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La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2009 12:35
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30/08/2009 12:35
 
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Da: Soprannome MSNIreneo81  (Messaggio originale) Inviato: 24/02/2004 16.52

La definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica/Conclusione

 

La Pace di Cristo!

La trattazione dei tre forum dedicati alla Definizione del mistero di Maria nella Chiesa Cattolica è forse potuto sembrare una fredda codificazione, o magari una forzatura per cercare un "compromesso"… ma, chi mi conosce, sa che i compromessi non sono per me; io sono per il dialogo, per il riconoscimento delle differenze e per una sempre più profonda comprensione del mistero.

Noi siamo troppo abituati a pensare con la dialettica Hegeliana di tesi-antitesi-sintesi, e così molti possono vedere questa logica anche nella storia della Chiesa: Cattolicesimo romano - Riforma protestante - Movimento ecumenico.

Ma in questo pensare c’è una debolezza insita nel procedimento stesso: la sintesi diventerà presto una nuova tesi da abbattere con una nuova antitesi, fino a ritrovare una nuova sintesi. E chissà se i rigurgiti reazionari e pseudotridentini (perché non è il concilio Tridentino a fare problema, ma la sua interpretazione decontestualizzata che spesso ne viene fatta) non derivino proprio dalla logica suddetta.

Ma esiste un’altra dialettica, a mio parere molto più moderna, anche se nel tempo venuta prima.

E guarda guarda, per una volta sono io, l’anti-scolastico a parlare dell’Aquinate, che di questa dialettica fu maestro: la tecnica della QUESTIO.

Nella Questio, puntualizzato un argomento (normalmente sotto forma di domanda), si evidenziavano tutte le posizioni precedenti, in pro e in contro. Il Magister poi non faceva altro che ricercare la verità insita in tutte e, per mezzo di un punto di vista nuovo e più alto, riusciva a conciliare le sentenze precedenti.

In questo modo di vedere, prima di tutto si deve sottolineare che le posizioni precedenti non sono onnicomprensive del problema, che invece affrontano da un punto di vista soltanto. Il compito del Magister medievale era proprio quello di ricercare un orizzonte più ampio, un discorso più comprensivo, in cui conciliare le posizioni.

A differenza di Hegel e della sia dialettica, qui il contro non è superato per mezzo della sua negazione, ma della sua inclusione, così che la sintensi ottenuta sarà veramente un punto conclusivo, e non una nuova tesi da abbattere…

Imparare dalla storia dovrebbe essere il pregio di una cultura del dialogo. Forse la tecnica della questio è una delle più importanti acquisizioni della scolastica, e questo è quello che ho voluto qui fare: ho voluto, definiti tre argomenti, portare a conciliazione tesi che ad uno sguardo superficiale potrebbero sembrare contraddittorie, e cioè la suprema libertà dell’azione divina e la libera risposta della creatura; l’atemporalità di Dio e della sua Parola e la storicità della situazione umana; l’immortalità della verità e la mortalità dei sistemi filosofici e dei linguaggi per esprimerla.

Ciò che nei messaggi precedenti ho scritto è stato frutto di un’incessante ricerca di una fede sempre più pura, sempre più rivolta all’essenziale, sempre tesa a realizzare il culto reso a Dio da Maria, cioè quel culto in Spirito e verità richiesto dal nostro Signore Gesù Cristo.

Una delle più belle icone mariane consegnateci dalla tradizione orientale è a mio parere la cosiddetta Platythera, cioè, nel significato del termine greco, La più estesa ( perché è colei che ha contenuto Colui che nemmeno i cieli contengono).

In essa Maria è ritta, con le braccia alzate nella posizione dell’orante e nel suo seno, in un cerchio che indica il superamento del tempo e dello spazio, è raffigurato il Cristo che incarnandosi in lei ricongiunge i cieli alla terra. Il fatto di essere in piedi evoca anche la realtà più bella e nello stesso tempo più nascosta e discreta di Maria: la sua partecipazione del tutto particolare alla risurrezione (termine che letteralmente in greco significa ‘rialzarsi’) di Cristo: la sua assunzione al cielo.

Ho parlato del rapporto tra Rivelazione e rivelazioni, dei titoli mariani e del dogma dell’immacolata concezione, ma non ho trattato dell’assunzione. Preferisco mantenere il silenzio su un evento così intimo e commosso quale è il passaggio di una vita dalla terra al cielo, silenzio che lo stesso Giovanni ha voluto custodire nei suoi scritti, pur avendo vissuto con Maria, secondo quanto egli stesso ci riferisce sotto la croce.

