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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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LA PARUSIA: attendiamo l'unico ed ultimo ritorno del Cristo Re

Ultimo Aggiornamento: 18/11/2012 18:21
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Sulla scia di questo thread:
Perchè si crede alle profezie Maya (e altre) e non a quelle del Cristo?

affronteremo ora l'argomento della PARUSIA= venuta-ritorno del Signore Gesù.....

(Abacuc, 2, 1-3): “Mi metterò da sentinella in piedi sulla fortezza a spiare, per vedere che cosa mi dirà, che cosa risponderà ai miei lamenti. Il Signore rispose e mi disse: «Scrivi la visione e incidila bene sulle tavolette, perché la si legga facilmente. E’ una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perché certo verrà e non tarderà».


(2 Pietro, 3,12): “Quali non dovete essere voi nella santità della condotta e della pietà, attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i Cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno!”.


(Matteo, 24,22): “. . . E se quei giorni (i giorni della ‘grande tribolazione ’ che precederanno ‘il giorno di Dio ’) non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati”.


QUANDO VERRA’ QUESTO REGNO?

Il Signore non ha scarseggiato nel dare indicazioni (“i segni dei tempi”). Il Signore non risponde dando una data, ma descrivendo UNA SITUAZIONE, perché non interessa soddisfare la nostra curiosità, ma stimolare il nostro desiderio verso di LUI e richiamarci alla conversione.


(Isaia, 21, 11-12): “«Sentinella, QUANTO RESTA DELLA NOTTE? Sentinella, QUANTO RESTA DELLA NOTTE?». La sentinella risponde: «Viene il mattino, poi ancora la notte; se volete domandare, domandate; convertitevi, venite!»” (E’ inutile voler sapere, se non c’è la conversione).


Ecco la Prima venuta di Gesù, l'Incarnazione, LA LUCE CHE DISSIPA LE TENEBRE DELLA NOTTE:


(Sapienza 18, 14-15): “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e LA NOTTE ERA A META’ DEL SUO CORSO, la tua Parola Onnipotente del Cielo, dal tuo trono regale. . . discese in quella terra di sterminio”.


“. . . Poiché lo Sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A MEZZANOTTE si levò un grido: «Ecco lo Sposo, andategli incontro!»”. (Matteo, 25,6).


“Ma il Figlio dell’Uomo, quando verrà, troverà fede sulla terra?” (Luca, 18,8). “Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’Uomo verrà nell’ora che non pensate” (Luca, 12,40).


(San Paolo ai Romani, 13,12): “LA NOTTE E’ AVANZATA, IL GIORNO E’ VICINO. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della Luce”.


E’ evidente, purtroppo, che il peccato dilaga nel mondo, con tutte le sue conseguenze di male, nonostante che la Redenzione di Cristo abbia cancellato tutti i peccati davanti al Padre. E’ evidente, purtroppo, che Dio ancora non regna nel mondo.


Per questo ci ha insegnato la Sua Preghiera, il PADRE NOSTRO, affinché essa ottenga finalmente che VENGA IL SUO REGNO, e ciò significa:


  •  Che ancora deve venire (infatti non diciamo «il tuo Regno che è già venuto»);
  •  e che si deve realizzare in questo mondo (infatti non diciamo «andiamo al Tuo Regno»);


QUANDO VERRA’ IL SIGNORE COME RE? Dobbiamo chiarire, a questo punto, che la prima venuta di Gesù, come Redentore del mondo, fu nella Sua Incarnazione.

La “Parusìa” invece significa la Sua Venuta o RITORNO GLORIOSO


Per la prima venuta di Gesù, nella Sua Incarnazione, il segno DECISIVO fu quando, rivolgendosi per mezzo di un’Angelo a Maria, Le diede L’ANNUNCIO dell’Incarnazione.

Quando fece conoscere IN QUALE MODO doveva venire al mondo.

La stessa cosa avviene per quanto riguarda la Sua NUOVA VENUTA come RE.

 

Gesù dice dello SPIRITO SANTO: «Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà» (Giovanni, 16,14), cioè Lo Spirito Santo guida La Chiesa attraverso doni gerarchici e doni carismatici (Concilio Ecumenico Vaticano Secondo – Lumen Gentium n.4)

 

MA QUANTO AL GIORNO E ALL'ORA NESSUNO LO SA....

MA DIFFIDATE DI CHI PREDICA UNA VENUTA INTERMEDIA DI CRISTO....GESU' E' GIA' IN MEZZO A NOI NELL'EUCARESTIA....

 

segue l'insegnamento della Chiesa.....




