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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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La Santa Messa: FONTE DI VITA VERA

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 12:30
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05/09/2009 12:30

SI RALLEGRA DELLA NOSTRA NASCITA

Quel giorno, salutato con gioia dai nostri genitori, è salutato con gioia più grande da Gesù, che decretando dall'eternità la nostra crea­zione, ne aveva stabilita la data. In quel giorno egli si è rallegrato im­mensamente vedendo tutta la perfezione che avremmo acquistata, tutta la gloria che avremmo data al Padre, la felicità che egli avrebbe avuto da noi e che noi avremmo avuto da Lui eternamente.

Il merito di tale gioia di Gesù è dei nostri genitori. La gioia degli sposi cristiani è quella di dare figli alla Chiesa, membri al Corpo Mi­stico di Gesù. Questa è la loro missione: nel compimento di essa sa­rà il loro premio, nel rinnegamento di essa il loro castigo eterno.



SI RALLEGRA DEL NOSTRO BATTESIMO

Esso è la nostra vera nascita, perché in esso avviene la nascita di quel corpo e di quell'anima che abiteranno il cielo e che già in quel giorno ne divengono cittadini di diritto. Nel battesimo Gesù piglia possesso di noi, ci inserisce nel suo Corpo Mistico. Col battesimo si inizia in noi il ciclo delle divine operazioni e misericordie tendenti alla nostra perfezione e felicità. Non sarebbe giovato nascere se non avessimo potuto rinascere col battesimo.



SI RALLEGRA PER LA NOSTRA CONVERSIONE

Al sorgere delle passioni il disegno di Gesù fu distrutto in noi per il peccato mortale. Quello fu per Gesù un giorno di dolore. Mentre in stato di peccato mortale lavoriamo, ci divertiamo, ridiamo o dor­miamo Gesù sta crocifisso nel nostro cuore; supplica il Padre, mo­strandogli le sue piaghe e il suo tormento di aver pietà di noi; ci ot­tiene la grazia di non cader fulminati all'istante dalla giustizia di Dio, e frattanto ci prepara i richiami e gl'incontri che potranno portare al­la conversione. Finalmente spunta il giorno della nostra conversio­ne: è un giorno di grande gioia per Gesù. Egli l'ha voluto persino profetizzare nella parabola della pecorella smarrita.

Quando un peccatore si converte, Gesù risorge nel suo cuore. Ogni qualvolta cooperiamo per la conversione di un peccatore rin­noviamo a Gesù la gioia della sua resurrezione. Al "Pax Domini" do­manda a Gesù in virtù della sua mistica resurrezione che dia a te e a tutti i fedeli e a tutti i peccatori la grazia di una vera conversione, della gloriosa resurrezione finale e della vita eterna.



SI RALLEGRA DELLA NOSTRA CONVERSIONE DALLA TIEPIDEZZA AL FER­VORE

Forse la nostra anima, pur vivendo in stato di grazia, è ammalata: affetti disordinati, menzogne, impazienza, vanità, come tanti morbi, l'attaccano e la fanno illanguidire. Non ci fanno più profitto gli ali­menti spirituali: la comunione, le letture spirituali, le divine ispira­zioni; e viviamo una vita amara e illusa, piena di sacrifici ma senza profitto. Gesù allora ci guarda dall'Eucaristia con immensa tristezza, come una madre il figlio ammalato, e implora per il suo sacrificio la nostra guarigione. Finalmente un giorno abbiamo forse decisamen­te rinunziato alla vanità e alla mediocrità. È stato il giorno della no­stra guarigione e della più grande gioia di Gesù: l'anima della sua sorella, della sua sposa guarisce; ritorna in lei la salute, il colore, la bellezza, la possibilità di svilupparsi e raffinarsi meravigliosamente.

