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Interviste col Maligno (di don Domenico Mondrone) da meditare!

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2009 16:22
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07/09/2009 16:20

INTERVISTE COL MALIGNO

TRA REALTA E FANTASIA


P. Domenico Mondrone S. J.

PER ORDINAZIONI RIVOLGERSI A: Don Enzo Boninsegna

Via Polesine, 5 - 37134 - Verona Tel. - Fax: 045 / 8201679



"Quali sono oggi i bisogni maggio­ri della Chiesa? Non vi stupisca come semplicistica, o addirittura come superstiziosa e irreale, la no­stra risposta: uno dei bisogni mag­giori è la difesa da quel male, che si chiama Demonio..."

"Il male non è più soltanto una deficienza, ma un'efficienza, un es­sere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Mi­steriosa e paurosa... E' il nemico occulto che semina errori e sventu­re nella storia umana..."

"Sarebbe, questo sul Demonio e sull'influsso che egli può esercitare sulle singole persone, come su una comunità, su intere società, o su avvenimenti, un capitolo molto im­portante della dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi lo è poco..."

(Paolo VI - 15/ 11/ 1972 )

PRESENTAZIONE

”Il cielo e la terra passeranno,- disse Gesù - ma le mie parole non passeranno” (Lc 21,33). Parole vere anche oggi come lo furono ieri e lo saranno sempre. Eppure... Eppure bisogna aggiungere amaramente che se la verità non cessa mai di essere vera, può cessare però di essere ricordata.

Le mode del pensiero non riescono a cancellare la verità delle parole di Gesù, ma la possono nascondere alla mente degli uomini. E oggi sono molte le verità dimenticate dai cristiani e volutamen­te taciute anche da molti pastori, che sperano così di tenersi aperta. una possibilità di dialogo con questo mondo-senza-Dio.

E a forza di tacerle agli altri, certe verità finiamo coi dimenticarle anche noi.

Una di queste verità è l'esistenza degli angeli ribelli nemici di Dio, dell'uomo e della creazione in genere.

Esseri corrotti e corruttori. Irrimediabilmente corrotti e ostinata­mente corruttori.

E' nei piani del demonio nascondere agli uomini la sua esisten­za. Scrisse il poeta francese Baudelaire: “La più grande astuzia del demonio sta nel farci credere che egli non esiste”. Se riesce in questo, vengono a cadere le difese dell'uomo contro le sue astuzie e la sua opera devastatrice.

E' triste doverlo ammettere, ma è doveroso riconoscerlo: in larga parte il piano del demonio è riuscito ed è riuscito fin troppo bene! Troppi non credono più nella. sua presenza. Fuori, ma anche dentro la Chiesa. E questo spiega tante cose. Spiega tra l'altro la denuncia gravissima di Paolo VI: "Il fumo di Satana è entrato nella Chiesa".

Questo libretto, che ricostruisce in un dialogo immaginario la più amara e tragica delle realtà, vuole essere una risposta all'appello rivolto dal Papa Paolo VI, che parla del demonio e della sua opera come di lun capitolo importante della dottrina catto­lica da ristudiare:

L'autore di queste pagine traccia solo un veloce profilo dei demonio, ma la Chiesa, attingendo alla sua fede, oltre a confer­marci quanto troviamo in questo libro, è in grado di darci, del demonio, un ritratto più rifinito e allucinante.

Sì, il diavolo esiste, esiste e non dorme: lavora a tempo pieno per la nostra rovina temporale ed eterna. Dunque... è necessario conoscerlo per difendersi.

Aggrapparsi alla fede, nutrirsi di speranza, vivere la carità amando Dio e il nostro prossimo, restare fedeli alla Chiesa in tutto e coltivare una filiale devozione alla Madonna sono i migliori rimedi per difenderci da ogni azione demoniaca.

Ci conforta il pensiero che Dio è ancora e sarà sempre più forte di ogni suo nemico: il diavolo compreso.

Don Enzo Boninsegna - Verona, 29 settembre 1992

Santi Michele, Gabriele e Raffaele Arcangeli

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INTERVISTE COL MALIGNO

L'idea di questo scritto mi venne improvvisa un pomeriggio di agosto dello scorso anno di grazia e di disgrazie 1974.

Fu così da oltre due mesi, forse anche più, quasi tutti i giorni, alle ore 15 precise, il Secondo Canale della RAI mandava in onda una rubrica intitolata "Interviste impossibili". Si trattava di incontri tenuti tra letterati, giornalisti e studiosi di varia cultura con uomini dei passato: personaggi del pensiero, dell'arte, della politica entrati, bene o male, nella storia, con un nome più o meno famoso.

II programma non mancava di originalità e, sebbene venisse a cadere nell'ora della siesta, lo seguivo sempre con viva curiosità.

Erano incontri, dicevo, di uomini di oggi con altri di ieri per interrogarli (quasi fossero, per non so quale trucco medianico, momentaneamente redivivi) e farli parlare e dare spiegazioni di certi loro atti e confessarne le intenzioni segrete, ora costretti dall'incalzare delle domande, ora messi nella necessità di giustificarsi contro le bugie di qualche storico. I personaggi intervistati apparivano di solito fedelmente centrati nel­l'ambiente del loro tempo. Le risposte erano aderenti alla vita e al pensiero che li caratterizzarono. E quando gli intervistatori erano vera­mente bravi, in poco più di un quarto d'ora ci davano ritratti storico-psi­cologici di una felice e vivacissima rifinitura.

Uno dopo l'altro vennero interpellati, senza alcun ordine cronologico, Attila, Marat, Casanova, Marco Polo, Pitagora, Copernico, Bruto, Dide­rot, Marco Aurelio, Pilato, Cleopatra e così via.

Tra l'una e l'altra di queste interviste si affacciò alla mia mente un'osservazione molto stramba: "Manca un'intervista a Satana!... Sareb­be interessante. E oggi più che mai, visto che ha convinto molti che lui non esiste!

Qualche tempo dopo, ricordando le reazioni al discorso del Papa sul demonio. "Ma si, un'intervista con Satana, o meglio coi Maligno, ci andrebbe bene! Una persona dotata di fantasia riuscirebbe a richiama­re l'attenzione su quel soggetto e forse anche a far riflettere qualcuno".

L'idea ogni tanto si riaffacciava e cominciava ad apparirmi come una cosa fattibile. Si potrebbe dire questo... impostare così un episodio... in­trodurre questo o quest'altro aspetto... A poco a poco questa idea divenne per me come un tarlo.

Un'intervista col Maligno. Non pensavo affatto di farla io. Vediamo allora a chi potrei affidarla. Cominciai a pensare a dei nomi e ne passai in rassegna parecchi. Ci pensavo su, ma poi per un motivo o per l'altro li scartavo.

Mettersi a dialogare col diavolo, sia pure sul piano della fantasia, non è facile. Nessuno accetterebbe un'idea così stramba e, oltretutto, fuori dal tempo: roba da Medioevo!

Un po' alla volta mi accorsi che quando pensavo di accantonare l'idea cadevo in un nervosismo strano. Se invece lasciavo aperta la possibilità di fare quell'intervista mi sentivo sereno.

