A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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29 settembre Festa dei Santi Arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele

Ultimo Aggiornamento: 28/09/2016 20:43
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pellegrinaggio di Papa Giovanni Paolo II a Monte Sant'Angelo (arrivo, discorso in Piazza Vischi, visita alla grotta di San Michele) segue il testo in forma scritturale

[SM=g1740722]

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA POPOLAZIONE DI MONTE SANT’ANGELO

Monte Sant’Angelo (Foggia)
Domenica, 24 maggio 1987




Carissimi fratelli e sorelle!

1. Sono lieto di trovarmi in mezzo a voi all'ombra di questo Santuario di San Michele Arcangelo, che da quindici secoli è meta di pellegrinaggi e punto di riferimento per quanti cercano Dio e desiderano mettersi alla sequela di Cristo, per mezzo del quale « sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà » [1].

Saluto cordialmente tutti voi, pellegrini, qui venuti dai paesi che circondano questo magnifico promontorio del Gargano, che offre allo sguardo del visitatore scorci deliziosi col suo paesaggio dolce, fiorito e con caratteristici gruppi di ulivi contorti sopra la roccia. Saluto in particolare le Autorità civili e religiose, che hanno contribuito a rendere possibile questo incontro pastorale; saluto l'Arcivescovo di Manfredonia, Monsignor Valentino Vailati, a cui va il mio ringraziamento per le parole con le quali ha voluto introdurre questa manifestazione di fede. Saluto anche e soprattutto i Padri Benedettini dell'Abbazia di Montevergíne, che hanno la cura spirituale di questo Santuario. Ad essi, ed in special modo al loro Abate Dom Tommaso Agostino Gubitosa, esprimo la mia gratitudine per l'animazione cristiana e per il clima spirituale che assicurano a quanti vengono qui per ritemprare il loro spirito alle sorgenti della fede.

2. A questo luogo, come già fecero in passato tanti miei Predecessori nella cattedra di Pietro, sono venuto anch'io per godere un istante dell'atmosfera propria di questo Santuario, fatta di silenzio, di preghiera e di penitenza; sono venuto per venerare ed invocare l'Arcangelo San Michele, perché protegga e difenda la Santa Chiesa, in un momento in cui è difficile rendere un'autentica testimonianza cristiana senza compromessi e senza accomodamenti.

Fin da quando Papa Gelasio I concesse, nel 493, il suo assenso alla dedicazione della grotta delle apparizioni dell'Arcangelo San Michele a luogo di culto e vi compì la sua prima visita, concedendo l'indulgenza del « Perdono angelico », una serie di Romani Pontefici si mise sulle sue orme per venerare questo luogo sacro. Tra essi si ricordano Agapito I, Leone IX, Urbano II, Innocenzo II, Celestino III, Urbano VI, Gregorio IX, San Pietro Celestino e Benedetto IX.

Anche numerosi Santi sono venuti qui per attingere forza e conforto. Ricordo San Bernardo, San Guglielmo da Vercelli, fondatore dell'Abbazia di Montevergine, San Tommaso d'Aquino, Santa Caterina da Siena; tra queste visite è rimasta giustamente celebre ed è tuttora viva quella compiuta da San Francesco d'Assisi, che venne qui in preparazione alla Quaresima del 1221. La tradizione dice che egli, ritenendosi indegno di entrare nella grotta sacra, si sarebbe fermato all'ingresso, incidendo un segno di croce su una pietra.

Questa viva e mai interrotta frequentazione di pellegrini illustri ed umili che dall'alto Medioevo fino ai nostri giorni ha fatto di questo Santuario un luogo di incontro di preghiera e di riaffermazione della fede cristiana, dice quanto la figura dell'Arcangelo Michele, che è protagonista in tante pagine dell'Antico e del Nuovo Testamento, sia sentita ed invocata dal popolo e quanto la Chiesa abbia bisogno della sua celeste protezione: di lui, che viene presentato nella Bibbia come il grande lottatore contro il Dragone, il capo dei Demoni. Leggiamo nell'Apocalisse: « Allora avvenne una guerra nel Cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il Dragone. Il Dragone combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu posto per essi nel cielo. Il grande Dragone, il Serpente antico, colui che chiamiamo il Diavolo e Satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli » [2]. L'autore sacro ci presenta in questa drammatica descrizione la vicenda della caduta del primo Angelo, che fu sedotto dall'ambizione di diventare « come Dio ». Di qui la reazione dell'Arcangelo Michele, il cui nome ebraico « Chi come Dio? », rivendica l'unicità di Dio e la sua inviolabilità.

3. Per quanto frammentarie, le notizie della Rivelazione sulla personalità ed il ruolo di San Michele sono molto eloquenti. Egli è l'Arcangelo [3] che rivendica i diritti inalienabili di Dio. È uno dei principi del Cielo eletto alla custodia del Popolo di Dio [4], da cui uscirà il Salvatore. Ora il nuovo popolo di Dio è la Chiesa. Ecco la ragione per cui Essa lo considera come proprio protettore e sostenitore in tutte le sue lotte per la difesa e la diffusione del regno di Dio sulla terra. È vero che « le porte degli inferi non prevarranno », secondo l'assicurazione del Signore [5], ma questo non significa che siamo esenti dalle prove e dalle battaglie contro le insidie del maligno.

In questa lotta, l'Arcangelo Michele è a fianco della Chiesa per difenderla contro tutte le nequizie del secolo, per aiutare i credenti a resistere al Demonio che « come leone ruggente va in giro cercando chi divorare » [6].

Questa lotta contro il Demonio, che contraddistingue la figura dell'Arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il Demonio è tuttora vivo ed operante nel mondo. Infatti il male che è in esso, il disordine che si riscontra nella società, l'incoerenza dell'uomo, la frattura interiore della quale è vittima non sono solo le conseguenze del peccato originale, ma anche effetto dell'azione infestatrice ed oscura del Satana, di questo insidiatore dell'equilibrio morale dell'uomo, che San Paolo non esita a chiamare « il dio di questo mondo » [7], in quanto si manifesta come astuto incantatore, che sa insinuarsi nel gioco del nostro operare per introdurvi deviazioni tanto nocive, quanto all'apparenza conformi alle nostre istintive aspirazioni. Per questo l'Apostolo delle Genti mette i cristiani in guardia dalle insidie del Demonio e dei suoi innumerevoli satelliti, quando esorta gli abitanti di Efeso a rivestirsi « dell'armatura di Dio per poter affrontare le insidie del Diavolo, poiché la nostra lotta non è soltanto col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i Dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell'aria » [8].

A questa lotta ci richiama la figura dell'Arcangelo San Michele, a cui la Chiesa sia in Oriente che in Occidente non ha mai cessato di tributare un culto speciale. Come è noto, il primo Santuario a lui dedicato sorse a Costantinopoli per opera di Costantino: è il celebre Michaëlion, a cui fecero seguito in quella nuova Capitale dell'Impero altre numerose Chiese dedicate all'Arcangelo. In Occidente il culto di San Michele, fin dal V secolo, si era diffuso in molte città come Roma, Milano, Piacenza, Genova, Venezia; e, tra tanti luoghi di culto, certamente il più famoso è questo del monte Gargano. L'Arcangelo è rappresentato sulla porta bronzea, fusa a Costantinopoli nel 1076, nell'atto di abbattere l'infernale Dragone. È questo il simbolo col quale l'arte ce lo rappresenta e la liturgia ce lo fa invocare. Tutti ricordano la preghiera che anni fa si recitava al termine della Santa Messa: « Sancte Michaël Archangele, defende nos in proelio »; tra poco, la ripeterò a nome di tutta la Chiesa.

E prima di elevare tale preghiera, imparto a tutti voi qui presenti, ai vostri familiari ed a tutte le persone care la mia Benedizione, che estendo anche a quanti soffrono nel corpo e nello spirito.

[SM=g1740722] [SM=g1740721]

Nel Nuovo Testamento il termine "arcangelo" è attribuito a Michele. Solo in seguito venne esteso a Gabriele e Raffaele, gli unici tre arcangeli riconosciuti dalla Chiesa, il cui nome è documentato nella Bibbia. San Michele, "chi come Dio?", è capo supremo dell'esercito celeste, degli angeli fedeli a Dio. Antico patrono della Sinagoga oggi è patrono della Chiesa Universale, che lo ha considerato sempre di aiuto nella lotta contro le forze del male.


San Michele Arcangelo
Prega per noi!


[SM=g1740738]

gloria.tv/video/WCmGY4XDScaz1BasoDqDEKPAz


[Modificato da Caterina63 28/09/2016 20:43]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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GLI ANGELI NELLE LITURGIE

UNA SCALA TRA CIELO E TERRA


di mons. Nicola Bux

cliccare qui:

L'Inno del Cherubico: versione orientale della Santa Messa di San Gregorio Magno






[Modificato da Caterina63 09/09/2009 16:29]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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NOVENA A SAN MICHELE ARCANGELO (1)
(dal 20 al 29 settembre, ma può essere eseguita anche in ogno periodo dell'anno)

Deus in adiutorium meum intende
- O Dio vieni a salvarmi

Domine, ad adiuvandum me festina

- Signore vieni presto in mio aiuto.

Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli, nei secoli.
Amen.


Credo in Dio Padre Onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocefisso, morì e fu sepolto. Discese agli inferi, il terzo giorno è resuscitato secondo le Scritture. E’ salito al cielo, siede alla destra del Padre e di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la Santa chiesa Cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la resurrezione della carne, la vita eterna.
Amen.



- Glorioso S. Michele, ci rallegriamo con voi della vittoria che riportaste sopra Lucifero, scacciandolo, per la sua superbia, dal Paradiso. Impetrateci la grazia, di vincere le nostre passioni con l'esercizio della santa umiltà, ed assisteteci, affinchè possiamo riportare trionfo sopra tutti i nemici infernali, specialmente nel punto di nostra morte.

- Si dica con devozione: un Pater, Ave e Gloria.....

- Glorioso S. Michele, ci rallegriamo con voi, che siete quell'Arcangelo prescelto a portare l'invitto stendardo della Redenzione, la S. Croce. Impetrateci la grazia di portare con intrepidezza la croce delle tribolazioni, a gloria di quel Dio che sulla Croce per noi volle morire, e di riuscire, in virtù della medesima, sempre vittoriosi contro i nostri spirituali nemici.

- Si dica con devozione: un Pater, Ave e Gloria.....

- Glorioso S. Michele, ci rallegriamo con voi, che avete ricevuto dal Signore l'incarico di assistere ogni anima che si presenta al divin tribunale. Vi preghiamo di non voler abbandonare l'anima nostra nell'ora della morte, e di difenderci nell'ultima agonia da tutti gli assalti del demonio, sicchè accompagnata da voi al cospetto del Divin Giudice, possiamo ascoltare la dolce sentenza di vita eterna.

- Si dica con devozione: un Pater, Ave e Gloria.....


- In conspectu Angelorum psallam tibi, Deus meus.
Io canterò le vostre lodi alla presenza degli angeli;

- Adorabo ad templum sanctum tuum et confitebor nomini tuo.

vi adorerò nel vostro santo tempio e benedirò il vostro nome.
 

San Michele Arcangelo, difendici nella lotta, sii il nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del maligno. Salvaci dalla perdizione eterna.

1 Padre Nostro a San Michele
1 Padre Nostro a San Gabriele
1 Padre Nostro a San Raffaele
1 Padre Nostro all’Angelo Custode



Preghiamo:

Onnipotente ed Eterno Dio, che nella tua somma Bontà assegnasti in modo mirabile l'Arcangelo Michele come gloriosissimo principe della Chiesa per la salvezza degli uomini, concedi che, con il suo salvifico aiuto, meritiamo di essere efficacemente difesi di fronte a tutti i nemici in modo che, al momento della nostra morte, possiamo essere liberati dal peccato e presentarci alla tua eccelsa e beatissima Maestà. Per Cristo nostro Signore. Amen.


