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RISPOSTE RIGUARDANTI ALCUNI ASPETTI CIRCA LA DOTTRINA SULLA CHIESA

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2018 08:45
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Sesso: Femminile
01/07/2010 23:02
 
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Chi ha paura del "subsistit" ?

Ave Maria!

In molti ambienti tradizionalisti, Lumen Gentium 8b e l'espressione subsistit, costituiscono un vero tormentone. Il testo incriminato è il seguente:
"Questa Chiesa [l'unica Chiesa di Cristo], in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità cattolica" [1].

Se indubbiamente è vero che sul significato di subsistit è possibile giocare sporco, cercando di privare la Chiesa Cattolica della sua prerogativa di essere l'unica mediatrice della salvezza arrecataci da nostro Signore Gesù Cristo, questa espressione - rettamente intesa - costituisce un vero e proprio più che positivo progresso teologico. Ritengo quindi infondate le paure, le allergie, le insofferenze, le critiche a questa espressione, quali si possono cogliere numerose tra gli scritti anche di buoni tradizionalisti. Cercherò ora di provare quanto affermo.

Che differenza c'è tra est e subsistit?

Innanzi tutto dobbiamo dire che le due frasi "la Chiesa di Cristo è la Chiesa cattolica", e "la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica", non sono contraddittorie, (cioè o è vera l'una o e vera l'altra), ma ognuna dice qualcosa "in più" dell'altra.

E, in base ad una lettura della costituzione dogmatica Lumen Gentium, si evince - come ha ben riassunto anche il recente responso della Congregazione per la Dottrina della Fede [2] - che l'espressione subsistit (sussiste) indica che la Chiesa di Cristo è, in modo perfetto e totale, la Santa Chiesa Cattolica. Non solo è, ma lo è in massimo grado: per usare le parole del documento appena citato, l'uso dell'espressione "sussiste" indica "la piena identità della Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica" (il grassetto corsivo è mio).

Perché è stato ritenuto opportuno usare subsistit, invece di continuare ad usare est?

Per spiegare la presenza della grazia e l'azione dello Spirito Santo fuori dai confini visibili della Chiesa stessa.

È sempre stata dottrina della Chiesa che gli infedeli, i quali senza loro colpa seguono una falsa religione, se fanno tutto il bene che possono in base a quanto Dio ha dato loro di conoscere, possono salvarsi [3].

Così esprime questa verità il Catechismo maggiore di San Pio X:

"171 D. Ma chi si trovasse, senza sua colpa, fuori della Chiesa, potrebbe salvarsi?

R. Chi, trovandosi senza sua colpa, ossia in buona fede, fuori della Chiesa, avesse ricevuto il Battesimo, o ne avesse il desiderio almeno implicito; cercasse inoltre sinceramente la verità e compisse la volontà di Dio come meglio può; benché separato dal corpo della Chiesa, sarebbe unito all'anima di lei e quindi in via di salute".

In modo stupendo Dante Alighieri:

Ma vedi molti gridan «Cristo Cristo!»
che saranno in giudizio assai men prope
a lui che tal che non conosce Cristo [4]

Tuttavia, se gli infedeli - tali per ignoranza invincibile - si salvano, si salvano sempre nella Chiesa cattolica, anche se non lo sanno; è infatti sacrosanta verità irrinunciabile del nostro deposito della fede che "fuori dalla Chiesa Cattolica non c'è salvezza" [5].

Inoltre, se, per esempio, un mussulmano compie un atto di giustizia, lo può fare solo con la grazia di Cristo mediata dalla Santa Chiesa Cattolica. La frase di Gesù "senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5), è valida anche per gli infedeli.

Infatti sono state condannata le seguenti proposizioni gianseniste [6]:

"Pagani, Giudei, eretici e altri di questo genere non ricevono assolutamente nessun influsso da Gesù Cristo: si deduce quindi rettamente da questo che in loro c'è la nuda e inerme volontà, senza nessuna grazia sufficiente" (Denz/36a ed., n. 2305).

"Il non credente in ogni azione pecca necessariamente" (Denz/36a ed., n. 2308).

"Tutto ciò che non proviene dalla fede cristiana soprannaturale che opera per l'amore, è peccato" (Denz/36a ed., n. 2311).

