La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica/2
La cooperazione di Maria, mediatrice di grazia, al mistero della salvezza.
Nell’Unitatis redintegratio (1), il Concilio Ecumenico Vaticano II affermava solennemente l’esistenza di una gerarchia nelle verità di fede. Acquisendo quest’ottica, ogni verità di fede su Maria ha valore se posta in stretta relazione al Mistero del Verbo fatto carne, mistero tanto più profondo quanto profondo è l’abisso che pur sempre esiste tra creatura e Creatore. È possibile ciò, senza con questo rinnegare la riflessione su Maria trasmessaci dalla Tradizione? Io credo di sì.
Per quanto riguarda il legame tra mistero di Maria/mistero di Cristo, non è un caso che la prima proclamazione dogmatica che riguarda la Vergine nasca dalla necessità di chiarire in modo definitivo la relazione esistente tra le varie nature di Cristo. Nel titolo di Teotokos (Genitrice di Dio) solennemente promulgato dal Concilio di Efeso nel 431, prima che un privilegio di Maria, è da vedere la verità del Cristo divenuto uomo nel seno della Vergine senza perdere la pienezza della sua divinità, che era appunto il centro della disputa teologica che il Concilio aveva intenzione di comporre.
Da questo momento in poi si può vedere negli scritti dei Padri un interesse nel comprendere, diremmo noi in termini filosofici ma, mi rendo conto, poco biblici, lo statuto ontologico della figlia di Sion, per evitare anche pericolose deviazioni. È infatti una realtà storica che alla vigilia delle lotte iconoclaste, che devasteranno l’oriente cristiano per molti secoli, il culto dei santi e delle loro immagini era divenuto davvero idolatrico e superstizioso.
Il Concilio Ecumenico Niceno II(2), che ricompone la controversia confermando la liceità del culto delle immagini, definì anche rigidi confini ad un tale culto: in nessun caso la venerazione per i santi e le loro immagini dovevano trasformarsi in un culto fine a se stesso e, come dire, idolatrico. In oriente non ci si è mai discostati da allora dai dettami del Niceno II e Maria "è di solito rappresentata con suo Figlio, il bambino Gesù che lei porta in braccio: è la relazione col Figlio che glorifica la Madre" (3).
Occorre purtroppo però constatare con il prof. Federici, recentemente scomparso, che non lo stesso è accaduto in Occidente, dove il culto delle immagini ha di molto superato l’ortodossia del Niceno II. In una dispensa di una lezione da lui tenuta alla Pontificia Università Urbaniana qualche anno fa, con parole molto dure, ma da inquadrare nel tema della lezione, egli scriveva: "Che altro è se non paganesimo residuo e sempre riemergente, la persistenza delle statue nelle chiese, in Occidente, orribili contraffazioni del divino, banalizzanti e cosificanti il Mistero del divino Volto? E che si seguitano a fabbricare ed a benedire ed a erigere e ad imporre al povero popolo di Dio - contro il dettame della Chiesa antica, dei Padri unanimi, della liturgia e del concilio di Nicea II, 7° Ecumenico (anno 787, che tra breve ripropone tragicamente il suo 1200° anno di totale disobbedienza della cristianità occidentale, incapace di contemplare in modo degno il divino Mistero della Icona)"(4). È doveroso constatare anche come, proprio l’eccesso del culto dei santi è stata una delle cause scatenanti la protesta di Lutero e la divisione di parecchie comunità ecclesiali occidentali dalla comunione con la sede romana.
Tutto questo è importante per comprendere come sempre la Chiesa ha tenuto a sottolineare nei suoi più solenni momenti, quali sono i Concili, e nelle sue più sublimi figure, quali sono i Padri della Chiesa antica, che la Sempre Vergine e Tutta Santa Madre di Cristo è, pur nella sua grandezza e nei suoi privilegi, una di noi e che ciò che noi affermiamo di Maria può essere affermato anche di tutti coloro che sono, nella Chiesa, redenti dal sangue prezioso di Cristo.