Oremus:
Deus, qui, miro ordine, Angelorum ministeria Hominumque dispensas: concede propitius; ut, a quibus tibi ministrantibus in caelo semper assistitur, ab his in terra vita nostra muniatur.
Per èundum Christum.


Per il giorno 29 a conclusione della Novena:

Preghiera:

Fedelissimo Arcangelo S. Michele, eletto dalla Divina Clemenza a ricevere le anime nostro, nel giorno della vostra Festa a voi ricorriamo, e genuflessi imploriamo il vostro aiuto. Molti sono i mali che ci circondano, innumerevoli e potenti i nemici che tentano rapirci la grazia divina.
Siate pertanto, gloriosissimo principe delle angeliche schiere, nostro sostegno nei pericoli e specialmente nelle tentazioni di quel nemico, che da voi dalle sfere celesti precipitato nel profondo degli abissi, qual leone che rugge cerca di farci sua preda.
Sia continua sopra di noi la vostra protezione, e mai cessate d'intercedere presso quel Dio d'infinita misericordia, che fra tanti angelici spiriti vi ha prescelto a nostro speciale difensore.
Così sia.

 

(1)
Questa Novena è originale, ossia tratta dal "Manuale di Preghiere per Sacre Funzioni" del 1963
Ed è associata l'Indulgenza: "Ai fedeli che in qualsiasi tempo dell'anno reciteranno devotamente questa Novena ed altre preghiere di san Michele Arcangelo, con il proposito di farle per nove giorni consecutivi, è concessa l'Indulgenza di 5 anni una volta, in ciascun giorno; plenaria, alle solite condizioni stabilite dalla Chiesa, terminata la Novena"
.

ATTO DI CONSACRAZIONE A SAN MICHELE ARCANGELO



O grande Principe del cielo, difensore fedelissimo della Chiesa, San Michele Arcangelo, io, quantunque indegno di apparire dinanzi a te, confidando tuttavia nella tua speciale bontà, mi presento a te, accompagnato dal mio Angelo Custode e, in presenza di tutti gli Angeli del cielo che prendo a testimoni della mia devozione verso di te, ti scelgo oggi come mio protettore e particolare avvocato e mi propongo fermamente di onorarti quanto più potrò. Assistimi durante tutta la mia vita, affinché mai io offenda Dio né in opere né in parole né in pensieri. Difendimi contro tutte le tentazioni del demonio, specialmente riguardo la fede e la purezza, e nell'ora della morte infondi la pace alla mia anima e introducila nella Patria eterna.
Amen.


San Michele Arcangelo, difendici nella lotta affinché non periamo nell'estremo giudizio.



[Modificato da Caterina63 21/09/2009 17:12]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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25/09/2009 23:28
 
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29 SETTEMBRE
SANTI ARCANGELI
MICHELE, GABRIELE E RAFFAELE
 (f)

Liturgia delle Ore

UFFICIO DELLE LETTURE



INVITATORIO

V. Signore, apri le mie labbra
R. e la mia bocca proclami la tua lode.
 
Antifona
Venite, adoriamo il Signore
insieme ai suoi angeli.
 
SALMO 94 
Invito a lodare Dio
( http://www.maranatha.it/Ore/SalmInvitPage01.htm )
Esortandovi a vicenda ogni giorno, finché dura « quest'oggi » (Eb 3,13).

Si enunzia e si ripete l'antifona.

Venite, applaudiamo al Signore, *
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie, *
a lui acclamiamo con canti di gioia (Ant.).

Poiché grande Dio è il Signore, *
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra, *
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto, *
le sue mani hanno plasmato la terra (Ant.).

Venite, prostràti adoriamo, *
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, *
il gregge che egli conduce (Ant.).

Ascoltate oggi la sua voce: †
« Non indurite il cuore, *
come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri: *
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Ant.).

Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione †
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, *
non conoscono le mie vie;
 
perciò ho giurato nel mio sdegno: *
Non entreranno nel luogo del mio riposo » (Ant.).

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen (Ant.).
 

Inno

O Cristo, Verbo del Padre,
re glorioso fra gli angeli,
luce e salvezza del mondo,
in te crediamo.

Cibo e bevanda di vita,
balsamo, veste, dimora,
forza, rifugio, conforto,
in te speriamo.

Illumina col tuo Spirito
l'oscura notte del male,
orienta il nostro cammino
incontro al Padre. Amen.
 

Oppure:
Festíva vos, archángeli,

hæc nostra tollunt cántica,

quos in supérna cúria

insígnit ingens glória.
 

Tu nos, cohórtis cælicæ

invícte princeps, Míchael,

dextra corúsca róbora

Deíque serva grátiæ.
 

Qui núntius deléctus es

mysteriórum máximus,

nos lucis usque, Gábriel,

fac diligámus sémitas.
 

Nobis adésto, Ráphael,

ac pátriam peténtibus

morbos repélle córporum,

affer salútem méntium.
 

Vosque angelórum cándida

nos adiuvétis ágmina,

possímus ut consórtio

vestro beáti pérfrui.
 

Summo Parénti et Fílio

honor sit ac Paráclito,

quos vester uno prædicat

concéntus hymno pérpetim. Amen.


1^ Antifona
Il mare fu sconvolto e la terra tremò:
l'arcangelo Michele scendeva dal cielo.


SALMO 96   

Il Signore regna, esulti la terra, *
gioiscano le isole tutte. 
Nubi e tenebre lo avvolgono, *
giustizia e diritto sono la base del suo trono. 

Davanti a lui cammina il fuoco *
e brucia tutt'intorno i suoi nemici. 
Le sue folgori rischiarano il mondo: *
vede e sussulta la terra. 

I monti fondono come cera davanti al Signore, *
davanti al Signore di tutta la terra. 
I cieli annunziano la sua giustizia *
e tutti i popoli contemplano la sua gloria. 

Siano confusi tutti gli adoratori di statue †
e chi si gloria dei propri idoli. *
Si prostrino a lui tutti gli dèi! 

Ascolta Sion e ne gioisce, †
esultano le città di Giuda *
per i tuoi giudizi, Signore. 

Perché tu sei, Signore, l'Altissimo su tutta la terra, *
tu sei eccelso sopra tutti gli dèi. 

Odiate il male, voi che amate il Signore: †
lui che custodisce la vita dei suoi fedeli *
li strapperà dalle mani degli empi. 

Una luce si è levata per il giusto, *
gioia per i retti di cuore. 
Rallegratevi, giusti, nel Signore, *
rendete grazie al suo santo nome.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

1^ Antifona

Il mare fu sconvolto e la terra tremò:
l'arcangelo Michele scendeva dal cielo.

2^ Antifona

L'angelo Gabriele apparve a Zaccaria, e gli disse:
Tua moglie Elisabetta ti darà un figlio,
e lo chiamerai Giovanni.

SALMO 102, 1-13 (I)   
Benedici il Signore, anima mia, *
quanto è in me benedica il suo santo nome. 
Benedici il Signore, anima mia, *
non dimenticare tanti suoi benefici. 

Egli perdona tutte le tue colpe, *
guarisce tutte le tue malattie; 
salva dalla fossa la tua vita, *
ti corona di grazia e di misericordia; 

egli sazia di beni i tuoi giorni *
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. 

Il Signore agisce con giustizia *
e con diritto verso tutti gli oppressi. 
Ha rivelato a Mosè le sue vie, *
ai figli d'Israele le sue opere. 

Buono e pietoso è il Signore, *
lento all'ira e grande nell'amore. 
Egli non continua a contestare *
e non conserva per sempre il suo sdegno. 

Non ci tratta secondo i nostri peccati, *
non ci ripaga secondo le nostre colpe. 

Come il cielo è alto sulla terra, *
così è grande la sua misericordia 
su quanti lo temono;

come dista l'oriente dall'occidente, *
così allontana da noi le nostre colpe.
Come un padre ha pietà dei suoi figli, *
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

2^ Antifona

L'angelo Gabriele apparve a Zaccaria, e gli disse:
Tua moglie Elisabetta ti darà un figlio,
e lo chiamerai Giovanni.


3^ Antifona

Io, Raffaele, angelo del Signore,
sto sempre davanti a lui:
voi beneditelo, raccontate tutti i suoi prodigi.


SALMO 102, 14-22
(II)   

Perché egli sa di che siamo plasmati, *
ricorda che noi siamo polvere. 
Come l'erba sono i giorni dell'uomo, *
come il fiore del campo, così egli fiorisce. 

Lo investe il vento e più non esiste *
e il suo posto non lo riconosce.

La grazia del Signore è da sempre, *
dura in eterno per quanti lo temono; 

la sua giustizia per i figli dei figli, †
per quanti custodiscono la sua alleanza *
e ricordano di osservare i suoi precetti. 

Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono *
e il suo regno abbraccia l'universo. 

Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, †
potenti esecutori dei suoi comandi, *
pronti alla voce della sua parola. 

Benedite il Signore, voi tutte sue schiere, *
suoi ministri, che fate il suo volere. 

Benedite il Signore, voi tutte opere sue, †
in ogni luogo del suo dominio. *
Benedici il Signore, anima mia.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo. 
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.

3^ Antifona

Io, Raffaele, angelo del Signore,
sto sempre davanti a lui:
voi beneditelo, raccontate tutti i suoi prodigi.

Versetto
R.  Benedite il Signore, suoi angeli,
V.  pronti alla voce della sua parola.


Prima Lettura
Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni, apostolo 12, 1-17

Combattimento di Michele con il drago
Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
poiché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte.
Ma essi lo hanno vinto
per mezzo del sangue dell'Agnello
e grazie alla testimonianza del loro martirio,
poiché hanno disprezzato la vita
fino a morire.
Esultate, dunque, o cieli,
e voi che abitate in essi.
Ma guai a voi, terra e mare,
perché il diavolo è precipitato sopra di voi
pieno di grande furore,
sapendo che gli resta poco tempo».
Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente. Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca.
Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù.


Responsorio
  Cfr. Ap 12, 7. 8. 10; 19, 1
R. Scoppiò una guerra nel cielo: Michele combatteva il drago. Si udì una gran voce che diceva: * Salvezza, gloria e potenza al nostro Dio.
V. Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo.
R. Salvezza, gloria e potenza al nostro Dio.



Seconda Lettura

Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)

L'appellativo «angelo» designa l'ufficio, non la natura

E' da sapere che il termine «angelo» denota l'ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli.
Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi.
A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall'ufficio che esercitano.
Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e Raffaele: Medicina di Dio.
Quando deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si possa comprendere, dall'azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio. L'antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio, dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all'Altissimo, alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato all'estremo supplizio. Orbene egli viene presentato in atto di combattere con l'arcangelo Michele, come è detto da Giovanni: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago» (Ap 12, 7).
A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare colui che si degnò di apparire nell'umiltà per debellare le potenze maligne dell'aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero.
Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato «Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.

Responsorio     Cfr. Ap 8, 3. 4; Dn 7, 10
R. Un angelo apparve accanto all'altare del tempio, portando un turibolo d'oro. Gli furono dati molti profumi, * e dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi saliva a Dio.
V. Mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano;
R. e dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi saliva a Dio.


Inno  TE DEUM
Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.

A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;

le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.

O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.

[*] Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.

Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

[*] Quest'ultima parte dell'inno si può omettere.


Orazione
O Dio, che chiami gli angeli e gli uomini a cooperare al tuo disegno di salvezza, concedi a noi, pellegrini sulla terra, la protezione degli spiriti beati, che in cielo stanno davanti a te per servirti e contemplano la gloria del tuo volto. Per il nostro Signore.

R. Amen.
Benediciamo il Signore.

R. Rendiamo grazie a Dio.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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28/09/2009 19:03
 
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LA CORONA ANGELICA

Forma della corona angelica

La corona usata per recitare la «Coroncina Angelica» è formata da nove parti, ciascuna di tre grani per le Ave Maria, preceduti da un grano per il Padre nostro. I quattro grani che precedono la medaglia con l'effigie di San Michele Arcangelo, ricordano che dopo l'invocazione ai nove Cori angelici bisogna recitare ancora quattro Padre nostro in onore dei Santi Arcangeli Michele, Ga­briele e Raffaele e del Santo Angelo custode.
 