Finalmente, una sera di settembre il nodo si sciolse. Mi recai in una chiesa dove è venerata una immagine della Madonna molto cara al popolo romano e la trovai insolitamente affollata. Avvenne l'incredibile. Appena varcata la soglia, mi si avvicinò una donnetta di mezza età, sconosciuta, con due occhi luminosissimi e dolci, e tutto a un tratto mi disse: "Quando si decide a scrivere quelle cose?... ". E mi guardava come per interrogarmi con gli occhi.

- "Scrivere quali cose?"

- "Via, lo sa meglio di me!"

- "Ma chi è lei?"

- "Basta, basta, se la veda con Quella lì - e indicò il quadro della Vergine - Vada a sentir Lei che cosa le dice."

Un folto gruppo di turisti invase in quel momento l'ingresso. La donnetta fu travolta nella confusione e la persi di vita.

Che cosa strana, pensai. Un'allucinazione o un avviso del cielo? Mi sentii come smarrito e ridicolo, soprattutto ridicolo. Ma poco dopo, ai piedi della Vergine, il dubbio che avevo dentro si sciolse come niente. Sentii come una spinta dolcissima e ferma a riflettere sull'argomento e a vedere di fare qualcosa.

Fissando la cara immagine, non le chiesi nulla in merito, perché già sentivo dentro di me la promessa della sua assistenza matema.

- "E va bene! - dissi uscendo - Cercherò di imbarcarmi in questo affare. Scriverò io questa intervista stranissima. Ne verrà fuori qualcosa che mi coprirà di ridicolo, ma almeno mi sarò levato un fastidio."



PRIMO INCONTRO: UNA VISITA INASPETTATA

Quella sera stessa, dopo una cena piuttosto frettolosa e svogliata, mi ritirai in camera a sbrigare un po' di corrispondenza.

Di lì a una mezz'ora presi a recitare l'ultima parte della “Liturgia delle Ore”. Mi segnai devotamente e cominciai: “Gesù, luce da luce, - sole senza tramonto, - tu rischiari le tenebre - nella notte del mondo. - In te, santo Signore - noi cerchiamo riposo - dall'umana fatica, - al termine del giorno...”

Notai, questa volta, che più andavo avanti, più cresceva in me il desiderio di indugiare in quella preghiera abituale. Sensi e gusti nuovi affioravano da quelle parole antiche e semplici.

Alla fine, baciai il breviario e lo misi da parte. E adesso che cosa faccio? Qualche volta appuntavo delle note rapidissime sul diario; tentai di farlo, ma presto me ne passò la voglia.

Voltandomi, lo sguardo si incontrò con una immagine della Madonna dinanzi alla quale quella sera ero andato a pregare. Ebbi voglia di trattenermi con Lei e preso di tasca il rosario mi segnai. Le "Ave Maria" mi venivano su dolcissime, come una più intima presa di contatto con Lei. Non era terminata una decina che mi trovai seduto e con la penna in mano.

Cosa strana! Per fare che? Un blocco di carta era lì sul tavolo. Cominciare a scrivere qualcosa di quella diavoleria? Non ci pensavo affatto. Non avevo nulla di preparato per la testa e la fantasia non pareva favorirmi.

Accostato, così, per fare qualcosa, il blocco di carta, scrissi in alto: "Intervista con Satana". No! Corressi. Meglio dire "col Maligno". Questo secondo appellativo è meno logoro. E restai con la penna in aria.

In quello stesso istante avvertii lungo la schiena un improvviso brivido di freddo, che subito mi avvolse tutta la persona.

A fianco della scrivania, a sinistra, la finestra era completamente aperta. Quando istintivamente mi alzai per chiuderla, avvertii che da fuori veniva invece un'aria calda; era infatti una sera di settembre.

Mentre mi toccavo le guance e la fronte, chiedendomi se non fosse per caso un sintomo di febbre, una lama addirittura gelida mi attraversò la persona e ne ebbi uno strano scossone di paura. Mi sedetti, rimasi immobile per un pò, poi tentai di buttarmi sul letto, così come stavo. Non riuscii a muovermi. Mi sentivo inchiodato alla scrivania, non per una forza che mi facesse violenza dal di fuori, ma da un senso di inerzia totale: una specie di legamento che veniva dal di dentro.

Invocai mentalmente la Vergine che mi guardava dalla parete a qualche metro di distanza e ne ebbi un'improvvisa carezza di pace. Mentre ringraziavo la Madre celeste... la sedia, la scrivania, quasi tutta la camera ebbero un sussulto misterioso.

- "Hai chiesto d'intervistarmi, eccomi!"

Era una voce cupa, aspra, metallica; una voce che non seppi preci­sare da quale punto venisse, ma che mi scatenò addosso un lungo brivido di paura. Restai per un pò senza fiato, poi presi coraggio.

- "Ma tu chi sei?"

- "Non fare lo stupido; sono io!"

Non avevo mai pensato di dover passare con la mia intervista dal piano della fantasia a quello di un... a tu per tu col Maligno.

Su un angolo della scrivania c'era il rosario; istintivamente lo afferrai come arma di difesa.

- "Butta via quella robaccia, se vuoi parlare con me!"

- "Robaccia?..."

- "Escrementi di capra legati insieme!"

- "Se per te è robaccia io la bacio e a tuo dispetto me l'avvolgo qui attorno al polso, per sicurezza. Vedo che deve farti paura, vigliacco!"

- "Quella per me è una ghigliottina!..."

- "Tanto meglio e grazie di avermelo detto!"

Cercavo di spiegarmi come percepissi quella voce così vicina che non proveniva da un punto preciso della camera, né mi saliva dal di dentro. L'avvertivo, però, in modo chiaro, sempre in tono minaccioso e sprezzante e carico di una rabbia belluina.

- "Intanto, come sei venuto? Chi ti manda?"

- "Sono stato costretto!"

- "Costretto da chi?". Seguì un silenzio agghiacciante.

- "Su, costretto da chi?"

- "Da quella là!". Urlò questa risposta con un disprezzo e un odio indescrivibili.

- "Chi è quella là?", gli chiesi pur avendo capito.

-"Non farò mai quel nome!"

- "Ti scotta tanto?"

- "La odio infinitamente!"

- “Perché è la creatura più alta e più santa...”

Masticando le parole con rabbia rispose: "Lui l'ha voluta così a mio dispetto, perché fosse la mia più schiacciante umiliazione!" Restai sbalordito. "Come mai? Sei il padre della menzogna e dici una verità così grande? Non ti accorgi che questa è una lode immensa?..." La mia domanda restò senza rispota. Per quella volta fu tutto.



SECONDO INCONTRO: LA RIBELLIONE DIABOLICA

Passò qualche giorno senza nulla di nuovo. Non sapevo che cosa pensare. Invocare il ritorno di un così singolare interlocutore non ne avevo il coraggio. Quel primo incontro aveva lasciato in sospeso più di una domanda. Ma fu troncato sul meglio. Quell'ultima risposta, così inattesa, mi lasciò una grande gioia.

Una mattina, avevo appena finito di celebrare la Messa quando fui preso da una voglia insolita di andarmene subito a casa. Mi attirava lo strano sentore di qualcosa di inconsueto.

Trovai che la sedia messa accanto alla scrivania girava vorticosa­mente su se stessa come una trottola.