Allora il problema è questo: gli eretici, gli scismatici, gi infedeli, che compiono il bene per mezzo della Grazia, da dove attingono questa stessa Grazia?

Direttamente da Cristo, senza alcuna mediazione? No, perché non si può separare il Capo dal Corpo che è la Chiesa (Cf. Ef 1, 23). Come direbbe Giovanni Paolo II, "Non si tema di cadere con ciò in una forma di «ecclesiocentrismo»" (Redemptoris Missio, § 19).

Attingono forse i lontani la Grazia dalla loro falsa religione o denominazione? Assolutamente no. Si tratta di una sorta di prestito, di una partecipazione alla grazia e alla verità che appartengono propriamente solo alla Chiesa Cattolica.

Facciamo un esempio: un luterano battezza un bambino; ancorché amministrato da un eretico il battesimo è valido; la grazia viene trasmessa al bambino, che, se battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, riceve veramente la grazia del sacramento, gli viene rimesso il peccato originale, da ingiusto diventa giusto etc.

Si può dire che questa grazia è una grazia ottenuta dalla appartenenza alla falsa denominazione? Assolutamente no: si tratta di una grazia propria della Chiesa Cattolica, grazia che però agisce, in modo straordinario, fuori dai confini visibili della Chiesa stessa.

Si può dire che è la falsa denominazione religiosa che opera il sacramento salutare? Assolutamente no: come afferma il documento della C.d.F. sopra citato "la Chiesa di Cristo è presente e operante nelle Chiese e nelle Comunità ecclesiali non ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica grazie agli elementi di santificazione e di verità che sono presenti in esse".

Non solo. Siccome questa grazia è autentica grazia, e lo Spirito Santo è il vero Spirito Santo, un atto salutare compiuto da un infedele comporta che tanto la grazia quanto lo Spirito Santo che gli hanno permesso l'atto salutare, non possono fare altro che attirarlo verso la verità tutta intera.

Mi si permetta un altro esempio per descrivere i doni della Chiesa Cattolica presenti in altre credenze: immaginiamo una Madre che serve in un piatto sporco una buona pietanza, per non lasciare morire di fame un figlio, che non vuole ancora prendere cibo nella sala del convito. Questo cibo non è opera del figlio lontano e neppure è preparato nel tugurio dove egli abita. Tuttavia la Madre sa bene sa che se questo figlio, per ora riluttante, rifiuta l'invito senza colpa soggettiva, prima o poi verrà ingolosito da questo cibo e attirato nella Reggia.

E così si capisce bene il responso - sempre nel documento in questione sopra citato - al terzo quesito:

"Perché viene adoperata l'espressione "sussiste nella" e non semplicemente la forma verbale "è" ?
Risposta: L'uso di questa espressione, che indica la piena identità della Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica, non cambia la dottrina sulla Chiesa; trova, tuttavia, la sua vera motivazione nel fatto che esprime più chiaramente come al di fuori della sua compagine si trovino "numerosi elementi di santificazione e di verità", "che in quanto doni propri della Chiesa di Cristo spingono all'unità cattolica" [Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 8.2]".

Viene così a cadere persino l'affermazione che le false religioni possono essere vie straordinarie di salvezza; queste proprio non sono vie di salvezza per niente, perché è solo la Chiesa Cattolica che salva, giacché qualunque cosa buona accada in una qualsiasi comunità acattolica, è proprio della Chiesa cattolica.

Anche i cosiddetti Semi del Verbo presenti in altre religioni, sono propri della Chiesa Cattolica: cioè non appartengono alla falsa religione in quanto tale, pur venendo accolti (in che modo solo Dio lo sa) dagli acattolici in buona fede.

È dunque solo la Chiesa cattolica che media la salvezza di Cristo, in modo ordinario o straordinario.

Una risposta a un'altra possibile obiezione: ma, visto il caos che è successo, non ci si poteva limitare alla sicura formulazione classica di appartenenza all'anima e al corpo della Chiesa?

Risposta: il progresso teologico, non potendo certo svelare il mistero, non è altro che un continuo progredire, parlando di Dio, partendo dal versante dell'analogia di proporzionalità metaforica, per andare - per quanto possibile - verso l'analogia di attribuzione intrinseca.