Origine della corona angelica

Questo pio esercizio fu rivelato dall'Arcangelo Michele stesso alla serva di Dio Antonia de Astonac in Portogallo.
Il Principe degli Angeli apparendo alla Serva di Dio disse che voleva essere venerato con nove invocazioni in ricordo dei nove Cori degli Angeli.
Ogni invocazione doveva comprendere il ricordo di un Coro angelico e la recita di un Padre nostro e tre Ave Maria e con­cludersi con la recita di quattro Padre nostro: il primo in suo onore, gli altri tre in onore di S. Gabriele, S. Raffaele e degli Angeli custodi. L'Arcangelo promise ancora di ottenere da Dio che colui che l'avesse venerato con la recita di questa coroncina prima della Comunione, sarebbe stato accompagnato alla sacra Mensa da un Angelo di ciascuno dei nove Cori. A chi l'avesse recitata ogni giorno prometteva la continua particolare assistenza sua e di tutti gli Angeli santi durante la vita e in Purgatorio dopo la morte. Benché queste rivelazioni non siano ufficialmente riconosciute dalla Chiesa, tuttavia tale pia pratica si diffuse tra i devoti dell'Ar­cangelo Michele e dei santi Angeli.
La speranza di ricevere le grazie promesse è stata alimentata e sostenuta dal fatto che il Sommo Pontefice Pio IX fece arricchire di numerose indulgenze questo pio e salutare esercizio.
 
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.



O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

S. Michele Arcangelo, difendici nella lotta, per essere salvati nell'estremo giudizio

1a Invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del celeste coro dei Serafini, ci renda il Signore degni della fiamma di perfetta carità. Pater, tre Ave al 1° Coro Angelico.

2a invocazione

Ad intercessione di S. Michele Arcangelo e del Coro celeste dei Cherubini, voglia il Signore darci la grazia di abbandonare la vita del peccato e correre in quella della cristiana perfezione. Pater, tre Ave al 2° Coro Angelico.

3a invocazione

Ad intercessione di S. Michele Arcangelo e del sacro Coro dei Troni, infonda il Signore nei nostri cuori lo spirito di vera e sincera umiltà. Pater, tre Ave al 3° Coro Angelico.

4a invocazione

Ad intercessione di S. Michele Arcangelo e del coro celeste delle Dominazioni, ci dia grazia il Signore di dominare i nostri sensi e correggere le corrotte passioni. Pater, tre Ave al 4° Coro Angelico.

5a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del celeste Coro delle Potestà, il Signore si degni di proteggere le anime nostre dalle insidie e tentazioni del demonio. Pater, tre Ave al 5° Coro Angelico.

6a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro delle ammirabili Virtù celesti, non permetta il Signore che cadiamo nelle tentazioni, ma ci liberi dal male. Pater, tre Ave al 6° Coro Angelico.

7a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro celeste dei Principati, riempia Dio le anime nostre dello spirito di vera e sincera obbe­dienza. Pater, tre Ave al 7° Coro Angelico.

8a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro celeste degli Arcange­li, ci conceda il Signore il dono della perseveranza nella fede e nelle opere buone. Pater, tre Ave al 8° Coro Angelico.

9a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro celeste di tutti gli An­geli, si degni il Signore concederci di essere da essi custoditi nella vita presente e poi introdotti nella gloria dei cieli. Pater, tre Ave al 9° Coro Angelico.

Un Padre nostro a San Michele.
Un Padre nostro a San Gabriele.
Un Padre nostro a San Raffaele.

Un Padre nostro allAngelo Custode.

 

Preghiamo

Onnipotente, sempiterno Dio, che con prodigio di bontà e mi­sericordia, per la salvezza degli uomini hai eletto a Principe della tua Chiesa il glorioso San Michele, concedici, mediante la sua benefica protezione, di essere liberi da tutti i nostri spirituali ne­mici. Nell'ora della nostra morte non ci molesti l'antico avversa­rio, ma sia il tuo Arcangelo Michele a condurci alla presenza del­la tua divina Maestà.

Amen.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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30/09/2009 00:41
 
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Preghiera a S. Michele Arcangelo


San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii nostro aiuto contro la malvagità e le insidie del diavolo.
Che Dio eserciti su di lui il suo dominio, preghiamo supplichevoli: e tu, o Principe della milizia celeste, col divino potere ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per perdere le anime.

Amen.



Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude.

Amen.


Immagini dalla Grotta dove la Chiesa ha da sempre confermato le apparizioni di san Michele Arcangelo...è la grotta visitata da Giovanna da Paolo II del quale è riportato il video in apertura thread.






INNO A SAN MICHELE

San Michele , Angelo di stupendo fulgore /
San Michele / Dal Gargano vegli ogn’or /
Su di noi / Donaci la pace / Guidaci all’amore /
Sveglia in noi / Vera fede / Tuoi miliziani sarem /
San Michele / Difensore delle anime tribolate /
Il maligno hai sconfitto /
Con la spada e l’amor / Vinci in noi il peccato /
Instaura la giustizia / Luce immensa sei per noi /
E, dell’anima affranta / il custode /
San Michele sei avvolto / Dall’eterna luce vera /
Sei conforto interiore / Degli infermi il protettore /
Dacci la speranza / Donaci la purezza /
Accendi in noi la carità /
Vivi per sempre nei cuori.

segue la musica






quanto segue è l'inno composto dalla Comunità Gesù Risorto...un pò rocchettata ma niente male.... [SM=g1740727]





[SM=g1740738] [SM=g1740720]

[SM=g1740733]

Fraternamente CaterinaLD

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08/04/2010 23:46
 
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San Michele Custode dell'Altare


L'Apostolo San Giovanni parla chiaramente, nella sua Apocalisse, dei sette Angeli più belli, più potenti degli altri, ed aventi il privilegio di circondare il trono di Dio. A questi Angeli, la Chiesa rende un culto speciale: sono i sette grandi Arcangeli di cui San Raffaele apprese l'esistenza a Tobia, in onore dei quali i papi Giulio III e Pio IV elevarono, a Roma, una magnifica basilica sul posto delle Terme di Diocleziano, ed a cui la tradizione attribuisce il governo supremo del mondo fisico e morale, sotto la direzione di San Michele, il capo di tutte le gerarchie celesti.

Come lo fa notare Sant'Alfonso dei Liguori, non è naturale che San Michele, ministro od Angelo custode di Gesù Cristo durante i trentatre anni della sua vita mortale, sia anche il custode della sua vita eucaristica? San Eutropio aggiunge che, in una rivelazione, San Michele gli dichiarò che egli era l'Angelo custode della Sacra Eucaristi; che
questa sublime funzione gli era stata confidata dalla Santissima Trinità, il giovedì santo, come Gesù ebbe istituito questo augusto sacramento. Da altre rivelazioni della Santa Vergine e di San Michele, come pure dei miracoli, hanno diverse volte confermato questa credenza in tutti i secoli dell'era cristiana.

Così noi diremo con un pio e sapiente autore, l'abate Fierville: "O anima che ami l'Eucarestia, tuo Dio e tuo tutto, alza gli occhi verso il cielo, vedranno l'Arcangelo Michele riparante con la sua ala il divin Tabernacolo; apprendi da lui ad adorare il Dio nascosto sotto le specie eucaristiche; sentilo invitandoti a nutrirti del suo corpo e del suo sangue che ti comunicheranno la forza divina e depositeranno nel tuo intero essere il germe dell'immortalità. Ma fai attenzione, pensa alla maestà di Colui che è nascosto sotto queste apparenze, purifica il tuo cuore prima di sederti alla Sacra Tavola, agisci con discernimento, poiché ancora lì San Michele vendica la divinità e l'umanità del Verbo fatto carne, atterrando i profanatori e gli ingrati".

Ma San Michele non è solamente il custode dell'Eucarestia, egli ne è anche per così dire il sacrificatore col sacerdote. Come fermò il braccio di Abramo pronto ad immolare suo figlio e provvide alla vittima, dicono i commentatori della Scrittura, così è lui che presenta la Vittima stessa a Dio Padre, con l'incenso delle nostre preghiere e delle nostre adorazioni. Il sacerdote offre, è vero, in nome del popolo fedele, il pane ed il vino, ma come questa offerta è diventata, tra le sue mani, con le parole della consacrazione, il corpo ed il sangue di Nostro Signore, è un angelo che riceve l'ordine di farla gradire all'Altissimo, e quest'angelo, dicono i liturgisti, è San Michele Arcangelo.

La Chiesa stessa ha confermato questa credenza, poiché essa fa recitare al sacerdote durante l'offertorio questa espressiva preghiera: "Il Signore si degni di benedire questo incenso e di riceverlo come un dolce profumo, per intercessione del beato Arcangelo San Michele che siede alla destra dell'altare". E dopo l'elevazione, nel momento in cui ci si inchina per chiedere a Dio di gradire l'immolazione della Santa Vittima, il celebrante aggiunge questa toccante invocazione: "Vi supplichiamo e scongiuriamo, o Dio onnipotente, comandate che questi misteri ineffabili siano portati, dalle mani del vostro santo Angelo, al vostro sublime altare, alla presenza della vostra maestà divina, affinché, dopo aver partecipato a questi celesti misteri e ricevuto il Santissimo Corpo ed il preziosissimo Sangue del vostro adorabile Figlio, noi siamo colmati da tutte le benedizioni e inondati da tutte le grazie del cielo".

Uniamoci dunque al sacerdote pregando San Michele, durante l'augusto sacrificio della messa, di intercedere per noi presso Dio, nostro Salvatore. Chiediamo anche a questo celeste custode di Gesù-Ostia di risvegliare la nostra fede, di fortificare la nostra speranza e di eccitare nelle nostre anime i sentimenti col più ardente amore per l'Ostia divina che risiede giorno e notte nel tabernacolo dell'altare; supplichiamolo soprattutto, quando ci accostiamo alla mensa eucaristica, di presentarci a Nostro Signore, di offrirgli il nostro cuore, e di colmare la nostra anima delle grazie che Dio riserva a quelli che, degnamente preparati, partecipano sovente al divino banchetto degli Angeli.

Tratto da "L'Angelo Custode" n° 4, Agosto 1896, pp- 111-113

Fraternamente CaterinaLD

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19/09/2010 20:39
 
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Vi ricordiamo che da stasera si può cominciare UN TRIDUO a san Michele Arcangelo....



TRIDUO A SAN MICHELE

1. Io credo fermamente, o glorioso Arcangelo Michele, che siete sempre davanti a Dio, pronto a difendere i Suoi divini diritti e a tutelare, col vostro potente aiuto, i vostri devoti allorché sono assaliti dalle suggestioni di Satana e del mondo. Animato da questa fede, a Voi ricorro, o mio celeste Difensore, e ardente vi supplico di difendermi da ogni insidia malefica, soprattutto quando sarò assalito dal nemico infernale che cerca di allonta­narmi da Dio e da ogni perversità del mondo che cerca la mia perdizione nel tempo e nell'eternità. Tre Gloria al Padre….

O Arcangelo Michele, Nostro invitto Difensore, Prega sempre con fervore per noi tutti il buon Gesù.


2. Umilmente in terra prostrato, o glorioso Arcangelo Michele, vi prego di liberarmi dalle mani dei miei nemici sia occulti sia palesi, da falsi testimoni, da lingue malefiche, da discordie familiari e sociali, dalla fame, dalla guerra, da ogni male contagioso, da fòlgori, terremoti e tempeste: le quali cose tutte suole il drago dell'infer­no eccitare a danno nostro. Non lasciate, vi supplico, o Condottiero delle angeliche squadre, di provvedere alle neces­sità di me, vostro servo, e di tutti i tuoi devoti, dando alla terra la fecondità desiderata, pace e concordia tra i popoli cristiani. Tre gloria al Padre…

O Arcangelo Michele, Nostro invitto Difensore, Prega sempre con fervore per noi tutti il buon Gesù.