Se non lo sei, diventa subito fervoroso. L’anima fervorosa incanta Gesù. Tutto egli in lei trova bello come un innamorato nella sua fi­danzata. Una preghiera, un sacrificio, un pensiero, uno sguardo lo rallegrano. Offri sempre a Gesù tutto quello che fai, tutto quello che ti riempie l'animo. Molti si ricordano di Gesù nel dolore, ma lo di­menticano nella gioia. Offrigli le tue gioie, anche più piccole, un bel frutto o una bella melodia, un bel fiore o un bel panorama. Offrigli tutti i tuoi piaceri leciti di qualsiasi genere. Gesù si rallegra delle no­stre gioie. Vivi con Gesù tutta la tua vita, nella gioia e nel dolore. Santa Maddalena de' Pazzi, stando un giorno ammalata con una grande sete e ricevendo un grappolo d'uva, lo offrì a Gesù e quindi lo mangiò coll'intenzione di estinguere la sua sete nel Calvario. Ge­sù gradì tanto quell'atto semplice e affettuoso e glielo manifestò in un'apparizione.



SI RALLEGRA DEL NOSTRO PROGRESSO

Gesù si rallegra vedendoci crescere come una madre vedendo cre­scere il suo figliuolo. Ci vorrebbe far crescere cogli occhi ed a questo fine ci ha preparato un cibo meraviglioso, il suo Corpo.

Dio ha stabilito un processo generale di crescita per ciascun esse­re vegetale o animale secondo la propria natura. Ha stabilito pure per questa nostra umanità, divenuta ora così dinamica e così fitta, dei processi accelerati di crescita per darle più cibi, più vesti.

Gli ormoni (particolarmente quello T) per messi, foraggi e alberi affinché crescano molto più celermente e producano frutti più nu­merosi e più grossi; gli antibiotici per molte qualità di animali do­mestici (particolarmente polli e suini) affinché crescano più presto e divengano più grossi, raggiungendo anche il 40% in più del loro pe­so normale; le onde ultra-sonore per i germi vegetali ed animali per imprimere loro una grande celerità di sviluppo.

Per fare più celermente sviluppare la nostra vita soprannaturale, immensamente più grande e più nobile di ogni altra vita, e per farle raggiungere una perfezione e una bellezza maggiore, Gesù ha dato:

- il cibo meraviglioso del suo corpo. Per aumentare il numero e la qualità degli eletti ha fatto diffondere l'uso della comunione quo­tidiana.

- Le rivelazioni del suo amore infinito.

- La devozione alla sua Madre SS. mediante molteplici rivelazio­ni della medesima.

Ogni comunione è un'immagazzinamento di numerosi princípi attivi, stimolanti efficacemente alla perfezione. La comunione fre­quente porta da sé, se non vi sono ostacoli da parte nostra, alla santi­tà, cioè al più celere e al più perfetto sviluppo del nostro essere e dà a Gesù una grandissima gioia.

Un giorno (3.9.1922) Gesù, comparendo a suor Josepha dopo la comunione della comunità e abbassando lo sguardo sulle suore im­merse nel ringraziamento, disse: « Ora sono sul trono che io stesso mi sono preparato. Le mie anime non possono capire fino a qual punto riposano il mio cuore accogliendolo nel loro piccolo e misero, ma certamente tutto mio! Poco mi importano le miserie, quello che voglio è l'amore. Poco mi importano le debolezze, ciò che voglio è la fiducia. Queste sono le anime che attirano nel mondo la misericor­dia e la pace; senza di esse la giustizia divina non potrebbe essere contenuta. Ci sono tanti peccati! ».

