo una cultura mariana molto profonda che la stessa Inghilterra Anglicana non è riuscita a soffocare, ma che anzi sta riaffiorando con molto entusiasmo.
 
Gli Anglicani non hanno di fatto mai eliminato completamente il culto mariano, e per quanto alcuni santuari famosi hanno vissuto periodi oscuri, non furono mai completamente abbandonati.
 
Dal Gruppo al quale ho aderito: Alla Luce del Rosario riporto un testo che mi ha molto colpito, e ci porta in un periodo insospettabile, prima delle apparizioni riconosciute ufficialmente, prima della proclamazione dei due dogmi discussi:
 
Johannes Husschin (o Huszgen), detto Ecolampadio....era sacerdote nel 1510, poi aderì alle idee dei riformatori protestanti e abbandonò la Chiesa Cattolica. Profondo conoscitore delle lingue bibliche, divenne un grande predicatore e si dedicò allo studio della ptristica, morì nel 1531:
scriveva nelle sue ultime prediche:
 
 
"....Predichiamo le lodi di Maria, ma predichiamole rivolte al Figlio Divino, predichiamo piuttosto Colui per la cui misericordia Ella è stata misericordiosa, vergine prudente e adorna di tutte le virtù. Somma è la lode dovuta alla Vergine, ma nessuna le compete se non per Cristo Signore Gesù. Che anzi la Vergine non vuole che noi indugiamo nelle sue lodi, lei che in tali lodi mai si è soffermata; non vuole che in lei si confidi, ella che mai ha confidato in sè stessa, poichè solo in Dio riponeva la sua speranza.
E' bene -e vi esorto a farlo- gareggiate nel lodare Maria, ma a questo patto però: che si attribuisca a lei ciò che veramente le spetta, e che da lei risaliamo a Dio stesso, largitore di ogni dono. Non voglio che si sottragga qualcosa al culto di Maria, ma soltanto che nulla si tolga al culto di Dio, cioè a Colui che si deve onorare in spirito e verità (cf.Sal.8,3).
Mai si udrà dire di me: - lo spero nel Signore - che io sia contrario alla Vergine: ritengo infatti che l'essere mal disposto verso di lei sia indizio certo di uno spirito reprobo.
E come non dovrei amarla?
E chi è colui che non si senta trasportato dall'amore vero la Vergine, verso colei che Dio stesso ama, che gli angeli e gli arcangeli venerano, che diede alla luce il Salvatore, che è l'avvocata del genere umano, che è chiamata regina di misericordia?
Or dunque, vi esorto con insistenza a lodare Dio per mezzo di Lei, con tutte le vostre forze. Che se ci mancasero le parole, lodiamola imitandone le virtù, lodiamola con la castità, con la modestia, con la carità, con la fede, con la verità e con tutti gli altri santi costumi; ciò sarà molto gradito alla Vergine e a Cristo, figlio della vergine. Se così faremo accadrà che, pur tacendo e dormendo, saremo presto esauditi; e saremo più accettabili a Dio di altri che,vegliando, non smettono di recitare lunghi panegirici!"
 
(La Lode di Dio in Maria - "Maria, Testi teologici e spirituali dal I al XX secolo, a cura della Comunità di Bose" - Ed i Meridiani - pag.799)
 
 
Spero di aver arricchito l'argomento, anzi se posso, desidero citare anche un altro grande Papa, Leone XIII , dalle sue parole si capisce che l'insegnamento di una certa devozione ha perseverato invece l'Inghilterra, da una totale chiusura.
 
Sia lodato Gesù Cristo, by Luca
 
Per quanto riguarda la vostra Inghilterra, ci risulta che non solo voi ma in generale molti dei vostri seguaci sono non poco solleciti nell’educare i fanciulli alla religione.<O:P> </O:P>

Sebbene essi non concordino con Noi in ogni parte, comprendono tuttavia quanto importi, sia al privato, sia alla collettività, la sopravvivenza del patrimonio della sapienza cristiana che i vostri proavi ricevettero dal Predecessore Nostro Gregorio Magno tramite Sant’Agostino e che le fiere tempeste scatenate in seguito non distrussero completamente. Sappiamo che oggi vi sono molte persone che con eccellente disposizione d’animo si preoccupano di conservare, con tutto lo zelo possibile, la fede avita e spargono non pochi né esigui frutti di carità. Ogni volta che riflettiamo su questo fatto, Ci sentiamo commossi: seguiamo infatti con amore paterno codesta Isola che meritatamente è stata definita nutrice di santi: e in tale disposizione d’animo, cui accennammo, scorgiamo la più viva speranza e quasi un pegno sicuro della salute e della prosperità degli Inglesi. Quindi perseverate, Venerabili Fratelli, a curare soprattutto gli adolescenti; estendete ovunque la vostra missione episcopale, e con alacrità e fiducia coltivate la buona semente ovunque pensiate che sia: Dio poi darà un ricco accrescimento di misericordia.<O:P> </O:P>

Come auspicio di celesti doni e come testimonianza della Nostra benevolenza, a voi, al clero e al popolo a ciascuno di voi affidato, con grande affetto, nel nome del Signore impartiamo l’Apostolica Benedizione.<O:P> </O:P>

Dato a Roma, presso San Pietro, il 27 novembre 1885, nell’anno ottavo del Nostro Pontificato. 

LEONE PP. XIII

 
 

Rispondi
Consiglia Elimina    Messaggio 14 di 15 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 22/01/2004 15.48
forse sbaglierò ma non mi fido di quelli che " non hanno bisogno" di apparizioni e messaggi per credere.....se così fosse Dio non consentirebbe nessuna Lourdes e nessuna Fatima......
......
 
Caro Quovadis...condivido...del resto è Gesù stesso a spiegare il perchè fa i miracoli: "SE NON CREDETE IN ME, CREDETE ALMENO PER LE OPERE CHE COMPIO".....(ho citato a mente)
E' pura presunzione pensare di poter fare a meno din un "fatto".....
Tuttavia la sottolineatura da me riportata non voleva minare il credere.....quanto appunto, per ora....sostenere che la Chiesa NON obbliga, nè ritiene in pericolo la salvezza se uno non vuol credere.....poichè credo che il tema di apertura forum Ireneo lo portasse a questo discorso...ma se ho capito male allora riparliamone.....
 
Ringrazio anche Luca per l'aggiunta di materiale che però attenzione, rischia di fuori uscire dallo scopo di questo forum......comunque ognuno ne tragga i benefici che ritiene opportuni..
 
Faccio presente che dall'idea di Luca ho inserito alcuni testi interessanti:
 
 
dove, parlando dell'Inghilterra protestante, leggiamo:
 

Tuttavia il culto della Santa Vergine non scomparve completamente, perché fu alimentato in tutta la sua luce evangelica, sia in opere predicabili e formulari  di preghiere sia in poesie e prose letterarie, da autori  protestanti.

Thomas Lodge (1558-1625), Ben Jonson (1573-1637), William Forbes (1585-1634), Herbert Thorndike (1598-1673), William Habington (1605-1668), John Pearson (1612-1686), Mark Frank (1613-1664), Jeremy Taylor (1613-1667), Thomas Ken (1637-1711), George Hickes (1642-1715) e altri seppero ancora guardare Maria con gli occhi della vera fede, considerandola:

"Madre di Dio e, per questa sua alta dignità, predestinata fin dalla nascita, senza peccato; piena di grazia; Vergine ante partum, in partu, post partum; Madre di Cristo e di tutti gli uomini; prima creatura redenta; chiesa vivente, portatrice non solo di Cristo; nostra fiducia, non solo sulla terra, ma anche nel cielo, essendovi stata assunta nel suo corpo glorioso"...

L'atteggiamento degli anglicani fu in genere esitante, ma alcuni di loro non si fecero scrupolo di collocare immagini mariane nelle chiese e praticare le tipiche forme di culto mariano dei cattolici.

Essi fecero rivivere alcuni antichi santuari, come quello di Walsingham e anche gli stessi pellegrinaggi, fra cui quello così detto "della dote", in ricordo della consacrazione dell'Inghilterra a Maria "come sua dote". 

........

Dalla Germania Protestante invece.....

Da religioso (Lutero), aveva consacrato a Maria dei cantici che si cantano ancora oggi, che sono di una grande delicatezza di sentimenti e di una ammirabile fattura. In uno di essi si leggono questi suggestivi versi:

"Ella mi è cara, la preziosa ancella, E io non posso dimenticarla.

A lei si attribuiscono onore, lode, purezza.

Ella ha preso possesso del mio cuore... Ella vuole darmi la gioia

Col suo fedele amore per me, Ella vuole sedersi accanto a me.

E soddisfare a tutti i miei desideri".

C'era quindi una certa ambivalenza nel pensiero e soprattutto nel comportamento di Lutero che si scagliò con violenza contro ogni pratica religiosa popolare e soprattutto contro i pellegrinaggi mariani, ritenendoli atti degni dei pagani. I luterani più zelanti abbatterono altari, bruciarono immagini e reliquie e perseguitarono i più coraggiosi dei sacerdoti e dei fedeli.

Tuttavia dal momento che se certe cose è il buon Dio che le vuole, non esiste persona che possa cancellarle, varie immagini antiche e miracolose restarono per circostanze anche le più impensate. Così la città di Wittemberg sull'Elba, dominio per eccellenza di Lutero, contribuì involontariamente allo sviluppo di numerosi pellegrinaggi mariani, quasi una risposta del Cielo allo stesso Lutero che in cuor suo chiamò sempre Maria: "Mia Signora", tanto è vero che Spalatino, amico intimo di Lutero, inviò alla sua parrocchia natale di Spalt, diocesi di Eichstatt, una scultura rappresentante Gesù e Maria in testimonianza della sua inalterabile devozione verso la Vergine.....

.........

Buona meditazione....farternamente Caterina

 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 23/01/2004 11.20
Fermo restando che ho già spiegato come la penso su Medjugorje...e cioè...che il fatto che io ci creda NON mi fa esprimere dunque a nome della Chiesa che ancora NON si è espressa, ma che comunque ha autorizzato i pellegrinaggi......Tuttavia....sarà utile anche per noi inserire almeno uno di questi "messaggi privati" per capire di cosa si tratta, così, tanto per meditare.....
 

Messaggio di Medjugorje 
25 Dicembre 2003

 

“Cari figli, anche oggi vi benedico tutti con il mio Figlio Gesù in braccio e vi porto Lui che è il Re della Pace, affinchè vi doni la sua pace. Sono con voi e vi amo tutti, figlioli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

MESSAGGIO dato a JAKOV
nell’apparizione annuale del 25 Dicembre 2003

Cari figli, oggi quando Gesù desidera donarvi in modo particolare la sua pace, vi invito a pregare per la pace nei vostri cuori.

Figli, senza pace nei vostri cuori non potete sentire l’amore e la gioia della nascita di Gesù. Perciò figlioli oggi in modo particolare aprite i vostri cuori e cominciate a pregare. Solo attraverso la preghiera e l’abbandono totale il vostro cuore sarà riempito con l’amore e la pace di Gesù. Io vi benedico con la mia benedizione materna.

***********

Se analizziamo le frasi in rosso....noteremo che il centro del messaggio NON è Maria....MA GESU'.......non solo, noteremo anche che questo messaggio come esempio, ci riporta al Vangelo quando Gesù nel Getsemani, si legge..PREGAVA ASSIDUAMENTE.....e "RIPETEVA LA STESSA PREGHIERA".....Gesù dunque è anche il PRIMO RIPETITIVO nella Preghiera  del cristianesimo....., accusare dunque ad esempio il Rosario di ripetitività....è privo di buon senso....