3. Vi chiedo finalmente, o Principe degli Arcangeli Michele, di liberarmi da ogni infermità spirituale e temporale. Assistetemi in questa presente vita e nell'ultima ora della mia morte, acciò sotto la vostra protezione, rimanendo vincitore di Satana, me ne venga a godere con voi, nel santo paradiso, la divina Bontà, ove spero col vostro aiuto di avervi a ringraziare in eterno.

Deh! Compiacetemi di custodire e patrocinare me, tutti quelli della mia casa e tutti i vostri devoti, affinché col vostro patroci­nio, menando una vita incolpabile, possa un giorno venire a con­templare Iddio e voi e godere l'eterna felicità per tutti i secoli dei secoli. Tre gloria al Padre…

O Arcangelo Michele, Nostro invitto Difensore, Prega sempre con fervore per noi tutti il buon Gesù.

Tratto da: “Preghiere dei Cristiani ai Santi Angeli di Dio”.
Don Marcello Stanzione Milizia di S. Michele

****************************************************

GRANDEZZA DI S. MICHELE NELL'AIUTARE LE ANIME PURGANTI




I. Considera come la carità grande di S. Michele Arcangelo verso i suoi devoti non termina con la vita su questa terra, ma si estende anche a loro sol­lievo quando vanno nel Purgatorio per soddisfare interamente la divina giustizia. Canta la Chiesa nel­l'Ufficio, che Dio consegna a S. Michele le anime sante per introdurle nella patria celeste. Egli deve farle uscire da quel carcere appena sono pie­namente purificate e da quel luogo di tenebre intro­durle nella luce santa. Durante il tempo che le anime benedette si trovano condannate a purificarsi in quel fuoco divoratore, S. Michele interpone i suoi cospicui meriti a loro vantaggio ed ottiene dal mi­sericordioso Dio la facoltà di richiamare le anime dal luogo dei tormenti alla patria della felicità eterna.

II. Considera quanto è salutare per le anime pur­ganti l'intercessione di S. Michele da ciò che av­venne al giovane Willelmo, come narrano alcuni au­tori. Apparve la sua anima, dopo morte, ad un mo­naco assai devoto, dicendogli che non avrebbe po­tuto vedere Dio, fino a quando non si fossero ri­volte preghiere per lui a S. Michele. Pregò il mo­naco e invitò anche altri a pregare S. Michele: l'a­nima di Willelmo potè subito entrare in Paradiso.
Le anime devote di, questo santo principe del Pa­radiso sono felici anche dopo la morte, cadute che siano nel Purgatorio: sanno difatti con certezza che Egli le aiuterà. Oh quanti titoli e motivi per amare e venerare sì eccelso principe!

III. Considera o cristiano, quanto è facile cadere nel Purgatorio, quanto penosa la dimora, e quanto difficile esserne liberato. Un fallo, una curiosità, una parola oziosa ci rendono rei di quel fuoco! E poi, quali e quanti sono i tormenti delle anime purgan­ti? Quel fuoco è assai più tormentoso di tutte le pene che l'uomo può patire in questa vita. Tutti i mali e tormenti di questo mondo sono un niente a confronto di una fiamma sola del Purgatorio, dal quale non si esce se non si è pienamente purificati. Che sarà di te, che ogni giorno ti carichi di difetti e fai volentieri peccati veniali? Chissà quanto lun­go e penoso dovrà essere il tuo Purgatorio! Ricor­ri al tuo celeste Benefattore, e pregaLo che dopo morto venga presto a consolarti e liberarti dalle pene del Purgatorio.



[SM=g1740738]
[Modificato da Caterina63 28/09/2011 15:34]
Fraternamente CaterinaLD

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17/10/2011 22:46
 
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L'Arcangelo Gabriele: il protettore di Radio Vaticana


 

di don Marcello Stanzione

ROMA, lunedì, 17 ottobre 2011 (ZENIT.org) - Riguardo a San Gabriele, il Papa Pio XII il 12 gennaio 1951 con un breve apostolico nominò l’arcangelo patrono delle telecomunicazioni ed affermò che: “Ogni dono eccellente, ogni grazia perfetta discende dall’alto, dal Padre delle luci”. Inoltre il Pontefice sottolineò: “E’ per questo che bisogna ammirare la divina saggezza che ha permesso agli uomini, grazie alle numerose invenzioni nate dal genio della nostra epoca, di potere, per mezzo dell’elettricità, telegrafare agli assenti con una meravigliosa rapidità, telefonare a delle distanze straordinarie, inviare dei messaggi con le onde aeree ed infine contemplare la visione delle cose e dei fatti che si trovano lontanissimi dai luoghi in cui abitano. Questi strumenti, costruiti secondo le regole dell’arte, possono essere molto nocivi se sono impiegati con cattive intenzioni, ma al contrario, possono aiutare potentemente allo sviluppo ed al riaffermarsi delle relazioni fraterne tra gli uomini, al progresso della civilizzazione, alla propagazione illuminata delle arti e delle scienze, ed anche all’insegnamento dei precetti della religione, alla trasmissione della parola del supremo Pastore dalla Sede di Pietro a tutte le nazioni, ed all’ammirabile unione di tutti i cuori per dirigere verso la Maestà divina delle pubbliche preghiere fatte con questo mezzo in tutto l’universo.

E’ per questo che, la nostra Santa Madre Chiesa non si è mai opposta a questo progresso della civilizzazione umana, ma ha avuto ed ha ancora il pensiero di sostenerlo, di svilupparlo e di incoraggiarlo nella più grande misura, essendo dato che tutto ciò che di vero e di nuovo deve essere considerato come una traccia dell’intelligenza divina ed un segno della sua potenza.

Così noi crediamo molto opportuno assicurare a queste scienze meravigliose ed a quelli che le mettono in opera o che le esplorano, il beneficio speciale di una protezione celeste. Alla domanda fatta da molte persone notevoli che, in molte nazioni, esercitano la loro attività in questo ramo, di dare loro ad essi ed ai loro colleghi, come celeste Patrono presso Dio, l’Arcangelo San Gabriele che portò al genere umano, piombato nelle tenebre e disperando quasi della sua salvezza, l’annuncio lungamente augurato della Redenzione degli uomini, noi decidiamo di accogliere favorevolmente, visto la sua importanza e la sua gravità, questa richiesta che è secondo il nostro proprio pensiero e che corrisponde ai nostri propri desideri.

Così dunque, usando della pienezza del nostro potere apostolico, con questa Lettera e per sempre, noi costituiamo e dichiariamo l’Arcangelo San Gabriele, celeste Patrono presso Dio di questa professione, dei suoi specialisti ed impiegati, attribuendogli tutti gli onori ed i privilegi che appartengono regolarmente ai principali Patroni”. In quest’anno 2011 Radio Vaticana compie 80 anni di fondazione e per l’occasione nell’atrio dei Musei Vaticani è stata allestita una mostra che resterà aperta per un anno. E’ davvero speciale la Radio vaticana: è stata progettata dall’inventore stesso della radio, Guglielmo Marconi; ha, come precedentemente sottolineato, come patrono un arcangelo importante, Gabriele, quello dell’Annunciazione; da sempre è diretta dai Padri Gesuiti; il suo segnale di intervallo, molto programmatico, è il “Christus vincit”. Trasmette in più lingue di qualsiasi altra stazione al mondo, ben 45, e ha uno staff che sarebbe riduttivo definire multietnico, composto com’è da persone di 62 nazionalità. Del resto, basta uno sguardo alla sua homepage, dove la ,lista delle pagine è scritta in 11 diversi alfabeti, per capire che siamo in presenza di una piccola ONU delle telecomunicazioni. E’ depositaria di un patrimonio unico, la voce dei sette Papi che hanno parlato ai suoi microfoni, da Pio XI a Benedetto XVI, perché al centro delle sue trasmissioni, da sempre, c’è il Papa.

Non per niente è anche nota come la Radio del Papa. E da quando i papi hanno cominciato a girare il mondo, i suoi inviati li seguono fedelmente e con le loro dirette fanno sentire gli ascoltatori più vicini al Papa pellegrino. Il via lo diede Paolo VI nel 1964 con il viaggio in Terrasanta. Con Giovanni Paolo II i viaggi internazionali raggiunsero la cifra record di 104, e Benedetto XVI promette bene, dato che siamo già a quota 18 in nemmeno 6 anni. E’ una radio multimediale, che alle onde elettromagnetiche, ai satelliti e a Internet affianca ora nuove tecnologie come sistemi di trasmissione in digitale DAB e DRM, che permettono l’invio simultaneo di più programmi sullo stesso canale, con grande risparmio energetico rispetto al vecchio sistema analogico. E infine il sito WEB, formidabile vetrina dell’attività della radio, permette di ascoltare i programmi in diretta o in differita, vedere filmati di eventi papali del Centro Televisivo Vaticano, oppure, con il Podcast, scaricare files audio e video su computer, I-Pod o I- Pad. “Le onde elettriche trasporteranno in tutto il mondo attraverso gli spazi la Sua parola di pace e di benedizione”. Le parole rivolte da Marconi a Pio XI nel 1931 sono sempre attuali: nell’era della multimedialità, la radio Vaticana è più che mai la radio del Papa, il suo microfono per parlare al mondo.

[SM=g1740733] 

 

Pio XII e gli Angeli


 

di don Marcello Stanzione

ROMA, mercoledì, 2 novembre 2011 (ZENIT.org).- Il Papa Pio XII parlò spesso della missione degli Angeli nella vita della Chiesa. Il Pastor Angelicus, come era chiamato, era parti­colarmente devoto dell'Arcangelo Michele.

Nell'anno santo del 1950 Papa Pacelli, con l'enciclica Humani generis ribadì la dottrina tradizionale sugli Angeli, deplo­rando che alcuni arrivino a mettere in discussione il loro essere creaturale personale, riducendoli a figuremitiche e vaporose.

Poiché talvolta si limita il compito degli Spiriti celesti a un ministero di difesa sul piano fisico, il Papa ricorda che gli Angeli hanno cura anche della nostra santificazione, essi sono maestri di ascesi e di mistica. Pio XII in conclusione invitava quei pellegrini a mantenere una certa familiarità con gli Angeli, che si adoperano con costante sollecitudine per la salvezza umana perché: “A Dio piacendo passerete un'eternità di gioia con gli Angeli: imparate fin da ora a conoscerli”.

Papa Pio XII il 15 gennaio 1941 proclamò San Michele Arcangelo patrono e protettore dei radiologi e radioterapeuti. Questi lavorano nei loro rispettivi campi contro pericoli per la salute del proprio corpo e hanno bisogno del patronato degli Angeli che possano proteggerli e assisterli nell’aiutare il malato. Di conseguenza San Michele fu costituito e dichiarato loro patrono e gli fu affidato un ruolo specifico e molto speciale per aiutare i malati e prevenire le malattie.

Il nome di Michele, “Quis ut Deus?”, secondo Pio XII, esprime e significa “Forza di Dio”, ed è soprattutto per questa ragione che il sommo Pontefice dichiarò l’Arcangelo Michele Patrono dell’ordine e della sicurezza pubblica in tutta l’Italia. “Non c’è nessuno che appare più capace e più idoneo a preservare la sicurezza pubblica di quel Principe celeste dell’armata angelica, come ad esempio, l’Arcangelo Michele, poiché egli possiede la forza contro i poteri dell’oscurità” egli disse.

“Assistere Dio a beneficio della nostra salvezza” dice San Giovanni Crisostomo, “è un dovere degli angeli… essi si adoperano per il nostro bene, corrono qua e là per noi, e nessuno lo direbbe, ci rendono servizio”. Tale è anche il dovere dell’Arcangelo Michele il comandante dell’armata angelica. Il papa Pio XII durante l’udienza del 3 ottobre 1958 ad un gruppo di pellegrini americani tenne una memorabile catechesi sul ministero degli angeli custodi. Papa Pacelli ricordò loro che è dopo un lungo periplo che voi siete venuti a Roma, madre amante delle vostre anime. Voi avete attraversato l’Oceano ed il Mediterraneo, visitando le città ed i santuari ricchi di santi ricordi, avete già visto molte cose di questo mondo. Ed il vostro viaggio non è ancora terminato. La terra ed il cielo, le colline e le valli, i centri dei differenti paesi coi loro monumenti antichi ed i loro abitanti moderni, tutto questo, i vostri occhi li hanno contemplati. E quando al notte misteriosa scendeva sul mare immenso, cacciando dal cielo la luce splendente, la creazione si estendeva ai vostri occhi con le milizie celesti delle stelle e dei pianeti che apparivano per riflettere la gloria del loro Creatore. Quanto è grande e bello, pensavate allora, questo mondo visibile !