Da questo possiamo concludere con il Gruppo di Dombes che "1. Per avere una fede retta in Cristo, si deve portare su Maria uno sguardo che non distolga da suo Figlio, ma faccia al contrario parte della contemplazione dei misteri stessi di Gesù. 2. Non bisogna mai affermare su Maria la minima cosa che sia incompatibile con l’onore del Signore, cioè con la sua identità di vero uomo e vero Dio"(5).
Resta ora da analizzare come titoli mariani quali quelli di Mediatrice di Grazia, Regina del cielo e della terra e Cooperatrice dell’umana salvezza rispondano ai requisiti sopra espressi. In effetti mal interpretati essi potrebbero come staccare la figura di Maria da quella del suo Figlio e quasi attribuire a lei prerogative che invece si riferiscono a Gesù in quanto nostro Dio e Signore.
Tali termini sono legittimi se teniamo presente il criterio ermeneutico di distinguere sempre ciò che è richiesto dalla fede e ciò che è consentito dalla devozione. È opportuno infatti che nell’utilizzo di questi titoli si facciano degli opportuni distinguo. Essi infatti non appartengono a Maria in modo esclusivo, ma, come dire, in modo analogico: essi sono di tutta la Chiesa ed è appunto per questo che competono in modo particolare anche a Maria, immagine della Chiesa. Occorre non dimenticare a tal riguardo che anche noi siamo parte della Chiesa e che quindi tutti noi siamo con la nostra preghiera mediatori di grazia gli uni per gli altri e tutti noi siamo chiamati a regnare sul cielo e la terra e a giudicare persino gli angeli, come già fanno, insieme con Maria, i santi giunti alla gloria celeste.
Solo Cristo possiede in modo esclusivo ed essenziale i titoli di Mediatore e Re. Vari sono i passi biblici che possono essere citati a tale riguardo, ma a noi sembrano bastare i seguenti:
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. (1 Tm 2, 5-6a)
Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? (Rm 8, 34)
Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati. (At 4, 11-12)
Essi combatteranno contro l’Agnello, ma l’agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re e quelli con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli. (Ap 17, 14)
Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei Signori.
(Ap 19, 16)
Ciò che invece la tradizione patristica e la chiesa Cattolica latina e le varie Chiese orientali ancora oggi riferiscono in modo singolare a Maria, la Scrittura lo afferma di tutti i salvati:
Confessate perciò i vostri peccati gli uni gli altri e pregate gli uni per gli alti per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza. (Gc 5, 16)
Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. (Mt 18, 19)
Non sapete che giudicheremo gli angeli? (1 Cor 6, 3)
In Cristo il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo (Ef 1, 4-5)
Maria non è altro da noi, lei è, con tutto ciò che questo comporta, la prima di noi. È questo che fa la sua grandezza: Maria è nella Chiesa la prima che ha creduto; come ricorda l’attuale pontefice, il suo è il primo fiat della nuova alleanza (6); se essa venisse vista fuori dalla comunione dei santi, come qualcosa di diverso (anche se di migliore) dal resto del popolo di Dio, fuori dall’alleanza inaugurata dall’incarnazione di Cristo, il suo si non avrebbe più alcun senso.
Cosa dire invece del termine di Cooperatrice affermato dalla Lumen Gentium (al n. 56)? Prima di tutto va notato come volutamente il Concilio metta da parte il titolo di Corredentrice, che pure è avallato da un’importante parte dell’antica tradizione. Quest’ultimo è infatti un titolo gravido di malintesi in quanto facilmente rimanda all’idea che Maria sia stata redentrice dell’umanità al pari di Cristo, cosa evidentemente negata da Paolo che sostiene con forza l’unica mediazione di Cristo e la necessità del sacrificio di un solo giusto per rendere tutti giusti (7).