Gesù ha sete d'amore. Nel 1923 rivelò alla medesima suor « Quando ti lascio nell'angoscia, il tuo dolore impedirà alla mia colle­ra di colpire i peccatori. Quando pur sentendoti fredda e insensibile, mi dici ugualmente che mi ami, allora veramente consolerai il mio cuore. Un solo atto d'amore fatto quando ti lascio sola, ripara moltis­sime ingratitudini di altre anime. Il mo cuore conta quegli atti d'amo­re e li raccoglie tutti quasi balsamo prezioso. Voglio che tu mi dia ani­me; per questo non ti chiedo altro che amore in tutte le tue azioni. Fa' tutto con amore, soffri con amore, lavora per amore e, soprattutto, abbandonati al mio amore. Valgono tanto le anime! Bisogna molto soffrire per salvare un'anima. L’unica cosa che io da te desidero è l'a­more. Il verace amore è quello che allontana tante anime dall'abisso di perdizione a cui corrono... L’amore è soave, ma operoso.

Dimmi che mi ami: è ciò che più mi consola, perché sono affama­to d'amore. Voglio che tu arda dal desiderio di vedermi amato e che il tuo cuore non si alimenti che di questo desiderio. Partecipa alle mie pene, alla mia solitudine, alla mia tristezza; tienimi compagnia. Amami per tante anime che mi disprezzano ».

Come ogni amante Gesù desidera le dichiarazioni d'amore delle persone amate. Il cuore di Gesù è un cuore di carne come il nostro; solo è molto più grande, tanto che vi entra il mondo intero.



4. Comunione

Il fine della vita di Gesù fu la sua ascensione al cielo; ad essa fu orientata tutta la sua vita. Dopo aver soddisfatto la giustizia di Dio, dopo aver manifestato la misericordia di Dio, redimendo colla sua morte gli uomini e rendendoli idonei a divenire figli di Dio; dopo essere divenuto degno di sedere alla destra del Padre colla sua resur­rezione, Gesù ritorna al Padre dal quale era venuto.

Colla sua ascensione Gesù completa l'opera sua; con Lui l'umani­tà e la creazione ritorna a Dio.

La gloria di Dio è nella manifestazione delle sue perfezioni alle creature intelligenti, sicché queste ne restino ammirate e felici. Nell'Ascensione di Gesù, Dio manifesta in grado sommo le sue divine perfezioni:

a) a Gesù, verso cui estingue un debito di giustizia, ricompensan­dolo del suo sacrificio per gli uomini, coll'esaltarlo, col glorificarlo e con l'assoggettargli tutte le creature. Le quali come sono state causa del suo martirio, così saranno causa della sua gloria e della sua uma­na felicità.

b) Alle anime dei giusti, alle quali, col rivelarsi perfettamente fac­cia a faccia, dà la felicità massima, ricevendone la massima ammira­zione, le massime lodi ed i massimi ringraziamenti.

La totale gloria di Dio coincide con la felicità nostra. La croce è solo un punto di passaggio; è una prova ed una preparazione.

Dio non ci ha creati per farci soffrire, ma unicamente per renderci felici. La sofferenza è una conseguenza del peccato; è l'espiazione del peccato e la prova della nostra fedeltà e del nostro amore a Dio.

Dio finalmente si riposerà dell'opera sua quando ci avrà resi tutti felici; quando anche noi, dopo la resurrezione, saremo ascesi al cie­lo.

Frattanto lo stato di somma gloria che Gesù diede nella sua ascensione a Dio lo volle perpetuare nella S. Messa, nella Comunio­ne, in cui rinnova misticamente la sua comunione con Dio e cogli uomini. Contemporaneamente si rinnova nella sua anima la gloria della sua ascensione.

Il suo corpo è alla destra del Padre ed ormai vi resterà per tutta l'eternità. La sua felicità e la gloria di Dio aumentano ad ogni nostra comunione.

Con la comunione eucaristica infatti Gesù:

• moltiplica i suoi doveri verso il Padre;

• inizia e consuma il nostro sacrificio;

• ci rende idonei alla comunione eterna.



a) Gesù moltiplica i suoi doveri verso il Padre

Gesù è venuto per dare al Padre non semplicemente la maggior gloria, ma tutta la gloria possibile. A questo fine ha ideato il Corpo Mistico, cioè la nostra comunione con Lui e la conseguente nostra divinizzazione. Tutto questo egli ottiene mediante la comunione, in cui diveniamo due anime in una carne. Il corpo di Gesù ed il corpo nostro si uniscono e si fondono. Allora le opere nostre diventano opere di Gesù.