Ma il mese di ottobre è un mese in cui questa visione si cancella un momento, richiamando al nostro interno spirito che vi è un altro mondo, un mondo invisibile, ma comunque altrettanto reale di quello che voi vedete ed anche vicino a voi. Ieri, la Chiesa ha celebrato la festa dei Santi Angeli. Essi sono gli abitanti di questo mondo invisibile che vi circonda. Essi erano nelle città che voi avete visitate come i custodi della Provvidenza di Dio ; essi sono stati i compagni del vostro viaggio. Cristo non ha detto dei bambini che furono sempre così cari al suo cuore puro ed amante : “I loro Angeli nei cieli vedono incessantemente il volto del Padre mio che è nei cieli ?”. E quando i bambini diventano adulti, i loro Angeli li abbandonano ? Certo che no. “Cantiamo gli Angeli Custodi degli uomini”, diceva la liturgia di ieri, “compagni celesti che il Padre ha dato alla loro fragile natura perché essa non soccomba ai nemici che la insidiano”. Questo stesso pensiero ritorna incessantemente negli scritti dei Padri della Chiesa. Ognuno, per umile che sia, ha degli Angeli per vigilare su di lui. Essi sono gloriosi, puri, magnifici, e nonostante ciò vi sono stati dati come compagni di strada, sono incaricati di vigilare accuratamente su di voi, perché non vi allontaniate da Cristo, loro Signore. E non solamente essi vogliono difendervi contro i pericoli che vi tendono lungo il vostro cammino, ma stanno in modo fattivo al vostro fianco, incoraggiando le vostre anime quando vi sforzate di salire sempre più in alto verso l’unione a Dio da Cristo.

“Carissimi pellegrini, - esclamò Pio XII nei riguardi dei pellegrini - ricevendovi all’inizio del mese di ottobre, noi non possiamo lasciarvi senza esortarvi brevemente a risvegliare ed attizzare il vostro senso del mondo invisibile che vi circonda - “perché le cose visibili non sono che per un tempo, le invisibili sono eterne” - e ad intrattenere certi rapporti familiari con gli Angeli che sono così costanti nella loro sollecitudine per la vostra salvezza e la vostra santità. Voi passerete, Dio lo voglia, una eternità di gioia con essi ; apprendete a conoscerli fin da ora.

Che gli Angeli portino la nostra preghiera per voi fino ai piedi del trono di Dio e possano, per intercessione della loro gloriosa Regina, portarvi grazie numerose da parte del vostro divino Salvatore!”

 

[Modificato da Caterina63 02/11/2011 23:28]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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B16 il male è il demonio

DALLA VISITA IN LIBANO


[SM=g1740733]

La visione di Leone XIII e la preghiera a San Michele Arcangelo

 
Il 13 ottobre 1884, Leone XIII finì di celebrare la Santa Messa nella cappella vaticana. Restò immobile per 10 minuti.

Poi, si precipitò verso il suo ufficio senza dare la minima spiegazione a chi era vicino a lui e che l'aveva visto divenire livido. Leone XIII compose immediatamente una preghiera a San Michele Arcangelo, dando istruzioni perché fosse recitata ovunque al termine di ogni Messa bassa.
Successivamente il Papa darà la sua testimonianza raccontando (sinteticamente) di aver udito satana e Gesù e di aver avuto una terrificante visione dell'inferno :
« ho visto la terra avvolta dalle tenebre e da un abisso, ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la stessa Chiesa che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve S. Michele e ricacciò gli spiriti malvagi nell'abisso.
Poi ho visto S. Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l'Arcangelo »
.
Nel 1994, Papa Giovanni Paolo II ha chiesto che questa preghiera torni attuale : « che la preghiera ci fortifichi per la battaglia spirituale... Papa Leone XIII ha ha certamente avuto un vivo richiamo di questa scena quando ha introdotto in tutta la Chiesa una speciale preghiera a S. Michele Arcangelo... Chiedo a tutti di non dimenticarla e di recitarla per ottenere aiuto nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo ».


San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia contro le malvagità e le insidie del diavolo, sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi ! E Tu, Principe delle milizie celesti con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell'inferno satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime.
Amen
Sancte Michaël Archangele, defende nos in proelio; contra nequitiam et insidias diaboli esto praesidium. Imperet illi Deus, supplices deprecamur: tuque, Princeps militiae caelestis, Satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute in infernum detrude. Amen.




[SM=g1740738]

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA BENEDIZIONE DELLA STATUA RESTAURATA
DI SAN MICHELE ARCANGELO A CASTEL SANT’ANGELO

Lunedì, 29 settembre 1986

Onorevole signor ministro, signor sindaco, illustri signori e gentili signore!

1. Nell’esprimere grato apprezzamento per le nobili parole con cui l’onorevole ministro per i Beni culturali e il signor sindaco hanno interpretato i comuni sentimenti, rivolgo un deferente, cordiale saluto a loro e a tutti i presenti. È con viva gioia che mi trovo qui, nel giorno della festa dei santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, per questa significativa celebrazione del ritorno della celebre statua di san Michele arcangelo sulla sommità di questo Castello, che da essa prende nome. La presenza di tale effigie appartiene infatti al paesaggio e al volto di Roma ormai da molti secoli e ha acquistato una sua imponenza particolarmente maestosa e solenne da quando il mio predecessore Benedetto XIV inaugurò, sul fastigio di questo edificio, l’attuale statua bronzea che raffigura l’Arcangelo nell’atto di riporre la spada nel fodero.

Le testimonianze storiche di un culto reso in questo luogo all’arcangelo Michele portano molto indietro nel tempo. Notizie attendibili attestano l’esistenza, già dall’epoca di Papa Bonifacio IV, di una cappella dedicata al suo culto e situata nella parte alta di questo edificio. L’intenzione era, ovviamente, di affidare la Città alla protezione di questo arcangelo, nel quale già il popolo di Israele vedeva una sua guida sicura (cf. Dn 12, 1) e che la Chiesa di Cristo, nuova famiglia di Dio, poteva perciò continuare a invocare come celeste tutore.

2. Seguendo l’esempio dei miei predecessori, e in sintonia con la tradizione profondamente radicata nella pietà del popolo romano, anch’io desidero invocare san Michele arcangelo quale protettore di questa Città, le cui sorti affido alla sua intercessione e alla sua tutela. Protegga il santo arcangelo l’attività di tutti i romani, ne favorisca la prosperità spirituale e materiale; aiuti ciascuno a orientare la propria condotta secondo i dettami della norma morale; ravvivi negli amministratori della cosa pubblica la volontà di dedizione al bene comune nel rispetto delle leggi e del vero interesse dei cittadini; conforti l’impegno degli onesti nella promozione dei fondamentali valori della giustizia, della solidarietà e della pace; storni da questa città le calamità che ne insidiano il concorde impegno sulla via dell’autentico progresso: in particolare le calamità caratteristiche di questo nostro tempo che sono la dissacrazione della famiglia, la violenza e la droga.

Con le parole di Dante, il vostro grande poeta, rivolgo anch’io al Signore la preghiera che tutte le riassume: “Come del suo voler li angeli tuoi / fan sacrificio a te, cantando osanna, / così facciano li uomini de’ suoi” (Purgatorio, XI, 10-12).

Con questi voti rivolgo il mio pensiero benedicente all’intera popolazione romana, e specialmente agli infermi e ai bambini. E ora imparto alla restaurata statua dell’arcangelo san Michele, la mia benedizione, estendendola al complesso monumentale del san Michele che, dopo i lavori di restauro, viene destinato a funzioni di tutela e di valorizzazione del patrimonio culturale italiano.


*************************

Saluto infinei giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. L'odierna festa degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e quella imminente dei santi Angeli Custodi, ci spingono a pensare alla provvida premura con cui Dio si occupa di ogni persona umana. Sentite accanto a voi, cari giovani, la presenza degli Angeli e lasciatevi guidare da loro, affinché tutta la vostra vita sia illuminata dalla Parola di Dio. Voi, cari ammalati, aiutati dai vostri Angeli Custodi, unite le vostre sofferenze a quelle di Cristo per il rinnovamento spirituale dell'umana società. E voi, cari sposi novelli, ricorrete sovente all'aiuto dei vostri Angeli Custodi, affinché possiate crescere nella costante testimonianza di un amore autentico. (Benedetto XVI Udienza generale del 29.9.2010)

[SM=g1740733]
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[SM=g1740733] Da "Incontri con l'Anima" distribuito dalla Delta Dischi,
Roberto Cacciapaglia ci offre questa emozione tratta da:
"Inno Christe Sanctorum" con la strofa dedicata
a san Michele Arcangelo....

www.gloria.tv/?media=219710


Video per Karaoke confezionato dal
Movimento Domenicano del Rosario
www.sulrosario.org
info@sulrosario.org

CHRISTE, sanctorum decus Angelorum,
Gentis humanae sator et redemptor,
Coelitum nobis tribuas beatas
Scandere sedes.

Angelus pacis Michael in aedes
Coelitus nostras veniat, serenae
Auctor ut pacis lacrimosa in orcum
Bella releget.


Angelus fortis Gabriel, ut hostes
Pellat antiquos, et arnica coelo,
Quae triumphator statuit per orbem,
Templa revisat.

Angelus nostrae medicus salutis,
Adsit e coelo Raphael, ut omnes
Sanet aegrotos, dubiosque vitae
Dirigat actus.

Virgo dux pacis, Genitrixquae lucis,
Et sacer nobis chorus Angelorum
Semper assistat, simul et micantis
Regia coeli.

Praestet hoc nobis Deitas beata
Patris, ac Nati, pariterque sancti
Spiritus, cujus resonat per omnem
Gloria mundum.

*****************************

Cristo, che gloria agli angeli concedi,
Padre de l'uomo e Redentore amato,
Per te raggiungere possiam le sedi
Del ciel beato.

Presto Michele, l'angelo di pace,
Scenda da l'alto sopra i lari nostri,
Nel cupo abisso a ricacciar, pugnace,
Di guerra i mostri.


L'angelo forte, Gabriele, il rio
Nemico sperda, e visiti gli eretti
Templi, che, sempre saran grati a Dio,
Da lui protetti.

Raffael venga, medico pietoso,
Venga dal cielo a rilevare i lassi;
Dei vacillanti nel cammin dubbioso
Conforti i passi.

Di luce e pace l'inclita Regina,
Tutti gli angelici cori gloriosi,
Volgano a noi, con la magion divina,
Sguardi pietosi.

Tanto ci appresti la Deità beata,
II Padre e il Figlio e l'ugualmente Santo
Spirito, cui da per tutto è data
Gloria col canto.



[SM=g1740717]

Il Papa Pio XII parlò spesso della missione degli Angeli nella vita della Chiesa. Il Pastor Angelicus, come era chiamato, era particolarmente devoto dell'Arcangelo Michele che, nel 1949, costituì Patrono e Protettore dei radiologi e radioterapeuti e anche celeste Patrono di tutta l'amministrazione italiana della Pubblica sicurezza, in quanto l'Arcangelo guerriero è dotato di divina fortezza contro le potestà delle tenebre. Nell'anno santo del 1950 Papa Pacelli, con l'enciclica Humani generis ribadì la dottrina tradizionale sugli Angeli, deplo¬rando che alcuni arrivino a mettere in discussione il loro essere creaturale personale, riducendoli a figure mitiche e vaporose. I1 3 ottobre 1959, il Papa rivolse una meravigliosa allocuzione a un folto gruppo di cattolici americani, nella quale, dopo aver ricordato le bellezze della realtà visibile, passò a quelle invisi¬bili, popolate dagli Angeli. "Essi erano nelle città che avete visitato... erano i vostri compagni di viaggio".

