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Pio XI fonda nel 1929 il Collegio RUSSICUM (una storia da riscoprire)

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2016 12:13
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I gesuiti chiudono il "Russicum". E dimenticano le sue glorie passate



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russicum


"Russicum" addio. Per il glorioso collegio pontificio fondato nel 1929 da papa Pio XI per la formazione a Roma dei seminaristi russi ma più ancora per tener viva la fede cattolica nell'allora Unione sovietica, la chiusura è segnata.


I gesuiti, che l'hanno in gestione, ne cederanno l'edificio all'adiacente Pontificio Istituto Orientale, anch'esso retto dalla Compagnia di Gesù, che nell'imminenza dei cent'anni della sua fondazione, nel 2017, aspira ad ampliarsi, ad aumentare le facoltà e a salire di grado, da istituto a università.


Non è che l'Orientale scoppi di salute, dopo il terremoto che l'ha scosso un anno fa, con la decapitazione dei suoi vertici:

> Terremoto tra i gesuiti, al Pontificio Istituto Orientale

Ma il nuovo rettore, il gesuita canadese di origini ucraine David Nazar, già superiore della Compagnia di Gesù in Ucraina dal 2005 al 2015, vuole tirare dritto, anche a costo di sopprimere un collegio che è stato "habitat" di storici incontri e di ospiti illustri. E conta di avere presto il via libera, oltre che dalla congregazione vaticana per le Chiese orientali, il cui prefetto, il cardinale argentino Leonardo Sandri, è gran cancelliere dell'Istituto, anche dal pontificio consiglio per l’unità dei cristiani e naturalmente da papa Francesco, per non dire del beneplacito del patriarcato di Mosca e del Cremlino.

Il patriarca Kirill, in realtà, è un frequentatore di lunga data del "Russicum". Alloggiava lì quando da giovane veniva a Roma al seguito del suo mentore Nikodim, grande ecumenista, all'epoca metropolita di Leningrado e capo del dipartimento delle relazioni estere del patriarcato.

Nikodim con i gesuiti di Roma era di casa. Quando non soggiornava al "Russicum" era ospite di Villa Cavalletti a Frascati, con gli onori dall'allora generale della Compagnia di Gesù Pedro Arrupe.

A Leningrado, NIkodim chiamò come professore nella sua Accademia Teologica il gesuita Miguel Arranz, in cambio di uno stuolo di studenti ortodossi inviati a Roma a studiare nelle università pontificie.

E fu padre Arranz a fare da interprete nel colloquio che Nikodim ebbe in Vaticano con papa Giovanni Paolo I il 5 settembre 1978, durante il quale si accasciò a terra stroncato da un infarto. Il gesuita non volle mai rivelare che cosa il metropolita disse al papa, che sarebbe morto anche lui tre settimane dopo.

Con la scomparsa di Nikodim calò l'inverno su quello che è stato il momento più alto fin qui raggiunto nel dialogo tra la Chiesa di Roma e il patriarcato di Mosca, che in quegli anni autorizzò persino l'intercomunione eucaristica tra ortodossi e cattolici, poco tempo dopo di nuovo proibita per le pressioni del rivale patriarcato di Costantinopoli, che l'intercomunione con i cattolici non l'ha mai ammessa, a dispetto della sua fama superdialogante.

È curioso che di quella felice primavera ecumenica padre Antonio Spadaro non abbia fatto cenno, nel celebrare su "La Civiltà Cattolica" del 12 marzo l'abbraccio di Francesco e Kirill all'Avana, come fosse l'inizio di una storia senza passato.

Omissione di puro stile revisionista sovietico. Al pari dell'imminente cancellazione del glorioso "Russicum".







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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