Così Gesù si riproduce ed opera in ogni suo discepolo:

• moltiplica il suo cuore per quanti cuori tiene uniti a sé;

• moltiplica le sue adorazioni, le sue lodi, i suoi ringraziamenti, le sue preghiere al Padre per quanti, uniti a Lui, per Lui e con Lui of­frono a Dio le loro adorazioni, le loro lodi, i loro ringraziamenti e le loro preghiere; moltiplica l'atto supremo del suo sacrificio per quan­ti accettano cristianamente la morte e particolarmente per quanti of­frono la loro vita a Dio.



b) Gesù ci rende idonei alla Comunione eterna

• ASPIRAZIONI UMANE

In natura nessun essere sta quieto in sé. La quiete è la morte. Dio solo è vivo ed è quiete, perché infinito e felice in sé. Nell'universo tutto corre, tutto anela, tutto ama. Amare è tendere. Dio tende a sé stesso: il Padre tende al Figlio, il Figlio tende al Padre; entrambi ten­dono allo Spirito Santo; lo Spirito Santo tende al Padre e al Figlio. Le creature invece, essendo limitate, tendono fuori di sé e solo fuori di sé trovano la propria quiete.

Le energie corrono a formare gli atomi e nell'atomo stan quiete; gli atomi corrono a formare gli elementi materiali che costituiscono il mondo e negli elementi stan quieti; i mondi corrono verso il loro centro di attrazione, il centro dell'Universo, quello che gli astronomi chiamano il Trono di Dio e nella loro ordinata tendenza stanno in equilibrio e in quiete.

Nella terra i venti e le onde si rincorrono, si accavallano, si abbracciano, si fondono; le piante tendono al sole, i fiori aprono le lo­ro corolle anelanti verso il polline e quando l'han ricevuto si chiudo­no in pace, gli uccelli si inseguono instancabili nel cielo.

Questa tendenza generale è l'amore inconscio delle creature. Non tendere, ossia non amare è morire. Muore il mondo materiale che non corre, muore la pianta che non tende al sole e non raggiunge la luce, muore ogni essere che non raggiunge l'oggetto dei propri istinti.

L’uomo, che è l'essere più perfetto della creazione, è quello che più di tutti tende ed ama; è quello in cui l'amore è più perfetto, perché cosciente, e più potente perché ne costituisce la vita stessa. Nella creazione solo l'uomo veramente ama. Amare è vivere. L’uomo che non tende e che non ama ma si chiude in sé si annulla o nella ina­zione o nel pessimismo. Ciò avviene quando egli si convince di non poter raggiungere un ideale d'amore, o perché non vi crede più o perché lo vede molto lontano. Non è vero che ci si stanca di amare. Ci stancano gli amori che occupano il nostro cuore, o perché perdo­no la loro bellezza o perché perdono la nostra stima. Se perdiamo ogni speranza di trovare o di conservare il nostro amore finisce per noi ogni attrattiva e ogni scopo di vivere.

Ogni aumento di amore è aumento di vita; ogni diminuzione di amore è diminuzione di vita. Chi non ama resta nella morte: la vita a lui diviene vuota, insulsa, noiosa; la morte una liberazione. Se poi si è amato e si è perduto il proprio amore, senza speranza alcuna di poterlo qualche volta riabbracciare, subentra la disperazione, che è tanto più struggente, quanto più grande era l'amore.