- "Quel tizio dev'essere già qui", pensai. Infatti, ecco i soliti improvvisi brividi di freddo gelido. Non mi ero sbagliato.

Mi sedetti, invocai mentalmente la Madonna e attesi.

- "Sono qui. Che altro vuoi chiedermi?"

Parve che quell'essere tenebroso fosse stato messo a mia disposi­zione.

- "Anzitutto devo ringraziarti per l'alto elogio che l'altra volta hai fatto alla Madonna. Mi ha molto colpito quella tua risposta. E ancora non riesco a spiegarmi come ti sia sfuggita."

- "E' lei che mi costringe a parlare così, lo vuoi capire? Lei mi costringe. Lo fa per far piacere a te e per umiliarmi. Ma tu, ricordati, me la pagherai! Tu non riuscirai mai a comprendere quale tortura è per me doverle obbedire obbligandomi a dire certe verità. La verità io la odio, perché la verità è lui, capisci? Tu rimani inorridito dinanzi agli strazi a cui tanti miei subalterni sottopongono i loro prigionieri politici, ricorrendo alla siero della verità, al cosidetto lavaggio dei cervello e alla tortura (tutte mie invenzioni) per portarli all'autocritica e strappare loro confessioni prestabilite. Peggiore è il supplizio a cui da quella là vengo sottoposto io per indurmi a sputarti in faccia certe verità. Per questo ti dico che me la pagherai."

- "Grazie anche di questo che mi dici; ma se Lei è con me non mi fai paura."

- "Me la pagherai, ti ho detto."

- "Sia pure. Però continua a parlarmi di Lei."

- "E' la mia più implacabile nemica!"

- "Lo credo bene: è la Donna predestinata a darci Gesù, il nostro Redentore, il riparatore di tutte le tue malefatte e, tra queste, special­mente il peccato e la morte. E Lei, per virtù del suo Figlio, a tuo scorno, ha vinto tutto questo!"

Un lungo silenzio di attesa.

- "Capisco che non hai troppa voglia di parlare di Maria. Sei infinita­mente superbo e il ricordo di Lei è troppo schiacciante per te. Hai detto bene: è la tua umiliazione più grossa. Ma, in nome di Lei, rispondi. Credevi di aver ottenuto una vittoria piena strappandoci la nostra madre Eva? Non sospettasti nemmeno che Dio ti avrebbe stravinto con Maria? Una madre Infinitamente più grande di quella che ci avevi tolta e con la quale ci mandasti alla rovina. Dio ci ha dato Maria e l'ha fatta Madre sua."

- "Ma perché ti ostini tanto a parlarmi di quella là?"

- "Appunto perché ti dà tanto fastidio..."

- "E' una terribile sconvolgitrice dei miei piani. E' una devastatrice del mio regno. Appena riporto una vittoria, lei già prepara una mia sconfitta. Me la trovo sempre tra i piedi, sempre indaffarata ad attraversarmi la strada, a suscitare fanatici che l'aiutano a strapparmi anime. Ora, però, è venuto il tempo che riporterò su di lei vittorie mai viste..."

- "Saranno effimere come le altre!" Ancora un breve silenzio.

- "Non saranno effimere!... Questa volta sarà una vittoria piena. Credeva di essere al sicuro in una fortezza imprendibile. Ora vi ho aperto una breccia che sarà peggiore della prima!..."

- "Quale breccia? Penso che corri troppo. Sei troppo sicuro di te."

- "Ho dalla mia parte anche i teologi, i miei superbissimi sapienti. Se fossi capace di amare, sarebbero i miei amici più cari. I vostri cultori dei dogma vanno abbandonando una dopo l'altra le vostre posizioni. Li ho indotti a vergognarsi di certe formule pappagallesche. A vergognarsi prima di tutto di credere nella mia esistenza e nel mio lavoro in mezzo a voi: cosa per me utilissima."

- "E con ciò cosa credi?"

- “Così le favole dell'immacolata Concezione, della Maternità Divina, della sempre Vergine, della Onnipotente per grazia, vanno ormai sgre­tolandosi come miserabili sciocchezze. Tra qualche anno resterà appe­na il ricordo - vergognoso ricordo - di così stupide leggende. A lungo ho dovuto aspettare, ma ora è venuto finalmente il mio tempo. E' l'ora definitivamente mia! Sapessi come lavorano bene i miei alleati: certi preti, frati, sapienti!... Dove sono ormai gli scalmanati del suo culto, i suoi simpatizzanti!”

Sembrava fosse scomparso. Invece era li, forse in attesa della mia reazione.

- "Lo so: sei riuscito a sollevare attorno a tante verità del Credo un polverone confusionario e irrespirabile. Credi di far sparire il sole soltanto perché lo hai nascosto dietro un cumulo di nuvole. Ma tutto questo passerà. Basta un soffio dell'Onnipotente per sbarazzarsi di quanto stai costruendo; un soffio solo e Dio, nella sua Provvidenza, anche questa volta caverà il bene dal male; anche da queste confusioni riuscirà a far emergere la verità in tutto il suo splendore."

- "Non farti illusioni!"

- "So di non illudermi. La fede me lo dice. E tu stesso, eterno bugiardo, non credi affatto a questa tua vittoria finale. Tu ti agiti tanto perché sai che Dio ha fissato il tempo in cui, per i suoi disegni, ti lascia strafare. Tu sai che il più potente è Lui. Egli ha davanti a sé l'eternità. In un attimo ti strapperà di mano le tue momentanee vittorie. Sei l'eterno ridicolo smargiasso. Ti credi onnipotente, o meglio, vuoi farti credere tale; ma basta un segno di croce per metterti in fuga; basta uno spruzzo di acqua santa per paralizzare la tua onnipotenza. La parabola del grano e della zizzania è stata detta soprattutto per te. Sei semplicemente ridicolo nelle tue millanterie. Sei un povero cane legato alla catena. Tu non puoi nulla di più di quanto Dio ti permette. E te lo permette per provare i suoi eletti nel tempo, e per sconfiggere te per l'eternità."

- "Come sei diventato eloquente! II tuo è un bel pezzo di predica per gli stupidi della tua parrocchia. Tu accumuli parole, io conto sui fatti."

- "Ti sto solamente sbugiardando. La tua storia finirà come è comin­ciata. Avesti la stupida presunzione di crederti simile a Dio. Ti ribellasti e Dio, in quello stesso istante, con un soffio precipitò te e i tuoi negli abissi infernali. Bastò un cenno della sua volontà per folgorarvi tutti, per trasformarvi da angeli in orribili demòni."

- "Ancora un pezzo di predica."

- "Sai bene che non è predica. E' un fatto tremendo. Come tremendo è l'inferno in cui precipitasti... A proposito: che cos'è l'inferno?..."

Un silenzio, pesante come un incubo.

- "In nome di Lei, rispondi; parlami dell'inferno."

- "Impossibile dirtelo!"

- "Prova a farlo!"

- "Nemmeno quella là, a Fatima, seppe spiegarlo."

- "Come? Quei tre poveri bambini per poco non morirono dallo spavento!"

- "E che cosa videro?... L'inferno è ben altro... Contentati di questo." Ancora una volta ebbi il sospetto che se ne fosse andato. In modo strano mi avvertì invece che era lì.