E questa è solo una piccola dimostrazione di come certi messaggi privati se pur non ufficializzati, ma CONOSCIUTI DALLA CHIESA possono SOSTENERSI ed aiutarci...nulla di più....cercare dell'altro diventa veramente scervellotico...

 

Fraternamente Caterina

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30/08/2009 12:22
 
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Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale) Inviato: 02/02/2004 1.59

La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica/2

La cooperazione di Maria, mediatrice di grazia, al mistero della salvezza.

 

Nell’Unitatis redintegratio (1), il Concilio Ecumenico Vaticano II affermava solennemente l’esistenza di una gerarchia nelle verità di fede. Acquisendo quest’ottica, ogni verità di fede su Maria ha valore se posta in stretta relazione al Mistero del Verbo fatto carne, mistero tanto più profondo quanto profondo è l’abisso che pur sempre esiste tra creatura e Creatore. È possibile ciò, senza con questo rinnegare la riflessione su Maria trasmessaci dalla Tradizione? Io credo di sì.

Per quanto riguarda il legame tra mistero di Maria/mistero di Cristo, non è un caso che la prima proclamazione dogmatica che riguarda la Vergine nasca dalla necessità di chiarire in modo definitivo la relazione esistente tra le varie nature di Cristo. Nel titolo di Teotokos (Genitrice di Dio) solennemente promulgato dal Concilio di Efeso nel 431, prima che un privilegio di Maria, è da vedere la verità del Cristo divenuto uomo nel seno della Vergine senza perdere la pienezza della sua divinità, che era appunto il centro della disputa teologica che il Concilio aveva intenzione di comporre.

Da questo momento in poi si può vedere negli scritti dei Padri un interesse nel comprendere, diremmo noi in termini filosofici ma, mi rendo conto, poco biblici, lo statuto ontologico della figlia di Sion, per evitare anche pericolose deviazioni. È infatti una realtà storica che alla vigilia delle lotte iconoclaste, che devasteranno l’oriente cristiano per molti secoli, il culto dei santi e delle loro immagini era divenuto davvero idolatrico e superstizioso.

Il Concilio Ecumenico Niceno II(2), che ricompone la controversia confermando la liceità del culto delle immagini, definì anche rigidi confini ad un tale culto: in nessun caso la venerazione per i santi e le loro immagini dovevano trasformarsi in un culto fine a se stesso e, come dire, idolatrico. In oriente non ci si è mai discostati da allora dai dettami del Niceno II e Maria "è di solito rappresentata con suo Figlio, il bambino Gesù che lei porta in braccio: è la relazione col Figlio che glorifica la Madre" (3).

Occorre purtroppo però constatare con il prof. Federici, recentemente scomparso, che non lo stesso è accaduto in Occidente, dove il culto delle immagini ha di molto superato l’ortodossia del Niceno II. In una dispensa di una lezione da lui tenuta alla Pontificia Università Urbaniana qualche anno fa, con parole molto dure, ma da inquadrare nel tema della lezione, egli scriveva: "Che altro è se non paganesimo residuo e sempre riemergente, la persistenza delle statue nelle chiese, in Occidente, orribili contraffazioni del divino, banalizzanti e cosificanti il Mistero del divino Volto? E che si seguitano a fabbricare ed a benedire ed a erigere e ad imporre al povero popolo di Dio - contro il dettame della Chiesa antica, dei Padri unanimi, della liturgia e del concilio di Nicea II, 7° Ecumenico (anno 787, che tra breve ripropone tragicamente il suo 1200° anno di totale disobbedienza della cristianità occidentale, incapace di contemplare in modo degno il divino Mistero della Icona)"(4). È doveroso constatare anche come, proprio l’eccesso del culto dei santi è stata una delle cause scatenanti la protesta di Lutero e la divisione di parecchie comunità ecclesiali occidentali dalla comunione con la sede romana.

Tutto questo è importante per comprendere come sempre la Chiesa ha tenuto a sottolineare nei suoi più solenni momenti, quali sono i Concili, e nelle sue più sublimi figure, quali sono i Padri della Chiesa antica, che la Sempre Vergine e Tutta Santa Madre di Cristo è, pur nella sua grandezza e nei suoi privilegi, una di noi e che ciò che noi affermiamo di Maria può essere affermato anche di tutti coloro che sono, nella Chiesa, redenti dal sangue prezioso di Cristo.

Da questo possiamo concludere con il Gruppo di Dombes che "1. Per avere una fede retta in Cristo, si deve portare su Maria uno sguardo che non distolga da suo Figlio, ma faccia al contrario parte della contemplazione dei misteri stessi di Gesù. 2. Non bisogna mai affermare su Maria la minima cosa che sia incompatibile con l’onore del Signore, cioè con la sua identità di vero uomo e vero Dio"(5).

Resta ora da analizzare come titoli mariani quali quelli di Mediatrice di Grazia, Regina del cielo e della terra e Cooperatrice dell’umana salvezza rispondano ai requisiti sopra espressi. In effetti mal interpretati essi potrebbero come staccare la figura di Maria da quella del suo Figlio e quasi attribuire a lei prerogative che invece si riferiscono a Gesù in quanto nostro Dio e Signore.

Tali termini sono legittimi se teniamo presente il criterio ermeneutico di distinguere sempre ciò che è richiesto dalla fede e ciò che è consentito dalla devozione. È opportuno infatti che nell’utilizzo di questi titoli si facciano degli opportuni distinguo. Essi infatti non appartengono a Maria in modo esclusivo, ma, come dire, in modo analogico: essi sono di tutta la Chiesa ed è appunto per questo che competono in modo particolare anche a Maria, immagine della Chiesa. Occorre non dimenticare a tal riguardo che anche noi siamo parte della Chiesa e che quindi tutti noi siamo con la nostra preghiera mediatori di grazia gli uni per gli altri e tutti noi siamo chiamati a regnare sul cielo e la terra e a giudicare persino gli angeli, come già fanno, insieme con Maria, i santi giunti alla gloria celeste.

Solo Cristo possiede in modo esclusivo ed essenziale i titoli di Mediatore e Re. Vari sono i passi biblici che possono essere citati a tale riguardo, ma a noi sembrano bastare i seguenti:

Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. (1 Tm 2, 5-6a)

Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? (Rm 8, 34)

Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati. (At 4, 11-12)

Essi combatteranno contro l’Agnello, ma l’agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re e quelli con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli. (Ap 17, 14)

Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei Signori.

(Ap 19, 16)

Ciò che invece la tradizione patristica e la chiesa Cattolica latina e le varie Chiese orientali ancora oggi riferiscono in modo singolare a Maria, la Scrittura lo afferma di tutti i salvati:

Confessate perciò i vostri peccati gli uni gli altri e pregate gli uni per gli alti per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza. (Gc 5, 16)

Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. (Mt 18, 19)

Non sapete che giudicheremo gli angeli? (1 Cor 6, 3)

In Cristo il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo (Ef 1, 4-5)

Maria non è altro da noi, lei è, con tutto ciò che questo comporta, la prima di noi. È questo che fa la sua grandezza: Maria è nella Chiesa la prima che ha creduto; come ricorda l’attuale pontefice, il suo è il primo fiat della nuova alleanza (6); se essa venisse vista fuori dalla comunione dei santi, come qualcosa di diverso (anche se di migliore) dal resto del popolo di Dio, fuori dall’alleanza inaugurata dall’incarnazione di Cristo, il suo si non avrebbe più alcun senso.

Cosa dire invece del termine di Cooperatrice affermato dalla Lumen Gentium (al n. 56)? Prima di tutto va notato come volutamente il Concilio metta da parte il titolo di Corredentrice, che pure è avallato da un’importante parte dell’antica tradizione. Quest’ultimo è infatti un titolo gravido di malintesi in quanto facilmente rimanda all’idea che Maria sia stata redentrice dell’umanità al pari di Cristo, cosa evidentemente negata da Paolo che sostiene con forza l’unica mediazione di Cristo e la necessità del sacrificio di un solo giusto per rendere tutti giusti (7).

"Quando la Chiesa Cattolica parla di cooperazione di Maria alla salvezza, non la situa dalla parte dell’iniziativa del Salvatore e del Redentore. Per usare un’immagine semplice ma eloquente, essa non vuole dire in nessun modo che Maria aggiungerebbe una percentuale, seppur minima, all’opera di Cristo. La nostra salvezza è al cento per cento opera di Dio per mezzo di Cristo nello Spirito: posta a fianco dei salvati, Maria interviene in virtù della grazia della salvezza che ha ricevuto come tutti gli altri credenti. Anche se la sua salvezza prende la forma di una preservazione dal peccato, Maria è riscattata allo stesso titolo [seppur in modo ancor più sublime (8) ndr] di ognuno di noi" (9).

È interessante a tale riguardo anche una nota del succitato documento: "Una recente commissione, riunita su richiesta della Santa Sede per dare una risposta alle diverse domande di definizione di nuovi titoli mariani, così si esprime: ‘È parso non doversi abbandonare la linea teologica seguita dal concilio Vaticano II, il quale non ha voluto definire nessuno di essi. (…) Il termine corredentrice non viene adoperato dal magistero dei sommi pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII: a questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che egli ne abbia evitato intenzionalmente l’uso. (…) Infine, i teologi, specialmente i non-cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbe una definizione dei suddetti titoli’." (10).

È naturalmente scontato che la verità della redenzione unica di Cristo non è convinzione recente della Chiesa, ma messaggio che fa parte del kerygma cristiano stesso e già chiaramente espresso nella Sacra Scrittura. In un suo scritto Ambrogio di Milano (morto nel 387), così descrive questa realtà volgendo uno sguardo alla Vergine presso la croce e dipingendo un bellissimo quadro dell’umiltà e semplicità della fede di Maria: "Ella non attendeva la morte del nostro riscatto, ma la salvezza del mondo. Forse, sapendo che la salvezza del mondo sarebbe venuta dalla morte di suo figlio, pensava anche che doveva aggiungere qualcosa a questo dono…Ma Gesù non aveva alcun bisogno di aiuto per salvarci tutti…Egli ha quindi accettato l’affetto di una madre. Non ha cercato l’aiuto di un altro" (11).

In sintesi possiamo dunque affermare che:

<DIR>

a. Seppure Maria è, in modo del tutto particolare La piena di grazia, ella resta ontologicamente una di noi.

b. Cristo è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini.

c. Noi tutti, in quanto immersi nella comunione dei santi e chiamati alla santità, siamo un popolo di mediatori gli uni per gli altri della grazia divina e coeredi, con Cristo, del regno di Dio (12).

d. I titoli di Mediatrice di grazie e Regina del cielo e della terra sono preminentemente utilizzati nei riguardi di Maria in quanto la più compiuta immagine della Chiesa e in quanto membro eminente di quest’ultima, ma non in maniera esclusiva e separata dalla comunione dei santi, in cui Maria è immersa.(13).

e. Maria con la sua fede, il suo impegno e la sua preghiera coopera con tutta la Chiesa e nella Chiesa in modo mirabile alla venuta e realizzazione del regno di Cristo.

 

</DIR>

1. Ivi, 11

2. Per gli atti e alcuni commenti storici e teologici al Concilio: L. Russo (ed), Vedere l’invisibile, Nicea e lo statuto dell’Immagine, Palermo 19992, Aesthetica Edizioni

3. Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 33

4. dispensa di mio possesso

5. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 30

6. Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 1

7. Romani 5, 15.17: Se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini…Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia, regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

8. Cfr Lumen Gentium, 56

9. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 213

10. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, nota 122

11. Ambrogio, Expositio Evangelii secundum Lucam, X, 132: SC 52, 200

12. 1 Pietro 2, 9: Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce.