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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Abbiamo lo stesso Catechismo che ci dona delle approfondite meditazioni.... [SM=g1740733]

 

Articolo 7: « Di là verrà a giudicare i vivi e i morti »


I. « Di nuovo verrà, nella gloria »
II. Per giudicare i vivi e i morti
In sintesi


 

Articolo 12: « Credo la vita eterna »

I. Il giudizio particolare
II. Il cielo
III. La purificazione finale o purgatorio
IV. L'inferno
V. Il giudizio finale
VI. La speranza dei cieli nuovi e della terra nuova
In sintesi
« Amen »

 

II. « Venga il tuo regno »

2816 Nel Nuovo Testamento la parola « Basileia » può essere tradotta con « regalità » (nome astratto), « regno » (nome concreto) oppure « signoria » (nome d'azione). Il regno di Dio è prima di noi. Si è avvicinato nel Verbo incarnato, viene annunciato in tutto il Vangelo, è venuto nella morte e risurrezione di Cristo. Il regno di Dio viene fin dalla santa Cena e nell'Eucaristia, esso è in mezzo a noi. Il Regno verrà nella gloria allorché Cristo lo consegnerà al Padre suo:

« È anche possibile che il regno di Dio significhi Cristo in persona, lui che invochiamo con i nostri desideri tutti i giorni, lui di cui bramiamo affrettare la venuta con la nostra attesa. Come egli è la nostra risurrezione, perché in lui risuscitiamo, così può essere il regno di Dio, perché in lui regneremo ». (76)


2817 Questa richiesta è il « Marana tha », il grido dello Spirito e della Sposa: « Vieni, Signore Gesù ».

« Anche se questa preghiera non ci avesse imposto il dovere di chiedere l'avvento del Regno, noi avremmo, con incontenibile spontaneità, lanciato questo grido, bruciati dalla fretta di andare ad abbracciare ciò che forma l'oggetto delle nostre speranze. Le anime dei martiri, sotto l'altare, invocano il Signore gridando a gran voce: "Fino a quando, Sovrano, non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra?" (Ap 6,10). A loro, in realtà, dev'essere fatta giustizia, alla fine dei tempi. Signore, affretta, dunque, la venuta del tuo regno! ». (77)


2818 Nella Preghiera del Signore si tratta principalmente della venuta finale del regno di Dio con il ritorno di Cristo. (78) Questo desiderio non distoglie però la Chiesa dalla sua missione in questo mondo, anzi, la impegna maggiormente. Infatti, dopo la pentecoste, la venuta del Regno è opera dello Spirito del Signore, inviato « a perfezionare la sua opera nel mondo e compiere ogni santificazione ». (79)


2819 « Il regno di Dio [...] è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo » (Rm 14,17). Gli ultimi tempi, nei quali siamo, sono i tempi dell'effusione dello Spirito Santo. Pertanto è ingaggiato un combattimento decisivo tra « la carne » e lo Spirito: (80)

« Solo un cuore puro può dire senza trepidazione alcuna: "Venga il tuo regno". Bisogna essere stati alla scuola di Paolo per dire: "Non regni più dunque il peccato nel nostro corpo mortale" (Rm 6,12). Colui che nelle azioni, nei pensieri, nelle parole si conserva puro, può dire a Dio: "Venga il tuo regno!" ». (81)

2820 Con un discernimento secondo lo Spirito, i cristiani devono distinguere tra la crescita del regno di Dio e il progresso della cultura e della società in cui sono inseriti. Tale distinzione non è una separazione. La vocazione dell'uomo alla vita eterna non annulla ma rende più imperioso il dovere di utilizzare le energie e i mezzi ricevuti dal Creatore per servire in questo mondo la giustizia e la pace. (82)

2821 Questa domanda è assunta ed esaudita nella preghiera di Gesù, (83) presente ed efficace nell'Eucaristia; produce il suo frutto nella vita nuova secondo le beatitudini. (84)

(76) San Cipriano di Cartagine, De dominica Oratione, 13: CCL 3A, 97 (PL 4, 545).

(77) Tertulliano, De oratione, 5, 2-4: CCL 1, 260 (PL 1, 1261-1262).

(78) Cf Tt 2,13.

(79) Preghiera Eucaristica IV: Messale Romano (Libreria Editrice Vaticana 1993) p. 413.

(80) Cf Gal 5,16-25.

(81) San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses mystagogicae, 5, 13: SC 126, 162 (PG 33, 1120).

(82) Cf Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 22: AAS 58 (1966) 1042-1044; Ibid., 32: AAS: 58 (1966) 1051; Ibid., 39: AAS 58 (1966) 1057; Ibid., 45: AAS 58 (1966) 1065-1066; Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 31: AAS 68 (1976) 26-27.

(83) Cf Gv 17,17-20.