- "Disgraziato! Eri un angelo. Dio ti creò straricco di doni e di bellezze divine. Avevi l'intelligenza degli spiriti eletti. E' inconcepibile come tu e i tuoi abbiate potuto osare un così stolto peccato di rivolta. Come avete potuto infatuarvi di ciò che non era vostro? Rispondi!"

- "Perché volle sottoporci a una prova infinitamente umiliante per noi, spiriti altissimi. Una prova inimmaginabile, degna soltanto di una rivolta."

- "Quale prova?"

Ancora un silenzio carico di mistero.

- "Su, nel nome di Lei che ti ha imposto di venire, rispondi. Quale prova?"

- "Ci impose un ossequio umiliantissimo e inaccettabile. Ci mise di fronte al disegno della creazione del mondo materiale e della incama­zione del figlio di lui. La nostra intelligenza ne sbalordì. Milioni di angeli vigliaccamente si piegarono. Noi, invece, lo vedemmo come un affronto alla nostra dignità e ci rifiutammo. La sua vendetta scattò immediata. In un attimo ci trovammo come siamo."

- "E non era un peccato gravissimo di rivolta?"

Un "No!..." cupo, lungo, cavernoso, da far gelare il sangue, risuonò per buon tratto nella lontananza. Capii che era scomparso, lasciandosi dietro un fracasso che parve lo scroscio di una valanga. Tutto lo stabile ne fu scosso. Uscii sul corridoio a spiare per vedere se qualcuno si fosse accorto di qualcosa. Non vidi nessuno.



TERZO INCONTRO: LA DEVASTAZIONE DIABOLICA

Questa volta non si fece attendere molto.

La sera dopo, non mi ero ancora messo a letto quando udii per la camera dei rumori strani: erano passi pesanti, quasi dei tonfi che facevano vibrare il pavimento. Avvertita la presenza di lui, agguantai il mio rosario, mi feci il segno della croce, invocando mentalmente la Madonna che avevo a fianco del letto e attesi.

- "Sento che sei qui. Ebbene, in nome di Colei che ti obbliga a venire e a rispondermi, dimmi: subito dopo il tuo grande peccato, ti rendesti conto di ciò che avevi perduto per sempre?"

- "Che domanda stupida!"

- "Grazie, sei molto gentile; so bene che la mia intelligenza non può competere con la tua. Allora permettimi una domanda ancora più idiota: ti sei mai pentito di quel peccato?"

- "Pentimento?", scattò subito la risposta, rabbiosa come un urlo di belva. "Ma non sai che un attimo di pentimento sarebbe stato un atto di amore? E questo non è nemmeno concepibile in noi. Noi fummo imme­diatamente investiti da un odio immenso contro di lui. Un odio implaca­bile, eterno. Ci trovammo avviluppati in una maledizione che è divenuta una nostra seconda natura."

Avrei voluto concentrare tranquillamente la riflessione sulla disgrazia irreparabile di milioni di creature così eccelse, ma l'altro mi interruppe.

- "Dopo averci espulsi dal suo paradiso, si è vendicato destinando al nostro posto gli esseri più ributtanti, voi uomini, un impasto di spirito e di sporca materia. Vi ha fatti oggetto del suo amore infinito. Va mendicando da voi l'amore che noi gli abbiamo rifiutato. L'amore per voi gli ha fatto commettere pazzie, perfino quella di umiliare il figlio nel ventre di una donna. Ha l'ambizione di riempire con voi i posti lasciati vuoti da noi. Ma prima che riesca in questo noi riempiremo di voi uomini il nostro inferno. La vendetta che non possiamo prenderci su di lui, la faremo su di voi."

- "Questo è il tuo sogno. Ma tra te e noi, sul ciglio dei tuo abisso infernale c'è Cristo crocifisso. Avrai con te quelli che si ostinano a stare con te. Ma tutti gli altri, anche i peccatori, anche i poveri infedeli, ti saranno strappati come preda che non ti appartiene, perché sono suoi, li ha pagati coi prezzo del suo Sangue. Non è certo che alla fine ne avrai più tu che Lui!"

Ci fu una pausa piuttosto lunga. Ebbi la sensazione che volesse aggredirmi con un discorsone. Infatti passò subito all'attacco.

- "Tu ti illudi se speri che potrà averne più di me!.. Ma non vedi, cieco e stupido che sei, come oggi sto mobilitando tutto per la vostra rovina? Non vedi che il suo regno si sgretola e il mio si allarga giorno per giomo sulle rovine del suo? Prova a fare un bilancio tra i suoi seguaci e i miei, tra quelli che credono nelle sue verità e quelli che seguono le mie dottrine, tra quelli che osservano la sua legge e quelli che abbracciano la mia. Pensa soltanto al progresso che sto facendo per mezzo dell'ateismo militante, che è il rifiuto totale di lui. Ancora poco tempo e tutto il mondo cadrà in adorazione dinanzi a me. Sarà completamente mio. Pensa alle devastazioni che sto portando in mezzo a voi servendomi principalmente dei suoi ministri. Ho scatenato nel suo gregge uno spirito di confusione e di rivolta che mai finora mi era riuscito di ottenere. Avete quel vostro pecoraio vestito di bianco che tutti i giorni chiacchera, grida, blatera. Ma chi lo ascolta? Io ho tutto il mondo che ascolta i miei messaggeri e li applaude e li segue. Ho tutto dalla mia parte. Ho le cattedre nelle scuote con le quali ho sconfitto la vostra filosofia. Ho con me la politica che vi disgrega. Ho l'odio di classe che vi dilacera. Ho gli interessi terreni, l'ideale di un paradiso in terra che vi accanisce gli uni contro gli altri. Vi ho messo in corpo una sete di denaro e di piaceri che vi fa impazzire e sta facendo di voi un'accozzaglia di ladri e di assassini. Ho scatenato in mezzo a voi una sensualità che sta facendo dell'umanità una sterminata man­dria di porci. Ho la droga che presto farà di voi una massa di miserabili larve di folli e di moribondi. Vi ho portati ad adottare il divorzio per sgretolare le vostre famiglie. Vi ho portati ad approvare l'aborto con cui faccio stragi di uomini prima che nascano. Tutto quello che può rovinarvi non lo lascio intentato e ottengo ciò che voglio: ingiustizie a tutti i livelli, per tenervi in un continuo stato di esasperazione; guerre a catena, che devastano tutto e vi portano al macello come pecore; e insieme a questo la disperazione di non sapervi liberare dalle sciagure con le quali devo portarvi alla distruzione. Conosco fin dove arriva la stupidità di voi uomini e la sfrutto fino in fondo. Alla redenzione di quello che si è fatto ammazzare per voi bestie, ho sostituito quella di governanti massacratori, e voi vi buttate al loro seguito come stupidissi­me pecore. Con le mie promesse di cose che non avrete mai, son riuscito ad accecarvi, a farvi perdere la testa, fino a portarvi facilmente dove voglio. Ricorda che io vi odio infinitamente, come odio lui che vi ha creati. Sì, bel guadagno ha fatto, mandando il figlio a sprecare il sangue per la cosidetta redenzione. Io vi odio, vi disprezzo!"