13. Lumen Gentium, 62: La beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. Questo però va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore.



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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 02/02/2004 8.42
...Grazie Ireneo di questo arricchimento...mi soffermo su un passo per me importantissimo, che dice:
 
Nel titolo di Teotokos (Genitrice di Dio) solennemente promulgato dal Concilio di Efeso nel 431, prima che un privilegio di Maria, è da vedere la verità del Cristo divenuto uomo nel seno della Vergine senza perdere la pienezza della sua divinità, che era appunto il centro della disputa teologica che il Concilio aveva intenzione di comporre.....
.......
 
La chiave per comprendere la Teothokos credo sia proprio in questo passo......Ella chiamata così NON per un privilegio esterno all'evento del Cristo, ma in virtù DELL'INCARNAZIONE DEL VERBO....
 
Ho letto più volte un errore di fondo nei messaggi di chi nega chiamare Maria: Madre di Dio perchè, leggo, "è Madre di Gesù che SI E' INCARNATO"......
 
Esprimersi in questo modo fa comprendere un grave errore: Non è "Gesù" quale Uomo e Figlio di Dio ad esersi incarnato, MA E' IL VERBO ETERNO DEL PADRE CHE SI E' INCARNATO.....
 
L'evangelista Luca ci dice: " perciò colui che nascerà sarà santo e sarà CHIAMATO".....
Matteo dice: "partorirai un FIGLIO E LO CHIAMERAI...GESU'"......
 
Maria partorisce dopo averlo gestito per il tempo della gravidanza, IL VERBO DEL PADRE, dunque Dio...che si chiamerà.....al quale metterà il nome Gesù......
 
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 02/02/2004 18.43
La Pace di Cristo!
 
Grazie a te Caterina per il tuo interessamento a questi post (che spero siano letti, anche se non partecipati).
 
Mi dispiace venire a sapere che i partecipanti ai post siano ormai per la quasi totalità solo cattolici. Sarebbe stato interessante il punto di vista di qualche rappresentate della riforma, ed anche di qualche ortodosso... ma accontentiamoci di ciò che si può.
 
Un abbraccio,
 
Ireneo

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 02/02/2004 19.40
Abbiamo controllato....e qualche evangelico è rimasto ancora iscritto nella lista.....auguriamoci che leggano e magari riescano a trarne un piccolo tesoro......
 
Come la storia della semente...i terreni sono diversi caro Ireneo....se penso al Papa che la Domenica semina...semina...semina...e chissà....quando vedo tutta quella gente là sotto..mi auguro sempre che ci siano tanti terreni buoni...e poi smetto di pensare agli altri e penso subito a quale tipo di terreno io sarò.....
 
Coraggio.....e grazie per questi contributi....mi auguro che tu possa sempre continuare a darci queste perle....
 
Fraternamente Caterina
 
 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 06/02/2004 13.04
Vorrei contribuire con l'aiuto che ha già dato Ireneo, ad ampliare la questione dei TITOLI che a Maria vengono dati...in quale misura, peso...e importanza e valutare il PERCHE'......
 
Fraternamente Caterina
un grazie al sito:
 
Insegnamenti mariani
di Giovanni Paolo II
 
Mercoledì, 17 settembre 1997
 
"MODELLO DELLA CHIESA NEL CULTO DIVINO"
 
 

1. Il Concilio Vaticano II, dopo aver proclamato Maria "sovreminente membro", "tipo" e "modello" della Chiesa, afferma: "La Chiesa Cattolica, edotta dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amantissima" (LG, 53).
A dir il vero, il testo conciliare non attribuisce esplicitamente alla Vergine il titolo di "Madre della Chiesa", ne enuncia però in modo inconfutabile il contenuto, riprendendo una dichiarazione fatta, più di due secoli fa, nel 1748 dal Papa Benedetto XIV (Bullarium romanum, serie 2, t.2, n.61, p.428).
In tale documento, il mio venerato Predecessore, descrivendo i sentimenti filiali della Chiesa che riconosce in Maria la sua madre amantissima, la proclama, in modo indiretto, Madre della Chiesa.

2. L'uso di tale appellativo è stato piuttosto raro nel passato, ma recentemente è diventato più comune nei pronunciamenti del Magistero della Chiesa e nella pietà del Popolo cristiano. I fedeli hanno invocato Maria prima di tutto con i titoli di "Madre di Dio", "Madre dei fedeli" o "Madre nostra", per sottolinearne la relazione personale con ciascuno dei suoi figli.
In seguito, grazie alla maggiore attenzione riservata al mistero della Chiesa ed alle relazioni di Maria con essa, si è cominciato ad invocare più frequentemente la Vergine come "Madre della Chiesa".
L'espressione, prima del Concilio Vaticano II, è presente nel Magistero del Papa Leone XIII, dove si afferma che Maria è stata "in tutta verità madre della Chiesa" (Acta Leonis XIII, 15, 302). Successivamente, l'appellativo è stato usato più volte negli insegnamenti di Giovanni XXIII e di Paolo VI.

3. Anche se attribuito a Maria tardivamente, il titolo di "Madre della
Chiesa" esprime la relazione materna della Vergine con la Chiesa, quale è illustrata già in alcuni testi del Nuovo Testamento.
Maria, sin dall'Annunciazione, è chiamata ad offrire il suo consenso all'avvento del Regno messianico, che si compirà con la formazione della Chiesa.
Maria a Cana, sollecitando il Figlio all'esercizio del potere messianico, offre un fondamentale contributo al radicamento della fede nella prima comunità dei discepoli e coopera all'instaurazione del Regno di Dio, che ha il suo "germe" ed "inizio" nella Chiesa (cfr LG, 5).
Sul Calvario Maria, unendosi al sacrificio di suo Figlio, offre all'opera della salvezza il proprio contributo materno, che assume la forma di un parto doloroso, il parto della nuova umanità.
Rivolgendosi a Maria con le parole "Donna, ecco tuo figlio", il Crocifisso ne proclama la maternità non solo verso l'apostolo Giovanni, ma anche verso ogni discepolo. Lo stesso Evangelista, affermando che Gesù doveva morire "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Gv 11,52), indica nella nascita della Chiesa il frutto del sacrificio redentore, cui Maria è maternamente associata.
L'Evangelista san Luca riferisce della presenza della Madre di Gesù all'interno della prima comunità di Gerusalemme (At 1,14). Sottolinea così il ruolo materno di Maria verso la Chiesa nascente, in analogia con quello da Lei avuto nella nascita del Redentore. La dimensione materna diviene così elemento fondamentale della relazione di Maria verso il Popolo nuovo dei redenti.

4. Seguendo la Sacra Scrittura, la dottrina patristica riconosce la maternità di Maria nei riguardi dell'opera di Cristo e, quindi, della Chiesa, anche se in termini non sempre espliciti.
Secondo sant'Ireneo, Maria "è diventata causa di salvezza per tutto il genere umano" (Haer. 3,22,4; PG 7,959) e il seno puro della Vergine "rigenera gli uomini in Dio" (Haer. 4,33,11; PG 7,1080). Gli fanno eco sant'Ambrogio che afferma: "Una Vergine ha generato la salvezza del mondo, una Vergine ha dato la vita a tutte le cose" (Ep. 63,33; PL 16,1198), e altri Padri che chiamano Maria "Madre della salvezza" (Severiano di Gabala, Or.6 de mundi creatione, 10, PG 54,4; Fausto di Riez, Max.Bibl. Patrum VI, 620-621).
Nel Medioevo, sant'Anselmo così si rivolge a Maria: "Tu sei la madre della giustificazione e dei giustificati, la madre della riconciliazione e dei riconciliati, la madre della salvezza e dei salvati" (Or. 52,8; PL 158,957), mentre altri autori le attribuiscono i titoli di "Madre della grazia" e "Madre della vita".

5. Il titolo "Madre della Chiesa" riflette, pertanto, la profonda convinzione dei fedeli cristiani, che vedono in Maria non solo la madre della persona del Cristo, ma anche dei fedeli. Colei che è riconosciuta come madre della salvezza, della vita e della grazia, madre dei salvati e madre dei viventi, a buon diritto è proclamata Madre della Chiesa.
Il Papa Paolo VI avrebbe desiderato che lo stesso Concilio Vaticano II proclamasse "Maria Madre della Chiesa, cioè di tutto il Popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei Pastori". Lo ha fatto egli stesso nel discorso di chiusura della terza sessione conciliare (21 nov. 1964), chiedendo altresì, che "d'ora innanzi, con un tale titolo dolcissimo la Vergine venga ancor più onorata ed invocata da tutto il Popolo cristiano" (AAS 1964, 37).
In questo modo, il mio venerato Predecessore enunciava esplicitamente la dottrina già contenuta nel capitolo VIII della Lumen gentium, auspicando che il titolo di Maria, Madre della Chiesa, acquistasse un posto sempre più rilevante nella liturgia e nella pietà del Popolo cristiano.

Sia lodato Gesù Cristo


 

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30/08/2009 12:22
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 06/02/2004 13.35
Maria è MEDIATRICE??
 
Mercoledì, 1 ottobre 1997
 
"MARIA MEDIATRICE"
 
Fraternamente Caterina
un grazie al sito:

1. Tra i titoli attribuiti a Maria nel culto della Chiesa, il capitolo VIII della Lumen gentium ricorda quello di "Mediatrice". Benché alcuni Padri conciliari non condividessero pienamente tale scelta (cfr Acta Synodalia III,8,163-164), quest'appellativo fu inserito ugualmente nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, a conferma del valore della verità che esprime. Si ebbe, però, cura di non legarlo a nessuna particolare teologia della mediazione, ma di elencarlo soltanto tra gli altri titoli riconosciuti a Maria.
Il testo conciliare, peraltro, riferisce già il contenuto del titolo di "Mediatrice", quando afferma che Maria "con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna" (LG, 62).
Come ricordo nell'Enciclica Redemptoris Mater, "la mediazione di Maria è strettamente legata alla sua maternità, possiede un carattere specificamente materno, che la distingue da quella delle altre creature" (N. 38).
Da questo punto di vista, essa è unica nel suo genere e singolarmente efficace.

2. Alle difficoltà manifestate da alcuni Padri conciliari circa il termine "Mediatrice", lo stesso Concilio ha provveduto a rispondere affermando che Maria è "per noi la madre nell'ordine della grazia" (LG, 61). Ricordiamo che la mediazione di Maria è qualificata fondamentalmente dalla sua divina maternità. Il riconoscimento del ruolo di mediatrice è, inoltre, implicito nella espressione "Madre nostra", che propone la dottrina della mediazione mariana, ponendo l'accento sulla maternità. Infine, il titolo "Madre nell'ordine della grazia", chiarisce che la Vergine coopera con Cristo alla rinascita spirituale dell'umanità.

3. La mediazione materna di Maria non offusca l'unica e perfetta mediazione di Cristo. Il Concilio, infatti, dopo aver menzionato Maria "mediatrice", si premura di precisare: "Questo però va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore" (LG, 62). E cita a questo proposito il noto testo della Prima Lettera a Timoteo:
"Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti" (2,5-6).
Il Concilio afferma, inoltre, che "la funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia" (LG, 60).
Lungi pertanto dall'essere un ostacolo all'esercizio dell'unica mediazione di Cristo, Maria ne mette piuttosto in evidenza la fecondità e l'efficacia. "Poiché ogni salutare influsso della Beata Vergine verso gli uomini non nasce da necessità, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di Lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia" (LG, 60).