"Quando la Chiesa Cattolica parla di cooperazione di Maria alla salvezza, non la situa dalla parte dell’iniziativa del Salvatore e del Redentore. Per usare un’immagine semplice ma eloquente, essa non vuole dire in nessun modo che Maria aggiungerebbe una percentuale, seppur minima, all’opera di Cristo. La nostra salvezza è al cento per cento opera di Dio per mezzo di Cristo nello Spirito: posta a fianco dei salvati, Maria interviene in virtù della grazia della salvezza che ha ricevuto come tutti gli altri credenti. Anche se la sua salvezza prende la forma di una preservazione dal peccato, Maria è riscattata allo stesso titolo [seppur in modo ancor più sublime (8) ndr] di ognuno di noi" (9).
È interessante a tale riguardo anche una nota del succitato documento: "Una recente commissione, riunita su richiesta della Santa Sede per dare una risposta alle diverse domande di definizione di nuovi titoli mariani, così si esprime: ‘È parso non doversi abbandonare la linea teologica seguita dal concilio Vaticano II, il quale non ha voluto definire nessuno di essi. (…) Il termine corredentrice non viene adoperato dal magistero dei sommi pontefici, in documenti di rilievo, dai tempi di Pio XII: a questo riguardo vi sono testimonianze sul fatto che egli ne abbia evitato intenzionalmente l’uso. (…) Infine, i teologi, specialmente i non-cattolici, si sono mostrati sensibili alle difficoltà ecumeniche che implicherebbe una definizione dei suddetti titoli’." (10).
È naturalmente scontato che la verità della redenzione unica di Cristo non è convinzione recente della Chiesa, ma messaggio che fa parte del kerygma cristiano stesso e già chiaramente espresso nella Sacra Scrittura. In un suo scritto Ambrogio di Milano (morto nel 387), così descrive questa realtà volgendo uno sguardo alla Vergine presso la croce e dipingendo un bellissimo quadro dell’umiltà e semplicità della fede di Maria: "Ella non attendeva la morte del nostro riscatto, ma la salvezza del mondo. Forse, sapendo che la salvezza del mondo sarebbe venuta dalla morte di suo figlio, pensava anche che doveva aggiungere qualcosa a questo dono…Ma Gesù non aveva alcun bisogno di aiuto per salvarci tutti…Egli ha quindi accettato l’affetto di una madre. Non ha cercato l’aiuto di un altro" (11).
In sintesi possiamo dunque affermare che:
<DIR>
a. Seppure Maria è, in modo del tutto particolare La piena di grazia, ella resta ontologicamente una di noi.
b. Cristo è l’unico mediatore tra Dio e gli uomini.
c. Noi tutti, in quanto immersi nella comunione dei santi e chiamati alla santità, siamo un popolo di mediatori gli uni per gli altri della grazia divina e coeredi, con Cristo, del regno di Dio (12).
d. I titoli di Mediatrice di grazie e Regina del cielo e della terra sono preminentemente utilizzati nei riguardi di Maria in quanto la più compiuta immagine della Chiesa e in quanto membro eminente di quest’ultima, ma non in maniera esclusiva e separata dalla comunione dei santi, in cui Maria è immersa.(13).
e. Maria con la sua fede, il suo impegno e la sua preghiera coopera con tutta la Chiesa e nella Chiesa in modo mirabile alla venuta e realizzazione del regno di Cristo.
</DIR>
1. Ivi, 11
2. Per gli atti e alcuni commenti storici e teologici al Concilio: L. Russo (ed), Vedere l’invisibile, Nicea e lo statuto dell’Immagine, Palermo 19992, Aesthetica Edizioni
3. Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 33
4. dispensa di mio possesso
5. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 30
6. Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 1
7. Romani 5, 15.17: Se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini…Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia, regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
8. Cfr Lumen Gentium, 56
9. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, 213
10. Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi, nota 122
11. Ambrogio, Expositio Evangelii secundum Lucam, X, 132: SC 52, 200
12. 1 Pietro 2, 9: Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce.
13. Lumen Gentium, 62: La beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. Questo però va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore.