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Interviste col Maligno (di don Domenico Mondrone) da meditare!

Ultimo Aggiornamento: 07/09/2009 16:22
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07/09/2009 16:22

OTTAVO INCONTRO: IL SENSO DEL PECCATO

Mi ero appena appisolato, dopo pranzo, quando la camera fu inon­data da un fetore da togliere il respiro. Mi guardai attorno: la porta e le finestre erano chiuse. Era un'aria mefitica che si muoveva come agitata da un ventilatore. Cosa può essere. Ma presto compresi di aver visite e invocai l'assistenza di Maria.

- "Questo odore è forse il tuo biglietto di presentazione?

- “Si!”

- “Non sapevo che un puro spirito si portasse dietro tanto fetore.”

- "Ho appena soffiato sul lezzo di voi, miserabili carogne."

- "Penso, invece, che sia il tanfo della tua essenza di peccato. Ma ora dimmi, in nome della tua grande Nemica, cosa vuoi?"

- "Interrogami."

Mi raccolsi per qualche istante in me stesso: "Parlami delle astuzie a cui ricorri per sedurre le anime".

- "Hai bisogno che te le sveli io? Non sei maestro in Israele?"

- "Eppure preferisco che me ne parli tu, maestro di seduzione." Sembrava che non si decidesse a rispondere, ma sentivo che era lì.

- "Su, ti impongo di rispondermi!"

- "Non ci vogliono molte astuzie per prendere al laccio voi miserabili. Siete di una stupidità e di una fragilità che fa vergogna a colui che vi ha impastato. Di solito, messi dinanzi a ciò che egli vi proibisce, basta una piccola spinta."

- "Questo può accadere con anime sprovvedute, che non hanno abbastanza timor di Dio, che non ricorrono ai mezzi per vincere le tue sollecitazioni, soprattutto se non pregano e non si tengono in contatto col Signore..."

- "Queste me le pappo lo stesso. Basta conoscerne i gusti, le tendenze, le innumerevoli inclinazioni che tutti vi portate addosso e con le quali afferrarvi: la lussuria, l'ira, l'ambizione, l'invidia, la sete di denaro e di beni terreni, la maldicenza... Sapessi quali servizi ci rende una lingua malefica e seminatrice di discordie!... Invece le anime che mostrano maggiore resistenza non le avvicino mai con un attacco frontale. Le prendo con manovre di aggiramento, oppure scavando il terreno sotto i loro piedi, sollecitandone le passioni fino a stancarle e portandole all'esasperazione.

Persuadendole, a poco a poco, che certi comandamenti sono impossibili, che il vostro padrone è un tiranno che pretende troppo, che quella certa cosa non può essere peccato..."

- "E' l'astuzia che oggi stai sfruttando di più: demolire il senso del peccato..."

- "Ma anche qui i miei migliori collaboratori sono alcuni preti... Sapessi quanto mi è costato stancarli di starsene in quei loro casotti ad ascoltare filastrocche!... Così, finalmente, convincendoli a dire che la confessione non è necessaria, sono riuscito a spopolare i confessionali e a mandare un mucchio di gente, che è mia, a far scorpacciate di comunioni. Sapessi quante spudorate e quanti sporcaccioni, che sguazzano nella lussuria, fanno abitualmente la comunione, dietro mio consiglio, credendosi a posto!

- "Sono convinto che generalizzi e che contro i tanti che cadono in questa tua trappola, ce ne sono tanti altri che ti sfuggono, specialmente se sono anime che pregano e si sforzano di vivere in grazia di Dio. Non è forse vero che l'arma della preghiera ti fa paura e nei tuoi assalti ti fa indietreggiare scornato?"

- "Devo ammetterlo: ma quelli che ricorrono alla preghiera non li prendo mai di petto. Cerco a poco a poco di disturbare la loro preghiera, di distrarli con mille sciocchezze, di portarli lentamente alla stanchezza e poi alla nausea. Intanto intensifico contro di loro le mie tentazioni. Contemporaneamente cerco di convincerli che lui non li ascolta, che è inutile pregarlo, che non ha ancora perdonato certi peccati passati perché si è abusato troppo della sua misericordia..."

- "II vecchio tranello: prima fai cadere le anime nel peccato convincendole che peccato non è, o che comunque Dio perdona sempre; poi, dopo averle fatte cadere, restituisci loro la vergogna di ciò che hanno fatto, fai rivivere il senso del peccato e lo ingran­disci fino a far credere che per loro non c'è perdono. Prima la presunzione, poi la disperazione: due ottime vie per rovinare le anime."

Con una sghignazzata carica di sarcasmo mi fece capire che avevo azzeccato.

- "Resta comunque che la misericordia di Dio è infinitamente più grande delle tue astuzie e delle tue momentanee conquiste. Le anime gli sono costate il Sangue di suo Figlio. Egli conosce infinite vie per strapparle al tuo dominio."

- "Ti stai ingannando se pensi che quello là sia così buono!"

- "Questa è, tra le tue insinuazioni, la più diabolica e la più bugiarda. Tu sai che Dio ci ama infinitamente, che una goccia sola del Sangue di Gesù basta a lavare tutti i peccati del mondo. Per te non ci fu e non ci sarà mai perdono; ma per noi ci sarà sempre, basta che noi non lo rifiutiamo coscientemente e ostinatamente fino all'ultimo istante. Egli, prima di lasciare un'anima nelle tue mani per tutta l'eternità, ricorre a tutte le risorse del suo amore che sono infinite. Tutto questo tu lo sai e l'onnipotenza di questo amore gratuito e redentivo che Egli ha per noi è l'inferno del tuo inferno!"

- "Stai facendo l'avvocato di una causa persa. Tu dici che egli sa tutto. Ma guarda dove arriva la sua perfidia, la sua cinica crudeltà: sa che tanti di voi saranno miei, eppure li crea lo stesso. Perché li crea? Per me!"

- "Ecco un altro cavillo con cui cerchi di accalappiare anime. Ma basta credere fermamente all'Amore per mandare all'aria queste tue insinuazioni. Dio ci ha creati destinandoci tutti a occupare un posto in paradiso; per questo ci ha redenti e ci offre tutti i mezzi per far nostra la redenzione. Ma Egli, che ha un rispetto sommo della nostra libertà, non obbliga nessuno ad accettare la sua salvezza..."

- "Ora sei tu che stai barando..."

- "Lasciami parlare. Il dono della libertà conferisce all'uomo un valore e una dignità così grandi che, se qualcuno ne abusa, Dio preferisce correre il rischio di lasciarlo liberamente e volontariamente perdere, piuttosto che privarlo dei suo dono. E l'uomo che rifiuta a Dio il suo amore, non Dio che rifiuta all'uomo il proprio. Questo, anche per il dannato, rimane. Se Dio non può amarlo come amico, lo ama ancora come creatura. E questa certezza, come per voi demòni, anche per l'uomo che si danna è l'inferno dell'infemo. L'inferno sarà sempre, per lui, il paradiso respinto, un paradiso rovesciato."

- "Tu non vuoi rispondere alla mia obiezione!..."

- "Sei tu che fai finta di non capire! La libertà, la misericordia, la sofferenza, specialmente la morte del Figlio suo, la comunione dei santi, la sua gloria eterna... sono beni così grandi che giustificano abbastanza la perdita libera e volontaria di alcuni malvagi che si saranno ostinati a restare al tuo seguito."

- "Tu vaneggi e non mi lasci parlare. Hai detto che quello ha preferito correre il rischio di lasciar perdere..."

- "Si, l'ho detto. Ma Egli ha fatto tutto quello che era possibile per attenuare, per scongiurare quel rischio. Egli poteva, è vero, ricorrere alla sua onnipotenza eliminando addirittura la persona soggetta a tale ri­schio. Ma Dio non si comporta come i vostri tiranni, che quando non possono piegare una volontà la uccidono. Egli non è il Dio dei morti, ma dei viventi. Egli non ha voluto privare gli ostinati della loro libertà di scelta; ha usato anche verso di loro un infinito rispetto. Ma, ripeto, per impedire la tragica possibilità della loro rovina, ha fatto tutto quello che era divinamente possibile."

- "Ti comporti, nei tuoi vaneggiamenti, come un vecchio filosofo..."

- "Accetto! Dal momento che Dio ci ha amato fino al punto di darci il Sangue e la vita del Figlio suo, non c'è più obiezione possibile contro l'immensità e l'universalità del suo amore. E' vero che nello stesso momento in cui ci faceva un così grande dono, vedeva quelli che avrebbero rifiutato la sua salvezza e li ha creati ugualmente. Più Egli moltiplicava gli aiuti, più aumentava la libertà del male e, di conseguenza, la gravità stessa del male in coloro che coscientemente rifiutavano quegli aiuti. Ma cresceva anche maggiormente la profondità della salvezza per coloro che l'accettavano e che si accorgevano da quale male eterno li preservava la redenzione. Voi dannati, mentre manifestate il carattere sacro e drammatico della nostra esistenza, ci aiutate a comprendere meglio il dono divino della salvezza. Se tu, tentatore, non avessi spalancato le cateratte del male e del peccato nel paradiso terre­stre, noi uomini non saremmo mai riusciti a comprendere fino a che punto Dio ci ama. E' per questo che la Chiesa ci fa paradossal­mente cantare: 'O felice colpa di Adamo!...'."

- "E così mi sarò guadagnato la maggior parte delle creature da lui così amorevolmente redente!..."

- "La maggior parte? Dio solo sa quanti si ostineranno a restare tuoi. In ogni caso la tua vittoria sarà la tua sconfitta, perché quante più anime porterai all'inferno, tanto più grande e tormentoso sarà l'inferno e tanto più orrendo il tuo dolore! Là vi regalerete dolore a vicenda. E per sempre! E' questa la tua vittoria?"

Da allora il mio interlocutore per parecchio tempo non si fece più vivo.



NONO INCONTRO: UN PIANTO SENZA FINE

L'occasione più unica che rara di incontrarmi con siffatto interlocutore mi fece nascere la curiosità di conoscere sempre qualcosa di più su quel personaggio. Nei precedenti incontri avevamo parlato di varie cose, ma molte di queste gliele avevo strappate con forza, ricorrendo sempre all'intervento onnipotente di Colei che lo obbligava a rispondermi.

In quei giorni stava circolando un certo film gravemente offensivo per la figura di Gesù. Neanche durante la sua vita terrena e nemmeno nelle ore della Passione, quando fu abbandonato al "potere delle tenebre", cioè al potere di Satana, furono inventate accuse così nefande contro la sua vita purissima. Pensai allora che forse proprio questo film avesse indotto l'Immacolata Madre di Dio a costringere l'infame Maligno a gettare la maschera.

Non era così facile preparare un serie di domande e provocarne la risposta. Un giorno, però, dopo aver molto pregato, al primo sentore della sua presenza, provai a comportarmi con lui da giudice inquisitore.

Con questo intento, prima che egli cominciasse con i suoi discorsi, gli posi a bruciapelo questa domanda: "Che cosa pensi di coloro che sono o sembrano molto intelligenti e tuttavia negano l'esistenza di Dio e quella di voi angeli ribelli?".

Con mia grande sorpresa rispose: "Sono soltanto degli insensati". Lo incalzai allora con un'altra domanda: "E che dici di quelli che negano l'ossequio a Dio non piegando la loro volontà?

Capì che alludevo specialmente al fatto della loro ribellione demonia­ca e rispose: "Abbiamo voluto rivendicare la nostra libertà da lui".