4. Da Cristo deriva il valore della mediazione di Maria e pertanto l'influsso salutare della Beata Vergine "non impedisce minimamente l'unione immediata dei credenti con Cristo, anzi la facilita" (ibid.).
L'intrinseco orientamento a Cristo dell'opera della "Mediatrice" spinge il Concilio a raccomandare ai fedeli di ricorrere a Maria "perché, sostenuti da questo materno aiuto, essi più intimamente aderiscono col Mediatore e Salvatore" (LG, 62).
Nel proclamare Cristo unico mediatore (cfr 1 Tm 2,5-6), il testo della Lettera di san Paolo a Timoteo, esclude ogni altra mediazione parallela, ma non una mediazione subordinata. Infatti, prima di sottolineare l'unica ed esclusiva mediazione di Cristo, l'autore raccomanda "che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini..." (2,1). Non sono forse le preghiere una forma di mediazione? Anzi, secondo san Paolo, l'unica mediazione di Cristo è destinata a promuovere altre mediazioni dipendenti e ministeriali. Proclamando l'unicità di quella di Cristo, l'Apostolo tende ad escludere soltanto ogni mediazione autonoma o concorrente, non altre forme compatibili col valore infinito dell'opera del Salvatore.

5. E' possibile partecipare alla mediazione di Cristo in diversi ambiti dell'opera della salvezza. La Lumen gentium, dopo aver ribadito che "nessuna creatura può mai essere paragonata col Verbo incarnato e Redentore", illustra come sia possibile per le creature esercitare alcune forme di mediazione in dipendenza da Cristo. Afferma, infatti: "come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato dai sacri ministri e dal popolo fedele, e come l'unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l'unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata dall'unica fonte" (LG, 62).
In questa volontà di suscitare partecipazioni all'unica mediazione di Cristo, si manifesta l'amore gratuito di Dio che vuol condividere ciò che possiede.

6. In verità che cos'è la mediazione materna di Maria se non un dono del Padre per l'umanità? Ecco perché il Concilio conclude: "Questo compito subordinato di Maria, la Chiesa non dubita di riconoscerlo apertamente, continuamente lo sperimenta e lo raccomanda al cuore dei fedeli..." (ibid.).
Maria svolge la sua azione materna in continua dipendenza dalla mediazione di Cristo e da Lui riceve tutto ciò che il suo cuore vuole dare agli uomini.
La Chiesa, nel suo pellegrinaggio terreno, sperimenta "continuamente" l'efficacia dell'azione della "Madre nell'ordine della grazia".

Sia lodato Gesù Cristo

 


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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 10/02/2004 22.50
La Pace di Cristo!
 
Cara Caterina, grazie come sempre per i tuoi arricchenti interventi.
 
Proprio questa mattina cominciavo a rileggere la Rosarium Virginis Mariae e ripensavo a quella discussione sull'importanza del Magistero.
 
Come ben sai anche io spesso mi ritrovo critico dinanzi a certe posizioni.
Ma è vero che a volte c'è un rifiuto bieco e automatico senza nessun serio impegno di comprendere prima di abbattere.
 
Perchè infondo a questo il Magistero dovrebbe servire, a guidare un dialogo, ad approfondire temi, a sottolineare la possibilità di alcuni rischi.
 
Se invece tutto viene letto e percepito sulla propria pelle come un'imposizione, un qualcosa che piove dall'alto, che lede la propria libertà di ricerca... mi chiedo allora a che serva la comunità e cosa si intenda per crescita comune, se essa non include davvero TUTTO il popolo di Dio, e dunque anche e soprattutto i servitori della Comunione, Cioè i vescovi ed il vescovo di Roma quale primus del collegio.
 
Un bacio a tutti, penso che inserirò stasera la terza discussione della mia riflessione sul mistero di Maria.
 
Ireneo

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 10/02/2004 23.28
Caro Ireneo, grazie a te per queste riflessioni......
 
Si, credo anch'io all'importanza del Magistero ma NON visto come una sorta di imposizione come giustamente fai osservare, bensì come PROVOCAZIONE (perchè no) proprio per metterci ANCHE in discussione, per farci dialogare e ragionare.....NON certo per imporre....
 
Un pò come a scuola, io lo vedo con mia figlia per la materia di Storia....le ricerche e gli approfondimenti servono a lei, per portare all'esame un argomento.....nella ricerca di certo non può mettere in discussione la storia nè cambiare gli avvenimenti, ma si può ragionare e comprendere, si approfondisce tentando di capire la posizione dell'altro.....è un arricchimento non una imposizione perchè la storia poi è quella che è.....
 
Sono solo 15 anni che ho scoperto il Magistero Ireneo....e sono ancora all'ABC...alle scuole elementari......
 
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 17/02/2004 10.49
Amici....partendo dalla riflessione che condivido di Ireneo quando dice:
 
mi chiedo allora a che serva la comunità e cosa si intenda per crescita comune, se essa non include davvero TUTTO il popolo di Dio, e dunque anche e soprattutto i servitori della Comunione, Cioè i vescovi ed il vescovo di Roma quale primus del collegio......
.....
mi sento di rispondere con quanto segue...la Memoria dei Sette Fondatori dell'Ordine Servi di Maria......
 
Fraternamente Caterina
 
 
 

Santi Sette Fondatori dell'Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria

17 febbraio - Memoria Facoltativa

sec. XIII-XIV

Sette laici fiorentini, secondo la tradizione, si ritirarono sul monte Senario, presso la loro città (c. 1233), rispondendo a Dio che li chiamava a consacrarsi a lui nella vita orante e penitente sotto la guida e il modello della Vergine Maria. Dalla loro opera fiorì l’ordine dei Servi di Maria. Uno di loro, Alessio Falconieri, morì nel 1310, secondo la tradizione, il 17 febbraio. (Mess. Rom.)

Intorno al 1233, mentre Firenze era sconvolta da lotte fratricide, sette mercanti, membri di una compagnia laica di fedeli devoti della beata Vergine, legati tra loro dell’ideale evangelico della comunione fraterna e del servizio ai poveri, decisero di ritirarsi in solitudine per far vita comune nella penitenza e nella contemplazione. Abbandonata l’attività commerciale, lasciarono le proprie case e distribuirono i beni ai poveri. Verso il 1245 si ritirarono sul Monte Senario, nei pressi di Firenze, dove costruirono una piccola dimora e un oratorio dedicato a santa Maria. Conducevano vita austera e solitaria, non ricusando tuttavia l’incontro con le persone che, spinte dal dubbio e dall’angoscia, cercavano il conforto della loro parola.
Diffondendosi sempre più la fama della loro santità, molti chiedevano di far parte della loro famiglia. Pertanto essi decisero di dare inizio ad un Ordine dedicato alla Vergine, di cui si dissero Servi - l’Ordine dei Servi di Maria -, adottando la Regola di sant’Agostino.
Nel 1888 Leone XIII canonizzò insieme i sette primi Padri. A Monte Senario un unico sepolcro raccoglie insieme le spoglie mortali di coloro che la comunione di vita aveva resi un cuor solo e un’anima sola.

SAN BONFIGLIO
Padre e guida del gruppo laico e poi Priore della nascente comunità dei Servi di Maria.
Viene raffigurato con la colomba bianca che si posa
sulla sua spalla destra, per indicare quei doni dello Spirito Santo di cui ciascuno dei Sette era adornato, maggiormente manifestato in lui per il suo carisma di Padre del primo gruppo e della comunità poi. Morì, secondo la tradizione, il 1° gennaio 1262.

SAN BONAGIUNTA
Uomo austero verso se stesso, ma dolce, amabile e comprensivo verso il prossimo. Anch’egli ricoprì la carica di Priore Generale tra il 1256 e il 1257. Per la sua tenacia difesa della verità e della giustizia, cercarono di avvelenarlo, ma fu liberato da Dio. Morì il 31 agosto 1267.

SAN MANETTO
Anch’egli Priore Generale, fu uomo di grandi capacità organizzative e direttive, tanto che si attribuiscono a lui le prime fondazioni in terra di Francia. Fu lui ad accogliere Arrigo di Baldovino, primo di quella schiera di laici che si aggregò all’Ordine dei Servi. La tradizione pone il giorno della sua morte il 20 agosto 1268.

SANT’AMADIO
Possiamo dire che nel gruppo dei Sette egli era come la fiamma che dava calore a tutti con la sua grande carità che si alimentava dell’amore di Dio. Il suo nome, Ama-Dio, fu un vero presagio, segno della ricchezza della sua vita spirituale e di carità. Morì il 18 aprile 1266.

SAN SOSTEGNO E SANT’UGUCCIONE
Di questi due Santi si ricorda in particolare la loro amicizia, tanto che l’iconografia li rappresenta insieme, e la morte, avvenuta per ambedue lo stesso giorno e anno ( 3 maggio 1282) è come un segno e un sigillo di autenticità del cielo alla loro fraternità.
Nel gruppo dei Sette, essi rimangono dunque come simbolo di fraternità vissuta in comunione di vita e di intenti, ma anche come segno specifico di amicizia che, se vera e gratuita, da Dio è ispirata e reciprocamente aiuta a salire a Dio.

SANT’ALESSIO
Della famiglia dei Falconieri, zio di Santa Giuliana, esempio fulgido di umiltà e purezza. La sua vita fu una continua lode a Dio. Amava andare per la questua, impegnandosi specialmente a sostenere i suoi frati mandati a studiare alla Sorbona di Parigi. È morto all’età di 110 anni il 17 febbraio 1310.

PREGHIERA

A voi veniamo,
nostri Padri antichi,
come figli, discepoli, amici,
per apprendere da voi, immagini vive di Cristo,
come si ami Dio
sopra ogni cosa
e per i fratelli
si spenda la vita;
come il perdono
vinca l’offesa
e con il bene
si ricambi il male;
come al bisognoso
si tenda la mano,
dell’afflitto
si lenisca la pena,
il cuore si apra all’amico;
come insieme
ricostruisca la casa,
e nella dimora paterna si viva,
un cuor solo
e un’anima sola.
Ci accompagni, Padri nostri, il vostro esempio
di comunione fraterna
e di servizio a santa Maria, e ci sostenga
la vostra intercessione
e la materna protezione
di Nostra Signora,
oggi e in ogni tempo
della nostra vita. Amen.


Autore:
Massimo Cuofano, OSSM

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Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale) Inviato: 10/02/2004 23.15

La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica/3

Maria, la tutta santa dal primo istante dell’esistenza.

"Nella tradizione della Chiesa, il senso comune della fede ha sempre riconosciuto in Maria una incomparabile innocenza e santità. A poco a poco è arrivato ad acquistare anche la certezza della sua esenzione dal peccato originale"(1).

In effetti la storia di questo dogma è alquanto complessa e difficile. Molte sono state le aporie da superare per affermarlo. In particolare: buona parte della chiesa antica, seguendo il pensiero di Agostino, riteneva che il peccato originale venisse trasmesso dall’unione dei sessi, e quindi solo Cristo, nato da Vergine, ne poteva essere esente. Il secondo problema era in riferimento alla fede nella necessità universale del sacrificio di Cristo per la salvezza: come poter ritenere universale tale sacrificio se esisteva una creatura che non ne aveva bisogno?

Il problema venne approfondito durante i secoli e le posizioni sia a favore sia contro l’immacolata concezione erano ritenute legittime e conformi alla fede. Il magistero dovette spesso intervenire per moderare gli animi e il papa Alessandro VII nel suo breve Sollecitudo nel 1661 proibiva alle due parti in causa di attaccarsi e di lanciarsi anatemi.