Nell'inferno la vita è una morte continua perché non vi si ama; c'è la disperazione più orribile, perché morendo si è conosciuto l'Amo­re infinito che si è perduto per sempre. Suor Josepha Menendez, di­scesa diverse volte all'inferno vi provò la pena più terribile che vi si soffre, causa a sua volta delle altre pene: quella di non poter amare.

L’uomo continuamente cerca, continuamente aspira: con tutte le sue facoltà, tutti i suoi sensi. A tutto vuol correre, tutto vuole attrar­re a sé: cogli occhi, colle braccia, colla bocca, col corpo intero.

Tutto in noi ama, brama, geme. Siamo continuamente spinti, continuamente anelanti, continuamente delusi.

L'uomo crede di trovare l'oggetto di tutte le sue aspirazioni nella donna, la donna nell'uomo: quindi entrambi credono di trovarlo nei figli e poi nei nipoti. Così l'uomo compie i destini di Dio, ma la sua vita si risolve tutta in una ricerca e spesso in un pianto in due, in tre, in quattro.

Non è questo lo spettacolo che ci danno gli amanti per le strade, nei cinema, nelle anticamere dei medici, degli avvocati, negli ospe­dali, nei lutti?

Se fossero perfettamnete contenti e felici non andrebbero mai in giro.

La loro vita non è altro che la ricerca inconscia in due di un amo­re più grande da godere assieme.

Cosa cerca ogni uomo? La gioventù e l'amore assoluto.

Nel caso più fortunato in cui l'uomo riesce ad avere tutto quello che la vita può dare, tutti i piaceri della carne e dello spirito, una grave minaccia sempre gli incombe: quella della fine. Ad ogni risve­glio si sente qualcosa di amaro in bocca e di vuoto nell'anima; ad ogni autunno si accorge che qualche foglia è caduta dalla sua rosa. Dopo un breve splendore, effimero come quello del fiore, le linee della sua bellezza vanno sformandosi, l'elasticità e le energie comin­ciano a venirgli meno, cominciano a sorgere piccoli disturbi organi­ci che pian piano vanno aggravandosi. Ad un certo punto, con infi­nita tristezza, si accorge che non riesce più simpatico come prima e che la giovinezza è perduta, e con essa la felicità.

Non v'è tristezza maggiore per l'uomo che ha posto tutte le sue speranze in questa vita che il passaggio della gioventù. È suo questo canto desolato: « Non ritorna mai più / come un sogno se ne va la gioventù!».

Qualunque sacrificio egli farebbe per allungarla. Un poeta fortu­nato, considerato quasi un semidio e corteggiato da uomini e don­ne, diceva amaramente a un suo amico: « Darei tutta la mia gloria vana per ringiovanire di dieci anni ».

Invano gli alchimisti e i maghi hanno lavorato per tanti secoli per trovare il filtro della eterna gioventù.

Ma soprattutto l'uomo cerca l'amore, e la gioventù stessa la cerca in funzione dell'amore. Nessun amore lo sazia definitivamente, ma solo per qualche tempo. Se alle volte ci si dice sazi non è perché lo siamo veramente, ma perché non abbiamo altre speranze ed altre possibilità umane di amare.

La disperazione dell'uomo comincia quando ha trovato tutto quello che cercava e che umanamente poteva sperare. Allora si ac­corge che ancora resta nel suo cuore un vuoto incolmabile. Cosa è allora che in fondo cerchiamo?

Vorremmo un amore bellissimo, buonissimo, intelligentissimo, sempre giovane; vorremmo un amore che ci capisse a fondo, che ec­citasse la nostra sensibilità, che ci attraesse coi suoi occhi, che ci pe­netrasse l'anima.

Vorremmo con lui l'unione più intima, tale da divenire una sola cosa con lui, che in lui si saziasse finalmente l'anima nostra e la no­stra carne; e vivere così con lui sempre giovani, sempre sani, sempre felici.

