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Perchè la Chiesa Cattolica ha condannato il Comunismo (importante)

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2016 21:26
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23/09/2009 21:45
 
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Luigi Gedda (1902-2000) spese tutta la propria vita per l’Italia e per il Papa.

Tuttavia, oggi si ricorda soltanto che fu grazie alle sue naturali doti organizzative che venne sconfitto il blocco socialista nelle elezioni del 1948.

Infatti, nell’udienza del 10-1-1948, Papa Pio XII affermò che le previste elezioni erano "una lotta decisiva e che perciò è il momento di impegnare tutte le nostre forze", ribadendo la propria scontentezza "per gli errori commessi dai democristiani, per le beghe interne al partito, per la leggerezza con la quale essi affrontano i problemi
".

Certo, questa vittoria è il suo principale merito davanti all’Italia, ma agli occhi di Maria Santissima contano forse di più la fortezza interiore con cui Luigi Gedda sopportò la successiva, ininterrotta, opera di denigrazione e diffamazione di cui fu oggetto fino al suo ultimo giorno di vita.

Questa fortezza era il frutto di una profonda vita interiore incentrata sulla Passione. Il volumetto che, grazie ai figli spirituali del prof. Gedda confluiti negli “Operai di Cristo”, Associazione di Diritto Pontificio, oggi distribuiamo gratuitamente è uno dei molti – il più breve – che possono introdurre ad una spiritualità orientata all’azione per una nuova affermazione del cattolicesimo nel nostro martoriato Paese.


Nota: E’ possibile scaricare gratuitamente  l’opera “Getsemani” dal sito www.societaoperaia.org e vi è una recensione delle “Memorie inedite dell’artefice della sconfitta del Fronte Popolare” a questo indirizzo: http://www.totustuus.biz/users/altrastoria/c281_a03.htm



4. Il Comitato Civico

L'8 febbraio del 1948, il giorno in cui Luigi Gedda su mandato di Pio XII fondò il Comitato Civico provocando la più massiccia mobilitazione delle coscienze del dopo guerra, io ero ancora ragasso iscritto alla sezione pre-juniores dell'Associazione di Azione cattolica "Contardo Ferrini" di Mondovì Breo.
Quell'anno, la situazione politica, economica e sociale dell'Italia rifletteva tutto il peso delle conseguenze drammatiche della guerra.

il fascismo era stato finalmente sconfitto, ma il futuro si presentava denso di incognite.
Si era alla vigilia delle elezioni del 18 aprile ed i cattolici temevano l'eventuale vittoria del Fronte popolare, guidato dal partito comunista italiano.
Per la verità, io allora non comprendevo la gravità della nuova situazione politica che si era creata soprattutto dal punto di vista dell'avvenire del Paese.
Pensavo che grazie all'epica insurrezione generale del 25 aprile del '45 contro gli ultimi focolai della dittatura fascista, che portò al ripristino delle libertà civiche e politiche, l'Italia non avrebbe più corso alcun pericolo.

Ero ingenuo e disinformato.

Sentivo parlare del pericolo comunista ma immaginavo una realtà lontana, anche perché a Mondovì, io che frequentavo gli ambienti giovanili cattolici, non conoscevo una sola persona che apertamente si dichiarasse comunista.
Quando però decisi di chiarire a me stesso l'argomento, di verificare se veramente il comunismo si identificava con il materialismo, con la lotta feroce alla Chiesa ed alle libertà dell'uomo, allora scattò nel mio animo, sempre tormentato dalla ricerca della verità, il desiderio di approfondire le basi teoriche di quella dottrina materialista.

Ero povero, mio padre era tornato da un campo di concentramento in Germania, ed io non avevo il denaro per acquisire i libri che mi servivano per la ricerca e, inoltre, non volevo fare sapere a nessuno, compresi i miei genitori, che avrebbero sicuramente disapprovato, quello che stavo per fare. Senza troppa convinzione, tramite l'Ambasciatore sovietico a Roma, scrissi a Stalin (25) una lettera pregandolo di volermi offrire qualche libro per conoscere la dottrina comunista.

Inaspettatamente, quindici giorni dopo ricevetti presso la mia abitazione un voluminoso pacco.
Erano i libri richiesti che mi affrettai a leggere con attenzione, quasi con avidità.

Mi convinsi subito dell'enorme pericolo per la Chiesa, per l'Italia, per la libertà di ogni uomo, rappresentato da quella dottrina che voleva annientare con l'idea stessa di Dio, ogni religione, negare ogni realtà soprannaturale e fondare tutto sul materialismo dialettico e storico
.

Oggi, in una situazione storica radicalmente mutata, con una Italia democratica inserita in un concerto di democrazie europee, non è facile comprendere quegli anni e quel periodo.
Allora si trattava di difendere l'avvenire stesso del popolo italiano, di non fare cadere il nostro Paese nella sfera di influenza del comunismo sovietico, notoriamente una dittatura peggiore della dittatura fascista.