- "Spiegami che cosa significa questo! Esseri come voi, che dinanzi a Lui siete niente, che cosa speravate di ottenere con questa ribellione?" Invece di rispondere, lo sentii mugolare come una bestia crudelmente ferita. Mi fece chiaramente capire di non insistere su questo argomento. Capii che la sua risposta non poteva essere che tragicamente negativa e comportava una tortura che si rifiutava di manifestare.

Pensando poi alle sofferenze che infligge a tante povere creature, anche innocentissime, delle quali talvolta prende possesso, gli chiesi: "Come osi fare questo con anime che sono tempio di Dio, tabernacoli di Cristo, dimora della SS. Trinità?... Sono esseri che Dio ha creati per Sé e abitando in essi diventa come una cosa sola con loro... Come puoi fare questo?".

Rispose prontamente: "Tu ti impietosisci dinanzi ai tormenti che infliggo a questi esseri; ma non pensi a quello che soffro io... E nell'atto stesso che tormento queste creature".

- "Quale soddisfazione ne ricavi?"

- "Te l'ho già detto: nessuna!... Non guadagnamo nulla nell'infliggere del male. Noi ci troviamo come su una sabbia cedevolissima: più operiamo il male, più vi affondiamo."

- "Allora smetti di tormentare queste povere creature e vattene nella tua dimora... visto che anche a te Dio ha provveduto una dimora."

- "Non è lui che ce l'ha data; ce la siamo fatta noi stessi!..."

- "Hai ragione. Dio, nella sua bontà, creandoti non poteva volere per te una simile dimora. Dici bene che ve la siete fatta voi stessi. E' per colpa vostra che siete diventati bersaglio dell'ira e della giustizia di Dio. Così, mentre per tutta l'eternità noi loderemo la sua misericordia, con lo stesso 'osanna' canteremo la sua giustizia contro di voi!"

- "Quanto sei sadico!". Fu una risposta immensamente rivelatrice che mi freddò, lasciandomi profondamente pensoso.

Quale dev'essere stata la malizia del peccato di questi angeli, se Dio, che è così infinitamente buono, li ha colpiti con tanta giustizia!

A questo punto pensai di ritornare sulla domanda dei rapporti con cui demòni e dannati stanno tra loro nell'inferno: si conoscono?, si parlano come facciamo noi?, si fanno compagnia?...

Anche questa risposta fu tremenda: "Ognuno di noi è un solitario... Tutto e solo concentrato nell'amarezza della prorpia dannazione... In un pianto senza fine... Ognuno è col suo inferno... è il suo inferno, per l'eternità!"

Ripeteva così la risposta già datami in precedenza; poi, con un urlo disperato,... svanì.



DECIMO INCONTRO: IL DIAVOLO, VINCITORE SCONFITTO

- "Questo è l'ultimo incontro che sono costretto ad avere con te... Ma non è detto che non ce ne possa essere qualche altro deciso di mia iniziativa e senza certe cautele impostemi da quella odiosa tiranna... Ti potrò cogliere di sorpresa, quando meno te l'aspetti... Hai già parecchie cose da pagarmi. Non credere che io abbia dimenticato le spruzzate di acqua santa che mi hai buttato addosso per allontanarmi da quel tale..."

Questo discorso esplose improvviso e minaccioso, ma senza i soliti segni premonitori, mentre - neanche a farlo apposta - stavo leggendo un piccolo libro intitolato 'L'era del diavolo' di un autore tedesco.

Il tono del mio interlocutore era, come sempre, spavaldo e arrogante; parlava anche questa volta con aria da gran padrone che dispone di tutto, mentre era appena il miserabile esecutore di quanto gli era imposto dall'alto.

