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La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2009 12:35
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30/08/2009 12:22
 
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Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale) Inviato: 02/02/2004 1.59

La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica/2

La cooperazione di Maria, mediatrice di grazia, al mistero della salvezza.

 

Nell’Unitatis redintegratio (1), il Concilio Ecumenico Vaticano II affermava solennemente l’esistenza di una gerarchia nelle verità di fede. Acquisendo quest’ottica, ogni verità di fede su Maria ha valore se posta in stretta relazione al Mistero del Verbo fatto carne, mistero tanto più profondo quanto profondo è l’abisso che pur sempre esiste tra creatura e Creatore. È possibile ciò, senza con questo rinnegare la riflessione su Maria trasmessaci dalla Tradizione? Io credo di sì.

Per quanto riguarda il legame tra mistero di Maria/mistero di Cristo, non è un caso che la prima proclamazione dogmatica che riguarda la Vergine nasca dalla necessità di chiarire in modo definitivo la relazione esistente tra le varie nature di Cristo. Nel titolo di Teotokos (Genitrice di Dio) solennemente promulgato dal Concilio di Efeso nel 431, prima che un privilegio di Maria, è da vedere la verità del Cristo divenuto uomo nel seno della Vergine senza perdere la pienezza della sua divinità, che era appunto il centro della disputa teologica che il Concilio aveva intenzione di comporre.

Da questo momento in poi si può vedere negli scritti dei Padri un interesse nel comprendere, diremmo noi in termini filosofici ma, mi rendo conto, poco biblici, lo statuto ontologico della figlia di Sion, per evitare anche pericolose deviazioni. È infatti una realtà storica che alla vigilia delle lotte iconoclaste, che devasteranno l’oriente cristiano per molti secoli, il culto dei santi e delle loro immagini era divenuto davvero idolatrico e superstizioso.

Il Concilio Ecumenico Niceno II(2), che ricompone la controversia confermando la liceità del culto delle immagini, definì anche rigidi confini ad un tale culto: in nessun caso la venerazione per i santi e le loro immagini dovevano trasformarsi in un culto fine a se stesso e, come dire, idolatrico. In oriente non ci si è mai discostati da allora dai dettami del Niceno II e Maria "è di solito rappresentata con suo Figlio, il bambino Gesù che lei porta in braccio: è la relazione col Figlio che glorifica la Madre" (3).

Occorre purtroppo però constatare con il prof. Federici, recentemente scomparso, che non lo stesso è accaduto in Occidente, dove il culto delle immagini ha di molto superato l’ortodossia del Niceno II. In una dispensa di una lezione da lui tenuta alla Pontificia Università Urbaniana qualche anno fa, con parole molto dure, ma da inquadrare nel tema della lezione, egli scriveva: "Che altro è se non paganesimo residuo e sempre riemergente, la persistenza delle statue nelle chiese, in Occidente, orribili contraffazioni del divino, banalizzanti e cosificanti il Mistero del divino Volto? E che si seguitano a fabbricare ed a benedire ed a erigere e ad imporre al povero popolo di Dio - contro il dettame della Chiesa antica, dei Padri unanimi, della liturgia e del concilio di Nicea II, 7° Ecumenico (anno 787, che tra breve ripropone tragicamente il suo 1200° anno di totale disobbedienza della cristianità occidentale, incapace di contemplare in modo degno il divino Mistero della Icona)"(4). È doveroso constatare anche come, proprio l’eccesso del culto dei santi è stata una delle cause scatenanti la protesta di Lutero e la divisione di parecchie comunità ecclesiali occidentali dalla comunione con la sede romana.

Tutto questo è importante per comprendere come sempre la Chiesa ha tenuto a sottolineare nei suoi più solenni momenti, quali sono i Concili, e nelle sue più sublimi figure, quali sono i Padri della Chiesa antica, che la Sempre Vergine e Tutta Santa Madre di Cristo è, pur nella sua grandezza e nei suoi privilegi, una di noi e che ciò che noi affermiamo di Maria può essere affermato anche di tutti coloro che sono, nella Chiesa, redenti dal sangue prezioso di Cristo.