(84) Cf Mt 5,13-16; 6,24; 7,12-13.



Fraternamente CaterinaLD

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… aiutare a viverla più pienamente [SM=g1740720]


Il credente non può stare indifferente di fronte ai fatti straordinari, in buona parte di matrice mariana, che si succedono da più di quasi duecento anni. Un atteggiamento equilibrato, pensiamo, deve tenere conto di tre affermazioni: tali fatti non sono contrari alla fede, possono comportare degli sbandamenti, necessitano di un serio discernimento.

I - non sono contrari alla fede

Molti sono dell’avviso che , chiusa la rivelazione “pubblica”, cioè quella corrispondente alle Sacre Scritture, non c’è più bisogno di rivelazioni “private” per alimentare o addirittura suscitare, come capita talvolta, la fede. Una posizione del genere, un po’ intellettualista del resto, rimane insostenibile e in qualche modo presuntuosa in quanto la storia della salvezza prosegue anche dopo la chiusura della Rivelazione per cui Dio è libero di continuare a visitare l’umanità con ulteriori interventi straordinari o rivelazioni private tutte le volte che lo giudica opportuno e utile.

In tal senso, non si può non sottoscrivere il seguente giudizio di S.Alfonso de Liguori in Le glorie di Maria: «Taluni pregiandosi d’essere spregiudicati si fanno onore di non credere altri miracoli se non quelli che stanno registrati nelle Sacre Scritture, stimando gli altri quasi come novelle e favole da femminucce. Ma come è debolezza il dar credito a tutte le cose, così il ributtare i miracoli che vengono attestati da uomini gravi e pii o è segno di infedeltà, pensando che a Dio siano impossibili, o segno di temerità, negando il credito a tal sorta di autori».

L’insegnamento ufficiale della Chiesa fa capire che seppure nessuno sia tenuto ad aderire alle rivelazioni private riconosciute dalle autorità ecclesiastiche, non si possono tuttavia rifiutare senza la dovuta modestia e con disprezzo. Il concilio Vaticano I rigetta l’opinione di coloro che accolgono solo le attestazioni interiori della fede e rifiutano di ammettere che la rivelazione divina possa essere resa credibile con segni esteriori.

Il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica specifica al n.67 che il ruolo delle rivelazioni private «non è quello di “migliorare” o di “completare” la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica». Non dimentichiamo, poi, che la Chiesa ha dato un riconoscimento ufficiale a molte rivelazioni private canonizzando o beatificando dei veggenti (per esempio Catherine Labouré della Rue du Bac, 1830, Bernadette Soubirous di Lourdes, Francesco e Giacinta di Fatima) e facendo propri alcuni insegnamenti come quelli sul Sacro Cuore di Gesù a santa Margherita Alacoque.

Insomma, di fronte ai fatti straordinari e alle rivelazioni private, deve esserci da parte del credente un atteggiamento di apertura perché a Dio tutto è possibile, seppure non di attesa perché a Dio sembra bastare ciò che Egli ci concede ora e abitualmente.


II - attenti agli sbandamenti


Di fronte ad eventuali fatti straordinari, i vescovi non esitano, talvolta, a formulare delle condanne vere e proprie. È il caso di Dozulé, in Francia, dove “il Sacro Cuore di Gesù”, tramite la veggente Madeleine Aumont, avrebbe chiesto la costruzione di una croce di 738 metri di altezza per la conversione dei peccatori: una richiesta, questa, che si squalifica da sola per il suo sapore quasi magico e, soprattutto, per la sua assurdità, considerando che il più alto grattacielo del mondo (in Malesia) misura “appena” 450 metri…

È pure il caso di Marisa Rossi, veggente della “Madre dell’Eucaristia” a Roma, che ha convinto un sacerdote, don Claudio Gatti a seguirla spiritualmente e al quale ha fatto credere, anche sulla base di prodigi come ostie sanguinanti o trasformate in carne, di essere stato consacrato vescovo direttamente da Gesù. Don Gatti è stato sospeso a divinis.

Andrebberro senz’altro vagliati più attentamente i messaggi presumibilmente consegnati dalla Madonna a don Stefano Gobbi, fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano, e nei quali, tra le tante cose, si parla dell’avvento dell’Anticristo per il 1998, della massoneria che avrebbe messo il centro in Vaticano e, soprattutto, «del ritorno di Gesù nella gloria per instaurare il suo regno nel mondo» per il 2000 (messaggio del 5 dicembre 1994). L’ultima affermazione, in particolare, ossia quella di una venuta intermedia gloriosa di Gesù Cristo prima della parusia o fine del mondo, costituisce una eresia vera e propria, e i tentativi da parte di don Gobbi per interpretarla in maniera “spirituale” risultano poco convincenti.