Quindi, mentre è solo il soggetto conoscente che può ravvisare una somiglianza della relazione anima-corpo con il diverso modo di relazionarsi alla Chiesa di fedeli e degli infedeli (giacché la Chiesa non ha propriamente un anima o un corpo), la sussistenza della Chiesa di Cristo (pienamente nella Chiesa cattolica, per partecipazione in ciò che è buono e vero nelle altre credenze) è realmente causa della salvezza di tutti coloro che si salvano. Quindi il concetto di subsistit ha una comprensione maggiore della metafora (pur rispettabilissima) di corpo-anima della Chiesa.


Conclusione

Se una cattiva interpretazione del subsitit può portare ad affermazioni come questa, dell'ex superiore generale dei gesuiti, Padre Peter-Hans Kolvenbach:

"... ci dobbiamo allontanare da [San Francesco] Saverio. Egli era ossessionato dal bisogno di salvare l'Asia dalla dannazione. Era oppresso dall'angoscia all'idea della perdita di così tante anime. Se non avesse creduto in questa minaccia dell'inferno per i "gentili", probabilmente sarebbe rimasto in Europa. Secondo il suo pensiero, l'evangelizzazione è necessaria, perché senza battesimo non c'è salvezza. C'è di più. Le persone sono create a immagine e somiglianza di Dio. La loro colpa li rende meno umani, meno capaci di riflettere l'immagine divina che satana attacca e combatte per cancellare del tutto. Solo attraverso il battesimo questa può essere restituita. "A volte le mie braccia sono pesanti per il lavoro del battesimo".

[...]
Saverio presenta l'immagine opposta rispetto a ciò che noi vogliamo essere in Asia: non costruttori di altari, ma persone che vogliono integrare i valori locali con la Buona Notizia" (7)

Benedetto XVI, che interpreta correttamente il subsistit, ci dice:

"... cari amici, siate santi, siate missionari, poiché non si può mai separare la santità dalla missione (cfr Redemptoris missio, 90). Non abbiate paura di diventare santi missionari come san Francesco Saverio, che ha percorso l'Estremo Oriente annunciando la Buona Novella fino allo stremo delle forze, o come santa Teresa del Bambino Gesù, che fu missionaria pur non avendo lasciato il Carmelo: sia l'uno che l'altra sono "Patroni delle Missioni". Siate pronti a porre in gioco la vostra vita per illuminare il mondo con la verità di Cristo; per rispondere con amore all'odio e al disprezzo della vita; per proclamare la speranza di Cristo risorto in ogni angolo della terra". [8]

Don Alfredo M. Morselli, Stiatico di San Giorgio di Piano, 1 luglio 2010, in Festo Pretiosissimi Sanguinis Domini Nostri Jesu Christi.
(da appunti precedenti, rielaborati)

NOTE

[1] "Haec Ecclesia, in hoc mundo ut societas constituta et ordinata, subsistit in Ecclesia catholica, a successore Petri et Episcopis in eius communione gubernata , licet extra eius compaginem elementa plura sanctificationis et veritatis inveniantur, quae ut dona Ecclesiae Christi propria, ad unitatem catholicam impellunt".

[2] Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa, del 29 giugno 2007.

[3] Cioè: a) in base a quanto l'infedele per ignoranza invincibile conosce naturalmente, b) in base ai germi di verità presenti, mescolati a errori, nella sua eventuale falsa religione, c) in base a lumi particolari infusi nel suo cuore da Dio stesso.

[4] Paradiso, XIX, 106-108.

[5] "Salus extra ecclesiam non est": san Cipriano, Epistula 73, 21,2.

[6] Alessandro VIII, Decreto del S. Uffizio del 7 dicembre 1690. Condanna degli errori dei giansenisti.

[7] Peter-Hans Kolvenbach S.I., «L'eredità di un apostolo attuale», dal discorso d'apertura del Padre Generale all'incontro tra le due Assistenze dell'Asia svoltosi nel marzo 2002 a Sampran, Thailandia; fonte: http://www.popoli.info/anno2002/11/ar021101.htm, visitato il 30 giungo 2010.

[8] Messaggio di Sua Santità 
Benedetto XVI 
per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù, da Lorenzago, 20 luglio 2007.
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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