Vorremmo non essere estranei a tutto quello che è bello e buono, vorremmo tutti amare e da tutti essere amati. Vorremmo tutti posse­dere e da tutti essere posseduti. Vorremmo riunire finalmente i fili sparsi del nostro amore, riavere tutti i brandelli di cuore che in terra spesso ci portano gli esseri belli che incontriamo. Vorremmo che tutto questo fosse nobile, puro, ideale.

Vorremmo così col nostro amore, con tutto ciò che di bello è sta­to creato, immergerci in un mare di delizie. Ma non è questo un so­gno pazzesco?

Sarebbe stato pazzesco se Dio, infinitamente buono, non avesse voluto, nella sua misericordia, renderlo una realtà.

Senza saperlo cerchiamo Gesù ed il suo Corpo Mistico.

In Lui e per Lui conosceremo tutta la scienza e possederemo tut­to l'amore. `



VALORE DELLA SANTA MESSA

I. Se il Figlio di Dio è venuto nel mondo, tale avvenimento costi­tuisce l'avvenimento più importante nella storia dell'universo e l'av­venimento centrale dei tempi e degli spazi.

NELLA S. MESSA GESÙ CRISTO, UOMO-DIO, È NOSTRO INTERCESSORE, NOSTRO SACERDOTE E NOSTRA VITTIMA: ESSENDO DIO E UOMO INSIEME, LE SUE PREGHIERE, I SUOI MERITI, LE SUE OFFERTE SONO DI UN VALORE INFINITO.

Se il figlio di Dio fatto uomo ha patito ed è morto, questo avveni­mento è di tale importanza che al mondo non sta altro che ricordar­lo, celebrarlo e ritualizzarlo ogni giorno.

Tutta la storia del mondo deve gravitare, incentrarsi e giustificarsi in tale avvenimento.



2. La Chiesa per ordine stesso di Gesù, rievoca, celebra, rinnova misteriosamente tale sacrificio di Gesù ad ogni istante in ogni gior­no nelle 465.000 messe che ogni giorno vengono celebrate nei cin­que continenti.



3. Per tal motivo la cosa più gradita a Dio è la compassione con Gesù Crocifisso e la contemplazione della sua passione. Dice giusta­mente Sant'Alfonso: « Vale più una lacrima sparsa sul Crocifisso che lunghe penitenze e lunghi pellegrinaggi ».

Niente poi c'è al mondo di più prezioso di un'anima crocifissa con Cristo.



4. Nella santa Messa la Chiesa unisce intimamente il suo sacrifi­cio al sacrificio di Gesù, così da risultare un unico sacrificio: il sacri­ficio di tutto il Corpo Mistico, del Capo, Gesù, e delle membra.

LA S. MESSA, DEVOTAMENTE PARTECIPATA, PERORA IL PERDONO DEI NOSTRI PECCATI, DIMINUISCE IL PURGATORIO, PROCURA ALLE ANIME PURGANTI IL MIGLIOR SUFFRAGIO.

Nella S. Messa Gesù offre al Padre insieme alle sue virtù, alle sue preghiere, ai suoi dolori, al suo sangue e alla sua morte, le virtù, le preghiere, i dolori e la morte della Madonna, dei martiri, dei santi e di tutti i buoni cristiani con i quali completa la sua passione, ai qua­li partecipa mediante i suoi meriti infiniti la sua dignità divina.



5. L'unica offerta degna di Dio è il sacrificio del suo Figlio. L'unica maniera di rendersi graditi a Dio è di offrirsi in un solo sa­crificio col sacrificio di Gesù.

L'unica espiazione, riparazione, propiziazione per i peccati nostri e del mondo intero è il sacrificio di Gesù.

L'unica fonte di grazie per noi e per il mondo, l'unica speranza per il mondo e per noi è il sacrificio di Gesù.

L'unico supplemento alle nostre omissioni, alle nostre indigenze, ai nostri vuoti, è il sacrificio di Gesù.