Maria è il segno dell’efficacia salvifica del sacrificio di Cristo, lei è riprova e conferma della nostra risurrezione, lei è, per dirla con le parole del Concilio, segno di sicura speranza.

Io non ho alcuna intenzione di sminuire la grandezza di Maria; ma io vedo la sua grandezza proprio nella sua umiltà, nel suo subito farsi da parte per non invadere lo spazio del Figlio.

"Fate quello che egli vi dirà". Non so se avete mai fatto caso che sono queste le ultime parole che la bibbia fa pronunciare a Maria, e proprio all’inizio della missione pubblica del Cristo.

Le ultime parole di Maria…un dito rivolto verso Gesù…

Maria dopo l’evento di Cana resta presente nella vita di Gesù, ma sempre in modo silenzioso: resta stupita al saluto dell’angelo al quale risponde con poche parole, resta ancora più sbigottita all’arrivo dei pastori e dei magi alla grotta di Betlemme, non proferisce parola davanti a Simeone, non dice nulla nemmeno davanti alla spudorata disobbedienza del Gesù appena dodicenne, non dice nulla quando egli si rifiuterà di parlarle durante la sua predicazione, soffrirà in silenzio ai piedi della Croce, nel silenzio attenderà l’alba della risurrezione ed ancora assorta in preghiera attenderà il dono dello Spirito Santo.

Lei che è voluta in vita essere presenza discreta al fianco di suo Figlio, non desidererà forse restare presenza discreta anche oggi nella Chiesa? Non è giusto da parte nostra rispettare la volontà da lei manifestata quando viveva su questa terra e trattare di lei con il massimo riserbo e delicatezza?

…Che noi conosciamo sempre di più il suo Figlio, questa è la volontà di Maria, questo ciò che vuole da noi. Lei insieme a tutti i santi ci sostiene con la sua preghiera silenziosa e noi guardando a lei e ai tanti testimoni della fede che hanno vinto il mondo troviamo la forza di andare avanti e di attendere nella pazienza la manifestazione ultima e definitiva di Cristo.

Sostenuti dallo Spirito e da tutta la Chiesa, immersi anche noi nella comunione dei santi, troviamo ogni giorno la forza di sperare e di dire il nostro Marana tha, Vieni Signore Gesù!

Maria, dolce madre del Signore e madre nostra, insegnaci l’umiltà, insegnaci a fidarci solo delle parole del tuo Figlio, insegnaci a tributare a Dio un culto in Spirito e verità, fa che ti sentiamo vicina nella preghiera, che sempre sentiamo su di noi il tuo sorriso che ci dice: "non fare nulla, ama Dio e basta, il resto verrà da sé". Aiutaci a crescere nella via dell’unità e della riconciliazione, fa che mai il parlare di te sia motivo di contesa tra i fedeli di Cristo, ma che tutti ti riconoscano Madre di riconciliazione e di pace.

<DIR> <DIR>

Al Padre, che ti ha guardata con amore eterno,
al Figlio che tu hai generato nella povertà della nostra natura
e allo Spirito di santità che ti ha adornata di una splendida veste di grazia,
salga il nostro canto e la nostra gratitudine per tutti i secoli dei secoli. Amen!

</DIR></DIR>

Vostro nel Signore Gesù,

Ireneo



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Da: Crociato2 Inviato: 28/02/2004 10.43
Buon giorno a te Ireneo, ho trovato come sempre interessante il tuo intervento, ma questa volta ho difficoltà a comprendere in che senso tracci le tue conclusioni.
 
Parli di Hegel di sintesi e antitesi, parli di compromessi che francamente neanch'io mi sogno di cavalcare. Mi sono giocato tutta la mia materialità per accettare questo Credo, ma non ho fatto mai compromessi, credo che sarebbe illogico di fronte ad un Dio che scruta i cuori fin nel loro profondo.
 
Penso che se tu mi traducessi in termini più semplici quanto volevi concludere, forse riuscirò a capire cosa intendi citando la Questio dell'Aquinate.
 
Inclusione e punto conclusivo, comprenderai che insegnando in una scuola seppur superiore devo essere esplicito e di comprensione verso i giovani, altrimenti non farò altro che confondergli le idee. Questo metodo di semplificazione lo adopero anche con il gruppo giovani in parrocchia quando citiamo il Magistero.
 
In attesa di leggerti meglio auguro a te e famiglia una buona domenica di Quaresma, by Luca
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