- "E con questo?"

- "Cosa intendi dire? Non basta? Posso continuare, se credi..."

- "Con questo credi di poter cantare vittoria contro Dio? Tu saresti il grande vincitore e Dio il grande sconfitto? Non nego che ti stai dando da fare forse come non mai; che vai ottenendo seguaci più che in passato; ma nei tuoi disegni rimani un abilissimo pallone gonfiato. Ti ho già detto che la tua storia finirà come è cominciata. Allora, avesti in un attimo milioni di seguaci. Ma come finì il tuo grido di ribellione? Tu sei condan­nato per sempre, mentre Dio è lì sul suo trono di gloria!"

- "Ancora ti illudi? Non hai capito nulla di quanto ti ho mostrato?"

- "L'illuso sei tu! Queste tue vanterie possono impressionare un uomo di poca fede, ma non chi crede fermamente che Dio è Dio e che tu sei un miserabile ribelle, una sua creatura, che Egli potrebbe distruggere con un soffio, in un attimo solo; ma non lo farà, perché tu sei un prezioso strumento della sua gloria. Hai potuto abbindolare milioni di uomini portandoli a non credere in Dio, ma tu sai che Egli esiste, che è il solo onnipotente, che ha in mano il destino degli uomini e della storia. Hai voluto ingaggiare la guerra contro di Lui e ti sta lasciando riportare alcuni successi, anche momentaneamente spettacolari. Ma sai bene che il tuo potere è condizionato dalla sua onnipotenza e che la vittoria finale appartiene a Lui solo!"

- "Sarà mia, invece!"

- "Bugiardo, tu stesso non lo credi, perché sai bene con chi hai a che fare. Ricorda la lezione del Venerdì Santo. Lavorasti bene quel giorno. Per mezzo dei tuoi satelliti t'impadronisti di Gesù e riuscisti a farlo uccidere. Ma, nella cecità del tuo odio, non ti accorgesti che quella morte fu Lui che la volle, e tu ne fosti uno strumento obbediente. Credevi di averlo liquidato per sempre. E invece? Il vinto fosti tu. Tu lo vedesti risorgere al terzo giorno, vincitore della morte e del peccato! Vincitore tuo e di tutto l'inferno! Il mistero pasquale non si risolse una volta per sempre. Esso si rinnova lungo i secoli nella vita della Chiesa e delle anime, in una vicenda ininterrotta di lotte, di morte e di risurrezione. Ma il trionfo del Regno di Dio quaggiù non si annuncia clamorosamente, si annuncia e progredisce e resiste agli urti nel mistero divino del silenzio."

- "I soliti vecchi pezzi di oratoria..."

- "Falso! Tu sai che questa non è oratoria. La mattina che risorse, Gesù non ebbe alcuna preoccupazione di vendicarsi dei suoi nemici, cioè dei tuoi galoppini. Nessuna voglia di umiliarli, come avrebbe potuto fare, e come ognuno si sarebbe aspettato, con una dimostrazione folgorante del suo trionfo sulla morte. Sarebbe potuto apparire dinanzi al sinedrio, a Pilato, a Erode, a quanti lo umiliarono e lo misero a morte. Invece, non volle prendersi questa soddisfazione, non si curò affatto dei suoi nemici. Non pensò minimamente a ristabilire dinanzi alla folla la reputazione che gli era stata tolta. Inaugurava il suo stile. Dava l'esempio di come si attua il suo trionfo su questa terra, di come procede la sua Chiesa in mezzo agli uomini e lungo i tempi: un cammino faticoso, senza strepito, portato avanti nel silenzio. Coperta continuamente di ferite, circondata di martiri, costretta troppe volte a rifugiarsi nelle catacombe! Questa sarebbe stata la storia della Chiesa, ma la Chiesa la conosceva prima di viverla, perché tutto le era stato predetto. E sono proprio questi suoi apparenti fallimenti a renderla più simile al suo Signore."

- "Chiacchere, chiacchere, chiacchere!... Non vedi che ho in mano tutte le forze del male?... Non vedi come le ho già tutte mobilitate contro il suo regno?... La mia offensiva avanza ormai inarrestabile!"

- Fino a quando?... Vuoi farmi credere che sei il padrone della situazione. Ti presenti come il signore e il dominatore del mondo. E sei appena l'esecutore dei disegni di Lui. Tu collabori soltanto alla magnifi­cenza della sua vittoria finale. Come tante volte in passato, così oggi, la Chiesa ha bisogno di essere purificata. E Dio, che la ama infinitamente, la visita per purificarla. Le prove servono a questo. Egli non spianta la sua vigna, ma la pota. L'attuale situazione di disturbo che tu e i tuoi scagnozzi avete scatenato in seno al popolo di Dio serve a questo, a purificarlo. Gli attuali apparenti successi della tua opera di seduzione e di disordine servono a Lui, ai suoi intenti. Alla fine si ritorcerà tutto contro di te e tu rimarrai ancora una volta scornato." L'improvviso agitarsi delle tendine della finestra, mentre l'aria tutto intorno era ferma, mi avverti che l'altro se n'era andato.



QUARTO INCONTRO: NEL PAESE DEI SENZA-DIO

II quarto incontro non avvenne propriamente come i precedenti e come quelli che seguirono. Questa volta si svolse quasi tutto in un lungo sogno, tra un alternarsi di incubi e di consolazioni che mi strapparono esclamazioni di stupore.

Tutto avvenne in modo che mi sembrava di essere completamente sveglio. I sogni, dicono, di solito sono brevi, ma quello mi sembrò lunghissimo, se devo giudicarlo dalle cose che vidi e che sentii.

Mi parve di essermi svegliato di soprassalto al frastuono di migliaia di clakson, di tamburi battenti a ritmo di marcia che scandivano un imponentissimo canto marziale. Affacciatomi, mi trovai dinanzi a una grandissima piazza che non avevo mai visto, strapiena di folla, special­mente di giovani, che, con bandiere rosse in testa, continuavano ad affluire da tutte le parti, come fiumi in piena che venissero a sfociare in quel mare di gente.

Un colpo fortissimo di cannone fu il segnale che intimò e ottenne un silenzio immediato. Tutta quella folla era rivolta verso un palco altissimo che sorgeva lontano sul fondo della piazza. Appena comparve un uomo, battimani e grida di evviva frenetiche lo salutarono a lungo. Tomato a un suo cenno il silenzio, egli cominciò a parlare in una lingua di cui non riuscivo a capire nulla.

Mentre assistevo a quella spettacolare adunata, avvenne un fenome­no strano. Man mano che l'oratore parlava e gli altoparlanti ne diffonde­vano la voce in tutte le direzioni, la superficie della piazza si dilatava, si allargava fino a non poterne più vedere i confini. Soltanto riuscivo ad afferrare un confuso fluttuare di folla verso lontananze sempre più sfumate.