Da questo possiamo concludere con il Gruppo di Dombes che "1. Per avere una fede retta in Cristo, si deve portare su Maria uno sguardo che non distolga da suo Figlio, ma faccia al contrario parte della contemplazione dei misteri stessi di Gesù. 2. Non bisogna mai affermare su Maria la minima cosa che sia incompatibile con l’onore del Signore, cioè con la sua identità di vero uomo e vero Dio"(5).

Resta ora da analizzare come titoli mariani quali quelli di Mediatrice di Grazia, Regina del cielo e della terra e Cooperatrice dell’umana salvezza rispondano ai requisiti sopra espressi. In effetti mal interpretati essi potrebbero come staccare la figura di Maria da quella del suo Figlio e quasi attribuire a lei prerogative che invece si riferiscono a Gesù in quanto nostro Dio e Signore.

Tali termini sono legittimi se teniamo presente il criterio ermeneutico di distinguere sempre ciò che è richiesto dalla fede e ciò che è consentito dalla devozione. È opportuno infatti che nell’utilizzo di questi titoli si facciano degli opportuni distinguo. Essi infatti non appartengono a Maria in modo esclusivo, ma, come dire, in modo analogico: essi sono di tutta la Chiesa ed è appunto per questo che competono in modo particolare anche a Maria, immagine della Chiesa. Occorre non dimenticare a tal riguardo che anche noi siamo parte della Chiesa e che quindi tutti noi siamo con la nostra preghiera mediatori di grazia gli uni per gli altri e tutti noi siamo chiamati a regnare sul cielo e la terra e a giudicare persino gli angeli, come già fanno, insieme con Maria, i santi giunti alla gloria celeste.

Solo Cristo possiede in modo esclusivo ed essenziale i titoli di Mediatore e Re. Vari sono i passi biblici che possono essere citati a tale riguardo, ma a noi sembrano bastare i seguenti:

Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. (1 Tm 2, 5-6a)

Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? (Rm 8, 34)

Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati. (At 4, 11-12)

Essi combatteranno contro l’Agnello, ma l’agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re e quelli con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli. (Ap 17, 14)

Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei Signori.

(Ap 19, 16)

Ciò che invece la tradizione patristica e la chiesa Cattolica latina e le varie Chiese orientali ancora oggi riferiscono in modo singolare a Maria, la Scrittura lo afferma di tutti i salvati:

Confessate perciò i vostri peccati gli uni gli altri e pregate gli uni per gli alti per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza. (Gc 5, 16)

Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. (Mt 18, 19)

Non sapete che giudicheremo gli angeli? (1 Cor 6, 3)

In Cristo il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo (Ef 1, 4-5)

Maria non è altro da noi, lei è, con tutto ciò che questo comporta, la prima di noi. È questo che fa la sua grandezza: Maria è nella Chiesa la prima che ha creduto; come ricorda l’attuale pontefice, il suo è il primo fiat della nuova alleanza (6); se essa venisse vista fuori dalla comunione dei santi, come qualcosa di diverso (anche se di migliore) dal resto del popolo di Dio, fuori dall’alleanza inaugurata dall’incarnazione di Cristo, il suo si non avrebbe più alcun senso.

Cosa dire invece del termine di Cooperatrice affermato dalla Lumen Gentium (al n. 56)? Prima di tutto va notato come volutamente il Concilio metta da parte il titolo di Corredentrice, che pure è avallato da un’importante parte dell’antica tradizione. Quest’ultimo è infatti un titolo gravido di malintesi in quanto facilmente rimanda all’idea che Maria sia stata redentrice dell’umanità al pari di Cristo, cosa evidentemente negata da Paolo che sostiene con forza l’unica mediazione di Cristo e la necessità del sacrificio di un solo giusto per rendere tutti giusti (7).

"Quando la Chiesa Cattolica parla di cooperazione di Maria alla salvezza, non la situa dalla parte dell’iniziativa del Salvatore e del Redentore. Per usare un’immagine semplice ma eloquente, essa non vuole dire in nessun modo che Maria aggiungerebbe una percentuale, seppur minima, all’opera di Cristo. La nostra salvezza è al cento per cento opera di Dio per mezzo di Cristo nello Spirito: posta a fianco dei salvati, Maria interviene in virtù della grazia della salvezza che ha ricevuto come tutti gli altri credenti. Anche se la sua salvezza prende la forma di una preservazione dal peccato, Maria è riscattata allo stesso titolo [seppur in modo ancor più sublime (8) ndr] di ognuno di noi" (9).