Poiché talvolta si limita il compito degli Spiriti celesti a un ministero di difesa sul piano fisico, il Papa ricorda che gli Angeli hanno cura anche della nostra santificazione, essi sono maestri di ascesi e di mistica. Pio XII in conclusione invitava quei pellegrini a mantenere una certa familiarità con gli Angeli, che si adoperano con costante sollecitudine per la salvezza umana perché: “A Dio piacendo passerete un'eternità di gioia con gli Angeli: imparate fin da ora a conoscerli”.

Papa Pio XII il 15 gennaio 1941 proclamò San Michele Arcangelo patrono e protettore dei radiologi e radioterapeuti. Questi lavorano nei loro rispettivi campi contro pericoli per la salute del proprio corpo e hanno bisogno del patronato degli Angeli che possano proteggerli e assisterli nell’aiutare il malato. Di conseguenza San Michele fu costituito e dichiarato loro patrono e gli fu affidato un ruolo specifico e molto speciale per aiutare i malati e prevenire le malattie. Il nome di Michele, “Quis ut Deus?”, secondo Pio XII, esprime e significa “Forza di Dio”, ed è soprattutto per questa ragione che il sommo Pontefice dichiarò l’Arcangelo Michele Patrono dell’ordine e della sicurezza pubblica in tutta l’Italia. “Non c’è nessuno che appare più capace e più idoneo a preservare la sicurezza pubblica di quel Principe celeste dell’armata angelica, come ad esempio, l’Arcangelo Michele, poiché egli possiede la forza contro i poteri dell’oscurità” egli disse.

“Assistere Dio a beneficio della nostra salvezza” dice San Giovanni Crisostomo, “è un dovere degli angeli… essi si adoperano per il nostro bene, corrono qua e là per noi, e nessuno lo direbbe, ci rendono servizio”. Tale è anche il dovere dell’Arcangelo Michele il comandante dell’armata angelica. Il papa Pio XII durante l’udienza del 3 ottobre 1958 ad un gruppo di pellegrini americani tenne una memorabile catechesi sul ministero degli angeli custodi. Papa Pacelli ricordò loro che è dopo un lungo periplo che voi siete venuti a Roma, madre amante delle vostre anime. Voi avete attraversato l’Oceano ed il Mediterraneo, visitando le città ed i santuari ricchi di santi ricordi, avete già visto molte cose di questo mondo. Ed il vostro viaggio non è ancora terminato. La terra ed il cielo, le colline e le valli, i centri dei differenti paesi coi loro monumenti antichi ed i loro abitanti moderni, tutto questo, i vostri occhi li hanno contemplati. E quando al notte misteriosa scendeva sul mare immenso, cacciando dal cielo la luce splendente, la creazione si estendeva ai vostri occhi con le milizie celesti delle stelle e dei pianeti che apparivano per riflettere la gloria del loro Creatore. Quanto è grande e bello, pensavate allora, questo mondo visibile !

Ma il mese di ottobre è un mese in cui questa visione si cancella un momento, richiamando al nostro interno spirito che vi è un altro mondo, un mondo invisibile, ma comunque altrettanto reale di quello che voi vedete ed anche vicino a voi. Ieri, la Chiesa ha celebrato la festa dei Santi Angeli. Essi sono gli abitanti di questo mondo invisibile che vi circonda. Essi erano nelle città che voi avete visitate come i custodi della Provvidenza di Dio ; essi sono stati i compagni del vostro viaggio. Cristo non ha detto dei bambini che furono sempre così cari al suo cuore puro ed amante : “I loro Angeli nei cieli vedono incessantemente il volto del Padre mio che è nei cieli ?”. E quando i bambini diventano adulti, i loro Angeli li abbandonano ? Certo che no.

“Cantiamo gli Angeli Custodi degli uomini”, diceva la liturgia di ieri, “compagni celesti che il Padre ha dato alla loro fragile natura perché essa non soccomba ai nemici che la insidiano”. Questo stesso pensiero ritorna incessantemente negli scritti dei Padri della Chiesa. Ognuno, per umile che sia, ha degli Angeli per vigilare su di lui. Essi sono gloriosi, puri, magnifici, e nonostante ciò vi sono stati dati come compagni di strada, sono incaricati di vigilare accuratamente su di voi, perché non vi allontaniate da Cristo, loro Signore. E non solamente essi vogliono difendervi contro i pericoli che vi tendono lungo il vostro cammino, ma stanno in modo fattivo al vostro fianco, incoraggiando le vostre anime quando vi sforzate di salire sempre più in alto verso l’unione a Dio da Cristo.

“ Carissimi pellegrini, - esclamò Pio XII nei riguardi dei pellegrini - ricevendovi all’inizio di questo mese di ottobre, noi non possiamo lasciarvi senza esortarvi brevemente a risvegliare ed attizzare il vostro senso del mondo invisibile che vi circonda - “perché le cose visibili non sono che per un tempo, le invisibili sono eterne” - e ad intrattenere certi rapporti familiari con gli Angeli che sono così costanti nella loro sollecitudine per la vostra salvezza e la vostra santità. Voi passerete, Dio lo voglia, una eternità di gioia con essi ; apprendete a conoscerli fin da ora.

Che gli Angeli portino la nostra preghiera per voi fino ai piedi del trono di Dio e possano, per intercessione della loro gloriosa Regina, portarvi grazie numerose da parte del vostro divino Salvatore!”

Don Marcello Stanzione


************************

Vi offriamo l'Inno della Tradizione all'Angelo Custode, Angelo Santo e Pio nostro fedel Custode.... probabilmente caduto nel dimenticatoio, e per questo ve lo postiamo in formato karaoke, affinchè le immagini e le parole possano suscitare in noi il ricordo di questo Angelo posto sul nostro cammino, per proteggerci e guidarci...

it.gloria.tv/?media=244276

Movimento Domenicano del Rosario
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Coro "S.Veronica" Coro di Don Natale Bellani - Parrocchia di Santa Maria Nascente in Bonemerse (CR)
dal Cd Inni e Canti



[SM=g1740757]

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[Modificato da Caterina63 29/09/2013 09:56]
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Sancte Michaël Arcangele, defende nos in proelio



San Michele Arcangelo, il comandante delle milizie celesti, il capo delle schiere angeliche fedeli a Dio Onnipotente, il vincitore della battaglia primordiale contro Lucifero e i suoi seguaci, raccontata nel capitolo XII dell'Apocalisse,  è sempre stato molto venerato dal popolo cristiano, sia in  Oriente che in Occidente. 

Nel Messale Romano il suo nome è citato due volte nel Confiteor e nel rito di benedizione dell'incenso, mentre, in tempi più recenti, Papa Leone XIII inserì, dopo aver avuto una spaventosa visione, una speciale preghiera a San Michele dopo l'Ultimo Vangelo della S. Messa.   
Presso Roma, al settimo miglio della via Salaria, sorse probabilmente la prima basilica, oggi scomparsa,  a Lui dedicata.   
La sua costante protezione sulla Chiesa venne inoltre esercitata anche attraverso alcune apparizioni, risalenti principalmente al primo millennio della Cristianità. Le più importanti, fra queste manifestazioni straordinarie, avvennero certamente sul Gargano, in Puglia, nel periodo che andò dal 490 al 493 quando, secondo la Tradizione, egli richiese di essere onorato all'interno di una grotta ipogea dove venne poi ritrovato un altare non consacrato da mani umane.  

Un'altra famosa apparizione dell'Arcangelo risale all'epoca del  pontificato di San Gregorio Magno (590 - 604). In tale occasione il grande Papa, mentre infuriava una pestilenza, vide il Princeps Militiae Celestis sul tetto del mausoleo dell'imperatore Adriano, nell'atto di rinfoderare la sua spada fiammeggiante. 
L'evento fu interpretato come il segno di una speciale protezione e, difatti, il contagio prontamente rientrò Da quel momento quindi il mausoleo fu rinominato, e così viene indicato ancor oggi, Castel S. Angelo. 
In questa rapidissima panoramica sulle manifestazioni soprannaturali di San Michele non possiamo però dimenticare anche l'apparizione, risalente al 709, al Vescovo di Avranches Sant'Auberto. Tale episodio è all'origine del notissimo santuario di Mont Saint Michel in Normandia. La Tradizione racconta che l'Arcangelo avrebbe richiesto la costruzione di una chiesa, a lui dedicata, sulla piccola isola nel Canale della Manica. Ma il presule ignorò, per ben tre volte, il desiderio espresso e il comandante delle milizie divine, allo scopo di mostrare la sua potenza, gli bruciò il cranio toccandolo con un dito, e producendo un foro circolare che tuttavia lasciò in vita l'ecclesiastico. Ancor oggi il capo forato di S. Auberto è conservato, in un reliquiario, all'interno del santuario normanno. 

LE ORIGINI DELLA SACRA

Sappiamo con certezza che già i Longobardi, convertitisi al Cristianesimo grazie alla loro regina Teodolinda (570 - 627), nutrivano una grandissima venerazione verso San Michele. Essi anzi attribuivano direttamente una loro vittoria militare dell'anno 662, contro l'imperatore bizantino Costante II, ad un suo intervento diretto sul campo di battaglia al fianco del re Grimoaldo.   
Il culto micaelico si diffuse dunque con grande rapidità nell'Italia settentrionale e qualche storico sostiene che forse la prima cappella dedicata all'Arcangelo sul monte Pirchiriano, che si trova all'imbocco della Val di Susa, potrebbe risalire proprio all'età longobarda. Non esistono però, in proposito, nè documenti scritti, nè testimonianze archeologiche precise. 
Tutte le cronache giunte fino a noi, seppur frammentarie come per la maggior parte degli eventi così lontani nel tempo, fanno invece risalire la fondazione della Sacra agli ultimi anni del X secolo, in un lasso di tempo che va dal 966 al 983 circa. 
Una fonte, riferita da un monaco Guglielmo che scrisse intorno al 1090, fa direttamente riferimento alla figura di San Giovanni Vincenzo (955 - 1000). Quest'uomo di Dio pare fosse stato in precedenza Arcivescovo di Ravenna per poi ritirarsi a vita eremitica sulle montagne della Val di Susa. La tradizione riporta che egli avrebbe desiderato costruire una cappella in onore dell'Arcangelo sul Monte Caprasio, vetta posta nel versante opposto della valle.  
I materiali raccolti però in vista dell'edificazione furono traslati miracolosamente sul Monte Pirchiriano ed il Santo Vescovo comprese così che quella doveva essere, per volontà celeste,  la collocazione del santuario più gradita a Dio. 
Un'altra narrazione, riferita nella "Chronica Coenobii Sancti Michelis de Clusa" riferisce dell'arrivo del Vescovo di Torino Amizzone che trovò, come nel santuario garganico, un'altare dedicato all'Arcangelo già consacrato. 
Ad ogni modo gli eremiti iniziarono a costruire un piccolo monastero e, fra gli architetti coinvolti, pare ci sia stato anche il celebre San Guglielmo da Volpiano (962 - 1031). 
Prima furono edificate tre cappelle, che oggi fungono da cripta. La grande chiesa abaziale invece, per innalzare la quale fu necessario erigere un poderoso basamento in pietra alto ventisei metri, iniziò a svilupparsi intorno alla metà del XII secolo.    
Nei decenni successivi sorse poi un convento più grande, di cui oggi restano soltanto le imponenti rovine, che poteva ospitare varie decine di religiosi. Nacquero così anche la foresteria, il solenne scalone romanico che consentiva di salire sul basamento, officine e laboratori. 
Da quest'epoca, fino al XVII secolo, si sviluppò altresì una specifica Congregazione Benedettina autonoma, non soggetta all'autorità dei vescovi del luogo, e sciolta, su richiesta dei duchi di Savoia, con una bolla di Papa Gregorio XV nel 1622. 
Nel periodo successivo, e fino al 1836, l'amministrazione del santuario passò ai Canonici della Collegiata di Giaveno, una cittadina poco lontana, nella limitrofa Val Sangone.   

