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La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2009 12:35
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30/08/2009 12:22
 
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Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 06/02/2004 13.35
Maria è MEDIATRICE??
 
Mercoledì, 1 ottobre 1997
 
"MARIA MEDIATRICE"
 
Fraternamente Caterina
un grazie al sito:

1. Tra i titoli attribuiti a Maria nel culto della Chiesa, il capitolo VIII della Lumen gentium ricorda quello di "Mediatrice". Benché alcuni Padri conciliari non condividessero pienamente tale scelta (cfr Acta Synodalia III,8,163-164), quest'appellativo fu inserito ugualmente nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa, a conferma del valore della verità che esprime. Si ebbe, però, cura di non legarlo a nessuna particolare teologia della mediazione, ma di elencarlo soltanto tra gli altri titoli riconosciuti a Maria.
Il testo conciliare, peraltro, riferisce già il contenuto del titolo di "Mediatrice", quando afferma che Maria "con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna" (LG, 62).
Come ricordo nell'Enciclica Redemptoris Mater, "la mediazione di Maria è strettamente legata alla sua maternità, possiede un carattere specificamente materno, che la distingue da quella delle altre creature" (N. 38).
Da questo punto di vista, essa è unica nel suo genere e singolarmente efficace.

2. Alle difficoltà manifestate da alcuni Padri conciliari circa il termine "Mediatrice", lo stesso Concilio ha provveduto a rispondere affermando che Maria è "per noi la madre nell'ordine della grazia" (LG, 61). Ricordiamo che la mediazione di Maria è qualificata fondamentalmente dalla sua divina maternità. Il riconoscimento del ruolo di mediatrice è, inoltre, implicito nella espressione "Madre nostra", che propone la dottrina della mediazione mariana, ponendo l'accento sulla maternità. Infine, il titolo "Madre nell'ordine della grazia", chiarisce che la Vergine coopera con Cristo alla rinascita spirituale dell'umanità.

3. La mediazione materna di Maria non offusca l'unica e perfetta mediazione di Cristo. Il Concilio, infatti, dopo aver menzionato Maria "mediatrice", si premura di precisare: "Questo però va inteso in modo che nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore" (LG, 62). E cita a questo proposito il noto testo della Prima Lettera a Timoteo:
"Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti" (2,5-6).
Il Concilio afferma, inoltre, che "la funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia" (LG, 60).
Lungi pertanto dall'essere un ostacolo all'esercizio dell'unica mediazione di Cristo, Maria ne mette piuttosto in evidenza la fecondità e l'efficacia. "Poiché ogni salutare influsso della Beata Vergine verso gli uomini non nasce da necessità, ma dal beneplacito di Dio, e sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di Lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia" (LG, 60).

4. Da Cristo deriva il valore della mediazione di Maria e pertanto l'influsso salutare della Beata Vergine "non impedisce minimamente l'unione immediata dei credenti con Cristo, anzi la facilita" (ibid.).
L'intrinseco orientamento a Cristo dell'opera della "Mediatrice" spinge il Concilio a raccomandare ai fedeli di ricorrere a Maria "perché, sostenuti da questo materno aiuto, essi più intimamente aderiscono col Mediatore e Salvatore" (LG, 62).
Nel proclamare Cristo unico mediatore (cfr 1 Tm 2,5-6), il testo della Lettera di san Paolo a Timoteo, esclude ogni altra mediazione parallela, ma non una mediazione subordinata. Infatti, prima di sottolineare l'unica ed esclusiva mediazione di Cristo, l'autore raccomanda "che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini..." (2,1). Non sono forse le preghiere una forma di mediazione? Anzi, secondo san Paolo, l'unica mediazione di Cristo è destinata a promuovere altre mediazioni dipendenti e ministeriali. Proclamando l'unicità di quella di Cristo, l'Apostolo tende ad escludere soltanto ogni mediazione autonoma o concorrente, non altre forme compatibili col valore infinito dell'opera del Salvatore.

5. E' possibile partecipare alla mediazione di Cristo in diversi ambiti dell'opera della salvezza. La Lumen gentium, dopo aver ribadito che "nessuna creatura può mai essere paragonata col Verbo incarnato e Redentore", illustra come sia possibile per le creature esercitare alcune forme di mediazione in dipendenza da Cristo. Afferma, infatti: "come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato dai sacri ministri e dal popolo fedele, e come l'unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l'unica mediazione del Redentore non esclude, ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata dall'unica fonte" (LG, 62).
In questa volontà di suscitare partecipazioni all'unica mediazione di Cristo, si manifesta l'amore gratuito di Dio che vuol condividere ciò che possiede.