È interessante a tale riguardo anche una nota del succitato documento: "Una recente commissione, riunita su richiesta della Santa Sede per dare una risposta alle diverse domande di definizione di nuovi titoli mariani, così si esprime: ‘È parso non doversi abbandonare la linea teologica seguita dal concilio Vaticano II, il quale non ha voluto definire nessuno di essi. (…) Il termine corredentrice non viene adoperato dal magistero dei sommi pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII: a questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che egli ne abbia evitato intenzionalmente l’uso. (…) Infine, i teologi, specialmente i non-cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbe una definizione dei suddetti titoli’." (10).

È naturalmente scontato che la verità della redenzione unica di Cristo non è convinzione recente della Chiesa, ma messaggio che fa parte del kerygma cristiano stesso e già chiaramente espresso nella Sacra Scrittura. In un suo scritto Ambrogio di Milano (morto nel 387), così descrive questa realtà volgendo uno sguardo alla Vergine presso la croce e dipingendo un bellissimo quadro dell’umiltà e semplicità della fede di Maria: "Ella non attendeva la morte del nostro riscatto, ma la salvezza del mondo. Forse, sapendo che la salvezza del mondo sarebbe venuta dalla morte di suo figlio, pensava anche che doveva aggiungere qualcosa a questo dono…Ma Gesù non aveva alcun bisogno di aiuto per salvarci tutti…Egli ha quindi accettato l’affetto di una madre. Non ha cercato l’aiuto di un altro" (11).

In sintesi possiamo dunque affermare che:

<DIR>

a. Seppure Maria è, in modo del tutto particolare La piena di grazia, ella resta ontologicamente una di noi.

b. Cristo è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini.

c. Noi tutti, in quanto immersi nella comunione dei santi e chiamati alla santità, siamo un popolo di mediatori gli uni per gli altri della grazia divina e coeredi, con Cristo, del regno di Dio (12).

d. I titoli di Mediatrice di grazie e Regina del cielo e della terra sono preminentemente utilizzati nei riguardi di Maria in quanto la più compiuta immagine della Chiesa e in quanto membro eminente di quest’ultima, ma non in maniera esclusiva e separata dalla comunione dei santi, in cui Maria è immersa.(13).

e. Maria con la sua fede, il suo impegno e la sua preghiera coopera con tutta la Chiesa e nella Chiesa in modo mirabile alla venuta e realizzazione del regno di Cristo.

 

</DIR>

1. Ivi, 11

2. Per gli atti e alcuni commenti storici e teologici al Concilio: L. Russo (ed), Vedere l’invisibile, Nicea e lo statuto dell’Immagine, Palermo 19992, Aesthetica Edizioni

3. Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 33

4. dispensa di mio possesso

5. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 30

6. Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 1

7. Romani 5, 15.17: Se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini…Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia, regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

8. Cfr Lumen Gentium, 56

9. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 213

10. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, nota 122

11. Ambrogio, Expositio Evangelii secundum Lucam, X, 132: SC 52, 200

12. 1 Pietro 2, 9: Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce.

13. Lumen Gentium, 62: La beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. Questo però va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore.



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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 02/02/2004 8.42
...Grazie Ireneo di questo arricchimento...mi soffermo su un passo per me importantissimo, che dice:
 
Nel titolo di Teotokos (Genitrice di Dio) solennemente promulgato dal Concilio di Efeso nel 431, prima che un privilegio di Maria, è da vedere la verità del Cristo divenuto uomo nel seno della Vergine senza perdere la pienezza della sua divinità, che era appunto il centro della disputa teologica che il Concilio aveva intenzione di comporre.....
.......
 
La chiave per comprendere la Teothokos credo sia proprio in questo passo......Ella chiamata così NON per un privilegio esterno all'evento del Cristo, ma in virtù DELL'INCARNAZIONE DEL VERBO....
 