(siamo nel 2009 e le profezie di don Gobbi non si sono avverate! Chiunque parli di date va contro l'affermazione del Cristo stesso: quanto al giorno e all'ora, NESSUNO LO SA!)


 iii - il correttivo della fede


La fede implica l’adesione a un parola che non si può verificare e a cose che non si vedono; essa ingenera un atteggiamento che non va alla ricerca di segni, di prodigi, di visioni o di locuzioni interiori, anche se, come già detto, Dio è libero di suscitarli come vuole e quando lo ritiene utile per la nostra salvezza. Santa Teresa di Gesù Bambino affermava: «all’estasi preferisco la monotonia del sacrificio». È indubbio che l’atteggiamento di chi ricerca tali cose confonde il soprannaturale che nutre con lo straordinario che luccica e deriva da una incapacità di cogliere ciò che davvero è straordinario nella stessa parola di Dio: l’amore gratuito del Dio uno e trino che ci vuole creandoci, che si incarna in Gesù Cristo morto e risorto per noi, e che ci invita a condividere per l’eternità la sua beatitudine. Tale atteggiamento rassomiglia a quello dei bambini viziati mai soddisfatti e incapaci di meravigliarsi più di nulla, e quindi sempre bisognosi di ulteriori surrogati.

In ogni modo, ci si deve affidare al discernimento della Chiesa che, se apparentemente troppo lento e prudente, costituisce l’unica garanzia: «Il giudizio sulla loro genuinità [dei carismi straordinari] e sul loro uso ordinato appartiene a coloro che detengono l’autorità della Chiesa; ad essi spetta soprattutto di non estinguere lo spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono» (Lumen Gentium, n.12).

Già nella Chiesa primitiva, il profeta non rappresenta più una figura a se stante, alla quale deve sottostare la comunità, ma è quest’ultima ad esercitare il proprio discernimento nei suoi confronti. Contrariamente a quanto avviene in chi è convinto di avere un accesso diretto e preferenziale a Dio che offusca o sostituisce addirittura il legame con la Chiesa istituzionale, giudicata corrotta, sclerotizzata, infiltrata dalla massoneria. Una presunzione, questa, che spalanca la porta all’inganno diabolico.

Cf. François-Marie Dermine, Mistici, veggenti e medium – Esperienze dell’aldilà a confronto, LEV, Città del Vaticano 2002


[SM=g1740733] [SM=g1740722]


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UDIENZA GENERALE DI PAOLO VI

Mercoledì, 8 settembre 1971

 

Una parola chiave per comprendere la dottrina generale del Concilio è quella che suona «escatologia». Parola strana all’orecchio non iniziato al linguaggio biblico e teologico, per la sua etimologia greca, che si risolve in questo significato: scienza delle cose ultime: «escatos» infatti vuole dire ultimo. E non solo questa parola (o più spesso il suo significato) è ricorrente in tanti passi dei documenti conciliari, ma domina tutta la concezione della vita cristiana, della storia, del tempo, dei destini umani oltre la morte (quelli che il catechismo e la predicazione chiamano i «novissimi», cioè: morte, giudizio, inferno, paradiso), ma specialmente domina la concezione del disegno divino sull’umanità, sul mondo, sull’epilogo finale, glorioso ed eterno della missione di Cristo. Questa concezione ci richiama ad una Chiesa in cammino verso un’altra vita, non stabilita definitivamente in questa terra, ma provvisoria, e tesa in un messianismo che si colloca oltre il tempo.


Questa visione dell’«al di là» è di somma importanza per ogni ordine di cose: vi è un «al di là»? quale sarà? come lo possiamo conoscere? quale influsso ha su l’«al di qua» la risposta a queste domande? la vita nostra finisce qui, sulla terra, o continua in qualche maniera, e quale, in un altro mondo? La stima dei valori umani e temporali, cioè la filosofia della vita, si capisce, dipende dall’esistenza affermata, o negata, o anche solo supposta (Cfr. Pascal) di una vita futura, dall’immortalità dell’anima e dalla sua responsabilità di fronte a un Dio giudicante. Per di più, la sorte di una singola esistenza umana non è estranea al disegno generale che riguarda l’umanità; e se questa è stata pensata da Dio nella intuizione d’un fine, il raggiungimento di questo fine, cioè la fine della scena umana nel tempo, diventa per la legittima e implacabile curiosità estremamente interessante. L’«al di là», cioè la realtà escatologica, assume dunque un triplice significato, riferito il primo alla condizione del nostro essere personale dopo la morte; riferito il secondo nel senso più proprio al regno di Dio e di Cristo dopo la sua risurrezione e dopo la «fine del mondo»; e il terzo a tutta la realtà soprannaturale. Ecco dunque l’interesse dell’escatologia: la fine dell’uomo e del tempo che raggiunge il fine dell’umanità e della storia, prestabilito da Dio.