Fu qui che, nello stupore di quella strana visione, intervenne alta e millantatrice la voce del Maligno: "Guarda, guarda che spettacolo meraviglioso!... E' tutta gioventù passata dalla mia parte. Sono giovani miei. Molti li ho corrotti con la lussuria, con la droga, con lo spirito di ribellione. Ma la maggior parte di questi l'ho conquistata col laccio del materialismo ateo. Quasi tutti sono cresciuti senza i vostri sciacquii battesimali. Questi giovani sono passati attraverso scuole programmate per insegnare un ateismo radicale. Lì hanno imparato che non è stato quello di lassù a creare l'uomo, ma è stato l'uomo a creare stupidamente lui. Ora sono pronti e agguerriti per una lotta attiva contro di lui. Stenta a scomparire, ma scomparirà. E' fatale! Questi miei giovani hanno imparato a disfarsi di tutte le cosidette verità eterne. Per essi esiste solo il mondo materiale e sensibile. E' stato un gigantesco lavaggio del cervello, e di questo continueremo a servirci contro tutti coloro che osassero tenersi ancora aggrappati alle vecchie credenze. Egli deve scomparire in modo assoluto dalla faccia della terra. Presto verrà il giorno che neppure il suo nome sarà più ricordato. Le poche zone di resistenza che non riusciremo a eliminare con la nostra filosofia le annienteremo col terrore. Ci sono, per gli ostinati, decine e decine di lager dove li manderemo a marcire. Così per tutti i paesi della terra. Uno dopo l'altro, tutti devono cadere ai miei piedi, abbracciare il mio culto, riconoscere che l'unico signore del mondo sono io..."

A questo punto, mentre il Maligno si esaltava nel parlare con tanta sicurezza, la piazza improvvisamente scomparve, di tutta quella folla sterminata nemmeno la più piccola traccia e il discorso dell'oratore cessò come per una inaspettata interruzione di corrente. Subito mi trovai in un profondo sotterraneo illuminato da una luce scarsa che mi fece ricordare i cunicoli delle catacombe romane, dominate da un'aria di serenità e di pace.

Visto laggiù, lontano, un punto luminoso, mi avviai con animo e passo sicuro in quella direzione. Inoltrandomi, sentii venirmi incontro l'eco di una preghiera corale. Mi fermai, sperando di percepirne il significato e mi accorsi che, sebbene si trattasse di una lingua a me ignota, quella buona gente cantava il "Padre nostro". Una forza interiore mi incoraggiò ad andare avanti. Uno del gruppo, accortosi della mia presenza, mi venne incontro, aprì sorridendo le braccia e in buon italiano mi domandò: "Sei forse un nostro fratello?".

- "Sì, sono un vostro fratello" e ci abbracciammo calorosamente.

- "In nome di Dio - gli chiesi - dimmi: dove mi trovo e voi chi siete?"

- "Ti trovi in un sotterraneo di un paese dei senza-Dio. Due volte la settimana, di notte, ci riuniamo qui per le nostre preghiere comuni, per partecipare alla liturgia e ringraziare Dio meglio che possiamo". Sorrise vedendo il mio stupore e continuò: "Vedi, qui siamo appena un centinaio, ma altrove si raccolgono in numero anche maggiore a pregare per noi, per la patria, per il mondo tutto."

- "Come ai tempi delle catacombe?"

- "Esatto, come al tempo delle catacombe; questa è la nostra cata­comba."

- "Non è dunque vero che Dio è stato eliminato da questo grande paese!"

- "Dio non si può eliminare, fratello mio! Cacciato dalla porta, entra dalla finestra e per tutte le vie misteriose che Egli soltanto sa aprirsi."

II mio interlocutore si accorse che ero commosso e tacque.

- "Vedo che ci sono anche dei giovani."

- "Qui, circa la metà sono giovani. In altri rifugi ce ne sono di più. Giovani che non vengono soltanto a pregare, ma a lavorare. Pensa, caro fratello, dopo una giomata di fatica spesso estenuante, questi figlioli sacrificano, a turno, intere ore, per venire qui a prestare la loro opera."

- "Che cosa fanno?"

- "Vieni, te lo mostrerò."

Dopo una piccola svolta a destra, scesi alcuni gradini, ci trovammo in un antro con alcune uscite di sicurezza. In quell'antro era stata installata una rudimentale officina tipografica: qualche macchina per scrivere, una stampante, una legatoria e altre attrezzature.

- "Cosa stampano?"

- "Anzitutto parti della Bibbia, Vangeli, Atti degli Apostoli, piccoli messali per il popolo, libri di preghiera e poi romanzi e poesie di scrittori non allineati e condannati o espulsi dalla patria. Nel nostro paese molte persone hanno già letto così le opere di Pasternak, di Sinjavskij, di Solzenicyn e di altri scrittori contro-corrente; l'esempio di questi uomini è enorme sulla nostra gioventù. Appena questa si è accorta di essere stata per anni e anni turlupinata e imbottita di menzogne nei discorsi di piazza, con i libri, nelle scuole, è stata presa da una fame insaziabile per la verità: vogliono sapere la verità su tutto."

Mi accorsi che il mio accompagnatore, mentre parlava, continuava a scrutarmi. Accertatosi che con me poteva parlare liberamente, continuò a vuotare il sacco. Mi tirò un po' in disparte e, fattosi più vicino, mi prese le mani nelle sue e continuò: "Vedi, io sono un prete ortodosso; ma da anni sono dissenziente con i miei superiori completamente politicizzati dal regime e passati al servizio dei partito. Sono costretto perciò a vivere alla macchia. Questi giovani lo sanno; la voce è passata da qui ad altri rifugi e così mi tocca trasferirmi da un rifugio all'altro per il servizio religioso. Che cari ragazzi! Mi hanno accordato tutta la loro fiducia. Mi trattano come un padre. Mi aprono la loro anima; e vedessi che anime!"

- "E questo nel paese dei senza-Dio!"

- "Oh no! non dire così! Qui Dio c'è, e lavora con la sua grazia e ottiene! Credimi, in questi cinquant'anni di prova infernale il popolo russo ha dato a Dio eserciti di santi e di martiri come mai nella storia passata. Tutto ciò che questo popolo ha sofferto e sta soffrendo non è perduto. Io penso che sia il lungo inverno che prepara nel nostro paese una primavera mai vista, una rinascita religiosa che farà invidia a tanti paesi liberi. Vedi, io sono accusato di cattolicizzare troppo; questi giovani lo sanno ed è per questo che mi accordano la loro fiducia. Pensa: ci sono tra questi ragazzi alcuni che sanno a memoria il Vangelo secondo Giovanni, qualche lettera degli Apostoli e altri testi importanti. E stampa­no e diffondono tutto questo. La Russia ne è piena."

- "Dio mio, quanto è consolante tutto questo!" - "Anche tu sei sacerdote?"

- “Si”.

Mi abbracciò con forza e baciandomi disse: "E vieni dall'Italia?... Da Roma?... Qui dicono che l'Italia è tutta comunista; è mai possibile?..." - "Tutta no, ma in gran parte si."

- "Ma come è possibile? Ma lo sanno che cosa significa vivere sotto il comunismo? Qui in Russia non c'è più nessuno che ci crede. Qui ai nostri giovani è bastato fare il confronto tra la propaganda ufficiale e la realtà della vita nel nostro paese per perdere la fede nel partito."

- "Quello che in Italia non riusciamo a far credere, specialmente ai giovani."