I principali argomenti a favore dell’immacolata concezione sono presentati nel XII secolo in un’opera del Benedettino Eadmer, il trattato Sulla concezione della santa Maria. Ad esso si aggiunge Duns Scoto che, per risolvere i problemi sopra enunciati sosteneva che Maria non era stata esente dalla colpa originale, come dire, di per sé, ma che anche lei aveva avuto bisogno della redenzione del suo Figlio e che quindi era stata esentata da ogni macchia di peccato in vista dei meriti e del riscatto che sarebbe stato compiuto dal suo Figlio in croce, e questo per essere pronta a pronunciare il suo fiat all’angelo e adempiere fedelmente al compito di Madre del Signore.

Giovanni Gerson nel XV secolo attribuisce alle tesi di Duns Scoto ancora maggiore credibilità, tanto che il concilio di Basilea (1431 - 1449) definisce una prima volta l’immacolata concezione, anche se poi tale definizione non venne recepita nella Chiesa per i contrasti che sorsero tra questo Concilio e la Sede romana(2).

Già nel pensiero dei teologi e dei padri che lo avallarono, il dogma era dunque visto come legato alla funzione di Madre e non all’essere di Maria. In un certo senso, potremmo dire seguendo Agostino, che l’immacolata concezione era opportuna e degna della Madre del Signore, ma non necessaria per preparare il si di Maria a Gabriele. Maria infatti non è immacolata per necessità, ma per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente(3).

"Maria è figlia di Adamo e nostra sorella, congiunta ‘con tutti gli uomini bisognosi di essere salvati’ (LG 53). Anche lei è redenta da Cristo, ma ‘redenta in modo ancor più sublime’(LG 53). Non viene tirata fuori dal fango come noi; è preservata dal cadervi. In lei rifulge maggiormente il primato della grazia di Dio: tutti ‘sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù’ (Rm 3, 24)"(4).

"Le nostre Chiese [cattolica e riformate] condividono di fatto la stessa preoccupazione di onorare senza riserva la sovranità di Cristo, sia ricordando che Maria (come ogni creatura) ha bisogno anch’essa di essere salvata da suo Figlio, sia sottolineando che l’immacolata concezione deve essere compresa solo in riferimento al misero dell’incarnazione"(5).

La stessa santità di cui Maria è stata adornata sin dal primo istante della sua concezione(6), è stata messa alla prova dalle difficoltà e dai limiti della natura umana, e come quella di qualunque altro uomo e quella dello stesso Gesù, è stata sottoposta alla tentazione e allo smarrimento. Come tutta la comunità dei discepoli, anche Maria ha dovuto attendere la risurrezione del suo Figlio ed il dono dello Spirito per comprendere appieno il significato della sua Persona e della sua vita. È possibile qui ricordare, a conferma di quanto detto, l’esitazione di Maria davanti al messaggio di Gabriele, l’incomprensione delle parole di Gesù perso e trovato nel tempio, la necessità di meditare sulle parole di Simeone, parole che potranno essere comprese solo sotto la croce.

Anche "Maria è stata chiamata a superare la sua umanissima premura materna per il Figlio. Quando si reca da lui insieme ai parenti, che vogliono moderarne lo zelo e invitarlo ad una maggiore precauzione, deve ascoltare la risposta decisa: ‘Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre’. Fedele discepola, comprende sempre meglio cosa significa essere la serva del Signore dietro al Messia-Servo, incamminato verso la croce"(7).

Fatte queste necessarie premesse, è possibile ora dare uno sguardo diretto sul dogma dell’Immacolata concezione. Così l’8 dicembre 1854 si esprime il papa Pio IX: "Dichiariamo, pronunziamo e definiamo: la dottrina che sostiene che la beatissima vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale, è stata rivelata da Dio e perciò si deve credere fermamente e inviolabilmente da tutti i fedeli"(8).

In una prima analisi della formula si può notare come la bolla non usi i termini immacolata concezione e che nemmeno si definisce cosa sia il primo istante dell’esistenza di Maria. Inoltre chiaro è il riferimento ai meriti di Cristo e all’azione del tutto gratuita di Dio onnipotente. In essa non si fa riferimento a rivelazioni private, ma si afferma che è dottrina rivelata da Dio, e quindi contenuta in germe nelle Sacre Scritture.

Il riferimento alla parola di Dio, che può sembrare lontano e artificioso se si tiene conto delle espressioni usate da Pio IX per definire il dogma, risulta maggiormente chiaro nella tradizione orientale della Chiesa. Mentre infatti nella Chiesa latina è invalso l’uso della formula negativa senza macchia (im-maculata), nella Chiesa di lingua greca si è sempre riferiti a Maria come alla Panaghia, (tutta santa). È infatti in questa linea che porta lo stesso saluto dell’angelo nell’annunciazione. Se Maria è la piena di grazia, in lei non vi è posto per il peccato; se Lei è la ricolma dello Spirito di benignità, non può che essere La tutta santa.

Proprio in questi termini orientalizzanti il dogma è ripreso dal Concilio Ecumenico Vaticano II: "Nessuna meraviglia quindi se presso i santi padri invalse l’uso di chiamare la Madre di Dio la tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito santo quasi plasmata e resa una nuova creatura. Adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare, la Vergine di Nazaret è, per ordine di Dio, salutata dall’angelo dell’annunciazione come ‘piena di grazia’ (cfr. Lc 1,28)"(9).

Concludendo non possiamo che portare all’attenzione come "l’immacolata concezione, non meno dell’assunzione, parli in realtà della nostra vocazione: se Maria è stata ricolmata di grazia in maniera unica [ed infatti unico nella bibbia è il vocabolo usato dall’angelo nel salutare Maria ndr] è per testimoniare che noi siamo a nostra volta toccati dal dono sovrabbondante della grazia che Dio ci ha accordato nel suo Figlio diletto (cf. Ef 1, 6). Questa visione supera ogni necessità logica: appartiene all’ordine dell’eccesso divino"(10).

 

1. Conferenza Episcopale Italiana, Catechismo degli adulti La verità vi farà liberi, 764

2. Per una trattazione più completa si rimanda a Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione

dei santi, 39 - 46

3. Pio IX, bolla Ineffabilis Deus, DS 2803

4. Conferenza Episcopale Italiana, Catechismo degli adulti La verità vi farà liberi, 764

5. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 269

6. Cfr Lumen Gentium, 56

7. Conferenza Episcopale Italiana, Catechismo degli adulti La verità vi farà liberi, 781

8. Pio IX, bolla Ineffabilis Deus, DS 2803

9. Lumen Gentium, 56

10. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 274



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Da: Crociato2 Inviato: 11/02/2004 11.16
Buon giorno a tutti nel Signore,
 
una ricostruzione veramente interessante che mi ha portato a pensare alle parole usate per la definizione del dogma dell'Immacolata.
 

In una prima analisi della formula si può notare come la bolla non usi i termini immacolata concezione e che nemmeno si definisce cosa sia il primo istante dell’esistenza di Maria. Inoltre chiaro è il riferimento ai meriti di Cristo e all’azione del tutto gratuita di Dio onnipotente. In essa non si fa riferimento a rivelazioni private, ma si afferma che è dottrina rivelata da Dio, e quindi contenuta in germe nelle Sacre Scritture.

Il riferimento alla parola di Dio, che può sembrare lontano e artificioso se si tiene conto delle espressioni usate da Pio IX per definire il dogma, risulta maggiormente chiaro nella tradizione orientale della Chiesa. Mentre infatti nella Chiesa latina è invalso l’uso della formula negativa senza macchia (im-maculata), nella Chiesa di lingua greca si è sempre riferiti a Maria come alla Panaghia, (tutta santa). È infatti in questa linea che porta lo stesso saluto dell’angelo nell’annunciazione. Se Maria è la piena di grazia, in lei non vi è posto per il peccato; se Lei è la ricolma dello Spirito di benignità, non può che essere La tutta santa.

 
Desidero arricchire questo forum aggiungendo un pensiero dagli scritti di san Luigi Maria Grignon de Montfort il quale, con il suo Trattato alla vera Devozione a Maria, non lascia dubbi nè sugli abusi commessi e che si possono commettere usando questo culto a Maria, ma ci avverte dell'opera di Dio attraverso Maria.
 
by, Luca
 

Io riconosco con tutta la Chiesa che Maria, non essendo una semplice creatura uscita dalle mani dell'Altissimo, paragonata alla Sua infinita Maestà, è meno di un atomo, o piuttosto è nulla del tutto, perchè egli solo è Colui che è... Dico però che, supposte le cose come sono, avendo Dio, da quando formò Maria Santissima, voluto incominciare e compiere le sue più grandi opere per mezzo di lei, conviene credere che non muterà sistema nei secoli dei secoli... Il mondo era indegno - dice Sant'Agostino - di ricevere il Figlio di Dio direttamente dalle mani del Padre, perciò lo diede a Maria, affinchè il mondo lo ricevesse da lei. Il Figlio di Dio si fece uomo per la nostra salvezza, ma in Maria e per mezzo di Maria... Per mezzo di Maria la salvezza del mondo ebbe inizio, e per mezzo di Maria deve avere il suo compimento. Nel primo avvento di Gesù Cristo, Maria quasi non apparve, affinchè gli uomini, ancora poco istruiti ed illuminati sulla persona di suo Figlio, non si allontanassero dalla verità, attaccandosi troppo sensibilmente e grossolanamente a lei, come sembra sarebbe accaduto se ella fosse stata conosciuta, a causa delle grazie ammirabili di cui l'Altissimo l'aveva adornata anche esteriormente.

Ma nel secondo avvento di Gesù Cristo, Maria deve essere conosciuta, e lo Spirito Santo la manifesterà, affinchè per mezzo di lei Gesù Cristo sia conosciuto, amato e servito... Maria deve essere terribile di fronte al diavolo e ai suoi seguaci, come un esercito schierato in battaglia... Dio non fece e non formò che una sola inimicizia, ma irriconciliabile, che durerà, anzi crescerà fino alla fine e cioè quella fra Maria, sua degna Madre, e il diavolo...che la teme non solo più di tutti gli Angeli e gli uomini, ma in un certo senso, più di Dio stesso, perchè Satana, essendo superbo, soffre infinitamente più di essere vinto e punito da una piccola e umile serva di Dio, e l'umiltà della Vergine lo umilia più della divina onnipotenza... Ciò che Lucifero perdette per superbia, Maria lo ha acquistato con l'umiltà; ciò che Eva rovinò e perdette per disobbedienza, Maria l'ha salvato con l'obbedienza...

Secondo i Padri della Chiesa e molti Santi di Dio, la devozione a Maria e la consacrazione a Lei sono necessarie per salvarsi.

(dagli scritti di S. Luigi Maria Grignon di Monfort)

 
 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 11/02/2004 14.15
....concordo con questa ricostruzione che....entrando nei particolari come l'Immacolata Concezione...ci fa veramente capire le radici di questo Culto che NON derivano da Maria in quanto tale...MA DA DIO....Paolo dice che tutto ciò che è buono viene da Dio e Maria deriva da Dio.....il culto verso la di lei NON tanto persona, ma di LEI MADRE DI DIO, TEOTHOKOS...allora si che non può che portare tanti frutti e non prettamente a se stessa MA A DIO.....
Il culto mariano NON è mariolatria come talune persone ignoranti la materia dicono......
il culto a Lei è un riconoscimento di Dio e a Dio... e del suo Progetto di salvezza che in Maria abbiamo quale PROTOTIPO IN TUTTO.....
 