- "E' l'ultimo incontro, hai detto, e spero che sia veramente così. Intanto ringrazio Colei che mi è stata sempre vicina, come lo sarà anche negli incontri a sorpresa che minacci di prepararmi. A dirti la verità, ne avevo abbastanza delle tue smargiassate e di tutte le bravate con cui pretendi di far tremare il mondo... Penso anch'io, e te l'ho già detto, che il Signore permetta presto una grande ora di prova per la sua Chiesa... Ma avverrà tutto sotto la sua regia e per liberarci dal luridume che hai accumulato in essa... Sarai, anche questa volta, il suo spazzino... E se ci saranno vittime, com'è prevedibile, servi­ranno solo a rendere la Chiesa più bella e più santa."

- "Sei troppo sicuro, tu... Aspetta che vengano i fatti. Sto preparando per voi cose spaventose! Scene di distruzione e di sangue mai viste! Sui pinnacoli delle vostre chiese, al posto della croce, sventolerà tra non molto il mio vessillo."

- "Anime ispirate ci hanno predetto anche questo. Ma sarà l'ultima tua grande parata da 'principe di questo mondo'. Dopo interverrà Lui e tutto crollerà su di te e sui tuoi seguaci."

- "Tu ti illudi. Sta cominciando invece la mia epoca. Trionferà la mia potenza di distruzione. Mi presenterò agli uomini senza maschera; mi farò vedere quale sono, perché tutti abbiano a tremare al mio cospetto."

- "Ma va là, buffone! Non credi nemmeno tu a quello che stai dicendo. Tu sai bene chi è Dio. E sai che Egli non abbandonerà mai l'umanità ai tuoi disegni di distruzione. Ti permetterà solo quel tanto che servirà per punirla dei suoi traviamenti e purificarla dalle colpe nelle quali l'hai trascinata, ma non più di questo..."

- "Illuditi, illuditi... L'umanità si sta preparando da sé, grazie alle mie invenzioni e alle mie spinte, a questo suicidio universale. La bomba al cobalto, all'uranio, i prodotti radioattivi della forza atomica, polverizze­ranno tutto in pochi istanti; ogni germe di vita sarà distrutto..."

- "E così tu regnerai su un immenso cimitero: sarai il re dei morti, mentre Dio è il Dio dei viventi; infatti lascia vivere anche voi angeli ribelli... Vi lascia vivi perché siate i testimoni del suo trionfo sulla vostra folle ribellione... Vi lascia vivi perché vediate per tutta l'eternità noi uomini (una natura inferiore alla vostra, ma divinamente trasfigurata dalla grazia di Cristo) godere la beatitudine da voi perduta per sempre. Questo scambio vi scotta e vi tormenterà per tutta l'eternità. Espulsi dalla 'Città di Dio', vi siete dati da fare per costruire la 'Città del diavolo', un'effimera costruzione di carta pesta. Sgominati da Cristo, vi siete dati un Anticristo, una caricatura del Figlio di Dio, per contraffarne le opere e scimmiottarne la potenza."

- "Perché non dici 'antagonista'?"

- "Ti farebbe troppo onore! Antagonista è chi, in lotta col suo avver­saio, combatte a viso aperto. Tu, con Lui, nemmeno ci provi, perché sai che è infinitamente più forte. Con noi, invece, hai bisogno di ricorrere all'inganno, alla menzogna: con gli ingenui ti presenti come una super­potenza, con gli intelligenti cerchi di cancellare le tue tracce: hai bisogno di lavorare nell'incognito, ricorri all'astuzia di non farti credere quell'es­sere malefico che sei. Tutto quello che può riuscire a far dimenticare la tua esistenza e la tua opera lo metti in moto ricorrendo a mille astuzie. Sei riuscito a convincere anche le intelligenze più vigili che non c'è nulla di male in tutto quello che l'uomo può fare. II delitto è visto come dimostrazione di libertà ed esercizio dei proprio potere. La psicanalisi, dichiarando il peccato una malattia, libera l'uomo da ogni responsabilità. I tormenti di una coscienza turbata da colpe sono visti come residui di tabù provenienti da vecchi divieti non motivati. Altrove, per convincere gli uomini dei tuo strapotere, sfrutti la propaganda del terrore, e il prestigio che godevi una volta tra i popoli barbari lo stai esportando, per via di superstizione, tra uomini di raffinata ma stupida civiltà. Molti seguaci riesci a tenerteli col terrore della tua abissale malvagità. Sei riuscito a ispirare degli autori che, quando non ti rappresentano come un personaggio simpatico, suscitano ondate di odio contro Dio, che nel condannarti avrebbe abusato della sua potenza per avere in te un avversario da tormentare: questo per giustificare l'implacabile odio che nutri contro Dio e contro tutte le sue creature..."

- "Mi accorgo, da questo tuo discorso, che credi di conoscermi a fondo, ma ti sbagli. Nemmeno ti accorgi delle scempiaggini che la tua presunzione ti fa dire. Tu di me non conosci quasi nulla: per te e per tutti gli uomini io resto un mistero."

- "Forse non riesco a dir tutto del tuo essere e della tua natura, ma tu sai che ti conosco quanto basta. So che per capire bene il tuo agire malvagio devo risalire alla tua origine e alla tua natura così come sono descritte nella Bibbia, specialmente nel Vangelo, e nella tradizione cristiana. Queste per me sono le sole fonti credibili, le sole per capire l'origine dei male. Eri una creatura prediletta di Dio e sei divenuto un ribelle; eri un angelo e sei divenuto un demonio; eri un essere di luce e sei diventato spirito delle tenebre. Questo sei tu. Puoi camuffarti fin che vuoi, ma le tue caratteristiche sono queste: una creatura perduta per sempre, un essere senza redenzione. Cristo, che è morto anche per il peggiore degli uomini, non ti ha riservato una sola goccia del suo Sangue. II tuo destino è la dannazione eterna. Passerà il tempo in cui ti è permesso di metterci alla prova e di farci dei male, ma non passerà l'eternità che già pesa tutta intera sul tuo essere e nella quale resterai murato per sempre."

- “Hai detto tutto?”

- "Credo, invece, di aver detto molto poco. Ma non mi importa sapeme di più. Ne ho quanto mi basta per odiarti e stare in guardia contro le tue arti. E soprattutto per pregare, pregare molto per coloro che cedono ai tuoi inganni. In questo so di non essere solo. Ci sono nel mondo milioni di anime che lottano contro di te. C'è con noi Gesù e c'è la sua Madre benedetta. Soprattutto abbiamo in mano nostra la possibilità di rinnovare ogni giorno il sacrificio redentore di Cristo: basta questo da solo per annientare la tua effimera potenza. Può bastare una Messa per strap­parti milioni di anime."

- "Sempre le solite chiacchere. E così non mi hai permesso di dirti quanto volevo. E va bene: parleranno i fatti!"

- "Ho già risposto ora e altre volte alle minacce dei tuoi fatti. Non mi fai paura. C'è con me Colui che è più forte di te. Se dovrò soffrire, lo benedico, perché so che alle mie sofferenze di quaggiù corrisponde per l'eternità un premio che ti farà crepare di invidia. Così per me e così per tutti quelli che confidano nell'amore di Cristo e della Madre sua. Per te, invece, ci sarà solo il peso della tua dannazione, il fuoco inestin­guibile come castigo dei tuo orgoglio e, alla fine dei tempi, la tragica impossibilità, per te, di farci ancora dei male e l'invidia rabbiosa di saperci beati in eterno nel paradiso che tu hai perduto. Ed ora, in nome di Dio e di Colei che è la nostra Madre e la nostra speranza, vattene nel tuo inferno e goditi, per tutta l'eternità, l'odiosa compagnia degli altri angeli stupidamente e sciaguratamente ribelli."



FINE DELLA VICENDA

A conclusione di questa vicenda, avvenne un fatto inatteso. Da vari giorni mi portavo nell'animo il peso di un grosso debito di gratitudine alla Madonna, dinanzi alla quale avevo sentito il primo impulso a scrivere queste pagine e di averlo potuto fare con una protezione che mi mise al sicuro da ogni possibile brutto scherzo del Maligno.