IL SALTO DELLA BELL'ALDA 

Un'altro evento assai significativo, sebbene oggi considerato quasi unanimemente leggendario, ci è stato tramandato dallo storico piemontese P. Gallizia che ne parlò per primo nel 1699, sostenendo di aver udito il racconto da alcuni vecchi che avevano vissuto all'epoca dei fatti.  
Una giovinetta, di nome Alda, si era recata a pregare nella chiesa abaziale ma, all'uscita dal tempio, venne improvvisamente aggredita da alcuni soldati nemici che infestavano la zona. Ella, spaventata per quanto avrebbe potuto capitarle, si mise a correre lungo il muraglione di cinta e, giunta sulla torre angolare del medesimo, piuttosto di cedere alle angherie dei suoi aggressori, preferì gettarsi nel vuoto nel dirupo sottostante. Gli angeli le vennero però in aiuto, sostenendola miracolosamente durante la caduta e posandola dolcemente su un prato in fondo alla valle.  
Purtroppo la ragazza non seppe tuttavia far tesoro del favore celeste che aveva ottenuto. Ella si innorgoglì e pensò di poter ordinare agli Angeli, a suo piacimento, di soccorrerla anche in futuro. 
Così, qualche giorno dopo, Alda radunò sul monte le sue amiche e gli abitanti del villaggio dove abitava. Davanti a tutti, per una civettuola scommessa, risalì sulla torre e si gettò nuovamente nel precipizio.   
Questa volta però nessuno venne a salvarla e la giovane, che si era insuperbita, si schiantò rovinosamente sulle rocce morendo sul colpo. Non bisogna tentare Dio, ci insegna del resto la sana Dottrina, e la Chiesa, quando si è trovata a dover giudicare sulla veridicità dei miracoli, ha sempre accertato che essi avessero una funzione salvifica e non puramente spettacolare. 

LE VICENDE PIÙ RECENTI

Anche il nostro augusto monastero, come tanti altri luoghi sacri, dovette subire purtroppo la chiusura e pesanti danni ad opera delle truppe napoleoniche che invasero il Piemonte nel 1798. L'istituzione, sebbene notevolmente impoverita, fu comunque ripristinata nel 1817 ma solo nel 1836, per effetto di un Breve di Papa Gregorio XVI, e grazie all'interessamento di Re Carlo Alberto (1798 - 1849), l'intera struttura fu assegnata alla Congregazione della Carità fondata da Antonio Rosmini (1797 - 1855). L'abazia passò inoltre sotto la giurisdizione dei Vescovi di Susa.  
Si ebbe così una notevole rifioritura del convento. La chiesa venne nuovamente officiata con regolarità e il Re Carlo Alberto, che teneva molto al rilancio dell'insigne monumento, fece trasportare alla sacra le salme di ventiquattro suoi antenati, affidandone ufficialmente la custodia ai padri rosminiani. 
Questi ultimi, che giunsero ad essere fino a quattordici, riuscirono a restare stabilmente nel monastero anche dopo le famigerate leggi del 1867 che prevedevano l'incameramento, da parte dello Stato, di tutti i beni ecclesiastici.  

Oggi però, a seguito della crisi vocazionale che ha colpito quasi tutti gli ordini religiosi dopo il Concilio Vaticano II, i padri permanentemente presenti alla Sacra sono solo tre. L'antico santuario, a seguito comunque anche della legge regionale n. 64/1994, è stato ufficialmente proclamato "Monumento simbolo del Piemonte" e, grazie anche a questo riconoscimento, ha potuto beneficiare di numerosi approfonditi restauri. Esso domina l'imbocco della Val di Susa è lo si scorge anche da lontano sulla vetta del monte Pirchiriano (m. 960 slm). Nell'ammirarne l'arditezza e l'imponenza della costruzione non si può che restarne stupefatti: certo quei monaci architetti erano davvero abili ed animati da una grande Fede.    
La Sacra di S. Michele è visitata ogni anno da numerosi turisti ma ben pochi purtroppo, oltre ad ammirare il panorama o scattare fotografie alle principali opere artistiche, salgono le pendici del monte Pirchiriano con lo spirito dei pellegrini devoti al Principe delle Milizie Celesti. 
I tempi sono dunque davvero cambiati e l'architettura delle chiese contemporanee, ben diversa dalla solennità di questo complesso,  ne è una eloquente testimonianza. 

 
Marco BONGI  
 
articolo pubblicato sul periodico "Il Cedro", bollettino informativo del Priorato "San Carlo Borromeo" di Montalenghe della FSSPX (n. 2 / 2014)




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NELL'OMELIA CHE SEGUE,
BENEDETTO XVI SPIEGAVA IN CATECHESI
I TRE ARCANGELI.... 
 




CAPPELLA PAPALE PER L’ORDINAZIONE EPISCOPALE DI SEI ECC.MI PRESULI

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Sabato, 29 settembre 2007

 

Cari fratelli e sorelle,

siamo raccolti intorno all’altare del Signore per una circostanza solenne e lieta ad un tempo: l’Ordinazione episcopale di sei nuovi Vescovi, chiamati a svolgere mansioni diverse a servizio dell’unica Chiesa di Cristo. Essi sono Mons. Mieczysław Mokrzycki, Mons. Francesco Brugnaro, Mons. Gianfranco Ravasi, Mons. Tommaso Caputo, Mons. Sergio Pagano, Mons. Vincenzo Di Mauro. A tutti rivolgo il mio saluto cordiale con un fraterno abbraccio. Un saluto particolare va a Mons. Mokrzycki che, insieme a all’attuale Cardinale Stanisław Dziwisz, per molti anni ha servito come segretario il Santo Padre Giovanni Paolo II e poi, dopo la mia elezione a Successore di Pietro, ha fatto anche a me da segretario con grande umiltà, competenza e dedizione. Con lui saluto l’amico di Papa Giovanni Paolo II, il Cardinale Marian Jaworski, a cui Mons. Mokrzycki recherà il proprio aiuto come Coadiutore. Saluto inoltre i Vescovi latini dell’Ucraina, che sono qui a Roma per la loro visita "ad limina Apostolorum". Il mio pensiero va anche ai Vescovi greco-cattolici, alcuni dei quali ho incontrato lunedì scorso, e la Chiesa ortodossa dell’Ucraina. A tutti auguro le benedizioni del Cielo per le loro fatiche miranti a mantenere operante nella loro Terra e a trasmettere alle future generazioni la forza risanatrice e corroborante del Vangelo di Cristo.

Celebriamo questa Ordinazione episcopale nella festa dei tre Arcangeli che nella Scrittura sono menzionati per nome: Michele, Gabriele e Raffaele. Questo ci richiama alla mente che nell’antica Chiesa – già nell’Apocalisse – i Vescovi venivano qualificati "angeli" della loro Chiesa, esprimendo in questo modo un’intima corrispondenza tra il ministero del Vescovo e la missione dell’Angelo. A partire dal compito dell’Angelo si può comprendere il servizio del Vescovo. Ma che cosa è un Angelo? La Sacra Scrittura e la tradizione della Chiesa ci lasciano scorgere due aspetti. Da una parte, l’Angelo è una creatura che sta davanti a Dio, orientata con l’intero suo essere verso Dio. Tutti e tre i nomi degli Arcangeli finiscono con la parola "El", che significa "Dio". Dio è iscritto nei loro nomi, nella loro natura. La loro vera natura è l’esistenza in vista di Lui e per Lui. Proprio così si spiega anche il secondo aspetto che caratterizza gli Angeli: essi sono messaggeri di Dio. Portano Dio agli uomini, aprono il cielo e così aprono la terra. Proprio perché sono presso Dio, possono essere anche molto vicini all’uomo. Dio, infatti, è più intimo a ciascuno di noi di quanto non lo siamo noi stessi. Gli Angeli parlano all’uomo di ciò che costituisce il suo vero essere, di ciò che nella sua vita tanto spesso è coperto e sepolto. Essi lo chiamano a rientrare in se stesso, toccandolo da parte di Dio. In questo senso anche noi esseri umani dovremmo sempre di nuovo diventare angeli gli uni per gli altri – angeli che ci distolgono da vie sbagliate e ci orientano sempre di nuovo verso Dio. Se la Chiesa antica chiama i Vescovi "angeli" della loro Chiesa, intende dire proprio questo: i Vescovi stessi devono essere uomini di Dio, devono vivere orientati verso Dio. "Multum orat pro populo" – "Prega molto per il popolo", dice il Breviario della Chiesa a proposito dei santi Vescovi. Il Vescovo deve essere un orante, uno che intercede per gli uomini presso Dio. Più lo fa, più comprende anche le persone che gli sono affidate e può diventare per loro un angelo – un messaggero di Dio, che le aiuta a trovare la loro vera natura, se stesse, e a vivere l’idea che Dio ha di loro.

Tutto ciò diventa ancora più chiaro se ora guardiamo le figure dei tre Arcangeli la cui festa la Chiesa celebra oggi. C’è innanzitutto Michele. Lo incontriamo nella Sacra Scrittura soprattutto nel Libro di Daniele, nella Lettera dell’Apostolo san Giuda Taddeo e nell’Apocalisse. Di questo Arcangelo si rendono evidenti in questi testi due funzioni. Egli difende la causa dell’unicità di Dio contro la presunzione del drago, del "serpente antico", come dice Giovanni. È il continuo tentativo del serpente di far credere agli uomini che Dio deve scomparire, affinché essi possano diventare grandi; che Dio ci ostacola nella nostra libertà e che perciò noi dobbiamo sbarazzarci di Lui. Ma il drago non accusa solo Dio. L’Apocalisse lo chiama anche "l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusa davanti a Dio giorno e notte" (12, 10). Chi accantona Dio, non rende grande l’uomo, ma gli toglie la sua dignità. Allora l’uomo diventa un prodotto mal riuscito dell’evoluzione. Chi accusa Dio, accusa anche l’uomo. La fede in Dio difende l’uomo in tutte le sue debolezze ed insufficienze: il fulgore di Dio risplende su ogni singolo. È compito del Vescovo, in quanto uomo di Dio, di far spazio a Dio nel mondo contro le negazioni e di difendere così la grandezza dell’uomo. E che cosa si potrebbe dire e pensare di più grande sull’uomo del fatto che Dio stesso si è fatto uomo? L’altra funzione di Michele, secondo la Scrittura, è quella di protettore del Popolo di Dio (cfr Dn 10, 21; 12, 1). Cari amici, siate veramente "angeli custodi" delle Chiese che vi saranno affidate! Aiutate il Popolo di Dio, che dovete precedere nel suo pellegrinaggio, a trovare la gioia nella fede e ad imparare il discernimento degli spiriti: ad accogliere il bene e rifiutare il male, a rimanere e diventare sempre di più, in virtù della speranza della fede, persone che amano in comunione col Dio-Amore.

Incontriamo l’Arcangelo Gabriele soprattutto nel prezioso racconto dell’annuncio a Maria dell’incarnazione di Dio, come ce lo riferisce san Luca (1, 26 – 38). Gabriele è il messaggero dell’incarnazione di Dio. Egli bussa alla porta di Maria e, per suo tramite, Dio stesso chiede a Maria il suo "sì" alla proposta di diventare la Madre del Redentore: di dare la sua carne umana al Verbo eterno di Dio, al Figlio di Dio. Ripetutamente il Signore bussa alle porte del cuore umano. Nell’Apocalisse dice all’"angelo" della Chiesa di Laodicea e, attraverso di lui, agli uomini di tutti i tempi: "Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me" (3, 20). Il Signore sta alla porta – alla porta del mondo e alla porta di ogni singolo cuore. Egli bussa per essere fatto entrare: l’incarnazione di Dio, il suo farsi carne deve continuare sino alla fine dei tempi. Tutti devono essere riuniti in Cristo in un solo corpo: questo ci dicono i grandi inni su Cristo nella Lettera agli Efesini e in quella ai Colossesi. Cristo bussa. Anche oggi Egli ha bisogno di persone che, per così dire, gli mettono a disposizione la propria carne, che gli donano la materia del mondo e della loro vita, servendo così all’unificazione tra Dio e il mondo, alla riconciliazione dell’universo. Cari amici, è vostro compito bussare in nome di Cristo ai cuori degli uomini. Entrando voi stessi in unione con Cristo, potrete anche assumere la funzione di Gabriele: portare la chiamata di Cristo agli uomini.

San Raffaele ci viene presentato soprattutto nel Libro di Tobia come l’Angelo a cui è affidata la mansione di guarire. Quando Gesù invia i suoi discepoli in missione, al compito dell’annuncio del Vangelo vien sempre collegato anche quello di guarire. Il buon Samaritano, accogliendo e guarendo la persona ferita giacente al margine della strada, diventa senza parole un testimone dell’amore di Dio. Quest’uomo ferito, bisognoso di essere guarito, siamo tutti noi. Annunciare il Vangelo, significa già di per sé guarire, perché l’uomo necessita soprattutto della verità e dell’amore. Dell’Arcangelo Raffaele si riferiscono nel Libro di Tobia due compiti emblematici di guarigione. Egli guarisce la comunione disturbata tra uomo e donna. Guarisce il loro amore. Scaccia i demoni che, sempre di nuovo, stracciano e distruggono il loro amore. Purifica l’atmosfera tra i due e dona loro la capacità di accogliersi a vicenda per sempre. Nel racconto di Tobia questa guarigione viene riferita con immagini leggendarie. Nel Nuovo Testamento, l’ordine del matrimonio, stabilito nella creazione e minacciato in modo molteplice dal peccato, viene guarito dal fatto che Cristo lo accoglie nel suo amore redentore. Egli fa del matrimonio un sacramento: il suo amore, salito per noi sulla croce, è la forza risanatrice che, in tutte le confusioni, dona la capacità della riconciliazione, purifica l’atmosfera e guarisce le ferite. Al sacerdote è affidato il compito di condurre gli uomini sempre di nuovo incontro alla forza riconciliatrice dell’amore di Cristo. Deve essere "l’angelo" risanatore che li aiuta ad ancorare il loro amore al sacramento e a viverlo con impegno sempre rinnovato a partire da esso. In secondo luogo, il Libro di Tobia parla della guarigione degli occhi ciechi. Sappiamo tutti quanto oggi siamo minacciati dalla cecità per Dio. Quanto grande è il pericolo che, di fronte a tutto ciò che sulle cose materiali sappiamo e con esse siamo in grado di fare, diventiamo ciechi per la luce di Dio. Guarire questa cecità mediante il messaggio della fede e la testimonianza dell’amore, è il servizio di Raffaele affidato giorno per giorno al sacerdote e in modo speciale al Vescovo. Così, spontaneamente siamo portati a pensare anche al sacramento della Riconciliazione, al sacramento della Penitenza che, nel senso più profondo della parola, è un sacramento di guarigione. La vera ferita dell’anima, infatti, il motivo di tutte le altre nostre ferite, è il peccato. E solo se esiste un perdono in virtù della potenza di Dio, in virtù della potenza dell’amore di Cristo, possiamo essere guariti, possiamo essere redenti.

"Rimanete nel mio amore", ci dice oggi il Signore nel Vangelo (Gv 15, 9). Nell’ora dell’Ordinazione episcopale lo dice in modo particolare a voi, cari amici. Rimanete nel suo amore! Rimanete in quell’amicizia con Lui piena di amore che Egli in quest’ora vi dona di nuovo! Allora la vostra vita porterà frutto – un frutto che rimane (Gv 15, 16). Affinché questo vi sia donato, preghiamo tutti in quest’ora per voi, cari fratelli. Amen.




[Modificato da Caterina63 29/09/2014 12:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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13/08/2015 17:44
 
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  Un sacerdote risponde

Un giovane chiede di essere corretto nelle sue varie affermazioni sui concetti di angelo, di anima e di spirito

Le risposte sono poste in grassetto e corsivo subito dopo le singole domande.

Caro padre Angelo,
sono un giovane studente universitario. Proprio pochi giorni fa è stato san Michele arcangelo. Questa ricorrenza ha indotto a pormi delle domande sulla natura degli angeli, argomento che le dovrebbe essere caro visto il nome che porta.

Carissimo, 
solo alcune delle tue affermazioni sono corrette. 
Tutte le altre hanno bisogno di precisazioni.

Le mie convinzioni a riguardo sono le seguenti:
1) gli angeli non hanno anima ma soltanto spirito;

se per anima s’intende ciò che dà vita ad un corpo, evidentemente gli angeli non possiedono un’anima, ma sono sostanze o esseri spirituali.
Si distinguono da Dio perché sono costituiti di atto e di potenza.
Solo Dio è atto puro, perfezione somma.

2) l'uomo è un'anima, ma ha uno spirito da quando lo Spirito Santo viene insufflato in noi (mi si passi il termine) attraverso i Sacramenti;

l’uomo non è un’anima, ma è dotato di anima. È infatti composto di corpo e di anima.
L’anima dell’uomo – sotto il profilo ontologico (e cioè dal punto di vista dell’essere) - è un essere spirituale.
Pertanto per natura l’uomo è composto di materia e di spirito.
Quando si usa la parola spirito è necessario distinguere.
Vi sono infatti delle realtà create che sono spirituali di loro natura (come ad esempio l’anima umana e gli angeli).
Quando San Paolo distingue tra anima e spirito, per spirito intende la partecipazione alla vita soprannaturale di Dio.
Allora questa partecipazione alla vita soprannaturale la possiedono gli angeli che si trovano in paradiso (e non quelli che trovano all’inferno) e le anime in grazia.
Questa grazia o vita spirituale (partecipazione dello Spirito Santo) ci viene comunicata ordinariamente nei Sacramenti.

3) lo Spirito Santo e lo spirito dell'uomo sono la stessa cosa, nel senso che lo spirito dell'uomo implica lo Spirito Santo;

no, no. 
L’uomo che vive in grazia non è lo Spirito Santo, ma possiede una partecipazione dello Spirito Santo nel medesimo modo in cui un metallo incandescente non è lo stesso fuoco, ma ha una partecipazione del fuoco. E tale partecipazione lo rende incandescente.

4) riprendendo la ripartizione aristotelica delle funzioni dell'anima, nel momento in cui l'anima umana riceve lo Spirito Santo allora acquisisce anche una funzione spirituale, la quale affianca le preesistenti funzioni vegetativa, sensitiva, intellettiva;

Se quando dici: “acquisisce una funzione spirituale” intendi una partecipazione della vita divina, dello Spirito Santo o dell’ordine soprannaturale sono d’accordo.
Tuttavia anche la funzione intellettiva di sua natura è spirituale, sebbene non di ordine soprannaturale.

5) il concetto di Spirito è stato sviluppato per lo più dalla teologia cristiana. Ne è prova il fatto che la lingua greca, per indicare 'spirito' (pneuma) e 'anima' (psiche), usa i due termini simili, concettualmente affini al concetto di respiro;

È necessario ancora precisare: di Spirito (e di Spirito Santo) parla Nostro Signore. Lo Spirito Santo viene indicato col termine Pneuma, che evoca il concetto di respiro, ma non si tratta di un respiro di ordine materiale.
L’Amore, compreso l’Amore di Dio assomiglia ad uno “spirare o soffiare”, ad un’effusione.

6) gli animali hanno un'anima vegetativa e sensitiva, mancano di quella intellettiva e spirituale, quindi la loro vita si esaurisce con la morte;

Questa è l’unica affermazione perfettamente esatta e che non necessita di distinzioni o precisazioni.

7) Dio è in sostanza pura anima. Se le tre Persone di Dio sono consustanziali allora anche lo Spirito Santo è pura anima;

Anche qui è necessaria una distinzione: se per anima s’intende ciò che dà la vita ad un corpo, Dio non  possiede anima.
Quando si parla di anima si evoca una realtà che per natura è sempre agganciata ad un corpo, di cui è il principio vitale.
Le anime separate, come le anime dei defunti, sono in una situazione innaturale, perché l’anima è fatta per essere principio vivificante di un corpo.

8) gli Angeli non sono mai stati uomini, quindi è sbagliato dire san Michele;

Certamente gli Angeli non sono mai stati uomini,
Tuttavia se per santo s’intende il partecipare alla vita divina, allora gli angeli, compreso San Michele, sono Santi.
L’unico Santo per natura è Dio.
Tutto gli altri (angeli o uomini) lo sono per partecipazione.

Le chiedo di correggere punto per punto i miei errori. So che saranno molti visto che in quest'ambito mi muovo solo da autodidatta. Le sarei molto grato se potesse aiutare una povera anima ad avvicinarsi alla verità. 
La saluto e la ringrazio.

Ti ringrazio per tutti i quesiti che mi hai posto e apprezzo la tua umiltà nel chiedere di essere corretto.

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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09/09/2015 17:28
 
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Leggenda e Fede alla Sacra di San Michele











di Francesco Filipazzi

Una leggenda narra che l’Arcangelo Michele durante la prima lotta contro Lucifero, sferrasse un colpo di spada così potente da fendere il suolo per migliaia di chilometri. La fenditura oggi non c’è più, ma la “linea sacra di San Michele” esiste ancora e, in maniera davvero singolare e incredibile, unisce in linea retta tre santuari dedicati al culto micaelico.

La linea se prolungata sulla cartina, giunge fino a Gerusalemme e tocca altri luoghi importanti del culto di San Michele in Cornovaglia e in Irlanda. Esattamente a metà fra il francese Mont Saint Michel e il pugliese Monte San Michele sorge, in provincia di Torino, la Sacra di San Michele, antico monumento che domina la Val di Susa sul monte Pirchiriano.

La datazione della prima costruzione è incerta. Si sa che il luogo era utilizzato dai romani prima e dai longobardi poi come presidio di controllo della valle. Negli ultimi decenni del decimo secolo iniziò la costruzione della Sacra che divenne poi un convento di monaci benedettini. La struttura sopravvisse nei secoli, grazie ad interventi di manutenzione, ospitando la residenza monacale e il culto di San Michele. Nel XVII secolo venne abbandonata, per essere riportata in auge da Carlo Alberto di Savoia a partire dal 1836. Oggi è luogo di pellegrinaggio e turismo.

La struttura è conservata quasi intatta e la sua visione, sin dalla valle, evoca nella mente la grandezza e la magnificenza del Medioevo. L’impatto visivo è tale che Umberto Eco, nello scrivere “Il nome della rosa” fece muovere i suoi personaggi in uno scenario molto simile a quello della Sacra.

Alcune raffigurazioni ancora conservate

Va da sé che nella zona, intrisa di magia, sorgessero leggende e tradizioni popolari. Si tramanda ad esempio che una bella ragazza di nome Alda, in fuga da una banda di razziatori che stavano mettendo a ferro e fuoco la Val di Susa, si rifugiasse in una torre annessa alla Sacra, oggi Torre della Bell’Alda, per non subire oltraggi da quei briganti. Pur di non finire nelle loro grinfie, raccomandò la sua anima alla Madonna e si gettò giù dalla torre, ma venne tratta in salvo da due angeli inviati da Nostra Signora a salvarla. Successivamente nessuno credette al racconto e dunque, per provarne la veridicità, Alda si rigettò dalla torre ma, essendo quel gesto fatto solo per mettersi in mostra, nessuno andò a salvarla e la poveretta si spiaccicò al suolo.

Altre leggende sono narrate e altre molto probabilmente sono andate perdute.Ciò non toglie che la Sacra sia un luogo meraviglioso che merita una visita, soprattutto in estate quando la natura intorno è lussureggiante e il sole illumina quelle mura antiche sorte mille anni fa.






Fraternamente CaterinaLD

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