"Maria, il SIGNORE E' CON TE"...le dice l'Angelo nell'Annuncio....e dopo le dirà "IL FIGLIO CHE DA TE NASCERA'......" finisce Giovanni dicendo: "E' IL VERBO ETERNO DEL PADRE CHE ERA PRESSO DIO E CHE E' DIO E NELLA VERGINE, PROGETTO DEL PADRE, SI E' FATTO CARNE..."
Maria è PIENA DI DIO prima e dopo.....e in eterno.....
Il Signore è in Maria, Maria partorisce il Verbo del Padre.....Gesù nostro Signore.....
 
E' un INTRECCIO TRINITARIO...ed è la santissima Trinità che direttamnente vi ha operato.....
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 11/02/2004 14.23
...Ho trovato questi testi.......
 
 

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 11/02/2004 14.25
continua....
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 12/02/2004 17.44
Vorrei parteciparvi quanto scrisse un vescovo dell'anno 1000.....forse anche poco conosciuto.....
 
Fraternamente Caterina
 

Santo Amedeo di Losanna Vescovo Celebrazione: 30 Agosto. Amedeo nacque nel 1110 nel castello di Costa nel Delfinato di Vienne. Dallo stesso Bernardo fu formato alla vita monastica nel monastero di Chiaravalle dove era entrato nel 1125. Nel 1139 fu messo a capo del monastero di Altacomba. Nel 1144, eletto vescovo di Losanna, fu un pastore sollecito nella formazione dei giovani e del clero. Le sue otto omelie in onore della Vergine Maria, gli meritarono di essere considerato un assertore dell’assunzione di Maria. Morì a Losanna il 27 agosto 1159.

 

Dalle "Omelie" di sant'Amedeo di Losanna, vescovo
(Om. 7; SC 72,188.190.192.200)
Regina del mondo e della pace


La santa Vergine Maria fu assunta in cielo. Ma il suo nome ammirabile rifulse su tutta la terra anche indipendentemente da questo singolare evento, e la sua gloria immortale si irradiò in ogni luogo prima ancora che fosse esaltata sopra i cieli. Era conveniente, infatti, anche per l'onore del suo Figlio, che la Vergine Madre regnasse dapprima in terra e così alla fine ricevesse la gloria nei cieli. Era giusto che la sua santità e la sua grandezza andassero crescendo quaggiù, passando di virtù in virtù e di splendore in splendore per opera dello Spirito Santo, fino a raggiungere il termine massimo al momento della sua entrata nella dimora superna. Perciò quando era qui con il corpo, pregustava le primizie dei regno futuro, ora innalzandosi fino a Dio, ora scendendo verso i fratelli mediante l'amore.Fu onorata dagli angeli e venerata dagli uomini. Le stava accanto Gabriele con gli angeli e le rendeva servizio, con gli apostoli, Giovanni, ben felice che a lui, vergine, fosse stata affidata presso la croce la Vergine Madre. Quelli erano lieti di vedere in lei la Regina, questi la Signora, e sia gli uni che gli altri la circondavano di pio e devoto affetto.Abitava nel sublime palazzo della santità, godeva della massima abbondanza dei favori divini, e sul popolo credente e assetato faceva scendere la pioggia delle grazie, lei che nella ricchezza della grazia aveva superato tutte le creature.Conferiva la salute fisica e la medicina spirituale, aveva il potere di risuscitare dalla morte i corpi e le anime. Chi mai si partì da lei o malato, o triste, o digiuno dei misteri celesti? Chi non ritornò a casa sua lieto e contento dopo d'aver ottenuto dalla Madre del Signore, Maria, quello che voleva?Maria era la sposa ricca di gioielli spirituali, la madre dell'unico sposo, la fonte di ogni dolcezza, la delizia dei giardini spirituali e la sorgente delle acque vive e vivificanti che discendono dal Libano divino, dal monte Sion fino ai popoli stranieri sparsi qua e là. Ella faceva scendere fiumi di pace e grazia. Perciò mentre la Vergine delle vergini veniva assunta in cielo da Dio e dal Figlio suo, re dei re, tra l'esultanza degli angeli, il giubilo degli arcangeli e le acclamazioni festose del cielo, si compì la profezia del salmista che dice al Signore: "Sta la regina alla tua destra in veste tessuta d'oro, in abiti trapunti e ricamati" (Sal 44, 10 volg.).

 
 

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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 12/02/2004 22.38
La Pace di Cristo!
 
Sono davvero contento: se sono riuscito a far considerare in un ottica nuova il mistero di Maria, e se ho fatto capire come il vedere la stessa realtà da un ottica diversa non voglia dire perdere nulla della Tradizione, ma semplicemente inverarla nelle attuali circostanze e nell'attuale mentalità, allora ho raggiunto il mio scopo.
 
Spesso la polemica anti-protestante dei secoli scorsi ha sottolineato l'attività di Maria nella Chiesa, nella storia della salvezza, senza dare peso a come invece l'analisi della sua vicenda poteva divenire un punto di chiara congiunzione e dialogo dinanzi alla certezza riformata della "Salvezza per Grazia".
 
Maria ricolma dallo Spirito ancor prima che potesse affermare il suo si è in effetti segno chiaro della Grazia che sempre precede l'uomo e che lo stimola alla carità.
 
E' Dio che ci ha amato per primo, ci ricorda l'apostolo Giovanni: la vicenda di Maria è paradigmatica di questo amore preveniente.
 
Se non avesse fatto caso, vorrei far notare a Crociato2 che questo è il quarto forum di questo genere: uno introduttivo e altri due tematici.
 
Mi farebbe piacere se tu, Crociato2, ripescassi gli altri e potessi inserire un tuo contributo anche in essi.
 
Con l'affetto di sempre,
 
Ireneo

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Da: Crociato2 Inviato: 14/02/2004 16.32
Buon pomeriggio a tutti.
 
Un pò sfebbrato, oggi ho più tempo da dedicare e da condividere.
Caro Ireneo se tu mi dicessi quali sono gli altri due forum, altrimenti dopo proverò a rintracciarli.
 
Desidero leggere con voi questa bellissima poesia dedicata a Maria e che introdiuce il mestero eucaristico, visto che in un altro forum se ne sta parlando.
Spero possa gioviare al vostro cuore, come ha arricchito il mio.
 
Il sito che lo pubblica è il www.culturacattolica.it
 
alla voce - contenuto/chiesa/feste
 
by,Luca
 
Nostra Signora di Chartres
Henri Gheon (1875 - 1944)

Sono nera, ma bella, (1)
Colore delle immense arature
Di cui la Provvidenza eterna
Nutre il grano, colore del giorno,

E, come la gleba, io porto,
All'insaputa dei miei aratori,
Il pane segreto (2) che riconforta
Al pari dei corpi, anche i cuori.
Questo buon popolo mi ha intuita
Prima della nascita da Dio
Come divina e designata
Per alleggerire il peso dei cieli.

In mezzo alle divinità tetre
Che regnavano su questo vecchio paese,
Figlie della paura e dell'ombra,
Io fui la sola che sorride.

E, sospesi al mio sorriso,
I sacerdoti della quercia e del vento
Intravedevano l'immenso impero
Di un Signore più dolce e più grande.

Così si innalzò la mia immagine
Sotto il fardello fiorito dei doni
Di cui incoronavano il mio volto
Come un'offerta al Dio senza nome, (3)

E nessuno sospettava ancora
In questo accigliato Occidente
Che io portavo in me l'aurora
Che stava per levarsi a Oriente, (4)

Sono nera, ma bella, (5)
Il mio popolo ha compreso la mia bellezza.
Esso fu, prima della fede, fedele
E io gli devo fedeltà.

Sulla pianura che lui ha lavorato
Farò sorgere due alte torri
Perché le sue messi siano benedette
Dalla loro grande ombra, ogni giorno.

Come una zolla, sotto la chiesa,
Io germoglio - e non cesserò più
Di partorire la Grazia promessa,
Al mio popolo: la spiga Gesù.

1 Cf Ct 1,5
2 Cf Gv 6
3 Cf At 17,23
4 Cf Lc 1,78
5 Cf Ct 1,5

 

Perché - ci si potrebbe chiedere - una poesia sulla Vergine Santa per il Mistero dell'istituzione dell'Eucaristia?
Nonostante l'apparente "stonatura" iniziale, i motivi di tale scelta potrebbero essere molteplici. Non ultimo, tra questi, il desiderio di onorare Colei nel cui grembo germogliò "Il pane segreto che riconforta al pari dei corpi, anche i cuori"; Colei che partorì al mondo "
la Grazia promessa… la spiga Gesù".
Inoltre, parlare della Madre, equivale a parlare del Figlio, poiché l'intera esistenza di Maria fu intessuta e plasmata su quella del suo divin Figlio.
Molto bella ed eloquente, a questo proposito, è la riflessione proposta dal S. Padre a commento di questo Mistero. Il Papa, dopo aver sottolineato come "nell'Eucaristia Cristo si fa nutrimento con il suo Corpo e il suo Sangue sotto i segni del pane e del vino, testimoniando "sino alla fine" il suo amore per l'umanità (Gv.13,1)," nota che, anche se "i Vangeli nulla dicono di un'eventuale presenza di Maria nel Cenacolo al momento dell'istituzione dell'Eucaristia" non per questo ella ne è estranea. "La funzione che (Maria) svolge a Cana - continua infatti il S. Padre -
accompagna, in qualche modo, tutto il cammino di Cristo. Quel corpo e quel sangue divino, che dopo la Consacrazione è presente sull'altare, viene offerto al Padre e diventa comunione d'amore per tutti, rinsaldandoci nell'unità dello Spirito per formare la Chiesa, conserva la sua originaria matrice da Maria. Li ha preparati Lei quella carne e quel sangue, prima di offrirli al Verbo come dono della famiglia umana, perché Egli se ne rivestisse diventando nostro redentore, sommo sacerdote e vittima. Se il corpo che noi mangiamo e il sangue che beviamo, è il dono inestimabile del Signore risorto a noi viatori, esso porta ancora in sé, come pane fragrante, il sapore e il profumo della Vergine Madre."

Dopo aver avuto una così "autorevole" conferma della pertinenza di un discorso su Maria in riferimento al Mistero Eucaristico, inoltriamoci nell'analisi del testo per coglierne gli elementi salienti.
Gheon inizia questa sua poesia con un rimando esplicito al cantico del Cantici: "Sono nera ma bella" e sul "colore" è imperniata tutta la prima strofa.

Il rimando immediato, oltre che al colore della statua della Vergine di Chartres, è anche al colore fecondo dei campi che, nel silenzio e nell'umiltà, generano le spighe di grano le quali, trasformate, a loro volta, in pane, nutrono l'uomo.
Da qui l'accostamento, compiuto da Gheon, tra la terra e Maria, tra l'umile zolla che, intrisa dall'acqua e riscaldata dal sole, diviene feconda e produce la spiga per il pane che sostiene la vita umana, e l'umile "ancella del Signore" che, "impregnata" della Grazia divina e resa feconda dal sole di Dio, accoglie in se il Verbo della Vita e genera al mondo il Pane celeste per la Vita eterna.
La descrizione di Maria quale "terra feconda", nel cui grembo germogliò l'autore della vita, la si trova anche in molti Padri.