Ho letto più volte un errore di fondo nei messaggi di chi nega chiamare Maria: Madre di Dio perchè, leggo, "è Madre di Gesù che SI E' INCARNATO"......
 
Esprimersi in questo modo fa comprendere un grave errore: Non è "Gesù" quale Uomo e Figlio di Dio ad esersi incarnato, MA E' IL VERBO ETERNO DEL PADRE CHE SI E' INCARNATO.....
 
L'evangelista Luca ci dice: " perciò colui che nascerà sarà santo e sarà CHIAMATO".....
Matteo dice: "partorirai un FIGLIO E LO CHIAMERAI...GESU'"......
 
Maria partorisce dopo averlo gestito per il tempo della gravidanza, IL VERBO DEL PADRE, dunque Dio...che si chiamerà.....al quale metterà il nome Gesù......
 
Fraternamente Caterina

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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 02/02/2004 18.43
La Pace di Cristo!
 
Grazie a te Caterina per il tuo interessamento a questi post (che spero siano letti, anche se non partecipati).
 
Mi dispiace venire a sapere che i partecipanti ai post siano ormai per la quasi totalità solo cattolici. Sarebbe stato interessante il punto di vista di qualche rappresentate della riforma, ed anche di qualche ortodosso... ma accontentiamoci di ciò che si può.
 
Un abbraccio,
 
Ireneo

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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 02/02/2004 19.40
Abbiamo controllato....e qualche evangelico è rimasto ancora iscritto nella lista.....auguriamoci che leggano e magari riescano a trarne un piccolo tesoro......
 
Come la storia della semente...i terreni sono diversi caro Ireneo....se penso al Papa che la Domenica semina...semina...semina...e chissà....quando vedo tutta quella gente là sotto..mi auguro sempre che ci siano tanti terreni buoni...e poi smetto di pensare agli altri e penso subito a quale tipo di terreno io sarò.....
 
Coraggio.....e grazie per questi contributi....mi auguro che tu possa sempre continuare a darci queste perle....
 
Fraternamente Caterina
 
 

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Consiglia Elimina    Messaggio 5 di 9 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 06/02/2004 13.04
Vorrei contribuire con l'aiuto che ha già dato Ireneo, ad ampliare la questione dei TITOLI che a Maria vengono dati...in quale misura, peso...e importanza e valutare il PERCHE'......
 
Fraternamente Caterina
un grazie al sito:
 
Insegnamenti mariani
di Giovanni Paolo II
 
Mercoledì, 17 settembre 1997
 
"MODELLO DELLA CHIESA NEL CULTO DIVINO"
 
 

1. Il Concilio Vaticano II, dopo aver proclamato Maria "sovreminente membro", "tipo" e "modello" della Chiesa, afferma: "La Chiesa Cattolica, edotta dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amantissima" (LG, 53).
A dir il vero, il testo conciliare non attribuisce esplicitamente alla Vergine il titolo di "Madre della Chiesa", ne enuncia però in modo inconfutabile il contenuto, riprendendo una dichiarazione fatta, più di due secoli fa, nel 1748 dal Papa Benedetto XIV (Bullarium romanum, serie 2, t.2, n.61, p.428).
In tale documento, il mio venerato Predecessore, descrivendo i sentimenti filiali della Chiesa che riconosce in Maria la sua madre amantissima, la proclama, in modo indiretto, Madre della Chiesa.

2. L'uso di tale appellativo è stato piuttosto raro nel passato, ma recentemente è diventato più comune nei pronunciamenti del Magistero della Chiesa e nella pietà del Popolo cristiano. I fedeli hanno invocato Maria prima di tutto con i titoli di "Madre di Dio", "Madre dei fedeli" o "Madre nostra", per sottolinearne la relazione personale con ciascuno dei suoi figli.
In seguito, grazie alla maggiore attenzione riservata al mistero della Chiesa ed alle relazioni di Maria con essa, si è cominciato ad invocare più frequentemente la Vergine come "Madre della Chiesa".
L'espressione, prima del Concilio Vaticano II, è presente nel Magistero del Papa Leone XIII, dove si afferma che Maria è stata "in tutta verità madre della Chiesa" (Acta Leonis XIII, 15, 302). Successivamente, l'appellativo è stato usato più volte negli insegnamenti di Giovanni XXIII e di Paolo VI.