Vediamo come il Concilio ci presenta le cose. Naturalmente la lampada della fede rischiara l’immenso quadro misterioso del tempo presente e dell’al di là, dove la Chiesa appare appunto come il disegno di Dio tracciato sullo sfondo dell’universo, e rivela il suo proprio essenziale carattere escatologico.


«La Chiesa, - è detto nella costituzione conciliare che la riguarda - alla quale tutti siamo chiamati in Cristo Gesù e nella quale mediante la grazia di Dio acquistiamo la santità (finalità nostra personale), non avrà il suo compimento se non nella gloria del Cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose (Cfr. Act. 3, 21) e col genere umano anche tutto il mondo, il quale è intimamente congiunto con l’uomo e per mezzo di lui raggiunge il suo fine, sarà perfettamente restaurato in Cristo» (Cfr. Eph. 1, 10; Col. 1, 20; 2 Petr. 3, 10-13).


Dunque, vediamo quante verità veniamo subito a conoscere. Una sapienza governa il mondo, e svolge in esso un piano provvidenziale per l’umanità. Questo piano diventa logico e operante in Cristo, e per Lui nella Chiesa. La Chiesa è «in fieri», in divenire, non è al suo stato completo e perfetto; è pellegrina sulla terra e nel tempo. Esiste una vita futura. Esiste un regno avvenire, dove la luce, la vita, la felicità saranno concesse in grado di pienezza e senza limiti di durata. Anche le cose create supereranno lo stato presente, soggetto ad una intrinseca pressione evolutiva, per subire una metamorfosi di nuova perfezione (Cfr. Rom. 8, 22). Siamo nella fase intermedia dell’esistenza, cioè tra un grado iniziale e un grado superiore, escatologico. Siamo nella fase della speranza (Ibid. 23-25).


Così che sappiamo che cosa rispondere all’opinione di quelli che, interpretando gli scritti del Nuovo Testamento circa gli avvenimenti escatologici, sostengono che essi, venuto il Messia, sono già stati realizzati, e quindi non vi sarebbe altro da attendere; il cristianesimo, dicono, riguarda il presente, non il futuro. Noi stiamo alle parole del Signore, le quali ci assicurano che, venuto Lui nel nostro mondo, già «il regno di Dio è in mezzo a noi» (Cfr. Luc. 17, 21);  già noi ora possediamo, nella Chiesa animata dallo Spirito Santo, immense ricchezze di vita nuova; ma poi, con afflato profetico che respira in tutto il Vangelo, Cristo ci ammonisce che la sua venuta storica, quale noi conosciamo dal Vangelo, non è l’ultima.


L’ultima, quella escatologica, che con altro termine, distinto per noi ora da un significato specifico, chiamiamo la «parusia» (che vuol dire presenza, avvento, apparizione), sarà «nel giorno del Signore» (Cfr. Is. 2, 12; 13, 6; ecc.), quando Cristo ritornerà per «giudicare i vivi ed i morti», e per inaugurare la teofania finale, la visione beatifica dell’eternità.


Tutti certamente ricordiamo i grandi discorsi del Signore su questo tema apocalittico, nei quali le prospettive del futuro si sovrappongono misteriosamente, e sui quali dovrà indugiarsi lo studio attento e docile alla interpretazione della Chiesa.


Abbiamo la certezza circa le catastrofi escatologiche, ma non conosciamo né il quando, né precisamente il come (Cfr. Matth. 24, 36-44; Apoc. 3, 3; ecc.). Ci è perfino impossibile avere un’immagine adeguata, anche puramente fantastica del mondo escatologico; le profezie dell’Apocalisse si esprimono in linguaggio figurato di non facile interpretazione; anche i tentativi più veggenti e più lirici dei poeti e degli artisti restano rappresentazioni arbitrarie ed impari alla realtà (vedi «La Divina Commedia» di Dante, i «Paradisi» di Milton; ecc.).

Questa nube di mistero, che nasconde la visione del mondo escatologico, ha dato origine a teorie inaccettabili sul messianismo di Gesù, quasi fosse puramente escatologico e d’imminente attuazione (Weiss, Loisy), e ha dato pretesto a critiche molto negative circa l’interpretazione del Vangelo e circa la mentalità dei primitivi cristiani; come pure offre pretesto alla mentalità moderna di eludere la questione della sorte futura dell’uomo; dei «novissimi» pochi parlano e poco.