Mi tirò ancora alquanto in disparte e continuò: "Vedi, qui il materiali­smo ci ha cacciati in un vicolo cieco. L'anima russa non sa fare a meno di una spiegazione sull'uomo e sul mondo, e poiché il materialismo in questo è fallito, ci si rivolge con una sete istintiva ai valori spirituali, alla Chiesa, a Dio. L'ideologia marxista ci porta alla morte e al nulla, e il nostro popolo ha radicata nell'anima la fede nell'aldilà. Tu non puoi credere a quali acrobazie di prudenza ricorre questa povera gente per far dire un 'De profundis' sulla tomba di un loro caro sepolto da poco; a quante strategie ricorre per avere a Pasqua un pezzo di pane benedetto da distribuire in tavola, dopo il saluto familiare: 'Cristo è veramente risorto'.

- "Tutto questo, fratello mio, lo sappiamo e ci commuove profonda­mente."

- "Allora, perché gli italiani vogliono andare sotto il comunismo?"

- "Perché moltissimi credono più al diavolo che a Dio: ecco la verità."

- "Qui i nostri giovani hanno imparato che solo il Cristianesimo dà la massima importanza ai diritti della persona umana; il socialismo parla solo di collettivismo, di massa, l'individuo non esiste."

- "Di questo passo, c'è da sperare che il più grande stato comunista del mondo, per la logica delle cose, possa evolversi nella più grande forza anticomunista."

- "Lo pensiamo tutti, fratello, anche se siamo in pochissimi a dircelo, perché è orribile il terrore che si ha dei processi, del lavaggio dei cervello, dei lager disseminati su tutto il territorio russo. Qui l'ideologia marxista si regge unicamente sulla violenza. Ma il giorno che questa ideologia cadrà - Dio solo sa quando - la Russia si presenterà con un volto completamente nuovo, religiosamente provata e purificata, grazie all'e­sperienza di un martirio che nessun popolo ha subito."

- "Noi confidiamo molto nelle promesse della Madonna di Fatima."

- “Oh, la santa Madre di Dio! Sapessi come la venera il nostro popolo! E' Lei che ha conservato - sia pure in certi momenti molto ridotta - la nostra fede. Le sue icone sono scomparse da quasi tutte le case, ma tantissimi le conservano nascoste, e soprattutto la invocano.”

- "Credi che a non lunga scadenza l'opposizione dei giovani, degli intellettuali, della classe che riflette, possa aumentare?"

- "Per me è cosa certissima. E questo avverrà man mano che progredirà la gioiosa scoperta della fede cristiana e la persuasione, in molti già radicata, che il Cristianesimo è la sola forza capace di cambiare il mondo. Se tra voi si raccogliessero le voci dei nostri convertiti dal materialismo, pensereste che qui sta avvenendo il miracolo di una nuova Pentecoste."

- "Posso dirti che molte di queste voci arrivano nel nostro paese. Vi sono anche antologie che le raccolgono, ma purtroppo non tutti le conoscono e le leggono."

- "Conserviamo lettere che giungono dai lager. Sono di uomini, di donne, di giovani condannati che ci incoraggiano a conservare intatta la nostra fede in Dio: impossibile leggerle senza fremere e senza piangere di commozione."

L'invito di un fratello annunciò la recita comune del "Padre nostro". Qui mi svegliai. Ma mi accorsi che a strapparmi dal sonno era stato un grosso colpo alla porta della camera. Guardai l'orologio, erano ancora le ore piccole. Un nuovo colpo mi fece sussultare e gridai: "Chi è?". La risposta fu una sghignazzata folle e sconcia che mi avvertì subito della presenza di lui.

- "Che bel sogno, eh! Ti sarà piaciuto molto, penso. Chissà quanta gioia avrai provato! Ripensandoci, saresti capace di crederle tutte quelle belle notizie! Che ne dici?"

- "Certo, le credo tutte come cose vere."

- "Non mi meraviglio, conosco la tua ingenuità. Credi anche nei sogni."

- "Quanti sogni son venuti da Dio!"

- "Allora saresti capace di provarmi che una sola di tutte quelle chiacchere risponda a verità? Su, dammi qualche prova."

Rimasi per un po' in silenzio; poi, stringendo forte tra le mani la corona del rosario, mi levai a sedere sul letto e con tono di comando dissi: "Visto che vieni a sfidarmi, in nome di Colei che è la tua principale nemica ti comando di dirmi se in quel sogno ci sia stata una sola menzogna".

- "E' tutta una menzogna."

- "Tu devi rispondermi in nome di Lei, ti ho detto, in nome di Lei." Invece di rispondere il Maligno si imbestialì come non aveva mai fatto. I mobili della camera cominciarono a spostarsi in modo vorticoso, un tavolino si mise a ballare, una sedia a volare da un punto all'altro della camera.

- "Invece di fare questa commedia, ti ordino di rispondere: dimmi che in quel sogno era tutto vero. In nome di Maria te lo comando, rispondi!"

Lo sentii ansimare come un leone ferito a morte.

Un "Sììì!..." urlato con uno sforzo angoscioso fece tremare la camera ed echeggiò disperatamente nella lontananza.



QUINTO INCONTRO: I SUOI BERSAGLI PREFERITI

Questa volta passò un'intera settimana senza che il Maligno desse segno della sua presenza. Tra noi non tutto era stato detto, per cui volentieri ne attendevo il ritorno.

Un pomeriggio mi accingevo alla recita dei Vespri quando il grosso calendario olandese appeso alla parete di fronte cominciò a sventagliare i suoi fogli come investito da una folata di vento.

- "Nel nome di Maria, dimmi da dove vieni."

- "La tua è una domanda stupida."

- "Perché stupida?"

- "Perché io non sono in nessun luogo; non sono un corpo, una carogna come te; sono spirito."

- “E l'inferno?”

- "L'inferno non è come voi pretonzoli lo andate descrivendo."

- "Ma tra voi spiriti dannati vi conoscete?"

- "Certo, ci conosciamo e ci odiamo come odiamo tutti voi, come odiamo lui. Viviamo avviluppati ognuno in una solitudine eterna, ma siamo d'accordo nel lavorare ai vostri danni."

- "Non vivete che di questo."

- "La nostra essenza è il male, è il rifiuto di lui, è odiare tutto e tutti."

- "La sola miserabile soddisfazione che vi resta!"

- "Nessuna soddisfazione!"

- "Non capisco, spiegati."

- "Voi immaginate che per noi odiare, far del male, rovinare le opere di lui ci dia una soddisfazione, una specie di sollievo, una gioia. Il nostro nemico ci ha negato anche questo. Noi facciamo il male per il male. Intralciare il disegno di lui, strappargli anime, specialmente quelle a lui più care, non procura a noi nessuna soddisfazione, anzi lui ce lo fa pesare come un castigo; ma esercitare il nostro odio, la nostra natura maligna è una necessità, tuttavia agiamo a suo dispetto, per far dei male alle sue creature."

- "Tutte queste belle cose le sappiamo. II primo a definirti quello che sei è stato Gesù. La Chiesa ce lo ripete nei suoi insegnamenti e anche i santi ci mettono in guardia. Sappiamo che sei 'il Maligno', che sei 'il nemico per eccellenza', che sei 'omicida fin da principio', che sei 'il padre della menzogna', che sei 'un mistero di iniquità', che sei 'il principe di questo mondo', finché Dio te lo consentirà. Può bastare per il tuo ritratto?"