6. In verità che cos'è la mediazione materna di Maria se non un dono del Padre per l'umanità? Ecco perché il Concilio conclude: "Questo compito subordinato di Maria, la Chiesa non dubita di riconoscerlo apertamente, continuamente lo sperimenta e lo raccomanda al cuore dei fedeli..." (ibid.).
Maria svolge la sua azione materna in continua dipendenza dalla mediazione di Cristo e da Lui riceve tutto ciò che il suo cuore vuole dare agli uomini.
La Chiesa, nel suo pellegrinaggio terreno, sperimenta "continuamente" l'efficacia dell'azione della "Madre nell'ordine della grazia".

Sia lodato Gesù Cristo

 


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Da: Soprannome MSNIreneo81 Inviato: 10/02/2004 22.50
La Pace di Cristo!
 
Cara Caterina, grazie come sempre per i tuoi arricchenti interventi.
 
Proprio questa mattina cominciavo a rileggere la Rosarium Virginis Mariae e ripensavo a quella discussione sull'importanza del Magistero.
 
Come ben sai anche io spesso mi ritrovo critico dinanzi a certe posizioni.
Ma è vero che a volte c'è un rifiuto bieco e automatico senza nessun serio impegno di comprendere prima di abbattere.
 
Perchè infondo a questo il Magistero dovrebbe servire, a guidare un dialogo, ad approfondire temi, a sottolineare la possibilità di alcuni rischi.
 
Se invece tutto viene letto e percepito sulla propria pelle come un'imposizione, un qualcosa che piove dall'alto, che lede la propria libertà di ricerca... mi chiedo allora a che serva la comunità e cosa si intenda per crescita comune, se essa non include davvero TUTTO il popolo di Dio, e dunque anche e soprattutto i servitori della Comunione, Cioè i vescovi ed il vescovo di Roma quale primus del collegio.
 
Un bacio a tutti, penso che inserirò stasera la terza discussione della mia riflessione sul mistero di Maria.
 
Ireneo

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Consiglia Elimina    Messaggio 8 di 9 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 10/02/2004 23.28
Caro Ireneo, grazie a te per queste riflessioni......
 
Si, credo anch'io all'importanza del Magistero ma NON visto come una sorta di imposizione come giustamente fai osservare, bensì come PROVOCAZIONE (perchè no) proprio per metterci ANCHE in discussione, per farci dialogare e ragionare.....NON certo per imporre....
 
Un pò come a scuola, io lo vedo con mia figlia per la materia di Storia....le ricerche e gli approfondimenti servono a lei, per portare all'esame un argomento.....nella ricerca di certo non può mettere in discussione la storia nè cambiare gli avvenimenti, ma si può ragionare e comprendere, si approfondisce tentando di capire la posizione dell'altro.....è un arricchimento non una imposizione perchè la storia poi è quella che è.....
 
Sono solo 15 anni che ho scoperto il Magistero Ireneo....e sono ancora all'ABC...alle scuole elementari......
 
Fraternamente Caterina

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Consiglia Elimina    Messaggio 9 di 9 nella discussione 
Da: Soprannome MSN7978Pergamena Inviato: 17/02/2004 10.49
Amici....partendo dalla riflessione che condivido di Ireneo quando dice:
 
mi chiedo allora a che serva la comunità e cosa si intenda per crescita comune, se essa non include davvero TUTTO il popolo di Dio, e dunque anche e soprattutto i servitori della Comunione, Cioè i vescovi ed il vescovo di Roma quale primus del collegio......
.....
mi sento di rispondere con quanto segue...la Memoria dei Sette Fondatori dell'Ordine Servi di Maria......
 
Fraternamente Caterina
 
 
 

Santi Sette Fondatori dell'Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria

17 febbraio - Memoria Facoltativa

sec. XIII-XIV

Sette laici fiorentini, secondo la tradizione, si ritirarono sul monte Senario, presso la loro città (c. 1233), rispondendo a Dio che li chiamava a consacrarsi a lui nella vita orante e penitente sotto la guida e il modello della Vergine Maria. Dalla loro opera fiorì l’ordine dei Servi di Maria. Uno di loro, Alessio Falconieri, morì nel 1310, secondo la tradizione, il 17 febbraio. (Mess. Rom.)