Un pomeriggio mi recai nella chiesa in cui quella cara immagine è venerata e, inginocchiato ai suoi piedi, cominciai a ringraziarla. Dopo pochi minuti, proveniente dalla prima fila di banchi, dov'era stata anche lei a pregare, mi venne incontro la donnetta dell'altra volta. Mi colpirono ancora i suoi occhi luminosissimi e dolci e il sorriso incantevole.

- "Beh, è contento di aver obbedito?"

- "Ma, scusi, signora... "

- "No, signorina."

- "Non potrebbe dirmi, signorina, chi è lei?"

- "Oh, non importa, non importa. "

- "Mi importa molto, invece, sapesse che impressione mi lasciò quella sera!"

- "Le ho fatto paura?"

- "No! Ma mi sembrò che mi avesse letto nell'animo. Sa che cosa pensai? O è una strega o una santa. "

Una risata divertentissima: "Né l'una, né l'altra. Quanto al mio nome non conta. Non serve e la prego di non cercarlo. Le dico solo che sono contenta che lei abbia obbedito".

- "Si vede che è molto interessata a questa faccenda. "

- "Si, moltissimo! Ecco, ora le dirò". Prese una sedia che era lì accanto, mi sedette a fianco e cominciò.

- "Avevo diciotto anni. Gli studi andavano benino. Due miei fratellini erano morti prima che io nascessi. Vivevo col papà e con la mamma, due cristiani che facevano la Comunione tutte le domeniche. Io seguivo il loro esempio. Ero di carattere dolce e sereno. Obbedire non mi costava affatto. "

"Una sera, dopo cena, mi misi come di solito a studiare nella mia cameretta: dovevo preparare un esame abbastanza difficile. Improvvi­samente fui sorpresa dall'apparizione di un ragno gigantesco che si muoveva sulla parete di fronte. Aveva gli occhi gialli, mobili e incande­scenti e mi fissava. Il terrore mi strappò un grido acutissimo, ma proprio in quell'istante la bestiaccia mi fu addosso, mi avvolse e poi scomparve dentro di me. "

"Ciò che avvenne me lo raccontarono i miei genitori. Buttai per aria sedie, macchina per scrivere e comodino. Rovesciai il letto, fracassai una cristalliera e calpestai un'immagine del Sacro Cuore. Con l'aiuto di alcuni vicini mi legarono, ma solo a fatica. Poi mi addormentai. La mattina dopo cominciò una via crucis che doveva durare tre anni. Visite mediche, consulti di specialisti, ricovero in case di cura, medicine a non finire. Una camicia di forza la strappai come se fosse di carta. Ma dopo le diagnosi più strane nessuno riusciva a capirci nulla. Gli attacchi mi prendevano a intermittenza. Quando ero tranquilla potevo anche frequantare l'univer­sità e studiare. Attendevo, come prima, alle faccende di casa con la mamma. Soltanto non potevo più andare in chiesa, o parlare di Messa, di Comunione, o di cose sacre. Allora gli attacchi mi riprendevano ed erano guai". "Solo un piccolo frate che frequentava casa nostra, presente una volta alle mie scenate, ebbe il sospetto del vero male. 'Questa figliola è vittima di una possessione diabolica. Qui i medici non possono farci nulla. Ci vuole un esorcista.' Venne un santo sacerdote autorizzato dal Vicariato. Ciò che avveniva durante le sue preghiere potrebbe riempire un libro. Mi dissero che bestemmiavo da far paura e che insultavo in latino, in greco, in ebraico il povero sacerdote; che neanche due o tre persone riuscivano a tenermi, che mordevo come un cane arrabbiato. Urlavo e graffiavo a sangue chiunque mi venisse a tiro. Sputavo in faccia a tutti, anche al Crocifisso. Strappai un rosario alla mamma, buttai in faccia al papà un bicchiere di acqua santa, perché le sue gocce mi scottavano come spruzzi di acqua bollente."