L'unica cosa che può rendere preziose le nostre preghiere, le no­stre opere buone, le nostre fatiche, i nostri sacrifici è il sacrificio del­la Messa.



6. Una Messa dà una gloria infinita al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, una grande gioia a tutti i santi del cielo, un grande sollievo al­le anime del Purgatorio, una pioggia di grazie a tutti gli uomini del­la terra, dei grandissimi meriti e delle grandissime grazie a te, che l'ascolti e vi partecipi. Tutto ciò che ha valore ha valore, dalla Messa, cioè dal sacrificio di Gesù.

LA S. MESSA E’ LA RINNOVAZIONE DEL SACRIFICIO DELLA CROCE; TRATTIENE LA GIUSTIZIA DIVINA; REGGE LA CHIESA; SALVA IL MONDO.



7. É la S. Messa che tiene in vita il mondo, che placa la giustizia di Dio per i peccati dell'umanità. Senza la Messa il mondo verrebbe di­strutto ogni giorno per i suoi peccati.

La Beata Anna Maria Taigi vide in visione che le fiamme distrug­gitrici della giustizia di Dio, le quali stavano per avventarsi sulla ter­ra e distruggerla, se ne allontanavano per il sacrificio di Gesù offer­to dalla Chiesa quotidianamente.



8. Perché la Messa sia per te un sacrificio che ti renda accetto a Dio occorre che divenga il tuo sacrificio; e affinché divenga il tuo sa­crificio occorre che tu lo offra unito a Gesù, cioè in stato di grazia e che tu ti offra insieme a Gesù, prendendo parte attiva alla Messa.



9. Occorre innanzi tutto che ti renda degno di Dio, purificandoti di tutti i tuoi peccati con un atto di contrizione perfetta ogni volta che entri in chiesa per partecipare al Sacrificio della Messa.

La Chiesa mette il fonte di acqua benedetta all'entrata per rimet­terci con essa i peccati veniali, e per farci ricordare di far l'atto di contrizione che ci lava e ci rimette anche tutti gli altri peccati.



10. La Messa sarà tanto più sorgente di grazie e di meriti per la tua santificazione quanto più ne fai di essa il tuo sacrificio.

Perché la Messa sia il tuo sacrificio occorre che tu offra per le ma­ni del sacerdote, insieme al pane e al vino, le tue preghiere, le tue fa­tiche, i tuoi sacrifici, tutte le tue opere buone.



11. Alla consacrazione, durante la Messa, si compie un mistero: il Verbo come coll'incarnazione unì alla sua persona la natura uma­na per farne un sacrificio degno di Dio e offrirlo al Padre nella Cro­ce, così nella Messa unisce a sé la tua persona con tutte le tue cose buone e tutti gli uomini membri del suo Corpo Mistico con le loro opere buone e i loro sacrifici, li trasforma in suoi e li offre al Padre in un unico sacrificio.

Alla consacrazione nella S. Messa si compie il mistero solenne e meraviglioso del rinnovamento mistico dell'immolazione di Gesù in croce e dell'immolazione del Corpo Mistico.

Questo mistero è simboleggiato dall'unione delle poche gocce di acqua col vino nel calice, che nella consacrazione diventano insieme al vino Corpo e Sangue di Gesù.



12. Alla comunione si compie questo mistero: Gesù si unisce in­timamente con quanti lo ricevono così da diventare con loro una co­sa sola; così comunica loro la sua vita e i suoi meriti e li unisce inti­mamente al Padre e allo Spirito Santo.



13. Gesù nella comunione compie tutto questo in te nel grado in cui ti unisci a lui spiritualmente con l'amore, nel grado, cioè, in cui lo ami, lo scegli come primo amore e primo ideale della tua vita e che vuoi vivere per lui.



14. Non c'è cosa più importante, più preziosa, più utile a te e al mondo intero, che tu possa fare nel giorno, che andare in chiesa e offrire a Dio il sacrificio della Messa.