Intorno al 1233, mentre Firenze era sconvolta da lotte fratricide, sette mercanti, membri di una compagnia laica di fedeli devoti della beata Vergine, legati tra loro dell’ideale evangelico della comunione fraterna e del servizio ai poveri, decisero di ritirarsi in solitudine per far vita comune nella penitenza e nella contemplazione. Abbandonata l’attività commerciale, lasciarono le proprie case e distribuirono i beni ai poveri. Verso il 1245 si ritirarono sul Monte Senario, nei pressi di Firenze, dove costruirono una piccola dimora e un oratorio dedicato a santa Maria. Conducevano vita austera e solitaria, non ricusando tuttavia l’incontro con le persone che, spinte dal dubbio e dall’angoscia, cercavano il conforto della loro parola.
Diffondendosi sempre più la fama della loro santità, molti chiedevano di far parte della loro famiglia. Pertanto essi decisero di dare inizio ad un Ordine dedicato alla Vergine, di cui si dissero Servi - l’Ordine dei Servi di Maria -, adottando la Regola di sant’Agostino.
Nel 1888 Leone XIII canonizzò insieme i sette primi Padri. A Monte Senario un unico sepolcro raccoglie insieme le spoglie mortali di coloro che la comunione di vita aveva resi un cuor solo e un’anima sola.

SAN BONFIGLIO
Padre e guida del gruppo laico e poi Priore della nascente comunità dei Servi di Maria.
Viene raffigurato con la colomba bianca che si posa
sulla sua spalla destra, per indicare quei doni dello Spirito Santo di cui ciascuno dei Sette era adornato, maggiormente manifestato in lui per il suo carisma di Padre del primo gruppo e della comunità poi. Morì, secondo la tradizione, il 1° gennaio 1262.

SAN BONAGIUNTA
Uomo austero verso se stesso, ma dolce, amabile e comprensivo verso il prossimo. Anch’egli ricoprì la carica di Priore Generale tra il 1256 e il 1257. Per la sua tenacia difesa della verità e della giustizia, cercarono di avvelenarlo, ma fu liberato da Dio. Morì il 31 agosto 1267.

SAN MANETTO
Anch’egli Priore Generale, fu uomo di grandi capacità organizzative e direttive, tanto che si attribuiscono a lui le prime fondazioni in terra di Francia. Fu lui ad accogliere Arrigo di Baldovino, primo di quella schiera di laici che si aggregò all’Ordine dei Servi. La tradizione pone il giorno della sua morte il 20 agosto 1268.

SANT’AMADIO
Possiamo dire che nel gruppo dei Sette egli era come la fiamma che dava calore a tutti con la sua grande carità che si alimentava dell’amore di Dio. Il suo nome, Ama-Dio, fu un vero presagio, segno della ricchezza della sua vita spirituale e di carità. Morì il 18 aprile 1266.

SAN SOSTEGNO E SANT’UGUCCIONE
Di questi due Santi si ricorda in particolare la loro amicizia, tanto che l’iconografia li rappresenta insieme, e la morte, avvenuta per ambedue lo stesso giorno e anno ( 3 maggio 1282) è come un segno e un sigillo di autenticità del cielo alla loro fraternità.
Nel gruppo dei Sette, essi rimangono dunque come simbolo di fraternità vissuta in comunione di vita e di intenti, ma anche come segno specifico di amicizia che, se vera e gratuita, da Dio è ispirata e reciprocamente aiuta a salire a Dio.

SANT’ALESSIO
Della famiglia dei Falconieri, zio di Santa Giuliana, esempio fulgido di umiltà e purezza. La sua vita fu una continua lode a Dio. Amava andare per la questua, impegnandosi specialmente a sostenere i suoi frati mandati a studiare alla Sorbona di Parigi. È morto all’età di 110 anni il 17 febbraio 1310.

PREGHIERA

A voi veniamo,
nostri Padri antichi,
come figli, discepoli, amici,
per apprendere da voi, immagini vive di Cristo,
come si ami Dio
sopra ogni cosa
e per i fratelli
si spenda la vita;
come il perdono
vinca l’offesa
e con il bene
si ricambi il male;
come al bisognoso
si tenda la mano,
dell’afflitto
si lenisca la pena,
il cuore si apra all’amico;
come insieme
ricostruisca la casa,
e nella dimora paterna si viva,
un cuor solo
e un’anima sola.
Ci accompagni, Padri nostri, il vostro esempio
di comunione fraterna
e di servizio a santa Maria, e ci sostenga
la vostra intercessione
e la materna protezione
di Nostra Signora,
oggi e in ogni tempo
della nostra vita. Amen.


Autore:
Massimo Cuofano, OSSM

www.santiebeati.it

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