- "Lei non si accorgeva di nulla? Non era mai cosciente di ciò che diceva e di ciò che faceva?"

- "Quasi mai. Quel maledetto che stava dentro di me faceva tutto e mi faceva dire quelle orribili cose. Soffrivo molto: sembrava che mi si schiantassero le ossa, che mi soffocassero, che un fuoco mi bruciasse dentro. Il mio ospite si calmava soltanto quando l'esorcista, stanco, interrompeva le preghiere, metteva da parte l'acqua santa e se ne andava. Il mio nemico non voleva, e me lo diceva ripetutamente, che ricevessi in casa il padre che faceva l'esorcismo. Lo chiamava il porco. 'Se fai tornare quel porco ti ammazzo, ti porto via con me!'. Una collega universitaria, che più volte si trovò presente, mi descrisse i lineamenti sconvolti e quasi bestiali che assumeva il mio volto, i contorcimenti atroci del corpo, gli occhi stravolti e che facevano paura, le parolacce che mi uscivano di bocca. Vomitavo che non le dico. Vomitavo chiodi, pezzi di ferro, frantumi di vetro senza che la bocca facesse sangue."

"Una volta che il padre impose a quel bestione di rispondere perché si agitava tanto al solo vederlo e sentirlo recitare le preghiere del rituale, intesi bene questa risposta: 'Perché qui io voglio stare in casa mia; soprattutto voglio starvi nascosto. Tu invece mi obblighi a scoprirmi ed è ciò che io non voglio. Non voglio essere scoperto. Non voglio obbedire ai tuoi ordini. Vattene!'.

Tre lunghi anni di sofferenze. Poi finalmente il padre riuscì a liberarmi, io non ricordai più nulla. Solo una grande spossatezza."

- "Che brutta esperienza dev'essere stata!"

- "Però il Signore mi ha voluto bene e in seguito mi ha colmato di grazie. Anche la Madonna mi è stata sempre vicina. "

- "Fu una prova che preannunciava i doni divini."

- "Sì... Ma io volevo dirle questo: che ha fatto molto bene a scrivere dell'angelo delle tenebre. Capisco, quasi nessuno le crederà. Ma comun­que non bisogna tacere. Quello ricorre a tutto pur di non farsi scoprire. Vuol lavorare di nascosto e ci riesce. Voi sacerdoti dovreste essere più coraggiosi nello smascherarlo. Il Signore vi accorda contro il demonio un potere di cui voi non vi rendete conto. Quando arriva a impossessarsi di una povera creatura, solo voi potete sfrattarlo. Egli ha una paura incredibile di voi sacerdoti. Perciò vi odia con tutto se stesso e più degli altri vi circuisce e vi tenta per farvi cadere. Sono tante le vittime che va facendo tra di voi. E pensare che ci sono ornai troppi preti che non credono più nel diavolo e in ciò che va facendo! Ne parlano per divertimento, per burla; non pensano più che si tratta del loro più feroce nemico. Quanto è triste questo! Non si curi di ciò che diranno per quello che ha scritto. Li lasci ridere. Molto di più il diavolo ride di loro. Affidi il suo scritto nelle mani di Lei e non si preoccupi di nulla. La grazia di Dio potrà servirsi di quelle pagine per illuminare tante anime e questo non è poco. Dio la benedica. " A questo punto, la donnetta, col volto divenuto di nuovo sorridente, si alzò, fece una genuflessione verso l'altare, mi salutò e andò via.

Restai con la convinzione di aver incontrato una di quelle anime nascoste che sono molto care a Dio. La curiosità di sapere qualcosa di lei era stata forte, ma la sua fermezza nel voler mantenere il riserbo fu così netta che non ebbi il coraggio di forzarla.


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