Qualunque somma potessi andare a ritirare ogni mattino e met­terla in un libretto, sarebbe un nonnulla rispetto ai meriti e ai tesori che acquisti e ti conservi per l'eternità ogni giorno che vai a Messa. Devi stimare la Messa come l'atto più importante della tua giornata.



15. Quando ti senti vuoto, quando ti senti oppresso, quando hai di bisogno di importanti grazie e ti accorgi che non hai alcun titolo per ottenerle; quando ti senti vuoto, quando ti senti preoccupato per l'avvenire di te, dei tuoi e del mondo intero, offri al Padre Gesù nel sacrificio della Messa. Egli basta a tutto.



16. Tutta la tua vita deve diventare la tua Messa e una prepara­zione alla Messa.

Come nei giorni avanti viene preparata l'ostia e il vino che deb­bono venire consacrati, così nel tempo che intercorre tra una tua Messa e l'altra devi preparare la materia del tuo sacrificio: mortifica­zioni, elemosine, atti di carità, di pazienza, di ubbidienza, preghiere, lavoro fatto per Dio, sofferenze offerte a Dio, ecc. Questi saranno i tuoi doni che devi portare in Chiesa ogni volta che vieni a parteci­pare alla Messa, e che devi offrire ogni volta a Dio con l'ostia santa. In tal maniera ancora tutta la tua vita diventa la tua Messa.



17. La Messa è il centro e lo scopo della creazione. Come di tanti chicchi di grano macinati e ripuliti dalla crusca si fa un pane che nel­la Messa si trasforma in Cristo; così di tanti cristiani contriti dai lo­ro peccati e purificati dalle loro scorie si fa nella Messa un solo Cor­po, una sola Ostia che viene immolata con Gesù.



18. Completa ogni volta la tua Messa con la comunione. Chi va a Messa e non fa la comunione rassomiglia a uno che va a pranzo, vede la tavola imbandita, non mangia, e se ne torna digiuno.

D'altro lato chi può fare la comunione una volta l'anno è segno che la può fare ogni giorno, perché deve avere le disposizioni che lo rendono idoneo a fare la comunione ogni giorno: pentimento dei peccati, distacco dal peccato, volontà di non farne più, volontà di amare Dio sopra ogni cosa.



19. Ogni cristiano deve mettere nella Messa il proprio cuore nel­l'ostia, deve unirlo intimamente al Cuore di Gesù e al cuore di tutti i fratelli con un amore ardente cosi che venga consumato con gli altri in uno nella comunione.



20. Il cristiano che non intende purificare il proprio cuore, e non intende unirlo a quello di Cristo, resta al di fuori non solo della Mes­sa, ma anche del Corpo Mistico. Nella Messa il cristiano deve opera­re ogni volta la sua conversione, la sua purificazione, la sua adesio­ne a Cristo, la sua donazione totale a lui.



21. Il cristiano che non unisce il suo cuore a quello di tutti i fra­telli, come un chicco di grano agli altri per fare un solo pane del sa­crificio e un solo cuore, resta estraneo al sacrificio della Messa e al Corpo Mistico.

Per compiere tale unione deve purificarsi col dolore e deve in atto sentire un amore sincero e fraterno verso tutti gli uomini.



22. Le prime comunità cristiane erano viventi e conquistatrici perché erano unite nella preghiera, nella Messa e nella Comunione eucaristica, nell'amore fraterno e nella comunione dei beni materiali.



23. Uscendo dalla Messa devi sentirti il fratello di tutti, devi esse­re desideroso di salutare tutti, di fare amicizia con tutti, di aiutare tutti con le tue prestazioni e con tutte le economie personali che ti è possibile realizzare; devi sentirti Gesù che continua la sua missione e che esce per cercare gli uomini, per beneficarli, per salvarli. Solo così vivi la tua Messa e il tuo cristianesimo.


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