Nacque allora, come ricordato, il Comitato Civico.
Un merito storico di Luigi Gedda, un "miracolo organizzativo senza precedenti": "...in pochi giorni i cattolici italiani vengono mobilitati grazie all'istituzione di ventimila Comitati elettorali, i quali promuovevano una propaganda diretta a fare emergere il dovere religioso e morale di impegnarsi in una "battaglia di civiltà" contro l'astensionismo e il comunismo" (26).
Da notare che il Comitato Civico non è mai stato una organizzazione partitica, non tendeva ad una rappresentanza politica.

Le motivazioni profonde della difesa della libertà erano meramente religiose.
Si combatteva il materialismo che rischiava di dilagare nelle coscienze, si contrastava l'errore favorendo il risanamento morale dell'ambiente sociale. Questo era l'insegnamento dettato e continuamente ribadito ai quadri dirigenti da Luigi Gedda e da Padre Lucio Migliaccio O.M.D., splendida figura di sacerdote e Assistente ecclesiastico nazionale dell'organizzazione.

Una missione religiosa dunque, un autentico apostolato civico, "un'articolazione tra la coscienza cristiana di un vasto elettorato e la forza politica che si propose di rappresentarlo".
Apprendemmo inoltre, attraverso le parole di Gedda, che il "cattolico-cittadino", per usare l'espressione adoperata da Paolo VI nel discorso ai Comitati Civici del 30 gennaio 1965, "è il cattolico che sente il dovere di assolvere ad una missione che oltrepassa la sua persona, una missione sociale e precisamente una missione civica, essendo il civismo un particolare aspetto dell'attività sociale della persona umana" (27).

A cento anni dalla sua nascita, la figura di Luigi Gedda gicanteggia come una dei principali artefici della grande vittoria del 18 aprile 1948.
Un merito che soltanto le generazioni di domani sapranno valutare nella giusta dimensione storica, in un'ottica religiosa e nel suo significato più autentico anche perché "il nome di Luigi Gedda è di quelli destinati a suscitare ancora oggi, passioni e polemiche. La memoria collettiva ed il lavoro di una generazione di storici tengono alla ribalta il ruolo che questo medico e scienziato di vaglia ha avuto nell'ora drammatica per l'Italia e per gli italiani del passaggio tra fascismo e democrazia, della fondazione e del consolidmento della Repubblica" (28).


Per inciso ricordo alcuni dati che a mio avviso sono sufficienti per comprendere l'ampiezza della vittoria del 18 aprile 1948: nelle elezioni per l'Assemblea Costituente del 1946, gli elettori che scelsero la Democrazia cristiana furono 8.101.004; nelle elezioni del 1948 per la Camera dei Deputati, le persone che votarono per la Democrazia Cristiana furono 12.741.299.
Un incremento di circa cinque milioni di voti, straordinario sotto ogni aspetto, che è stato reso possibile soltanto a seguito della mobilitazione generale dei cattolici operata dal Comitato Civico in un momento di svolta dall'inequivocabile significato spirituale delle vicende italiane. Difatti, come autorevolmente osserva Giuseppe Vedovato, per chiarire appunto il senso vero di quei drammatici ed esaltanti eventi "Luigi Gedda affidava a Tabor, la rivista per la vita spirituale e culturale dei laici, un articolo dal titolo: "Significato spirituale del 18 aprile" (marzo-aprile 1988) in cui inseriva quegli eventi nello sviluppo dell'Azione Cattolica negli anni Venti, trenta e Quaranta, "che rappresenta lo zoccolo sul quale la Democrazia Cristiana ha potuto raccogliere intorno a sè un elettorato ragguardevole".

Aggiungeva anzi che tutto il processo di rinnovamento della Chiesa fino ai giorni di Giovanni Paolo II è stato consentito anche grazie alla vittoria del 18 aprile ed al suo valore di libertà per tutti, per la vita politica italiana e non solo italiana. (29).
Sono convinto che la storia non si fa con il senno di poi e che la vera storia è quella che si scrive nelle coscienze; tuttavia, mi sia consentita una domanda che non vuole apparire retorica e che quasi sicuramente non potrà trovare risposta, ma che comunque ancora oggi angustia il mio animo: quale sarebbe stato l'avvenire del nostro Paese e dell'Europa senza la vittoria del 18 aprile?
Ma grazie a Pio XII, il Pontefice che con il suo Magistero ha illuminato la Chiesa "come fonte che zampilla in pubblica piazza" (30) e l'apostolo laico Luigi Gedda, l'Italia ha potuto intraprendere il suo cammino di libertà, di progresso civile, di giustizia e di pace
.


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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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