Il Concilio, però, ci ricorda le solenni verità escatologiche che ci riguardano, compresa quella terribile d’un possibile eterno castigo, che chiamiamo l’inferno, sul quale Cristo non usò reticenze (Cfr. Matth. 22, 13; 25, 41). Il capitolo VII della Lumen Gentium (specialmente nel citato n. 8) riassume chiaramente ed energicamente la dottrina escatologica della Chiesa, dottrina che traspare in non pochi altri testi del Concilio (Cfr. Ad gentes, 9; Gaudium et Spes, 18, 38; Lumen gentium, 6, 8, 35) e non attenua, anzi illustra il disegno divino di misericordia, di bontà e di amore della nostra salvezza, di cui tutta la dottrina del Concilio vuol essere documento.

Oggi, mentre da un lato la secolarizzazione ci fa perdere la coscienza del tremendo rischio circa la nostra sorte futura, e mentre dall’altro un facile ricorso ad atteggiamenti carismatici e profetici dà a molti l’ambizioso capogiro d’una propria sufficienza nel sentenziare sulle esigenze rigorose della vita cristiana e sugli umani destini, l’avere presente gli insegnamenti conciliari sui punti cardinali della vita, sui traguardi escatologici della nostra esistenza, quali la Parola di Dio nella Bibbia e il magistero della Chiesa nelle sue autentiche interpretazioni ci assicurano essere realtà, è sommamente provvido e doveroso (Cfr. Eccli. 7, 40), e infonde direzione e vigore al nostro passo, pellegrino nel tempo (Cfr. Gaudium et Spes, 39; Apostolicam actuositatem, 5), mentre il cuore sospira la conclusione escatologica del Nuovo Testamento: «Vieni Signore Gesù!» (Apoc. 27, 20). Così ripetiamo: «Vieni, Signore Gesù», con la Nostra Benedizione Apostolica.

 

[SM=g1740722]


Fraternamente CaterinaLD

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[SM=g1740733] Amici.... è uscito con l'Edizione segni uno dei primi mieii libretti in collaborazione con mio cugino Carlo  [SM=g1740722] se l'argomento vi interessa e vorrete fare opere di bene, aiutateci a distribuire questa buona stampa  [SM=g1740721] il tascabile è davvero... piccolo, ma grande per il contenuto assolutamente MAGISTERIALE, l'argomento è trattato infatti solo CON MATERIALE ECCLESIALE... nulla entrerà nelle nostre tasche  il ricavato servirà per supportare altra buona stampa in campo magisteriale e se di avanzo in opere di bene.... e per non attribuirmi alcun merito il nome scelto per la firma è quello che molti di voi conoscono LDCaterina63, in onore della mia Maestra e Patrona, Dottore della Chiesa.

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[SM=g1740758] Chi è l'Anticristo e se sia arrivato il suo tempo

Quesito

Caro Padre Angelo,
Vorrei conoscere meglio la figura dell'Anticristo escatologico. Chi sarà? Perchè la Chiesa Cattolica non parla mai di questo personaggio, nonostante sia presentato dalla Sacra Scrittura (Daniele, 2 Tessalonicesi, Apocalisse), dalla Sacra Tradizione attraverso Padri e Dottori della Chiesa, nonchè da moltissime rivelazioni private passate e presenti? Perchè dell'Apocalisse, nelle Bibbie Cattoliche, si fornisce sempre un’esegesi storica (Bestia del Mare=Impero Romano, Nerone, Domiziano) e mai escatologica (Bestia del Mare=Anticristo, Massoneria)?
E perché il libro è interpretato sempre simbolicamente, nonostante il senso letterale sia prioritario?
L'Anticristo sarà il leader di un governo mondiale secondo le parole della Scrittura: "le fu dato potere sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione" (Apo.13;7), e di alcuni padri della Chiesa, che affermano che regnerà su tutta la terra? Se sì, quale connessione tra l'avvento di quest'uomo, la globalizzazione e il Nuovo Ordine Mondiale? Sono questi due eventi precursori dell'affermazione sua e del suo sistema mondiale?
Grazie e distinti saluti



Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. Non è facile rispondere alla tua domanda perché dalla figura dell’Anticristo sono state date diverse interpretazioni.
Devo dire subito, a scanso di equivoci che non è vero che l’Apocalisse vada interpretata letteralmente.
Si tratta di una visione immaginaria e pertanto va spiegato il significato delle immagini.
Ti presento due interpretazioni dell’Anticristo: la prima è fornita dal Dizionario biblico di McKenzie e l’altra dalla Bibbia di Gerusalemme.

2. Per il McKenzie l’Anticristo è la personificazione della forza ostile a Cristo che attraverso tutto il corso della storia e pertanto è sempre attuale.
Ecco le sue testuali parole: “La figura dell'anticristo è stata interpretata variamente: ma ci sono buone ragioni per mettere in dubbio l'opinione, per molto tempo accreditata, che faceva dell'anticristo una figura reale storico escatologica. In Ap la correlazione della bestia con Roma è troppo stretta per poter rappresentare qualcosa di diverso dal potere imperiale che perseguitava i cristiani; della cifra 666 non è stata proposta interpretazione migliore di quella che vi legge la somma del valore numerico delle lettere che costituiscono il nome di Nerone Cesare (KSR NRWN), l'imperatore (54-68 d.C.) che per primo mise a morte i cristiani.
Anche nella concezione di Paolo, 1'uomo del peccato è già all'opera. Le allusioni contenute in 1 Gv e in 2 Gv sembra che siano rivolte ai primi cristiani che pensavano che l'anticristo fosse escatologico: ci sono molti anticristi, e chiunque nega Gesù è anticristo.
L'anticristo è piuttosto una personificazione dei poteri del male, che a volte si possono localizzare in una persona individuale, sia ora, sia nell'avvenire.
La consumata malvagità dell'anticristo è dipinta con tratti che possono far pensare alla malizia diabolica: ma si tratta di un'enfasi poetica piuttosto che di una indicazione che l'anticristo sia diabolicamente posseduto o, meno ancora, che sia una incarnazione diabolica”.

3. Per la Bibbia di Gerusalemme si tratta di un personaggio che comparirà alla fine dei tempi.
L’Anticristo è “Colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto
di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio” (2 Ts 2,4).
Colui che si contrappone: l'apostasia sarà causata da un personaggio che porta tre nomi e si
presenta come il grande nemico di Dio.
È l'empio per eccellenza, alla lettera «l'uomo dell'empietà»;
l'essere destinato a «perdersi», alla lettera «il figlio della perdizione» (v 10;
Gv 17,12; cfr. 1 Ts 5.5);
l'avversario di Dio, descritto qui in termini che si ispirano a Dn
11,36 (dove si tratta di Antioco Epifane).
Nella tradizione cristiana, influenzata da Daniele,
questo avversario riceverà il nome di anticristo. Appare come un
essere personale, che si rivelerà alla fine dei tempi
(mentre satana, di cui è lo strumento,

agisce da ora nel «mistero», esercitando contro i credenti un potere persecutorio e
seduttore (Mt 24,24; Ap 13,1-8), per l'ultima grande prova cui metterà fine il ritorno del
Cristo”.
4. Di recente ha parlato espressamente dell’Anticristo Benedetto XVI nell’enciclica Spe salvi, citando testualmente un filosofo tedesco I. Kant: “Se il cristianesimo un giorno dovesse arrivare a non essere più degno di amore [...] allora il pensiero dominante degli uomini dovrebbe diventare quello di un rifiuto e di un'opposizione contro di esso; e l'anticristo [...] inaugurerebbe il suo, pur breve, regime (fondato presumibilmente sulla paura e sull'egoismo)” (Spe salvi 18).
5. Mi piace anche ricordare ciò che il card. Dias, Legato di Papa Benedetto XVI a Lourdes per il 150° delle apparizioni: «La Madonna è scesa dal Cielo come una madre molto preoccupata per i suoi figli... È apparsa alla Grotta di Massabielle che all'epoca era una palude dove pascolavano i maiali ed è precisamente là che ha voluto far sorgere un santuario, per indicare che la grazia e la misericordia di Dio superano la miserabile palude dei peccati umani. Nel luogo vicino alle apparizioni, la Vergine ha fatto sgorgare una sorgente di acqua abbondante e pura, che i pellegrini bevono e portano nel mondo intero significando il desiderio della nostra tenera Madre di far arrivare il suo amore e la salvezza di suo Figlio fino all'estremità della terra. Infine, da questa Grotta benedetta la Vergine Maria ha lanciato una chiamata pressante a tutti per pregare e fare penitenza e così ottenere la conversione dei poveri peccatori. (...).
Dopo le apparizioni di Lourdes, la Madonna non ha smesso di manifestare nel mondo intero le sue vive preoccupazioni materne per la sorte dell'umanità nelle sue diverse apparizioni. Dovunque, ha chiesto preghiere e penitenza per la conversione dei peccatori, perché prevedeva la rovina spirituale di certi Paesi, le sofferenze che il Santo Padre avrebbe subìto, l'indebolimento generale della fede cristiana, le difficoltà della Chiesa, la venuta dell'Anticristo e i suoi tentativi per sostituire Dio nella vita degli uomini: tentativi che, malgrado i loro successi splendenti, sono destinati tuttavia all'insuccesso».
Il cardinale Dias ha detto poi: «Qui, a Lourdes, come dovunque nel mondo, la Vergine Maria sta tessendo un'immensa rete nei suoi figli e figlie spirituali per lanciare una forte offensiva contro le forze del Maligno nel mondo intero, per chiuderlo e preparare così la vittoria finale del suo divin Figlio, Gesù Cristo. La Vergine Maria oggi ci invita ancora una volta a fare parte della sua legione di combattimento contro le forze del male. (...)
La lotta tra Dio e il suo nemico è sempre rabbiosa, ancora più oggi che al tempo di Bernadette, 150 anni fa» e «questa battaglia fa delle innumerevoli vittime».
A questo punto il card. Dias ha ripetuto parole pronunciate dal cardinale Karol Wojtyla il 9 novembre 1976, pochi mesi prima di essere eletto Papa: «Ci troviamo oggi di fronte al più grande combattimento che l'umanità abbia mai visto. Non penso che la comunità cristiana l'abbia compreso totalmente. Siamo oggi davanti alla lotta finale tra la Chiesa e le Anti-Chiesa, tra il Vangelo e gli Anti-Vangelo».

6. Penso che sia l’interpretazione di McKenzie e quella della Bibbia di Gerusalemme non si contrappongano.
L’anticristo ha sempre agito nella storia.
Ma nella fase finale apparirà anche come un personaggio.
Non so se siamo arrivati a questo punto. Personalmente non lo credo.
La globalizzazione è in se stessa un bene. Ma non è escluso a priori che possa essere usata, magari a livello politico, come espediente per imporre il male.
Questo dipende dagli uomini e dalla loro buona volontà.

7. In ogni caso però sono puntuali le parole piene di speranza del Card. Dias. Meritano di essere rilette: “Qui, a Lourdes, come dovunque nel mondo, la Vergine Maria sta tessendo un'immensa rete nei suoi figli e figlie spirituali per lanciare una forte offensiva contro le forze del Maligno nel mondo intero, per chiuderlo e preparare così la vittoria finale del suo divin Figlio, Gesù Cristo”.

Ti ringrazio di aver attirato l’attenzione su questo punto interessante della rivelazione cristiana.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo


Pubblicato 07.06.2012




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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 18 novembre 2012

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Cari fratelli e sorelle!

In questa penultima domenica dell’anno liturgico, viene proclamata, nella redazione di San Marco, una parte del discorso di Gesù sugli ultimi tempi (cfr Mc 13,24-32). Questo discorso si trova, con alcune varianti, anche in Matteo e Luca, ed è probabilmente il testo più difficile dei Vangeli. Tale difficoltà deriva sia dal contenuto sia dal linguaggio: si parla infatti di un avvenire che supera le nostre categorie, e per questo Gesù utilizza immagini e parole riprese dall’Antico Testamento, ma soprattutto inserisce un nuovo centro, che è Lui stesso, il mistero della sua persona e della sua morte e risurrezione. Anche il brano odierno si apre con alcune immagini cosmiche di genere apocalittico: «Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli verranno sconvolte» (v. 24-25); ma questo elemento viene relativizzato da ciò che segue: «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria» (v. 26). Il «Figlio dell’uomo» è Gesù stesso, che collega il presente  e il futuro; le antiche parole dei profeti hanno trovato finalmente un centro nella persona del Messia nazareno: è Lui il vero avvenimento che, in mezzo agli sconvolgimenti del mondo, rimane il punto fermo e stabile.

A conferma di questo sta un’altra espressione del Vangelo di oggi. Gesù afferma: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (v. 31). In effetti, sappiamo che nella Bibbia la Parola di Dio è all’origine della creazione: tutte le creature, a partire dagli elementi cosmici – sole, luna, firmamento – obbediscono alla Parola di Dio, esistono in quanto «chiamati» da essa. Questa potenza creatrice della Parola divina si è concentrata in Gesù Cristo, Verbo fatto carne, e passa anche attraverso le sue parole umane, che sono il vero «firmamento» che orienta il pensiero e il cammino dell’uomo sulla terra. Per questo Gesù non descrive la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un «veggente». Al contrario, Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna. Tutto passa – ci ricorda il Signore –, ma la Parola di Dio non muta, e di fronte ad essa ciascuno di noi è responsabile del proprio comportamento. In base a questo saremo giudicati.

Cari amici, anche nei nostri tempi non mancano calamità naturali, e purtroppo nemmeno guerre e violenze. Anche oggi abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra speranza, tanto più a causa del relativismo in cui siamo immersi. La Vergine Maria ci aiuti ad accogliere questo centro nella Persona di Cristo e nella sua Parola.



Fraternamente CaterinaLD

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(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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