S. Giovanni Crisostomo, nella sua presentazione di Maria quale "terra vergine aperta a Dio", facendo risalire l'analisi scritturistica, da lui compiuta, fino alla Genesi, pone la domanda: "A chi Dio diede il nome per primo? Che nome ricevette? Fu chiamato in lingua ebraica Adamo… che tradotto… significa "terrestre". Inoltre, continua S. Girolamo, "Eden… significa "terra vergine" e tale fu quel luogo nel quale Dio piantò il paradiso… affinché tu sapessi che il giardino non è opera delle mani dell'uomo. La terra infatti era vergine… non aveva sperimentato mani di agricoltori e solo in obbedienza a un comando aveva fatto germogliare quelle piante. Per questo lo chiamo Eden, cioè "terra vergine" Questa vergine era figura di quell'altra Vergine. Come, infatti, questa terra… fece germogliare per noi il paradiso, così anche quella… fece germogliare per noi Cristo".

Tornando all'analisi del testo poetico, risulta evidente, fin dall'inizio, come tutta la composizione sia incentrata sul tema dell'amore: È la celebrazione dell'amore/devozione che il poeta nutre per la Vergine e la Vergine di Chartres in particolare; è il ricordo dell'affetto profondo che tutto il popolo francese ha per questo Santuario, dove la Madonna è sentita come Madre di Dio e madre loro; ma è anche l'amore espresso dalla Vergine per il "suo" popolo che l'ama, la venera e da Lei attende e chiede il Pane della Vita e, di conseguenza, di Cristo stesso che si fa "Pane spezzato" per amore dell'uomo.

Commentando l'espressione biblica "la terra ha dato il suo frutto" (Sal. 67,7) S. Girolamo sottolinea che "La terra è S. Maria" la quale "viene dalla nostra terra, dal nostro seme,… da Adamo… Questa terra ha dato il suo frutto; ciò che ha perduto nel Paradiso lo ha trovato nel Figlio". La terra, dunque, ha prodotto il suo frutto; ma prima di far germogliare la spiga, essa "ha dato il fiore. Si dice nel Cantico dei cantici - nota S. Girolamo -: "io sono il fiore del campo e il giglio delle valli" (Ct. 2,1). Questo fiore è dunque diventato frutto perché noi ne mangiassimo, perché ci nutrissimo della sua carne. Volete sapere che cos'è questo frutto? È il Vergine dalla Vergine… il Figlio dalla Madre, il frutto dalla terra. Vedete che cosa dice il frutto stesso: "Se il grano di frumento non cade in terra e non muore, non può fare molto frutto. La terra ha dato il suo frutto, ha dato il grano di frumento; il grano di frumento è caduto in terra ed è morto ed è per questo che porta molti frutti. Si è moltiplicato nella spiga. Quello che era caduto solo è risorto con molti... Perciò ti celebrino i popoli, o Dio, Ti celebrino i popoli tutti: la terra ha dato il suo frutto".

Frequenti, nel dipanarsi del testo, sono, poi, i riferimenti ai tempi precedenti l'avvento di Cristo, che vengono, ora, "rivisti" come "attesa" di un "compimento": "Questo buon popolo - fa dire il poeta a Maria - mi ha intuita prima della nascita da Dio come divina e designata Per alleggerire il peso dei cieli"… "sospesi al mio sorriso, i sacerdoti della quercia e del vento intravedevano l'immenso impero Di un Signore più dolce e più grande"… (si potrebbe qui continuare riportando, praticamente, l'intera composizione).
"Io porto - si legge nel testo - all'insaputa dei miei aratori, il pane segreto che riconforta"
: l'amore premuroso di Dio, sembra sottolineare la poesia, fin dalla prima strofa, è preveniente e porge il "Pane" a chi ancora non lo conosce e non ne sente, dunque, neppure "la fame".
Eppure, seppure forse ancora inconscia, questa "fame" l'uomo l'ha sentita da sempre. "Questo buon popolo - dice, infatti, la Vergine attraverso i versi di Gheon - mi ha intuita prima della nascita da Dio come divina e designata per alleggerire il peso dei cieli", segno che nell'intimo, l'uomo, da sempre, cerca ciò che "solo" può saziarlo e tende a Colui per il Quale e dal Quale è stato creato.

A questo punto, per comprendere appieno il testo poetico, il richiamo alla storia della Cattedrale di Chartres diviene, però, indispensabile.
Dove ora sorge la Cattedrale, sorgeva, fin dall'epoca dei Galli, un santuario pagano, dedicato a una "dea madre". Esso fu trasformato, dapprima, nel III secolo, in un semplice luogo di culto mariano finché, nel 1020, sotto il Vescovo Filiberto, fu edificata l'attuale Cattedrale. Distrutta da un incendio nel 1124, la Cattedrale venne immediatamente ricostruita con grande partecipazione di tutte le popolazioni vicine; testimonianza, questa, dell'affetto e del legame profondo che, da sempre, unisce il popolo di Francia alla Vergine di Chartres
La cattedrale di Chartres è definita, infatti, dal popolo francese, semplicemente come "la cattedrale" poiché è qui che, per diversi aspetti, si identifica e concentra l'arte e la passione religiosa di tutta la nazione.
L'autore vede, nella devozione alla "dea madre", presente fin dall'antichità in molte popolazioni pagane, tra cui quella romana, l'anticipo e la "figura" della devozione alla "vera Madre" del "Vero Dio".
Eloquente, oltre che suggestiva, a conferma di questo profondo legame tra la Vergine di Chartres e la popolazione è anche la radicata devozione riservata alla "veste della Vergine", una "reliquia" mariana, conservata anch'essa nella Cattedrale di Chartres, sebbene la sua "autenticità" sia, ovviamente, messa fortemente in dubbio dai più.
Gheon attribuisce, dunque, alle popolazioni antecedenti l'avvento del cristianesimo, un amore, per così dire, "in fieri" per colei che "in mezzo alle divinità tetre Figlie della paura e dell'ombra", è
"la sola che sorride".
Da qui deriva anche il motivo per cui, secondo Gheon, "I sacerdoti della quercia e del vento" - cioè i ministri del culto pagano - "sospesi al sorriso" di colei che veneravano senza conoscere, "intravedevano l'immenso impero di un Signore più dolce e più grande": attraverso il culto che tributavano alla Vergine Madre, tributavano inconsapevolmente onore a Cristo "
Come un'offerta al Dio senza nome".

Impossibile, qui, non andare con la mente anche al riferimento biblico degli Atti (cui il testo fa, chiaramente riferimento) dove "Paolo, alzatosi in mezzo all'Areòpago, disse: "Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio" (Atti 17, 22 - 23)".
Paolo annunzia Cristo, morto e risorto per noi.
Gesù, nell'Ultima Cena, anticipa, in modo incruento, il sacrificio totale di Sé che, di lì a poco, realizzerà sulla Croce, nel Mistero della sua morte e resurrezione perché da Lui il mondo abbia la vita e l'abbia in pienezza.
Celebrando l'Eucaristia, la Chiesa attualizza e perpetua, nella storia, questa presenza di Cristo tra i suoi e Maria non è certo "estranea" al Mistero Eucaristico.

Come nota splendidamente Alexis Kniazeff, questa presenza mariana è chiaramente evidenziata nella stessa celebrazione dell'Eucaristia secondo il rito bizantino. "Che dire della presenza di Maria nella celebrazione eucaristica?" - domanda questo studioso - "Ricordiamo anzitutto dove e come la Theotokos appare nella liturgia eucaristica bizantina. Può esservi nominata nell'anafora stessa, viene commemorata nelle preghiere di intercessione, nell'innografia della liturgia dei catecumeni. È simbolicamente rappresentata da una particella di pane messa sul disco o patena durante il rito di preparazione delle sante specie o proskomide. [...] Il rito, con la deposizione sul disco delle particelle di pane attorno alI' Agnello - il pane rappresenta Gesù -, fa in questo modo apparire Cristo, Agnello di Dio, circondato dalla Vergine, dai santi, dai vivi, dai morti, quindi da tutta la Chiesa trionfante in cielo e da tutta la Chiesa militante sulla terra. In questa iconografia la Theotokos è rappresentata da una particella di forma triangolare. Il sacerdote la pone a destra dell'Agnello dIcendo: "In onore e memoria della benedetta e gloriosa sovrana, la Madre di Dio e sempre vergine Maria. Per le sue preghiere ricevi, Signore, questo sacrificio sul tuo altare nel più alto dei cieli". Presentato in questo modo il rito della proskomide… per quanto riguarda la Madre di Dio, sottolinea il suo posto eminente nella Chiesa, la sua elevazione nella gloria, il suo potere di intercessione e confessa che la Madre di Cristo, nella sua intercessione, prega anche per l'accettazione del sacrificio eucaristico offerto dalla Chiesa. Ma questo stesso rito mostra che, proprio come avviene nella preghiera di intercessione, il sacrificio eucaristico è offerto ugualmente anche per la Madre di Dio".
Maria è, dunque, da considerarsi parte "integrante ed essenziale" del Mistero Eucaristico.

S. Epifanio chiamava "la Vergine in certo modo sacerdote e parimenti altare" poiché "essa, portando la mensa, ci ha donato il pane celeste per la remissione dei peccati". Parole profonde, queste, e piene di significato, commentando le quali, Ferdinando Chinino De Salazar aggiungeva: "poiché la volontà della Vergine ha cooperato con quella del Figlio alla realizzazione dell'Eucaristia, possiamo dire e affermare certamente che essa ci ha donato e ci ha offerto il pane celeste. Riconosciamo infatti che il dono che ci viene dato sotto le due specie, cioè il corpo e il sangue di Cristo Signore, è veramente suo e le appartiene… Il divino Epifanio che cosa poteva dire o immaginare di più splendido? Dice che la Vergine è sacerdote, in certo senso, nel dono e nell'offerta del pane celeste, il che è propriamente vero per questa ragione che, insieme a suo Figlio, donò e offrì realizzando contemporaneamente il sacramento e il sacrificio.

Diversi sono gli autori che paragonano Maria al sacerdote stesso, poiché ella offre, a Dio e agli uomini, suo Figlio quale "Pane del cielo". Inevitabile conseguenza di questo parallelismo, è il fatto che la Vergine Santa sia proposta, da questi autori, ai sacerdoti quale modello e guida del loro Ministero.
Matthias Joseph Scheeben, ad esempio, scrive: "Il sacerdozio ecclesiastico deve rigenerare Cristo stesso nel seno della Chiesa - nell'Eucaristia e nel cuore dei fedeli - mediante le virtù dello Spirito santo che risiede nella chiesa cristiana… Mediante il sacerdozio, Cristo è generato di nuovo, quasi per una continuazione della sua nascita prodigiosa da Maria; e il sacerdozio stesso, rispetto all'uomo-Dio è un'imitazione e una continuazione della sacra maternità di Maria. È per il Cristo eucaristico quello che Maria è per il Figlio di Dio che prende carne… Far presente il corpo fisico di Cristo nell'Eucaristia onde possa unirsi al di lui corpo mistico e formare questo corpo mistico stesso: ecco quali sono le ragion d'essere e le funzioni della sacra maternità che noi dobbiamo attribuire al sacerdozio della Chiesa".

     
     Curatore: Don Gabriele Mangiarotti


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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 14/02/2004 22.38
Carissimo Luca, alias crociato.....grazie per il bellissimo testo....direi che è CONTEMPLATIVO....sarebbe da far girare nelle nostre rubriche di posta per far conoscere una meditazione così profonda sull'Eucarestia e il dono di Dio attraverso Maria....
 