- "Forse, ma con ciò?..."

- “Vuoi dire che gli uomini, nonostante questo, si lasciano adescare dalle tue arti... Lo so... Se riflettessero su quello che sei e quello che trami contro di loro, starebbero in guardia... Perciò, da padre della menzogna e da spirito delle tenebre, ti trasfiguri in angelo di luce, ti presenti loro non come sei: un maestro di corruzione, ma come un abile consigliere. Ma dimmi un po': hai parlato di anime a Lui più care; quali sono?”

- "Dovresti saperlo! Quelle più legate alla sua amicizia. Quelle che egli riesce a tener sempre legate a sé. Quelle che lavorano e si consu­mano per i suoi interessi, che hanno a cuore la sua gloria. Un malato che per anni soffre e si offre per gli altri. Un prete che gli si conserva fedele, che prega molto, che non siamo mai riusciti a contaminare, che si serve della messa - di quella tremenda maledetta messa - per farci un male immenso e strapparci moltitudini di anime. Questi sono per noi gli esseri più odiosi, quelli che più rovinano gli affari del nostro regno."

- "Sentirlo dalla tua bocca è per me una gioia immensa."

- "E' quella là che me lo fa dire, che mi fa rispondere alle tue stupide domande."

- "E allora continua a parlare. A tuo dispetto non puoi farmi che del bene. Dunque, dicevi: le anime che tu odii di più..."

- "Sono anche quelle che prendiamo più fortemente d'assalto. Far cadere un prete ci ricompensa di mille anime strappateci da un altro. Travolgere un prete e poi mandarlo, insozzato, a celebrare la messa è tra i dispetti più grossi che miriamo a infliggere al nostro grande nemico. E ci riusciamo più di quanto non si creda."

- "Purtroppo. Ma accanto a queste anime elette cadute, so che Lui, nel silenzio e nel nascondimento, ne suscita molte altre che si immolano, che riparano e gli danno una gloria più grande di quella che tu hai creduto di strappargli."

- "Non importa. A me preme incrementare il numero dei preti che passano dalla mia parte. Sono i migliori collaboratori del mio regno. Molti o non dicono più messa, o non credono a ciò che fanno all'altare. Alcuni di essi li ho attirati nei miei templi, al servizio dei miei altari, a celebrare le mie messe. Vedessi che meravigliose liturgie ho saputo imporre loro a sfregio di quella che celebrate nelle vostre chiese! Le mie messe nere: celebrazioni di lussuria, profanazione di ostie e di altre cose sacre... insozzàti in modo che quella non mi permette di descriverti. Che belle nefandezze! Leggi i miei rituali, intanto!"

- "Sei I'eterna scimmia di Dio..."

- "Ho aspettato questi ultimi tempi per fare le mie più grosse conquiste: preti, frati, verginelle consacrate a lui. E il loro numero cresce in modo che, se fossi capace di gioirne, sarebbe la mia gioia più grande."

- "Ciò che dici è triste. Ma, ripeto, io so che una sola Messa, offerta a Dio in riparazione di tutte queste orribili cose, gli darà sempre una soddisfazione infinitamente più grande. II valore infinito del sacrificio di Cristo supera le tue profanazioni!"

- "Parli sempre di anime riparatrici, ma anche queste so io come trattarle, come sfogare su di esse il mio furore. Scarico su di loro un odio che mi ripaga di tutto il danno che recano ai miei interessi."

- "Lo so: la storia della santità è piena - nella misura in cui Dio lo permette - di questi tuoi interventi malvagi. Ma con quale risultato? Che cosa ne ottieni?"

- "Che posso stancarle, abbattere la loro resistenza e portarle al fallimento."

- "E ci riesci? Dio te lo consente? Per il solo fatto che Egli ti lascia sfogare il tuo odio contro queste anime, è segno che le ha rese invincibili. E tu, con i tuoi attacchi, collabori soltanto all'accrescimento dei loro meriti e lavori contro te stesso. Contribuisci solo a renderle più sante, più ricche di efficacia riparatrice e conquistatrice nel mondo delle anime. Quanti peccatori non ti hanno strappato Caterina da Siena, Teresa d'Avita, il Curato d'Ars, Don Bosco, Padre Pio?"

- "Almeno mi vendico e faccio loro pagar caro il danno che mi infliggono."

-"Lo fai da pessimo calcolatore! Dio te lo permette perché tu collabori a dimostrare la potenza della sua grazia e per la tua maggiore umiliazione, perché tutte le volte che prendi di mira queste anime il vinto sei tu."

- “Tu però, denunciando questi miei interventi, otterrai solo di far ridere i teologi e i sapienti.”

- "Ridano pure... fin che possono!"

A questo punto i fogli del calendario si misero di nuovo a sfarfallare. Pensai che il Maligno li agitasse per darmi il suo commiato, ma mi sbagliai, perché riprese a parlarmi con una nuova carica di odio e di disprezzo.

- "Tu non potrai mai capire quanto io odio voi uomini. Quanto vi detesto e quanto siete detestabili. Voi vi vantate di avere un primato di dignità sulle bestie e non vi rendete conto che siete le bestie più abominevoli. II vostro essere mi fa schifo. Vi considero al di sotto dei porci. Credete di essere intelligenti, ma vi dimostrate stupidissimi. Basta vedere quello che vi faccio ingoiare per mezzo di tanti sapienti messi al mio servizio e che io vi regalo gonfi di superbia e di menzogna. Pensa a quello che vi faccio bere e digerire con la mia stampa! Voi la più nobile creatura di lui? Ma se bastano poche porcherie per comprarvi?! Vi arrendete facilmente alle lusinghe dei miei messaggeri. Ci tenete tanto alla vostra libertà e poi vi lasciate incatenare dai miei più feroci schiavisti. Oh, le beffe che vi sto giocando in nome di questa libertà! Mostrate orrore per ciò che è sporco e poi, succubi delle vostre passioni, vi avvoltolate nelle vostre sozzure come porci nel fango. Per una donna e per un pugno di soldi voi mi vendete la vostra anima che è un piacere. Ci ha guadagnato motto quello li a versare il suo sangue per redimervi! Redimervi da che cosa? Dal peccato? Ma se ci guazzate dentro da affogarci! E che dire quando scateno tra voi lo spirito di invidia, di maldicenza, di odio, di rivalità, di vendetta?!"

- "Taci, stai esagerando. Tu generalizzi troppo. E' la rabbia invidiosa che ti tiene inchiodato per l'eternità alla tua dannazione. Ti basti questo: pur con tutti i nostri peccati Dio ci ama ancora. Cristo ci ha redenti e una goccia sola del suo Sangue ci purifica da tutti i nostri peccati. E noi possiamo contraccambiare il suo amore. Contale, se puoi, le anime che lo amano. Per una sola di esse darebbe volentieri ancora una volta la sua vita. Mentre tu, maledetto, crepi nel tuo odio per l'eternità. Già, dimmi, che cos'è I'etemità?"

- "L'eternità? Adesso!... E' un adesso sempre fermo!...” E scom­parve.



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