3. Anche se attribuito a Maria tardivamente, il titolo di "Madre della
Chiesa" esprime la relazione materna della Vergine con la Chiesa, quale è illustrata già in alcuni testi del Nuovo Testamento.
Maria, sin dall'Annunciazione, è chiamata ad offrire il suo consenso all'avvento del Regno messianico, che si compirà con la formazione della Chiesa.
Maria a Cana, sollecitando il Figlio all'esercizio del potere messianico, offre un fondamentale contributo al radicamento della fede nella prima comunità dei discepoli e coopera all'instaurazione del Regno di Dio, che ha il suo "germe" ed "inizio" nella Chiesa (cfr LG, 5).
Sul Calvario Maria, unendosi al sacrificio di suo Figlio, offre all'opera della salvezza il proprio contributo materno, che assume la forma di un parto doloroso, il parto della nuova umanità.
Rivolgendosi a Maria con le parole "Donna, ecco tuo figlio", il Crocifisso ne proclama la maternità non solo verso l'apostolo Giovanni, ma anche verso ogni discepolo. Lo stesso Evangelista, affermando che Gesù doveva morire "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Gv 11,52), indica nella nascita della Chiesa il frutto del sacrificio redentore, cui Maria è maternamente associata.
L'Evangelista san Luca riferisce della presenza della Madre di Gesù all'interno della prima comunità di Gerusalemme (At 1,14). Sottolinea così il ruolo materno di Maria verso la Chiesa nascente, in analogia con quello da Lei avuto nella nascita del Redentore. La dimensione materna diviene così elemento fondamentale della relazione di Maria verso il Popolo nuovo dei redenti.

4. Seguendo la Sacra Scrittura, la dottrina patristica riconosce la maternità di Maria nei riguardi dell'opera di Cristo e, quindi, della Chiesa, anche se in termini non sempre espliciti.
Secondo sant'Ireneo, Maria "è diventata causa di salvezza per tutto il genere umano" (Haer. 3,22,4; PG 7,959) e il seno puro della Vergine "rigenera gli uomini in Dio" (Haer. 4,33,11; PG 7,1080). Gli fanno eco sant'Ambrogio che afferma: "Una Vergine ha generato la salvezza del mondo, una Vergine ha dato la vita a tutte le cose" (Ep. 63,33; PL 16,1198), e altri Padri che chiamano Maria "Madre della salvezza" (Severiano di Gabala, Or.6 de mundi creatione, 10, PG 54,4; Fausto di Riez, Max.Bibl. Patrum VI, 620-621).
Nel Medioevo, sant'Anselmo così si rivolge a Maria: "Tu sei la madre della giustificazione e dei giustificati, la madre della riconciliazione e dei riconciliati, la madre della salvezza e dei salvati" (Or. 52,8; PL 158,957), mentre altri autori le attribuiscono i titoli di "Madre della grazia" e "Madre della vita".

5. Il titolo "Madre della Chiesa" riflette, pertanto, la profonda convinzione dei fedeli cristiani, che vedono in Maria non solo la madre della persona del Cristo, ma anche dei fedeli. Colei che è riconosciuta come madre della salvezza, della vita e della grazia, madre dei salvati e madre dei viventi, a buon diritto è proclamata Madre della Chiesa.
Il Papa Paolo VI avrebbe desiderato che lo stesso Concilio Vaticano II proclamasse "Maria Madre della Chiesa, cioè di tutto il Popolo di Dio, tanto dei fedeli come dei Pastori". Lo ha fatto egli stesso nel discorso di chiusura della terza sessione conciliare (21 nov. 1964), chiedendo altresì, che "d'ora innanzi, con un tale titolo dolcissimo la Vergine venga ancor più onorata ed invocata da tutto il Popolo cristiano" (AAS 1964, 37).
In questo modo, il mio venerato Predecessore enunciava esplicitamente la dottrina già contenuta nel capitolo VIII della Lumen gentium, auspicando che il titolo di Maria, Madre della Chiesa, acquistasse un posto sempre più rilevante nella liturgia e nella pietà del Popolo cristiano.

Sia lodato Gesù Cristo


 

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