In particolare, ma difficile fare una scelta....mi è piaciuto molto questo passo:
 
"Io porto - si legge nel testo - all'insaputa dei miei aratori, il pane segreto che riconforta": l'amore premuroso di Dio, sembra sottolineare la poesia, fin dalla prima strofa, è preveniente e porge il "Pane" a chi ancora non lo conosce e non ne sente, dunque, neppure "la fame".
Eppure, seppure forse ancora inconscia, questa "fame" l'uomo l'ha sentita da sempre. "Questo buon popolo - dice, infatti, la Vergine attraverso i versi di Gheon - mi ha intuita prima della nascita da Dio come divina e designata per alleggerire il peso dei cieli", segno che nell'intimo, l'uomo, da sempre, cerca ciò che "solo" può saziarlo e tende a Colui per il Quale e dal Quale è stato creato.
.........
 
Per quanto riguarda i forum citati da Ireneo credo siano questi:
 
 
 
 
e il terzo che è questo........
 
Grazie.....
 
Fraternamente Caterina
 
 

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Da: Crociato2 Inviato: 15/02/2004 18.42
Buon pomeriggio.
 
Caro Ireneo ho letto la premessa, ma perchè farne un forum a parte? Mi permetto di ricopiare qui la premessa che dice
 

La Pace di Cristo!

Vorrei con tre diverse discussione trattare alcuni punti spesso motivo di contesa e di irrigidimento sia da parte cattolica che da parte protestante.

I motivi sono principalmente due.

Uno è quello di far vedere a tutto coloro che ritengono fondamentale confrontare con il criterio del Sola Scriptura ogni dottrina, che le verità cattolico-romane su Maria possono essere interpretate in maniera conforme a questo principio.

Il secondo è dimostrare agli stessi cattolici, spesso troppo rigidi, o peggio ancora, che ritengono che la Scolastica abbia detto tutto il dicibile e nell’unico modo in cui ciò può essere detto, che è possibile affrontare il tema mariano con serenità, senza volontà apologetiche o dimostrative, ma accettando il primato della Scrittura anche in riferimento alle definizioni su Maria.

I temi trattati saranno 3:
1. Rivelazione e rivelazioni;
2. La Cooperazione di Maria, Mediatrice di Grazia, al mistero della salvezza;
3. Maria, la tutta santa dal primo istante dell’esistenza.

Spero che possiate accogliere senza spirito polemico o di rivalità quanto scritto, ma come stimolo ad un dialogo semplice e onesto, che tenga conto di tutta la complessità biblica, storica e teologica del tema.

Ireneo

 
Farei due considerazioni.
 
La prima è che sarebbe assurdo con il metodo della Sola Scriptura dire che la dottrina della Chiesa è sbagliata specialmente a riguardo del culto mariano.
 
La seconda che sciocchi sarebbero quei cattolici che, schematicamente rigidi, potrebbero pensare che la Scolastica possa aver risolto tutti i problemi inerenti la fede della Chiesa.
 
Credo che il primato della Scrittura non viene offuscato se attraverso altre strade si potrà dimostrare la legittimità del culto mariano, e penso che una dimostrazione l'ho data involontariamente con il post n. 8
 
Credo infine che una rigidità della Sola Scriptura sia invece quella tattica disordinata che non tiene conto, come dicevi tu:
di tutta la complessità biblica, storica e teologica del tema.
 
Ora vado a leggere gli altri forum, by Luca.
 
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Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale) Inviato: 24/02/2004 16.52

La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica/Conclusione

 

La Pace di Cristo!

La trattazione dei tre forum dedicati alla Definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica è forse potuto sembrare una fredda codificazione, o magari una forzatura per cercare un "compromesso"… ma, chi mi conosce, sa che i compromessi non sono per me; io sono per il dialogo, per il riconoscimento delle differenze e per una sempre più profonda comprensione del mistero.

Noi siamo troppo abituati a pensare con la dialettica Hegeliana di tesi-antitesi-sintesi, e così molti possono vedere questa logica anche nella storia della Chiesa: Cattolicesimo romano - Riforma protestante - Movimento ecumenico.

Ma in questo pensare c’è una debolezza insita nel procedimento stesso: la sintesi diventerà presto una nuova tesi da abbattere con una nuova antitesi, fino a ritrovare una nuova sintesi. E chissà se i rigurgiti reazionari e pseudotridentini (perché non è il concilio Tridentino a fare problema, ma la sua interpretazione decontestualizzata che spesso ne viene fatta) non derivino proprio dalla logica suddetta.

Ma esiste un’altra dialettica, a mio parere molto più moderna, anche se nel tempo venuta prima.

E guarda guarda, per una volta sono io, l’anti-scolastico a parlare dell’Aquinate, che di questa dialettica fu maestro: la tecnica della QUESTIO.

Nella Questio, puntualizzato un argomento (normalmente sotto forma di domanda), si evidenziavano tutte le posizioni precedenti, in pro e in contro. Il Magister poi non faceva altro che ricercare la verità insita in tutte e, per mezzo di un punto di vista nuovo e più alto, riusciva a conciliare le sentenze precedenti.

In questo modo di vedere, prima di tutto si deve sottolineare che le posizioni precedenti non sono onnicomprensive del problema, che invece affrontano da un punto di vista soltanto. Il compito del Magister medievale era proprio quello di ricercare un orizzonte più ampio, un discorso più comprensivo, in cui conciliare le posizioni.

A differenza di Hegel e della sia dialettica, qui il contro non è superato per mezzo della sua negazione, ma della sua inclusione, così che la sintensi ottenuta sarà veramente un punto conclusivo, e non una nuova tesi da abbattere…

Imparare dalla storia dovrebbe essere il pregio di una cultura del dialogo. Forse la tecnica della questio è una delle più importanti acquisizioni della scolastica, e questo è quello che ho voluto qui fare: ho voluto, definiti tre argomenti, portare a conciliazione tesi che ad uno sguardo superficiale potrebbero sembrare contraddittorie, e cioè la suprema libertà dell’azione divina e la libera risposta della creatura; l’atemporalità di Dio e della sua Parola e la storicità della situazione umana; l’immortalità della verità e la mortalità dei sistemi filosofici e dei linguaggi per esprimerla.

Ciò che nei messaggi precedenti ho scritto è stato frutto di un’incessante ricerca di una fede sempre più pura, sempre più rivolta all’essenziale, sempre tesa a realizzare il culto reso a Dio da Maria, cioè quel culto in Spirito e verità richiesto dal nostro Signore Gesù Cristo.

Una delle più belle icone mariane consegnateci dalla tradizione orientale è a mio parere la cosiddetta Platythera, cioè, nel significato del termine greco, La più estesa ( perché è colei che ha contenuto Colui che nemmeno i cieli contengono).

In essa Maria è ritta, con le braccia alzate nella posizione dell’orante e nel suo seno, in un cerchio che indica il superamento del tempo e dello spazio, è raffigurato il Cristo che incarnandosi in lei ricongiunge i cieli alla terra. Il fatto di essere in piedi evoca anche la realtà più bella e nello stesso tempo più nascosta e discreta di Maria: la sua partecipazione del tutto particolare alla risurrezione (termine che letteralmente in greco significa ‘rialzarsi’) di Cristo: la sua assunzione al cielo.

Ho parlato del rapporto tra Rivelazione e rivelazioni, dei titoli mariani e del dogma dell’immacolata concezione, ma non ho trattato dell’assunzione. Preferisco mantenere il silenzio su un evento così intimo e commosso quale è il passaggio di una vita dalla terra al cielo, silenzio che lo stesso Giovanni ha voluto custodire nei suoi scritti, pur avendo vissuto con Maria, secondo quanto egli stesso ci riferisce sotto la croce.

Maria è il segno dell’efficacia salvifica del sacrificio di Cristo, lei è riprova e conferma della nostra risurrezione, lei è, per dirla con le parole del Concilio, segno di sicura speranza.

Io non ho alcuna intenzione di sminuire la grandezza di Maria; ma io vedo la sua grandezza proprio nella sua umiltà, nel suo subito farsi da parte per non invadere lo spazio del Figlio.

"Fate quello che egli vi dirà". Non so se avete mai fatto caso che sono queste le ultime parole che la bibbia fa pronunciare a Maria, e proprio all’inizio della missione pubblica del Cristo.

Le ultime parole di Maria…un dito rivolto verso Gesù…

Maria dopo l’evento di Cana resta presente nella vita di Gesù, ma sempre in modo silenzioso: resta stupita al saluto dell’angelo al quale risponde con poche parole, resta ancora più sbigottita all’arrivo dei pastori e dei magi alla grotta di Betlemme, non proferisce parola davanti a Simeone, non dice nulla nemmeno davanti alla spudorata disobbedienza del Gesù appena dodicenne, non dice nulla quando egli si rifiuterà di parlarle durante la sua predicazione, soffrirà in silenzio ai piedi della Croce, nel silenzio attenderà l’alba della risurrezione ed ancora assorta in preghiera attenderà il dono dello Spirito Santo.

Lei che è voluta in vita essere presenza discreta al fianco di suo Figlio, non desidererà forse restare presenza discreta anche oggi nella Chiesa? Non è giusto da parte nostra rispettare la volontà da lei manifestata quando viveva su questa terra e trattare di lei con il massimo riserbo e delicatezza?

…Che noi conosciamo sempre di più il suo Figlio, questa è la volontà di Maria, questo ciò che vuole da noi. Lei insieme a tutti i santi ci sostiene con la sua preghiera silenziosa e noi guardando a lei e ai tanti testimoni della fede che hanno vinto il mondo troviamo la forza di andare avanti e di attendere nella pazienza la manifestazione ultima e definitiva di Cristo.

Sostenuti dallo Spirito e da tutta la Chiesa, immersi anche noi nella comunione dei santi, troviamo ogni giorno la forza di sperare e di dire il nostro Marana tha, Vieni Signore Gesù!

Maria, dolce madre del Signore e madre nostra, insegnaci l’umiltà, insegnaci a fidarci solo delle parole del tuo Figlio, insegnaci a tributare a Dio un culto in Spirito e verità, fa che ti sentiamo vicina nella preghiera, che sempre sentiamo su di noi il tuo sorriso che ci dice: "non fare nulla, ama Dio e basta, il resto verrà da sé". Aiutaci a crescere nella via dell’unità e della riconciliazione, fa che mai il parlare di te sia motivo di contesa tra i fedeli di Cristo, ma che tutti ti riconoscano Madre di riconciliazione e di pace.

<DIR> <DIR>

Al Padre, che ti ha guardata con amore eterno,
al Figlio che tu hai generato nella povertà della nostra natura
e allo Spirito di santità che ti ha adornata di una splendida veste di grazia,
salga il nostro canto e la nostra gratitudine per tutti i secoli dei secoli. Amen!

</DIR></DIR>

Vostro nel Signore Gesù,

Ireneo



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Da: Crociato2 Inviato: 28/02/2004 10.43
Buon giorno a te Ireneo, ho trovato come sempre interessante il tuo intervento, ma questa volta ho difficoltà a comprendere in che senso tracci le tue conclusioni.
 
Parli di Hegel di sintesi e antitesi, parli di compromessi che francamente neanch'io mi sogno di cavalcare. Mi sono giocato tutta la mia materialità per accettare questo Credo, ma non ho fatto mai compromessi, credo che sarebbe illogico di fronte ad un Dio che scruta i cuori fin nel loro profondo.
 
Penso che se tu mi traducessi in termini più semplici quanto volevi concludere, forse riuscirò a capire cosa intendi citando la Questio dell'Aquinate.
 
Inclusione e punto conclusivo, comprenderai che insegnando in una scuola seppur superiore devo essere esplicito e di comprensione verso i giovani, altrimenti non farò altro che confondergli le idee. Questo metodo di semplificazione lo adopero anche con il gruppo giovani in parrocchia quando citiamo il Magistero.
 
In attesa di leggerti meglio auguro a te e famiglia una buona domenica di Quaresma, by Luca
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